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sabato 7 dicembre 2019

LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO: GIUSEPPE UNGARETTI

7---12--2019

L'isola

A  una  proda  ove  sera era  perenne
di  anziane  selve assorte , scese,
e s' inoltrò
e  lo  richiamò  rumore  di  penne
ch'erasi  sciolto  dallo  stridulo
batticuore  dell'acqua  torrida,
e  una  larva  (languiva
e  rifioriva) vide;
ritornato  a  salire  vide
ch'era  una  ninfa  e  dormiva
ritta  abbracciata  a  un  olmo.

In  sé  da  simulacro  a  fiamma  vera
errando ,  giunse a  un  prato  ove
l'ombra  negli occhi  s'addensava
delle  vergini  come
sera  appié  degli ulivi;
distillavano  i rami
una  pioggia  pigra  di  dardi,
qua  pecore  s'erano  appisolate
sotto  il liscio  tepore,
altre  brucavano
la  coltre luminosa;
le mani  del  pastore  erano  un  vetro
levigato  di  fioca  febbre.

Dove  la  luce

Come  allodola  ondosa
nel  vento  lieto  sui  giovani prati,
le  braccia  ti  sanno  leggera , vieni.

Ci  scoderemo  di  quaggiù,
e  del  male  e del  cielo,
e   del  mio sangue  rapido  alla  guerra,
di  passi  d'ombre  memori
entro  rossori  di  mattine  nuove.

Dove  non  muove  foglia  più  la  luce,
sogni e  crucci  passati  ad  altre  rive,
dov'è  posata  sera,
vieni  ti  porterò
alle  colline d'oro.

L'ora  costante , liberi  d'età,
nel suo  perduto  nimbo
sarà  nostro  lenzuolo.

Non  gridare  più

Cessate d'uccidere  i morti,
non  gridate  più, non  gridate
se volete  ancora  udire,
se  sperate  di non  perire.

Hanno  l'impercettibile  sussurro,
non  fanno  più  rumore
del  crescere  dell'erba,
lieta  dove  non  passa  l'uomo.

 

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