Quale sorta di dispotismo hanno da temere le nazioni democratiche
I nostri contemporanei si arrovellano di continuo fra due passioni contrarie, la voglia cioè d'essere liberi e il bisogno d'essere diretti. E cercano , non potendo eliminare l'una o l'altra, di soddisfare insieme, immaginando un potere unico, tutelare, onnipotente , ma eletto dai cittadini. Collegano il centralismo con la sovranità popolare e si sentono così più tranquilli, si consolano d'essere sotto tutela perché se la sono scelta da sé . Ossia , così facendo , i cittadini escono un attimo dalla soggezione per rientrarci appena indicati i nuovi padroni. Ma questo a me non basta. Poco mi importa la natura del padrone , se permane l'obbedienza, anche se è sempre preferibile questa soluzione a quella d'un corpo o d'una persona sola, in cui siano riposti tutti i poteri , dove viene a mancare la stessa illusione d'aver scelto e d'essersi sottomesso quasi a se stesso.
Quando venisse mantenuta la partecipazione individuale nelle faccende più importanti , la si sopprimerebbe nelle più piccole, dimenticando che è proprio là il pericolo . Da parte mia, credo che la libertà è meno necessaria nelle grandi che nelle piccole cose, perché è nel particolare che è pericoloso asservire l'uomo. Significa contrariare ogni momento l'individuo , snervarlo e fargli presente a ogni piè sospinto la sua condizione. Invano si chiederebbe a questo medesimo individuo di scegliere ogni tanto i suoi rappresentanti : l'uso così importante ma breve del suo libero arbitrio, non sarà sufficiente a conservare la facoltà di pensare , di sentire e di agire da solo.
Nessun commento:
Posta un commento