4---12---2019
Per quanto riguarda l'ufficio divino, i libri utili costituiscono una vera biblioteca: ci vuole il Libro delle ore per le parti fisse o comuni , il Salterio per una lettura continua dei salmi, l'Octoikhos o Paracletico per tutto l'anno liturgico specialmente il tempo dopo Pentecoste: sono otto settimane di ufficiature da cantare secondo gli otto modi musicali , con l'innografia del vespro, della compieta, del mattutino e dei typika; il Triodion, che contiene l'innografia della Quaresima e le ufficiature complete della Settimana Santa; il Penticostarion che dà innografia e ufficiatura dalla Pasqua alla Pentecoste; i dodici volumi del Mineo che propone giorno dopo giorno l' innografia dei Santi o le feste fisse del Signore e della Madre di Dio; quando non si può avere i Minei, si usa almeno l'Antologio o l'Eortologio, Libro delle Feste; il Sinassario è un riassunto delle Vite dei Santi qualora non fosse già inserito nei Minei; il Profetologio contiene tutte le letture bibliche da fare a Vespro e a certe Ore della Quaresima e delle feste ; finalmente , il Typikon è una specie di "ordo" perenne che fissa le occorrenze tra le diverse feste e precisa l'uso che si deve fare dei vari libri liturgici.
Le ufficiature sono: il Vespro, la compieta grande o piccola , l'ufficio di mezzanotte, l'ufficio reale , il mattutino con le lodi, le ore piccole di prima, terza, sesta, nona e typika, alle quali si possono aggiungere le ore intermedie dopo prima, terza , sesta e nona, e , per i vigilanti o non dormienti , le 24ORE degli Acemeti.
L'ufficio divino comincia con il Vespro perché così ha fatto il Creatore: dividendo la luce dalle tenebre , Dio stesso celebrò i primi vespro e mattino della creazione("Ci fu una sera e ci fu un mattino, primo giorno"). Per tale motivo ogni vespro inizia con la lettura o il canto del salmo 103 che evoca il tramonto , il calar della notte , ed esprime la gratitudine dell'uomo per le opere divine. Segue una lettura continua nel Salterio , poi si canta il Lucernario, che ricorda l'accensione delle lampade e l'offerta dell'incenso come sacrificio vespertino. Tra gli ultimi versetti del Lucernario si inseriscono da sei a dieci strofe d'innografia , tratte dall'Octoikhos e dal Mineo, oppure dal Triodion o dal Penticostarion, dopo di che si canta un inno alla luce di Cristo, sole senza tramonto. Seguono letture e litanie , ancora un po' d'innografia varia, il cantico di Simeone e il tropario finale.
Il sabato sera o nella vigilia delle grandi feste, l'ufficiatura prosegue con la celebrazione del mattutino . Comincia con la lettura di sei salmi fissi, l'esasalmo. Segue il tropario della risurrezione o della festa , introdotto con un richiamo alla teofania e alla venuta del Signore. Il canto del polyeleos (salmi 134 --136), degli evloghitaria (118) e dei graduali ci fanno salire in un modo meraviglioso verso il culmine del Vangelo. La domenica si canta sempre un Vangelo di risurrezione: il sacerdote lo legge sempre sul corno destro dell'altare e il diacono sta all'angolo opposto ; l'altare diventa il simbolo del sepolcro, sacerdote e diacono raffigurano i due angeli che stavano dove aveva riposato il corpo di Gesù, l'uno alla testa l'altro ai piedi. L'accolito pone il suo cero acceso davanti alla porta aperta dell'iconostasi, che rammenta l'ingresso del sepolcro da cui era stata rotolata la pietra. Tutto il santuario diventa l'icona del sepolcro vuoto , in modo che ogni domenica si rivive l'evento della risurrezione e che possiamo dire di averla vista anche noi. Però non basta vedere o sentire , abbiamo bisogno di partecipare a quell'evento con il senso del tatto : il sacerdote esce dal santuario con l'evangeliario, sulla cui copertina è raffigurata l'icona della Risurrezione; allora i fedeli si avvicinano per baciare quell'immagine che rende presente ciò che rappresenta. Per le grandi feste l'icona della festa viene portata solennemente dal santuario alla navata durante il canto del polyeleos e dinanzi a essa si legge il Vangelo della festa . Dopo il Vangelo segue , allegro, il canto del "canone", una composizione innografica che accompagna i cantici dell 'Antico e Nuovo Testamento e che varia ogni giorno secondo la festa celebrata. Nel frattempo i fedeli ricevono un'unzione d'olio profumato. Dopo il canone si cantano le lodi( salmi 148--150). Tra gli ultimi versetti si inseriscono da quattro a otto strofe d'innografia. Il mattuttino festivo finisce con il canto della grande Dossologia: Gloria a te che ci hai mostrato la luce . è un ringraziamento per il giorno nuovo che spunta. Dopo il canto del tropario e la litania si conclude il mattutino o si passa all'ora prima.
Ai fedeli occidentali, abituati all'ufficio benedettino , per esempio , bisogna precisare che nel rito bizantino si leggono molti salmi sia fissi che di lettura continua , ma la maggior parte di essi passano come un sogno perché cantilenati velocemente da un lettore. Invece da alcuni salmi vengono estratti versetti di gran rilievo che si cantano più lentamente , con la maestà del canto greco o la sublimità della polifonia slava, mentre si svolge qualche azione liturgica come incensamento o processione , e allora si dimentica la fatica della salmodia che ha preceduto . Aggiungiamo il fatto di poter contemplare gli affreschi o l'iconostasi , di stare in piedi , su comodi tappeti , piuttosto che seduti su banchi o sedie, di poter muoversi liberamente, per esempio per accendere candele davanti alle icone e baciarle, di fare inchini e segni di croce a qualsiasi momento. di respirare il buon odore dell'incenso, di sentire il canto del coro in alternanza con letture , versetti o litanie. Anche i più stanchi si sentono come incorporei in tali condizioni. Per di più uno che entra in chiesa dopo l'inizio della funzione non è un intruso , ma si sente subito in famiglia:dopo essersi inchinato davanti alla maestà del tempio, saluta a destra e a sinistra, e riceve a sua volta i saluti dei presenti che non si irritano per il ritardo ma si rallegrano per una presenza in più.
A proposito del segno della croce, bisogna ricordare che gli Ortodossi lo fanno non a mano piena ma con le tre prime dita giunte, il che simboleggia il Dio uno e trino, l'unità delle tre persone in Dio, le altre due sono piegate insieme verso il centro della mano e simboleggiano l'unione delle due nature in Cristo(divina e umana). Si segnano dall'alto in basso e da destra a sinistra. Non si deve pensare che fanno la croce "a rovescio", poiché per più di un millennio i Romani l'hanno fatta così: basta leggere la testimonianza di papa Innocenzo 3°(1161---1216) nel suo De sacro altaris mysterio(PL 217,825), che conosce le due usanze , ma dà il modo ortodosso per primo, come più comune a Roma nel 13° secolo. E in tanti altri casi dovremmo forse rivedere i nostri pregiudizi, rileggere la storia , farci un'idea più oggettiva , prima di dire : Sbagliano , perché fanno diversamente da noi.
Scrivendo sull'Ortodossia, abbiamo voluto presentarla sotto il su aspetto più favorevole, quello che può insegnarci , indurci al rispetto verso quella tradizione . Se ci sono ombre nell'Ortodossia , non tocca a noi svelarle ma agli Ortodossi stessi, e allora diventa una critica costruttiva, perché ci sono anche alcuni aspetti positivi della nostra confessione cattolica che trovano interessanti e degni di imitazione , per esempio l'organizzazione ecclesiastica o la formazione del clero.
Ormai , con tutti i gesti spettacolari fatti dai papi di Roma e dai patriarchi di Costantinopoli per riavvicinare Pietro e Andrea, le due Chiese sono diventate sorelle, non sono più confessioni rivali o non lo dovrebbero essere. Non dobbiamo quindi rallegrarci delle debolezze dei nostri fratelli, perché ritardano l'evento della piena unità , né avere sugli Ortodossi solo le conoscenze che una nazione in guerra può acquistare sul nemico per meglio poterlo vincere : tutto questo è machiavellismo, non corrisponde al Vangelo di Cristo. Cercando di conoscere meglio i fratelli Ortodossi, di capire le loro vedute , la loro storia , mettiamoci non soltanto l'intelligenza ma anche il cuore , perché dall'amore nasce il desiderio dell 'Unità. Non è pericoloso se rimaniamo saldi nella nostra fede , se ci comporteremo da adulti, se saremo decisi a rimanere nella propria Chiesa per portare , nel suo seno , l'amore delle Chiese sorelle.
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