18--9--2019
Gli dei avevano condannato Sisifo a far rotolare senza posa un macigno sino alla cima di una montagna, dalla quale la pietra ricadeva per azione del suo stesso peso. Essi avevano pensato , con una certa ragione , che non esiste punizione più terribile del lavoro inutile e senza speranza.------------------
Gli vengono rimproverate anzitutto alcune leggerezze commesse con gli dei, in quanto svelò i loro segreti, Egina, figlia di Asopo, era stata rapita da Giove. Il padre si sorprese della sparizione e se ne lagnò con Sisifo, il quale,essendo a conoscenza del rapimento, offerse ad Asopo di renderlo edotto, a condizione che questi donasse acqua alla cittadella di Corinto. Ai fulmini celesti, egli preferì la benedizione dell'acqua, e ne fu punito nell'inferno. Omero ci racconta pure che Sisifo aveva incatenato la ,Morte. Plutone , non potendo sopportare lo spettacolo del suo impero deserto e silenzioso, mandò il dio della guerra , che liberò la Morte dalle mani del suo vincitore . Si dice ancora che Sisifo, vicino a morire , volle imprudentemente aver una prova dell'amore di sua moglie, e le ordinò di gettare il suo corpo senza sepoltura nel mezzo della pubblica piazza. Sisifo si ritrovò agli inferi, e là, irritato per un'obbedienza così contraria all'amore umano , ottenne da Plutone il permesso di ritornare sulla terra per castigare la moglie. Ma, quando ebbe visto di nuovo l'aspetto del mondo, ed ebbe gustato l'acqua e il sole ,le pietre calde e il mare, non volle più ritornare nell'ombra infernale. I richiami , le collere , gli avvertimenti non valsero a nulla. Molti anni ancora egli visse davanti alla curva del golfo, di fronte al mare scintillante e ai sorrisi della terra. Fu necessaria una sentenza degli dei . Mercurio venne a ghermire l'audace per il bavero, e, togliendolo alle sue gioie, lo ricondusse con forza agli inferi, dove il macigno era già pronto.---Sisifo è l'eroe assurdo, tanto per le sue passioni che per il suo tormento. Il disprezzo per gli dei, l'odio contro la morte e la passione per la vita, gli hanno procurato l'indicibile supplizio, in cui tutto l'essere si adopera per il nulla condurre a termine. è il prezzo che bisogna pagare per le passioni della terra. --------------------------------------------Un volto che patisce tanto vicino alla pietra, è già pietra esso stesso! Vedo quell'uomo ridiscendere con passo pesante, ma uguale , verso il tormento , del quale non conoscerà la fine. Quest'ora , che è come un respiro , e che ricorre con la stessa sicurezza della sua sciagura, quest'ora è quella della coscienza. In ciascun istante , durante il quale egli lascia la cima e si immerge a poco a poco nelle spelonche degli dei, egli è superiore al proprio destino.è più forte del suo macigno. Se questo mito è tragico , è perché il suo eroe è cosciente.----------------------------------------------Quando le immagini della terra sono troppo attaccate al ricordo, quando il richiamo della felicità si fa troppo incalzante , capita che nasca nel cuore dell'uomo la tristezza: è la vittoria della pietra, è la pietra stessa. L'immenso cordoglio è troppo pesante da portare. Sono le nostre notti di Getsemani. Ma le verità schiaccianti soccombono per il fatto che vengono conosciute. Così Edipo obbedisce dapprima al destino , senza saperlo. Dal momento in cui lo sa, ha inizio la sua tragedia, ma,nello stesso istante, cieco e disperato , egli capisce che il solo legame che lo tiene avvinto al mondo è la fresca mano di una giovinetta. Una sentenza immane risuona allora:" Nonostante tutte le prove, la mia tarda età e la grandezza dell'anima mia mi fanno giudicare che tutto sia bene"--------------------------------------------------------La felicità e l'assurdo sono figli della stessa terra e sono inseparabili.------------------------------------------"Io reputo che tutto sia bene" dice Edipo e le sue parole sono sacre e risuonano nell'universo selvaggio e limitato dell'uomo, e insegnano che tutto non è stato esaurito , scacciato da questo mondo un dio che vi era entrato con l'insoddisfazione e il gusto dei dolori inutili. Esse fanno del destino una questione di uomini, che deve essere regolata fra uomini.
Tutta la silenziosa gioia di Sisifo sta in questo. Il destino gli appartiene, il macigno è cosa sua. Parimente, l'uomo assurdo , quando contempla il suo tormento , fa tacere tutti gli idoli. Nell'universo improvvisamente restituito al silenzio , si alzano lievi voci attonite della terra.-------------------------Non vi è sole senza ombra, e bisogna conoscere la notte. Se l'uomo assurdo dice di si, il suo sforzo non avrà più tregua. Se vi è un destino personale , non esiste un fato superiore o, almeno , ve n'è soltanto uno , che l'uomo giudica fatale e disprezzabile. Per il resto , egli sa di essere il padrone dei propri giorni. sottile momento , in cui l'uomo ritorna verso la propria vita, nuovo Sisifo che torna al suo macigno, nella graduale e lenta discesa , contempla la serie di azioni senza legame, che sono divenute il suo destino, da lui stesso creato , riunito sotto lo sguardo della memoria e presto suggellato dalla morte. Così , persuaso dell'origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine , egli è sempre in cammino.-------------------------------------------------------------------------Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni.--------Questo universo, ormai senza padrone,non gli appare sterile ne' futile. Ogni granello di quella pietra , ogni bagliore minerale di quella montagna , ammantata di notte, formano , da soli ,un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.
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