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sabato 9 maggio 2020

SAN BENEDETTO E IL MONACHESIMO IN ITALIA OPUS DEI\ OPUS MANUUM \ LECTIO DIVINA di: p. Ambrogio Montani osb

8---5--2020

Parlando dell'Italia  , non si può dimenticare  una  grande figura che l'ha  illustrata agli albori  della sua storia.
Dopo  la caduta dell'impero romano (476), nel 480  nasce  quest'uomo destinato a lasciare una  profonda traccia  del  suo umanesimo --monastico in  tutta   Europa, e  in  particolare nella nostra  Italia.
Erano  tempi difficili , segnati dalle   migrazioni delle  popolazioni  germaniche , in cerca di nuove terre . Stilicone ,  generale  vandalo , al sevizio di  Bisanzio , aveva  cercato di  trattenerli oltre i  confini , ma  alla  sua   morte , queste  popolazioni erano dilagate in tutte  le terre dell'impero.
San  Gregorio  Magno , è  il  geniale  biografo  di Benedetto da  Norcia . Quando  muore  quest'ultimo nel  547, Gregorio (540--604),ha appena  sette anni , quindi abbastanza  in grado  di capire i suoi  tempi, perché  egli stesso vive  con  cuore  angosciato . Ha  potuto  conoscere alcuni discepoli del santo,  dai quali si è  fatto  raccontare  gli avvenimenti più  importanti della  sua  vita, che  ci  narra  nel  Libro  2  dei  Dialoghi. Ne risulta  una  splendida   biografia , redatta  da un  grande  cuore di  monaco, pienamente in grado di  comprendere la ricchezza interiore  di Benedetto .
Questa vita, senza date  e senza riferimenti precisi , quel distacco  dagli uomini e dai fatti , dagli  interessi  politici del tempo, non sono un  difetto della  fonte  angiografica, bensì la  più  profonda  verità  dell'esistenza del   santo  e della  sua  fondazione.
Senza  che  Benedetto abbia mai  lasciato il monastero , Montecassino  è  divenuto un  punto di  convergenza , per  tanti  uomini e tanti  avvenimenti  che  ruotano  attorno  alla figura  del santo  . Anche  Totila, re  dei  Goti , lo  vuol vedere  ; e dopo  aver  vanamente tentato il suo  spirito  profetico, si prostra ai suoi  piedi,  riconoscendone la  santità.   Ciò  accadeva  nel  546. Un  anno  dopo  nel  547, il  santo  moriva e veniva  sepolto  nell'oratorio   di San  Giovanna Battista, venuto alla luce  durante  gli scavi del 1950.
Celebre  divenne nella  storia della  mistica  la visione in cui  si  presentò  al santo ;  Omnis  etiam  mundus , velut sub  uno  solis   radio  collectus  (Tutto  il mondo  raccolto  in  un  solo  raggio  di sole); giacché :  Videnti  Creatorem  angusta  est  omnis creatura(a  chi  vede  il Creatore  , piccola  diventa  ogni  creatura). Anche  Dante nel  suo  Paradiso  , si  ispirerà  a questa  visione , quando  dall'alto del  cielo  dei  Gemelli , questa terra  gli  apparirà  come  l'aiuola  che  ci  rende   tanto  feroci.
E questa è l'eredità  tanto  bella  che Benedetto  ha  lasciato ai  suoi  monaci , e  che  è  stato  elemento  di  trasformazione e di  elevazione per  tutto  il Medioevo;  guardare  tutta  la realtà  terrena  nella  prospettiva   di Dio , questa  allora  acquista  la sua   giusta  dimensione .
San  Gregorio  concludendo  la  biografia  su  san benedetto  ,  presenta  la regola  con queste  parole:
"Egli  scrisse  la Regola  dei  monaci  ,  insigne  per  discrezione  , chiara  per  esposizione,  Questa  Regola  attraverso i secoli si è  imposta  proprio  per  la sua  discrezione  e  umana  comprensione,  e per  la chiarezza e semplicità della sua parola , e  della  dottrina  accessibile  a tutti  ; e ha educato  e  formato  allo spirito  del vangelo una  larga  schiera  di  monaci  e,  per mezzo di essi , i popoli dell'intera  Europa.
I valori essenziali  della spiritualità  della  Regola , sono  gli  stessi  della  tradizione  monastica.  San  Benedetto non    si   ritiene  un   fondatore  o un  iniziatore  di un nuovo   genere di vita , ma  semplicemente  il suo  punto  più  alto.  Il  monaco  benedettino , come  del resto  ogni  monaco  , non  ha  la  pretesa  di  sentirsi  migliore  dei  cristiani che  restano  nel mondo ;  intende  solo  vivere  il messaggio  evangelico , in  una  forma  e con  uno  spirito  più  coerente e integrali.
Paolo 6° nel Discorso  tenuto  a  Montecassino , il 24 ottobre 1964  , quando  ha  proclamato  san Benedetto  patrono  d'Europa , ha  queste  significative  parole  sull'umanesimo  cristiano  , che  i monaci  hanno  trasmesso  all'Europa :  Il   monastero  ci offre  il quadro , di  una  piccola  società  ideale, dove  finalmente regna  l'amore , la  libertà delle  cose e  l'arte  di  bene  usarle,  la  prevalenza  dello  spirito ,  [....] in  una  parola il Vangelo.
I  cardini  sui  quali  si  muove  la  spiritualità  monastica  ,  sono la preghiera e  il lavoro , secondo  il tradizionale detto :"  Ora  et  Labora".  Il  motto così  formulato  , non  è  a rigore  di san Benedetto; ma  la  posterità  ha  felicemente  sintetizzato  in esso ,  il programma  della  vita  sociale  , concepito  dal  Patriarca  cassinese. Non  due  compiti  paralleli  e indipendenti , ma  organici  e  armoniosamente  fusi:  soprattutto  per  il tramite  della  "Lectio  divina".
Alla  preghiera  nell'ordinamento  monastico viene  riservata  buona  parte  della  giornata  e  qualche  ora  della notte . I Salmi   costituiscono  la fonte  principale  a cui  si  ispira  la preghiera  comunitaria,  detta  da  san  Benedetto "Opus  Dei", opera  di Dio per  eccellenza . Nella  scala  dei  valori la Regola  mette al primo  posto  la  preghiera liturgica , con  quella famosa  affermazione : Nihil  operi  Dei  proeponatur(nulla  si  anteponga  all'opera  di Dio).
Questa  atmosfera  di preghiera  , ha  dato  ai  monaci  la possibilità di essere  "luce e sale"  dei popoli  , lungo     il corso  dei  secoli ; di  segnalarsi  soprattutto  nell'educare  e  ammansire  i  barbari . Il  pontefice  Gregorio  Magno  inviava  alla  regina  Teodolinda , sposa  di  Agilulfo  , re  dei  Longobardi , in dono  i Dialoghi  che  parlano delle  virtù dei  monaci italici, stimolando  così  la regina  a  favorire  la vita   religiosa e a  impedire  almeno  la  continuazione  dei  disordini e  delle  distruzioni.
L'opera  di Gregorio  avrà  il suo effetto  : uno dei  principi  longobardi  entrerà  come monaco a Montecassino;  e  un  altro  insigne  longobardo , Paolo  Diacono ,  anche  lui  monaco nella  stessa  abbazia,  scriverà  la Historia  Langobardorum,  dove  tenta  di  difendere il  suo popolo dalle  accuse  di crudeltà.
Lo  spirito  monastico  ha  fatto  da catalizzatore  , per  integrare i  nuovi  popoli  con  il vecchio  ceppo latino, dando  origine  al nuovo popolo  italico.

Accanto  alla preghiera  il lavoro  della  mente e delle  braccia .  Il lavoro  manuale , detto  anche  "opus  manuum " è  considerato  con  sommo onore dal  monaco  e legislatore  Benedetto,  benché  nato  dalla  nobile  "Gens Anicia", dove  certo  il lavoro  manuale veniva  lasciato  volentieri agli schiavi, secondo la mentalità del mondo classico. Egli  lo  apprezza non  in senso puramente  negativo , come  rimedio  all'ozio. Con  senso  pratico romano e  insieme  profondamente  cristiano  , egli  pensa  e vuole  il lavoro manuale in  tutta la sua  nobiltà,  serietà e positiva  efficienza ; lavoro  ben  definito, ben  ordinato , ben  temperato secondo  le  persone , i luoghi , i bisogni ;  lavoro  fecondo e salutare.
Nella  giornata  del monaco, non  poteva  mancare un  terzo elemento la " lectio  divina".
A mensa  ci  sia sempre  uno che  legge ,  e  da tutti  si faccia  "summum  silentium",in  modo  che  si  senta  la voce  di chi  legge; perché  mentre  si  nutre  il corpo , non manchi  il nutrimento  dello  spirito.  La  "Lectio"  deve  quindi  educare  sul  piano  umano e morale  il monaco.
La  Regola  stabilisce dei  tempi :
Otiositas inimica est animaoe ; et ideo  certis temporibus  ,  occupari debent fratres in  labore  manuum , certis iterum horis in  lectione divina( l'ozio è  nemico  dell'anima; quindi  i fratelli devono in  alcune  determinate ore occuparsi  nel  lavoro  manuale  ,  e in  altre  ore  anch'esse ben  fissate , nello studio  delle  cose divine).
Lectio  divina  quindi  è  la lettura  , o  meglio  lo studio  delle  cose  sacre o spirituali della  Bibbia e dei  Padri  .  Ma  basta  pensare  allo studio  necessario  per  preparare  tutti  a saper  leggere  e  comprendere  tali  testi  , per  scorgere nella  stessa  lectio divina  , il germe  di quello  studio  dei  classici  profani,  a cui  pure  attesero  tranquillamente  i monaci ;  e di  quella  mirabile fioritura di scuole ,di  opere  erudite  , di  studi sacri e scientifici , che  trovarono sempre  nei   monasteri benedettini asilo  fecondo  e pacifico.
Vi  è poi  un tempo particolare , la Quaresima , nel  quale  ogni  monaco  , con  pubblica  e  solenne  cerimonia , riceve  dall'abate un libro , con  l'impegno di leggerlo "  per  ordinem ex  integro"; quindi  non  a brani qua  e là , da  dilettante.
La  serietà  , la  diligenza , la  pazienza , hanno  creato  il tipo tradizionale  del  benedettino studioso;  con la   grandiosa  mole di  opere ,  da  quelle  antiche  :  san Beda ,  Alcuino,  Paolo Diacono, san  Pier Damiani, sant'Anselmo d'Aosta , san  Bernardo....a   quelle  dei  Maurini (Mabillon..) e  degli  attuali  centri benedettini di cultura e  studio (Montecassino , Solesmes ,  Beuron , Maria--Laach, Maredsous,   Monserrat...).
Per  tutto  questo lavoro  erano  necessarie  le biblioteche  :  ogni monastero  ne  era  riccamente  fornito . Inoltre lavoravano intensamente  gli  "scriptoria"  , officine  da cui  uscivano  quegli  splendidi  codici  miniati, tanto  ammirati  dagli  studiosi  , e  che  andavano  ad  arricchire  le biblioteche  stesse . L 'amore  dei libri e dello  studio ha  dato  origine  a quel  detto "claustrum  sine  armario , quasi  castrum  sine  armamentario"(un  monastero  senza  libri  è come  una fortezza senza  armi).
L'equilibrato accordo  di questa  triplice  manifestazione di  vita  sociale  : preghiera , lavoro e studio , ha  generato  il  grandioso e   vario  complesso  di opere  che  formano  lo stupore  di chi  studia  la  storia benedettina: lo   splendore   del culto  ; la creazione di templi , di melodie  e di inni : le biblioteche e gli scriptoria  ai quali si  è  accennato ,  dove  sono  stati  trascritti  e trasmessi alle  generazioni posteri  tanti  tesori , della  cultura  religiosa e  classica profana  , che altrimenti  sarebbero  andati  perduti.
Alla corte di Carlo Magno   fiorì  una scuola  palatina , per  opera  del monaco  Alcuino, di cui  fu  allievo  lo stesso  imperatore , benché in età  ormai  matura . Anche a Parma  si  sono avuti  nomi di  eruditi  illustri , come  Benedetto Bacchini  e Vittorio  Siri.
Il dissodamento, la  bonifica,  la  coltivazione  dei campi , erano altre  opere  a cui  i monaci  hanno  dedicato  le loro  energie:  basti  ricordare  il monastero  di San  Benedetto Polirone (Po), dove  ancora  oggi  si  possono  vedere le grandi  opere  di ingegneria  idraulica compiute  dai  monaci, che  hanno  trasformato acquitrini in fertili  campi.
Anche  nell'opera  di evangelizzazione  e di  educazione delle genti  germaniche  , i monaci  si sono distinti.  Il  pontefice  Gregorio Magno , convertì  i  Longobardi a una  vita  più  civile , inviò  il  monaco Agostino in Inghilterra , con  quaranta  monaci , e condusse gli  Angli  e i Sassoni a  un  modo di vivere più  sereno.
Tutta  l'opera dei monaci, grandiosa  e pacifica , compiuta quasi  nel silenzio , ha  dato  risultati prodigiosi,  che  hanno sempre destato  l'attenzione e  l'ammirazione di ogni serio studioso della  storia  e della  cultura.

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