I ministri
Ciascuno ministero è a capo d'un ministro, il che vuol dire che, oltre a prendere parte al Consiglio dei ministri e alle varie funzioni costituzionali (iniziativa delle leggi , controfirma degli atti del Presidente della Repubblica,ecc.) è anche alla testa d'uno dei grandi complessi dell'amministrazione statale. La presenza di un ministro al vertice d'ogni grande ramo dell'amministrazione statale ha come conseguenza di muover questo secondo le direttive di tutto il ministero e della maggioranza parlamentare di cui esso è l'emanazione. (l'amministrazione diretta dai ministri , nominati dal Parlamento eletto dal popolo , adempie la volontà del popolo)
Il numero , le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri deve essere stabilito con legge; il loro numero può dunque variare , solo che a ciò consenta la maggioranza parlamentare ; così non è escluso che si ponga a capo di più ministeri un solo ministro, né che si creino per ragioni d'opportunità ( quella, per esempio , di dare , come suol dirsi, una larga base al ministero) dei ministri " senza portafoglio", la cui attività si limita alla partecipazione al Consiglio . Ammessa e praticata è la nomina d'un vice--presidente del Consiglio.
A fianco di ciascun ministro si ha di regola un sottosegretario , di cui però non parla la Costituzione. Essi coadiuvano i ministri , specie nel campo amministrativo , partecipano alle sedute delle Camere e possono rispondere alle interrogazioni in luogo del ministro; non potranno invece compiere quelle funzioni costituzionali , a cui si è accennato.
Anche gli Alti commissari sono a capo d'un vasto servizio amministrativo in modo autonomo , quasi si trattasse d'un ministero .
Il governo ha continuamente bisogno della fiducia delle Camere e che col dare o revocare tale fiducia le Camere esplicano la loro più alta funzione politica , ma in verità la nostra Costituzione ha in veri modi rafforzata la posizione dell'esecutivo. Ciò risponde alla tendenza odierna di rendere il governo indipendente di fronte alle irrequietezze o alla mutabilità d'umore d'una o di entrambe le Camere. Tuttavia si è verificato il caso in cui i deputati , approfittando della segretezza del voto , hanno reso impossibile la vita d'un ministero non con un chiaro voto di sfiducia , che esige l'appello nominale , ma bocciando ogni proposta del governo. Questo contegno dei così detti "franche tiratori", come ogni procedimento ambiguo , non risponde alle esigenze d'una sana e leale politica.
Corretto non si considera nemmeno il ricorso al voto di fiducia da parte del governo, non allo scopo di chiarire se ha o no la fiducia delle Camere, bensì per ottenere l'approvazione d'un disegno di legge, che gli sta a cuore, e che altrimenti non otterrebbe. Il governo , ponendo su di quello la questione di fiducia , che in caso sfavorevole implicherebbe le dimissioni , forza con ciò la mano alla maggioranza che non desidera la crisi.
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