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lunedì 29 giugno 2020

LETTERATURA ITALIANA : GIOSUE CARDUCCI

29--6--2020

Su   i  campi  di  Marengo  la  notte  del Sabato   Santo  1175

Su   i campi  di  Marengo  batte  la  luna  ;  fòsco
tra  la  Bormida        e  il Tanaro    s'agita  e  mugge  un  bosco;
un  bosco  d'alabarde  ,  d'uomini  e  di cavalli,
che  fuggon  d'Alessandria  da  i  mal  tentati  valli.
     D'alti  fuochi  Alessandria giù  giù   da  l 'Appennino
illumina  la fuga  del  Cesar  ghibellino  ;
i  fuochi  de  la  lega  rispondon  da  Tortona,
e  un  canto  di vittoria  ne  la pia  notte  suona:
   _ Stretto  è  il  leon  di Svezia  entro  i  latini  acciari;
ditelo ,  o  fuochi  , a  i monti  , a  i colli, a  i  piani, a  i  mari.
Diman  Cristo  risorge  ;  de la  romana  prole
quanta  novella  gloria  vedrai domani  , o  sole!---
       Ode  , e ,  poggiato  il capo  su  l'alta  spada  , il sire
canuto  d'Hohenzollern  pensa  tra  sé --Morire
per  man  di  mercatanti  che  cinsero pur  ieri
a  i  lor   mal  pingui  ventri  l'acciar  de'   cavalieri!---
      E   il  vescovo  di Spira , a  cui  cento  convalli
empion  le  botti e cento  canonici  gli  stalli,
mugola  --O belle  torri  della  mia  cattedrale,
chi  vi  canterà  messa  la notte  di  Natale?--
        E  il conte  palatino  Ditpoldo,  a  cui  la bionda
chioma  per  l'agil  collo  rose  e  ligustri  inonda,
pensa  ----Dal Reno  il canto  de  gli  elfi  per  la  bruna
notte  va:  Tecla  sogna  al  lume  de la  luna.---
         E  dice  il  magontino  arcivescovo ---A canto
de  la  mazza  ferrata  io  porto  l'olio  santo;
ce  n'è  per  tutti  . Oh  almeno  foste  de  l'alpe  a'  varchi,
miei  poveri  muletti  d'italo  argento  carchi!
         E  il conte  del  Tirolo ---Figliuol  mio  , te  domane
saluterà  de   l'Alpi  il sole  ed  il mio  cane;
tuoi  l'uno  e l'altro  ;  io,  cervo  sorpreso  da i villani,
cadrò  sgozzato  in  questi  grigi  lombardi  piani.----
         Solo  ,a piedi   , nel  mezzo  del  campo  , al  corridore  
suo  presso  , riguardava  nel  ciel  l'imperatore ;
passavano  le stelle  su  'l  grigio  capo ;  nera
dietro  garria  co  'l  vento   l'imperial  bandiera.
       A'  fianchi  , di  Boemia  e  di  Polonia  i regi
scettro e spada  reggevano  , del  santo  impero  i fregi.
Quando  stanche  languirono  le stelle , e  rosseggianti
ne  l'alba  parean  l'Alpi  , Cesar  disse ---Avanti!
        A  cavallo , o fratelli  !  Tu , Wittelsbach,  dispiega
il sacro  segno  in faccia  de  la  lombarda  lega.
Tu  intima  o araldo;  Passa l'imperator  romano,
del  divo  Giulio  erede , successore  di Traiano.---
        Deh  come  allegri  e rapidi  si  sparsero  gli  squilli
de  le  trombe  teutoniche  fra  il Tanaro  ed il Po,
quando  in  cospetto  a  l'aquila  gli  animi  ed  i  vessilli
d'Italia  s'inchinarono  e  Cesare  passò!


Nella  piazza   di  San  Petronio

Surge  nel  chiaro  inverno  la  fosca  turrita  Bologna,
e  il  colle  sopra  bianco  di neve  ride.
  è  l'ora  che  il sol  morituro  saluta
le  torri  e  'l tempio  , divo  Petronio, tuo;
   le   torri  i cui  merli  tant' ala   di  secolo  lambe,
e del  solenne   tempio  la  solitaria  cima.
       Il  cielo  in freddo  fulgore  adamantino  brilla;
e  l'aer  come  velo  d'argento  giace
       su  'l foro , lieve   sfumando  a  torno  le  moli
che  levò  cupe  il braccio  clipeato  de  gli avi.
       Su  gli  alti  fastigi  s'indugia  il sole  guardando
con  un   sorriso  languido  di viola,
      che ne  la  bigia  pietra  nel  fosco  vermiglio  mattone 
par  che  risvegli  l'anima  de i secoli;
     e  un  desto  mesto  pe  'l  rigido  aere sveglia
di rossi  maggi  , di  calde  aulenti aere,
      quando  le donne  gentili danzavano  in piazza
e  co'  i re  vinti  i  consoli  tornavano.
   Tale  la  musa  ride  fuggente al verso in cui  trema
un  desiderio  vano  de  la  bellezza  antica.

      

domenica 28 giugno 2020

TEOLOGIA DELL'OBLAZIONE BENEDETTINA di: Alferio Caruana "Teologia del laicato"

28---6---2020

b)   Natura,   Vocazione,  Missione,  Compito

Compito---   Ogni  cristiano   evangelizza  con  qualche  carisma  dello Spirito:

Questo  titolo  ci porta  ad  un  discorso    ecclesiologico  col  suo  problema  sui  carismi.  Tutti  i  battezzati  sono  a  servizio  pieno  della  Chiesa;   ognuno  ha  il suo  ruolo  specifico  che  gli  spetta  in virtù  della  vocazione  ricevuta   da  Dio ;  così  come  ogni  vocazione  è un  carisma  in  seno  alla  Chiesa. L'  apostolo  Paolo  parla  diffusamente  dei  carismi  :  facendo  una  sorta  di  elenco di tutti i  carismi             possibili  nella  Chiesa  di Cristo:"  E   a  ciascuno  è data  una  manifestazione  particolare  dello Spirito  per  l'utilità  comune  :  a  uno  vien  concesso  dallo Spirito  il linguaggio  della  sapienza ;   a  un  altro  invece, per  mezzo  dello Spirito  , il linguaggio  della  scienza  ;  a  uno  la  fede  per mezzo  dello Spirito; a  un  altro il dono  di far  guarigioni per  mezzo  dell'unico  Spirito  ; a  uno  il potere  dei miracoli, a  un  altro  il dono  della profezia  ;  a  un  altro  il dono  di   distinguere   gli   spiriti; a  un  altro le  varietà delle lingue; a  un altro infine  l'interpretazione  delle  lingue(1 Cor.  12,   4--11). I  carismi   sono  doni  di Dio  alla  sua Sposa  (la  Chiesa),  doni  grazie  ai quali  i battezzati  si  specializzano, per  così dire , in  modo  da  qualificare  ed  arricchire  tutti  i battezzati( la Chiesa):" Infatti  col  progredire  dell'età, l'animo  si  apre   meglio  in  modo  che  ciascuno  può  scoprire  più  accuratamente  i talenti con cui  Dio  ha arricchito  la sua  anima ed   esercitare  con  maggiore  efficacia  quei  carismi   che  gli sono  stati  concessi    dallo Spirito  Santo  per  il bene  dei  suoi  fratelli"(AA 30).  "Sapendo  discernere[ i  presbiteri]  quali  spiriti  abbiano  origine  da Dio , essi  devono  scoprire  con senso  di fede i carismi  , sia  umili  che eccelsi, che  sotto  molteplici forme  sono  concessi  ai laici,  devono  ammetterli  con  gioia  e  fomentarli  con  diligenza"( PO 9).
S. Paolo  tuttavia  tira  due  conclusioni  che  sono  davvero  formidabili.  In  primo  luogo  egli  sostiene  che   tutti  i carismi  sono  importanti ,  sottolineando però che il  carisma  dei  carismi  è la  Carità (1 Cor. 13, 13); la seconda  conclusione  attesta  che i carismi  ,  per quanto  sublimi , sono  sempre  e  ovunque  soggetti  alle  istituzioni  della Chiesa."  Il  giudizio  sulla  loro  genuinità   e  sul  loro  esercizio  ordinato  appartiene  a  quelli  che  presiedono  nella  Chiesa  , ai  quali  spetta  specialmente  , non  di   estinguere  lo Spirito, ma  di esaminare  tutto  e  ritenere  ciò  che  è  buono  (cfr. 1 Tess. 5,12;  19, 21)  affinché  tutti  i carismi  cooperino,  nella  loro  diversità  e  complementarietà , al  bene  comune"(CL  24). Queste  due  conclusioni  sono  della  massima  importanza  quando  si  tratta  di  essere  presenti  in  mezzo  all'assemblea  con  il proprio  carisma. I  carismi  non  solo  vanno  scoperti  ma  valorizzati mettendoli  a  disposizione  di tutta  quanta  la Chiesa. In  ogni  stato  di vita  vi sono  i carismi  corrispondenti  che  vanno  bene  solo  per  quel tipo  di battezzati. Una  volta  scoperto  il proprio  carisma  ,  questo  va  trafficato  come  i talenti  della  parabola(Mt. 25,20);  non  possono  e  non  devono  rimanere  nascosti  , così  come  non  si  nasconderebbe  un tesoro  (Mt.  13,  44), ma   li  si  sfrutta  a beneficio di tutti , come  candelabri per  illuminare  tutti  quelli che  sono  nella  casa ( la Chiesa--Lc. 8,16 ),  essendo  veri  e propri  strumenti  con cui  lavorare  per  adornare  la Chiesa  di Cristo. Chiaramente  non  tutti  hanno   tutti i carismi:" I cristiani  avendo  dei  doni differenti(cfr.  Rm.  12,  6) ,   devono  collaborare  alla  causa  del Vangelo,  ciascuno  secondo  le sue   possibilità , i suoi  mezzi, il  suo  carisma e il  suo  ministero(cfr.  1 Cor. 3, 10 )"  ( AG 28).
Se  i carismi  sono  autentici  essi  devono   portare  alla testimonianza  dell'Assoluto: il   carisma  dei  carismi .     La  stessa  presenza  del Signore in   mezzo al  suo popolo può  essere  segnalata  anche  dalla  manifestazione  dei  propri  carismi ; ognuno  di questi  carismi  porta alla testimonianza della  Parola  che è  necessaria  per  l'azione  vitale  della Chiesa.  Non  si può  fare  a meno dei carismi .  è  essenziale  che  ognuno  di noi  scopra  il proprio  e lo  renda cosa  viva  nell'assemblea dei fratelli. è    lo  Spirito Santo  che infonde  nel battesimo  i carismi  necessari  a  ciascun  battezzato  per  la crescita  della Chiesa:  gli stati  di vita  , gli  orientamenti  dei  vari  ordini  religiosi , gli  istituti  laicali  ed  altri  non  sono  che  manifestazioni  dell'unico  Spirito  che  opera  tutto  in tutti.( 1 Cor. 12, 11).
I  carismi  non  si  devono  confondere  l'uno con  l'altro o metterli  uno  contro  l'altro, ma  si devono  fondere  completamente  in Cristo  per  una  maggiore  incisività  e   penetrazione  nel  santo  popolo  di Dio . I   carismi  nella  Chiesa  hanno  tutti il  loro posto preciso, sono  tutti  a servizio della  Chiesa  e non  possono  essere  distrutti    e\o   resi  obsoleti  se non  con  l'esplicito ordine di Dio che  veglia  sulla  sua     Chiesa   tramite  Cristo  e lo Spirito  Santo(  Mt. 28, 20;  Gv. 14,  26). La  Chiesa  ha  quindi  bisogno  di  tutti  i  battezzati  e dei  loro  carismi, nessuno  può  abdicare  e  lasciare  questa  speranza  della Chiesa  andare  delusa  e  disattesa ; sta  al laico  battezzato  ottemperare  alla  sua  vocazione  nel venire  incontro  alle  necessità impellenti  della  Chiesa  nella  sua  opera  evangelizzatrice allorché  egli  stesso  accede  ai  vari  ministeri  che  sono  riservati  ai laici:" Ove  le necessità  della  Chiesa  lo  suggeriscono  in mancanza  di  ministri  , anche  i laici  , pur  senza  essere  lettori  o ascoltatori  , possono  supplire  alcuni  dei  loro uffici  , cioè  esercitare  il  ministero della  parola,  presiedere  alle preghiere  liturgiche ,  amministrare  il battesimo  e distribuire la sacra   Comunione, secondo  le  disposizioni  del  diritto"( CL 23 ).  Questi          ministeri\  uffici  segnalano  la  presenza  e  l'importanza  del  laico  nella  Chiesa e gli  conferiscono una  responsabilità  notevole;  tali  ministeri  non  si  devono  ritenere  come  semplice  aiuto  al parroco , ma  come  un  preciso  dovere  del  laico  nell'essere  presente ogni  qualvolta  il suo  contributo  venga  richiesto . Il  laico  battezzato  viene  meno  quando  la sua  vocazione cristiana viene  ad essere  inutilizzata  non  solo  nella  Chiesa  ma  nelle  varie  attività  ecclesiali  organizzate  dalla parrocchia o altra  associazione  cristiana.

sabato 27 giugno 2020

IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA di: Alberto Romagnoli " IL GOVERNO"

27--6---2020

1)  Il  Presidente   del  Consiglio,

Per  governo  , in  stretto  senso, s'intende  l'organo  supremo della  funzione  esecutiva ,composto  da  Presidente  del Consiglio  e dai  ministri , i quali insieme  formano  il  Consiglio dei ministri(art.  92).
Sebbene  ,  nella  nostra  repubblica  il Presidente  del Consiglio  dei ministri  sia  lungi  dall'assumervi  la  preminenza  che  gli  è attribuita  in  altri  regimi , è  impossibile  negare  che, per  quanto il suo  potere gli  derivi  dal Parlamento e per  quanto  sia  controllato  dal   Parlamento , in effetti  ,  finché  dura  in carica , è  il  supremo  reggitore  della  politica  del paese ,  che  dalla  sua  personalità riceve l'indirizzo  e  l'impronta. Così  oggi  noi  parliamo  di Cavour, di   Ricasoli, di Giolitti  , di  Zanardelli , di  Giolitti o  di  De  Gasperi  come  di uomini  in cui  s'impersona un  certo momento  storico . Non    rimane  invece  nella storia  il nome  d'un  Presidente  del Consiglio incolore , senza  una  sua  energica  visione  della politica , semplice  esponente  d'una  transitoria  maggioranza  parlamentare  che  a  lui  si  affida  in  mancanza   di meglio.
Naturalmente  il Presidente  del Consiglio  deve  saper  mantenere  la sua  azione nei  limiti  della  legge :   tutti   i  maggiori  uomini  nelle  sincere  democrazie  hanno  saputo  governare  col  rispetto  delle  libertà  statutarie  e dei  diritti del  Parlamento. Del resto  l'art.  95,  dicendo  che  il Presidente  del consiglio  dirige   la politica  generale  del governo , vuol  per l'appunto  significare  che  egli è  il  nocchiero  che guida  la barca , non  anche  quello  che  decida  la rotta  che  tutti  debbono  seguire , la rotta  gli è  indicata  da altri  organi , dalle circostanze,  dalle  possibilità  e  dall'opinione  pubblica;  a  lui  si  chiede  che  regga  il timone  con  mano  salda . Aggiunge  anche  lo stesso  articolo  che "  mantiene  l'unità d'indirizzo  politico  e amministrativo  , promuovendo  e   coordinando  l'attività  dei  ministri". è   chiaro  dunque che  in  quel  corpo collegiale  che è il  Consiglio dei  ministri, da  cui  dipende  l' azione  statale , il  dissenso  non  può  andar  oltre  certi  limiti.
Il  governo  si  presenta  alle Camere  con  un  programma; coloro  che  hanno  accettato  di far  parte  del  ministero lo  hanno  accolto e fatto  proprio e ad  esso  dovranno  conformare  la loro  attività . Quando  in  seno  al Consiglio sorge  un  dissenso  che  il  Presidente  non  riesce  a  sanare, al  ministro dissidente  non resta  che   dimettersi. Molte  volte  le  dimissioni  anche  d'un  solo  ministro  possono  trarre  seco  le sorti  di tutto  il ministero, altre  volte  può  darsi  che  si  sostitutisca  soltanto  il  dimissionario  e che  si  abbia  un  " rimpasto ministeriale"  senza  che  proprio  si verifichi  una crisi.

venerdì 26 giugno 2020

I BUONI ESEMPI DALL' ALTO : G. Natale, (Giolitti e gli italiani)

26--6---2020

Quintino Sella(  1827--84),  ministro  delle finanze   dal  '62  al '73,  restaurerà  le finanze  italiane  esauste  dalle    guerre  per l'indipendenza, imponendo  gravi  tassazioni  e un  rigido  sistema  d'economia  nelle  spese  statali.

Aveva  ( Giolitti)  esperimentato  la  rigidezza del  Sella e  visto il  Lanza arrivare  a  Roma , dopo aver  venduto  l'ultimo  paio  di  buoi  per  procurarsi  il denaro  per il viaggio, e  morire in  un  modestissimo  albergo  della capitale  data  dal  suo  governo all'Italia  .   E  donne  come  la vedova di lui , collaressa, che  aveva rifiutato  la pensione  offertale  dal re dicendo  che  quel  poco  ch'era  bastato  per due  poteva  bastare  a sufficienza  per  lei  sola. 
Raccontava  con  compiacenza  che  il Sella  , quando  da Torino  si recava  a  Biella  , spesso  scendeva  a Salussola e  continuava  a piedi  .   Per  strada  faceva  colazione  , o meglio  "pranzo  sobrio",  come diceva  lui, e non  spendeva  mai più di  L.  1,60.    All'atto   di pagare  il conto, soleva  dire."Se  gli Italiani  avessero  fatto  tutti  così , la  nazione  si sarebbe arricchita".

N.B.)Il  collare  dell'ordine  della  SS. Annunziata era  ,  sotto  la  monarchia  sabauda  , la  suprema  onorificenza  . Coloro  che  ne  erano  insigni  venivano  considerati  cugini del re.

giovedì 25 giugno 2020

FEDERICO GARCIA LORCA : POESIE

25--6--2020

Bella  e  il   vento

La  sua  luna  di  pergamena
Bella  suonando  viene,
per  un  anfibio  sentiero
di cristalli  e  d'allori.
Il  sentiero  senza  stelle ,
fuggendo  la  cantilena
cade dove  il mare  batte e  canta
la  sua  notte  piena  di pesci.
Sulle    cime  della  sierra
dormono i  carabinieri
vigilando  le  bianche  torri
dove  vivono  gl'  inglesi.
E  i gitani  dall'acqua 
alzano  per  divertirsi
pergolati  di conchiglie
e   rami  di verde  pino.



La  sua  luna  di  pergamena
Bella  suonando  viene.
S'  è  levato  vedendola
il vento  che  mai  non  dorme.
San  Cristobalòn nudo,
pieno  di lingue   celesti,
guarda  la  bambina  che suona
una  dolce  piva  assente.

Ragazza  , lascia  che alzi  
il  tuo  vestito  per vederti,
Apri  alle mie  dita  vecchie
la rosa  azzurra  del tuo ventre.

Bella  getta  il tamburello 
e  corre  senza fermarsi.
Il vento  maschio  l'insegue
con  una  spada calda.

Il mare  aggrinza il  suo  rumore.
Gli  olivi  impallidiscono.
Cantano  i flauti  di penombra
e il liscio  gong  della neve.

Bella   , corri, Bella
che  ti  prende  il vento satiro!
Bella  , corri, Bella!
Guardando  da  dove  viene!
Satiro  di stelle  basse
con  le sue  lingue  lucenti.



Bella  , piena  di paura,
entra  nella  casa  che  ha,
più  in alto  oltre  i pini,
il  console  degli  inglesi.

Allarmati  dai  gridi
tre  carabinieri  vengono,
chiusi  nei  loro mantelli  neri
e  i berretti  sulle  tempie.

L' inglese  dà  alla  gitana
una  tazza  di tiepido  latte,  e  un  bicchiere  di gin
che   Bella  non beve.

E  mentre  piangendo  racconta
la sua  avventura  a  quella  gente,
sulle  tegole  di ardesia,
il vento  , furioso , morde.

martedì 23 giugno 2020

GUILLAUME APOLLINAIRE POESIE da: Alcools

23--6--2020

Il  viaggiatore                     A  Fernand   Fleuret


Apritemi   questa  porta  dove  busso piangendo

Mutevole  è  la  vita  non  meno   dell' Euripo

Guardavi   un  banco  di  nuvole  discendere
Con  la  nave  orfanella  verso le  febbri  future
E  di  tutti  i rimpianti  di  tutti  i  pentimenti
              Ti  ricordi

Onde  pesci  inarcati  fiori  sopramarini
Una  notte  era  il mare
E  i fiumi   vi  si  riversavano

Me  ne  ricordo  me  ne  ricordo  ancora

Una  sera  scesi  in  una  triste  locanda
Presso  Lussemburgo
In  fondo  alla  stanza un  Crocifisso  spiccava  il volo
C'era  uno  con  un  furetto
Un  altro  con  un  riccio
Si   giocava  a  carte
E  tu  mi avevi  dimenticato

Ti  ricordi  il lungo  orfanotrofio  delle  stazioni
Attraversammo  città  che  tutto  il giorno  giravoltavano
E  il  sole  delle  giornate  di notte  vomitavamo

O  marinai  o  buie  donne  e  voi  miei  compagni
              Ricordatevene

Due  marinai  che  non  s' erano  mai lasciati
Due  marinai  che  non  s' erano  mai parlati
Il più  giovane  morendo  cadde  su un  fianco

              O  voi  cari  compagni
Campanelli  elettrici  delle  stazioni  canto  delle  mietitrici
Treggia  d'un  macellaio  reggimento  delle  strade senza numero
Cavalleria  dei  ponti notti  livide  dell'alccol
Le  città  che  ho  visto  vivevano  da  folli

Ti  ricordi  i  sobborghi  e il  gregge  lamentoso  dei  paesaggi

Lunghe  ombre  dei  cipressi  sotto   il  lunare  albore
Quella  notte  ascoltavo  nell'estate  cadente
Un  uccello  in  perpetuo  irritato  e  languente
E  d'un  fiume  ampio  e  buio  l'eterno  rumore

Ma  mentre  moribondi  correvano  all'estuario
Tutti  gli  sguardi  tutti  di tutti  gli occhi  attenti
Le sponde  erano  erbose spopolate  silenti
E  sull' opposta  riva  il  picco  tutto  chiaro

Senza  un  rumore  senza  nulla  di vivo innanzi
Ombre  vivaci  allora  passarono  contro  il  monte
Di  profilo  o  d'un  tratto  volgendo  la  vaga  fronte
E   l'ombra  delle lance  puntando  in avanti

Le  ombre  contro  il   monte perpendicolare
S'alzavano  o  s'abbassavano a  volte  bruscamente
E  quell'ombre  barbute  piangevano  umanamente
Glissando  a  passo  a  passo  sulle  pendici  chiare

Chi  dunque  riconosce  su  queste  vecchie fotografie
Ti  ricordi  del  giorno  che  un'ape  cadde nel fuoco
Era  tu lo  ricordi  alla fine  d'estate

Due  marinai  che  non  s'erano  mai  lasciati
Il più  anziano  portava  al collo  una  catena di ferro
Il  più  giovane  si  faceva  le trecce  coi  capelli  biondi

Aprimi  questa  porta dove  busso  piangendo

Mutevole  è  la vita  non  meno  dell'Euripo

FIABE POPOLARI INGLESI: a cura di Katharine Briggs

23---6--2020

I  cavalieri  mormoranti

Un  re  e i  suoi  cavalieri    andavano  un giorno  alla  guerra,  e   la  profezia  diceva  che  se  questo  re  fosse  giunto  in  vista  di  Long  Compton  avrebbe  regnato  su  tutta  l'Inghilterra, ma  proprio  mentre  si  affannava  a  superare  l'ultima  vetta, incontrò  una  vecchia  strega  che  trasformò  lui e tutti  i suoi  in pietre ,  anche  i cavalieri  ribelli  che  mormoravano  contro di lui .  E  sono  ancora  tutti lì , ma  nessuno  riesce  a   calcolare  le dimensioni  dell'esercito,perché  chi prova  a  contare  le  pietre  non  ottiene  mai  due volte  lo stesso  risultato.   Molti  o pochi  che  fossero   , sono   destinati  a restare  lì  per sempre , e  chiunque  provi  a spostarli  sarà  colpito  da  cattiva  sorte. Una  volta  a  un  contadino  venne  il  ghiribizzo  di inserire  uno dei  Cavalieri  Mormoranti  nel  suo  granaio.   I  vicini  lo  scongiurarono, ma  lui  niente , attaccò  i suoi  buoi  più  robusti  al carro  più  saldo , e  partì  per  andarlo  a  prendere. Era  mortalmente pesante, ma  in qualche  modo  riuscì  a caricarlo  sul  carro e a  ripartire  verso  casa. I   buoi  facevano tanta  fatica da riuscire  a muoversi  a stento, e  quando  finalmente giunsero nel cortile della  fattoria   , caddero  morti tutti e tre, e il carro  andò  in pezzi.  Ma  il contadino  era  ostinato  costruì  il muro con dentro  il cavaliere, e   dal   quel  momento in poi  non  gliene  andò  più  bene  una  .  Dovette  ipotecare la terra , vendere  il  bestiame , e  alla fine  non  gli restò  altro  che  un vecchio  cavallo   tremante, e  un carretto  traballante che  nessuno  voleva comprare.  E  alla  fine  capì  da  solo  quello  che avrebbe  potuto  dirgli  chiunque , e  cioè che  tutte  le sue  disgrazie  venivano  dalla  pietra. La  tirò  fuori  dal  muro  come  un  pazzo , e  la caricò  sula  carretto.  Lo  attaccò  al vecchio  cavallo tremante , che  partì  a  razzo  su  per   la  collina  come  un  puledro  di  quattro anni .  Il  contadino  lasciò  cadere  la pietra  nel   buco  , e  tornò  a casa col  cuore  leggero.  Subito  la  fortuna  girò  , e  in  pochi  anni  tornò  più     ricco  di prima.  Ma  non  volle  mai   più  aver  niente  a che fare con antiche pietre.

Si diceva  anche  che i Cavalieri  Mormoranti scendessero  a bere  al ruscello  nelle  notti  di luna  piena.

Un  mio pensiero  a  tutti i bambini, soprattutto  a  coloro  che  in questo periodo, si trovano ospedalizzati!

lunedì 22 giugno 2020

EMILY DICKINSON POESIE

22--6--2020

567

Gettò   via  la  sua  vita--
per noi  ,valore  immenso--
un'inerzia, per  lui--
che  la fama innalzò--

Infranse i cuori  che  avevan  sognato
di  poterlo  tenere loro ostaggio
quando  leggero  valicò  il suo limite
e  planò  per i cieli--

A noi  sobbalzi  e  pianti
e stupore  e declino--
la  graduale  crescita  del  fiore--
Da  lui scelta  la  maturità

Rapido  mentre  noi  seminavamo
scansò  la fioritura--
e  quando  ad  osservarlo ci  volgemmo
si librò  perfetto  dalla  scorza.

570

Darei  la  vita  per sapere  --ed  è  soltanto  un'inerzia--
gli  strilloni  salutano  la porta,
i carretti  traballano, e   il mattino
arditamente fissa  la finestra--
avessi  il privilegio  che  ha  una  piccola  mosca!

Le  case  si  sorreggono
con  spalle  di  mattoni
il  carbone si  versa  rumorosamente  da un carro---
quanto  passa  vicino  a questa  piazza--
in  quest'attimo  , forse!  --mentre sogno  di lui.

572

è  la  felicità  come  un dipinto--
quando  la   guardi  attraverso  il dolore--
più  bella  proprio
perché  irraggiungibile--

La  montagna  --a  distanza--
è  avvolta  d'ambra--
se  t'avvicini  l'ambra  si  ritrae--
un poco --ed  ecco  i cieli---



domenica 21 giugno 2020

TEOLOGIA DELL'OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE di: Alferio Caruana "1---Teologia del laicato"

21---6---2020

b)  Natura, Vocazione,  Missione, Compito

Missione---Triplice  ufficio  del  battezzato:

Il  battesimo  fa  del  novello  cristiano  il   missionario  del Vangelo. Egli è  deputato  a farsi  araldo  della Parola  di Dio; e come  Cristo  anch'egli  diviene  profeta , re  e sacerdote, nel suo  essere parte  attiva  nella  vita  e  nell'attenzione  della Chiesa.
Con  tale  attiva  partecipazione  alla  vita  liturgica  e alle  opere  apostoliche della  propria  comunità , il laico  cristiano  conduce  con  dedizione la  sua  missione  di annunciatore  della   Parola  di Dio,  con  l'insegnamento del  catechismo  ;  e   quindi  , tutti i laici  , "mettendo  a disposizione  la loro competenza  rendono  più  efficaci  la cura  delle  anime  ed  anche  l'amministrazione  dei  beni  della  Chiesa(CL 33
Riprendendo  sopra, possiamo  dire  che   il laico  cristiano  è profeta  in quanto  deve  annunziare  la Parola  che  egli  ha  appreso  dalla  "bocca"  stessa  di Dio trasmettendola  ai  suoi  fratelli sparsi  in tutto il mondo. Egli  spesso  deve rimanere solo  perché  il suo messaggio  resta  sovente inascoltato , come  dice  il  profeta  Geremia:"E  non  mi  stettero  a sentire , non  mi diedero  retta  ma  andarono  dietro  ai  capricci  , alla  depravazione del  loro  cattivo  cuore, sono  andati  all'indietro  e non  in avanti  [.....] indurirono  la  loro cervice e fecero  peggio  dei loro padri . Ora  tu  dirai  loro  queste  cose ed essi  non  ti stanno  a sentire , li  chiamerai , e  non  ti  risponderanno"(Ger.  7, 23--28).
Il  profeta  quindi  non  dice  cose  che egli  stesso  ha  pensato , ma  ciò  che  egli  ha  ascoltato  e  sperimentato   nella  sua  unione  con Dio . è  spesso  anche  la  pietra  angolare (Sal .  117, 22)  e la  pietra  d'inciampo , centro  di  contraddizione (cfr.  Lc.  2, 34)  su  cui  si  costruisce  la Parola di Dio (Ger. 1,  10): egli  non  può  tirarsi   indietro  perché  il suo  messaggio  deve  essere indirizzato  agli uomini bisognosi di ascolto e di  testimonianza  autentica della Parola  di Dio ;  quanto  egli   dirà  è  credibile  perché  è la Parola  di Dio, ed egli  la trasmette  perché  essa  è  irresistibile. Il  profeta  non  deve avere  avere  paura  di  parlare(Ger.  1, 17) perché  è Dio  stesso  che  lo manda (Is. 6,9). Egli  dev'essere  come  uno  "scandalo" per  il popolo  di Dio , un  rimprovero  ed  un  incoraggiamento  verso  le vie  del Signore. Egli  sa  che  il  suo  compito  non è  facile  ma  sa  pure  che,  una  volta  accolta,  la Parola di  Dio  porta  frutto  a suo  tempo (Mt. 13,23). Ognuno  di noi  è  deputato  ad  essere  profeta  anche  in patria  dove  maggiori  saranno  il disprezzo  e  l'incredulità e dove  dovranno  apparire  "nella  speranza  che Dio  voglia  loro [  agli increduli]  concedere  di  convertirsi"(cfr. Mt.  13,57;  2Tim. 2, 25--26). Il profeta  è  usato  come  il Cristo  per  annunziare  parole  di vita e  non di morte;non  va  secondo  la moda  ma  scandisce  ciò  che  ha  ascoltato senza  nulla  cambiare  o modificare  . Essendo  parola  di vita  per  tutti  i  tempi  , la Parola  di Dio non  soffre la moda  anche  se è cosciente  che "Verrà  giorno , infatti,  in cui  non  si  sopporterà  più  la  sana  dottrina  , ma per  il prurito  di udire  qualcosa  , gli  uomini si  circonderanno  di maestri secondo le proprie  voglie, rifiutando  di dare  ascolto alla  verità  per  volgersi  alle favole"(2 Tim.  4, 3-4).  Tuttavia  il ruolo  del profeta  non  sarà concluso  se  non  quando  avrà  finito  di trasmettere  la Parola  di Dio  con quel  coraggio  che  viene  dal Padre e che  ben  viene  apostrofato  dal  profeta  Geremia:"non  ti  spaventare  davanti  a loro , perché  io  farò  in modo che  tu  non tema  la  loro presenza"(Ger. 1,7)  
Otre  ad essere profeta  il battezzato  è anche  re, poiché  erede  del  regno  dei cieli :"affinché  giustificati  per  la grazia  di lui ,  diventassimo in speranza  , eredi  della  vita  eterna  "(Tt  3,  7). Regno  verso  il quale  è  diretto , e  dove è invitato alla cena  del  gran Re , alla festa  delle nozze dell'Agnello (Apoc.  19,9)  . Sebbene il regno  di Dio non  è di quaggiù  -(Gv. 18, 36)  incomincia in terra  ;e "non è  questione di cibo e di  bevanda  ma  è  pace  e giustizia  e gaudio  nello S.  Santo "(Rom. 14, 7).  Un  regno  nel  quale  i  sudditi  sono  come  i figli  del  re; non schiavi(Gv.15,15) ma  commensali(Lc. 22, 30); e  dove  lo stesso Re  "  passerà a servirli"(Lc.  12, 37). Questo  è  il  privilegio  che tocca  ai  figli  del gran  Re, il Re  dei Re  e il Signore dei Signori(1Tim. 6,15 ;  Apoc.  19,16).  Vivere al  cospetto  del Re  e  servirlo , cioè  " amare   Deum  regnare est" (S. Agostino). L'apostolo  Paolo diceva ai  Corinzi:"  Già  siete  sazi  , già  siete  arricchiti , già  regnate  senza di noi. e  Dio  voglia  che  regniate  , affinché  noi  pure  regniamo  con voi"(1 Cor. 4,8).
Infine , il  battezzato  è anche  sacerdote . Cristo  stesso  è  il sommo sacerdote,  nel  suo  sangue  sancisce  la nuova  e definitiva  alleanza fra Dio e gli  uomini(Mt. 26, 28).  Il  sacerdote  deve  offrire  olocausti ( Gen. 14, 18) e  sacrifici  di  propiziazione;  ogni  religione  ha  il suo  sacerdozio  e le  sue  vittime , ognuno  di noi  deve  diventare  insieme  sacerdote  e vittima : olocausto a Dio  per  e con i fratelli: "pregate  fratelli affinché  il mio e il vostro  sacrificio sia  accetto  a Dio  Padre  Onnipotente"(Messale  romano);  e qui  sacerdozio  dei fedeli e sacerdozio  ministeriale  si  equivalgono nel  sacrificio per  eccellenza  del  Nuovo Testamento , che  non  si  esaurisce  sull'altare al termine  della  Messa,  ma  continua  il  suo  benefico influsso  durante tutta  la giornata . La  materia  per  il sacrificio  che  ognuno di noi ,  battezzati , deve  offrire  è quello  dei  sacrifici  spirituali :"per  la rigenerazione  e  l'unzione  dello Spirito  Santo, i battezzati  vengono  consacrati  a  formare  un tempio  spirituale e un  sacerdozio santo  per  offrire spirituali sacrifici"(1Pt 2,4-5). Tutti  i discepoli di Cristo  ,  perseverando nella  preghiera  e  lodando  insieme  Dio (At.  2, 42) offrono se stessi  quali  vittime  vive  e  sante  gradevoli  a Dio(Rm.  12, 1).  Il  sacerdote  pur  essendo  fuoco  che  arde  e brucia  lentamente , può  non  essere  all'altezza della  sua  vocazione:"Infatti  il profeta  e il  sacerdote  sono  immondi  e nella  mia  stessa  casa  ho  trovato  il loro male---dice  il Signore"(Ger . 23, 11),  tuttavia sa  che Dio non  può  stare  senza  sacrificio:"perché  da  levante  a ponente  il mio nome è grande fra  le nazioni,  e  in ogni  luogo  si  sacrifica  e si offre al mio  nome una  ostia  pura , perché  grande  tra  le  nazioni è il mio   nome"(Mal.  1, 11). I peccati  degli uomini devono  essere  espiati  ."[...] questo  è il  mio sangue [...] versato  per molti, in  remissione  dei peccati"(Mt. 26, 28). Cristo l'ha  espiati  per noi , ma  noi  dobbiamo  a  nostra  volta  associarci  a  lui  nello  espiarli(cfr. Col.1,24)


sabato 20 giugno 2020

TEOLOGIA DELL' OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE di: Alferio Caruana "1 ---Teologia del laicato"

20---6---2020

b)  Natura, Vocazione,  Missione,  Compito:

Vocazione---Il  battesimo  si  consuma  come  oblazione  con Cristo:

Il  cammino  vocazionale  dell'oblato  benedettino  , come  di ogni battezzato , è  l'avviarsi  al sacrificio  , all'immolarsi  , al  guardare  alla Croce non  con  tiepidezza  ma  con  forza  e gratitudine  , poiché  proprio  grazie  alla  grande  "follia"  del Cristo  l'oblazione  condurrà  attraverso  il fuoco  della  purificazione  , nelle  acque  di un  nuovo  battesimo  che desterà   l'uomo  nuovo  : morte  e  al contempo rinascita.
Il fuoco  viene  rappresentato  dalla Parola  di Dio "la  spada  dello Spirito "(Ef.  6,  17) spesso  "efficace e più  tagliente  di ogni  spada  a  doppio  taglio"(Ebr.  4,  12):  fuoco  che  arde  nel  petto  di ogni  cristiano e lo  illumina  affinché possa  essere  "luce  del mondo"(cfr. Mt. 5,14--16); poiché  attinge di frequente  alla lampada  divina  che  perennemente rischiara  i suoi passi(Sa. 118,  105:"Lampada  per  i miei  passi è la  parola  ,  \  luce sul  mio cammino")
In  questo  rinnovarsi  sta  il "morire  al mondo",  il  "morire  a se stessi" non  in  termini  puramente  fisici  ,  che  potrebbero  nascondere pensieri  ed   azioni  non  certo  consoni alla  misericordia  divina---di cui  Vecchio  e  Nuovo  Testamento  sono  pieni  di esempi  ---,ma bensì densi  di oscure ,  diaboliche nature. La vocazione  va  infatti  vista  quale  dono  al Signore e  offerta  ai fratelli ;  dono  e offerta  che  si  consolidano  nell'essere  viva  testimonianza  della Parola  e dove  il sacrificio  si  pone  quale  elemento  di  esame  nei  propri confronti e di  Carità  (cfr .soprattutto  il  termine  in  S. Paolo)  verso  la comunità  dove l'oblato  porterà il suo  esempio.
Divenire  dunque  Messaggero  di pace  ; simbolo di  negazione  ai piaceri che  conducono verso  altri  luoghi,ma  non  al  piacere del  donarsi per  i  propri amici e nemici come  instancabilmente ci viene  insegnato  da  Gesù, con  quella  Umiltà  che  è segno  di maturità e grandezza interiore,e  che  fece dire  a  Maria ." Eccomi, sono  la serva del Signore, avvenga  di  me  quello  che  hai detto "(Lc,  1, 38) in questo  Eccomi sta  tutta  la  "legislazione"di colui  che  vuole  che  mettersi  alla sequela  di Cristo , senza  porre  ostacoli, senza  richieste, ; qui  , in   questo vocabolo , è  il vero "olocausto",la vera  "morte"e  al contempo  la resurrezione. Il Cristo stesso, "Uomo  dei  dolori che  ben  conosce  il patire"(Is. 53,3), si  volse  al padre :"se  vuoi , allontana  da me  questo  calice!"(Lc.  22, 42) ma  immediatamente:"Tuttavia  non  sia  fatta  la mia  , ma la tua  volontà"(Ibid.). Tutto  si  doveva  compiere  e certamente il sacrificio  di Cristo  è  quello  dell'Uomo--Dio,  irripetibile per  l'uomo. Tuttavia  diviene esempio , legge ,  punto di  partenza  per chi  , come l'oblato benedettino , vuole  immolarsi  per  il prossimo,  divenendo  "offerta  eterna"(LG  12)
Una vocazione  che  viene  dal  disegno  divino (Rm. 8, 28) e che  con l'aiuto  dello Spirito Paraclito deve  essere accettata con  gioia piena , con  un ringraziamento  che  non  avrà  mai  termine , poiché  proseguirà  nel  poi, ma  che  in  questo  mondo  darà  all'oblato  la possibilità  di  adempiere ad  una  "messa  quotidiana" poiché  :" Tutte  le loro opere ,  le preghiere  e le  iniziative apostoliche , la vita coniugale e familiare , il lavoro  giornaliero , il sollievo  spirituale  e corporale , se  sono  compiute  nello Spirito , e  persino  le  molestie  della vita  se sono  sopportate  con pazienza ,  diventano  spirituali sacrifici graditi  a Dio  per Gesù  Cristo[....] i quali  nella  celebrazione del Corpo  del Signore(l 'Eucarestia)  sono  pissimamente  offerti  al  Padre  insieme  all'oblazione  del Signore  e del  suo  Corpo  Mistico.  Così  anche  i laici operando  santamente  dappertutto  come  adoratori  , consacrano a Dio il mondo  stesso"(LG 34).
Oblati , dunque ,  anche  come  "operatori  di pace",  di   pazienza , di  bontà  per  essere  riconosciuti  nel mondo  quali  "figli di Dio"(Mt. 5,8)

giovedì 18 giugno 2020

GABRIELE D'ANNUNZIO : POESIE

18---6---2020

Le  città   del  silenzio  ---Ferrara

O  deserta  bellezza di Ferrara,
ti loderò  come  si  loda  il volto
di colei  che  sul  nostro  cuor  s'inclina
per  aver  pace  dì  sue  felicità lontane ;
e  loderò  la chiara  
sfera  d'aere  e  d'acque 
ove  si  chiude
la tua  melanconia divina 
musicalmente.
    E  loderò  quella  che  più  mi  piacque 
delle  tue  donne  morte
e  il  tenue  riso  ond'ella  mi  delude
e l'altra imagine  ond'io mi consolo
nella  mia mente.
Loderò  i tuoi  chiostri  ove  tacque
l'uman  dolore  avvolto  nelle  lane
placide  e  cantò l'usignolo
ebro  furente.

       Loderò  le tue  vie piane,
grandi  come  fiumane,
che  conducono all'infinito  chi va  solo
col suo  pensiero  ardente,
e quel  loro  silenzio  ove  stanno  in ascolto
tutte  le porte
se  il  fabro occulto  batta  su  l'incudine
e  il  sogno  di voluttà   che  sta  sepolto
sotto  le pietre  nude  con la tua  sorte.

I  pastori

Settembre  ,  andiamo. è  tempo  di migrare.
Ora  in  terra  d'Abruzzi i  miei  pastori
lascian    gli  stazzi e vanno verso  il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che  verde  è  come  i pascoli  dei monti.

Han  bevuto  profondamente  ai  fonti
alpestri  , che  sapor  d'acqua natia
rimanga  ne' cuori   esuli  a conforto,
che  lungo illuda  la lor  sete  in via.
Rinnovato  hanno  verga  d'avellano.

E  vanno  pel  tratturo  antico  al piano ,
quasi  per  un  erbal  fiume  silente,
su  le  vestigia  degli  antichi  padri.
O  voce  di colui  che  primariamente
conosce il  tremolar  della  marina!

Ora  lungh'esso il litoral  cammina
la  greggia  . Senza  mutamento  è  l'aria.
Il  sole  imbionda  sì  la  viva  lana
che  quasi  dalla  sabbia  non divaria.
Isciacquìo,  calpestìo, dolci  romori.

Ah  perché  non  son  io co'  miei pastori?
S

mercoledì 17 giugno 2020

FEDERICO GARCIA LORCA POESIE : "ROMANCERO GITANO"

17---6---2020

Romanza   della  luna,  luna
     A  Conchita   Garcia  Lorca

La   luna  venne  alla  fucina
col  suo  sellino  di nardi.
Il  bambino  la  guarda  , guarda.
Il  bambino   la sta  guardando.
Nell'aria  commossa
la  luna  muove  le sue  braccia
e  mostra , lubrica e pura,
i suoi  seni  di stagno  duro.
Fuggi  luna,  luna, luna.
Se  venissero  i gitani
farebbero  con  il tuo  cuore 
collane  e  bianchi anelli.
Bambino , lasciami  ballare.
Quando  verranno  i gitani,
ti troveranno  sull'incudine
con  gli  occhietti  chiusi.
Fuggi  luna, luna, luna
che  già  sento  i loro  cavalli.
Bambino , lasciami , non  calpestare
il mio albore inamidato.

Il  cavaliere  s'avvicinava
suonando  il  tamburo  del  piano.
Nella  fucina   il bambino
ha  gli  occhi  chiusi.

Per  l'uliveto  venivano,
bronzo e sogno , i gitani.
Le  teste  alzate
e  gli occhi  socchiusi.

Come  canta  il  gufo,
ah,  come  canta  sull'albero!
Nel  cielo va  la luna
con  un  bimbo per mano.

Nella  fucina  piangono ,
gridando  , i gitani.
Il  vento  la veglia , veglia .
Il vento  la sta  vegliando.


La   monaca  gitana
           A   José   Moreno  Villa
Silenzio  di calce  e  di mirto.
Malve  tra  la  gramigna.
La  monaca  ricama  violacciocche
sopra  una tela  color  paglia.
Volano nella  lumiera  grigia 
sette  uccelli  del  prisma.
La  chiesa  digrigna   lontano
come  un orso  pancia  all'aria.
Come  ricama  bene!  con  che grazia!
Sulla  tela  color  paglia
essa  vorrebbe  ricamare
fiori  di sua  fantasia.
Che  girasole!  Che  magnolia
di  lustrini  e di  nastri!
Che  zafferani  e che  lune,
sulla  tovaglia  della  messa!
Cinque  cedri  s'addolciscono
nella  attigua  cucina.
Le  cinque  piaghe  di Cristo
aperte  in Almeria.
Negli occhi  della  monaca 
galoppano  due cavallari.
Un  rumore  ultimo e sordo
le  scioglie  la camicia,
e al  guardare nubi  e monti
nelle  deserte  lontananze
si  spezza il suo  cuore
di  zucchero  ed  erbaluisa.
Oh  che  pianura  in salita
con  venti  soli in cima!
Che  fiumi  in  piedi
scorge  la sua  fantasia!
Ma  continua  con  i suoi  fiori,
mentre  in piedi , nella  brezza ,
la luce  giuoca  agli  scacchi
alti  della persiana.

martedì 16 giugno 2020

MONACI PER L'EUROPA : SAN BENEDETTO D'ANIANE (747 ca--821) di: p.Giovanni Spinelli osb

16--6---2020

Tutti   sanno  che  i  monaci benedettini  devono  il loro  nome  al  fatto  di osservare una regola  scritta  da  san Benedetto  da  Norcia(480--547),  chiamato  per questo  patriarca  e legislatore  dei monaci d'Occidente, ma  ben pochi  sanno  che  questo  fatto  è merito   d'un  altro  santo  anch'esso  chiamato  Benedetto,  che  appunto  per questo  merito   venne  dai  suoi  contemporanei detto" Benedetto  secondo". In  realtà  egli  si  chiamava   Vitiza--nome  visigoto che  potrebbe  latinizzarsi con  Eutizio- ed era  oriundo  della Francia  meridionale  . Essendo  di  famiglia  aristocratica , fu  educato  alla corte  dei  sovrani  franchi,  Pipino  il Breve e Bertrada. Divenuto  uomo  d'arme  , partecipò  alla  campagna italiana  di Carlomagno e,  durante  l'assedio  di Pavia (774), si  gettò  nel  Ticino per  trarre  in  salvo  il  proprio  fratello, che  stava  per  annegare . In  quell'occasione egli  fece il voto  di abbandonare  la carriera  militare per  abbracciare  la vita  monastica , se fosse riuscito  a salvarsi insieme  al fratello . Aveva  allora  ventisette  anni e  si ritirò  nel  monastero  di Saint--Seine, presso  Digione , dove  rimase  quasi  sei  anni. Nei  primi  anni  di vita  monastica  egli era  stato  assalito dal fervore proprio dei  neoconvertiti e aveva  ritenuto  che  la  perfezione consistesse nell'andare  oltre  la Regola  di San Benedetto,  praticando la  maggiore austerità, che  è  inculcata  dalle  regole di  San  Basilio e San Pacomio.  Divenuto però  cellerario del  monastero  , cominciò  a  comportarsi  in  perfetta  conformità colla   Regula  Benedicti,  esortando gli altri confratelli  , assai  rilassati , a  fare altrettanto. Lo  soprannominarono  perciò "Benedetto secondo", ma  per  la storia   egli  sarebbe  divenuto  Benedetto  d' Aniane,  dal  nome del  piccolo fiume  della Francia  meridionale , presso  il quale  egli   fondò in seguito  un monastero.
Infatti  non essendo  riuscito  a  persuadere  i propri  confratelli della necessità di osservare  la  regola  benedettina, nel  780  ricusò  la dignità  abbaziale da essi  offertagli  e si  trasferì  nella  zona  di  Montpellier  , dove  alla  confluenza  dei  fiumi  Aniane  e Hérault, su  terreni  ereditati  dalla  propria  famiglia, fondò  il  monastero  di S. Salvatore . Agli  inizi  rischiò  di rimanere senza  discepoli a causa  degli  eccessi  del  suo  spirito  di povertà :  egli  però  non  si  arrese e ben  presto si  dovette  ingrandire  il monastero  di  Aniane  per  far  fronte  al  continuo  afflusso  di  nuove  vocazioni. I monaci   infatti  avevano  raggiunto  il numero di trecento!
La  sua  idea  fissa  era  sempre  la povertà, che  doveva  andare  di pari  passo  con il lavoro manuale : egli  stesso  non  disdegnava  di  zappare , seminare  e  mietere con i suoi  confratelli, spesso  fungeva  da cuoco  della  comunità e  per questo  compose  anche un ricettario !  Inoltre egli  diede   la libertà  ai  servi  della gleba,  che  vivevano  sui  terreni  donati  al  monastero. Nel  792  ottenne  da  Carlomagno  un  privilegio di  immunità  per il monastero  , onde  garantire  la libertà dell'elezione  dell'Abate  che  doveva  svolgersi  in  base  alla  regola  benedettina, contrariamente  alle  intrusioni  laicali  ormai  generalizzatesi.
Nel  frattempo  erano  stati offerti  a  Benedetto  sempre  nuovi  monasteri da   fondare  o  da  rifondare, il  primo  e  il più  famoso  dei  quali fu  quello di  Gellone(oggi  Saint--Guilhemle---Désert),  presso  Montpellier . Seguirono   quelli  di  Goudargues (detto  Casanova). Ilebarbe(presso  Lione),  Menat , Sain--Savin(presso  Poitiers),  Saint-  Mesmin  di  Micy(presso  Orléans),  Massay, Cormery,   Cellenèuve(presso  Tolosa),  Mursmnster(=Monastero  di S.  Mauro , Alsazia), e  infine quello di  Inden(oggi  Cornelimunster, presso  Aquisgrana),  dove morì. Egli andava   a visitare assai  spesso  le diverse  comunità  per  inculcare  in esse  il vero  spirito  della  Regola.

Ogni  comunità  era  formata  da  venti monaci, che  conservavano  però  il  diritto  di rientrare ---a  loro richiesta  ----ad  Aniane, che  restava  sempre  la casa  madre. è  questo  il primo  caso  , nella  storia  dell'Occidente  , di  una  congregazione monastica  vera  e propria , così  come Benedetto d'Aniane  è  il primo  esempio di superiore generale.
Nell' 814  morì  l'imperatore Carlomagno  e  gli succedette  il figlio Ludovico  il Pio , che  già  come re  dellAquitania  aveva  affidato  a  Benedetto  la riforma  dei  monasteri  del  suo  regno  , fondando  in  particolare per lui   quello  di Menat.  Benedetto  fu inviato  ad Aquisgrana, presso  la corte  imperiale , dove  svolse  il ruolo  di  consulente  ecclesiastico  di Ludovico  il Pio.  Vennero  posti  sotto  la sua   direzione  tutti  i monasteri  dell 'Impero , a  eccezione di quelli del Regno d'Italia : si  voleva  creare  un'unità  di osservanza ,che  fosse il  corrispettivo  monastico dell'unità politico  culturale  del Sacro Romano  Impero  instaurato  da Carlomagno nell' 800.
Nel  luglio  817  per decreto  imperiale  tutti  gli abati  dovettero  recarsi  ad Aquisgrana, dove  si tenne  ---sotto  la presidenza  di Benedetto ---una  specie  di capitolo generale  , alla  fine del  quale  fu  emanato  un  decreto  ,che  prescriveva la  comune osservanza  della  regola  benedettina e  di altre  norme  a  essa  aggiunte , desunte  dalla  consuetudine  e  dalle  circostanze  storiche  e  locali. Il  principio di fondo  di questa  riforma  si riassume  nelle  parole  : una  consuetudo,cioè  unità  di regola  ( quella  di san Benedetto),  ma  anche  unità  di  osservanza (le  migliori  consuetudini  diffuse  nei  vari  monasteri  e  codificate  a uso  di tutti). Per  favorire  il recepimento  generale  di  queste  nuove  disposizioni , Benedetto  raggruppò in un unico  codice  le  consuetudini  dei  vari monasteri per  dare  un'unità di base  all'osservanza  fino  allora  assai  diversificata.
La  regola stessa   venne  così  integrata  con  nuove   prescrizioni  liturgiche  (suono  della  campana per  annunciare  le  Vigilie  notturne ,officium  capituli  dopo  la recita  di Prima , visite  agli altari, salmi per  i defunti  nonché  salmi da recitare durante  il lavoro e dopo  Compieta) e  nuove  norme  relative  all'abito  monastico (uniformità  della  lunghezza della  cocolla , uso  delle  camicie , pantaloni, cappe e  pellicce).
Inoltre  il monastero di Inden , fondato nell' 817 da  Ludovico il Pio per  Benedetto a poche  miglia di  distanza  da Aquisgrana , venne  scelto  come  casa centrale  del  nascente  ordine benedettino :tutti  i monasteri  dovevano  mandarvi  a  turno  un  monaco  per  compiervi una  specie  di corso di  aggiornamento , al termine  del quale  sarebbe  stato  in grado  di  istruire  anche  i propri confratelli  nella nuova osservanza monastica.
Gli ultimi  anni della vita  di Benedetto furono interamente   consacrati  alla compilazione  di  numerose  opere  , tutte  rivolte  a  fornire una  base  giuridica alla sua  grande  riforma: alcune  sono giunte  fino  a noi  e si  trovano  ora  egregiamente  raccolte  e  commentate  nel primo  volume  del  Corpus  consuetudinum  monasticarum  (Sieghurg  1963). Le  principali  sono  il  Liber  ex diversorum  Patrum  regulis  (detto  anche  Codice Regularum ,  sinossi  delle  regole  monastiche ), la Concordia  Regularum  (vero  e proprio  commento  alla Regola  di San Benedetto sulla  base  delle  altre  regole  monastiche), una  raccolta  di omelie per  i Vespri  ecc.
 Egli  non  trascurerà  neppure  la  predicazione  e la  difesa della  vera  fede, combattendo  , lui visigoto , quando  era  ancora abate  ad Aniane , contro  gli  errori dottrinali  della Chiesa visigota , in  particolare l'eresia adozianistica ,   propugnata  dal vescovo  Felice di  Urgel, che  faceva  di  Cristo un figlio adottivo del  Padre.  Egli  scrisse a questo  riguardo  una  Disputatio  adversus  Felicianam  impietatem  che  fu  lodata  da  Alcuino, il  dottissimo  abate , che  fungeva  da consulente  teologico  di Carlomagno. Fu  inoltre  un  propagatore  della  devozione  alla  Trinità , a cui  dedicò  la nuova  chiesa  di  Aniane e di  cui  fu  il  primo a celebrare la festa  liturgica  . Si occupò  anche  della elevazione  culturale  dell'episcopato franco  e della riforma  del clero  secolare. Altre sue  iniziative  di  carattere  monastico vanno  nel senso  della  liberazione  dei  monasteri  dagli  abati   commendatari (laici  o ecclesiastici  che  ricevevano  dal  sovrano l'amministrazione  materiale  del monastero) e  dagli  oneri  economico  --militari  derivanti  dal  sistema  feudale. In  ciò  c'era  già  una  anticipazione  della  riforma  cluniacense e  gregoriana.  Purtroppo  la morte  repentina  gli impedì  di vedere consolidati  i frutti  del  suo  impegno riformatore.
Si  trovava ad Aquisgrana  nel  palazzo  imperiale  , quando  fu  assalito da una  febbre  violenta , che  da alcun  viene  attribuita  a un  avvelenamento :un  personaggio  tanto  importante  suscitava  a corte  molte  gelosie e dava  fastidio a molta gente.  Il  santo  si fece  trasportare  nel suo  monastero  di Inden,  dove  lavorò  , pregò e  dettò  lettere  fino  alla morte ,  avvenuta dopo  quarantotto  anni  di intensissima  vita  monastica l'11  febbraio  822. Il suo  biografo Ardone Smaragdo , abate  di Aniane  , che  ne  scrisse subito la vita su  richiesta  dei monaci di Inden, ne  fa  questo  elogio finale:"Questi  è  quel   Benedetto , per  il  cui mezzo  Cristo  Signore in  tutto  il regno dei Franchi  restaurò  l'osservanza  della  Regola di San Benedetto".
L'opera  riformatrice di Benedetto  d'Aniane  era  stata  bensì  preceduta  dai concili  regionali franco--germanici  del 7°  secolo e dai  capitoli dei  sovrani dell  '8° secolo, in  particolare  di Pipino il Breve,  ispirato in ciò  da San  Bonifacio  e da  San Crodegango  di  Metz, essa  ebbe  però  una  sistematicità  e un  ardimento inaudito  fino  allora  e anche  in seguito . Certo  fu  opera  effimera , perché  travolta  dallo stesso  rapido  crollo dell'impero carolingio, ben presto  lacerato  da lotte dinastiche. Tuttavia  il meglio  di quella  riforma  sarebbe  stato  ripreso un secolo  dopo  da  Cluny  e  avrebbe  avuto  quell'influsso europeo ,che  Benedetto da Norcia potava  e doveva  considerarsi il padre  e il  maestro  del  monachesimo  europeo e che  l'osservanza  della  Regola  avrebbe  molto  contribuito all'unificazione religiosa e culturale dell'Europa.
Proclamando  nel 1964   il primo  San Benedetto  Patrono  d  ' Europa, papa Paolo 6°  non  ha fatto altro che  approvare l'opera  del  secondo San Benedetto,nato duecento anni  dopo la morte  del primo.

lunedì 15 giugno 2020

IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA di: Alberto Romagnoli "Il Presidente dellaRepubblica"

15---6---2020

3)  La  responsabilità  presidenziale:

"Nessun  atto  del Presidente  della  Repubblica è  valido  se  non è  controfirmato  dai  ministri  proponenti, che  ne  assumono  la  responsabilità  "(art. 89).  Con  questa  espressione  si è  voluto  riconfermare anche  in regime  repubblicano il principio  dell'irresponsabilità  del Capo  dello Stato.  Lo  Statuto , tenendo  fede  in  questo  punto  alla  monarchia  di diritto  divino,  affermava  :" La persona  del re  è sacra  e  inviolabile". Ma  il principio  aveva  finito  per  essere  giustificato  da  una  più  persuasiva  ragione  : risponde  cioè a  un  interesse pubblico  sottrarre  il capo  dello Stato  a una censura  diretta , da  cui  riuscirebbero  menomati  quell'autorità  e quel  prestigio  da cui  deve  essere  circondato  , inoltre  una  sua  diretta  responsabilità  lo  trarrebbe  nel campo  della  lotta  politica contingente , togliendolo da  quella  funzione  di  supremo  moderatore  a cui  si  deve  sempre  poter far ricorso.  Però  , essendo  una  norma  giuridica indiscussa che  ad  ogni  atto  corrisponda  un  responsabile ,  quel  principio viene  completato  con  la  formula della  responsabilità  ministeriale,  espressamente  dichiarata  dall'art.  95.  Non  vi è  dunque atto  del Presidente della Repubblica  che  non  porti  , oltre la sua  ,  anche  la  controfirma  d'un ministro.
Per  le ragioni già  esposte  ,  nemmeno  l'art. 89 intende  porre  il Presidente  della Repubblica  in una  posizione  inerte e passiva. Se  l'atto  deve  portare  la sua firma , questa avrà bene  un  significato .  E  il significato  sta  in  ciò  che  il Presidente , apponendo  la sua firma , garantisce che  l'atto è  conforme  ai  generali  e  perenni interessi dello Stato , che  in  altre  parole  , non  è  espressione d'uno  strapotere dei  ministri, da  lui  disapprovato, anche  se  assi  siano  sostenuti dalla maggioranza.

4)  Funzioni  del Presidente:

Al  Presidente  della  Repubblica  sono affidate  anche  mansioni che  egli  assolve di sua  iniziativa : tali sono:
1)  i messaggi  che  può  inviare  alle Camere (art. 87,  2°  comma). Naturalmente  anche  quest'atto  comporta la  controfirma  ministeriale , come  qualunque altro  , ma  non muove  da  una  proposta  del  ministro , il  quale  può  esporre   quando  voglia  il suo pensiero  davanti  alle Camere . Con questo  atto  il Presidente  interviene  invece direttamente ad  ammonire gli organi  supremi  dello Stato;

2)  gli  atti con  cui  sospende la  promulgazione  d'una  legge ,  rinviandola  al  Parlamento perché  la  riesamini;

3)  la  nomina  dei  giudici  della  Corte  costituzionale;

4)  la nomina  dei senatori  a vita.

5)  lo scioglimento  anticipato  delle Camere , atto,  di grande importanza, a cui  dovrà  decidersi  solamente  in  caso  d'estrema  necessità, e  possibilmente  non  in  contrasto  col  parere  dei  Presidenti delle Camere e  del Governo.

Ma  la funzione  in cui  più chiaramente  e più di  frequente  si rivela  l'importanza  del  contributo  presidenziale alla vita dello stato  si ha,  nei  momenti  di crisi  governativa . Apertasi  la crisi,  il Presidente inizia  le  consultazioni , udrà  cioè il parere dei  capi  dei  gruppi parlamentari e dei  più  esperimentati  uomini politici, dopo  di che  spetterà a lui  la scelta  del Presidente del consiglio , il quale,  come  sappiamo  , dovrà  poi  ottenere il voto  di fiducia.

Citiamo altre  mansioni  che  la Costituzione assegna  al  Presidente della Repubblica:
-----come  rappresentate  dello Stato , riceve i  rappresentanti diplomatici    degli Stati  stranieri, ratifica i  trattati  internazionali , dichiara  la guerra deliberata  dal Parlamento;
------ha  il comando delle forze  armate, non  per  il fatto  che  ne assuma il comando  effettivo  , ma in quanto  organo adatto  a  coordinare  l'attività  di tutti  gli  organi  militari fra loro  e con  tutte  le altre  attività  della  nazione, e  per  tale  ragione  presiede  il Consiglio  supremo  di difesa , al  quale  compete  d'esaminare  i  problemi  politici e tecnici attinenti  alla difesa  nazionale;
----concede  la grazia  o  la  commutazione  di pene e, previa deliberazione  delle  Camere , l'indulto e l'  amnistia; presiede  il  Consiglio  superiore  della Magistratura;
---nomina  ,nei  casi  indicati dalla legge  , i  funzionari dello Stato ;  di regola , quelli dei gradi  più elevati.

=  il Capo dello Stato, è la massima autorità,   egli  rappresenta  l'unità della nazione;  il rispetto per lui deve essere massimo.  Non è possibile accettare  insulti gratuiti, che  sono insulti a tutta l'Italia, segno di una notevole  mancanza di educazione civica, di volgarità, ma soprattutto segno  di una forte presenza di frustrazioni.  

domenica 14 giugno 2020

TEOLOGIA DELL' OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE di: Alferio Caruana 1 --TEOLOGIA DEL LAICATO

14---6---2020

b)      Natura ,   Vocazione,   Missione,   Compito:

=Natura---Ogni  battezzato  è un oblato:

La  natura  dell'oblazione  sta  nel porsi in  atteggiamento  sacrificale  di  un'offerta\   oblato, di  un sacrificato  per  una  giusta  causa. In  questo  caso la  causa  è  quella  di Cristo  e quindi  la causa  è giusta.  Ogni  altra  oblazione,  nel campo  cristiano  deve  riferirsi  necessariamente a   questa  oblazione.  è  chiaro che  l'oblazione  cristiana è un  modo  di essere e di agire . Bisogna  guardare  a  Cristo, il vero immolato, il  vero ed  autentico  oblato:"Oblatus  est  quia Ipse  voluit"(Is. 53,7= Si  è immolato  perché  l'ha  voluto): sacrificato  per gli uomini e per  la loro redenzione. Conformarsi  alla vita  di Cristo  è quanto  viene  chiesto  ad un  vero  cristiano: l'oblato verace: una oblazione  di soave  odore (Lev. 1, 17; 2Cor. 2,15). Mentre  l'oblazione  del  Vecchio  Testamento era  fatta  di  offerte,  per  lo più di animali, nel  Nuovo  Testamento  l'oblazione  consiste nella  donazione dell'uomo intero  a Dio: intelligenza  e volontà. Cristo costituisce la misura  della nostra  oblazione : egli è  il  modello da seguire. La vita  di Cristo, dice l'Imitazione di Cristo, era  tutta  un  martirio. Cristo è stato  un  oblato  tutta  la sua  vita  e soprattutto  nella sua morte."Consummatum  est"(Gv. 19,30) egli dice  sulla  croce  mentre  brucia  come  un olocausto  .  In  questo  grido  angoscioso  , ma  anche  liberatorio , di  una vita spesa per  Cristo in una  testimonianza di un martirio , cruento o  incruento , tutti i  seguaci  di Cristo devono  riconoscersi: uno  stato  di  immolazione  , e nello stesso  tempo  il sentirsi  pronti  a terminare la loro  vita  in  questo  stato oblativo.
Il   battesimo, l'oblazione  cristiana  per  antonomasia, fa del vecchio  uomo un  uomo nuovo passato  attraverso  il  crogiolo della  prova  dell'osservanza  dei  comandamenti  di Dio. La  vita  cristiana  ha  insita  in sé  questa  condizione  di  perenne  olocausto.  Con  il battesimo  si  diventa  figli  adottivi  di Dio(1Gv. 3,1--2)---un "Dio "  sofferente  ed  immolato---e  membri  della Chiesa  posta  in un continuo  stato di  immolazione  e di  purificazione liberatrice. Si  è  inoltre abilitati  a partecipare  ai  beni  del  Cristo  specialmente  ai  suoi  patimenti: i  suoi  trofei  (1Pt.4,13). L' offerta di  Cristo  è gradita   a  Dio ma  anche  la nostra  offerta  lo è  ugualmente se  unita  a  Cristo, Servo  sofferente, "Uomo dei dolori"(Is. 53,2--3).
Con  il battesimo  il cristiano  riceve il massimo  dei  doni  elargiti  da  Cristo , dal  suo  olocausto(oblazione)  sulla croce;  fiumi  di grazia  e di  perdono"che  attraverso  i sacramenti  (i battezzati) si  uniscono  in  modo  arcano e reale  a  Cristo  sofferente e glorioso"(LG 7). Ogni  battezzato  diventa quindi  un oblato , nel  vero  senso  della  parola, e  deve  poi  ottemperare  ai suoi  doveri  derivanti  dal battesimo  grazie  al quale  è stato  definitamente accettato  nella  Chiesa  di Cristo, Corpo  Mistico  . Noi  , infatti  , d'ora  in  poi  "portiamo  sempre  nel nostro  corpo  il martirio  di Gesù, affinché  anche  la vita  di Gesù  si manifesti  nel nostro  corpo"(2 Cor. 4,10). Il  cristiano  non è  un oblato  solo  perché  registrato  nel libro  parrocchiale dei  battezzati  o perché  appartiene  a qualche  associazione , ma  perché  nel  suo  intimo, nella  sua  essenza  di cristiano  vi è  la vocazione  al sacrificio, all'immolazione, all'oblazione.

venerdì 12 giugno 2020

IL DOVERE DELLA SCIENZA di Bertolt Brecht SULLA VITA DI GALILEO

12--6--2020
ANDREA=
I" Discorsi"!  "è mio  proposito  esporre  una  nuovissima  scienza  che tratta  di un  assai antico oggetto, il moto. Con l'aiuto  di  esperimenti  ho  scoperto  alcune sue  proprietà  che  sono  degne di essere conosciute ".
GALILEO=
Dovevo  pur  impiegare in  qualche  maniera il mio tempo.
ANDREA=
Saranno  i fondamenti di una nuova  fisica!
GALILEO=
Nascondilo sotto  il mantello.
ANDREA=
E  noi  pensavamo che  aveste disertato! Io  sono stato , di tutti , quello che  più  vi  ha  dato  addosso.
GALILEO=
Non  mi  pare  ci sia nulla  da ridire  . Sono  stato  io  ad  insegnarti la scienza e poi a  rinnegare  la verità.
ANDREA=
Ma  questo  cambia tutto!  Tutto!
GALILEO=Davvero?
ANDREA=
Avete  nascosto  la verità . Contro  il nemico. Anche sul  terreno  dell'etica ci  precedevate  di secoli.
GALILEO=
Spiegati, Andrea.
ANDREA=
Noi ripetevamo  all'uomo  della  strada :"Morirà  ma  non  abiurerà". E  voi  siete  tornato  dicendo :" Ho  abiurato, ma  vivrò". Noi allora:" Vi  siete  insudiciate  le mani". E voi: "Meglio sudicie che vuote".
GALILEO=
Meglio sudicie  che vuote....Bello . Ha  un  suono di  qualcosa di reale.Un  suono che  mi  somiglia  . Nuova scienza , nuova etica.
ANDREA=
Fra  tutti,  io  avrei  dovuto  capirlo!  Avevo undici  anni, quando  vendeste al Senato  veneziano il telescopio che  un altro  vi aveva  portato ; e vidi  l'uso  che  ne  faceste per  uno  scopo immortale.  Quando vi  prosternaste al  mocciosetto fiorentino , i vostri  amici scossero  il capo : ma  la vostra  scienza conquistò un  più   largo  uditorio ,Vi siete  sempre  beffato  degli  eroismi."La gente  che  soffre mi annoia,---solevate  dire ---;la sfortuna  generalmente è  dovuta  a  uno  sbaglio di calcolo"; e  "quando  ci si trova  davanti  un ostacolo  , la  linea più  breve  tra  due  punti  può  essere  una linea curva".
GALILEO=
Mi rammento.
ANDREA=
Poi , nel  '33,  quando  credeste  bene  di  ritrattare un  punto  delle  vostre  dottrine  che  aveva  acquistato  notorietà  tra  il  volgo,  dovevo  capire  che  avevate  semplicemente deciso  di  ritirarvi da  una rissa  politica ormai senza  speranza , per  continuare e dedicarvi  al vero  lavoro  dello scienziato.
GALILEO=
Il quale  consiste....
ANDREA=
....nello studio  delle  proprietà  del  moto, padre delle  macchine  , che  sole  potranno  rendere  il mondo abitabile e  permettere  di demolire  il  cielo.
GALILEO=
Ah!
ANDREA=
Volevate  guadagnar  tempo  per  scrivere  il libro che  solo  voi  potevate  scrivere . Se foste  salito  al rogo ,  se  foste  morto in  un'aureola  di fuoco  ,  avrebbero  vinto gli altri.
GALILEO=
Hanno  vinto  gli altri . E un'opera  scientifica che possa essere  scritta  da un  uomo  solo ,  non esiste.
ANDREA=
Ma  allora, perché avete  abiurato?
GALILEO=
Ho  abiurato  perché  il dolore fisico  mi faceva paura .
ANDREA=
No!
GALILEO=
Mi  hanno  mostrato  gli strumenti.
ANDREA=
Dunque  non  l'avevate  meditato?
GALILEO=
Niente  affatto.
ANDREA=
La  scienza  non ha  che  un  imperativo contribuire alla scienza.
GALILEO=
E  questo  , l'ho  assolto. Benvenuto  allora  nella mia sentina, caro  fratello  di scienza e  cugino  di tradimento!  Vuoi comprare pesce? Ho pesce!  E  non è  il mio pesce che puzza ,sono io . Io svendo  , e tu acquisti. O irresistibile  potere di questa  merce  consacrata ,il  libro! Gli  basta   guardarlo perché gli venga  l'acquolina  in bocca  e  ricacci  giù  tutti  gl'improperi  . La  grande Babilonia, la  scarlatta  belva assassina,  spalanca  le cosce , ed  ecco, tutto  è cambiato, Santificata  sia  la nostra  congrega di  trafficanti , di  riverginatori  e di tremebondi  davanti  alla morte!
ANDREA=
La  paura  della morte è umana , e  le debolezze umane non interessano la scienza.
GALILEO=
No!....Caro  Andrea , anche  nella  mia  attuale  condizione mi sento  di orientarvi  un poco  su  tutto  ciò  che  interessa questa  professione di scienziato , cui  vi siete  legato per  l'esistenza .  Nel tempo che  ho  libero--e ne  ho, di tempo  libero--mi   è  avvenuto  di  rimeditare  il mio  caso e  di  domandarmi  come  dovrà  giudicarlo quel  mondo della  scienza  al  quale  non credo  più  di appartenere . Anche  un  venditore  di  lana  ,per  quanto abile  sia ad  acquistarla  a  buon  prezzo  per poi  rivenderla  cara  , deve  preoccuparsi che il  commercio  della lana  possa  svolgersi senza  difficoltà. Non  credo  che  la pratica della scienza  possa  andar  disgiunta  dal coraggio . Essa  tratta  il sapere  , che  è  un  prodotto del  dubbio ; e  col  procacciare  sapere a tutti  su  ogni  cosa,  tende  a destare  il dubbio  in tutti. Ora  la gran parte  della  popolazione  è  tenuta  dai  suoi  principi, dai  suoi  proprietari di terre,  dai suoi  preti, in  una  nebbia madreperlacea di  superstizioni  e di  antiche  sentenze, che  occulta  le  malefatte di costoro. Antica come  le rocce è  la  condizione  dei  più  , e dall'alto  dei  pulpiti  e delle  cattedre  si  soleva dipingerla  come  non  meno  infrangibile. Ma  la  nostra  nuova  arte  del  pubblico  appassionò il gran  pubblico, che  corse  a strapparsi  di mano  il telescopio per  puntarlo sui suoi  aguzzini. Codesti  uomini egoisti e  prepotenti , avidi predatori a proprio  vantaggio dei  frutti  della scienza , si  avvidero subito che un  freddo  occhio scientifico si  era  posato  su  una  miseria millenaria ma artificiale ; una  miseria  che  chiaramente poteva  essere  eliminata  con  l'eliminare  loro  stessi; e allora  sommersero  noi sotto  un  profluvio  di minacce e di corruzioni  , tal  da  travolgere  gli spiriti  deboli . Ma  possiamo  noi  respingere la massa e  conservarci  uomini di scienza? I moti  dei  corpi celesti ci  sono  divenuti più chiari ;ma  i moti dei  potenti  restano  pur sempre imperscrutabili  ai  popoli. E  se  il dubbio ha  vinto  la battaglia per  la  misurabilità  dei cieli ,la  battaglia  della  massaia  romana per  la sua  bottiglia  di latte sarà  sempre  perduta  dalla  credulità.   Con  tutt' e  due  queste  battaglie  , Andrea  , ha  a  che  la  scienza. Finché  l'umanità continuerà a  brancolare  nella  sua  nebbia  millenaria  di  superstizioni  e di  venerande  sentenze , finché sarà  troppo ignorante  per  sviluppare  le energie  della  natura  che  le vengono svelate. Che  scopo  si  prefigge  il  vostro  lavoro? Non  credo  che  la scienza possa  proporsi altro  scopo che  quello di alleviare  la  fatica  dell'esistenza umana. Se gli uomini di scienza non  reagiscono all'intimidazione dei  potenti  egoisti  e si  limitano  ad  accumulare  sapere  per  sapere , la scienza  può rimanere fiaccata  per  sempre  , ed  ogni  nuova  macchina  non  sarà  che  fonte  di nuovi triboli  per l'uomo. E quando  ,coll'andar  del  tempo  ,  avrete  scoperto  tutto  lo scopribile , il vostro progresso  non  sarà  che  un  progressivo allontanamento  dall'umanità. Tra  voi  e l'umanità si  scaverà  un abisso  così  grande  , che  ad  ogni  vostro  eureka  risponderà un grido  di dolore universale . Nella  mia  vita  di scienziato  ho  avuto  una   fortuna  senza  pari: quella  di  vedere  l'astronomia  dilagare  nelle  pubbliche  piazze . In  circostanze così  straordinarie  , la fermezza  di un  uomo  poteva  produrre  grandissimi rivolgimenti. Se  io  avessi  resistito  , i  naturalisti  avrebbero  potuto  sviluppare  qualcosa  di simile  a ciò  che  per  i  medici  è  il giuramento  d'Ippocrate: il voto solenne  di far  uso  della   scienza ad esclusivo   vantaggio  dell'umanità. Così  stando  le cose, il massimo  in cui  si può sperare  è  una progenie  di  gnomi inventivi, pronti a farsi assoldare  per qualsiasi   scopo. Mi  sono anche  convinto , Andrea , di non  aver  mai  corso  dei rischi gravi. Per  alcuni anni  ebbi la  stessa  forza  di una  pubblica  autorità  ;  e  misi  la mia  sapienza a disposizione  dei  potenti perché  la  usassero  ,o non  la  usassero , o ne  abusassero , a seconda  dei loro fini. Ho tradito la mia  professione; e quando  un uomo ha fatto  ciò  che  ho  fatto  io,  la  sua  presenza  non  può  essere  tollerata  nei  ranghi della scienza