a) L'oblazione nello spirito della Regola di S. Benedetto
1) Ricerca di Dio
Riprendendo il capitolo 58 della Regola, sull'accettazione dei fratelli, nelle prime righe si legge : "Mettete alla prova gli spiriti per vedere se sono da Dio(1Gv. 4,1)"e più avanti si mettono in chiaro al neo-venuto tre condizioni, per scrutare bene se cerca veramente Iddio,(St. 27); ciò lo si deduce dall'accoglienza che il novizio dà alle tre condizioni: Opus Dei, Obbedienza, e Obbrobria, le famose tre "O" della versione latina della Regola, vale a dire l'ufficio divino, l'obbedienza e le prove della vita. Il motto"Ora et Labora" deve passare attraverso la verifica di queste tre "O", banco di prova sia per il monaco che per l'oblato nel suo pellegrinaggio terreste nel monastero fino alla morte (RSB Prologo; c.4). S. Benedetto conduce il nuovo venuto attraverso un cammino che egli stesso aveva saputo forgiare e sperimentare nella sua vita di intenso ricercatore di Dio ; e alla base delle tre condizioni si trova la vera e sincera ricerca di Dio scevra da equivoci e malintesi.
Nel Prologo S. Benedetto ricorda all'aspirante che la vita monastica è irta di difficoltà e che solo la buona volontà e il duro lavoro ascetico potranno garantire il successo nella lotta per la sopravvivenza spirituale . Inoltre S. Benedetto non gli nasconde che la vita in monastero non sarà facile. è solo il lavoro ascetico , spesso sfibrante , che porterà il novizio alla salvezza. Quindi l'orientamento del cristiano che varca la soglia del monastero è puntualizzato con largo anticipo . Prospettando le cose dure ed aspre , S Benedetto invita il novizio a non allontanarsi dal campo di battaglia appena incominciano le prime scaramucce insite nella vita dell'uomo ; invece gli fa coraggio per riprendere il cammino se eventualmente incappa nei vari ladri(ostacoli) della vita . Il buon samaritano (Lc. 10,33) è sempre alla portata : la Regola finisce con l'assumere l'aspetto di maestra (RSB c.3) e di consorzio di fratelli(c. 1) , per cui il novizio non può sentirsi solo, ma in compagnia di altri lottatori come lui nell'arena del buon Dio.
Ciò che viene detto del novizio monaco , lo si può benissimo applicare all'oblato. Certamente l'oblato se vive nel mondo deve fare del mondo (famiglia, lavoro, ambiente secolare) il suo chiostro , cenobio, monastero. In esso deve sviluppare la sua vocazione ; mentre la sua vita di consacrato al Signore ,mediante il battesimo , lo deve mettere nella possibilità di essere se stesso in una fedele sequela di S Benedetto. Come il monaco se vive nel "mondo" (cc. 66-67) non può realizzarsi, così l'oblato se vive "avulso" da quel mondo che è il suo campo d'azione , il luogo dove egli deve destreggiarsi in una lotta impari.
I due poli su cui si svilupperà la vita dell'oblato , come quella del monaco , è la comunità (St. 15-16) e la solitudine(St. 24); due termini di paragone , due elementi fondamentali ed essenziali nella vita di entrambi : due momenti caratteristici di una vita benedettina . Il primo elemento, la comunità, che S. Benedetto adotta come ordinamento alla sua vita monastica (RSB c. 1) , è inteso a dare forza , morale e spirituale, ai suoi cenobiti; lo scopo è quello di un reciproco aiuto nel combattimento comune (c. 1) , ragione d'essere di una vita comunitaria , S. Benedetto propendeva verso questa soluzione dietro sicuro suggerimento dello Spirito Santo, e non che egli abbia mai rinnegato la sua prima esperienza di eremita a Subiaco. I fatti della sua vita, raccontati nei Dialoghi di S. Gregorio Magno , gli avrebbero consigliato di ritornare al suo primo amore. Egli aveva capito che Dio lo spingeva verso questo lido per ridare ossigeno ad una vita monastica non solo languida (crf. Vicovaro), ma addirittura allo sbando (cfr. Sarabaiti e Girovaghi : RSB c. 1). La Regola pertanto prospetta alcuni momenti comunitari basilari : la preghiera innanzitutto (cc. 8-20) ; poi il lavoro manuale ed intellettuale (c. 48); l'incontro della famiglia monastica a consiglio per deliberare (c.3); la gerarchia monastica (c.63); il rispetto reciproco tra anziani e giovani (c. 4) ; la cura degli anziani e dei bambini (c. 37) ; l'attendere ai malati(c.36) ; infine , il comune consorzio (c.72). Questi momenti sono comuni a tutti gli uomini, dovunque , quindi anche agli oblati sia nell'ambito della propria famiglia e dell'ambiente sociale sia nell'apostolato vario(St. 31-32).
Il secondo elemento , solitudine , è un altro momento nella vita monastica sottolineato a più riprese nella Regola (cc.6, 7, 9, 42). S. Benedetto sa che il silenzio , anche quello esterno , è essenziale nella vita del monaco sempre alla ricerca di Dio; proprio perché è l'atmosfera di Dio , e deve essere così anche per il monaco e l'oblato che vivono una vita di ritiro dal mondo, come si preferisce oggi, in ascolto del mondo. Infatti, il monaco o l'oblato non scappano dal mondo; l'allontanamento da esso serve ad aiutarlo a migliorare mentre lo si raccomanda incessantemente a Dio nelle preghiere e nelle fatiche giornaliere. La solitudine quindi non è mai sinonimo di abbandono tout court delle creature ; ma deve essere una conquista che va effettuata dopo matura e prolungata riflessione(c.1); quindi non deve mai risultare un rinnegamento degli altri, ma essere una esigenza dello spirito che vive della continua presenza di Dio(cc. 7,1), nell'assidua meditazione della Parola di Dio . La solitudine viene così ad essere una liberazione dall'oppressione delle cattive tendenze che nel deserto della nostra aridità ci tormentano; si torna all'uomo così carichi - Questa proposta di Preghiera e Lavoro alla maniera benedettina , che l'oblato offre come testimonianza , potrà essere accolta per un serio esame qualora la si potrà vedere attuata (St. 12). Per questo gli Statuti sono un aperto invito a tutti i laici non terziari di altri Ordini, al di sopra dei 18 anni(St. 5)
L'oblato , in virtù della promessa , come già accennato viene a contrarre un vincolo con il monastero di sua scelta(St. 14); un legame di aiuto reciproco , soprattutto spirituale , che si riceve e si dà (St. 1,8, 10). Ciò genera nell'oblato il vero senso dell'oblazione benedettina ; egli acquisisce un diritto reale , sebbene a titolo diverso , di appartenenza al monastero(St. 1, 10). La realtà dell'appartenenza sta nel sentirsi legati spiritualmente al monastero beneficiando così degli aiuti soprannaturali necessari per l'avanzamento della propria vocazione (St.11) ; l'oblato nel mondo (St. 14, 31, 32) e il monaco nel monastero.
Gli Statuti esortano vivamente le comunità monastiche maschili e femminili ad accogliere tutti quelli che vogliono vivere lo spirito della Regola (St. 7, 10), sottolineando nel frattempo la cura e la formazione che gli oblati devono avere dal monastero(St. 3, 4, 11, 13); il loro far parte del monastero e il diritto di essere ammaestrati nei precetti di S. Benedetto (St. 11); e, infine , il loro essere parte integrante della grande famiglia benedettina(St. 1, 8, 9, 10).
Nessun commento:
Posta un commento