Cerca nel blog

lunedì 8 giugno 2020

LETTERATURA ITALIANA DEL 900 Gabriele D'Annunzio

8---6---2020

Io  nacqui  ogni  mattina

Io  nacqui  ogni mattina.
Ogni  mio  risveglio
fu  come  un'improvvisa
nascita  nella  luce:
attoniti  i miei  occhi
miravano  la luce
e  il mondo,  Chiedea  l'inganno:
"Perché  ti  meravigli?"
Attonito  io  rimirava
la  luce e  il mondo. Quanti
furono  i miei  giacigli!

Giacque  su  la bica flava
udendo  sotto  il mio peso
stridere  l'aride  ariste.
Giacqui  su  i  fragranti
fieni  , su  le sabbie  calde,
su  i carri  , su  i navigli ,
nelle  logge  di marmo  ,
sotto  le pergole , sotto
le tende , sotto  le querci.
Dove  giacqui, rinacqui .

Mi  persuase  i sonni
il  canto della  trebbia ,
il canto  dei   marinai,
il canto  delle  sartie  al vento,
l'odore  della  pece ,
l'odore  degli  orti,
l'odore  dei  rosai,
il gemito del  siero
giù   dai  vimini sospesi
nella  cascina  , la  vece
delle  spole  nei  telai
notturna  , il  ruggir  cupo
dei  forni  accesi,
il  favellar  leggero
dell'acque pei  botri ,
il battere  della  maciulla 
 nell'aia.  E  parvemi   talora
su  quei  familiari
suoni  farsi  un  alto  silenzio
e  riudire  il  lontano
canto  della  mia culla.
...............................
Mi  destò  il  Sole
raggiandomi  la faccia.
Vidi  per   le trame
delle  mie  palpebre  il   fulgore
del mio  sangue  . Il  mozzo
pendulo  dal   cordame
gittò  a  me  supino
il suo  grido  , il suo  grido
annunziatore ;
e rise  il  lieve  lido
come  un  labbro  su  la  bonaccia.
Le  secchie  all'alba  nel pozzo
traboccanti  d'acqua  ghiaccia
con  lor  croscio  argentino
suscitaron  nel mio  vigore
nudo  il brivido  salubre
del  lavracro  matutino.
Le  allodole   gloriose
in  alto  in alto   in  alto
dalla  rocca  dell 'Azzurro
mi  chiamarono al  grande  assalto.

I  poledri  violenti
su  la prateria  molle,
irsuti  il pel  selvaggio,
coperti  di  rugiade
come  i  bruchi  villosi
in fondo  alle  corolle,
m'annitrirono  su  i  venti
che   parean  recarmi  il sentore
degli  ippòmani     favolosi
forte  come  un  beveraggio.
Cantò:" Ben  venga  maggio!"
dal  colle  di ginestre  
chiaro la  teoria
coronata  di  canestre
votive  , e  per  le contrade 
e  per  l'anima mia
trionfò  Proserpina in  veste  
tosca  obliando Ade.
Quante  voci, quanti  richiami ,
quanti  inviti  nell'aurore
belle  !   Ma  ebbi  altri risvegli.
.......................................


Nessun commento:

Posta un commento