11--5---2023
Ho sostato talvolta nelle grotte
che t' assecondano, vaste
o anguste , ombrose e amare.
Guardati dal fondo gli sbocchi
segnavano architetture
possenti campiti di cielo.
Sorgevano dal tuo petto
rombante aerei templi,
guglie scoccanti luci;
una città di vetro dentro l'azzurro netto
via via si discopriva da ogni caduco velo
e il suo rombo non era che un sussurro.
Nasceva dal flotto la patria sognata
Dal subbuglio emergeva l'evidenza .
L'esiliato rientrava nel paese incorrotto .
Così , padre, dal tuo disfrenamento
si afferma , chi ti guardi, una legge severa.
Ed è vano sfuggirla: mi condanna
s'io lo tento anche un ciottolo
ròso sul mio cammino,
impietrato soffrire senza nome,
o l'informe rottame
che gittò fuor del corso la fiumara
del vivere in un fitto di ramure e di strame.
Nel destino che si prepara
c'è forse per me sosta,
niun'altra mai minaccia.
Questo ripete il flutto in sua furia incomposta,
e questo ridice il filo della bonaccia.
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