23--10--2019
Prospettive di Shalom
Tanto ancora ci sarebbe da dire, e questo non è forse altro che la verifica ultima, se ce ne fosse bisogno, del carattere utopico-profetico de pensiero buberiano, e , attraverso di lui, ancora una volta, della tradizione ebraica. Ma , forse , l'emozione più forte che l'incontro con questo pensatore trasmette, anche per il tempo in cui viviamo-----e comunque a me ha trasmesso---è l'emozione che si prova sempre nel contatto con una vita e un pensiero profondamente e pienamente attraversati, anche e soprattutto nei momenti di crisi , da una fede radicale e radicata, che mentre non fa nessuno sconto alla problematica spesso carica di dolore dell'esistere, apre tenacemente prospettive di shalom, e cioè pienezza , unità, compimento, all'uomo in cammino.
Nei terribili anni della seconda guerra mondiale, quando sul mondo e in modo inaudito contro il suo popolo, si stavano scatenando forze diaboliche, così scriveva il Buber dell'utopia positiva:
"[....] a quest'ora del mondo in cui ci troviamo , non si tratta affatto di possedere una ferma dottrina, bensì piuttosto di riconoscere la realtà eterna per poter , con la sua torza, tener testa alla realtà presente. In questa notte oscura non si tratta di mostrare una strada; si tratta di aiutare a perseverare con anima pronta finché sorgerà l'aurora e una strada si mostrerà ai nostri occhi là dove nessuno la supponeva".
Attendere, vigilando e credendo che"ciò che tarda avverrà". è un invito che fa appello più che alla ragione, a quella vena utopica che, in fondo, seppure in gradi diversi, ognuno di noi si porta dentro.
Vorrei così chiudere questo intervento con due immagini,tratte dal mondo dell'arte, che è così vicino al mondo dell'utopia:
la prima è l'evocazione dei piccoli personaggi che popolano le opere di Chagall: omini circondati dal mondo operoso del villaggio ma sempre un po' sospesi nell'aria e un po' sbilanciati in avanti quasi a scrutare oltre l'orizzonte,o forse ad inseguire un sogno;
l'altra è una poesia di Clemente Rebora, del 1922, di un tempo che precede la sua conversione;
Dall'immagine tesa
vigilo l'istante con imminenza d'attesa--
e non aspetto nessuno : nell'ombra accesa
spio il campanello che impercettibile spande
un polline di suono----e non aspetto nessuno!
tra quattro mura stupefatte di spazio
più che un deserto non aspetto nessuno;
ma deve venire, verrà, se resisto
a sbocciare non visto, verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto: verrà quasi perdono
di quanto fa morire, verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro, verrà come ristoro
delle mie e sue pene,verrà , forse già viene
il suo bisbiglio.
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