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domenica 15 dicembre 2019

IL DIRITTO DI TUTTI E DI OGNUNO A DIVENTARE PERSONE di: Francesco Colizzi AMICI DI FOLLEREAU "PER I DIRITTI DEGLI ULTIMI"

15--12--2019
La  terza   kermesse pugliese (7-13 ottobre), volta  ad   aprire  un dialogo tra  il mondo  della  cooperazione  internazionale  e  i  cittadini, ha  per   tema:"  Persone  , comunità  , sviluppo inclusivo".  Il  concetto  profondo  di  persona  riassume  il senso  altrettanto  profondo  della   cooperazione  internazionale  . I  giorni  del Festival  della  Cooperazione  internazionale  sono  una  festa della  persona  , una  piccola  esperienza  dell'unità  della  speranza  umana che  anela  alla  liberazione dal male.
Ma  la conoscenza   delle  dimensioni  fondamentali  della  persona è  un   patrimonio   comune?  Lo  statuto di persona viene  sempre  riconosciuto ad ogni essere  umano?  Non   abbiamo, invece , davanti   ai nostri  occhi lo  spettacolo  continuo, in  tutte  le parti  del mondo,  di esseri umani ridotti ad  oggetto , discriminati  nella  loro dignità   o  totalmente  esclusi dalla   partecipazione  alla vita   comune?  Fa  bene   guardare  in  faccia  gli   abitanti del pianeta, le donne  con   disabilità  , gli  operatori  di pace, anche  attraverso  mostre   fotografiche  (  Salvatore  Valente  con  "Persone   del mondo, un  mondo  di persone",le donne  palestinesi   con disabilità  con  "I  am  a  woman") e prodotti  audiovisivi(Testimoni  di pace  "del  Centro  Sereno  Regis).  Pensare  all'essere  umano  solo  come individuo  può  esasperare  l'egoismo , la  ricerca  del  dominio , la   gerarchizzazione  delle  differenze  biologiche  , culturali e sociali.
La  persona  invece,  invoca  sempre  la  rete  di relazioni  della  comunità  e  la  costruzione  di  processi  di  inclusione. La  persona  inizia  dal  desiderio  di una  vita  dignitosa. Ogni  essere  umano  ha  diritto  a  perseguire  una  vita  compiuta, costruendo  una  adeguata  stima  de sé che  gli  consente di operare  con  e per  gli altri. Questo  movimento  del sé  verso   l'altro,  questa  sollecitazione  che  risponde  alla  chiamata  del sé  da  parte  di un  altro  è  la seconda  dimensione  della  persona.  Quando  l'altro non  ha un  volto  ed è  raggiungibile  solo  attraverso  i canali  delle  istituzioni,  compare  la  necessità  della  terza  dimensione:  il  vivere  all'interno  di  istituzioni giuste  , capaci  di distribuire  non  solo  beni  e merci, ma  anche  diritti  e doveri.
Ai  successi  --ancora incompleti  ---delle  grandi  lotte  per  il  riconoscimento  dei  cittadini  , delle  donne  . dei  lavoratori , delle  persone di  diverso  colore  della pelle  , delle  persone  di  diverso  orientamento  sessuale , in  questo  secolo  ha  fatto  seguito la "Convenzione  internazionale  sui  diritti  delle  persone  con  disabilità".  Essa  ci  parla  di  persone  titolari  di diritti  universali al  cui  compimento  devono  necessariamente  concorrere  le  comunità , attraverso  uno  sviluppo  che  include  , che  non  lascia  nessuno  fuori  , né  indietro.

No ai  meccanismi  dello  scarto:

In  questo  impegno  la  cooperazione  internazionale  emerge  splendidamente  ,come  nei  progetti  in  Guinea  Bissau,  Mozambico, Brasile, Palestina,  raccontati  nel  corso  del Festival,  mirando  ad  un  autosviluppo  nelle  comunità  locali.  Il  primo  obiettivo  è  l'inclusione  di ogni  persona  , il  contrasto  a  meccanismi  dominanti che  producono  vite  ineguali  o  di  scarto,meccanismi  che  vediamo  all'opera  in  maniera violenta  quando  rivolgiamo  l'attenzione  alle  vite  dei  nomadi  forzati( come  con  il  corso  di  formazione  sulla  salute  dei migranti).  Se  la  disabilità  insegna che  siamo tutti  vulnerabili  , le  migrazioni insegnano che  siamo  tutti  in  movimento  tra  luoghi  vicini  o  lontani, per  le  motivazioni  più  diverse . Nelle  realtà  universali  della  disabilità  e  del  nomadismo, in  maniere  spesso  drammatiche, riluce  il  percorso  straordinario  di  ogni  essere  umano alla  ricerca  di una  vita  compiuta, qualunque  siano  le  condizioni  biologiche  o  biografiche di  partenza.
E così, agire  responsabilmente in  cooperazione  internazionale   significa  prendersi  il tempo per  conoscere  ,  sentirsi parte  di  un  comune  destino  ,  contribuire  a  un  nuovo  umanesimo , oltre la  logica  dell'emergenza  e  la retorica  dell'aiuto. Nessuno  è  solo  povero e i poveri non  sono  una  minaccia , ma  un  appello  a  essere  compagni, a  mangiare assieme ,nella giustizia , il  pane del mondo.

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