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venerdì 15 maggio 2020

L' OBLATO BENEDETTINO UN INNAMORATO DI CRISTO p. Pellegrino Ernetti osb

15----5---2020

Chi    non  s'innamora   di Gesù  e  della  Madonna, è  un  fallito!   Il silenzio ,  abbiamo  detto  ,  fa  gustare  la presenza  di Dio .  Ma,  nella  Regola  del nostro  Santo  Padre  Benedetto, questa  presenza si rende   viva  e si  assapora  con  la   virtù  dell' umiltà  .   Questa  virtù  ci  proietta  in  Dio--Amore, e  Dio---Amore si   dona  totalmente  a noi come  avvenne  per  la Vergine  Maria , la quale  concepì  per  la Sua  umiltà :   San  Bernardo  infatti  dice: Virginitate placuit,  humilitate  concepit(Serm.  Il  Lodi   di  Maria):  Piacque  a Dio per  la Sua  verginità , ma  concepì  per la  Sua  umiltà. Il  silenzio vero  scaturisce  dall'umiltà  sincera  perché  sia  un  silenzio vitale.
Non  ci si  può  innamorare  di Gesù  e  della Madonna senza l'umiltà . Infatti Gesù  "umiliò  se stesso  , fatto  obbediente  sino alla morte , e  alla  morte  di croce", e  tutta  l'opera  della nostra  redenzione , e  tutto  il  mistero pasquale  è opera  di umiliazione   del Figlio  di  Dio .    E quanto più   grande  fu  la Sua  umiltà  , tanto  più  eccelsa  fu  la Sua  esaltazione:"  Perciò  Dio  Lo  esaltò  e  Gli  diede  un  nome  che  è  al  di sopra  di ogni altro nome ". Innamorarsi è  imitare colui  di cui  ci  si innamora .  E  ripetere  il Suo  stile  di  vita.  Stile  di umiltà  : sia   della Madre  ("ha  riguardato  l'umiltà  della  Sua serva ")  sia  del Figlio ("umiliò  se stesso...").
Gesù ci  comanda  : Discite  a me  quia  mitis sum  et  humilis  corde, et  invenietis  requiem  animabus vestris  (Mt 11, 29):  imparate  da me  che  sono mite  ed  umile  di cuore, e  avrete  pace-serenità nelle  vostre  anime!  La   perfezione  nostra  consiste   nell'imitazione  costante  , per  amore, del modello divino ,  come  ci  dice    san Paolo :  Hoc enim sentite  in  vobis  quod  et  in  Christo  Jesus (Fil 2,5):  abbiate  in voi  gli  stessi  sentimenti  , le  stesse idee, le  stesse  volontà  che  possiede  Gesù  . Imitare  Gesù  !  A  che  fare  , si  domanda  san 'Agostino? "Ciò  che  dobbiamo  imparare da Lui  non  è  fare  il mondo , né  creare  le cose visibili ed  invisibili , non  a far  miracoli e a  risuscitare  i  morti; vuole  bensì  che  impariamo  da Lui  le virtù  eroiche  , che  esercita obbedendo  fino  alla morte , e  abbandonandosi  pienamente  al  beneplacito del  Padre  e  ardente  di bruciare  zelo  per  la gloria  di Lui e  la  nostra salvezza  ; ce ne  ha  dato  esempio in tutto  di ammirabile perfezione ; ma  ciò  che  vuole  che  impariamo  prima  di ogni   altra  cosa  è  la mitezza e  l'umiltà  del cuore , sono  le Sue  virtù  nascoste  e silenziose , non  vedute  o  disdegnate  dagli uomini,  che  Egli  raccomanda  caldamente e  comanda di  imitarLo" ( Sermo  10  De  Verbis  Domini, n. 2 ).
L'umiltà  rientra  , dunque  , nei  comandi  di Gesù  perché  Lo  si  possa imitare seguire . Deus  resistit superbis : Dio   resiste  ai superbi e li  disprezza(Pt  5,5 -Gc  4,6 ).  è    cosa  terribile  per  la creatura  essere  abbandonata  da Dio .  Che  sarà  quando  Egli  le  è  contrario?  Non  si può  pensare  senza  spavento!  Dio è l'unica sorgente  della  nostra  santità , perché  autore  di  ogni  grazia ;   ma  che  cosa  potremo  sperare  da Lui se non solo  non  si  comunica  alle nostre  anime, ma ci  è  nemico  e ci  respinge?  Qual  è  la ragione di codesta  opposizione da  parte  di Dio contro  l'orgoglioso? La  ragione  proviene dalla  stessa  sua  natura  divina: Egli  è il  principio  e la fine  , l'alfa  e l'omega (Ap.  22, 13) di ogni cosa; è  causa  prima  di tutte  le creature e sorgente  di perfezione ; ogni essere  viene  da  Lui ,rendendogli  gloria  ,  perché  Dio  opera  solo per  questo  fine:" Universa  propter  semetipsum  operatus  est  Dominus"  (Pro.  16,4):   Il  Signore  ha  creato  tutti  gli esseri  per  se stesso. Per  noi  sarebbe  egoismo  e  sregolatezza  . Ma  in  Dio  è  necessità , che  si fonda  nella  Sua  natura  medesima ,perché  la Sua  santità  ha  per  essenza  di far  tutto  per  la propria  gloria  , altrimenti  non  sarebbe  più  l'Essere  supremo  che  ha fine  se stesso . San   Giovanni a  Patmos  vide  gli  eletti  prostrarsi  davanti  al trono di Dio e cantare :" Tu  sei  degno , o  Signore , di ricevere  gloria , onore , potenza , perché ogni  cosa  ebbe  da te  l'essere  e la  vita (Ap.  4, 11)".  Per  questo  Dio dice  in  Isaia: Non darò  ad altri la mia gloria (42,8).  Nell'eterna  contemplazione di se stesso , Dio si vede degno di onore infinito , come  pienezza di essere e  oceano  di perfezione , e non  potrebbe , sebbene  , senza cessare di essere  Dio , santità  per  essenza ,  permettere  che  si  attribuisca ad  altri  la gloria  che  Gli  è dovuta . Egli  ci dona ogni  grazia  e ogni bene , ci  dona  persino il Suo adorabile Figlio , ci  dona la  felicità  eterna  e persino ci  apre  l'adito  all'intima  vita  della Trinità  beata  : ma  c'è  una sola cosa  che  non vuole e non  può  comunicare ad altri : la   Sua  gloria  : Gloriam meam  alteri  non  dabo , a  nessuno  darò la mia  gloria.

Con  la superbia  l'orgoglioso stabilisce tra  sé e Dio un  diabolico antagonismo .  Il superbo , come  Lucifero , vuol  togliere a Dio la gloria che Gli è dovuta e di cui  è geloso per attribuirla  a se stesso , per  idolatrare se stesso;  innalza  se stesso  e si  fa  centro  , glorificando la propria  persona , esaltando  le  proprie  perfezioni e opere ; ne  vede il principio in sé  e crede di non  essere  debitore  ad altri  ,  nemmeno  a Dio , negandogli così  l'attributo  di primo  principio e ultimo fine. Dio  , per  questo  , "resiste  ai  superbi",  e si  piega  verso  gli umili. L'orgoglio impedisce  l'unione  dell'anima con Dio . Non  c' è in noi tendenza che  maggiormente  si  opponga alle  comunicazioni  divine , anzi--dice  san Tommaso --Per  superbiam  homines  Maxime  a deo avertuntur(2\2\q.162,a.6,):  soprattutto  con  la  superbia  gli uomini  voltano  le spalle a  Dio e  si  schierano contro  di Lui. E siccome  Dio  è il  principio  di ogni grazia  , la superbia  è  il pericolo più  spaventoso  per l'anima  ;  mentre la via  più  sicura  alla  santità  e  all'unione con Dio  è l'umiltà. La  superbia  impedisce  a Dio  di darsi  a noi:   se  non  fossimo orgogliosi  si  comunicherebbe  a noi  con  maggiore  abbondanza ; e  l'umiltà  è   davvero  la virtù fondamentale , senza la quale  le altre crollano, come  afferma  san Bernardo : "L'umiltà è   il  bene  e il fondamento  stabile e  incrollabile  di tutte  le virtù , senza  la quale  esse  tutte  crollano"(De  consideratione, lib.5,  14,  32).  Mentre  ---continua  ancora  il nostro San  Bernardo---"  l' umiltà  accoglie  le altre  virtù , le custodisce e le perfeziona":  Humilitas virtutes alias accipit,  servata  acceptas ....servata  consumat .   Quindi  l'anima umile è capace di accogliere tutti  i doni  di Dio , perché  è  vuota  di sé , e  aspetta da  Dio tutto  ciò  che  è  necessario al suo  perfezionamento, sentendosi  povera  e  miserabile . Gli  angeli ,  che  non  hanno  miserie, cantano  la santità  di Dio ;  noi  lodiamo  la Sua  misericordia in  eterno:  misericordias  Domini in  aeternum  cantabo(Sal.  88, 2) . Tutto ciò  che Dio fece  per noi dopo  la caduta  che  ci  travolse , è  effetto  della Sua  misericordia. Egli  vide  l'uomo  degradato  e  impotente , soggetto  alle  tentazioni e in balia di pericolose inclinazioni che  variano secondo  il tempo , la  stagione , la salute, l'educazione e il luogo  in cui  vive , e  fu  toccato  da tanta miseria , come  se  fosse  una debolezza Sua : questo  movimento  divino che Lo  inclina  verso  di noi per  soccorrerci , è  la misericordia :"Come  il padre ha pietà  dei  figli , così  il Signore ha  misericordia con  coloro che  Lo  temono, perché  Egli  sa  di  che  cosa  siamo  plasmati " (Sal.  102, 13-14). La nostra  miseria  è  così  profonda  da  poter  essere  paragonata  a un  abisso che, a sua  volta, richiama  l'abisso della  divina  misericordia ,che l'attira  soltanto  allorché  è da  noi  ammessa e confessata , e  l'umiltà ci  fa  gettare il grido  che  implora "Signore , abbi  pietà di me ,  peccatore!  Siamo  come  il  povero  viandante che  giaceva  sulla  via  di Gerico , nudo e coperto di  ferite . Che  ottima preghiera è  mai  il mostrare a nostro  Signore le nostre miserie, le piaghe  , le  turpitudini che  ci  sfigurano l'immagine e  la  somiglianza in cui  fummo creati  . Jesu ,  praeceptor , miserere  nostri(Lc. 17, 13): Gesù  , nostro  Maestro , nostro  samaritano, abbi pietà di  noi. Egli ci  guarisce!
E come  quando  siamo   persuasi  e convinti  di essere  da  noi  stessi deboli , poveri, miserabili, infermi , peccatori, implicitamente esaltiamo la  potenza , la  sapienza , la santità , la bontà di Dio, e  rendiamo alla Sua divina pienezza un  omaggio così  gradito che  Egli s'inchina verso l'anima umile per  ricolmarla  di beni , come  ci  insegna  la Madonna : Esurientes implevit bonis ha  riempito di beni  gli affamati!  Quando  l'umiltà  ha  scavato nella nostra anima un  grande  vuoto , la  grazia  vi irrompe , perché c'è strettissima affinità  tra  l'umiltà  e la  grazia , come dice san  Bernardo:  Semper  solet esse gratiae  divinae  familiaris virtus  humilitatis (In  annun  Serm.  3,9). Questa  virtù  dunque  è  la più  efficace a meritare  la grazia, a  conservarla , o a  ricuperarla  se l'avessimo perduta (idem , Super Missus, 4 , 9;in Cant. Ser. 34).
Sant'Agostino:"  Vogliamo ottenere  uno  scopo  grandissimo , perché  cerchiamo Dio, vogliamo  arrivare a Lui nel quale si  trova  ogni nostra beatitudine eterna ; ma non vi  possiamo  giungere  se  non  per mezzo  dell'umiltà . Vuoi  essere grande?  Comincia  col  rimpicciolirti . Vuoi  costruire  un  edificio che  salga  al cielo? Fondato  sopra  l'umiltà .  Più  la costruzione deve essere alta, più  devono  essere profonde  le fondamenta , perché  la nostra  povera  natura è  terreno  instabile che slitta  continuamente . Fino a quale  altezza vuoi tu portare  il tuo  edificio spirituale . Fino alla visione di Dio...Vi  potrete arrivare  solo per  mezzo dell'umiltà"(Sermo  10 , De verbis  Domini).

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