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domenica 15 settembre 2019

24° domenica del tempo ordinario

15--9--2019
La  liturgia  odierna  ci fa   leggere  le  tre  parabole  della  misericordia.  Gli  uditori, per  i  quali  Gesù  le  racconta,  sono  mormoratori,  quindi  un  po'  invidiosi, perché  non  mormoriamo se  non c'è  in  noi  anche  una  punta  di  invidia.  La terza  parabola, quella  del  figlio  prodigo, evidenzia  meglio  questa  invidia.  Vi  invito  perciò  a  meditare  brevemente  sulla  invidia  nella  Chiesa, una  forma  di  invidia   che   può essere  qualificata        anche   come  occhio  cattivo. Non possiamo infatti  nasconderci  che  all'interno  delle nostre  comunità  cristiane  c'è  della  invidia: tra  gruppi  diversi, tra movimenti,  tra  parrocchie, tra  movimenti  e parrocchie.è un  immenso campo  che  dà luogo alla possibilità   di  risentimento  e tristezza per  il bene   altrui, anche  spirituale  e apostolico:non  solo  si ha  tristezza   perché  l'altro  è  più  ricco  ,  ha  più  case, ha  una  macchina  più  bella,  ma  perché  ha  dei  beni  spirituali, culturali, apostolici di successo  che  io non  ho.
Questo  genera  un  risentimento  che  nasce  dal  profondo  della  psiche.
Frutto  di  tale  tristezza  è  l'altro  atteggiamento  parallelo e  collaterale :  la  gioia  per  il danno  altrui; gli sta  bene  ,  se  lo  meritava,si  vedeva  che  c'era  troppo  di gonfiato!
Sentendo  descrivere  questi  sentimenti,  avvertiamo  che sono meschini, vili  e ci  riteniamo  certi  che  non  entreranno  mai  nel  nostro cuore. In  realtà, se  ci  esaminiamo con  attenzione, ci accorgiamo che  operano  anche in noi, a  livello  di giudizio o di scelta.  è   dunque  importante ascoltare l'ammonizione del Vangelo:  invidia  c'è  pure  in noi  perché  siamo gente di   casa  e  perché  siamo  gente  religiosa  che si  sente  abbastanza  a  posto.
Quale  rimedio?  Io  credo  che  se  impariamo  a  lodare e a  riconoscere  in  numerosissimi  fatti  della  nostra  vita , non il  merito  nostro, ma il  dono senza limiti  di Dio, saremo portati a  riconoscerlo  altrove  perché  è dono  dello stesso  Signore. Quanto  più  invece  ci  appropriamo  personalmente   di qualche  cosa  quasi  fosse  nostra, frutto  dei  nostri sforzi, tanto  più  siamo  portati  a  invidiare  altri  che  magari  con  meno  fatica   sembrano  aver avuto di  più.  Il Signore  ci  propone  quindi  come rimedio  all'invidia  la  contemplazione  della  infinita  misericordia  e tenerezza  di Dio  che ci  colma  di  beni  tali  da  non aver  niente  da  invidiare  a  nessuno. Possiamo  allora   ringraziarlo  per ciò  che  ci  ha  dato  ,  ci  dà  e  ci  darà, e lodarlo  nei doni  dei nostri fratelli .    Cardinale   Carlo  Maria  Martini

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