.....Guai al grande capo che non comprende che la sfera dei suoi poteri non è rigida, ma deve dilatarsi o contenersi secondo le circostanze.
Dei tre re d'Italia , sicuramente il maggiore fu il primo; ma anche il meno rispettoso delle norme costituzionali, con quel fare una politica estera ed interna personale, talora alle spalle dei suoi ministri(la corrispondenza con Pio 9°, dove ricorrono anche promesse di mandare a spasso gli attuali ministri, non può non fare inorridire un costituzionalista); certo però con l'esercitare il proprio fascino personale sul Papa , su Garibaldi e vari tribuni popolari, su Napoleone 3°, servì la causa d'Italia.
.....Perciò invece per non comprendere che le regole debbono adattarsi alle circostanze, che la linea buona nel 1900---14 non poteva più esserlo in ore ardenti, Vittorio Emanuele 3°, per cui il mondo poteva cadere ma il re non doveva scoprirsi, le peggiori violazioni della Costituzione e del diritto cessavano d'essere tali se un Parlamento, comunque formato , le approvava.
.....Temo che i vecchi uomini di Stato (che , anche se oppositori al fascismo , non erano poi troppo lontani dal giudicare col metro di Vittorio Emanuele 3°) non si rendevano abbastanza conto che la Costituzione della Repubblica, come tutte le costituzioni, è nata anche con un valore di opposizione a quanto aveva portato al crollo della monarchia; a me pare di scorgervi fra le righe che gli Italiani non desideravano che, se si fossero riprodotte situazioni come quelle dell'ultimo ventennio , si desse un capo preoccupato solo di non scoprirsi .
Certamente la nostra repubblica non è presidenziale, il suo Capo non ha i poteri di chi sia investito da una votazione diretta del popolo, non quelli di Eisenhower e De Gaulle. Peraltro occorre non svalutare quell'Art. 83 della Costituzione, che preveda la partecipazione alla nomina del Presidente di tre rappresentanti per regione, ciò che significa 55 membri estranei al Parlamento (e suscettibili di aumentare di numero nel caso di nuove regioni), che avrebbero potuto concorrere a formare una maggioranza diversa da quella che si sarebbe avuta ove avessero votato solo i membri del Parlamento. La Costituzione non voleva , cioè , il Presidente organo di sola origine parlamentare . Quando si discute non solo dei poteri, ma degli atteggiamenti del Presidente , mi sembra occorra tenere ben distinti i casi in cui si prospettino sue manifestazioni suscettibili di venire interpretate di destra o di sinistra, liberali o socialiste , guelfe o ghibelline, e quelli in cui il Presidente richiami al rispetto della Costituzione.
Le prime sono certo da evitare ; qui corpo elettorale e Parlamento sono sovrani. Le seconde no. Sarebbe stato ineccepibile ogni Presidente che avesse detto che, finché non era modificata la Costituzione , il Senato doveva durare sei anni; e che , difronte ad un Gabinetto , che si dimetteva per contrasti interni, gli avesse intimato di andare in Parlamento e provocare una discussione ed un voto , da cui apparissero chiari gli orientamenti per la nomina d'un successore. Il rifiuto formale ad una tale intimazione formale , avrebbe messo il Gabinetto in contrasto con la Costituzione.
Può dirsi il Presidente il custode di questa? Penso che una tale espressione non abbia in sé ombra di equivoco e non faccia dimenticare a nessuno che tale custodia è affidata eminentemente alla Corte Costituzionale , ne rappresenta il compito. Fermo ciò, mi sembra accettabile dire il Presidente custode della Costituzione : i messaggi alle Camere , che sono la prima delle sue mansioni indicata all' art. 87, debbono avere proprio per oggetto , come ebbero col presidente Einaudi, i richiami alla Costituzione.
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