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mercoledì 25 settembre 2019

LUNA DI FRONTE( 1925) di:Jorge Luis Borges

25--9--2019

Strada   con  emporio  rosa

Già chiude  gli  occhi  la  notte  ad  ogni  cantonata
ed  è  come  una  siccità  annusando  pioggia.
Ormai  tutti  i  cammini  sono  vicini,
e  anche  il cammino  del miracolo.
Il  vento  porta  l'alba  intorpidita.
L'alba  è  la nostra  paura  di  fare  cose diverse  e precipita  su  di  noi.
Tutta  la  santa  notte  ho  camminato
e   la  sua  inquietudine  mi lascia
in  questa  strada  che  è   una   qualsiasi.
Qui  un'altra  volta  la  sicurezza  della  pianura  nell'orizzonte
e il  terreno  abbandonato  che  si  disfa  in  erbacce  e  filo  spinato
e  l'emporio  tanto  chiaro  quando  la  luna  nuova  di ieri  sera.
è  familiare come  un  ricordo  il  cantone
con  quei  lunghi   zoccoli  e  la   promessa  di un  patio.
Che  bello  testimoniarti,  strada  di sempre, giacché  guardarono  così  poche  cose  i miei giorni!
Già  la  luce  irraggia  l'aria.
I miei    anni  percorsero  i  cammini  della  terra e  dell'acqua
e  soltanto  voi  rimpiango, strada  dura  e  rosa.
Mi  chiedo  se  le  tue  pareti  concepirono  l'aurora,
emporio  che  alla  fine  della  notte  sei  chiaro.
Penso  e  diventa  voce  innanzi  alle  case
la  confessione   della  mia  povertà:
non  ho  guardato  i fiumi  ne'  il mare  ne' la  sierra,
ma mi fu  intima la luce  di Buenos Aires
ed  io  forgio  i versi  della  mia  vita  e  della  mia  morte  con  questa  luce  di strada.
Strada  grande  e  paziente,
sei  l'unica musica  di cui  ha  sapore  la  mia vita.

Amorosa  anticipazione

Ne'  l'intimità  della  tua  fronte  chiara  come  una  festa
ne'  l'abitudine  del  tuo  corpo , ancora  misterioso  e  tacito e da  bambina,
ne'  la successione  della  tua  vita   assumendo  parole  o silenzi
saranno  favore    tanto  misterioso,
come  guardare  il tuo  sonno  implicato
nella  veglia  delle  mie braccia.
Vergine  miracolosamente  un'altra  volta  per  la  virtù  assolutoria  del sonno,
quieta  e  splendente  come  una  felicità  che  la  memoria  sceglie,
mi  darai  quella  sponda  della  tua  vita  che  tu  stessa  non hai.
Gettato  alla  quiete,
scorgerò  quella  spiaggia  ultima  del  tuo  essere
e  ti  vedrò  per  la  prima   volta  , forse,
come  Dio  deve  vederti,
sbaragliata  la   finzione del Tempo,
senza  l'amore, senza di me.

Concedo

Sera  che  scavò  il nostro  addio.
Sera  acuminata  e  dilettevole  e  mostruosa  come  un  angelo  oscuro.
Sera  quando  vissero  le  nostre  labbra  nella  nuda intimità  dei baci.
Il tempo  inevitabile  traboccava
sull'abbraccio  inutile.
Prodigavamo passione  unitamente,  non  per noi stessi  ma  per  la solitudine  ormai  vicina.
Ci  rifiutò  la  luce;  la  notte era  giunta  con  urgenza.
Andammo  sino  all'inferriata in  quella  gravità  dell'ombra  che  già  l'astro  allevia.
Come  chi  torna  da un  perduto  prato  io  tornai  dal  tuo  abbraccio.
Come  chi  torna  da  un  paese  di  spade  io  tornai  dalle  tue  lacrime.
Sera  che  dura  vivida   come  un  sogno
tra  le altre  sere.
Dopo  io  raggiunsi e  superai
notti e  navigazioni.

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