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giovedì 30 luglio 2020

RABINDRANATH TAGORE POESIE: " L'AMORE "

30---7---2020

Dono

O  diletto , questa  mattina
con  le  mie stesse  mani
che  dono  potrò  farti?
Un  canto  mattutino?
L'aurora  stanca
sotto  i raggi  cocenti  del sole
si  piega  sul  suo  stelo;
finisce
il canto  della terra!

O  amico  , cosa  vuoi 
presso  la  mia porta
alla  fine  del  giorno?
Che  ti  porterò?
La  lampada  della  sera?
Vuoi  forse  portare  la luce  della  lampada
di un  angolo  solitario,
di un mondo  tranquillo
sulla strada  del tuo  cammino
in mezzo  agli   uomini?
Ahimè  ,  si  spegnerà 
al vento  della  strada!

Ho  io  il potere
di farti  un dono?
Siano  pur  fiori,
siano   pur  collane:
come  puoi  portare
il loro peso?
Certamente  un giorno  appassiranno
trasformandosi  in un  segno  di tristezza.
Quello  che  le mie  mani
depongono  nelle  tue  mani 
fuggirà  via
dalle  tue  dita  delicate;
cadrà  nella  polvere
divenendo  polvere.

Lascia  queste  cose
e a  tuo  agio
per  qualche  tempo  a primavera
vieni  a  passeggiare  spensierato
nel mio giardino;
a  un profumo  nascosto  e  sconosciuto
ti fermerai
stupito   , affascinato,  esultante;
quel dono  che ha  perduto  la via
sarà tuo.
Camminando  nella  mia  serra
meraviglie  stupiranno i tuoi  occhi;
vedrai  improvvisamente
una luce  piena  di colori,
tremante  e palpitante ,
staccarsi  dai  capelli  del  tramonto:
apparirà  una  magia  di sogno.
Quella  luce, quel  dono  sconosciuto
sarà  tuo!

Anche  il mio  dono  più  bello
si  rivelerà  come  un lampo
e sparisce  in un  guizzo;
non  dice  il suo nome ,
cammina  veloce per  la via
scalpitando e cantando.
Non  conosco  le sue vie  
ai  suoi  luoghi non  giungono 
né  la mano  , né   la voce.
Amico  , dona  quello  che  riceverai
nella vita
senza  chiedere  e senza  sapere;
quel dono è tuo

Santiniketan  , 25 dicembre  1914 , da  Balaka

mercoledì 29 luglio 2020

VIAGGIO IN ITALIA di: J. Wolfgang von Goethe

29---7---2020
  

Roma   , 1  novembre  1786

Si,  sono  arrivato  finalmente  in questa   capitale  del mondo!  Se  l'avessi  visitata  quindici  anni  or  sono, in   buona  compagnia , sotto  la  scorta  di un  uomo davvero  intelligente , mi  stimerei certo  fortunato. Ma  poiché  dovevo  visitarla  da solo, e  vederla  co' miei  occhi  soltanto , è buono  che  tanta  gioia mi  sia  stata  concessa così  tardi.
Attraverso  le Alpi  tirolesi son  passato  quasi  di volo . Ho  visto bene Venezia , Vicenza , Padova e Venezia ; alla sfuggita Ferrara  , Cento e  Bologna ; Firenze appena  appena;  l'ansia  di  arrivare  a Roma  era  si  grande  ed   aumentava  talmente  ad  ogni  istante  , che  non  potevo  più  star  fermo , e   a  Firenze  non  mi son   trattenuto  che tre ore. Eccomi  ora  a Roma , tranquillo , e, a  quanto  sembra , acquietato per  tutta  la vita.  Poter  contemplare  co' propri occhi tutto  un  complesso  , del  quale  già  si  conoscevano interiormente  ed  esteriormente  i particolari , è  , direi  quasi  , come  incominciare  una  vita  nuova . Tutti  i sogni  della  mia  giovinezza ora  lì  vedo vivi, le  prime  incisioni di cui  ricordo (mio padre   aveva  collocato  in  un'anticamera  le vedute  di Roma), ora   le vedo nella realtà e tutto  ciò  che  da tempo  conoscevo in fatto  di quadri  e disegni  , di  rami  o di  incisioni in legno , di  gessi  o di  sugheri , tutto  ora  mi  sta  raccolto  innanzi agli occhi , e  dovunque  io  vada  , trovo  un'antica  conoscenza  in un mondo forestiero . Tutto  è come  lo  immaginavo , e tutto  è  nuovo  . Altrettanto  posso  dire  delle  mie  osservazioni e delle  mie idee.  Non  ho  avuto  nemmeno  un  pensiero  completamente  nuovo , non ho  trovato  nulla di  completamente  estraneo  a me  , ma  i pensieri antichi mi  sono  diventati così  precisi , così  vivi, così  concatenati  l'un  l'altro  , che  veramente  posson passare per  nuovi.
Quando  l'Elisa  di   Pigmalione  , che  l'artefice si era  plasmata  conforme a' suoi  desideri e in  cui  aveva  infuso  tutta  la verità e tutta  la vita che  gli era  stata  possibile , venne  finalmente a  lui  e gli  disse:" Eccomi!",  come  dovette apparir  diversa  la creatura  viva  dal  marmo scolpito!
E  quanto  è  anche  moralmente  salutare  per me, il vivere  fra  un popolo dotato  di tanta  sensibilità  , sul  quale  si è  tanto  parlato  e  tanto  scritto  , e  che  ogni  straniero giudica  secondo  il criterio  ch'egli  porta  con sé!  Io  perdono a  tutti  quelli  che  criticano  o condannano  questo  popolo ; esso  è  troppo  lontano  da noi ; e al  forestiero  costa  troppa  fatica e troppa  spesa , l'aver  contatto  con lui.

martedì 28 luglio 2020

TEOLOGIA DELL'OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE di: Alferio Caruana " 2--L'OBLATO BENEDETTINO SECOLARE "

28--7--2020

a)L'oblato  nello  spirito  della Regola  di  S. Benedetto

2)  Punti  salienti  della  Regola  di S. Benedetto
                 Cristocentrica    (dal punto di vista  teologico)

d)  L'Ufficio divino
Una  parte  assai   importante  e significativa  nella  giornata  del monaco è  costituita  senz'altro  dal  momento  riservato  all'Opus  Dei, o  Ufficio  divino. Al capitolo 43  della Regola  , S. Benedetto  ricorda  al  discepolo  che  non  deve  preferire  nulla  all'Opera  di Dio . Più avanti , al  capitolo  58  ciò  verrà  ripreso per  il nuovo   venuto.
La recita  , o canto  della  salmodia  , è l'ufficio degli  angeli(SC  83)  a cui     gli uomini  vengono  associati  qui  in terra  da Cristo  medesimo (SC 83) ;  l'Ufficio  divino  è la  voce  della Chiesa  (SC99)  che  prega  il  Padre tramite il Cristo . Questa  salmodia  è destinata  a  santificare  il corso  della  giornata  e della notte scandendo  le lodi  a Dio  all'unisono  con  tutta  la Chiesa (SC 84) è  inoltre  una  preghiera  pubblica  della  Chiesa e fonte  di pietà  (SC 90)  . Non  solo  i sacerdoti  e i chierici (SC96)  sono obbligati  a rendere questo  atto  di culto alla divina  maestà , ma  compete  anche  ai laici (oblati  ) il  rendere  al Cristo  con  la loro  partecipazione  (SC  100);   deputati  ufficiali  restano  i sacerdoti  e i religiosi "obbligati  al  coro"(SC 95).
I   Salmi  hanno  un  loro  più  o meno  diretto riferimento  al  mistero  di Cristo  commemorato  nella  Liturgia  , infatti, l'Ufficio  divino  è  essenzialmente legato  all'Eucarestia. I Salmi fanno  parte  della  storia  integrale della  nostra   salvezza(cfr. per ogni  Salmo i  parallelismi  con  il  Nuovo  Testamento) .  Qualcuno  ha  definito il  salterio la  sacra Scrittura  in versi; essi  pertanto  sono un'ottima  preparazione per  una  fruttuosa  partecipazione  alla  Liturgia  nel loro  preannunciare il  sacrificio del Golgota  e nel  fare  riferimento  alla figura di Cristo . L' oblato deve  perciò  ritenere  il  salterio  al pari  della  sacra  Scrittura. In  questa  materia  S. Benedetto è stato preciso  e schematico  nell'assegnare  ad  ogni  giorno  la  parte  dell'Ufficio  da  recitare  in coro  insieme  con  tutta  la  comunità orante ;   egli  dedica   ben  undici  capitoli  (cfr. RSB  cc.  8--18) per  la   stesura  dell'ordine  dell'Ufficio  divino;  per  lui , infatti , il salterio  era  il libro  per eccellenza  da consegnare  al monaco  per  farlo  pregare  con  la Chiesa e nella Chiesa. Tuttavia  non  voleva  costituire  dei  canonici  ante  litteram   e  il   fatto  che  lascia  libero  l'abate di  distribuire  i salmi  diversamente  (c.8) ne è  una  conferma . Infine , lo studio  metodico  e costante  del salterio (c.8) si  poneva  anche  come  strumento  d'aiuto  contro  l'enorme  ignoranza  che  dilagava  sia  fuori  che  dentro ai monasteri.

c)  I  Padri
Sin  dai  primi  secoli  la Chiesa  ha  affidato  l'insegnamento  lasciatole  dal  Cristo  alla  custodia  sicura  dei Padri  della Chiesa  ,  scrittori ecclesiastici  e  spesso  vescovi  , che  provvedevano  a  rendere  l'esatta  interpretazione  dell'insegnamento  del Cristo  soprattutto  là  dove  il significato  ortodosso  era  poco  chiaro.  Lo   stesso   S. Pietro  riconosce  che  alcune  parti  della  sacra Scrittura  sono  difficili  da  interpretare  e non  vanno  soggette  a  privata  interpretazione (2 Pt. 1,20).
Oggi  l'autenticità  della  interpretazione  spetta  al   Magistero  vivo  della Chiesa (DV  10),  E  nessuno  può   allontanarsene  in materia  di fede e di  costumi ; esso   è  orientativo  finché  non  diventa  obbligatorio allorché  l'insegnamento viene  pronunciato  "ex  cathedra"(cfr.  dogma  dell'infallibilità,  Concilio  Vaticano  1°,  1871).
L'oblato  (cfr. RSB  cc. 42, 73) deve  avere  grande  stima  verso  i Padri e  usufruire  dei  loro  commenti alle Scritture , oltre  che  seguire   l'insegnamento  per  giungere  alla  santità.

lunedì 27 luglio 2020

TEOLOGIA DELL'OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE di: Alferio Caruana "2---L'OBLATO BENEDETTINO SECOLARE "

27--7--2020

a)  L'oblato  nello spirito  della  Regola  di S. Benedetto

2)  Punti  salienti  della Regola  di  S. Benedetto

         CRISTOCENTRICA     (dal punto vista di teologico)
La  Parola  di Dio annunziata  dalle Scritture  si è fatta   carne( Natale) e  si è immolata  (Pasqua);  nascita  e  immolazione avvengono  nel  momento  liturgico  alla  mensa  della  Parola    e del  Pane,  durante  il sacrificio della  Messa . I  sacramenti  si  caricano  di forza  ed  efficacia  proprio  dal  sacrificio  del Golgota , e  ad  esso  sono  diretti  ; ecco perché  vengono  celebrati  essenzialmente nella Messa .  La  Liturgia  "fonte  e culmine   della  vita  della  Chiesa (SC  10) nasce  , vive  e si  sviluppa attorno  all'altare , in  questo  continuo  offrire  a  Dio  e  ricevendo  , come  arricchimento  , la  santificazione di tutto  il Corpo  Mistico;  è  il  mistero  della  Chiesa . Infatti , attraverso la  vita  sacramentaria  la Chiesa attua  questo  atto  liturgico  culminante  nell'Eucarestia  in un  regime  di segni sensibili  ed  efficaci  della  grazia , appunto  i sacramenti  , di cui  il Battesimo , la Cresima e l'Eucarestia sono  i  punti  chiavi  della  "iniziazione"  cristiana in  quanto  permettono  di  partecipare  del Corpo  Mistico  con  una  vita  cristiana  impegnata.
L'oblato vive  della  Liturgia  in quanto  momento  d'incontro  tra  Dio e  l'uomo.  Per  mezzo  degli  atti  di culto  il fedele esercita  il suo  sacerdozio nella  triplice  dimensione : regale , profetica , sacerdotale (LC  34, 35, 36). Nella  Liturgia  Dio  parla  agli uomini  e  Cristo  continua  a proclamare il  suo Vangelo ;  in essa  tutto  parla  di Dio e della  storia della  nostra  redenzione;  il  piano  di salvezza di Dio  su  tutto  il mondo (Col.  1, 14); la  restaurazione  e  il  ricapitolamento  di tutte  le cose in Cristo (Col. 1, 20).   Sia  gli oblati (SC14)  che  i laici (AA4)   devono  essere formati  alla  Liturgia e  istruiti  su  come  conformare la loro  vita  in modo  liturgico , e  partecipare attivamente  alla  Liturgia;  infatti  non ci  può essere  vero  frutto duraturo  dell'azione  liturgica  se non  si partecipa  in modo  attivo . La  Liturgia inoltre  opera  una  sintesi  meravigliosa tra il sacro  e il profano del cielo ;  ponte tra  due  realtà  :  una visibile e l'altra  invisibile , eppure  così  presente . Il mondo  viene  trasformato  e santificato  dall'azione divina che  la Liturgia riversa  in coloro  che  la  vivono  con  impegno . Tutta  la  giornata  dell'oblato  è  continua liturgia  perché  egli  s'immola  sull'altare  della  propria esistenza  ; e  in questo  donarsi  quotidiano  offre  le sue  opere  e se stesso ;  in attesa  dell'azione  redentrice  del Cristo , da  cui  scaturiscono tutte  le grazie necessarie  a vivere  più  liturgicamente  la propria  oblazione.

domenica 26 luglio 2020

TEOLOGIA DELL'OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE di: Alferio Caruana " L'OBLATO BENEDETTINO SECOLARE "

26--7--2020

a)  L'oblazione  nello spirito   della Regola  di  S. Benedetto

2)  Punti  salienti  della  Regola  di  S. Benedetto

       CRISTOCENTRICA:  (  dal punto di vista  teologico)

S. Benedetto   ricorda    all'oblato  che  questa  ricerca  di Dio sarà  condotta  attraverso  Cristo   Gesù  che  ha detto:"  Nessuno  viene  al Padre  se  non  per  me"(Gv.  14,6) ;  ecco  perché  la Regola  di S. Benedetto  è  essenzialmente  cristocentrica, per  cui  egli  dice:"Nulla  preferire  all'amore di Cristo"  (RSB  cc.  4, 72). S. Benedetto  conduce  il suo  discepolo sotto  la  guida  dello Spirito  il  vero Maestro (Mt. 23, 8) . La  traccia  di questa  strada  maestra  si  trova  articolata  per  tutta  la Regola ;  essa  tuttavia  viene  condensata  nei  cinque  punti  spiritualmente  più  qualificati  della  vita  monastica  : la Sacra  Scrittura  , la  Lectio  Divina  , la  Liturgia  , l'Ufficio Divino

a)Sacra   Scrittura
I Libri  sacri  contengono la  storia  della  Rivelazione  del  piano  di  salvezza che Dio  ha  preparato  per  l'uomo , esso  viene  portato  a termine  alla  fine  dei tempi   prestabiliti  (Gal. 4,4)  da Cristo , figlio di  Dio  . Egli  porta questa Parola di salvezza sotto forma  di messaggio  (kerigma)  della  buona  novella: egli   stesso  è la  Parola  (verbum  , logos),  che  si è  manifestata  agli  uomini sotto  carne  umana  per  riscattare  quelli che  erano  sotto  la legge (Gal.  3, 5) .  Il messaggio  di salvezza  è  rivolto  agli  uomini  di buona volontà   che  vogliono aderire  al suo  piano  di amore,piano  esteso  a tutti  gli uomini . Il Vecchio  Testamento  è  una  sequenza  di avvenimenti  che  preludono all'avvento  del Cristo ; mentre  il Nuovo  Testamento  ne è  il  compimento  . I  vangeli  contengono  questa  Parola  di vita  nuova  , elaborazione  dall'insegnamento  di Cristo  . S. Benedetto  stesso  era  molto  addentrato  alla  sacra scrittura  e le  citazioni  numerose  di  ambedue  i testamenti  ne sono  conferma.   Egli insiste  perché  il monaco  , e  quindi  l'oblato ,  abbiano  tra  le mani  i sacri testi  ; e   al  capitolo  42  della  Regola  accenna  alla  loro  lettura  . La    sacra Scrittura  deve  essere  il libro  preferito  dall'oblato  ;  in  esso  egli  trova  il modello  divino  da  imitare (Cristo  , Ideale  del monaco--D. Colomba  Marmion).  Non  sono  proibiti  naturalmente  altri  libri  a sfondo  spirituale  ma  le Scritture  devono  essere  preferite  agli altri libri. "Ignoranza  delle Scritture[.....] è  ignoranza  di Cristo, diceva  S. Girolamo (DV 25);  L'oblato  non  lo può  assolutamente  ignorare  , così  come  tutti i  fedeli(DV  22; AA32)  e   coloro  che  vogliono  partecipare  del  messaggio divino.

b)  Lectio  divina
Nel  proporre  la lectio  divina al monaco  , e  quindi  all'oblato  , S. Benedetto rimane  nella  linea  della  tradizione  monastica . Questa  santa  lettura  era  tanto  vasta  quanto  impegnativa  per  il fatto  che  si  estendeva dalla  semplice  lettura  spirituale   fino  allo studio  impegnativo  della  teologia , comprendente  le Scritture  , i Padri , i Salmi (RSB   c,8) , intorno  ai   temi  spirituali  e  liturgici  .  La  lectio  divina  riempie  il tempo  lasciato  libero  dalla  recita  dell'Ufficio  divino  e dall'eventuale  lavoro  manuale  e  intellettuale  ;  essa  era  un  notevole  contributo  nell'esercizio  di un  lavoro  più  mentale che manuale. Ma  il  profitto  che  ne  doveva  trarre  il monaco  era molto , infatti  la vita  monastica  deve  essere  improntata  dalla  lettura   divina che  tanto  merito ha  nel rendere  la persona  meditativa  e  riflessiva . Sono  noti  i  momenti  classici  della  lectio divina: lectio(lettura), oratio(orazione),  meditatio (meditazione) e  contemplatio(contemplazione).  Il  segreto  della  lectio  sta  soprattutto  nell'attento  ascolto  della  voce  dello Spirito  che  si  comunica  durante  la lettura  ;  pertanto   l' ansia di leggere molti libri  o addirittura  in fretta  è  nemica  della  lectio (RSB c. 49). S.Benedetto  fa capire    questo  atteggiamento  meditativo  nella  lettura  quando  ammonisce  il suo  discepolo di leggere il libro  che  gli  si  dona  all'inizio di Quaresima "da capo a fondo"(c.49). Questa  dote  di  concentrazione ha  fatto  si che  "la  serietà , la  diligenza, la  pazienza  hanno  creato  il tipo tradizionale  del  benedettino studioso  (Lentini) . Fedeltà  alla  lectio  è  fedeltà  alla propria  vocazione. Di  S.  Beda il Venerabile  , monaco  benedettino illustre del  7°  8°  secolo , nonché  dottore  della  Chiesa , di  origine  sassone , si dice  che spese  tutta  una vita  leggendo  , meditando , insegnando e soprattutto  vivendo  la Parola.

venerdì 24 luglio 2020

EMILY DICKINSON "LE POESIE"

24---7---2020

580

Diedi  me  stessa  a  lui-
e lui  presi, per paga-
il solenne  contratto  di una vita
fu  in  questi  termini ratificato-

La  ricchezza  potrebbe  disilludere -
ed io  risultare  più povera 
di questo  pensi  il grande  compratore-
il quotidiano possesso d'amore

deprezzare  la   visione-
finché   il mercante  compra  - tuttavia -
resistono - nelle  Isole   Felici-
come favola  , i carichi  preziosi-

è  reciproco  il rischio  - se  non  altro -
e lo  fu  per  qualcuno  anche  il guadagno-
dolce  pegno  di vita-  da pagare  ogni  notte-
ed  insolvente  ad ogni  mezzogiorno- 

584

Cessò  di farmi male ,  così piano
che  non  colsi  la fine  dell'angoscia-
ma  volgendomi indietro  vidi  solo
un'ombra  che  oscurava  il mio sentiero-

né  potrei  dire  quando  s'alterò-
io  che  l'avevo  indossata  ogni  giorno
fedele  , come  il grembiule d'un  bimbo-
e ogni  notte  al suo  gancio  l'appendevo.

Non  potei  rintracciare  quel  dolore
annidato  nei  pressi, come  gli  aghi
che  alle  guance  dei  puntaspilli fissano
le  donne  dolcemente , per  non perderli-

né  che  cosa  l'avesse confortato -
pure  -  dov'era la desolazione-
ora  va  tutto  bene - è  quasi pace-

giovedì 23 luglio 2020

LA VIA SEMPLICE DI CHUANG TZU di: Thomas Merton

23---7---2020

Lasciare  le  cose  come  stanno

So  come  si  fa  a  lasciare  in pace  il mondo, a  non interferire .   Non  so  come  si  mandano  avanti le cose.  Lasciare  le cose come  stanno : così  gli  uomini non  deformeranno la loro  natura  fino a  distruggerla !  Non  interferire  , così  gli uomini  non  verranno  trasformati  in ciò  che  non  sono!  Quando  smetteranno  di torturare  e  mutilare  gli  uomini  fino a  ridurli  irriconoscibili , quando  si  permetterà  loro  di vivere  , il  governo  avrà  raggiunto  il suo  scopo.
Troppo  piacere!  Lo  yang  ha  un  influsso  eccessivo. Troppo  sofferenza?  è  lo yin  che  interviene troppo  . Quando  uno  dei  due  ha  il  sopravvento  sull'altro, è  come  se le  stagioni si  alternassero  in  tempi  sbagliati. Si  distruggerebbe   l'equilibrio tra   freddo  e caldo e il corpo  dell'uomo  ne  soffrirebbe.
 Troppa   felicità , troppa  infelicità , nel  momento meno giusto , e  gli  uomini perdono l'equilibrio. Che  cosa  faranno  allora?  I  pensieri  si  accavallano  frenetici . Non  c'è  più  controllo .    Cominciano  tutte  le cose  , non  ne finiscono  nessuna. Qui  ha origine  la conoscenza , nasce  l'idea  del  migliore  e nel  mondo  fanno  la loro  comparsa i ladri.
Ora  neppure  il mondo  intero è  una  ricompensa  abbastanza  grande  per  i "  buoni",  né  una  punizione  sufficiente  per i  "cattivi". Perché  ora  il  mondo  stesso  non è  abbastanza  grande  da  servire  da  premio  o castigo. Dal  tempo  delle  tre  dinastie  gli uomini non  fanno  che  correre  in  tutte le direzioni. Come  possono  trovare  il tempo  per  essere  umani?

                                                                *

Addestri  il tuo  occhio  e la  tua  vista  anela  ai  colori. Ti  alleni l'orecchio  e spasimi  per  suoni celestiali. Ti  diletti  a fare  il bene  e la  tua  naturale  gentilezza si  deforma  fino  a sparire.   Ti  compiaci  della  rettitudine  e diventi   virtuoso  in modo assurdo. Esageri  con  la  liturgia  e ti  trasformi  in  un   guitto.  Eccedi  nel  tuo  amore  per la musica e    diventi  sdolcinato.  L' amore   per  la  sapienza  porta  a essere  ipercritici . Se  gli uomini si  accontentassero  di come  sono,  prendere  o  lasciare  queste  otto  delizie  non  farebbero  alcuna    differenza  . Ma  se  essi  non  restano  nella  condizione  più  giusta   per loro , le  otto  delizie  proliferano   come  tumori maligni. Il mondo  piomba  nel caos . Poiché  gli  uomini  venerano  queste  delizie  e spasimano  per  esse,  il mondo  è diventato  cieco come  una talpa.
  Quando  l'oggetto  del piacere  è  sparito  , non si  rassegnano  ne  circondano la memoria  di culto   rituale, si  inginocchiano  quando  ne  parlano , suonano  musica  e cantano ,  digiunano  e  si   flagellano in  onore  di queste  otto  delizie. Quando  le cose  belle  diventano  una religione , come si fa  a  controllarle?

                                                                  *
L'uomo saggio, quindi  , quando  deve  governare  , sa  come  non  fare nulla.  Lasciando  le cose  come  stanno, egli  conserva  la sua  natura  originaria. Chi  governa  rispetta  i suoi  sudditi  così  come  rispetta  se stesso. Chi  si ama  abbastanza  da  permettere  a se  stesso  di restare nella  propria  verità   originaria , governerà  sugli  altri senza far  del  male.  Impedisca  alle  proprie  pulsioni più  profonde  di entrare in azione . Resti  immobile, non  veda  e non  senta. Stia  seduto  come  un  cadavere ,  con il potere  del drago ben  vivo  intorno  a lui .  Nel  più  totale  silenzio  , la sua voce  sarà  come  di  tuono . I  suoi movimenti  saranno  invisibili  , come quelli  di uno  spirito  , ma  lì accompagneranno  le  potenze  celesti . Imperturbato, inattivo , vedrà tutte  le cose giungere  a  maturazione  intorno  a lui . Dove  troverà il tempo  per governare?                      (11,1-2)

mercoledì 22 luglio 2020

IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA di: Alberto Romagnoli "la Magistratura"

22--7---2020

1---L' indipendenza  del potere  giudiziario

L'autonomia  del  potere  giudiziario  è  espressa  dalla  formula  dell'art.  101 :"   I  giudici  sono   soggetti  soltanto  alla  legge".  Che  cosa  si  è  voluto  dire  con questo?  è  chiaro:  i giudici  non  fanno  la  legge  , la  ricevono  dal  potere  legislativo , ma,  una  volta  che  la  legge  esiste, a  meno  che  la  Corte  costituzionale  non l'abbia  dichiarata  inapplicabile  per  illegittimità  costituzionale ,  debbono  applicarla  .  Non  possono  rifiutarsi  d'applicarla , non  possono  ignorarla  . Nessun' altra  autorità  , nessun  altro  potere  può  perciò  interferire  nel  giudizio  che  consiste  nel  confrontare la  norma col  caso  concreto  sottoposto  al  giudice;    solamente  il giudice  decide  con  la sua  sentenza se l'interesse  individuale o collettivo  , a  tutela  del  quale  fu  emanata  la legge  , è  stato o non  è stato  leso.
L'art.  104  afferma:"La  magistratura  costituisce  un  ordine  indipendente  da  ogni  altro potere".  è  inutile insistere  per  dimostrare  come  l'indipendenza  dei  giudici  ne  garantisca  l'obbiettività  e  l'imparzialità  e come  su  queste  riposi  non soltanto  la fiducia  nella giustizia, ma  senz'altro la fiducia  nello   Stato.    Iustitia  regnorum  fundamentum; a  che  varrebbero  le buone  leggi  , se i  cittadini  continuamente  dubitassero  della  loro  validità e  della  loro  imparziale  applicazione?
Altra  garanzia  dell'indipendenza  dei  magistrati  è data  dalla  così  detta  " inamovibilità" ,la  quale  assicura  una piena  indipendenza   del  giudice dal  potere  esecutivo , sicché non  abbia  nulla  da temere  per  aver  fatto giustizia.   Dice  infatti  l'art.  107 :"   I  giudici  non  possono  essere dispensati    o sospesi  dal  servizio  né  destinati  ad  altre  sedi  o  funzioni se  non  in  seguito  a  decisione  dl Consiglio  superiore  della  magistratura"
L'  inamovibilità  era  già  sancita  nello  Statuto , ed  è  stata,  oltre  che  ripetuta  , rafforzata  dall'attuale  Costituzione con  la creazione  del  Consiglio  superiore  della  magistratura. Entrano  a  comporre  questo  organo  membri  di diritto  e membri  elettivi . I  primi sono:  il  Presidente  della  Repubblica  , che  lo  presiede  , il  primo presidente  e  il  procuratore generale  della Corte  di  cassazione. I  secondi  ,  sono eletti  per  due terzi  da tutti  i magistrati ordinari  fra  gli  appartenenti  alle varie  categorie  , e  per  un  terzo  dal  Parlamento, in seduta  comune  , fra  professori  ordinari  d'università  in materie  giuridiche  ed  avvocati  dopo  quindici  anni  di professione(art. 104)
"Le    nomine  dei  magistrati  hanno  luogo  per  concorso",  dice l'art.  106 ;  disposizione  questa  , in cui  si  rivela  non  soltanto  l'intenzione  d'assicurare  la capacità  tecnica  di  che esercita  la  funzione  giuridica  , ma  di  consentire  che  alla  magistratura  possano  accedere  tutte  le  classi  sociali .
Altra   disposizione  , sempre  in  appoggio  del  principio  dell'indipendenza  dei  giudici  , è  contenuta  nell'art. 107,  3°  comma:"  I magistrati  si  distinguono  fra  loro  soltanto per  diversità  di funzioni ".  Con  ciò  si è  voluto  intendere che  non  esistono  per i  magistrati  vincoli  di  subordinazione  gerarchica;  si è  voluto  riaffermare  in  sostanza  che  ciascuno  di essi  è soggetto  soltanto  alla legge  , che  interpreta   secondo  la sua  libera coscienza , e  che  non v'è  superiore  che possa pretendere  d'influire  sul  giudicato  dell'inferiore.
Importante  è la disposizione  dell'art. 102 :" Non possono  essere  istituiti  giudici  straordinari  o giudici speciali". Anche  questa  disposizione   era già  contenuta  nello Statuto. La  magistratura  è la disposizione  dell'art.  102 :"Non  possono  essere  istituiti  giudici  straordinari  o giudici  speciali", Anche  questa  disposizione  era  già  contenuta nello Statuto .  La   magistratura   ordinaria  deve  essere in grado  di  giudicare  in qualsiasi  causa , e  il  cittadino deve  sapere  che il giudice  nella  sua  causa  sarà  quello  destinato  per legge (il  così detto"giudice  naturale").  Sono  evidenti  i  pericoli per la libertà  e  la giustizia  derivanti  dall'inosservanza  di  questa regola : uno  dei  più  odiosi  e clamorosi  attentati  alle  norme  statutarie  compiuti  dal fascismo fu  l' istituzione del  Tribunale  speciale  per la difesa  dello Stato. A  questa  regola  si  ammettono  tuttavia  due  eccezioni; l'una  riguarda  i Tribunali  speciali  amministrativi  (Consiglio  di Stato , Corte  dei Conti , e  altri );  la seconda  riguarda  i Tribunali militari.

martedì 21 luglio 2020

VIAGGIO IN ITALIA J. WOLFGANG VON GOETHE

21---7---2020

Roma,  1   novembre   1786

Finalmente   posso  rompere  il silenzio   e  mandare  di buon  animo  un  saluto  agli amici!  Possano  essi perdonarmi  il segreto  di questo  viaggio, quasi  direi  , sotterraneo  . Io  osavo  appena  dire  a  me stesso dove  era  diretto , e  per  fino  lungo la via  temevo  ancora  di non  toccare  la  meta;  soltanto  sotto  la  Porta  del Popolo  sono  stato  certo  di aver raggiunto  Roma.
E  lasciatemi  dire  ancora  che  ho  pensato  mille  volte,  che  penso continuamente a voi al  cospetto   di tante  cose,  che  non  avrei  mai  creduto  di poter  vedere  da solo .  Soltanto  quando  mi  sono  accorto  che  i miei  amici  eran  come  incantati  anima e corpo nel  Settentrione ,  e che  ogni  aspirazione  di visitar questa  terra a  poco  a   poco  svaniva,  solo  allora  mi son potuto  decidere  ad  intraprendere  un lungo  viaggio  solitario  e a  cercare  il  centro  , al quale mi  traeva  un  bisogno  irresistibile  . In  questi ultimi  anni, quell'aspirazione era  diventata come  una malattia  , dalla  quale  non  mi  potevan  sanare se  non  la vista  e  la  presenza  delle  cose reali. Ora  lo posso  confessare . Ero  arrivato  al punto  da  non  poter  nemmeno vedere  un libro  latino  né  un disegno  di qualsiasi  regione  d'Italia.  Il desiderio  intenso  di visitare  questa  terra era  da troppo  tempo  maturo  ; ora   che   questo  è soddisfatto  ,  nell'intimo  del cuore   gli amici e la  patria  mi son  diventati  ancor  più cari  e il  ritorno  più  desiderabile; tanto  più  desiderabile  perché  sento  che  tutti  questi  tesori  non  li  porterò  con  me  a  vantaggio  mio soltanto , e solo  per mio  uso privato, ma perché  possano  servire  per tutta la vita , a me  e ad  altri  ,di guida e di  sprone.

lunedì 20 luglio 2020

RABINDRANATH TAGORE POESIE "L' AMORE"

20--7--2020

Incomprensibile

Tu   non  mi puoi  capire?
        Pieni  di calma  melanconica
        i  due  occhi  interrogano,
  cercano  il significato;
come   la luna  con  volto  umile
e  fisso  sta  a  guardare
     dentro l'oceano.

          Io  non  nascondo  nulla;
                  quello che  ho  è tutto
                  davanti  ai tuoi  occhi ,
          cuore  aperto  , accogliente.
Ho  donato  tutto
per dare  un'idea  di me.
          Non  mi puoi  capire?
    

         Se  ciò  fosse solo pietra  preziosa,
                  la  romperei  in  cento  pezzi,
                  con  arte  in mille  forme,
          e  una  dopo  l'altra
le  infilerei  in un  solo  filo 
        in  una  sola  collana
        e  te  le  metterei  al collo.

       Se  questo  fosse solo  un fiore,
              perfetto , bello , grazioso,
              fiorito  nelle  regioni  dell'aurora,
        ondulante  al vento  di primavera,
lo strapperei dallo stelo
e  lo  metterei  con gentilezza 
           nei tuoi  capelli  neri.

Ecco,  amata, tutto  il   cuore;
           dov'è  l'acqua  , dov'è  la riva,
sono  disorientato
in  questa  casa  misteriosa , infinita.
Anche  se  non  conosci  principio  e fine
di  questo  regno , o regina,
             tuttavia  è la  tua  capitale.

Che  voglio  farti comprendere?
           Nel   profondo  del cuore 
           non  so  che  cosa  palpita
nel canto  tacito  del giorno e della notte;
tutto  il   cielo  è  pervaso
di  immobilità  e di silenzio,
             come  la voce  della  notte.

Se  questo  fosse solo  godimento,
              soltanto  un sorriso
                venuto  dalle  labbra,
         risveglierebbe  la felicità;
in un momento  comprenderesti
le notizie  del  cuore,
          senza  bisogno  di parole.

Se  questo  fosse  solo  godimento,
           due  lacrime  di pianto,
           luccichio  nei tuoi  occhi,
labbro  amaro , volto triste ,
avresti  visto  la pena interiore,
si  sarebbero  manifestate
            in  silenzio le parole.

  Questo  , amata, amore del cuore
            non  ha  né  principio , né  fine 
            alle  pene  delle  gioie  e dolori,
   è  sempre  vuoto  ed  è sempre  pieno,
ogni  giorno  e  notte  nascono 
nuove  e nuove  ansie;
             non  ti so  spiegare!

             Forse  non mi  hai  capito!
                       Sempre  negli occhi 
                       in  una  nuova  e  nuova  luce
            leggi  giorno  e notte ;
si  vede  solo  un po'   d'amore ,
un po'  di  cuore  ;
          chi  e  quando  ha capito  tutto?

Sul   Gange, nel  vapore  "Milo",verso  Rajshahi, 25   marzo  1893,     da  La   barca  d'oro

domenica 19 luglio 2020

TEOLOGIA DELL'OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE "2--L'OBLATO BENEDETTINO SECOLARE "

19--7--2020

a)  L'oblazione  nello spirito  della  Regola  di S. Benedetto

1)  Ricerca  di Dio
Riprendendo   il capitolo   58   della Regola,   sull'accettazione  dei fratelli,   nelle  prime  righe  si legge : "Mettete   alla  prova  gli  spiriti  per vedere se  sono  da  Dio(1Gv. 4,1)"e   più   avanti  si mettono  in chiaro  al neo-venuto  tre  condizioni, per  scrutare  bene  se cerca veramente  Iddio,(St. 27); ciò  lo si  deduce  dall'accoglienza  che  il novizio  dà  alle  tre  condizioni:  Opus  Dei,  Obbedienza,  e  Obbrobria,  le  famose tre  "O"  della  versione latina  della Regola,  vale  a dire  l'ufficio  divino,  l'obbedienza  e le prove della vita.  Il  motto"Ora   et  Labora"  deve  passare  attraverso  la  verifica di  queste  tre  "O", banco di  prova  sia  per il  monaco  che  per l'oblato nel  suo  pellegrinaggio  terreste nel  monastero fino  alla morte (RSB Prologo; c.4).  S. Benedetto  conduce  il nuovo venuto  attraverso  un cammino  che  egli  stesso  aveva  saputo  forgiare  e sperimentare  nella  sua  vita  di  intenso  ricercatore  di Dio ;  e alla  base  delle tre  condizioni si  trova  la  vera  e  sincera ricerca  di Dio scevra  da equivoci  e  malintesi.
Nel  Prologo  S. Benedetto  ricorda  all'aspirante che  la  vita  monastica è  irta  di difficoltà  e che  solo  la  buona  volontà  e il  duro  lavoro  ascetico potranno  garantire  il successo nella  lotta  per  la sopravvivenza  spirituale .  Inoltre  S. Benedetto  non  gli  nasconde  che la vita  in  monastero non  sarà  facile. è  solo  il lavoro  ascetico  , spesso sfibrante , che  porterà  il novizio alla salvezza.  Quindi  l'orientamento  del  cristiano  che  varca  la soglia  del monastero  è  puntualizzato  con  largo  anticipo  . Prospettando  le  cose  dure  ed  aspre , S Benedetto invita  il novizio a non  allontanarsi  dal  campo  di battaglia  appena  incominciano  le prime  scaramucce insite  nella  vita   dell'uomo ; invece  gli  fa  coraggio  per  riprendere  il cammino se eventualmente  incappa  nei  vari ladri(ostacoli)  della vita . Il  buon  samaritano (Lc. 10,33) è sempre  alla  portata  : la  Regola  finisce  con  l'assumere  l'aspetto  di maestra (RSB c.3)  e  di  consorzio  di fratelli(c. 1) ,  per  cui  il  novizio  non può  sentirsi  solo, ma  in  compagnia di altri lottatori  come  lui nell'arena  del buon  Dio.
Ciò  che  viene  detto  del novizio monaco  , lo  si può  benissimo  applicare all'oblato. Certamente  l'oblato se  vive nel  mondo deve  fare  del mondo (famiglia, lavoro, ambiente secolare) il suo  chiostro ,  cenobio, monastero. In esso  deve  sviluppare  la sua vocazione ;  mentre  la sua  vita di  consacrato al Signore ,mediante il battesimo , lo deve mettere  nella  possibilità di essere  se stesso  in una  fedele sequela  di S Benedetto. Come il monaco  se vive  nel  "mondo"  (cc.   66-67)  non  può  realizzarsi, così  l'oblato se  vive  "avulso" da  quel  mondo  che è  il suo  campo d'azione , il  luogo  dove  egli  deve destreggiarsi in una  lotta  impari.
I  due  poli  su cui  si  svilupperà  la vita  dell'oblato , come  quella  del  monaco , è  la comunità  (St.  15-16) e la  solitudine(St.  24);    due termini di  paragone , due  elementi  fondamentali ed  essenziali nella  vita  di  entrambi : due  momenti  caratteristici  di una  vita  benedettina . Il  primo elemento, la  comunità, che S. Benedetto adotta come  ordinamento alla  sua vita  monastica  (RSB c. 1) , è  inteso  a dare  forza  , morale  e spirituale,  ai  suoi  cenobiti;  lo scopo  è quello  di  un  reciproco  aiuto  nel  combattimento comune (c. 1) ,  ragione  d'essere  di  una  vita  comunitaria ,  S. Benedetto  propendeva  verso  questa  soluzione  dietro  sicuro suggerimento  dello Spirito  Santo, e  non  che  egli abbia   mai  rinnegato la sua  prima  esperienza  di  eremita  a Subiaco. I  fatti  della sua  vita,  raccontati  nei  Dialoghi  di S. Gregorio  Magno , gli  avrebbero  consigliato  di  ritornare  al suo  primo  amore.  Egli   aveva  capito  che Dio lo spingeva  verso  questo  lido per ridare ossigeno   ad  una  vita  monastica  non  solo  languida (crf. Vicovaro), ma  addirittura  allo sbando (cfr. Sarabaiti  e  Girovaghi : RSB c. 1). La  Regola  pertanto  prospetta  alcuni  momenti  comunitari  basilari : la preghiera  innanzitutto (cc.  8-20) ; poi   il lavoro manuale  ed intellettuale (c. 48);  l'incontro della  famiglia monastica  a consiglio per deliberare (c.3);  la gerarchia monastica (c.63); il  rispetto  reciproco  tra  anziani e giovani (c. 4) ;  la cura degli  anziani e dei  bambini (c. 37) ;  l'attendere ai malati(c.36) ;  infine  , il  comune  consorzio (c.72). Questi  momenti  sono  comuni  a tutti  gli uomini, dovunque  , quindi  anche  agli  oblati  sia  nell'ambito  della  propria  famiglia  e  dell'ambiente sociale sia  nell'apostolato  vario(St. 31-32).
Il secondo elemento  , solitudine , è  un altro  momento  nella vita  monastica sottolineato  a più  riprese nella Regola (cc.6,  7,  9,  42). S. Benedetto sa  che il silenzio  , anche  quello  esterno  , è  essenziale  nella  vita  del  monaco sempre  alla ricerca di Dio;  proprio  perché  è  l'atmosfera  di Dio ,  e deve  essere così  anche  per il monaco e l'oblato  che  vivono  una vita  di  ritiro  dal mondo,  come  si preferisce oggi, in  ascolto  del mondo. Infatti, il monaco  o l'oblato  non  scappano  dal mondo;   l'allontanamento da esso serve  ad aiutarlo  a migliorare  mentre  lo si  raccomanda incessantemente a Dio  nelle preghiere  e nelle  fatiche  giornaliere.  La  solitudine  quindi  non è  mai  sinonimo di  abbandono  tout  court delle  creature ; ma deve  essere una conquista  che  va  effettuata  dopo  matura  e prolungata  riflessione(c.1); quindi   non deve  mai  risultare  un rinnegamento  degli  altri, ma essere  una  esigenza  dello spirito che  vive  della  continua  presenza  di Dio(cc.  7,1),  nell'assidua  meditazione  della Parola  di Dio . La solitudine viene  così ad  essere  una  liberazione  dall'oppressione delle  cattive  tendenze  che  nel deserto  della nostra  aridità  ci  tormentano;  si  torna all'uomo così carichi  - Questa  proposta  di Preghiera e Lavoro  alla maniera benedettina , che l'oblato offre  come  testimonianza , potrà  essere accolta per  un serio esame  qualora la si potrà vedere attuata (St. 12). Per  questo  gli Statuti  sono  un  aperto  invito  a tutti  i laici non  terziari  di  altri  Ordini,  al  di sopra  dei  18  anni(St. 5)
L'oblato  , in  virtù  della  promessa  , come già  accennato  viene  a  contrarre un vincolo  con il  monastero di sua  scelta(St. 14);  un  legame  di  aiuto reciproco , soprattutto spirituale  , che  si  riceve  e si  dà (St. 1,8, 10). Ciò genera  nell'oblato  il vero  senso  dell'oblazione benedettina ; egli   acquisisce un diritto  reale  , sebbene  a titolo diverso , di  appartenenza  al  monastero(St. 1, 10).  La realtà  dell'appartenenza  sta nel  sentirsi  legati spiritualmente  al monastero  beneficiando  così  degli  aiuti  soprannaturali necessari  per  l'avanzamento  della  propria  vocazione (St.11) ; l'oblato nel mondo (St. 14,  31,  32)  e  il monaco  nel monastero.
Gli  Statuti  esortano  vivamente  le  comunità  monastiche  maschili e  femminili ad  accogliere  tutti  quelli  che  vogliono  vivere  lo spirito  della  Regola  (St. 7, 10),  sottolineando  nel  frattempo la cura  e la  formazione  che gli oblati  devono  avere dal  monastero(St. 3, 4,  11,  13);  il loro  far  parte del monastero e il  diritto di essere ammaestrati  nei  precetti  di  S.   Benedetto (St. 11); e,  infine  , il  loro essere parte  integrante della  grande famiglia benedettina(St. 1, 8,  9, 10).

sabato 18 luglio 2020

GIOLITTI , L'ANTIRETORICO

18--7--2020

G.Natale  ,    Giolitti  e  gli italiani

Giovanni  Giolitti(1842--1928),  quasi  ininterrottamente   Presidente  del  Consiglio  dal  1900  al  1913, inaugurò    una politica  di progresso e  promosse una  legislatura  sociale a  favore  delle  classi  più povere. Il  periodo  del  suo  governo   coincise  con  uno  slancio   dell'economia       italiana  mai  prima  veduto, che  fu  interrotto  dal  nostro  intervento  in guerra  da lui  avversato.

Un segretario  del  primo ministro  ,  incaricato  di compilare  un telegramma al prefetto  di Bologna per  una  comunicazione al  Carducci  aveva scritto :"Informi  grande Carducci che  desiderio  vate  possente  terza  Italia  trova  eco   profonda  animo mio .  Presidente  del Consiglio , Giolitti".  Superbo  del  capolavoro  lo portò  di persona  al presidente  sicuro  di averne gli elogi. Il Giolitti tirò  un  frego  sul foglio , con  la  matita blu vi mise  una postilla." Manicomio " e  riscrisse così  il telegramma:  "Informi personalmente Carducci che  ciò  che  desidera sarà  fatto.  Pregola   presentargli  miei  saluti. Giolitti".

Giolitti, alla  Camera  dei  deputati , 12  giugno 1902

Ed  io  confesso  che  la mia  politica  è  proprio  una  politica empirica;  se  per  empirica s'intende  tener  conto  dei  fatti , tener conto  delle  condizioni reali  del paese e delle  popolazioni in  mezzo  alle quali dobbiamo  fare  questa politica. Il sistema  sperimentale , che  consiste  nel  tener conto  dei fatti e  procedere a  misura che  si può  , senza  grave  pericolo , è  il più  sicuro  ed  anzi  il solo possibile.

Giolitti , Discorsi  extraparlamentari

La  tendenza a criticare  il sistema  di larga  e libera  discussione  proprio  del  Parlamento  e ad  invocare  un 'azione  di governo senza  discussione , è  effetto  di poca  educazione  politica , e  dipende  da  una  specie  di tendenza  atavistica  prodotta  da  una  lunga  serie  di  anni di governo  assoluto , per  la quale  istintivamente si crede  che  un'azione  governativa  , della  quale  non  si  dicono  né   si  discutono  i  moventi  , sia  il  prodotto  d'una  scienza  superiore, quasi  di un'ispirazione  che  scenda  da una  sfera sovrumana.

Giolitti  alla Camera  dei  deputati , 8  aprile  1911

Gli uomini di governo non  debbono  essere  dei  precursori ;  debbono  essere  uomini che  capiscono  il tempo nel  quale  vivono, che  sentono  le  condizioni  del  paese e le  secondano efficacemente.

venerdì 17 luglio 2020

EMILY DICKINSON "LE POESIE"

17---7---2020

576

Incominciai   a  pregare  ,  da  bambina,
perché  m'avevan  detto di pregare-
ma   smisi , appena in grado  di capire
che  senso  avrebbe  avuto  la preghiera

se  credevo  che Dio  guardasse  attorno 
ogni  volta  che  i miei  occhi di bambina
calmi e fermi , con  tenero  candore,
si  fissavano  nei  suoi-

e  gli  dicevo  quel  che  avrei  voluto
oggi, e  quello  che  sempre  mi stupiva
dei  suoi  misteriosi  disegni-
e  la  natura  ambigua
della  Divinità-

Più  volte , poi  provata  dal  pericolo ,
ho  valutato  quale  immensa  forza 
dovrebbe  avere  un Dio  così  potente
da reggere  la mia  vita  per me

fino  a  farmi  ottenere l'equilibrio 
troppo spesso  oscillante , in  questi tempi ,
che in  bilico  mi  tiene di continuo -
e  infine mi  abbandona-

579

Per  una  vita  avevo  avuto  fame-
era  giunto  il mio tempo di pranzare-
alla  mensa  tremando  m'accostai-
toccai  l'ignoto  vino-

quello che  avevo  in tavola  intravvisto-
mentre  digiuna  , ritornando  a  casa,
alle finestre  occhieggiavano, cercando
un  tesoro  che  non  speravo  mio-

Non  conoscevo  quel  copioso  pane-
era  così  diverso dalla  briciola
spartita  tanto  spesso   con gli uccelli
nella   sala  da  pranzo  della  natura-

Quell'abbondanza  mi  ferì  - era  nuova-
troppo  per me -  mi  fece stare  male-
così  accade  alla  bacca   trapiantata
da  un cespuglio montano sulla  strada-

Non  avevo  più  fame- e fu  così
che scoprii  la  natura  del bisogno-
qualcosa  che si  sente alla finestra
ed  entrando  - scompare-

giovedì 16 luglio 2020

DEVOZIONI POPOLARI E CRISTIANESIMO di: Pina Maria Speranza Raciti

16--7---2020
Prima  del Concilio Vaticano 2°,  il popolo di Dio cristiano(della Chiesa  di Roma),era  diviso in:
=  Cristiani  , di seri A, religiosi, sacerdoti, i quali   avevano  l'approccio diretto ai Sacri Test, ed  una  formazione  teologica;
=  Cristiani  di serie Z , i laici, ai  quali  era  negato  l'approccio  ai  Sacri Testi, e senza  alcuna  formazione , la loro vita  di fede , era ,  e purtroppo è,  costituita  ed alimentata , dalle devozioni.  
In poche  parole,  la maggiore parte  del popolo  di Dio , rappresentata  dai laici , era ed è costituita da decerebrati!
Con il Concilio  Vaticano 2°, tutto  il popolo di Dio acquista , uguale  dignità , i laici  , non solo acquistano una  dignità , ma  iniziano  ad avere un ruolo  nel contesto  della Chiesa. Il cammino  è lento , sono molti i tabù, i pregiudizi, che si  sono  accumulati , in duemila anni; ed il tempo necessario  per rimuoverli , è  molto lungo!
Il popolo di Dio è formato da tutti i battezzati,  questo vuole dire , che  è necessaria  una formazione cristiana , e quindi un'educazione , ed  una  conoscenza della propria fede, che  non   si può fermare , al  catechismo per la prima comunione e cresima.
Bisogna entrare in una  nuova ottica, un  cammino di fede è soprattutto  studio , conoscenza , che andando oltre il catechismo  della prima comunione , continua con  lo studio  dei  Sacri Test, della  storia della Chiesa cristiana  fatta di ombre e di luce, con  le basi  elementari  della teologia  cristiana ecc.
Non sarebbe  male  , trasformare ,l'oratorio, delle parrocchie  in aula di studio e  biblioteca!
L' approccio  alla  Parola  come lectio  divina , è  il fondamento  per  un cammino  di fede , che via, via va  maturando , solo la conoscenza della luce  evangelica può  formare i veri cristiani, fede  come vita vissuta nel quotidiano.
Le  statue, cristiani della chiesa  di Roma,  adoratori  di statue!
Le statue , sono l'eredità  , delle religioni  precristiane del mondo greco-romano(il nostro mondo);  rappresentano la debolezza  , il limite, che è  proprio  dell'uomo, della sua necessità di  rapportarsi   con se stesso.  Lo dice la psicanalisi, ma alcuni secoli fà , una grande donna, una mistica  Santa Teresa  d'Avila, in un suo scritto, giustifica questo  atteggiamento umano.
----" la via  della contemplazione , via  giusta  che l'uomo percorre verso la meta finale, LUI; è  una via  che porta  con se una grande tensione, e dato  che noi non siamo angeli, è difficile , da sostenere, essendo  uomini  , con  le nostre fragilità.   Aggiunge, che lei , nei momenti bui della sua vita, preferiva rapportarsi  , con l'umanità di Cristo il Crocifisso.
Ritornando al presente, nelle mie osservazioni,non solo a Belpasso, sebbene  mi è più facile evidenziarli   ,  nella realtà  oggettiva, in cui vivo.
Devozioni  mariane, mi chiedo , se queste devozioni siano amore  per  le statue o per Maria, e  quanta conoscenza di Maria ci sia.
La  preghiera  mariana per eccellenza  è  la recita del Santo Rosario, un vero cammino con Maria, dentro il  Santo  Vangelo .
La verità  è che  ci troviamo difronte ad  un popolo di Dio , non  amato,  non  curato,  non educato.
Maria si conosce , attraverso  la conoscenza  dei Sacri Test,  vivere la propria fede cristiana , vuol  dire  vivere  la propria fede con Maria.  Maria  è la donna  :
del   silenzio,   dell'ascolto,  della  meditazione,  del fiat.
Imparare  a conoscere ed amare Maria, vuol dire andare  alla sua sequela, nel  cammino verso LUI.
      SILENZIO---ASCOLTO---MEDITAZIONE---FIAT
Il  Santo Rosario , è  la  preghiera , la  meditazione,  del cammino  del cristiano, di una fede cristiana e quindi mariana; le coroncine , lasciamole al passato, mettiamole in un museo!

mercoledì 15 luglio 2020

FEDERICO GARCIA LORCA POESIE: "ROMANCERO GITANO"

15---7--2020

La   sposa  infedele 
                    A   Lydia  Cabrera  e  alla  sua  moretta

E  io  che  la  portai  al fiume
credendo  che  fosse  ragazza,
invece   aveva  marito.
Fu  la  notte  di  San  Giacomo
e  quasi  per  obbligo.
Si  spensero  i fanali 
e  s' accesero  i grilli.
Alle  ultime  svolte
toccai  i suoi  seni  addormentati
e  di  colpo mi  s'aprirono
come  rami  di giacinti.
L'amido  della sua   gonnellina
suonava  alle mie orecchie
come  un pezzo  di seta lacerato  da  dieci coltelli.
Senza  luce  d'argento sulle  cime
son  cresciuti  gli alberi
e un  orizzonte di cani 
abbaia  dal fiume.

            *
Passati  i rovi,
i  giunchi  e  gli  spini,
sotto  il cespuglio dei  suoi  capelli
feci  una  buca  nella  fanghiglia.
Io  mi levai  la cravatta.
Lei  si tolse  il vestito.
Io  la  cintura  e  la  rivoltella.
Lei  i suoi  quattro  corpetti.
Non  hanno  una pelle  così  fine
le  tuberose e le  conchiglie
né  i cristalli  alla  luna
risplendono  di tanta luce.
Le  sue  cosce mi  sfuggivano
come  pesci  sorpresi,
metà  piene  di  brace,
metà   piene di freddo.
Corsi  quella  notte
il  migliore  dei  cammini
sopra  una  puledra  di madreperla
senza  briglie  e senza  staffe.
Non  voglio dire , da  uomo,
le cose  che  ella  mi disse.
La  luce  dell'intendimento
mi fa  esser  molto  discreto .
Sporca di   baci  e di sabbia
la  portai  via  dal fiume.
Con  la  brezza si  battevano
le spalle  dei  gigli.
Agii  da  quello che sono,
da vero  gitano.
Le  regalai  un  grande  cestino
di raso  paglierino,
e  non  volli  innamorarmi
perché  avendo  marito
mi  disse che era  ragazza 
mentre  la portavo al fiume.

SAN   Michele
    (Granada)           A  Diego  Buigas  de   Dalmàu

Si  vedono  dalle  balaustre
sul  monte, monte , monte,
muli  e ombre di muli
carichi  di girasoli.

I  loro  occhi  nelle  terre  d'ombra
s'appannano d'immensa  notte.
Nei  gomiti  del  vento
scricchiola   l'aurora  salmastra.

Un  cielo  di muli bianchi
chiude  il suo  occhio di mercurio
dando  alla  quieta  penombra
un finale   di cuori.
E  l'acqua  diventa  fredda
perché  nessuno  la tocchi.
Acqua  pazza  e  scoperta
sul  monte  , monte,  monte.

          *
San  Michele  , pieno  di merletti
nell ' alcova  della  sua  torre,
mostra le sue  belle cosce
cinte  dai  fanali.

Arcangelo  addormentato
nel  gesto  delle dodici
finge  una  collera  dolce
di piume  e di  usignoli.
San  Michele  canta  nei  vetri:
efebo  di  tremila notti
fragrante  d'acqua  di colonia
e lontano  dai  fiori.

             *
Il mare  danza  sulla  spiaggia
un  poema  di  balconi.
Le   rive  della luna
perdono   giunchi , guadagnan  voci.
Giungon  manole mangiando
semi di  girasole,
i  sederi  grandi  e  occulti
come  pianeti  di rame.
Vengono  alti  cavalieri
e dame  dall'aria  triste ,
nere  per  la  nostalgia
d'un  ieri  d'usignoli.
E  il vescovo  di Manila
cieco  di  zafferano  e povero
dice  messa a  doppio  taglio
per  donne  e  uomini.

          *
San  Michele era  quieto
nell'alcova  della sua  torre,
con  la  gonnellina  rappresa
di  specchietti  e merletti.

San  Michele , re  dei  globi
e dei  numeri  dispari,
nella  perfezione  barbaresca
di  gridi e  miradores.

martedì 14 luglio 2020

LA VIA SEMPLICE DI CHUANG TZU di: Thomas Merton

14---7---2020

Sfondare  la  cassaforte

Per  assicurarsi  contro i ladri 
che  strappano  borse,
svuotano  valige  e sfondano  casseforti,
occorre  legare  ciò  che  si possiede  con  corde,
chiudere con  serrature , fissare  con catenacci.
Questo ( per  qualsiasi  proprietario  di beni)
è  elementare  buonsenso.
Ma  quando  arriva  un ladro grande e grosso
si prende in spalla il tutto 
e se ne va con  una sola  paura:
che le  corde, le  serrature,
i catenacci  cedano.
Così  ciò  che  il mondo definisce
un  buon  affare  è solo un modo
per  riunire il bottino , impacchettarlo,
legarlo stretto in un  carico  solo,
pronto  per i  ladri  più  intraprendenti.
Chi  c'è  , fra  quelli  considerati  furbi,
che  non  passi il tempo  ad  accumulare tesori
per  un ladro più  grosso  di lui?
              
            *
Nella  terra  di  Khi,  di villaggio  in villaggio,
si  potevano  sentire
i  galli  cantare, i cani abbaiare.
I  pescatori  gettavano la reti,
i contadini aravano  i vasti campi,
tutto  era  ben  delimitato
da linee  di confine.
Per  oltre  mille  chilometri  quadrati
sorgevano  templi  per  gli  antenati,
altari  per le divinità  dei  campi
e gli  spiriti  del  raccolto.
Ogni  cantone,  contea e distretto
era  amministrato  secondo  leggi  e statuti,
finché  una mattina il  Procuratore  Generale,
Tien  Khang  Tzu, si  sbarazzò  del re
e si  impossessò  dell'intero  Stato.
Si  accontentò  di rubare  la  terra?  No.
Si  prese  anche  le leggi  e gli  statuti
e  con  loro  anche  tutti  gli avvocati,
per  non  parlare  della  polizia.
Tutti  facevano  parte  dello stesso  bottino.

Naturalmente  , tutti  dissero
che  Khang  Tzu  era  un ladro,
ma  lo lasciarono  in pace
a  vivere  beato  come  un  pascià.
Nessuno  Stato  piccolo
proferì  una sola  parola  contro  di lui ,
nessuno  Stato grande
mosse un dito  nei suoi  confronti,
così  per  dodici  generazioni lo Stato  di Khi
appartenne  alla  famiglia .
Nessuno  interferì  con  i suoi  diritti  inalienabili.

                          *
L'invenzione
di  pesi  e misure
rende  il  furto  più  facile.
Firmare   contratti , apporre  sigilli,
rende più  sicuro  il  latrocinio.
Insegnare  l'amore  e il  senso  del dovere
fornisce  il  linguaggio  adatto
per  dimostrare  che  rubare 
serve  davvero  al bene  comune.
Un  povero  finisce sulla  forca
per  avere  rubato  una  fibbia
ma se  un ricco  ruba  un  intero  Stato,
viene  acclamato
statista  dell'anno.

Perciò  se  vuoi   sentire
i  discorsi migliori  in assoluto
sull'amore , il dovere , la giustizia ecc.
ascolta  gli statisti.

Ma  quando  il torrente  è  prosciugato,
non  cresce  più  nulla  nella  valle .
Quando  la collina  si  appiattisce,
si  riempie  la conca  che  le sta  accanto.
E  quando  statisti  e avvocati
e difensori  del  dovere  scompaiono ,
anche  i furti  non  ci  sono  più  
e il mondo  vive  nella pace.

Morale  più  si accumulano  principi  etici
e doveri  e obblighi
per  mettere  tutti  in riga,
più  grande  è il bottino 
di  un ladro  come  Khang.
Con  ragioni  etiche
e principi  morali
si riesce  a  dimostrare  che  i crimini  peggiori
furono  necessari  e, anzi ,
di  notevole  beneficio
per  l'umanità

domenica 12 luglio 2020

TEOLOGIA DELL'OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE di: Alferio Caruana "2 ---L'OBLATO BENEDETTINO SECOLARE"

12--7--2020

a)  L'oblato   nello spirito  della  Regola   di  S. Benedetto

La  Regola  di  S. Benedetto scritta "solo"  per i monaci  venne  ben  presto  assorbita  da  quella  famiglia  di uomini  che  ruotavano  nell'aria  monastico--benedettina  fin  dai  suoi  primi  secoli di  fondazione.  Uomini che  si offrivano  al monastero  senza  dare i voti:  gli oblati; pertanto, ciò  che  S. Benedetto  dice  al monaco  , l'oblato  lo ritenga  detto  anche  a  sé, almeno  nella  sfera  spirituale.  Il  Santo  Padre  Benedetto al nuovo  venuto  (  monaco\   oblato) presenta  la  Regola  "ecco  la  Regola  sotto la  quale  vuoi  militare(RSB C. 58) .  Nello stesso   capitolo  della  Regola   colui  che entra stabilmente vedrà  illustrati  i punti  di un  cammino  volto  alla  ricerca  di Dio, che  è l'unico  motivo  per cui  si va  a bussare  al monastero.  Per  ottenere questo  S. Benedetto gli prospetta  una  scuola  del  servizio divino.  Mentre il  monaco  deve  conseguire  la  conversione nel monastero , l'oblato  la  conseguirà  nel mondo" trattando  le cose  temporali  e ordinandole  secondo  Dio" (LG  31; St. 20).  La  conversione  dei costumi  (St. 19), che spetta ad ogni cristiano, non  è altro  che la radicalità  del battesimo.  è chiaro  che  l'oblato  avrà cura  di conoscere  bene  , almeno  nei  tratti  più  essenziali per la sua  vita spirituale , la  Santa Regola  in modo  da  apprendere  tutti gli  insegnamenti  ed i  precetti che  S. Benedetto  gli impartisce (St.  2, 3,  18).   Così  l'  oblato  incomincia  a  formare  la sua  vita  sulla  Regola  che  egli  ha   promesso  di seguire  fedelmente e farne  orientamento  di vita(St. 2). La  sua  aspirazione  deve  essere  quella  di unirsi  sempre  più  spiritualmente  al  monastero in cui  egli  ha  emesso  la sua  oblazione per  perfezionarsi  nella  sua  chiamata(St.  1,  3,  8, 9). La  ricerca  di Dio (RSBc.  58) gli è  ora  facilitata  perché  dispone  di un  punto  di riferimento  valido e sicuro(St. 2).
Viene  da  chiedersi  perché   bisogna  seguire  la Regola  di S. Benedetto  solo  nello  spirito  e non  alla lettera?  Per   due  buoni  motivi  ciò  non è  possibile .  Innanzitutto  l'apostolo  Paolo  ci dice  : " la  lettera  uccide, lo Spirito  dà vita"(2 Cor.  3,6).  Questo  la dice  lunga  su  come  comprendere  la parola  di Dio e  maggior  ragione  la parola  degli uomini;  infatti  la parola  degli  uomini  spesso  dà la morte, la parola  di Dio  dà la vita. Il Signore, in  un  altro  passo   ,  ci dice  :"  Il  sabato  è stato  fatto  per  l'uomo e  non  l'uomo  per il sabato"  (Mc.  2, 27):  la  legge  è fatta  per  rendere  gli uomini più liberi  e non  più schiavi, arginando  così  il loro  libertinaggio. Il  secondo  motivo è il fatto  che alcuni  punti  della Regola  non sono più   applicabili nella vita moderna . Per esempio nel capitolo  18   della Regola , In  quale  ordine  dire  questi  salmi , S. Benedetto  distribuisce  lungo  la settimana  il salterio che  i  Padri  del deserto  recitavano  in un  giorno  solo.  Il  caso  del vino (RSB c.  40)  è un  altro  esempio di questo  equilibrio  dettato  dallo Spirito  Santo .  Dunque monaci  e oblati  che  seguono  le direttive  della  gerarchia  ecclesiastica  e  monastica  attenta  che i suoi  "figli "  non  incorrano  in errori  che  sfibrano  lo spirito  prima di   sfibrare il corpo  , e  al contempo   guardinghi  affinché  tutto  sia  opera di Dio e non del demonio.
Non  bisogna  dimenticare  che  l'oblato  benedettino  secolare  non è il  solo  ad  "abbracciare "  la  Regola  di S. Benedetto, anche  se  nello  spirito .  Ci sono  movimenti che  si  ispiravano e  si ispirano tuttora  alla Regola  e  questo  è un  vanto  dell'ordine  benedettino . Si  possono  annoverare , per  esempio , i benedettini  anglicani, che  sono  come  i monaci  cattolici, ma vivono l'intensità della Regola  in  una  comunione  diversa dalla  nostra : l'anglicasa.  Ciò  non deve  scandalizzare  perché  il messaggio  di  Benedetto è per  tutti  i secoli  e per  tutti  gli uomini un aiuto  formidabile in  questa vita terrena, I  suoi insegnamenti  sono  d'aiuto  per  chiunque voglia seguire Cristo fino  alla radicalità  battesimale . Vi  sono  inoltre uomini e donne  che hanno  formato  la loro  vita  sugli  insegnamenti  di S. Benedetto  , come  la  comunità  monastica  di Bose. Gli oblati  vivono  come  questi  loro  fratelli  la  Regola , ma  in più  fanno  promessa  di legarsi  al monastero e quindi il legame  è molto  più intenso e  vincolante . Ma veniamo  ora al "cibo"  di cui  , come  il monaco , anche l'oblato sente la necessità. 

sabato 11 luglio 2020

11---LUGLIO---SAN BENEDETTO DI NORCIA PATRONO D'EUROPA

11--LUGLIO --2020
    "  Nulla  assolutamente  antepongono
       a   Cristo, il quale  ci  conduce  tutti
        alla  vita  eterna"  (S.  Regola  72,11)
L'11  ---luglio ---1993, data  della  mia  oblazione!
La  mia  offerta, come  oblata  secolare  di San  Benedetto, al  monastero  di San  Benedetto, Catania, alla  presenza  della  comunità  monastica  e degli oblati, e del  Vescovo  Sua  Eccellenza  Bommarito.
Mi  trovavo  , già , nella tempesta,  iniziata , nel  giugno  del 1990, ad opera,  del prete  , che  tanto  ha  contribuito all'orrore di  questi anni.(  parroco della parrocchia).  Come  , conseguenza  degli orrori  creati dal fango  belpassese, ed  in particolare  , dalla  parrocchia;  nel 1994\  1995, decisi  di affrontare  , in modo drastico , la   situazione;   mi dimisi  da  presidente della comunità, e mi allontanai in modo  completo dal monastero, iniziando un cammino  in assoluto  isolamento, continuando a  frequentare l'università, ho  assistito i miei genitori.  Ma  per prima  cosa chiusi l'amicizia  con Maria  Trovato.
Ho  affrontato, trent'anni d'orrore, affrontando una realtà  belpassese , orrenda , dovunque  mi sono trovata:  università,  ospedale,  chiesa, ecc..
Oggi, ho solo desiderio di  giustizia  umana, e  non mi fermerò  , fino  a  quando non l'ho ottenuta.
( Il cammino della mia vita, come pure dei miei cari, non ha  ombre;  chi  ha osato  distruggere  30  anni della mia vita  deve pagare!)
Sebbene comprenda  che  è impossibile una  conversione dei costumi, della marmaglia che mi ha aggredito, esigo  che  comprenda  i seguenti punti di riflessione:
=  Chi  , ha pensato  di uccidermi, coprendo me  e la mia famiglia di calunnie e menzogne,  ha solo condannato a morte i propri figli, e nipoti, perché saranno loro a pagare le conseguenze;
=Con  le loro azioni, hanno  dimostrato , che  il popolo siciliano è mafia!  E  in Sicilia , le persone oneste e perbene  vengono uccisi.
=Ai preti, che hanno  collaborato a questo orrore:
-  avete servito, la menzogna e l'infamia(il male);
-avete  perseguitato il giusto;
- le vostre mani , sono  sporche di sangue innocente!
-  siete , felici,  e compiaciuti, delle  vostre azioni?
Ho molto sofferto  e soffro, per  la privazione della comunità benedettina; ma non  ritornerò  indietro  sulla mia vecchia decisione.
"  niente  anteporre  all'amore di Cristo" Sono gli auguri della priora  nel giorno della mia oblazione,  ed è  per questo che sono ancora viva.
Il mio cuore ed il mio pensiero , alla comunità monastica  benedettina di Catania!
Pina Maria  Rita  Speranza Raciti

venerdì 10 luglio 2020

GIOVANNI PASCOLI POESIE

10---7--2020

       La  vertigine
Uomini, se  in  voi  guardo, il mio  spavento
cresce   nel  cuore. Io  senza  voce  e  moto
voi  vedo  immersi  nell'eterno  vento;
       voi  vedo,  fermi  i brevi  piedi  al  loto,
ai  sassi  , all'erbe  dell'aerea  terra,
abbandonarvi  e  pender  giù  nel vuoto.
       Oh!   voi  non  siete  il bosco  , che  s'afferra
con  le  radici, e  non  si getta in aria 
se  d' altrettanto  non  va  su, sotterra!
       Oh!  voi   non  siete  il mare , cui  contraria
regge  una   forza , un  soffio  che  s'effonde,
laggiù  , dal  cielo , e  che  giammai  non  varia.
       Eternamente  il mar  selvaggio  l'onde
protende  al cupo ;   e  un  alito  incessante
piano  al  suo  rauco    rantolar   risponde.
        Ma  voi...... Chi  ferma  a  voi  quassù  le  piante?
Vero  è  che  andate  , gli  occhi  e il  cuore  stretti
a  questa  informe  oscurità  volante;
         che  fisso  il  mento  a  gli  anelanti  petti,
andate , ingombri  dell'oblio  che  nega,
penduli , o voi  che   vi crediate  eretti!
          Ma   quando  il capo  e l'occhio  vi si  piega
giù   per l'abisso  in  cui  lontan  lontano
in fondo  in  fondo  è  il luccichio  di  Verga....?
           Allora  io,  sempre  , io  l'una  e l'altra  mano
getto  a  una  rupe  , a  un albero,   a  uno  stelo,
a  un  filo  d' erba, per  l'orror  del  vano!
     a  un  nulla  , qui  , per  non  cadere  in  cielo!

   Oh!   se  la notte, almeno  lei, non  fosse!
Qual  freddo  orrore  pendere  su  quelle 
lontane , fredde  , bianche  azzurre  e  rosse,
       su  quell'immenso  baratro  di stelle ,
sopra  quei  gruppi  , sopra  quegli  ammassi,
quel  seminìo    quel  polverìo  di stelle!
         Su   quell' immenso  baratro  tu passi
correndo , o Terra, e  non  sei  mai  trascorsa,
con  noi  pendenti , in  grande  oblìo , dai  sassi.
          Io  veglio.  In  cuor  mi  venta  la  tua  corsa.
Veglio . Mi  fissa  di laggiù  coi  tondi
occhi , tutta  la  notte , la  Grande  Orsa;
          se  mi  si  svela  , se  mi si  sprofondi
l'essere , tutto  l'essere , in  quel  mare
d'astri , in quel  cupo  vortice  di mondi!
           veder  d'attimo  in  attimo  più  chiare
le  costellazioni  , il firmamento 
crescere  sotto  il mio  precipitare!
            precipitare  languido , sgomento,
nullo , senza  più  peso  e senza  senso;
sprofondar   d'un  millennio  ogni momento!
             di  là  da  ciò  che  vedo  e  ciò  che  penso,
non  trovar  fondo  , non  trovar  mai  posa,
da  spazio  immenso  ad  altro  spazio immenso ;
          forse , giù  giù  , via  via,  sperar  .....che  cosa?
La   sosta!  Il fine!   Il  termine  ultimo!  Io,
io  te, di  nebulosa  in nebulosa,
         di  cielo  in cielo, in  vano  e sempre , Dio!