Nel monachesimo dei primi secoli,sviluppatosi nell'Egitto sotto molteplici aspetti , soprattutto "eremitico", si incontra la figura di san Pacomino(circa 290--346), indiscusso, fino a oggi, fondatore del cenobitismo cristiano , e autore della "prima regola monastica strutturata in modo organico". Vissuto in ambiente pagano ---sebbene la tradizione agiografica insista nel riferire un Pacomino che fin da bambino , seppur ignorante di cose cristiane , rifiutasse ogni rito pagano--, Pacomio incontrò il cristianesimo mentre prestava servizio tra le file dell'esercito imperiale di Massimiliano.
Inviato a Tebe (312) e chiuso tra le pareti di una caserma , un fatto fa nascere in lui la "vocazione": si legge infatti nella vita greca :" Giunta la sera , dei cristiani misericordiosi , che avevano saputo la cosa , portarono loro (ai soldati) da mangiare e da bere e altri aiuti, perché li vedevano nell'afflizione. Il giovane, informatosi , apprese che i cristiani praticavano la misericordia verso gli stranieri e verso tutti gli uomini . Domandò allora chi sono i cristiani . Gli risposero :" Sono uomini che portano il nome di Cristo , l'unigenito figlio di Dio e fanno del bene a tutti, poiché sperano in Colui che ha fatto il cielo , la terra e noi uomini". A questo punto , la promessa:" O Dio , creatore del cielo e della terra , se volgendo lo sguardo su di me vedrai la mia povertà , poiché io non conosco te , unico vero Dio , e mi libererai da questa afflizione , servirò la tua volontà tutti i giorni della mia vita e, amando tutti gli uomini, li servirò secondo il tuo comandamento".
Ricevuto il battesimo (forse la notte di Pasqua del 313) Pacomio prosegue nella sua esistenza evangelica fino a quando da Palamone riceve la tradizione monastica . Inizia così" il " volto nuovo" del monachesimo. A Tabennesi si viene a formare la prima koinonia: altre seguiranno nel tempo, e in altri luoghi.
Queste fondazioni pacomiane coincidono con l'inizio della carriera episcopale di Atanasio , amico di Antonio il Grande e suo agiografo. Si narra che Atanasio , spinto da Serapione , vescovo della diocesi dove si trovava la comunità di Pacomio , cercò di ordinare prete il santo monaco:
"Prego la tua pietà di ordinare prete Pacomio , il padre dei monaci, affinché sia messo a capo di tutti i monaci della mia diocesi, perché è un uomo di Dio . A me rifiuta di obbedire su questo punto". Pacomio si nasconde,"Atanasio disse a Serapione :" Ad Alessandria, già prima della mia consacrazione a vescovo , mi era giunta notizia della fede di quest'uomo di cui mi parli". Quindi , si alzò , pregò e disse ai figli di Pacomio:"Salutate vostro padre e ditegli :-Poiché ti sei nascosto a noi fuggendo ciò che provoca gelosia , discordia e invidia e ti sei scelto ciò che è superiore e che in Cristo resterà per sempre , nostro Signore ti accorderà secondo il desiderio del tuo cuore e poiché hai fuggito la grandezza vana e temporale , non solo ti auguro che ciò non avvenga mai,ma innalzerò le mie mani all'Altissimo affinché una cosa simile non ti avvenga mai; mai e poi mai avrai tale dignità. Tuttavia , se per volontà di Dio ritorniamo a te, possiamo meritare di vedere la tua venerabile pietà".
Il legame tra Atanasio e i pacomiani durò anche dopo la morte di Pacomio, e fu il risultato di una lunga stima reciproca.
Il ruolo di Pacomio quale padre della koinonia lo porta ad affrontare il problema di una vita comunitaria regolata : non istituzionalizzata, ma in linea con il dettato evangelico. Misericordia e Umiltà saranno infatti i due vessilli che Pacomio non si stancherà mai di issare a istruzione dei suoi monaci, che non sempre comprendevano il santo padre : anzi spessissimo veniva contraddetto e deriso , talora calunniato.
Si narra che, dopo una giornata di lavoro nei campi , i fratelli durante il tragitto di ritorno montarono sull'asino , e dissero a Pacomio :" Pacomio , nostro sevo , caricati gli utensili sul dorso e portali al monastero". Pacomio obbedì , sperando in una loro conversione ; ma infine li richiamò." Se non volete obbedire alla regola che vi ho dato , siete liberi ; al Signore appartiene la terra e tutto ciò che essa contiene(Sal. 23,1), andate altrove e fate come vi pare , io non vi tratterrò se non volete agire secondo le regole che vi ho dato".
La regola Pacomio la dà subito , fin dagli inizi. Precetti che non si discostano molto dai "costumi" usati e vissuti dagli anacoreti ; una forma che richiama il vivere dei primi discepoli , dei primi gruppi di cristiani:
"Quando vide che dei fratelli si radunava attorno a lui , stabilì per loro questa regola : ciascuno avrebbe dovuto provvedere a se stesso , ma davano parte del loro guadagno per tutto ciò che concerneva i bisogni materiali , sia per il cibo , sia per accogliere gli ospiti; mangiavano infatti tutti insieme .[...] Questa regola, che aveva così stabilito , si adattava alla loro debolezza, secondo le parole dell'Apostolo :Mi sono fatto debole con i deboli per guadagnare i deboli(Cor 9,22), Si comportò in questa maniera perché vedeva che non erano ancora pronti a legarsi tra di loro nella perfetta koinonia secondo quel genere di vita che è scritto negli Atti a proposito dei credenti: Erano un cuore solo e un'anima sola e ogni cosa era tra loro comune; non vi era nessuno che dicesse sua proprietà quello che gli apparteneva(Atti 4,32)".
Da qui inizia una catena che ha come base il principio che Pacomio seguì poi per tutta la vita: il servire gli altri ; e da qui : obbedienza e sevizio reciproco. Infatti , nei Praecepta(nn.144), Praecepta et Instituta(nn.18),Praecepta atque Iudicia (nn.16), Praecepta ac Leges(nn.15) e i Regolamenti(nn.64), il monaco apprende man mano quale debba essere il suo cammino secondo le Scritture e gli esempi dei Padri: una pedagogia che non vuole "svilire la libertà dei figli di Dio, ma semmai sostenere , sorreggere chi ha sentito l'appello a seguire il Signore in una vita comunitaria".
Non tutto venne scritto , molto apparteneva alla tradizione mnemonica, al n.21 dei "Regolamenti"si legge infatti che" tutto ciò [...] di cui non abbiamo parlato ora , ce lo insegneremo a vicenda. E saremo di edificazione gli uni agli altri(cfr. Ts 5,11) nella dottrina del nostro divino Salvatore , il Cristo Gesù nostro Signore , al quale è la gloria e la potenza per l'eternità. Amen"
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