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martedì 23 giugno 2020

GUILLAUME APOLLINAIRE POESIE da: Alcools

23--6--2020

Il  viaggiatore                     A  Fernand   Fleuret


Apritemi   questa  porta  dove  busso piangendo

Mutevole  è  la  vita  non  meno   dell' Euripo

Guardavi   un  banco  di  nuvole  discendere
Con  la  nave  orfanella  verso le  febbri  future
E  di  tutti  i rimpianti  di  tutti  i  pentimenti
              Ti  ricordi

Onde  pesci  inarcati  fiori  sopramarini
Una  notte  era  il mare
E  i fiumi   vi  si  riversavano

Me  ne  ricordo  me  ne  ricordo  ancora

Una  sera  scesi  in  una  triste  locanda
Presso  Lussemburgo
In  fondo  alla  stanza un  Crocifisso  spiccava  il volo
C'era  uno  con  un  furetto
Un  altro  con  un  riccio
Si   giocava  a  carte
E  tu  mi avevi  dimenticato

Ti  ricordi  il lungo  orfanotrofio  delle  stazioni
Attraversammo  città  che  tutto  il giorno  giravoltavano
E  il  sole  delle  giornate  di notte  vomitavamo

O  marinai  o  buie  donne  e  voi  miei  compagni
              Ricordatevene

Due  marinai  che  non  s' erano  mai lasciati
Due  marinai  che  non  s' erano  mai parlati
Il più  giovane  morendo  cadde  su un  fianco

              O  voi  cari  compagni
Campanelli  elettrici  delle  stazioni  canto  delle  mietitrici
Treggia  d'un  macellaio  reggimento  delle  strade senza numero
Cavalleria  dei  ponti notti  livide  dell'alccol
Le  città  che  ho  visto  vivevano  da  folli

Ti  ricordi  i  sobborghi  e il  gregge  lamentoso  dei  paesaggi

Lunghe  ombre  dei  cipressi  sotto   il  lunare  albore
Quella  notte  ascoltavo  nell'estate  cadente
Un  uccello  in  perpetuo  irritato  e  languente
E  d'un  fiume  ampio  e  buio  l'eterno  rumore

Ma  mentre  moribondi  correvano  all'estuario
Tutti  gli  sguardi  tutti  di tutti  gli occhi  attenti
Le sponde  erano  erbose spopolate  silenti
E  sull' opposta  riva  il  picco  tutto  chiaro

Senza  un  rumore  senza  nulla  di vivo innanzi
Ombre  vivaci  allora  passarono  contro  il  monte
Di  profilo  o  d'un  tratto  volgendo  la  vaga  fronte
E   l'ombra  delle lance  puntando  in avanti

Le  ombre  contro  il   monte perpendicolare
S'alzavano  o  s'abbassavano a  volte  bruscamente
E  quell'ombre  barbute  piangevano  umanamente
Glissando  a  passo  a  passo  sulle  pendici  chiare

Chi  dunque  riconosce  su  queste  vecchie fotografie
Ti  ricordi  del  giorno  che  un'ape  cadde nel fuoco
Era  tu lo  ricordi  alla fine  d'estate

Due  marinai  che  non  s'erano  mai  lasciati
Il più  anziano  portava  al collo  una  catena di ferro
Il  più  giovane  si  faceva  le trecce  coi  capelli  biondi

Aprimi  questa  porta dove  busso  piangendo

Mutevole  è  la vita  non  meno  dell'Euripo

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