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mercoledì 3 giugno 2020

PACOMIO : UNA REGOLA di: don Mario Cappelletti osb

3----6--2020
Nel  monachesimo  dei primi secoli,sviluppatosi  nell'Egitto  sotto  molteplici  aspetti , soprattutto  "eremitico", si  incontra  la  figura  di  san  Pacomino(circa  290--346), indiscusso,  fino  a  oggi,  fondatore  del  cenobitismo  cristiano , e  autore  della  "prima  regola  monastica  strutturata  in modo organico".  Vissuto  in   ambiente  pagano ---sebbene  la tradizione agiografica  insista  nel  riferire  un    Pacomino  che fin  da  bambino  , seppur  ignorante  di cose  cristiane  ,  rifiutasse  ogni  rito   pagano--, Pacomio   incontrò  il cristianesimo mentre   prestava   servizio   tra le file  dell'esercito  imperiale  di  Massimiliano.
Inviato  a Tebe (312) e chiuso  tra  le pareti  di  una caserma , un  fatto  fa  nascere  in lui  la  "vocazione":  si  legge infatti  nella  vita  greca :"  Giunta  la sera , dei cristiani  misericordiosi , che  avevano  saputo  la cosa  , portarono   loro  (ai soldati) da mangiare  e da bere  e altri  aiuti, perché  li  vedevano nell'afflizione. Il   giovane,  informatosi  ,  apprese  che i cristiani  praticavano  la misericordia  verso  gli  stranieri  e verso  tutti  gli uomini . Domandò  allora  chi   sono i cristiani . Gli  risposero :" Sono  uomini che  portano  il nome  di Cristo  , l'unigenito figlio di Dio  e fanno  del bene  a tutti, poiché  sperano  in Colui che  ha  fatto  il cielo  , la terra e   noi  uomini".  A  questo  punto , la  promessa:" O Dio , creatore  del cielo  e della terra , se volgendo  lo sguardo  su  di me  vedrai la mia  povertà , poiché  io  non conosco te , unico  vero Dio , e  mi  libererai da  questa  afflizione ,  servirò  la tua  volontà tutti i giorni della mia  vita e,  amando  tutti  gli uomini, li  servirò secondo  il tuo comandamento".
Ricevuto  il   battesimo (forse  la notte di  Pasqua del  313)  Pacomio   prosegue  nella  sua  esistenza  evangelica fino  a  quando  da  Palamone  riceve  la  tradizione  monastica . Inizia  così"  il " volto nuovo" del monachesimo.  A Tabennesi  si viene  a  formare  la prima   koinonia: altre  seguiranno  nel tempo, e  in  altri   luoghi.
Queste  fondazioni  pacomiane  coincidono  con  l'inizio  della carriera  episcopale  di Atanasio , amico  di Antonio  il Grande e suo  agiografo. Si  narra che  Atanasio  , spinto  da  Serapione , vescovo  della  diocesi  dove  si   trovava  la comunità  di Pacomio , cercò  di ordinare  prete  il  santo monaco:
"Prego la tua  pietà  di ordinare prete  Pacomio , il padre  dei monaci, affinché  sia  messo a capo di tutti  i monaci della  mia diocesi, perché  è  un uomo di Dio . A me  rifiuta  di obbedire  su  questo punto". Pacomio si  nasconde,"Atanasio disse  a  Serapione  :" Ad  Alessandria, già  prima  della  mia  consacrazione  a  vescovo  , mi  era  giunta  notizia  della fede di quest'uomo  di cui  mi parli". Quindi , si alzò  , pregò  e disse ai  figli di  Pacomio:"Salutate  vostro  padre e ditegli :-Poiché ti sei  nascosto  a noi  fuggendo  ciò  che  provoca  gelosia , discordia e invidia  e ti  sei  scelto  ciò  che è  superiore  e  che  in Cristo resterà  per sempre , nostro  Signore ti  accorderà  secondo  il desiderio del tuo  cuore  e  poiché  hai  fuggito la  grandezza vana  e temporale , non  solo  ti  auguro  che  ciò  non  avvenga  mai,ma innalzerò  le mie mani  all'Altissimo  affinché  una  cosa simile  non  ti  avvenga  mai;  mai  e poi  mai  avrai  tale  dignità. Tuttavia  , se  per volontà  di Dio ritorniamo a te, possiamo meritare di vedere la tua  venerabile  pietà".
Il legame  tra  Atanasio  e  i  pacomiani durò  anche  dopo  la morte  di Pacomio, e  fu  il risultato  di una lunga stima  reciproca.
Il ruolo  di Pacomio  quale  padre della  koinonia  lo porta  ad  affrontare il  problema  di una  vita  comunitaria regolata  : non istituzionalizzata, ma  in  linea  con  il dettato  evangelico. Misericordia  e Umiltà  saranno  infatti  i due  vessilli che  Pacomio non  si stancherà  mai  di issare  a  istruzione  dei  suoi  monaci, che non  sempre  comprendevano  il santo  padre : anzi  spessissimo  veniva  contraddetto  e deriso , talora  calunniato.
Si  narra  che,  dopo  una giornata  di lavoro  nei campi , i fratelli durante  il  tragitto  di ritorno  montarono   sull'asino ,  e dissero  a Pacomio :" Pacomio , nostro  sevo , caricati  gli  utensili  sul dorso  e portali  al monastero".  Pacomio obbedì , sperando  in una  loro conversione ;  ma  infine li richiamò." Se  non volete  obbedire alla regola che  vi ho dato  , siete  liberi ; al Signore   appartiene  la terra  e  tutto  ciò  che essa  contiene(Sal.  23,1), andate  altrove  e fate  come vi pare , io non  vi tratterrò  se  non volete  agire  secondo le regole che vi ho dato".
La regola  Pacomio la  dà subito , fin  dagli inizi. Precetti  che  non  si  discostano  molto  dai  "costumi"  usati  e vissuti  dagli  anacoreti ; una forma che richiama  il vivere dei  primi discepoli  , dei  primi  gruppi  di cristiani:
"Quando  vide  che  dei  fratelli  si  radunava  attorno  a lui ,   stabilì  per loro questa  regola  : ciascuno  avrebbe  dovuto  provvedere  a se  stesso  , ma  davano parte  del loro  guadagno  per tutto  ciò  che  concerneva  i bisogni materiali , sia  per il  cibo , sia  per accogliere  gli ospiti;   mangiavano  infatti  tutti  insieme .[...]  Questa  regola, che  aveva  così  stabilito , si  adattava  alla  loro debolezza,  secondo  le parole  dell'Apostolo :Mi  sono fatto  debole  con i deboli  per  guadagnare i  deboli(Cor 9,22),  Si  comportò  in questa  maniera  perché  vedeva che  non  erano  ancora pronti   a  legarsi  tra di loro  nella perfetta  koinonia  secondo quel  genere  di vita  che  è  scritto   negli Atti  a  proposito dei  credenti:  Erano un cuore  solo e  un'anima  sola  e ogni  cosa  era  tra  loro comune; non  vi era  nessuno che  dicesse  sua       proprietà  quello  che  gli  apparteneva(Atti  4,32)".
Da qui  inizia una  catena  che  ha  come  base  il principio  che  Pacomio  seguì  poi  per tutta  la vita: il  servire  gli altri ; e  da qui  : obbedienza e sevizio  reciproco. Infatti  , nei  Praecepta(nn.144),  Praecepta  et  Instituta(nn.18),Praecepta  atque  Iudicia  (nn.16), Praecepta ac Leges(nn.15) e  i  Regolamenti(nn.64), il monaco  apprende  man  mano  quale  debba  essere  il suo   cammino secondo  le Scritture  e gli esempi  dei Padri: una  pedagogia  che  non  vuole  "svilire  la libertà  dei figli di Dio, ma  semmai  sostenere ,  sorreggere chi  ha  sentito  l'appello  a  seguire  il Signore in  una vita  comunitaria".
Non  tutto  venne  scritto  , molto  apparteneva  alla  tradizione  mnemonica, al  n.21  dei "Regolamenti"si legge  infatti  che"  tutto ciò  [...] di cui  non  abbiamo  parlato  ora  , ce lo  insegneremo a vicenda.  E  saremo  di  edificazione  gli uni  agli altri(cfr. Ts  5,11) nella  dottrina  del nostro  divino  Salvatore , il Cristo  Gesù nostro Signore , al quale  è  la gloria  e  la  potenza  per  l'eternità. Amen"

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