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martedì 8 ottobre 2019

OSSI DI SEPPIA di: Montale( 1920---1927) 2°

8--10--2019

Quasi  una   fantasia

Raggiorna,  lo  presento
da un albore  di frusto
argento  alle  pareti:
lista  un  barlume  le  finestre  chiuse.
Torna  l'avvenimento
del  sole  e  le  diffuse
voci,  i  consueti  strepiti non  porta.

Perché?  Penso ad  un  giorno  d'incantesimo
e delle   giostre  d'ore  troppo uguali
mi  ripago.  Traboccherà  la  forza
che  mi  turgeva ,  incosciente  mago,
da  grande  tempo . Ora  m'affaccerò,
subisserò  alte   case, spogli  vitali.

Avrò  di  contro un  paese  d'intatte  nevi
ma  lievi  come  viste  in n arazzo.
Scivolerà  dal  cielo  bioccoso  un  tardo  raggio.
Gremite  d'invisibile  luce  selve e  colline
mi  diranno  l'elogio degl'ilari  ritorni.

Lieto  leggerò i neri 
segni  dei rami  sul  bianco
come  un  essenziale  alfabeto.
Tutto  il  passato  in  un  punto
dinanzi   mi  sarà  comparso.
Non  turberà  suono  alcuno
quest' allegrezza  solitaria.
Filerà nell'aria
o scenderà  s'un  paletto
qualche  galletto  di marzo.

Falsetto

Esterina, i vent'anni  ti  minacciano,
grigiorosea   nube
che  a  poco in se'  ti  chiude.
Ciò  intendi  e   non  paventi.
Sommersa  ti  vedremo
nella   fumea  che  il vento
lacera o  addensa, violento.
Poi  dal  fiotto  di  cenere  uscirai
adusta  più  che  mai,
proteso  a  un'avventura  più  lontana
l'intento  viso  che  assembra
l'arciera  Diana.
Salgono  i venti  autunni,
t'avviluppano  andate  primavere;
ecco  per te rintocca
un  presagio  nell'elisie sfere.
Un  suono  non  ti  renda
qual  d'incrinata  brocca
percossa!; io  prego  sia
per te  concerto  ineffabile
di  sonagliere.

La  dubbia  dimane  non  t'impaura.
Leggiadra  ti  distendi
sullo  scoglio  lucente  di sale
e  al  sole  bruci  le  membra.
Ricordi  la  lucertola
ferma  sul  masso  brullo;
te  insidia  giovinezza,
quella  il  lacciolo d'erba del  fanciullo.
L'acqua  è  la  forza  che  ti  tempra
nell'acqua  ti  ritrovi  e ti  rinnovi;
noi  ti  pensiamo  come  un'alga, un ciottolo,
come  un'equorea  creatura
che  la  salsedine  non  intacca
ma  torna  al  lito  più  pura.

Hai  ben  ragione tu! Non turbare
di ubbie  il  sorridente  presente.
La tua  gaiezza  impegna  già  il futuro
ed  un  crollar  di spalle
dirocca i  fortilizi
del  tuo  domani oscuro.
T'alzi  e  t'avanzi  sul  ponticello
esiguo,  sopra il  gorgo  che  stride:
il tuo  profilo  s'incide
contro  uno sfondo di  perla.
Esiti  a  sommo  del  tremulo  asse,
poi  ridi,  e   come  spiccata  da  un vento 
t'abbatti  fra  le  braccia
del  tuo  divino amico  che  t'afferra.

Ti  guardiamo  noi, della  razza
di chi  rimane a  terra.


EPIGRAMMA

Sbarbaro,  estroso  fanciullo, piega  versicolori
carte  e  ne  trae  navicelle  che  affida  alla  fanghiglia
mobile  d'un  rigagno;  vedile  andarsene  fuori.
Sii  preveggente  per  lui,  tu  galantuomo che  passi:
col  tuo  bastone  raggiungi  la   delicata   flottiglia,
che  non  si  perda;  guidata  a  un  porticello  di sassi.


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