Cerca nel blog

mercoledì 15 luglio 2020

FEDERICO GARCIA LORCA POESIE: "ROMANCERO GITANO"

15---7--2020

La   sposa  infedele 
                    A   Lydia  Cabrera  e  alla  sua  moretta

E  io  che  la  portai  al fiume
credendo  che  fosse  ragazza,
invece   aveva  marito.
Fu  la  notte  di  San  Giacomo
e  quasi  per  obbligo.
Si  spensero  i fanali 
e  s' accesero  i grilli.
Alle  ultime  svolte
toccai  i suoi  seni  addormentati
e  di  colpo mi  s'aprirono
come  rami  di giacinti.
L'amido  della sua   gonnellina
suonava  alle mie orecchie
come  un pezzo  di seta lacerato  da  dieci coltelli.
Senza  luce  d'argento sulle  cime
son  cresciuti  gli alberi
e un  orizzonte di cani 
abbaia  dal fiume.

            *
Passati  i rovi,
i  giunchi  e  gli  spini,
sotto  il cespuglio dei  suoi  capelli
feci  una  buca  nella  fanghiglia.
Io  mi levai  la cravatta.
Lei  si tolse  il vestito.
Io  la  cintura  e  la  rivoltella.
Lei  i suoi  quattro  corpetti.
Non  hanno  una pelle  così  fine
le  tuberose e le  conchiglie
né  i cristalli  alla  luna
risplendono  di tanta luce.
Le  sue  cosce mi  sfuggivano
come  pesci  sorpresi,
metà  piene  di  brace,
metà   piene di freddo.
Corsi  quella  notte
il  migliore  dei  cammini
sopra  una  puledra  di madreperla
senza  briglie  e senza  staffe.
Non  voglio dire , da  uomo,
le cose  che  ella  mi disse.
La  luce  dell'intendimento
mi fa  esser  molto  discreto .
Sporca di   baci  e di sabbia
la  portai  via  dal fiume.
Con  la  brezza si  battevano
le spalle  dei  gigli.
Agii  da  quello che sono,
da vero  gitano.
Le  regalai  un  grande  cestino
di raso  paglierino,
e  non  volli  innamorarmi
perché  avendo  marito
mi  disse che era  ragazza 
mentre  la portavo al fiume.

SAN   Michele
    (Granada)           A  Diego  Buigas  de   Dalmàu

Si  vedono  dalle  balaustre
sul  monte, monte , monte,
muli  e ombre di muli
carichi  di girasoli.

I  loro  occhi  nelle  terre  d'ombra
s'appannano d'immensa  notte.
Nei  gomiti  del  vento
scricchiola   l'aurora  salmastra.

Un  cielo  di muli bianchi
chiude  il suo  occhio di mercurio
dando  alla  quieta  penombra
un finale   di cuori.
E  l'acqua  diventa  fredda
perché  nessuno  la tocchi.
Acqua  pazza  e  scoperta
sul  monte  , monte,  monte.

          *
San  Michele  , pieno  di merletti
nell ' alcova  della  sua  torre,
mostra le sue  belle cosce
cinte  dai  fanali.

Arcangelo  addormentato
nel  gesto  delle dodici
finge  una  collera  dolce
di piume  e di  usignoli.
San  Michele  canta  nei  vetri:
efebo  di  tremila notti
fragrante  d'acqua  di colonia
e lontano  dai  fiori.

             *
Il mare  danza  sulla  spiaggia
un  poema  di  balconi.
Le   rive  della luna
perdono   giunchi , guadagnan  voci.
Giungon  manole mangiando
semi di  girasole,
i  sederi  grandi  e  occulti
come  pianeti  di rame.
Vengono  alti  cavalieri
e dame  dall'aria  triste ,
nere  per  la  nostalgia
d'un  ieri  d'usignoli.
E  il vescovo  di Manila
cieco  di  zafferano  e povero
dice  messa a  doppio  taglio
per  donne  e  uomini.

          *
San  Michele era  quieto
nell'alcova  della sua  torre,
con  la  gonnellina  rappresa
di  specchietti  e merletti.

San  Michele , re  dei  globi
e dei  numeri  dispari,
nella  perfezione  barbaresca
di  gridi e  miradores.

Nessun commento:

Posta un commento