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giovedì 10 ottobre 2019

FERVORE DI BUENOS AIRES di: Jorge Luis Borges

10--10--2019

Alba

Nella  profonda  notte  universale
che  appena  contraddicono  i  fanali
una  raffica  perduta
ha  offeso  le   strade  taciturne
come presentimento  tremulo
dell'alba  orribile  che  fa  la  ronda
ai  sobborghi  smantellati  del mondo.
Curioso  dell'ombra
e  impaurito  dalla  minaccia  dell'alba
rivissi  la  tremenda  congettura
di Schopenhauer  e  di  Berkeley
che  dichiara  che  il mondo
è una  attività  della  mente,
un  sogno  delle anime,
senza  base ne'  proposito  ne'  volume.
E  già  che  le  idee
non  sono  eterne  come  il  marmo
ma immortali  come un  bosco o un fiume,
la   dottrina citata
assume un'altra  forma nell'alba
e  la  superstizione  di quell'ora
quando  la  luce  come  un  rampicante
va  a  implicare  le  pareti  dell'ombra,
piegò  la mia ragione
e  tracciò  il mio  capriccio  seguente:
Se sono  prive  di sostanza le  cose
e se questa  numerosa Buenos  Aires
non  è altro  che un sogno
che  ergono  in condivisa magia  le  anime,
c'è un  istante
in cui pericola  tumultuosamente  il  suo  essere
ed  è  l'istante  rabbrividito  dell'alba,
quando  sono  pochi  coloro  che  sognano  il mondo
e  soltanto  alcuni  nottambuli  conservano,
cenerina  e  appena  abbozzata,
l'immagine  delle  strade
che  completeranno  poi  gli  altri.
Ora  in cui  il sogno pertinace  della  vita
corre  pericolo  di rottura,
ora   in cui sarebbe facile a Dio
uccidere  del tutto  la  Sua opera!

Ma  di nuovo  il mondo  si è  salvato.
La   luce  deambula  inventando  sporchi colori
e con  qualche  rimorso
della  mia  complicità  nel  risorgere  del  giorno
sollecito  la  mia  casa ,
attonita  e   glaciale  nella  luce  bianca,
mentre  un  uccello  trattiene  il silenzio
e  la  notte  consumata
è  rimasta  negli  occhi  dei  ciechi.

Benares

Falsa  e fitta
come  un giardino  riprodotto  da  uno specchio,
l'immaginata  urbe
che  non  hanno  visto  mai  i miei  occhi
intesse  distanze
e  ripete  le  sue  case  irraggiungibili.
Il brusco  sole,
lacera  la  completa  oscurità
di  templi  ,  letami,  carceri , patios
e  scalerà  i muri
e  splenderà  in  un  fiume  sacro.
Ansimante
la  città  che  oppresse  un  fogliame  di  stelle
trabocca  l'orizzonte
e  nel  mattino  pieno
di passi  e  di sonno
la  luce  va  aprendo  come  rami  le  strade.
Giuntamente  albeggia
in tutte  le  persiane  che  guardano l'oriente
e  la  voce di  un  muezzino
rattrista  dalla  sua  alta torre
l'aria  di  questo  giorno
e  annuncia  alla  città  dei  molti  dei
la  solitudine  di Dio.
(E  pensare
che  mentre  gioco  con dubbiose immagini,
la  città  che  canto , persiste
in un  luogo  predestinato  del mondo,
con  la  sua  topografia  precisa,
popolata come  un sogno,
con ospedali  e  caserme
e  lenti  viali
e uomini  di  labbra  marce
che  sentono  freddo  ai denti.)

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