Nato a Ibora sulle rive del Ponto(il Mar Nero) Evagrio viene formato alla "scuola" dei padri cappadoci: San Basilio e San Gregorio Nazianzeno. A Costantinopoli lo troviamo assiduo nella lotta contro l'arianesimo e avviato a una brillante carriera ecclesiastica.
Intorno al 383 sceglie il deserto egiziano , dopo aver avuto legami , a Gerusalemme , con l'ambiente origeniano(Melania e Rufino). Nel deserto frequenta tra gli altri l'anacoreta Macario Egizio e vive facendo il copista , tuttavia "si tiene in disparte, anzitutto perché è un intellettuale , e poi perché appartiene alla "confraternita" dei monaci origeniani", e la sua morte lo salva prima delle persecuzioni che si abbatteranno su questo gruppo.
Le sue tesi spirituali ,nonché la sua stessa vita, si possono dividere in due momenti :
vita pratica e vita gnostica.
La prima non è altro che la spiritualità ascetica, "metodo spirituale che ha per fine la purificazione della parte passionale dell'anima", che consente di giungere all' apathéia, l'impassibilità , all'essere esente da ogni passione. Con la seconda si arriva alla contemplazione della natura, per giungere alla conoscenza di Dio. Tuttavia il 5° Concilio Ecumenico (553), ha condannato parte dell'opera di Evagrio con parte di quella di Origene; lasciandoci solo la parte strettamente di ascetica.
Abba Evagrio ha detto: "Quando sei privo di coraggio , prega come sta scritto: Prega con timore e tremore (Sal 2,11). Bisogna pregare con fatica , essendo sobri e vigilanti soprattutto a causa di quei malvagi , i nostri nemici invisibili , che spinti da preoccupazioni perverse vogliono farci del male".
Disse ancora: "Quando ti sale al cuore un pensiero che proviene dal nemico, non cercare di pregare in un modo o nell'altro, ma affila la spada delle lacrime".
La preghiera è una "conversazione " della mente con Dio . Cerca dunque la disposizione di cui la mente ha bisogno per potere , senza tornare indietro , protendersi verso il suo Signore e conversare con lui senza intermediario.
Quando lo Spirito , spogliatosi dell'uomo vecchio , avrà rivestito l'uomo della grazia, vedrà il proprio stato , nel momento della preghiera, simile al colore dello zaffiro o del cielo , ed è ciò che la Scrittura chiama il luogo di Dio , visto dagli antichi sul monte Sinai.
Nel vasto e terribile deserto di Scete, a poca distanza da Nitra , giunge Macario il Grande (o di Scete , o l' Egiziano , o l'Anziano) (ca.300--ca. 390). Dopo la morte dei genitori e l'aver donato tutto ai poveri si presenta al servizio di un vecchio eremita che viveva ai margini della città. Non passò molto tempo che il vecchio lo giudica pronto per la vita eremitica. Si sposta ancora , e vive di contemplazione e lavoro , officiando per alcuni fedeli, prima come diacono e poi come sacerdote. A trent'anni è a Scete. Giunge a Qolzum, dopo un lungo viaggio , e viene ospitato da Antonio il Grande, dal quale è incoraggiato e benedetto . Tuttavia ripeterà il viaggio e l'incontro; ma il suo posto sarà sempre Scete, e questo glielo riconfermerà Antonio . Infatti , dopo pochi anni centinaia di anacoreti si verranno a stabilire intorno alla grotta di Macario, reso celebre per i suoi miracoli e la duplice visione.
Ma al di là dei miracoli , delle profezie , delle estasi , della resistenza alle privazioni enorme e alle tentazioni violente, Macario rimane famoso per la sua immensa bontà e la carità di cui non disdegnò alcuno.
Un giorno , mentre il padre Macario il Grande pregava nella sua cella , gli giunse una voce:"Macario, non sei ancora giunto alla misura di quelle due donne della tal città". Al mattino , l'anziano si alzò , prese il suo bastone di palma e si diresse verso la città . Quando fu giunto al luogo che cercava, bussò alla porta . Una di esse uscì e lo accolse in casa sua. Si sedette, le chiamò tutte e due , ed esse vennero a sedersi con lui . Disse l'anziano:" Per voi ho fatto tanta fatica; ditemi quali sono le vostre buone opere". Ma esse risposero:" Credici , questa notte siamo state senza i nostri mariti. Quali buone opere dunque possiamo avere?". Ma l'anziano insisteva a pregarle di manifestare le loro opere. Gli dissero allora:" Al secolo noi non eravamo parenti , ma ci è piaciuto di sposare due fratelli secondo la carne. Da quindici anni abitiamo nella stessa casa , e non ci risulta di aver mai litigato fra noi o che una di noi abbia detto all'altra una parola cattiva, ma abbiamo trascorso tutto questo tempo nella pace e nella concordia. Ci venne poi nell'animo di entrare in un monastero di vergini ; lo chiedemmo ai nostri mariti,ma essi non vollero acconsentire . Non avendo potuto mettere in pratica tale progetto , facemmo un patto fra noi e Dio, che fino alla morte non esca mai dalla nostra bocca una parola mondana".
Udito ciò, il padre Macario disse:"Dico in verità che quel che conta non è essere vergine o maritata, monaco o secolare , perché Dio dona a tutti lo Spirito Santo nella misura della disposizione di ciascuno".
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