7---12--2019
L'isola
A una proda ove sera era perenne
di anziane selve assorte , scese,
e s' inoltrò
e lo richiamò rumore di penne
ch'erasi sciolto dallo stridulo
batticuore dell'acqua torrida,
e una larva (languiva
e rifioriva) vide;
ritornato a salire vide
ch'era una ninfa e dormiva
ritta abbracciata a un olmo.
In sé da simulacro a fiamma vera
errando , giunse a un prato ove
l'ombra negli occhi s'addensava
delle vergini come
sera appié degli ulivi;
distillavano i rami
una pioggia pigra di dardi,
qua pecore s'erano appisolate
sotto il liscio tepore,
altre brucavano
la coltre luminosa;
le mani del pastore erano un vetro
levigato di fioca febbre.
Dove la luce
Come allodola ondosa
nel vento lieto sui giovani prati,
le braccia ti sanno leggera , vieni.
Ci scoderemo di quaggiù,
e del male e del cielo,
e del mio sangue rapido alla guerra,
di passi d'ombre memori
entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove foglia più la luce,
sogni e crucci passati ad altre rive,
dov'è posata sera,
vieni ti porterò
alle colline d'oro.
L'ora costante , liberi d'età,
nel suo perduto nimbo
sarà nostro lenzuolo.
Non gridare più
Cessate d'uccidere i morti,
non gridate più, non gridate
se volete ancora udire,
se sperate di non perire.
Hanno l'impercettibile sussurro,
non fanno più rumore
del crescere dell'erba,
lieta dove non passa l'uomo.
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