Cerca nel blog

lunedì 25 maggio 2020

LETTERATURA ITALIANA 900 Pier Paolo Pasolini

25--5--2020
Me   ne  vado, ti  lascio  nella  sera

Me  ne vado, ti  lascio  nella sera
che,  benché  triste,  così  dolce  scende
per  noi  viventi, con  la luce cerea

che  al quartiere  in penombra  si  rapprende.
E  lo  sommuove  .  Lo  fa   più  grande,  vuoto,
intorno  , e, più  lontano  , lo  riaccende

di  una  vita  smaniosa  che  del  roco
rotolò  dei  tram , dei  gridi  umani,
dialettali , fa  un  concerto fioco

e  assoluto.  E   senti come  in  quei  lontani
esseri  che,  in  vita  , gridano , ridono,
in  quei  loro  veicoli , in  quei  grami

caseggiati  dove si  consuma  l'infido
ed  espansivo  dono  dell'esistenza---
quella  vita  non è  che un  brivido;

corporea  ,  collettiva  presenza ;
senti  il mancare  di ogni  religione
vera;  non  vita,  ma sopravvivenza

--forse  più  lieta della  vita---come
d'un  popolo di animali , nel  cui  arcano
orgasmo  non  ci sia  altra  passione

che  per  l 'operare   quotidiano:
umile  fervore  cui  dà  un  senso di festa 
l'umile  corruzione .  Quando più  è vano

---in    questo  vuoto  della  storia , in   questa
ronzante  pausa  in cui  la vita  tace---
ogni  ideale , meglio  è  manifesta

la  stupenda, adusta  sensualità
quasi  alessandrina, che  tutto  minia
e  impuramente  accende, quando  qua

nel  mondo,  qualcosa  crolla, e  si trascina
il mondo , nella  penombra , rientrando
in  vuote  piazze , in  scorate  officine......

Già  si  accendono i lumi,  costellando
Via  Zabaglia, Via  Franklin,  l'interno
Testaccio, disadorno  tra  il suo  grande

lurido  monte, i  lungoteveri, il nero
fondale , oltre il fiume, che  Monteverde
ammassa  o sfuma  invisibile sul  cielo.

Diademi  di lumi che  si perdono ,
smaglianti , e freddi di tristezza 
quasi  marina.....Manca  poco alla cena;

brillano i rari  autobus  del quartiere,
con grappoli d' operai  agli sportelli,
e  gruppi  di militari  vanno, senza fretta,

verso  il monte  che cela in mezzo a  sterri
fradici  e  mucchi  secchi  d'immondizia
nell'ombra  , rintanate  zoccolette

che  aspettano  irose  sopra  la sporcizia
afrodisiaca:  e,  non lontano, tra casette
abusive  ai margini del  monte , o in mezzo

a  palazzi , quasi  a  mondi, dei  ragazzi
leggeri  come  stracci  giocano  alla  brezza
non più  fredda, primaverile ; ardenti

di sventura  giovanile  la  romanesca
loro  sera  di maggio   scuri  adolescenti
fischiano  pei  maciapiedi,  nella  festa

vespertina; e  scrosciano  le  saracinesche
dei  garages     di schianto,  gioiosamente,
se  il buio ha  resa  serena  la sera,

e in  mezzo  ai platani  di Piazza   Testaccio
il vento  che  cade  in tremiti di bufera ,
+  ben  dolce  , benché  radendo i capellacci

e  i  tufi  del  Macello , vi  si imbeva
di sangue  marcio , e  per  ogni  dove
agiti  rifiuti  e odore  di miseria.

è  un brusio   la  vita,  e questi  persi
in essa  , la  perdono  serenamente,
se  il cuore  ne  hanno   pieno a  godersi

eccoli , miseri , la sera: e  potente
in essi  , inermi  , per essi, il mito
rinasce......Ma  io,  con  il cuore  cosciente

di chi  soltanto  nella  storia  ha vita,
potrò  mai  più  con  pura  passione operare,
se so  che  la nostra  storia  è finita?  

Nessun commento:

Posta un commento