25--9--2019
Strada con emporio rosa
Già chiude gli occhi la notte ad ogni cantonata
ed è come una siccità annusando pioggia.
Ormai tutti i cammini sono vicini,
e anche il cammino del miracolo.
Il vento porta l'alba intorpidita.
L'alba è la nostra paura di fare cose diverse e precipita su di noi.
Tutta la santa notte ho camminato
e la sua inquietudine mi lascia
in questa strada che è una qualsiasi.
Qui un'altra volta la sicurezza della pianura nell'orizzonte
e il terreno abbandonato che si disfa in erbacce e filo spinato
e l'emporio tanto chiaro quando la luna nuova di ieri sera.
è familiare come un ricordo il cantone
con quei lunghi zoccoli e la promessa di un patio.
Che bello testimoniarti, strada di sempre, giacché guardarono così poche cose i miei giorni!
Già la luce irraggia l'aria.
I miei anni percorsero i cammini della terra e dell'acqua
e soltanto voi rimpiango, strada dura e rosa.
Mi chiedo se le tue pareti concepirono l'aurora,
emporio che alla fine della notte sei chiaro.
Penso e diventa voce innanzi alle case
la confessione della mia povertà:
non ho guardato i fiumi ne' il mare ne' la sierra,
ma mi fu intima la luce di Buenos Aires
ed io forgio i versi della mia vita e della mia morte con questa luce di strada.
Strada grande e paziente,
sei l'unica musica di cui ha sapore la mia vita.
Amorosa anticipazione
Ne' l'intimità della tua fronte chiara come una festa
ne' l'abitudine del tuo corpo , ancora misterioso e tacito e da bambina,
ne' la successione della tua vita assumendo parole o silenzi
saranno favore tanto misterioso,
come guardare il tuo sonno implicato
nella veglia delle mie braccia.
Vergine miracolosamente un'altra volta per la virtù assolutoria del sonno,
quieta e splendente come una felicità che la memoria sceglie,
mi darai quella sponda della tua vita che tu stessa non hai.
Gettato alla quiete,
scorgerò quella spiaggia ultima del tuo essere
e ti vedrò per la prima volta , forse,
come Dio deve vederti,
sbaragliata la finzione del Tempo,
senza l'amore, senza di me.
Concedo
Sera che scavò il nostro addio.
Sera acuminata e dilettevole e mostruosa come un angelo oscuro.
Sera quando vissero le nostre labbra nella nuda intimità dei baci.
Il tempo inevitabile traboccava
sull'abbraccio inutile.
Prodigavamo passione unitamente, non per noi stessi ma per la solitudine ormai vicina.
Ci rifiutò la luce; la notte era giunta con urgenza.
Andammo sino all'inferriata in quella gravità dell'ombra che già l'astro allevia.
Come chi torna da un perduto prato io tornai dal tuo abbraccio.
Come chi torna da un paese di spade io tornai dalle tue lacrime.
Sera che dura vivida come un sogno
tra le altre sere.
Dopo io raggiunsi e superai
notti e navigazioni.
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