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domenica 19 luglio 2020

TEOLOGIA DELL'OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE "2--L'OBLATO BENEDETTINO SECOLARE "

19--7--2020

a)  L'oblazione  nello spirito  della  Regola  di S. Benedetto

1)  Ricerca  di Dio
Riprendendo   il capitolo   58   della Regola,   sull'accettazione  dei fratelli,   nelle  prime  righe  si legge : "Mettete   alla  prova  gli  spiriti  per vedere se  sono  da  Dio(1Gv. 4,1)"e   più   avanti  si mettono  in chiaro  al neo-venuto  tre  condizioni, per  scrutare  bene  se cerca veramente  Iddio,(St. 27); ciò  lo si  deduce  dall'accoglienza  che  il novizio  dà  alle  tre  condizioni:  Opus  Dei,  Obbedienza,  e  Obbrobria,  le  famose tre  "O"  della  versione latina  della Regola,  vale  a dire  l'ufficio  divino,  l'obbedienza  e le prove della vita.  Il  motto"Ora   et  Labora"  deve  passare  attraverso  la  verifica di  queste  tre  "O", banco di  prova  sia  per il  monaco  che  per l'oblato nel  suo  pellegrinaggio  terreste nel  monastero fino  alla morte (RSB Prologo; c.4).  S. Benedetto  conduce  il nuovo venuto  attraverso  un cammino  che  egli  stesso  aveva  saputo  forgiare  e sperimentare  nella  sua  vita  di  intenso  ricercatore  di Dio ;  e alla  base  delle tre  condizioni si  trova  la  vera  e  sincera ricerca  di Dio scevra  da equivoci  e  malintesi.
Nel  Prologo  S. Benedetto  ricorda  all'aspirante che  la  vita  monastica è  irta  di difficoltà  e che  solo  la  buona  volontà  e il  duro  lavoro  ascetico potranno  garantire  il successo nella  lotta  per  la sopravvivenza  spirituale .  Inoltre  S. Benedetto  non  gli  nasconde  che la vita  in  monastero non  sarà  facile. è  solo  il lavoro  ascetico  , spesso sfibrante , che  porterà  il novizio alla salvezza.  Quindi  l'orientamento  del  cristiano  che  varca  la soglia  del monastero  è  puntualizzato  con  largo  anticipo  . Prospettando  le  cose  dure  ed  aspre , S Benedetto invita  il novizio a non  allontanarsi  dal  campo  di battaglia  appena  incominciano  le prime  scaramucce insite  nella  vita   dell'uomo ; invece  gli  fa  coraggio  per  riprendere  il cammino se eventualmente  incappa  nei  vari ladri(ostacoli)  della vita . Il  buon  samaritano (Lc. 10,33) è sempre  alla  portata  : la  Regola  finisce  con  l'assumere  l'aspetto  di maestra (RSB c.3)  e  di  consorzio  di fratelli(c. 1) ,  per  cui  il  novizio  non può  sentirsi  solo, ma  in  compagnia di altri lottatori  come  lui nell'arena  del buon  Dio.
Ciò  che  viene  detto  del novizio monaco  , lo  si può  benissimo  applicare all'oblato. Certamente  l'oblato se  vive nel  mondo deve  fare  del mondo (famiglia, lavoro, ambiente secolare) il suo  chiostro ,  cenobio, monastero. In esso  deve  sviluppare  la sua vocazione ;  mentre  la sua  vita di  consacrato al Signore ,mediante il battesimo , lo deve mettere  nella  possibilità di essere  se stesso  in una  fedele sequela  di S Benedetto. Come il monaco  se vive  nel  "mondo"  (cc.   66-67)  non  può  realizzarsi, così  l'oblato se  vive  "avulso" da  quel  mondo  che è  il suo  campo d'azione , il  luogo  dove  egli  deve destreggiarsi in una  lotta  impari.
I  due  poli  su cui  si  svilupperà  la vita  dell'oblato , come  quella  del  monaco , è  la comunità  (St.  15-16) e la  solitudine(St.  24);    due termini di  paragone , due  elementi  fondamentali ed  essenziali nella  vita  di  entrambi : due  momenti  caratteristici  di una  vita  benedettina . Il  primo elemento, la  comunità, che S. Benedetto adotta come  ordinamento alla  sua vita  monastica  (RSB c. 1) , è  inteso  a dare  forza  , morale  e spirituale,  ai  suoi  cenobiti;  lo scopo  è quello  di  un  reciproco  aiuto  nel  combattimento comune (c. 1) ,  ragione  d'essere  di  una  vita  comunitaria ,  S. Benedetto  propendeva  verso  questa  soluzione  dietro  sicuro suggerimento  dello Spirito  Santo, e  non  che  egli abbia   mai  rinnegato la sua  prima  esperienza  di  eremita  a Subiaco. I  fatti  della sua  vita,  raccontati  nei  Dialoghi  di S. Gregorio  Magno , gli  avrebbero  consigliato  di  ritornare  al suo  primo  amore.  Egli   aveva  capito  che Dio lo spingeva  verso  questo  lido per ridare ossigeno   ad  una  vita  monastica  non  solo  languida (crf. Vicovaro), ma  addirittura  allo sbando (cfr. Sarabaiti  e  Girovaghi : RSB c. 1). La  Regola  pertanto  prospetta  alcuni  momenti  comunitari  basilari : la preghiera  innanzitutto (cc.  8-20) ; poi   il lavoro manuale  ed intellettuale (c. 48);  l'incontro della  famiglia monastica  a consiglio per deliberare (c.3);  la gerarchia monastica (c.63); il  rispetto  reciproco  tra  anziani e giovani (c. 4) ;  la cura degli  anziani e dei  bambini (c. 37) ;  l'attendere ai malati(c.36) ;  infine  , il  comune  consorzio (c.72). Questi  momenti  sono  comuni  a tutti  gli uomini, dovunque  , quindi  anche  agli  oblati  sia  nell'ambito  della  propria  famiglia  e  dell'ambiente sociale sia  nell'apostolato  vario(St. 31-32).
Il secondo elemento  , solitudine , è  un altro  momento  nella vita  monastica sottolineato  a più  riprese nella Regola (cc.6,  7,  9,  42). S. Benedetto sa  che il silenzio  , anche  quello  esterno  , è  essenziale  nella  vita  del  monaco sempre  alla ricerca di Dio;  proprio  perché  è  l'atmosfera  di Dio ,  e deve  essere così  anche  per il monaco e l'oblato  che  vivono  una vita  di  ritiro  dal mondo,  come  si preferisce oggi, in  ascolto  del mondo. Infatti, il monaco  o l'oblato  non  scappano  dal mondo;   l'allontanamento da esso serve  ad aiutarlo  a migliorare  mentre  lo si  raccomanda incessantemente a Dio  nelle preghiere  e nelle  fatiche  giornaliere.  La  solitudine  quindi  non è  mai  sinonimo di  abbandono  tout  court delle  creature ; ma deve  essere una conquista  che  va  effettuata  dopo  matura  e prolungata  riflessione(c.1); quindi   non deve  mai  risultare  un rinnegamento  degli  altri, ma essere  una  esigenza  dello spirito che  vive  della  continua  presenza  di Dio(cc.  7,1),  nell'assidua  meditazione  della Parola  di Dio . La solitudine viene  così ad  essere  una  liberazione  dall'oppressione delle  cattive  tendenze  che  nel deserto  della nostra  aridità  ci  tormentano;  si  torna all'uomo così carichi  - Questa  proposta  di Preghiera e Lavoro  alla maniera benedettina , che l'oblato offre  come  testimonianza , potrà  essere accolta per  un serio esame  qualora la si potrà vedere attuata (St. 12). Per  questo  gli Statuti  sono  un  aperto  invito  a tutti  i laici non  terziari  di  altri  Ordini,  al  di sopra  dei  18  anni(St. 5)
L'oblato  , in  virtù  della  promessa  , come già  accennato  viene  a  contrarre un vincolo  con il  monastero di sua  scelta(St. 14);  un  legame  di  aiuto reciproco , soprattutto spirituale  , che  si  riceve  e si  dà (St. 1,8, 10). Ciò genera  nell'oblato  il vero  senso  dell'oblazione benedettina ; egli   acquisisce un diritto  reale  , sebbene  a titolo diverso , di  appartenenza  al  monastero(St. 1, 10).  La realtà  dell'appartenenza  sta nel  sentirsi  legati spiritualmente  al monastero  beneficiando  così  degli  aiuti  soprannaturali necessari  per  l'avanzamento  della  propria  vocazione (St.11) ; l'oblato nel mondo (St. 14,  31,  32)  e  il monaco  nel monastero.
Gli  Statuti  esortano  vivamente  le  comunità  monastiche  maschili e  femminili ad  accogliere  tutti  quelli  che  vogliono  vivere  lo spirito  della  Regola  (St. 7, 10),  sottolineando  nel  frattempo la cura  e la  formazione  che gli oblati  devono  avere dal  monastero(St. 3, 4,  11,  13);  il loro  far  parte del monastero e il  diritto di essere ammaestrati  nei  precetti  di  S.   Benedetto (St. 11); e,  infine  , il  loro essere parte  integrante della  grande famiglia benedettina(St. 1, 8,  9, 10).

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