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martedì 5 maggio 2020

IL CINQUE MAGGIO ALESSANDRO MANZONI

5---5--2020

Ei  fu  .  Siccome  immobile,
dato  il  mortal  sospiro,
stette  la spoglia   immemore
orba  di tanto  spiro,
così  percossa   ,  attonita
la  terra  al nunzio  sta,
muta  pensando  all'ultima
ora  dell 'uom  fatale;
né sa  quando  una  simile
orma  di  piè mortale
la  sua  cruenta  polvere
a calpestar  verrà.
     Lui  folgorante  in  solito
vide  il mio  genio  e tacque;
quando , con  vece  assidua,
cadde  , risorse e  giacque,
di mille  voci  al  sònito
mista la  sua  non ha;
    vergin  di servo encomio
e  di  codardo  oltraggio,
sorge or commosso al  sùbito
sparir  di tanto  raggio;
e  scioglie all'urna  un cantico
che  forse  non morrà.
    Dall' Alpi   alle  Piramidi,
dal  Manzanarre   al Reno,
di quel  securo  il fulmine
tenea dietro  al  baleno;
scoppiò  da  Scilla  al  Tanai,
dall'uno  all'altro  mar.
     Fu  vera  gloria?  Ai  posteri 
l'ardua   sentenza;  nui
chiniam  la  fronte  al Massimo
fattor ,  che  volle  in lui
del  creator  suo  spirito
più  vasta  orma  stampar.
     La  procellosa  e trepida
gioia  d'un  gran  disegno,
l'ansia  d'un  cor  che  indocile
serve  pensando  al regno;
e il giunge  , e  tiene un  premio
ch'era  follia  sperar;
       tutto  ei  provò: la gloria
maggior  dopo  il periglio,
la fuga  e la vittoria,
la reggia  e il tristo  esilio;
due  volte nella  polvere,
due  volte  sull'altar.
      Ei  si nomò:  due  secoli,
l'un  contro  l'altro  armato,
sommessi  a lui  si  volsero,
come  aspettando  il fato ;
ei  fe'  silenzio , ed  arbitro
s'assise in mezzo  a lor.
     E  sparve , e i dì nell'ozio
chiuse in sì  breve  sponda,
segno d'immensa  invidia
e  di  pietà  profonda,
d' inestnguibil   odio
e  d'indomato  amor.
          Come  sul  capo  al naufrago
l'onda  s'avvolve  e pesa ,
l'onda  su  cui  del  misero,
alta  pur  dianzi  a  tesa,
scorrea  la vista  a  scernere
prode  remote  invan;
     tal  su  quell'anima  il cumulo
delle  memorie  scese.
Oh  quante  volte  ai  posteri
narrar  se stesso imprese,
e  sull' eterne  pagine
cadde la stanca  man!
Oh  quante volte  ,  al  tacito
morir d'un  giorno  inerte,
chinati  i rai  fulminei,
le  braccia  al sen conserte,
stette  , e  dei  dì che  furono
l 'assalse  il  sovvenir!
       E  ripensò  le  mobili
tende  , e  i  percossi valli,
e  il lampo  de'  manipoli,
e  l'onda  dei  cavalli,
e il  concitato  imperio
e il  celere  ubbidir,
     Ahi!   forse a  tanto strazio
cadde lo spirto  anelo,
e  disperò ;  ma  valida
venne  una  man  dal  cielo,
e  in  più  spirabil  aere
pietosa  il trasportò;
       e  l'avviò, pei  floridi
sentier  della speranza ,
ai  campi  eterni, al  premio
che  i desideri  avanza ,
dov'è silenzio e tenebre
la  gloria  che passò.
      Bella  Immortal  !   benefica
Fede ai  trionfi  avvezza!
Scrivi  ancor  questo  , allegrati;
ché  più  superba  altezza
al  disonor    del  Golgota
giammai  non  si  chinò.
       Tu  dalle  stanche  ceneri
sperdi  ogni  ria  parola:
il   Dio    che   atterra  e suscita,
che  affanna  e che  consola,
sulla  deserta  coltrice
accanto  a lui  posò.

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