Cerca nel blog

martedì 10 settembre 2019

IL LIBRO D'ORE di: Rainer Maria Rilke 4°

10--9--2019
Ed  erediti  il  verde  di  giardini
scomparsi  e  il  silente  blu
di  cieli  a  pezzi,
la  rugiada  di  infiniti  giorni,
molte  estati  proclamate  dal sole
e  molte  primavere  piene  di splendore e sospiri
come  lettere  di  una  giovane  donna.
Erediti  autunni che   giacciono
come  abiti  sontuosi  nei  ricordi  dei  poeti
mentre  gli  inverni  sembrano  stringersi  a  te
leggeri  come  paesi desolati.
Erediti  Venezia , Kazan' e Roma,
Firenze  sarà  tua  e  il  duomo  di Pisa,
la  Troice  Lavra  e il  Monastyr'
un groviglio  di   cunicoli  bui
sotto  i  giardini  di Kiev--
e Mosca  con  le  campane  che  paiono  ricordi--
e suoni  di violini e  corni  e  lingue:
e  ogni  canto  che  suonerà  profondo
risplenderà  su  te  come  una  gemma.
Solo  per te  si  isolano i poeti
e ammassano  immagini ricche  e   fruscianti
e  vanno  per  il  mondo  maturando  nel  confronto
e   sono  sempre  tanto  soli......
E  i  pittori  dipingono  quadri
solo  perché   ti  sia  ridata  eterna
la  natura  che  creasti  fugace:
tutto  si  fa  imortale. Vedi?  è
già  matura  la  donna   in  Monna  Lisa:
è  come  un  vino  e  non  ce  ne  sarà  un'altra
perché  non  reca  un'altra  donna  il  nuovo.
Ed  è  come  te  chi  scolpisce  . Esige
eternità . Dice : devi  essere eterna,
pietra , e  intende  che  deve essere tua.

E  anche  gli  amanti  ammassano  per te:
poeti  d'un'ora breve , a   forza  di baci  imprimono
un sorriso  sopra  una  bocca smorta
quasi  a  renderla  più  bella,  recano
piacere  e  sono  avvezzi  al  dolore
che ci rende adulti.
Provocano  sofferenze  ridendo,
nostalgie  assonnate pronte  a  destarsi
e  a  piangere  in  un  petto straniero.
Ammucchiano  misteri  e  muoiono
come  bestie , incoscienti--
ma  forse  nei  loro  nipoti
maturerà la  loro  verde  vita
e   per  loro  tu  avrai  quell'amore
che  scambiarono ciechi e  quasi  in sonno.
Così  affluisce  a  te  abbondanza  di vita.
E  come in  una  fontana l'acqua
delle  vasche  superiori  deborda
continuamente  in basso
simile  a una  chioma  sciolta  dalla  ciocca,
così  si  riempiono le  tue  valli
quando  traboccano cose  e  pensieri.

Sola  è  l'ultima  casa del villaggio,
come l'ultima   del mondo,

e  la  strada non  interrotta
prosegue  lenta  nella  notte.

Il  villaggio  è  solo  un  passaggio
tra  due  infiniti,  inquieto  e  pieno  di  presagi,
una  via  lungo  le  case  e  non  un  ponte.

E  chi lo lascia  vaga  a  lungo,
e  vagando  molti    muoiono,  forse.

Sei  il futuro , la  grande  aurora
sopra  le  pianure  dell'eterno.
Sei  il canto  del gallo  dopo  la notte  dei tempi,
la  rugiada , il  mattutino  e  la  fanciulla,
lo straniero ,la  madre  e  la morte.

Sei  la  forma  che  muta
e s'alza  dal  destino  sempre  più  sola,
non  esaltata, non  compianta
e  come  un  bosco  selvaggio indefinita.

Sei  il  compendio  profondo  delle  cose,
taci la  tua  ultima  parola
e  ti  dai  sempre  diverso  agli  altri:
costa  alla  nave, nave  alla  terra.

I re del mondo  sono  vecchi
e   non  avranno  eredi.
I  maschi  muoiono  fanciulli
mentre  le  pallide  figlie  hanno  offerto
le  loro  inferme  corone  alla  violenza.

La   plebe  ne  fa  moneta.
L'attuale  signore  del mondo  le  fonde
nel fuoco  per produrre  macchine,
astiose  serve  del  suo  volere,
ma  non  sono  felici.

Il  ferro ha   nostalgia . E   vuole
abbandonare  monete  e ruote,
maestre  d'un vita   meschina ,
per  tornare  da  fabbriche  e  casse
nelle  vene  delle  montagne  sventrate
pronte  a  chiudersi  dietro di lui.

Non  ci sarà  quiete  nelle case, sia
che  uno  muoia  e  lo  portino via,
sia  che  per  ordine  segreto prenda
il  bastone  e  il collare  del  pellegrino
alla  ricerca  in  terra  straniera  della  via
su cui sa  di  doverti  attendere.

Le  strade  non  saranno  mai vuote
di  chi  viene  da te  come  a  una  rosa
che  fiorisce  una  volta  ogni  mill' anni.
Popolo  buio e  quasi  senza  nome,
sfinito  quando  t'ha  raggiunto.

Ma  ho  visto  le loro  processioni
e   credo  d'allora  che  i  venti  s'alzino
quando  muovono i  mantelli
e  calino  quando  si  coricano stanchi---
tant'era   il loro  andare  per  la  piana.

Nessun commento:

Posta un commento