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lunedì 18 maggio 2020

LETTERATURA DEL 900: CESARE PAVESE

18--5--2020

IL   MITO

Verrà  il giorno  che  il  giovane  dio  sarà  un uomo ,
senza  pena, col  morto sorriso  dell'uomo
che  ha  compreso.  Anche  il  sole  trascorre  remoto
arrossando le spiagge . Verrà  il giorno che  il dio 
non saprà  più  dov'erano  le spiagge  d'un tempo .
Ci  si  sveglia  un mattino che  è morta l'estate,
e negli occhi  tumultano  ancora  splendori
come  ieri, e  all'orecchio i fragori  del sole
fatto  sangue. è  mutato  il colore del mondo.
La  montagna  non tocca più  il cielo; le nubi 
non s'ammassano  più  come  frutti ;  nell'acqua 
non traspare più  un  ciottolo .  Il  corpo  di un  uomo
pensieroso  si piega, dove un dio respirava.
Il gran  sole  è  finito,  e l'odore  di terra,
e la  libera  strada ,  colorata  di gente
che  ignorava  la morte. Non  si  muore  d'estate.
Se  qualcuno  spariva, c'era  il giovane  dio
che  viveva per tutti e ignorava  la morte.
Su  di lui  la tristezza  era  un'ombra  di nube.
Il  suo  passo  stupiva  la terra.
                                     Ora   pesa
la stanchezza su  tutte  le  membra  dell'uomo,
senza  pena  la calma stanchezza dell'alba
che  apre  un  giorno di pioggia . Le  spiagge  oscurate
non  conoscono  il giovane , che  un tempo bastava
le  guardasse. Né il mare dell'aria  rivive
al  respiro . Si  piegano  le labbra  dell'uomo
rassegnate , a  sorridere davanti  alla terra.

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