19--5--2023
= Se non li paralizza e li agghiaccia il terrore dell'ignoto , gli indigeni , all' ospedale , non fanno che lagnarsi e brontolare, architettano piani di fuga , piani di cui fa parte anche la morte , che di lei essi non hanno paura . I medici europei che hanno costruito gli ospedali e son riusciti con non poca fatica a trascinarvi gli ammalati , lamentano amaramente che gli indigeni non conoscono la gratitudine , che accolgano tutto quanto con la stessa indifferenza .
Per i bianchi , questo lato dello spirito indigeno è irritante, è una mortificazione . è vero, gli indigeni accolgano tutto con la stessa indifferenza , si può far ben poco , per loro , e ciò che si fa svanisce e non se ne parla più; non ringraziano e non serbano rancore e, anche a volerlo , non ci si può mutar nulla. è un tratto che sconcerta ; sembra annullare la nostra esistenza individuale, costringerci a sostenere un ruolo che non si è scelto , quasi fossimo un fenomeno della natura , la pioggia o il sereno.
=Il racconto della scrittrice , mi porta a tanti anni fa , e ad dialogo , con delle suore missionarie, andate in Africa. Il villaggio è il cuore della società africana, è la famiglia; il parto avviene normalmente , nel villaggio , e la donna viene assistita , da una donna anziana , che funge da ostetrica, per la sua esperienza empirica. Le donne non vanno in ospedale se non quando si trovano in serie difficoltà.
Una ultima esperienza, i vaccini per il COVID, che dati alle popolazioni africane sono stati buttati via, o l'atteggiamento " stupido" che africani qui in Italia, per il vaccino , mostravano terrore per l'ago. Sono popolazioni fortemente primitivi , e fortemente ignoranti, difficilmente possano integrarsi nel nostro contesto sociale. Ciò che vediamo, apparentemente come integrazione, non è altro che una scimmiesca copiatura del nostro vivere, perché in ciò vedono una superiorità che loro vogliono raggiungere. Ma in definitiva non rappresenta una reale vita come ci si aspetta.
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