30--12--2019
La Chiesa greco--ortodossa costituisce una delle entità religiose tradizionali da sempre esistenti e operanti nella penisola italica. Nella parte meridionale della penisola esistevano le fiorenti Arcidiocesi metropolitane in Calabria, Puglia e Sicilia, che per secoli dipendevano da Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Dopo la conquista normanna di queste regioni (11°---12° sec.), il numero dei greco--ortodossi è lentamente diminuito anche se la loro presenza è testimoniata ancora agli inizi del 17° secolo, senza però quell'organizzazione e quell'attività ecclesiastica che contraddistinguevano il periodo precedente.
Il numero dei greco--ortodossi ha cominciato nuovamente ad aumentare grazie a massicce immigrazioni dovute alla graduale conquista ottomana dell'Oriente ortodosso. Gli immigranti ortodossi provenivano inizialmente dall ' Epiro e dal Peloponneso e più tardi da Greta , da Cipro, dalle Isole del Mar Ionio ed Egeo, dalla Macedonia , dall'Asia Minore ecc..Questi movimenti migratori si sono diretti soprattutto verso il Regno delle due Sicilie (Napoli, Barletta, Brindisi , Messina-Catania), il Ducato di Toscana(Livorno, Pisa), la Repubblica di Venezia(Venezia , Zara, Pola), l' Impero Austro--Ungarico(Trieste, Fiume) e verso Ancona, Genova e la Corsica.
I diversi Stati che esistevano nella penisola italica hanno accolto favorevolmente gli immigranti ortodossi che rinnovarono economicamente e culturalmente intere regioni , lasciandovi indelebili segni della loro creativa presenza e attività(Venezia, Napoli, Trieste , Livorno, Barletta).
In Italia gli immigranti ortodossi hanno portato ciò che di più prezioso possedevano : la loro fede e tradizione greco--ortodossa. Seguendo questa tradizione plurisecolare , si sono organizzati in comunità e confraternite con proprie chiese, scuole, cimiteri , ospedali , riuscendo ad avere il riconoscimento giuridico dalle locali autorità che spesso concessero loro anche privilegi particolari.
Il ruolo svolto dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli è stato decisivo per la sopravvivenza del mondo greco--ortodosso non solo nell'Oriente cristiano sotto il dominio ottomano , ma anche nella diaspora . Non ha mai cessato a contribuire all'affermazione della fede religiosa dei suoi figli emigrati e a seguire da vicino i problemi delle diverse comunità e confraternite greco--ortodosse, mandando loro chierici e insegnanti validi, e creando addirittura un metropolita , quello di Filadelfia, che per più di duecento anni risiedette a Venezia(1573--1797)
Agli inizi del secolo 19° si è registrata una notevole diminuzione del numero dei greci ortodossi in Italia. Il fenomeno è dovuto a due motivi: la graduale assimilazione degli ortodossi da parte della maggioranza cattolica romana; l'immigrazione di migliaia di greci ortodossi verso nuovi importanti centri della diaspora ellenica(Austria, Ungheria, Valacchia, Moldavia , Germania, Ucraina, Russia), avvenuta soprattutto nella metà del secolo 18°. Dopo la seconda guerra mondiale si nota nuovamente una considerevole crescita del numero dei greci--ortodossi in Italia . Hanno luogo nuove grandi ondate migratorie provenienti dall'Epiro settentrionale , dal Dodecaneso, dalla Libia, dall'Egitto, dall'Etiopia ecc. Queste , assieme ai numerosissimi studenti greci delle università italiane , apportano il loro contributo alla rifioritura di vecchie e alla creazione di nuove importanti comunità e parrocchie (Roma, Milano, Genova, Bari, ecc.)
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lunedì 30 dicembre 2019
sabato 28 dicembre 2019
IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA: " I PARTITI POLITICI " di : Alberto Romagnoli 3°
28--12--2019
La funzione dei partiti politici:
La nostra Costituzione, a differenza di molte altre che tacciono ogni riferimento ai partiti, all'art, 49 dispone che:" tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". I partiti nascono dalla necessità d'indirizzare i cittadini verso alcune idee fondamentali circa il modo di governare lo Stato. Non è possibile pensare che, al momento delle elezioni dei rappresentanti o di altre gravi decisioni, ogni individuo segua un suo pensiero isolato; è facile capire che dalle espressioni di una massa non ordinata secondo precisi orientamenti politici nascerebbe semplicemente il caos. Si presentano idee, problemi , difficoltà , metodi di lotta nella vita politica intorno a cui concordano gruppi ed è allora naturale che questi si associano per seguire una via piuttosto che un' altra.
Ci si trova tutti d'accordo nel pensare che i partiti debbono essere l'espressione d'un paese politicamente educato e che non debbano agire per proprio vantaggio, ma che, pur aderendo a certi interessi e a un determinato ceto sociale , debbono sempre mirare al rafforzamento dell'autorità dello Stato e al bene generale.
Attraverso la lotta dei partiti si educa politicamente un popolo, ed in virtù della loro ascesa al potere si attua la circolazione delle classi elette. Cesare Balbo scrisse che è merito dei governi rappresentativi far sì che i partiti salgano dalla piazza alle ordinate competizioni parlamentari, così come è frutto di un'elevata educazione politica il ridurre dei molti partiti a due soli, quello che è al governo e quello che siede all'opposizione. Si palesa qui l'aspirazione , particolarmente cara a molti uomini politici italiani , prima e dopo il Risorgimento , che anche presso di noi si arrivasse , sul modello inglese, al sistema della dualità e non della molteplicità dei partiti. Ma non basta la constatazione della bontà d'un sistema in un certo paese, perché lo si possa trapiantare e far vivere utilmente altrove. D' altra parte la molteplicità dei partiti nasce dal rispetto stesso della concezione democratica, per la quale la volontà comune s'intende come la risultante del dibattito fra idee contrastanti. Soltanto è desiderabile che i contrasti fra i partiti non si estendono ai principi fondamentali sui quali è costruito lo Stato, poiché il rispetto delle minoranze non è in pratica possibile quando esse siano animate da volontà di sovvertimento violento. La pluralità dei partiti non dovrebbe però significare troppo facili scissioni così da dar luogo a sempre nuove proliferazioni, come è difetto della vita politica italiana;perché questo non avvenisse basterebbe che, entro partiti ben connessi , ordinati e robusti , trovano respiro anche le correnti e i gruppi che non sono d'accordo su aspetti secondari dei problemi, o su questioni di metodo.
Il fatto si è che nella storia dei partiti italiani dopo il 1867 si riassume la storia stessa del nostro paese , del suo partecipare alle nuove correnti europee e internazionali, del suo sforzo di suscitare quel moderno organismo statale che era compito di un'Italia ormai libera dai tristi ricordi d'un passato di divisioni interne e di dominazioni straniere.
I partiti politici italiani , perseguitati e poi soppressi durante il ventennio fascista , risorsero nel 1945 , dopo aver vissuto una vita clandestina o in esilio,e aver esplicato un'azione più o men vivace e operosa entro le organizzazioni della Resistenza.
Ogni programma politico deve ammettere in sé una certa elasticità per cui , senza tradire i suoi principi fondamentali, sia tuttavia in grado d'adeguarsi ai tempi e alle circostanze , d'accettare compromessi su questioni non essenziali, di non respingere utili contributi che gli vengano da altre parti. è facile capire che una rigida intransigenza manterrebbe di continuo la vita politica sul terreno della lotta e costringerebbe a forme illecite di reciproca sopraffazione, fino a non veder altra soluzione fuor del ricorso alla violenza. Una ragionevole accettazione del compromesso in politica non si deve confondere col trasformismo,un morbo che adugiò la vita politica per lunghi anni: il governo si appoggiava di volta in volta a frazioni e a gruppi politici , prescindendo da un netto orientamento politico , al solo scopo di mantenersi , con favori e lusinghe, una sufficiente maggioranza parlamentare.
Volendolo definire secondo la morale , trasformismo è l'abito politico di chi è pronto a scendere a patteggiamenti non sempre onorevoli o a presentarsi in nuove vesti (camaleontismo) pur di restare al potere o esercitare influenza.
La funzione dei partiti politici:
La nostra Costituzione, a differenza di molte altre che tacciono ogni riferimento ai partiti, all'art, 49 dispone che:" tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". I partiti nascono dalla necessità d'indirizzare i cittadini verso alcune idee fondamentali circa il modo di governare lo Stato. Non è possibile pensare che, al momento delle elezioni dei rappresentanti o di altre gravi decisioni, ogni individuo segua un suo pensiero isolato; è facile capire che dalle espressioni di una massa non ordinata secondo precisi orientamenti politici nascerebbe semplicemente il caos. Si presentano idee, problemi , difficoltà , metodi di lotta nella vita politica intorno a cui concordano gruppi ed è allora naturale che questi si associano per seguire una via piuttosto che un' altra.
Ci si trova tutti d'accordo nel pensare che i partiti debbono essere l'espressione d'un paese politicamente educato e che non debbano agire per proprio vantaggio, ma che, pur aderendo a certi interessi e a un determinato ceto sociale , debbono sempre mirare al rafforzamento dell'autorità dello Stato e al bene generale.
Attraverso la lotta dei partiti si educa politicamente un popolo, ed in virtù della loro ascesa al potere si attua la circolazione delle classi elette. Cesare Balbo scrisse che è merito dei governi rappresentativi far sì che i partiti salgano dalla piazza alle ordinate competizioni parlamentari, così come è frutto di un'elevata educazione politica il ridurre dei molti partiti a due soli, quello che è al governo e quello che siede all'opposizione. Si palesa qui l'aspirazione , particolarmente cara a molti uomini politici italiani , prima e dopo il Risorgimento , che anche presso di noi si arrivasse , sul modello inglese, al sistema della dualità e non della molteplicità dei partiti. Ma non basta la constatazione della bontà d'un sistema in un certo paese, perché lo si possa trapiantare e far vivere utilmente altrove. D' altra parte la molteplicità dei partiti nasce dal rispetto stesso della concezione democratica, per la quale la volontà comune s'intende come la risultante del dibattito fra idee contrastanti. Soltanto è desiderabile che i contrasti fra i partiti non si estendono ai principi fondamentali sui quali è costruito lo Stato, poiché il rispetto delle minoranze non è in pratica possibile quando esse siano animate da volontà di sovvertimento violento. La pluralità dei partiti non dovrebbe però significare troppo facili scissioni così da dar luogo a sempre nuove proliferazioni, come è difetto della vita politica italiana;perché questo non avvenisse basterebbe che, entro partiti ben connessi , ordinati e robusti , trovano respiro anche le correnti e i gruppi che non sono d'accordo su aspetti secondari dei problemi, o su questioni di metodo.
Il fatto si è che nella storia dei partiti italiani dopo il 1867 si riassume la storia stessa del nostro paese , del suo partecipare alle nuove correnti europee e internazionali, del suo sforzo di suscitare quel moderno organismo statale che era compito di un'Italia ormai libera dai tristi ricordi d'un passato di divisioni interne e di dominazioni straniere.
I partiti politici italiani , perseguitati e poi soppressi durante il ventennio fascista , risorsero nel 1945 , dopo aver vissuto una vita clandestina o in esilio,e aver esplicato un'azione più o men vivace e operosa entro le organizzazioni della Resistenza.
Ogni programma politico deve ammettere in sé una certa elasticità per cui , senza tradire i suoi principi fondamentali, sia tuttavia in grado d'adeguarsi ai tempi e alle circostanze , d'accettare compromessi su questioni non essenziali, di non respingere utili contributi che gli vengano da altre parti. è facile capire che una rigida intransigenza manterrebbe di continuo la vita politica sul terreno della lotta e costringerebbe a forme illecite di reciproca sopraffazione, fino a non veder altra soluzione fuor del ricorso alla violenza. Una ragionevole accettazione del compromesso in politica non si deve confondere col trasformismo,un morbo che adugiò la vita politica per lunghi anni: il governo si appoggiava di volta in volta a frazioni e a gruppi politici , prescindendo da un netto orientamento politico , al solo scopo di mantenersi , con favori e lusinghe, una sufficiente maggioranza parlamentare.
Volendolo definire secondo la morale , trasformismo è l'abito politico di chi è pronto a scendere a patteggiamenti non sempre onorevoli o a presentarsi in nuove vesti (camaleontismo) pur di restare al potere o esercitare influenza.
venerdì 27 dicembre 2019
TUMORI MALIGNI E PREVENZIONE 2° di : Pina Maria Speranza Raciti
27--12--2019
Agenti cancerogeni:
L 'individuazione di agenti causali è essenziale per la prevenzione dei tumori maligni; è stato possibile riconoscere numerose sostanze chimiche , agenti fisici ed agenti biologici dotati di attività cancerogena. Benché il problema eziopatogenetico dei tumori maligni resti complesso ed oscuro in alcuni suoi aspetti , le conoscenze già acquisite tali da prestarsi ad una sistematica consentono di attuare efficaci interventi di prevenzione primaria nei riguardi di diversi tumori.
La crescita cellulare incontrollata , propria dei tumori maligni, è regolata da geni chiamati oncogèni e da proteine con effetto soppressore dei tumori. Questi due componenti agiscono in modo antagonistico ed è dal loro equilibrio che dipende se una cellula inizia e continua a dividersi in modo incontrollato o se resta in fase di stasi. Segnali molecolari dalle cellule circostanti possono attivare gli oncogeni o la produzione di soppressori. Questo complesso meccanismo può essere alterato da vari agenti cancerogeni ambientali, che inducono mutazioni negli oncogèni, nei geni che codificano per i soppressori o nei geni degli altri meccanismi regolatori.
Gli agenti cancerogeni ambientali(fisici, chimici, o biologici) possono agire da cancro-promotori; alcuni possono agire in entrambi i sensi. I cancro--iniziatori agiscono dereprimendo gli oncogèni, mentre i cancro---promotori inducono la stimolazione della moltiplicazione cellulare, sia di cellule bersaglio sia di cellule già trasformate.
Agenti fisici:
Sono principalmente radiazioni ionizzanti, e raggi ultravioletti.
L'azione cancerogena delle radiazioni ionizzanti, può esplicarsi in forma di lesioni precancerose (dermatiti, eczemi, ecc.) o di tumori prevalentemente cutanei o a carico degli organi emopoietici .
Le radiazioni ultraviolette(radiazioni non ionizzanti) sono cancerogene , ma agiscono solo sui tessuti superficiali, data la loro limitata capacità di penetrazione; essi, infatti, provocano la comparsa di carcinomi squamosi e basocellulari della pelle. La loro azione cancerogena è dimostrata dalla maggiore frequenza di questi tumori nelle parti scoperte di soggetti esposti a lungo alla luce solare per motivi professionali, nella razza bianca e nei paesi a più lungo periodo d'insolazione . La correlazione fra radiazioni solari e melanoma è meno evidente , sembra che il rischio maggiore derivi dall'esposizione intensa e discontinua , come si ha durante le vacanze per ottenere una rapida abbronzatura.
Agenti chimici :
Sostanze , come gli agenti alchilanti, sono dei cancerogeni diretti perché non necessitano di attivazione metabolica per esplicare la loro azione lesiva sul DNA cellulare. Altre , come la dimetilnitrosamina o il benzopirene, devono subire delle modificazioni chimiche da parte di enzimi endocellulare con attività cancerogena . Le sostanze che necessitano di attivazione metabolica, si designano come precancerogene.
Le sostanze cancerogena trasformano le cellule normali in cellule neoplastiche a causa della loro tossicità genetica, cioè, per la capacità che hanno di indurre alterazioni nel DNA .
Fase dell'iniziazione , necessaria ma non sufficiente , cui deve seguire la fase della promozione , che consente alla singola cellula trasformata di sfuggire alla sorveglianza immunitaria dell'organismo di moltiplicarsi fino a manifestarsi con la malattia neoplastica.
Solo alcune sostanze cancerogene possiedono la capacità di agire come iniziatori e promotori, altre sono soltanto in grado di espletare la fase dell'iniziazione (trasformazione cellulare) ed è necessario l'intervento di agenti o di eventi promotori perché si completi il processo tumorale.
Agenti biologici:
Gli studi sull'eziologia virale dei tumori nell'uomo trovano una ovvia limitazione nell'impossibilità di condurre esperimenti in vivo sull'uomo. Tuttavia , i risultati derivati da numerosi studi epidemiologici, confortati da dati di laboratorio , inducono a credere che alcuni tumori possano farsi risalire ad un'infezione virale.
VIRUS UMANI : NEOPLASIE :
Virus a RNA:
HTLV 1 Leucemia e linfoma a cellule T;
HTLV2
Virus a DNA :
Epstein--Barr(EBV) Linfoma di Burkitt ;
Carcinoma nasofaringeo;
Epatite B(HBV): Carcinoma epatocellulare;
Herpes simplex tipo 2(HSV-2) CA della cervice uterina;
Papillomavirus umani, tipi 16, e 18 CA epidermoide della cervice uterina,
(HPV16, HPV18) della vulva, del laringe,
dell'intestino;
I dati epidemiologici suggeriscono la responsabilità di un agente infettivo, trasmesso per via sessuale, nel CA della cervice uterina. Infatti il tumore è praticamente assente nelle donne che non hanno avuto rapporti sessuali, mentre la sua frequenza presenta una stretta relazione con l'età di inizio dell'attività sessuale e con il numero dei partner. I virus cui si attribuisce un ruolo eziologico sono i papilloma virus umani (tipi :16,e 18) ed il virus Herpes simplex tipo 2.
I papilloma virus sono responsabile anche dei CA epidermoidi cancri della vulva e dell'ano.
L'unico batterio è l'Helicobacter pylori, il suo ruolo eziologico nella gastrite atrofica e nell'ulcera gastroduodenale è provato; è fortemente probabile per un ruolo nei carcinomi e linfomi gastrici.
Fattori genetici :
Il retinoblastoma è determinato nel 30% dei casi da un gene autosomico dominante. Esistono tumori in cui i dati epidemiologici fanno sospettare l'intervento di un fattore familiare , come nel CA della mammella, per cui si parla do rischio geneticamente determinato.
Agenti cancro---inibitori:
Sostanze naturali e di sintesi possono intervenire con effetti inibitori sul processo di cancerogenesi:
1) Inibitori della mutagenesi ad azione extracellulare:
alcuni agiscono inibendo l'assorbimento delle sostanze mutagene o favorendone l'allontanamento, altre inibendo la formazione di sostanze mutagene endogene.
2) Inibitori della mutagenesi ad azione intracellulare:
agiscono sia bloccando le molecole reattive , sia attivando processi metabolici che favoriscono l'omeostasi cellulare e la riparazione delle alterazioni DNA.
3) Inibitori attivi sulle cellule iniziate o su quelle neoplastiche:
l'azione può esplicarsi sia favorendo la differenziazione di cellule trasformate , sia inibendo la proliferazione.
=fibre vegetali,
favoriscono l'allontanamento di diversi cancerogeni assorbendoli nel lume intestinale e consentendo l'espulsione.
=acido ascorbico (vitamina C) (abbondante negli agrumi )inibisce la formazione di sostanze cancerogene come le nitrosammine.
=flavoni, fenoli ed endoli, abbondanti nei cavoli, cavolfiori broccoli, inibiscono l'attivazione di alcuni cancerogeni
= carotenoidi(beta carotene , vitamina. A ),favoriscono la differenziazione inibendo la proliferazione di cellule trasformate.(abbondanti nella frutta e negli ortaggi pigmentati in giallo ed in rosso)
Agenti cancerogeni:
L 'individuazione di agenti causali è essenziale per la prevenzione dei tumori maligni; è stato possibile riconoscere numerose sostanze chimiche , agenti fisici ed agenti biologici dotati di attività cancerogena. Benché il problema eziopatogenetico dei tumori maligni resti complesso ed oscuro in alcuni suoi aspetti , le conoscenze già acquisite tali da prestarsi ad una sistematica consentono di attuare efficaci interventi di prevenzione primaria nei riguardi di diversi tumori.
La crescita cellulare incontrollata , propria dei tumori maligni, è regolata da geni chiamati oncogèni e da proteine con effetto soppressore dei tumori. Questi due componenti agiscono in modo antagonistico ed è dal loro equilibrio che dipende se una cellula inizia e continua a dividersi in modo incontrollato o se resta in fase di stasi. Segnali molecolari dalle cellule circostanti possono attivare gli oncogeni o la produzione di soppressori. Questo complesso meccanismo può essere alterato da vari agenti cancerogeni ambientali, che inducono mutazioni negli oncogèni, nei geni che codificano per i soppressori o nei geni degli altri meccanismi regolatori.
Gli agenti cancerogeni ambientali(fisici, chimici, o biologici) possono agire da cancro-promotori; alcuni possono agire in entrambi i sensi. I cancro--iniziatori agiscono dereprimendo gli oncogèni, mentre i cancro---promotori inducono la stimolazione della moltiplicazione cellulare, sia di cellule bersaglio sia di cellule già trasformate.
Agenti fisici:
Sono principalmente radiazioni ionizzanti, e raggi ultravioletti.
L'azione cancerogena delle radiazioni ionizzanti, può esplicarsi in forma di lesioni precancerose (dermatiti, eczemi, ecc.) o di tumori prevalentemente cutanei o a carico degli organi emopoietici .
Le radiazioni ultraviolette(radiazioni non ionizzanti) sono cancerogene , ma agiscono solo sui tessuti superficiali, data la loro limitata capacità di penetrazione; essi, infatti, provocano la comparsa di carcinomi squamosi e basocellulari della pelle. La loro azione cancerogena è dimostrata dalla maggiore frequenza di questi tumori nelle parti scoperte di soggetti esposti a lungo alla luce solare per motivi professionali, nella razza bianca e nei paesi a più lungo periodo d'insolazione . La correlazione fra radiazioni solari e melanoma è meno evidente , sembra che il rischio maggiore derivi dall'esposizione intensa e discontinua , come si ha durante le vacanze per ottenere una rapida abbronzatura.
Agenti chimici :
Sostanze , come gli agenti alchilanti, sono dei cancerogeni diretti perché non necessitano di attivazione metabolica per esplicare la loro azione lesiva sul DNA cellulare. Altre , come la dimetilnitrosamina o il benzopirene, devono subire delle modificazioni chimiche da parte di enzimi endocellulare con attività cancerogena . Le sostanze che necessitano di attivazione metabolica, si designano come precancerogene.
Le sostanze cancerogena trasformano le cellule normali in cellule neoplastiche a causa della loro tossicità genetica, cioè, per la capacità che hanno di indurre alterazioni nel DNA .
Fase dell'iniziazione , necessaria ma non sufficiente , cui deve seguire la fase della promozione , che consente alla singola cellula trasformata di sfuggire alla sorveglianza immunitaria dell'organismo di moltiplicarsi fino a manifestarsi con la malattia neoplastica.
Solo alcune sostanze cancerogene possiedono la capacità di agire come iniziatori e promotori, altre sono soltanto in grado di espletare la fase dell'iniziazione (trasformazione cellulare) ed è necessario l'intervento di agenti o di eventi promotori perché si completi il processo tumorale.
Agenti biologici:
Gli studi sull'eziologia virale dei tumori nell'uomo trovano una ovvia limitazione nell'impossibilità di condurre esperimenti in vivo sull'uomo. Tuttavia , i risultati derivati da numerosi studi epidemiologici, confortati da dati di laboratorio , inducono a credere che alcuni tumori possano farsi risalire ad un'infezione virale.
VIRUS UMANI : NEOPLASIE :
Virus a RNA:
HTLV 1 Leucemia e linfoma a cellule T;
HTLV2
Virus a DNA :
Epstein--Barr(EBV) Linfoma di Burkitt ;
Carcinoma nasofaringeo;
Epatite B(HBV): Carcinoma epatocellulare;
Herpes simplex tipo 2(HSV-2) CA della cervice uterina;
Papillomavirus umani, tipi 16, e 18 CA epidermoide della cervice uterina,
(HPV16, HPV18) della vulva, del laringe,
dell'intestino;
I dati epidemiologici suggeriscono la responsabilità di un agente infettivo, trasmesso per via sessuale, nel CA della cervice uterina. Infatti il tumore è praticamente assente nelle donne che non hanno avuto rapporti sessuali, mentre la sua frequenza presenta una stretta relazione con l'età di inizio dell'attività sessuale e con il numero dei partner. I virus cui si attribuisce un ruolo eziologico sono i papilloma virus umani (tipi :16,e 18) ed il virus Herpes simplex tipo 2.
I papilloma virus sono responsabile anche dei CA epidermoidi cancri della vulva e dell'ano.
L'unico batterio è l'Helicobacter pylori, il suo ruolo eziologico nella gastrite atrofica e nell'ulcera gastroduodenale è provato; è fortemente probabile per un ruolo nei carcinomi e linfomi gastrici.
Fattori genetici :
Il retinoblastoma è determinato nel 30% dei casi da un gene autosomico dominante. Esistono tumori in cui i dati epidemiologici fanno sospettare l'intervento di un fattore familiare , come nel CA della mammella, per cui si parla do rischio geneticamente determinato.
Agenti cancro---inibitori:
Sostanze naturali e di sintesi possono intervenire con effetti inibitori sul processo di cancerogenesi:
1) Inibitori della mutagenesi ad azione extracellulare:
alcuni agiscono inibendo l'assorbimento delle sostanze mutagene o favorendone l'allontanamento, altre inibendo la formazione di sostanze mutagene endogene.
2) Inibitori della mutagenesi ad azione intracellulare:
agiscono sia bloccando le molecole reattive , sia attivando processi metabolici che favoriscono l'omeostasi cellulare e la riparazione delle alterazioni DNA.
3) Inibitori attivi sulle cellule iniziate o su quelle neoplastiche:
l'azione può esplicarsi sia favorendo la differenziazione di cellule trasformate , sia inibendo la proliferazione.
=fibre vegetali,
favoriscono l'allontanamento di diversi cancerogeni assorbendoli nel lume intestinale e consentendo l'espulsione.
=acido ascorbico (vitamina C) (abbondante negli agrumi )inibisce la formazione di sostanze cancerogene come le nitrosammine.
=flavoni, fenoli ed endoli, abbondanti nei cavoli, cavolfiori broccoli, inibiscono l'attivazione di alcuni cancerogeni
= carotenoidi(beta carotene , vitamina. A ),favoriscono la differenziazione inibendo la proliferazione di cellule trasformate.(abbondanti nella frutta e negli ortaggi pigmentati in giallo ed in rosso)
giovedì 26 dicembre 2019
I SANTI CHI SONO? di Pina Maria Rita Raciti
26--12--2019
Sembra , che io mi ripeta; ma la verità è che la mia educazione , il cerchio magico dentro il quale sono cresciuta, è unico!
Sin da bambina,il mio approccio con i Santi, è avvenuto mediante la conoscenza delle loro vite. Nella biblioteca , di mio nonno Peppino, ho trovato diversi libri di vite di Santi. La mia mente va alla mia infanzia, quando ,la mamma , nelle giornate piovose invernali, ci leggeva la vita di "Santa Genoveffa".
"Famiglia cristiana" è stato il mio giornale , mi ricordo con quale interesse leggevo la vita dei Santi , raccontata mediante il "fotoromanzo".Ho imparato ad amare i Santi attraverso il loro vissuto, la loro vita. Ho imparato a conoscerli come, uomini e donne ,e di essi , coloro , che ho amato hanno dimostrato di possedere , una personalità forte, determinata. Infatti, nel mio cuore e nella mia memoria , sono presenti, Santi, dal forte carattere, che hanno in qualche modo contribuito a plasmare , la mia personalità, ma soprattutto a definire , il mio rapporto con la fede.
I Santi, sono presente in tutta la chiesa cristiana, sono luce, guida, per il credente, e come tale non devono essere svuotati della loro umanità, della loro vita--umana, del loro vissuto. Sono uomini e donne , che incontrato "LUI", vivono intensamente il loro Battesimo,nel contesto storico , sociale del loro tempo. I Martiri , sono coloro che con coraggio , testimoniano il loro battesimo, affrontando la morte. La testimonianza dei martiri e dei santi è presente anche nel vecchio Testamento.
Stefano,è stato il primo martire della chiesa cristiana.
Lucia, Agata, Cecilia, sono Santi testimoni della fede cristiana , nei primi tempi della storia del cristianesimo. Per comprendere queste ragazze, che , in pieno impero romano, hanno vissuto la loro esperienza di fede cristiana, e quanto , oggi a noi, figli del 3° millennio,possano dire , bisogna andare al periodo storico nel quale vissero.
Come dice Agata:" io sono nata libera", ci permette di comprendere che Agata . Lucia, Cecilia, sono cittadine di Roma, vivono in Sicilia, a Roma, e appartengono alle buone famiglie della società romana. Questo vuol dire , che non solo godevano di tutti i diritti , che Roma concedeva ai suoi cittadini, ma davanti a loro , si prospettava un futuro felice e sereno.
Il loro mondo:la società romana, razionale , equilibrata, conscia del proprio potere , culturale , economico, politico, militare , e nella logica della cultura greco--romana. L'ebraismo, non è comprensibile, si scontra con un mondo, che non solo non lo comprende, ma lo esclude.
è illogico,incomprensibile,il Dio d'Israele, è folle a maggiore ragione, un figlio di Dio , nato da una vergine, morto in croce, e risorto, venuto a salvare l'umanità.
Se riflettiamo un po' ,la nostra fede è pura follia!
Una fede che parla di un Dio--Padre, di un messaggio di amore, per tutta l'umanità, dove gli uomini sono da considerare fratelli, al di là delle differenze sociali.
Eppure, queste ragazze, accettano tutto ciò, perché?
Si sono incontrate con "LUI", e la loro vita subì un capovolgimento totale.
Oggi, nel terzo millennio, noi, che viviamo nelle certezze del nostro potere , culturale, economico,che ci siamo disumanizzati, che abbiamo perso totalmente la nostra fede; queste ragazze ci parlano, del loro incontro con "LUI", della loro sana follia, del loro battesimo.
A tutti : i "credenti", atei, scettici, superficiali, ci invitano , ad andare alla ricerca di Colui, che abbiamo smarrito da tempo.
La castità, di queste ragazze ,mi fa constatare, riflettere: la fede cristiana, del loro tempo storico, era una fede nascosta, sotterranea, si trovavano nell'impossibilità di viverla alla luce del sole. Ma fedeli al loro battesimo, comprendevano , la difficoltà di vivere , entro determinate leggi, di una società, non legata ai principi del Vangelo.
Il loro Martirio, è la testimonianza estrema, del non rinnegare il proprio battesimo.
Oggi, la loro testimonianza , mediante il loro vissuto , fino al martirio, ci fa riflettere , su una verità , che il cammino del cristiano , sta nella sua fedeltà al proprio battesimo, il sacramento , che ci fa tralci di quella vite , che è Cristo.
Amare Lucia, Agata, Cecilia, vuol dire:
=Amare Cristo, cercare "LUI" ;
=Non adorare , statue , che le raffigurano, perché in questo modo si vanifica , la testimonianza del loro martirio;
=Non si diventa cristiani, gridando:" cittadini viva Santa Lucia", o portando per le strade della propria città una statua che la raffiguri.
Il cammino del cristiano è diventare vangelo vivo, ed essere testimone suo ,nella società in cui si vive.
Queste giovane eroine, lo hanno testimoniato, millenni fa !
Oggi , nel terzo millennio , urge la necessità di una evangelizzazione, di portare l"'acqua che disseta" prima di tutto ai battezzati, perché la falsa fede,fatta di: ignoranza, riti pagani, superstizione, si trasformi in vera fede.
Sembra , che io mi ripeta; ma la verità è che la mia educazione , il cerchio magico dentro il quale sono cresciuta, è unico!
Sin da bambina,il mio approccio con i Santi, è avvenuto mediante la conoscenza delle loro vite. Nella biblioteca , di mio nonno Peppino, ho trovato diversi libri di vite di Santi. La mia mente va alla mia infanzia, quando ,la mamma , nelle giornate piovose invernali, ci leggeva la vita di "Santa Genoveffa".
"Famiglia cristiana" è stato il mio giornale , mi ricordo con quale interesse leggevo la vita dei Santi , raccontata mediante il "fotoromanzo".Ho imparato ad amare i Santi attraverso il loro vissuto, la loro vita. Ho imparato a conoscerli come, uomini e donne ,e di essi , coloro , che ho amato hanno dimostrato di possedere , una personalità forte, determinata. Infatti, nel mio cuore e nella mia memoria , sono presenti, Santi, dal forte carattere, che hanno in qualche modo contribuito a plasmare , la mia personalità, ma soprattutto a definire , il mio rapporto con la fede.
I Santi, sono presente in tutta la chiesa cristiana, sono luce, guida, per il credente, e come tale non devono essere svuotati della loro umanità, della loro vita--umana, del loro vissuto. Sono uomini e donne , che incontrato "LUI", vivono intensamente il loro Battesimo,nel contesto storico , sociale del loro tempo. I Martiri , sono coloro che con coraggio , testimoniano il loro battesimo, affrontando la morte. La testimonianza dei martiri e dei santi è presente anche nel vecchio Testamento.
Stefano,è stato il primo martire della chiesa cristiana.
Lucia, Agata, Cecilia, sono Santi testimoni della fede cristiana , nei primi tempi della storia del cristianesimo. Per comprendere queste ragazze, che , in pieno impero romano, hanno vissuto la loro esperienza di fede cristiana, e quanto , oggi a noi, figli del 3° millennio,possano dire , bisogna andare al periodo storico nel quale vissero.
Come dice Agata:" io sono nata libera", ci permette di comprendere che Agata . Lucia, Cecilia, sono cittadine di Roma, vivono in Sicilia, a Roma, e appartengono alle buone famiglie della società romana. Questo vuol dire , che non solo godevano di tutti i diritti , che Roma concedeva ai suoi cittadini, ma davanti a loro , si prospettava un futuro felice e sereno.
Il loro mondo:la società romana, razionale , equilibrata, conscia del proprio potere , culturale , economico, politico, militare , e nella logica della cultura greco--romana. L'ebraismo, non è comprensibile, si scontra con un mondo, che non solo non lo comprende, ma lo esclude.
è illogico,incomprensibile,il Dio d'Israele, è folle a maggiore ragione, un figlio di Dio , nato da una vergine, morto in croce, e risorto, venuto a salvare l'umanità.
Se riflettiamo un po' ,la nostra fede è pura follia!
Una fede che parla di un Dio--Padre, di un messaggio di amore, per tutta l'umanità, dove gli uomini sono da considerare fratelli, al di là delle differenze sociali.
Eppure, queste ragazze, accettano tutto ciò, perché?
Si sono incontrate con "LUI", e la loro vita subì un capovolgimento totale.
Oggi, nel terzo millennio, noi, che viviamo nelle certezze del nostro potere , culturale, economico,che ci siamo disumanizzati, che abbiamo perso totalmente la nostra fede; queste ragazze ci parlano, del loro incontro con "LUI", della loro sana follia, del loro battesimo.
A tutti : i "credenti", atei, scettici, superficiali, ci invitano , ad andare alla ricerca di Colui, che abbiamo smarrito da tempo.
La castità, di queste ragazze ,mi fa constatare, riflettere: la fede cristiana, del loro tempo storico, era una fede nascosta, sotterranea, si trovavano nell'impossibilità di viverla alla luce del sole. Ma fedeli al loro battesimo, comprendevano , la difficoltà di vivere , entro determinate leggi, di una società, non legata ai principi del Vangelo.
Il loro Martirio, è la testimonianza estrema, del non rinnegare il proprio battesimo.
Oggi, la loro testimonianza , mediante il loro vissuto , fino al martirio, ci fa riflettere , su una verità , che il cammino del cristiano , sta nella sua fedeltà al proprio battesimo, il sacramento , che ci fa tralci di quella vite , che è Cristo.
Amare Lucia, Agata, Cecilia, vuol dire:
=Amare Cristo, cercare "LUI" ;
=Non adorare , statue , che le raffigurano, perché in questo modo si vanifica , la testimonianza del loro martirio;
=Non si diventa cristiani, gridando:" cittadini viva Santa Lucia", o portando per le strade della propria città una statua che la raffiguri.
Il cammino del cristiano è diventare vangelo vivo, ed essere testimone suo ,nella società in cui si vive.
Queste giovane eroine, lo hanno testimoniato, millenni fa !
Oggi , nel terzo millennio , urge la necessità di una evangelizzazione, di portare l"'acqua che disseta" prima di tutto ai battezzati, perché la falsa fede,fatta di: ignoranza, riti pagani, superstizione, si trasformi in vera fede.
martedì 24 dicembre 2019
Il povero , cammino d'unità di:Jean Vanier Santo Natale 2019
24--12 2019
Io vivo con un popolo che non ha parola: quelli che sono esclusi dagli affari del mondo, che sono rifiutati, considerati come pazzi, e che spesso sono lontani anche dalla "Buona Novella" di Gesù.
Si, io voglio , in certo modo , essere solidale con coloro che ne mondo sono esclusi a causa di un handicap fisico o mentale . Voglio anche unirmi ai loro genitori che soffrono tanto profondamente. E voglio parlare a nome di quelli che non hanno casa. Alcuni sono nelle prigioni dei nostri Paesi, in celle così piene da scoppiare , condannati a causa della loro attività politica e della loro lotta per la giustizia , della loro fede in Cristo o delle loro azioni contro la legge. Altri sono negli immensi campi per profughi; altri ancora sono immigrati in terre straniere . Voglio parlare a nome di quelli che sono intrappolati nel mondo della droga, gli emarginati, quelli che sono schiavi della prostituzione , quelli che sono soli, i vecchi, quelli che hanno fame , i lebbrosi, gli ammalati, i moribondi. Voglio parlare a nome dei bambini che soffrono e, in modo particolare , di quei bambini che sono rifiutati ancor prima di nascere.
Voglio parlare a nome di tutti quelli che si sentono inutili , non voluti, un peso sulle spalle della società, un ostacolo per le persone cosiddette "normali", i ricchi. I loro cuori sono feriti. Vivono nell'angoscia e nel senso di colpa perché nessuno, nessuno ha mai detto loro che erano preziosi e importanti.
Posso parlarvi di Paolo? Ora ha ventidue anni . L'abbiamo visto qualche anno fa in un ospedale, cieco , sordo , col cervello gravemente leso. E' stato abbandonato, all'età di quattro anni, dalla sua famiglia che, molto provata , non aveva potuto sopportare la sua malattia. Non aveva mai udito queste parole"Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto", parole così indispensabili per la sicurezza , la crescita e la pace di ogni bimbo. Proprio perché non aveva vissuto un profondo rapporto di amore , di comunione , di fiducia con i suoi genitori si era chiuso dietro spesse mura psicologiche, soffocate dai dolori acuti dell'angoscia, della solitudine e della colpa, che sono le grandi sofferenze dell'uomo. Dico "colpa", perché molto spesso chi è rifiutato dal mondo pensa che, se è stato rifiutato , è perché non è buono a nulla, è perciò cattivo.
Paolo vuole tanto essere amato, eppure ha paura di essere amato. Quando si è stati feriti nel proprio cuore, come lo è stato lui , gli altri diventano pericolosi e si è obbligati a nascondersi dietro a mura di paura e di sospetto. Occorrerà molto tempo perché Paolo abbatta queste barriere, che forse non cadranno mai del tutto. Tutto ciò richiederà molti anni, durante i quali noi saremo chiamati a toccare il suo corpo con rispetto , a lavare il suo corpo con tenerezza , a vestirlo, a giocare con lui e a sollevarlo con gioia , sperando così di fargli scoprire che, proprio lui, è bello e importante. A poco a poco , speriamo che scoprirà che non vi è per lui alcun pericolo nell'uscire fuori dalle mura che si è costruito, che può aprirsi alla fiducia e credere in se stesso , che può vivere , che c'è speranza.
Chi è oppresso e abbandonato aspetta , come Paolo , qualcuno che starà con lui , che entrerà in un rapporto di fiducia reciproca con lui , che camminerà con lui , che gli dimostrerà la sua dignità e che è un figlio prezioso del Padre. Chi è abbandonato e inutile è spesso incapace di lottare per la sua liberazione, è troppo stanco, troppo debole, troppo povero, troppo malnutrito , troppo ammalato.
Sulla nostra terra , circa 2000 anni fa, la parola eterna del Padre si è scritta nella nostra storia. Il Verbo si è fatto carne, è diventato un Bambino nel grembo di Maria, sposa di Giuseppe. Maria l'ha dato alla luce in una grotta a Betlemme.
Egli ha abitato fra noi . Egli ha fatto percepire a noi , uomini e donne di ogni età, la nostra bellezza. I suoi occhi , le sue mani e la sua voce hanno insegnato ai lebbrosi e a Maria di Magdala che erano importanti, Ma noi non l'abbiamo accolto. è venuto fra i suoi , ma i suoi non l'hanno accolto. Noi l'abbiamo respinto, l'abbiamo imprigionato , l'abbiamo torturato, l'abbiamo crocifisso. Eppure , per mezzo del suo corpo spezzato e del sangue che ha versato in sacrificio , egli ha rivelato proprio a noi , uomini e donne di ogni luogo e tempo , che siamo amati , infinitamente amati dal Padre. Noi non siamo un popolo condannato e malvagio, ma un popolo rinato nel perdono e nella speranza tramite lo Spirito di Gesù. E oggi Gesù continua a camminare su questa terra , ma in noi che siamo la sua Chiesa, i suoi discepoli e, anzi, i suoi amici.Siamo noi il suo corpo, il suo Corpo mistico. Egli vuole che siamo le sue mani, i suoi occhi, la sua voce ,il suo viso e il suo cuore per far capire ai vari Paolo , come a tutte le persone del mondo e, in particolare , ai più poveri e ai più deboli, che sono preziosi per il Padre e che sono capaci di crescere per portare la vita agli altri.
Egli ci manda , con la potenza del suo Spirito , per essere con i poveri ,camminare con i poveri , stare sempre con loro, e non solo venire a trovarli di tanto in tanto , per migliorare le loro condizioni di vita , non solo, sebbene ciò sia importante, per impartire loro degli insegnamenti teorici e ideologici, ma per vivere un rapporto autentico con loro, un'alleanza . Egli non vuole che abbiamo paura ; egli vuole che abbandoniamo le nostre sicurezze di santità, di potere e di sapere perché possiamo aprire loro le nostre case per andare a vivere nel loro quartiere e per diventare con loro un corpo , una comunità , una comunione, per diventare con loro Chiesa di Gesù Cristo in modo più veritiero.
E' così che noi cresceremo insieme , in nome di Gesù , nella libertà , a dispetto delle tirannie e dell'oppressione ; noi costruiremo insieme delle comunità di riconciliazione , dove ognuno troverà il suo posto, dove gli uomini e le donne potranno cooperare fra loro , nel rispetto e nell'amore delle loro differenze, e dove le famiglie cristiane potranno accrescersi ed espandersi nell'amore.
Paolo mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato che il Padre, se si cela nella bellezza della creazione , nello splendore delle liturgie e nella saggezza dei teologi e dei sapienti, si cela anche nel corpo straziato dei lebbrosi, degli ammalati , di quelli che soffrono. Si cela anche nel bambino:" Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chiunque accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato"(Lc 9,48). Chi può credere in questo messaggio , che l'eterno Dio Onnipotente si trova nei piccoli , negli inermi, negli oppressi, e nei sofferenti di questo mondo ; che vivere con loro significa vivere con la santa Trinità , Padre , Figlio, e Spirito Santo? Come Gesù è l'immagine del Padre . il figlio abbandonato , respinto . è l'immagine di Gesù e, quando noi istituiamo un rapporto di fiducia con lui, entriamo in un rapporto di fiducia con Dio.
" Egli si è caricato delle nostre sofferenze , si è addossato i nostri dolori...per le sue piaghe noi siamo stati guariti"(Is. 53,4-5).
Paolo mi ha fatto capire che la cosa più preziosa in me è il mio cuore . La mia testa e le mie mani non hanno valore se non nella misura in cui sono a servizio dell'amore e del rapporto fondato su un'alleanza , che deriva dall'alleanza con Gesù. E' vero che la sua debolezza , la sua fragilità , la sua fiducia mi hanno risvegliato , mi hanno chiamato in causa e, oserei dire, mi hanno portato sulla strada della guarigione e dell'unità. Mi invita a passare dall'isolamento del mio orgoglio e delle mie paure alla compassione , alla comprensione. alla tenerezza e alla partecipazione.
Ma non è solo questo che mi ha insegnato Paolo : mi ha insegnato qualcos'altro. Mi ha fatto capire che in me ci sono degli spazi di odio, di violenza, di depressione , di paura ; ha risvegliato in me alcune profonde ferite di angoscia , di cui ignoravo l'esistenza e che dormivano nel mio profondo , dietro alle mie barriere di potere , capacità , conoscenza, ipocrisia e desiderio di essere ammirato. Camminando con i poveri, ho toccato con mano la mia povertà. Le loro ferite mi hanno fatto percepire le mie . Mi hanno mostrato la mia paura di seguire davvero Gesù con fede, umiltà e povertà, e quante volte ho voluto fuggire , rifugiarmi nel sapere , nei sogni per il domani , nel potere e nelle sicurezze umane. Si , i poveri mi urtano. Il grido profetico che alzano per essere compresi, per ottenere un po' di amicizia e perché si dia loro una possibilità , mi ha rivelato la mia durezza, il mio egoismo , il mio peccato e la mia resistenza ad ogni cambiamento interiore. Mi hanno fatto capire quanto io sia prigioniero delle mie paure e della mia cultura.
Eppure , io so che la mia alleanza è con loro; è in loro e con loro che io incontro Gesù Cristo; Gesù nascosto in chi ha fame o sete, in chi non ha casa o vestito, in chi è straniero, ammalato o prigioniero; Gesù la vita del mondo.
E io devo imparare a incontrare Gesù ,non solo nella povertà di Paolo, ma anche nella mia povertà. Ho bisogno di Gesù , nostro Salvatore, per imparare ad amare. Si , io so che è vero: Gesù, che ama , è nascosto nelle ferite di Paolo, ma lo è anche nelle mie ferite. Il suo cuore ferito e colpito a morte è nascosto nella piccolezza , nella debolezza , e nelle ferite dell'umanità. Il suo cuore è un'immensa fonte d'amore, nascosto nel cuore della Chiesa, nascosto nel regno di Dio che è presente oggi fra noi, in tutto ciò che appare nel linguaggio del nostro mondo,perduto e disperato.
Tutti noi siamo invitati a bere ,bere a pieni sorsi al cuore di Cristo; bevendo, noi , cioè la Chiesa, possiamo diventare un rifugio per tutti quelli che, in questa terra ,sono isolati ed oppressi . Cristo ha posto chi ha fame e chi soffre fra le braccia della sua Chiesa, affinché possano guarirci , farci scendere dai nostri piedistalli di potere e di ricchezza e guidarci verso la saggezza delle beatitudini.
Si, l'unità alla quale noi tendiamo , l'unità del corpo , non può esserci se noi non diveniamo"uno" con Gesù e "uno" con gli esclusi del mondo. Saranno costoro a guidarci alla Città Santa , quelli che accorrono, saltellando di gioia , alla festa delle nozze ,mentre i ricchi hanno rifiutato l'invito. Imparando a lavare loro i piedi, a chiedere loro perdono, imparando a camminare umilmente con loro, scopriremo , proprio mentre ci insegnano a spogliarci delle nostre ricchezze, la ricchezza dell'amore e della verità nascosta nei loro cuori, nascosta a volte dietro la collera , la depressione e la malattia. E noi saremo uniti , non in un desiderio di vendetta o di odio nei confronti dei ricchi e degli oppressori, ma con i cuori pieni di perdono. Si , la forza dell'amore di Gesù , vissuto nell'unità e nella partecipazione , è più forte della potenza delle armi più terribili.
La Chiesa fondata da Gesù , crocifisso e risuscitato , animata dallo Spirito Santo , affidata agli apostoli così come alle donne e a Maria , madre di Gesù, e ai suoi fratelli, come si dice negli Atti , è chiamata , oggi come ieri , ad essere una Chiesa umile e fiduciosa nell'annunciare con audacia la "meravigliosa novella" della pace e della salvezza. Essa è chiamata a essere una Chiesa ospitale , una Chiesa che è povera e cammina accanto al povero ; una Chiesa che comprende e che vive il potere della non-violenza (un uomo come il Mahatma Gandhi ha vissuto ciò con grande verità) , una non-violenza che non è debolezza , ma forza. è chiamata a essere una Chiesa pronta a entrare nella lotta contro le forze del male e dell'odio, descritte nel libro dell'Apocalisse come la bestia e il drago. Così ciascuno di noi è chiamato a essere il viso e il cuore di Gesù, l 'Angelo di Dio ,offerto in sacrificio ; ciascuno è chiamato a essere pronto a dare la vita per amore, in unione con Gesù crocifisso e risuscitato , in compagnia di tutti quelli che hanno dato la vita prima di noi o che soffrono oggi la crocifissione.
E se oggi non possiamo bere tutti insieme allo stesso calice il sangue di Cristo , beviamo insieme allo stesso calice la sofferenza, la sofferenza della divisione, della divisione fra noi come della divisione fra noi e i poveri e i sofferenti. Che possiamo rinnovare, con una umiltà più grande , la nostra totale fede in Gesù , vita del mondo! Gesù , la notte in cui fu tradito , prese il pane , lo benedisse , lo spezzò , lo diede ai suoi discepoli e disse:" Prendete e mangiate tutti : questo è il mio corpo"
Spezzò il pane , segno del suo corpo spezzato . Anche noi siamo il suo corpo spezzato . La Chiesa è spezzata : l'umanità è spezzata . Piangiamo e chiediamo perdono a Dio , chiediamo perdono gli uni agli altri, e a tutti gli uomini e le donne della terra , soprattutto ai più poveri e ai più deboli, per avere così spesso sfigurato il messaggio di Gesù . Lasciamo allora che si impossessi oggi del cuore di ciascuno di noi , lo benedica e lo spezzi, spezzando così la nostra durezza e il nostro orgoglio , e lo doni , rinato nell'amore e nell'unità , trasformato in sé dallo Spirito Santo , a tutti gli uomini e a tutte la donne e, in particolare, a chi è povero , isolato o perduto.
Ma noi, corpo spezzato ,cerchiamo di diventare "un " corpo nella Città Santa , dove nessuno è escluso e dove l'ultimo e il più debole hanno il loro proprio posto.
è la nostra speranza per la vita e per la redenzione di tutti gli uomini e di tutte le donne . E questo si realizzerà quando diventeremo davvero figli suoi, che con una profonda fede in lui pregano davvero:"Padre nostro".
Auguri di un Santo Natale nella luce di Betlemme!
Io vivo con un popolo che non ha parola: quelli che sono esclusi dagli affari del mondo, che sono rifiutati, considerati come pazzi, e che spesso sono lontani anche dalla "Buona Novella" di Gesù.
Si, io voglio , in certo modo , essere solidale con coloro che ne mondo sono esclusi a causa di un handicap fisico o mentale . Voglio anche unirmi ai loro genitori che soffrono tanto profondamente. E voglio parlare a nome di quelli che non hanno casa. Alcuni sono nelle prigioni dei nostri Paesi, in celle così piene da scoppiare , condannati a causa della loro attività politica e della loro lotta per la giustizia , della loro fede in Cristo o delle loro azioni contro la legge. Altri sono negli immensi campi per profughi; altri ancora sono immigrati in terre straniere . Voglio parlare a nome di quelli che sono intrappolati nel mondo della droga, gli emarginati, quelli che sono schiavi della prostituzione , quelli che sono soli, i vecchi, quelli che hanno fame , i lebbrosi, gli ammalati, i moribondi. Voglio parlare a nome dei bambini che soffrono e, in modo particolare , di quei bambini che sono rifiutati ancor prima di nascere.
Voglio parlare a nome di tutti quelli che si sentono inutili , non voluti, un peso sulle spalle della società, un ostacolo per le persone cosiddette "normali", i ricchi. I loro cuori sono feriti. Vivono nell'angoscia e nel senso di colpa perché nessuno, nessuno ha mai detto loro che erano preziosi e importanti.
Posso parlarvi di Paolo? Ora ha ventidue anni . L'abbiamo visto qualche anno fa in un ospedale, cieco , sordo , col cervello gravemente leso. E' stato abbandonato, all'età di quattro anni, dalla sua famiglia che, molto provata , non aveva potuto sopportare la sua malattia. Non aveva mai udito queste parole"Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto", parole così indispensabili per la sicurezza , la crescita e la pace di ogni bimbo. Proprio perché non aveva vissuto un profondo rapporto di amore , di comunione , di fiducia con i suoi genitori si era chiuso dietro spesse mura psicologiche, soffocate dai dolori acuti dell'angoscia, della solitudine e della colpa, che sono le grandi sofferenze dell'uomo. Dico "colpa", perché molto spesso chi è rifiutato dal mondo pensa che, se è stato rifiutato , è perché non è buono a nulla, è perciò cattivo.
Paolo vuole tanto essere amato, eppure ha paura di essere amato. Quando si è stati feriti nel proprio cuore, come lo è stato lui , gli altri diventano pericolosi e si è obbligati a nascondersi dietro a mura di paura e di sospetto. Occorrerà molto tempo perché Paolo abbatta queste barriere, che forse non cadranno mai del tutto. Tutto ciò richiederà molti anni, durante i quali noi saremo chiamati a toccare il suo corpo con rispetto , a lavare il suo corpo con tenerezza , a vestirlo, a giocare con lui e a sollevarlo con gioia , sperando così di fargli scoprire che, proprio lui, è bello e importante. A poco a poco , speriamo che scoprirà che non vi è per lui alcun pericolo nell'uscire fuori dalle mura che si è costruito, che può aprirsi alla fiducia e credere in se stesso , che può vivere , che c'è speranza.
Chi è oppresso e abbandonato aspetta , come Paolo , qualcuno che starà con lui , che entrerà in un rapporto di fiducia reciproca con lui , che camminerà con lui , che gli dimostrerà la sua dignità e che è un figlio prezioso del Padre. Chi è abbandonato e inutile è spesso incapace di lottare per la sua liberazione, è troppo stanco, troppo debole, troppo povero, troppo malnutrito , troppo ammalato.
Sulla nostra terra , circa 2000 anni fa, la parola eterna del Padre si è scritta nella nostra storia. Il Verbo si è fatto carne, è diventato un Bambino nel grembo di Maria, sposa di Giuseppe. Maria l'ha dato alla luce in una grotta a Betlemme.
Egli ha abitato fra noi . Egli ha fatto percepire a noi , uomini e donne di ogni età, la nostra bellezza. I suoi occhi , le sue mani e la sua voce hanno insegnato ai lebbrosi e a Maria di Magdala che erano importanti, Ma noi non l'abbiamo accolto. è venuto fra i suoi , ma i suoi non l'hanno accolto. Noi l'abbiamo respinto, l'abbiamo imprigionato , l'abbiamo torturato, l'abbiamo crocifisso. Eppure , per mezzo del suo corpo spezzato e del sangue che ha versato in sacrificio , egli ha rivelato proprio a noi , uomini e donne di ogni luogo e tempo , che siamo amati , infinitamente amati dal Padre. Noi non siamo un popolo condannato e malvagio, ma un popolo rinato nel perdono e nella speranza tramite lo Spirito di Gesù. E oggi Gesù continua a camminare su questa terra , ma in noi che siamo la sua Chiesa, i suoi discepoli e, anzi, i suoi amici.Siamo noi il suo corpo, il suo Corpo mistico. Egli vuole che siamo le sue mani, i suoi occhi, la sua voce ,il suo viso e il suo cuore per far capire ai vari Paolo , come a tutte le persone del mondo e, in particolare , ai più poveri e ai più deboli, che sono preziosi per il Padre e che sono capaci di crescere per portare la vita agli altri.
Egli ci manda , con la potenza del suo Spirito , per essere con i poveri ,camminare con i poveri , stare sempre con loro, e non solo venire a trovarli di tanto in tanto , per migliorare le loro condizioni di vita , non solo, sebbene ciò sia importante, per impartire loro degli insegnamenti teorici e ideologici, ma per vivere un rapporto autentico con loro, un'alleanza . Egli non vuole che abbiamo paura ; egli vuole che abbandoniamo le nostre sicurezze di santità, di potere e di sapere perché possiamo aprire loro le nostre case per andare a vivere nel loro quartiere e per diventare con loro un corpo , una comunità , una comunione, per diventare con loro Chiesa di Gesù Cristo in modo più veritiero.
E' così che noi cresceremo insieme , in nome di Gesù , nella libertà , a dispetto delle tirannie e dell'oppressione ; noi costruiremo insieme delle comunità di riconciliazione , dove ognuno troverà il suo posto, dove gli uomini e le donne potranno cooperare fra loro , nel rispetto e nell'amore delle loro differenze, e dove le famiglie cristiane potranno accrescersi ed espandersi nell'amore.
Paolo mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato che il Padre, se si cela nella bellezza della creazione , nello splendore delle liturgie e nella saggezza dei teologi e dei sapienti, si cela anche nel corpo straziato dei lebbrosi, degli ammalati , di quelli che soffrono. Si cela anche nel bambino:" Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chiunque accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato"(Lc 9,48). Chi può credere in questo messaggio , che l'eterno Dio Onnipotente si trova nei piccoli , negli inermi, negli oppressi, e nei sofferenti di questo mondo ; che vivere con loro significa vivere con la santa Trinità , Padre , Figlio, e Spirito Santo? Come Gesù è l'immagine del Padre . il figlio abbandonato , respinto . è l'immagine di Gesù e, quando noi istituiamo un rapporto di fiducia con lui, entriamo in un rapporto di fiducia con Dio.
" Egli si è caricato delle nostre sofferenze , si è addossato i nostri dolori...per le sue piaghe noi siamo stati guariti"(Is. 53,4-5).
Paolo mi ha fatto capire che la cosa più preziosa in me è il mio cuore . La mia testa e le mie mani non hanno valore se non nella misura in cui sono a servizio dell'amore e del rapporto fondato su un'alleanza , che deriva dall'alleanza con Gesù. E' vero che la sua debolezza , la sua fragilità , la sua fiducia mi hanno risvegliato , mi hanno chiamato in causa e, oserei dire, mi hanno portato sulla strada della guarigione e dell'unità. Mi invita a passare dall'isolamento del mio orgoglio e delle mie paure alla compassione , alla comprensione. alla tenerezza e alla partecipazione.
Ma non è solo questo che mi ha insegnato Paolo : mi ha insegnato qualcos'altro. Mi ha fatto capire che in me ci sono degli spazi di odio, di violenza, di depressione , di paura ; ha risvegliato in me alcune profonde ferite di angoscia , di cui ignoravo l'esistenza e che dormivano nel mio profondo , dietro alle mie barriere di potere , capacità , conoscenza, ipocrisia e desiderio di essere ammirato. Camminando con i poveri, ho toccato con mano la mia povertà. Le loro ferite mi hanno fatto percepire le mie . Mi hanno mostrato la mia paura di seguire davvero Gesù con fede, umiltà e povertà, e quante volte ho voluto fuggire , rifugiarmi nel sapere , nei sogni per il domani , nel potere e nelle sicurezze umane. Si , i poveri mi urtano. Il grido profetico che alzano per essere compresi, per ottenere un po' di amicizia e perché si dia loro una possibilità , mi ha rivelato la mia durezza, il mio egoismo , il mio peccato e la mia resistenza ad ogni cambiamento interiore. Mi hanno fatto capire quanto io sia prigioniero delle mie paure e della mia cultura.
Eppure , io so che la mia alleanza è con loro; è in loro e con loro che io incontro Gesù Cristo; Gesù nascosto in chi ha fame o sete, in chi non ha casa o vestito, in chi è straniero, ammalato o prigioniero; Gesù la vita del mondo.
E io devo imparare a incontrare Gesù ,non solo nella povertà di Paolo, ma anche nella mia povertà. Ho bisogno di Gesù , nostro Salvatore, per imparare ad amare. Si , io so che è vero: Gesù, che ama , è nascosto nelle ferite di Paolo, ma lo è anche nelle mie ferite. Il suo cuore ferito e colpito a morte è nascosto nella piccolezza , nella debolezza , e nelle ferite dell'umanità. Il suo cuore è un'immensa fonte d'amore, nascosto nel cuore della Chiesa, nascosto nel regno di Dio che è presente oggi fra noi, in tutto ciò che appare nel linguaggio del nostro mondo,perduto e disperato.
Tutti noi siamo invitati a bere ,bere a pieni sorsi al cuore di Cristo; bevendo, noi , cioè la Chiesa, possiamo diventare un rifugio per tutti quelli che, in questa terra ,sono isolati ed oppressi . Cristo ha posto chi ha fame e chi soffre fra le braccia della sua Chiesa, affinché possano guarirci , farci scendere dai nostri piedistalli di potere e di ricchezza e guidarci verso la saggezza delle beatitudini.
Si, l'unità alla quale noi tendiamo , l'unità del corpo , non può esserci se noi non diveniamo"uno" con Gesù e "uno" con gli esclusi del mondo. Saranno costoro a guidarci alla Città Santa , quelli che accorrono, saltellando di gioia , alla festa delle nozze ,mentre i ricchi hanno rifiutato l'invito. Imparando a lavare loro i piedi, a chiedere loro perdono, imparando a camminare umilmente con loro, scopriremo , proprio mentre ci insegnano a spogliarci delle nostre ricchezze, la ricchezza dell'amore e della verità nascosta nei loro cuori, nascosta a volte dietro la collera , la depressione e la malattia. E noi saremo uniti , non in un desiderio di vendetta o di odio nei confronti dei ricchi e degli oppressori, ma con i cuori pieni di perdono. Si , la forza dell'amore di Gesù , vissuto nell'unità e nella partecipazione , è più forte della potenza delle armi più terribili.
La Chiesa fondata da Gesù , crocifisso e risuscitato , animata dallo Spirito Santo , affidata agli apostoli così come alle donne e a Maria , madre di Gesù, e ai suoi fratelli, come si dice negli Atti , è chiamata , oggi come ieri , ad essere una Chiesa umile e fiduciosa nell'annunciare con audacia la "meravigliosa novella" della pace e della salvezza. Essa è chiamata a essere una Chiesa ospitale , una Chiesa che è povera e cammina accanto al povero ; una Chiesa che comprende e che vive il potere della non-violenza (un uomo come il Mahatma Gandhi ha vissuto ciò con grande verità) , una non-violenza che non è debolezza , ma forza. è chiamata a essere una Chiesa pronta a entrare nella lotta contro le forze del male e dell'odio, descritte nel libro dell'Apocalisse come la bestia e il drago. Così ciascuno di noi è chiamato a essere il viso e il cuore di Gesù, l 'Angelo di Dio ,offerto in sacrificio ; ciascuno è chiamato a essere pronto a dare la vita per amore, in unione con Gesù crocifisso e risuscitato , in compagnia di tutti quelli che hanno dato la vita prima di noi o che soffrono oggi la crocifissione.
E se oggi non possiamo bere tutti insieme allo stesso calice il sangue di Cristo , beviamo insieme allo stesso calice la sofferenza, la sofferenza della divisione, della divisione fra noi come della divisione fra noi e i poveri e i sofferenti. Che possiamo rinnovare, con una umiltà più grande , la nostra totale fede in Gesù , vita del mondo! Gesù , la notte in cui fu tradito , prese il pane , lo benedisse , lo spezzò , lo diede ai suoi discepoli e disse:" Prendete e mangiate tutti : questo è il mio corpo"
Spezzò il pane , segno del suo corpo spezzato . Anche noi siamo il suo corpo spezzato . La Chiesa è spezzata : l'umanità è spezzata . Piangiamo e chiediamo perdono a Dio , chiediamo perdono gli uni agli altri, e a tutti gli uomini e le donne della terra , soprattutto ai più poveri e ai più deboli, per avere così spesso sfigurato il messaggio di Gesù . Lasciamo allora che si impossessi oggi del cuore di ciascuno di noi , lo benedica e lo spezzi, spezzando così la nostra durezza e il nostro orgoglio , e lo doni , rinato nell'amore e nell'unità , trasformato in sé dallo Spirito Santo , a tutti gli uomini e a tutte la donne e, in particolare, a chi è povero , isolato o perduto.
Ma noi, corpo spezzato ,cerchiamo di diventare "un " corpo nella Città Santa , dove nessuno è escluso e dove l'ultimo e il più debole hanno il loro proprio posto.
è la nostra speranza per la vita e per la redenzione di tutti gli uomini e di tutte le donne . E questo si realizzerà quando diventeremo davvero figli suoi, che con una profonda fede in lui pregano davvero:"Padre nostro".
Auguri di un Santo Natale nella luce di Betlemme!
lunedì 23 dicembre 2019
LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO : U. Saba
23--12--2019
A mia moglie
Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere , e in terra raspa;
ma, nell'andare , ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
E' migliore del maschio
E' come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Così se l'occhio , se il giudizio mio
non m'inganna , fra queste hai le tue uguali
e in nessun 'altra donna.
Quando la sera assonna,
le gallinelle
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime , onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che , se la lisci, il collo
volge , ove tinge una rosa
tenero la sua carne.
Se l'incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l'erba
strappi, per farle un dono.
E' così che il mio dono
t'offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga
cagna , che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra , che d'un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue , a chi solo tenti
avvicinarsi , i denti
candidissimi scopre .
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia . Entro l'angusta
gabbia ritta al vederti
s'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti , di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritorglierle? Chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere;
questo che a me , che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un'altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica . Di lei , quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.
A mia moglie
Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere , e in terra raspa;
ma, nell'andare , ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
E' migliore del maschio
E' come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Così se l'occhio , se il giudizio mio
non m'inganna , fra queste hai le tue uguali
e in nessun 'altra donna.
Quando la sera assonna,
le gallinelle
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime , onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che , se la lisci, il collo
volge , ove tinge una rosa
tenero la sua carne.
Se l'incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l'erba
strappi, per farle un dono.
E' così che il mio dono
t'offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga
cagna , che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra , che d'un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue , a chi solo tenti
avvicinarsi , i denti
candidissimi scopre .
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia . Entro l'angusta
gabbia ritta al vederti
s'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti , di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritorglierle? Chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere;
questo che a me , che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un'altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica . Di lei , quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.
domenica 22 dicembre 2019
QUARTA DOMENICA DI AVVENTO ANNO A
22-12--2019
Su numerose colonne e capitelli della Borgogna, Giuseppe è rappresentato così: seduto in un angolo , in contemplazione del bambino, davanti all'asino nella fuga verso l 'Egitto; oppure visitato e istruito dall'Angelo in sogno. Egli è seduto , pensoso, quasi sempre leggermente indietro , in margine , e lo scultore lo rappresenta con molta ispirazione . A che cosa pensa , quali riflessioni gli passano per la testa, nel cuore?
Ecco la donna che egli ama ad ecco il bambino che è pronto a proteggere . Ecco le domande e i problemi che lo agitano. Ed ecco le notti insonni , gli incontri notturni, le domande che si è posto senza sosta e le risposte che ha ricevuto in sogno. Poiché:"Il Signore le dà ai suoi in sogno". --è allora che ha visto chiaro nel piano misterioso di Dio. è in sogno che si riconosce la realtà , che la si penetra dall'esterno, dalla superficie , e che si vedono le cose più profonde. E Giuseppe vede , e guarda , e sorveglia il bambino, vegliando sulla madre. Egli è pronto ad agire e a vivere come Dio gli ha indicato. Ma nel corso dei suoi giorni, egli continua a riflettere sulla vita che Dio gli ha riservato. E il bambino che agli alleva come suo? Si dice che l'immagine che i bambini si fanno di Dio sia segnata da quella che hanno del loro padre . Si dice che sia difficile trasmettere e proclamare che Dio è un buon padre se l'esperienza personale del padre ha lasciato segni negativi . Che uomo doveva essere Giuseppe, come ha gestito il suo ruolo di padre , quando si pensa al modo in cui il figlio che ha allevato parla del Padre celeste!
Dr. Gabriele Miller
Su numerose colonne e capitelli della Borgogna, Giuseppe è rappresentato così: seduto in un angolo , in contemplazione del bambino, davanti all'asino nella fuga verso l 'Egitto; oppure visitato e istruito dall'Angelo in sogno. Egli è seduto , pensoso, quasi sempre leggermente indietro , in margine , e lo scultore lo rappresenta con molta ispirazione . A che cosa pensa , quali riflessioni gli passano per la testa, nel cuore?
Ecco la donna che egli ama ad ecco il bambino che è pronto a proteggere . Ecco le domande e i problemi che lo agitano. Ed ecco le notti insonni , gli incontri notturni, le domande che si è posto senza sosta e le risposte che ha ricevuto in sogno. Poiché:"Il Signore le dà ai suoi in sogno". --è allora che ha visto chiaro nel piano misterioso di Dio. è in sogno che si riconosce la realtà , che la si penetra dall'esterno, dalla superficie , e che si vedono le cose più profonde. E Giuseppe vede , e guarda , e sorveglia il bambino, vegliando sulla madre. Egli è pronto ad agire e a vivere come Dio gli ha indicato. Ma nel corso dei suoi giorni, egli continua a riflettere sulla vita che Dio gli ha riservato. E il bambino che agli alleva come suo? Si dice che l'immagine che i bambini si fanno di Dio sia segnata da quella che hanno del loro padre . Si dice che sia difficile trasmettere e proclamare che Dio è un buon padre se l'esperienza personale del padre ha lasciato segni negativi . Che uomo doveva essere Giuseppe, come ha gestito il suo ruolo di padre , quando si pensa al modo in cui il figlio che ha allevato parla del Padre celeste!
Dr. Gabriele Miller
venerdì 20 dicembre 2019
FAVOLE la fontaine
20--12--2019
Il Dragone di molte teste e il Dragone di molte code
Narra la storia che fu in Lamagna
del gran Sultano un certo ambasciatore,
così millantatore
del suo paese, che al cospetto un zero
eran per lui le forze dell'Impero.
-Come? - un Tedesco a lui fece osservare,--
noi contiam dei vassalli in questa terra
così potenti, che potrebbe armare
un esercito ognuno in piè di guerra.
-Questo, --soggiunse il Turco intelligente,--
un certo caso mi richiama in mente
strano , ma ver, ch'è capitato a me.
Mi trovavo per caso in una selva,
quando venne a passar dietro una siepe
un'Idra a cento teste tanto orrenda,
ch'io non vidi giammai la più tremenda.
Ma più del mal fu grande la paura,
ché il grosso corpo della brutta belva
non poteva passar di quella siepe
traverso la fessura.
Stavo pensando a sì strana avventura
quando un altro Dragone
con un sol capo sopra un gran corpaccio,
e non so quante code alla riserva,
dietro alla siepe a un tratto si affacciò .
Prima col capo aprissi una finestra,
per questa il corpo e poi le cento code
dagli arbusti tirò
a poco a poco fuori dall'impaccio .
E' questa , io credo , in ultima sentenza
tra il tuo signore e il mio la differenza--
I Ladri e l'Asino
Due Ladri avean rubato un Somarello
e a pugni il disputavan fra loro;
quand'ecco sul più bello
un terzo sopravviene,
che piglia Orecchialunga e se lo tiene.
Dei piccoli paesi ecco la storia,
che sono alla balia
di questo o quel vicino prepotente.
Mentre il Turco, il Rumeno o il Transilvano
accorrono alle prese,
un altro arriva , per esempio Inglese,
che piglia per sé l'asino
e lascia altri un bel niente in mano.
Il Dragone di molte teste e il Dragone di molte code
Narra la storia che fu in Lamagna
del gran Sultano un certo ambasciatore,
così millantatore
del suo paese, che al cospetto un zero
eran per lui le forze dell'Impero.
-Come? - un Tedesco a lui fece osservare,--
noi contiam dei vassalli in questa terra
così potenti, che potrebbe armare
un esercito ognuno in piè di guerra.
-Questo, --soggiunse il Turco intelligente,--
un certo caso mi richiama in mente
strano , ma ver, ch'è capitato a me.
Mi trovavo per caso in una selva,
quando venne a passar dietro una siepe
un'Idra a cento teste tanto orrenda,
ch'io non vidi giammai la più tremenda.
Ma più del mal fu grande la paura,
ché il grosso corpo della brutta belva
non poteva passar di quella siepe
traverso la fessura.
Stavo pensando a sì strana avventura
quando un altro Dragone
con un sol capo sopra un gran corpaccio,
e non so quante code alla riserva,
dietro alla siepe a un tratto si affacciò .
Prima col capo aprissi una finestra,
per questa il corpo e poi le cento code
dagli arbusti tirò
a poco a poco fuori dall'impaccio .
E' questa , io credo , in ultima sentenza
tra il tuo signore e il mio la differenza--
I Ladri e l'Asino
Due Ladri avean rubato un Somarello
e a pugni il disputavan fra loro;
quand'ecco sul più bello
un terzo sopravviene,
che piglia Orecchialunga e se lo tiene.
Dei piccoli paesi ecco la storia,
che sono alla balia
di questo o quel vicino prepotente.
Mentre il Turco, il Rumeno o il Transilvano
accorrono alle prese,
un altro arriva , per esempio Inglese,
che piglia per sé l'asino
e lascia altri un bel niente in mano.
giovedì 19 dicembre 2019
IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA :"REGIMI COSTITUZIONALI E DITTATURE" di : Alberto Romagnoli 2°
19--12--2019
= Necessità d'una nuova Costituzione dopo la caduta del fascismo:
Lo Statuto e l'ordinamento monarchico che l'Italia aveva ereditato dal Piemonte non s'appoggiavano a una lunga tradizione ; ottant 'anni sono pochi nella vita d'un popolo . Tuttavia era sempre quanto ci teneva legati all'origine della nostra indipendenza e della nostra unità , sicché molti nel 1945 sostennero che si dovesse tener in vita la monarchia , pur affiancandole una più moderna costituzione , se addirittura non si voleva , come sostenevano i tradizionalisti più spinti , tornare semplicemente allo Statuto.
Prevalse una soluzione provvisoria di compromesso; il re avrebbe abdicato e avrebbe assunto la luogotenenza il principe ereditario , rimandandosi la questione istituzionale (monarchia o repubblica) a un referendum , al quale sarebbe stata congiunta l'elezione d'un'Assemblea Costituzionale.
Coloro che propugnavano la necessità del ricorso a una Costituente , partivano da un duplice ordine di considerazioni:
1)Lo Statuto , quale era stato interpretato da Vittorio Emanuele 3°, si era rivelato inadatto a garantire le libertà; dalle distorsioni e innovazioni fasciste . Ogni costituzione ha il suo limite insormontabile nella conservazione del suo principio informativo ; caduto questo , la costituzione non può risorgere perché si è bruciata da sola;
2) Dato che a una modificazione si doveva comunque venire, tanto valeva porre in essere una costituzione che tenesse esplicitamente conto di tutte quelle richieste sociali di cui lo Statuto , pur non negandolo , aveva taciuto.
La nuova costituzione avrebbe tenuto conto degli interessi di quelle classi che, soltanto da qualche decennio , erano riuscite faticosamente ad affacciarsi alla vita politica e a ottenere qualche intervento dello Stato a loro favore. Vi era inoltre da temere che coloro che sostenevano la fedeltà allo Statuto albertino lo facessero per simulato spirito conservatore e per il timore d'una costituzione innovatrice nei rapporti economici e sociali. La nuova costituzione avrebbe dunque dovuto esser congegnata in modo da impedire che le istituzioni democratiche e le garanzie di libertà e di progresso potessero, o per violenza o per falsa e malevola interpretazione , venir eluse e travolte . Per queste stesse ragioni si volle poi che la Costituzione fosse rigida , vale a dire modificabile solamente attraverso un rigoroso procedimento formale. Dovendo il popolo direttamente decidere sulla forma dello Stato,monarchia o repubblica , l 'Assemblea Costituente , eletta a suffragio universale , sarebbe con ciò stata vincolata a redigere una costituzione monarchica o repubblicana.
Dal referendum del 2 giugno 1946 la monarchia uscì sconfitta , fu proclamata la repubblica ; la Costituente elesse un capo provvisorio dello Stato nella persona di Enrico De Nicola, stimato giurista , integro e illuminato parlamentare , e quindi iniziò i suoi lavori per la redazione della nuova costituzione . La Costituzione nominò nel suo seno una commissione di settantacinque membri , incaricata di redigere un progetto da sottoporre all'assemblea. La commissione si suddivise in varie sottocommissioni, a ciascuna delle quali venne affidata la redazione d'una parte del progetto . I risultati parziali vennero poi coordinati fra loro e, dopo un lungo esame da parte dell'Assemblea , con discussione articolo per articolo , si arrivò al testo definitivo che venne approvato il 22 dicembre 1947, con la decisione che entrasse in vigore il 1° gennaio 1948. Il 27 dicembre si ebbe infatti la proclamazione da parte , del capo provvisorio dello Stato , e alla medesima data avvenne la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
= Necessità d'una nuova Costituzione dopo la caduta del fascismo:
Lo Statuto e l'ordinamento monarchico che l'Italia aveva ereditato dal Piemonte non s'appoggiavano a una lunga tradizione ; ottant 'anni sono pochi nella vita d'un popolo . Tuttavia era sempre quanto ci teneva legati all'origine della nostra indipendenza e della nostra unità , sicché molti nel 1945 sostennero che si dovesse tener in vita la monarchia , pur affiancandole una più moderna costituzione , se addirittura non si voleva , come sostenevano i tradizionalisti più spinti , tornare semplicemente allo Statuto.
Prevalse una soluzione provvisoria di compromesso; il re avrebbe abdicato e avrebbe assunto la luogotenenza il principe ereditario , rimandandosi la questione istituzionale (monarchia o repubblica) a un referendum , al quale sarebbe stata congiunta l'elezione d'un'Assemblea Costituzionale.
Coloro che propugnavano la necessità del ricorso a una Costituente , partivano da un duplice ordine di considerazioni:
1)Lo Statuto , quale era stato interpretato da Vittorio Emanuele 3°, si era rivelato inadatto a garantire le libertà; dalle distorsioni e innovazioni fasciste . Ogni costituzione ha il suo limite insormontabile nella conservazione del suo principio informativo ; caduto questo , la costituzione non può risorgere perché si è bruciata da sola;
2) Dato che a una modificazione si doveva comunque venire, tanto valeva porre in essere una costituzione che tenesse esplicitamente conto di tutte quelle richieste sociali di cui lo Statuto , pur non negandolo , aveva taciuto.
La nuova costituzione avrebbe tenuto conto degli interessi di quelle classi che, soltanto da qualche decennio , erano riuscite faticosamente ad affacciarsi alla vita politica e a ottenere qualche intervento dello Stato a loro favore. Vi era inoltre da temere che coloro che sostenevano la fedeltà allo Statuto albertino lo facessero per simulato spirito conservatore e per il timore d'una costituzione innovatrice nei rapporti economici e sociali. La nuova costituzione avrebbe dunque dovuto esser congegnata in modo da impedire che le istituzioni democratiche e le garanzie di libertà e di progresso potessero, o per violenza o per falsa e malevola interpretazione , venir eluse e travolte . Per queste stesse ragioni si volle poi che la Costituzione fosse rigida , vale a dire modificabile solamente attraverso un rigoroso procedimento formale. Dovendo il popolo direttamente decidere sulla forma dello Stato,monarchia o repubblica , l 'Assemblea Costituente , eletta a suffragio universale , sarebbe con ciò stata vincolata a redigere una costituzione monarchica o repubblicana.
Dal referendum del 2 giugno 1946 la monarchia uscì sconfitta , fu proclamata la repubblica ; la Costituente elesse un capo provvisorio dello Stato nella persona di Enrico De Nicola, stimato giurista , integro e illuminato parlamentare , e quindi iniziò i suoi lavori per la redazione della nuova costituzione . La Costituzione nominò nel suo seno una commissione di settantacinque membri , incaricata di redigere un progetto da sottoporre all'assemblea. La commissione si suddivise in varie sottocommissioni, a ciascuna delle quali venne affidata la redazione d'una parte del progetto . I risultati parziali vennero poi coordinati fra loro e, dopo un lungo esame da parte dell'Assemblea , con discussione articolo per articolo , si arrivò al testo definitivo che venne approvato il 22 dicembre 1947, con la decisione che entrasse in vigore il 1° gennaio 1948. Il 27 dicembre si ebbe infatti la proclamazione da parte , del capo provvisorio dello Stato , e alla medesima data avvenne la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
mercoledì 18 dicembre 2019
ECUMENISMO "LA CHIESA ORTODOSSA NOTA SULLA SUA FORMAZIONE E STRUTTURA"
18--12--20
La formulazione del dogma cristiano ortodosso e i cardini dell'amministrazione ecclesiastica vennero definiti attraverso i grandi Concili Ecumenici( 1--7, 325---787 d.c.). Dopo il grande scisma (1054) che, per ragioni attinenti a divergenze teologiche , giurisdizionali ,culturali e perfino politiche , avvenne tra i mondi ecclesiastici dell' Oriente e dell'Occidente , ( la cristianità ortodossa , avendo per centro la Chiesa di Costantinopoli, si sviluppò separatamente da quella occidentale.)
Oltre ai quattro antichi Patriarchi dell'Oriente , l'Ortodossia si compone oggi anche delle Chiese di Russia , Serbia , Romania , Bulgaria , Georgia , Cipro , Grecia , Polonia , Albania, Ceca Slovacchia e Finlandia. Tutte sono , per quanto concerne l'amministrazione interna , indipendenti l'una dall'altra, quindi "autocefale" o "autonome". La loro unità è basata sull'identità di fede , di vita sacramentale e di culto.
Tutte queste Chiese , essendo in piena comunione reciproca , riconoscono la preminenza del Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Questi , quale "primus" tra i vescovi ortodossi ; coordina le relazioni tra le altre Chiese della Comunione ortodossa e i rapporti dell 'Ortodossia intera con le altre Chiese cristiane e le altre religioni. Così , egli convoca i concili e le assisi panortodosse e li presiede; consacra il "miro"(crisma) per tutte le Chiese dell' Ortodossia; concede l'autocefalia alle Chiese locali che ne siano diventate mature, esercita la giurisdizione in paesi in cui non vi sia una giurisdizione ortodossa canonica, autonoma o autocefala ;ecc.
Vi sono anche giovani Chiese ortodosse in fase di sviluppo in diversi paesi missionari,come in Alaska, nell'America del sud , nell'Africa , in Giappone , in Corea, e in altre parti dell'estremo oriente.
La Chiesa Ortodossa è considerata una Chiesa "popolare", strettamente identificata con la vita nazionale e le aspirazioni dei suoi popoli. L'Ortodossia ha assimilato , e, in alcuni casi, anche formato le tradizioni culturali di diverse nazioni , principalmente nel Medio Oriente,nei Balcani e in Grecia , in Europa orientale e in Russia .
La Chiesa Ortodossa svolse una notevole opera missionaria attraverso i secoli , dalla conversione della Russia Kieviana nel decimo secolo fino alle iniziative missionarie nella Corea del sud e nell'estremo oriente nel secolo scorso.
La Chiesa Ortodossa , sotto l'impulso del Patriarca ecumenico , svolge oggi un importante ruolo nel moderno movimento ecumenico . Tutte le Chiese ortodosse fanno parte dei Consiglio mondiale delle Chiese ,mentre al contempo svolgono un intenso ecumenismo locale . Inoltre , partecipano ai dialoghi teologici in corso con la Chiesa di Roma, le Chiese della Comunione anglicana, la Federazione Mondiale Luterana e altre Confessioni protestanti. Numerosi sono anche i contatti e i colloqui di diverse Chiese ortodosse con le grandi religioni monoteistiche del Giudaismo e dell'Islam.
Inoltre l'Ortodossia svolge un'intensa attività nell'ambito del movimento ecologico e ambientalistico, promuovendo notevoli iniziative miranti a sensibilizzare i suoi fedeli e il mondo su questo grande problema.
Circa 350 milioni sarebbero complessivamente i cristiani ortodossi oggi nel mondo.
La formulazione del dogma cristiano ortodosso e i cardini dell'amministrazione ecclesiastica vennero definiti attraverso i grandi Concili Ecumenici( 1--7, 325---787 d.c.). Dopo il grande scisma (1054) che, per ragioni attinenti a divergenze teologiche , giurisdizionali ,culturali e perfino politiche , avvenne tra i mondi ecclesiastici dell' Oriente e dell'Occidente , ( la cristianità ortodossa , avendo per centro la Chiesa di Costantinopoli, si sviluppò separatamente da quella occidentale.)
Oltre ai quattro antichi Patriarchi dell'Oriente , l'Ortodossia si compone oggi anche delle Chiese di Russia , Serbia , Romania , Bulgaria , Georgia , Cipro , Grecia , Polonia , Albania, Ceca Slovacchia e Finlandia. Tutte sono , per quanto concerne l'amministrazione interna , indipendenti l'una dall'altra, quindi "autocefale" o "autonome". La loro unità è basata sull'identità di fede , di vita sacramentale e di culto.
Tutte queste Chiese , essendo in piena comunione reciproca , riconoscono la preminenza del Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Questi , quale "primus" tra i vescovi ortodossi ; coordina le relazioni tra le altre Chiese della Comunione ortodossa e i rapporti dell 'Ortodossia intera con le altre Chiese cristiane e le altre religioni. Così , egli convoca i concili e le assisi panortodosse e li presiede; consacra il "miro"(crisma) per tutte le Chiese dell' Ortodossia; concede l'autocefalia alle Chiese locali che ne siano diventate mature, esercita la giurisdizione in paesi in cui non vi sia una giurisdizione ortodossa canonica, autonoma o autocefala ;ecc.
Vi sono anche giovani Chiese ortodosse in fase di sviluppo in diversi paesi missionari,come in Alaska, nell'America del sud , nell'Africa , in Giappone , in Corea, e in altre parti dell'estremo oriente.
La Chiesa Ortodossa è considerata una Chiesa "popolare", strettamente identificata con la vita nazionale e le aspirazioni dei suoi popoli. L'Ortodossia ha assimilato , e, in alcuni casi, anche formato le tradizioni culturali di diverse nazioni , principalmente nel Medio Oriente,nei Balcani e in Grecia , in Europa orientale e in Russia .
La Chiesa Ortodossa svolse una notevole opera missionaria attraverso i secoli , dalla conversione della Russia Kieviana nel decimo secolo fino alle iniziative missionarie nella Corea del sud e nell'estremo oriente nel secolo scorso.
La Chiesa Ortodossa , sotto l'impulso del Patriarca ecumenico , svolge oggi un importante ruolo nel moderno movimento ecumenico . Tutte le Chiese ortodosse fanno parte dei Consiglio mondiale delle Chiese ,mentre al contempo svolgono un intenso ecumenismo locale . Inoltre , partecipano ai dialoghi teologici in corso con la Chiesa di Roma, le Chiese della Comunione anglicana, la Federazione Mondiale Luterana e altre Confessioni protestanti. Numerosi sono anche i contatti e i colloqui di diverse Chiese ortodosse con le grandi religioni monoteistiche del Giudaismo e dell'Islam.
Inoltre l'Ortodossia svolge un'intensa attività nell'ambito del movimento ecologico e ambientalistico, promuovendo notevoli iniziative miranti a sensibilizzare i suoi fedeli e il mondo su questo grande problema.
Circa 350 milioni sarebbero complessivamente i cristiani ortodossi oggi nel mondo.
martedì 17 dicembre 2019
TUMORI MALIGNI : EPIDEMIOLOGIA E PREVENZIONE PINA MARIA SPERANZA RACITI 1°
17--12--2019
Sotto la denominazione di tumori maligni o cancro si raggruppa una ampia varietà di malattie che si differiscono l'una dall'altra per la localizzazione, le manifestazioni cliniche , le caratteristiche biologiche, anatomiche, anatomopatologiche ed istologiche, la storia naturale , la risposta alle terapie mediche e chirurgiche.
Le caratteristiche che accomunano tutti i tumori maligni sono:
Neoplasia= capacità di crescita nuova e progressiva, con infiltrazione e distruzione dei tessuti circostanti ;
Anaplasia= atipia e polimorfismo delle cellule e dei tessuti neoformati;
Eterotipia= capacità di metastatizzare in seguito a migrazione di cellule neoplastiche in altri siti attraverso i vasi sanguigni e linfatici, con riproduzione del processo canceroso in vari organi.
Ai fini statistici ed epidemiologici , la classificazione internazionale delle malattie elaborata dall'OMS distingue i tumori maligni in parte su base :
Istologica: leucemie, linfomi e melanomi;
Sito anatomico di localizzazione primitiva: CA dello stomaco, CA del colon, CA del polmone , CA della mammella, ecc.
Allo stato attuale , le conoscenze epidemiologiche ed eziologiche sono sufficientemente avanzate da permettere di programmare ed attuare efficaci interventi di prevenzione primaria e secondaria dei più importanti tumori maligni.
I tumori , nel loro insieme , costituiscono la seconda causa di morte , dopo le malattie cardiovascolari, nei paesi sviluppati.I dati ufficiali di mortalità, hanno il pregio di essere facilmente accessibili e di fornire interessanti indicazioni ai fini epidemiologici e preventivi che se ne possono trarre riguardano essenzialmente la diversa frequenza dei tumori maligni in diverse popolazioni, le variazioni della mortalità nel tempo , la diversa frequenza nei due sessi e secondo l'età , la frequenza proporzionale nelle diverse sedi anatomiche.
La mortalità per l'insieme dei tumori maligni varia notevolmente da un paese all'altro, e nello stesso paese , da una regione all'altra.
La mortalità per l'insieme della patologia neoplastica e per la maggior parte dei tumori comuni ai due sessi è più elevata negli uomini rispetto alle donne. La più elevata frequenza di tali tumori negli uomini è attribuibile a una maggiore esposizione del sesso maschile a fattori cancerogeni piuttosto che a differenze di ordine genetico rispetto al sesso femminile. I tassi di mortalità aumentano in misura esponenziale con il progredire dell'età; è più probabile morire di tumore a 90 anni piuttosto che a 50, per la più lunga esposizione a fattori oncogeni.
Secondo l' OMS, nei paesi sviluppati la letalità per in cancro del polmone è superiore al 90%, oltre l'80% per il CA allo stomaco, oltre il 60% per il CA del colon-retto; viceversa elevate percentuali di sopravvivenza dopo 5 anni dalla diagnosi sono riportate per il CA della mammella , dell'utero e del testicolo , per i linfomi Hodgkin e per le leucemie infantili.
Sotto la denominazione di tumori maligni o cancro si raggruppa una ampia varietà di malattie che si differiscono l'una dall'altra per la localizzazione, le manifestazioni cliniche , le caratteristiche biologiche, anatomiche, anatomopatologiche ed istologiche, la storia naturale , la risposta alle terapie mediche e chirurgiche.
Le caratteristiche che accomunano tutti i tumori maligni sono:
Neoplasia= capacità di crescita nuova e progressiva, con infiltrazione e distruzione dei tessuti circostanti ;
Anaplasia= atipia e polimorfismo delle cellule e dei tessuti neoformati;
Eterotipia= capacità di metastatizzare in seguito a migrazione di cellule neoplastiche in altri siti attraverso i vasi sanguigni e linfatici, con riproduzione del processo canceroso in vari organi.
Ai fini statistici ed epidemiologici , la classificazione internazionale delle malattie elaborata dall'OMS distingue i tumori maligni in parte su base :
Istologica: leucemie, linfomi e melanomi;
Sito anatomico di localizzazione primitiva: CA dello stomaco, CA del colon, CA del polmone , CA della mammella, ecc.
Allo stato attuale , le conoscenze epidemiologiche ed eziologiche sono sufficientemente avanzate da permettere di programmare ed attuare efficaci interventi di prevenzione primaria e secondaria dei più importanti tumori maligni.
I tumori , nel loro insieme , costituiscono la seconda causa di morte , dopo le malattie cardiovascolari, nei paesi sviluppati.I dati ufficiali di mortalità, hanno il pregio di essere facilmente accessibili e di fornire interessanti indicazioni ai fini epidemiologici e preventivi che se ne possono trarre riguardano essenzialmente la diversa frequenza dei tumori maligni in diverse popolazioni, le variazioni della mortalità nel tempo , la diversa frequenza nei due sessi e secondo l'età , la frequenza proporzionale nelle diverse sedi anatomiche.
La mortalità per l'insieme dei tumori maligni varia notevolmente da un paese all'altro, e nello stesso paese , da una regione all'altra.
La mortalità per l'insieme della patologia neoplastica e per la maggior parte dei tumori comuni ai due sessi è più elevata negli uomini rispetto alle donne. La più elevata frequenza di tali tumori negli uomini è attribuibile a una maggiore esposizione del sesso maschile a fattori cancerogeni piuttosto che a differenze di ordine genetico rispetto al sesso femminile. I tassi di mortalità aumentano in misura esponenziale con il progredire dell'età; è più probabile morire di tumore a 90 anni piuttosto che a 50, per la più lunga esposizione a fattori oncogeni.
Secondo l' OMS, nei paesi sviluppati la letalità per in cancro del polmone è superiore al 90%, oltre l'80% per il CA allo stomaco, oltre il 60% per il CA del colon-retto; viceversa elevate percentuali di sopravvivenza dopo 5 anni dalla diagnosi sono riportate per il CA della mammella , dell'utero e del testicolo , per i linfomi Hodgkin e per le leucemie infantili.
lunedì 16 dicembre 2019
LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO SALVATORE QUASIMODO
16--12--2019
Cavalli di luna e di vulcani
Isole che ho abitato
verdi su mari immobili.
D'alghe arse, di fossili marini
le spiagge ove corrono in amore
cavalli di luna e di vulcani.
Nel tempo delle frane ,
le foglie , le gru assalgono l'aria:
in lume d'alluvione splendono
cieli densi aperti agli stellati;
le colombe volano
dalle spalle nude dei fanciulli.
Qui finita è la terra:con fatica e con sangue
mi faccio una prigione.
Per te dovrò gettarmi
ai piedi dei potenti,
addolcire il mio cuore di predone.
Ma cacciato dagli uomini,
nel fulmine di luce ancora giaccio
infante a mani aperte,
a rive d'alberi e fiumi:
ivi la latomia d'arancio greco
feconda per gl' imenei dei numi.
Alle fronde dei salici
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli , all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici , per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Al padre
Dove sull 'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da tre giorni , è dicembre d'uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri , mordendo mandorle
e mele disseccate a ghirlanda . La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste , delicata,ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita , al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fuciliera degli sbarchi , un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico , un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po' più in là dell'odio e dell'invidia.
Quel rosso sul tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d'aquila.
E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni
ho voluto parlare con te , coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d 'Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo--difficile affinità
di pensieri--per dirti , e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone;
"Baciamu li mani". Questo , non altro.
Oscuramente forte è la vita.
Cavalli di luna e di vulcani
Isole che ho abitato
verdi su mari immobili.
D'alghe arse, di fossili marini
le spiagge ove corrono in amore
cavalli di luna e di vulcani.
Nel tempo delle frane ,
le foglie , le gru assalgono l'aria:
in lume d'alluvione splendono
cieli densi aperti agli stellati;
le colombe volano
dalle spalle nude dei fanciulli.
Qui finita è la terra:con fatica e con sangue
mi faccio una prigione.
Per te dovrò gettarmi
ai piedi dei potenti,
addolcire il mio cuore di predone.
Ma cacciato dagli uomini,
nel fulmine di luce ancora giaccio
infante a mani aperte,
a rive d'alberi e fiumi:
ivi la latomia d'arancio greco
feconda per gl' imenei dei numi.
Alle fronde dei salici
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli , all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici , per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Al padre
Dove sull 'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da tre giorni , è dicembre d'uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri , mordendo mandorle
e mele disseccate a ghirlanda . La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste , delicata,ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita , al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fuciliera degli sbarchi , un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico , un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po' più in là dell'odio e dell'invidia.
Quel rosso sul tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d'aquila.
E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni
ho voluto parlare con te , coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d 'Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo--difficile affinità
di pensieri--per dirti , e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone;
"Baciamu li mani". Questo , non altro.
Oscuramente forte è la vita.
domenica 15 dicembre 2019
IL DIRITTO DI TUTTI E DI OGNUNO A DIVENTARE PERSONE di: Francesco Colizzi AMICI DI FOLLEREAU "PER I DIRITTI DEGLI ULTIMI"
15--12--2019
La terza kermesse pugliese (7-13 ottobre), volta ad aprire un dialogo tra il mondo della cooperazione internazionale e i cittadini, ha per tema:" Persone , comunità , sviluppo inclusivo". Il concetto profondo di persona riassume il senso altrettanto profondo della cooperazione internazionale . I giorni del Festival della Cooperazione internazionale sono una festa della persona , una piccola esperienza dell'unità della speranza umana che anela alla liberazione dal male.
Ma la conoscenza delle dimensioni fondamentali della persona è un patrimonio comune? Lo statuto di persona viene sempre riconosciuto ad ogni essere umano? Non abbiamo, invece , davanti ai nostri occhi lo spettacolo continuo, in tutte le parti del mondo, di esseri umani ridotti ad oggetto , discriminati nella loro dignità o totalmente esclusi dalla partecipazione alla vita comune? Fa bene guardare in faccia gli abitanti del pianeta, le donne con disabilità , gli operatori di pace, anche attraverso mostre fotografiche ( Salvatore Valente con "Persone del mondo, un mondo di persone",le donne palestinesi con disabilità con "I am a woman") e prodotti audiovisivi(Testimoni di pace "del Centro Sereno Regis). Pensare all'essere umano solo come individuo può esasperare l'egoismo , la ricerca del dominio , la gerarchizzazione delle differenze biologiche , culturali e sociali.
La persona invece, invoca sempre la rete di relazioni della comunità e la costruzione di processi di inclusione. La persona inizia dal desiderio di una vita dignitosa. Ogni essere umano ha diritto a perseguire una vita compiuta, costruendo una adeguata stima de sé che gli consente di operare con e per gli altri. Questo movimento del sé verso l'altro, questa sollecitazione che risponde alla chiamata del sé da parte di un altro è la seconda dimensione della persona. Quando l'altro non ha un volto ed è raggiungibile solo attraverso i canali delle istituzioni, compare la necessità della terza dimensione: il vivere all'interno di istituzioni giuste , capaci di distribuire non solo beni e merci, ma anche diritti e doveri.
Ai successi --ancora incompleti ---delle grandi lotte per il riconoscimento dei cittadini , delle donne . dei lavoratori , delle persone di diverso colore della pelle , delle persone di diverso orientamento sessuale , in questo secolo ha fatto seguito la "Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità". Essa ci parla di persone titolari di diritti universali al cui compimento devono necessariamente concorrere le comunità , attraverso uno sviluppo che include , che non lascia nessuno fuori , né indietro.
No ai meccanismi dello scarto:
In questo impegno la cooperazione internazionale emerge splendidamente ,come nei progetti in Guinea Bissau, Mozambico, Brasile, Palestina, raccontati nel corso del Festival, mirando ad un autosviluppo nelle comunità locali. Il primo obiettivo è l'inclusione di ogni persona , il contrasto a meccanismi dominanti che producono vite ineguali o di scarto,meccanismi che vediamo all'opera in maniera violenta quando rivolgiamo l'attenzione alle vite dei nomadi forzati( come con il corso di formazione sulla salute dei migranti). Se la disabilità insegna che siamo tutti vulnerabili , le migrazioni insegnano che siamo tutti in movimento tra luoghi vicini o lontani, per le motivazioni più diverse . Nelle realtà universali della disabilità e del nomadismo, in maniere spesso drammatiche, riluce il percorso straordinario di ogni essere umano alla ricerca di una vita compiuta, qualunque siano le condizioni biologiche o biografiche di partenza.
E così, agire responsabilmente in cooperazione internazionale significa prendersi il tempo per conoscere , sentirsi parte di un comune destino , contribuire a un nuovo umanesimo , oltre la logica dell'emergenza e la retorica dell'aiuto. Nessuno è solo povero e i poveri non sono una minaccia , ma un appello a essere compagni, a mangiare assieme ,nella giustizia , il pane del mondo.
La terza kermesse pugliese (7-13 ottobre), volta ad aprire un dialogo tra il mondo della cooperazione internazionale e i cittadini, ha per tema:" Persone , comunità , sviluppo inclusivo". Il concetto profondo di persona riassume il senso altrettanto profondo della cooperazione internazionale . I giorni del Festival della Cooperazione internazionale sono una festa della persona , una piccola esperienza dell'unità della speranza umana che anela alla liberazione dal male.
Ma la conoscenza delle dimensioni fondamentali della persona è un patrimonio comune? Lo statuto di persona viene sempre riconosciuto ad ogni essere umano? Non abbiamo, invece , davanti ai nostri occhi lo spettacolo continuo, in tutte le parti del mondo, di esseri umani ridotti ad oggetto , discriminati nella loro dignità o totalmente esclusi dalla partecipazione alla vita comune? Fa bene guardare in faccia gli abitanti del pianeta, le donne con disabilità , gli operatori di pace, anche attraverso mostre fotografiche ( Salvatore Valente con "Persone del mondo, un mondo di persone",le donne palestinesi con disabilità con "I am a woman") e prodotti audiovisivi(Testimoni di pace "del Centro Sereno Regis). Pensare all'essere umano solo come individuo può esasperare l'egoismo , la ricerca del dominio , la gerarchizzazione delle differenze biologiche , culturali e sociali.
La persona invece, invoca sempre la rete di relazioni della comunità e la costruzione di processi di inclusione. La persona inizia dal desiderio di una vita dignitosa. Ogni essere umano ha diritto a perseguire una vita compiuta, costruendo una adeguata stima de sé che gli consente di operare con e per gli altri. Questo movimento del sé verso l'altro, questa sollecitazione che risponde alla chiamata del sé da parte di un altro è la seconda dimensione della persona. Quando l'altro non ha un volto ed è raggiungibile solo attraverso i canali delle istituzioni, compare la necessità della terza dimensione: il vivere all'interno di istituzioni giuste , capaci di distribuire non solo beni e merci, ma anche diritti e doveri.
Ai successi --ancora incompleti ---delle grandi lotte per il riconoscimento dei cittadini , delle donne . dei lavoratori , delle persone di diverso colore della pelle , delle persone di diverso orientamento sessuale , in questo secolo ha fatto seguito la "Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità". Essa ci parla di persone titolari di diritti universali al cui compimento devono necessariamente concorrere le comunità , attraverso uno sviluppo che include , che non lascia nessuno fuori , né indietro.
No ai meccanismi dello scarto:
In questo impegno la cooperazione internazionale emerge splendidamente ,come nei progetti in Guinea Bissau, Mozambico, Brasile, Palestina, raccontati nel corso del Festival, mirando ad un autosviluppo nelle comunità locali. Il primo obiettivo è l'inclusione di ogni persona , il contrasto a meccanismi dominanti che producono vite ineguali o di scarto,meccanismi che vediamo all'opera in maniera violenta quando rivolgiamo l'attenzione alle vite dei nomadi forzati( come con il corso di formazione sulla salute dei migranti). Se la disabilità insegna che siamo tutti vulnerabili , le migrazioni insegnano che siamo tutti in movimento tra luoghi vicini o lontani, per le motivazioni più diverse . Nelle realtà universali della disabilità e del nomadismo, in maniere spesso drammatiche, riluce il percorso straordinario di ogni essere umano alla ricerca di una vita compiuta, qualunque siano le condizioni biologiche o biografiche di partenza.
E così, agire responsabilmente in cooperazione internazionale significa prendersi il tempo per conoscere , sentirsi parte di un comune destino , contribuire a un nuovo umanesimo , oltre la logica dell'emergenza e la retorica dell'aiuto. Nessuno è solo povero e i poveri non sono una minaccia , ma un appello a essere compagni, a mangiare assieme ,nella giustizia , il pane del mondo.
sabato 14 dicembre 2019
CARATTERE DELLE DITTATURE "CONFRONTI STORICI" di:Ettore Ciccotti
14--12--2019
N.B.)
Nell'antica Roma la dittatura era una magistratura straordinaria, a cui si ricorreva in casi d'estremo pericolo esterno o interno , per affidare tutti i poteri militari e civili a un unico magistrato , il quale in nessun caso poteva restare in carica più di sei mesi.
=Le dittature sorgono solitamente in un ambiente eccezionale ;eccezionale per le cose come per gli stati d'animo:eccezionali per i mali deplorati come per la concezione e l'applicazione dei rimedi.
Nelle speranze e nelle attese vi è molto di taumaturgico; come sotto l'aspetto taumaturgico si presenta lo stesso dittatore.
Chi ritorni con la memoria ad esempi recenti di dittature tipiche o atipiche : Wilson, Kerensky, Lenin, avrà subito sott'occhio , a qualche anno di distanza , il contrasto rapido e stridente delle illusioni e degli insuccessi.
Cromwell, che anche sotto il suo manto mistico conservava l'indole realistica inglese, disse bene egli si era impegnato solo a eliminare alcuni ostacoli. Ed eliminare alcuni ostacoli non vuol dire precisamente, come in varie occasioni si mostra d'intendere, rifare, o poco meno , il mondo daccapo.
La dittatura è una sosta nella discesa precipitosa : una ripresa di fiato nella corsa affannosa. Dovrebbe servire a dar tempo alle energie vive di riprendere coscienza , vigore. è come il medico , la cui scienza, nella più parte dei casi , consiste soprattutto nell'aiutare la natura a riprendere il suo corso attraverso le funzioni fisiologiche ristabilite. Naturalmente non è escluso che il medico spropositi e, per far male o per far troppo , ammazzi anche l'ammalato.
In ogni vicenda della vita e in ogni concorso di azioni bisogna prudentemente calcolare un margine d'errori; errori che, nel caso delle dittature, possono dipendere insieme da difficoltà di situazioni , da incapacità e impreparazione, da deviazioni passionali, da improbità e falsa concezione d'interessi.
E qui l'argomento si complica con l'arduo e scottante problema della cooperazione.
Un dittatore , da solo , specie in uno Stato moderno, tanto irto di organi e di funzioni, ben poco può fare da sé; e il suo successo può dipendere , in massima parte , dall'indirizzo che dà e dal tatto nello scegliersi i collaboratori e gli strumenti. Il consenso diffuso ma generico , da cui solitamente sorge e su cui si adagia la dittatura , si risolve solo per una minima parte, in una collaborazione utile ed efficiente.
Per moltissimi la dittatura è soprattutto una delegazione scansafatiche , che dispensa dall'obbligo d'occuparsi degli affari della propria nazione e d'andare a deporre una scheda nell'urna. Altri si ritraggono per modestia , per dignità , per disdegno in mezzo alla folla dei procaccianti che si offre strepitando e stendendo la mano.
Inoltre alla dittatura non si giunge , ordinatamente, né d'improvviso, né da solo. E quelli che hanno aiutato a pervenire , non sono sempre i più discreti e più adatti , e per giunta , per l'opinione, magari esagerata , d'aver contribuito alla vittoria, si credono in diritto di ripartirsene i frutti come un bottino.
I dittatori arrivano al potere gravati d'una pericolosa cambiale verso le speranze , le pretese, i compromessi , le illusioni che ve l'hanno sospinti; una cambiale che può contenere in germe, da se sola, la possibilità d'un fallimento.
E non solo debbono lottare con i loro impegni e il loro compito, già gravi, ma, ancor più , con l'impazienza di vederli adempiuti.
Il dittatore è sovente un uomo che cammina su un filo di rasoio , col destino sempre incerto e con la rovina segnata se perde per un momento l'equilibrio. Questa condizione di cose rende l'azione del dittatore vigile , alacre . Giustiniano era conosciuto come l'uomo che non dormiva. E non è questo molte volte né il migliore stato d'animo , né il migliore ambiente per realizzare certe riforme che esigono tempo e adattamenti di uomini e d'istituzioni.
Così si comprende come abbia potuto dirsi di Cromwell che "gli affari interni d'Inghilterra occupavano il suo spirito più che gli avvenimenti esteri". Ma al tempo stesso ciò può divenire facilmente un incitamento a cercare un compenso in successi esterni più rapidi, più tangibili , più accessibili soprattutto alla più gran parte della nazione , talora poco adatta o poco disposta ad apprezzare le opere di più lento , se anche più sicuro , risultato.
N.B.)
Nell'antica Roma la dittatura era una magistratura straordinaria, a cui si ricorreva in casi d'estremo pericolo esterno o interno , per affidare tutti i poteri militari e civili a un unico magistrato , il quale in nessun caso poteva restare in carica più di sei mesi.
=Le dittature sorgono solitamente in un ambiente eccezionale ;eccezionale per le cose come per gli stati d'animo:eccezionali per i mali deplorati come per la concezione e l'applicazione dei rimedi.
Nelle speranze e nelle attese vi è molto di taumaturgico; come sotto l'aspetto taumaturgico si presenta lo stesso dittatore.
Chi ritorni con la memoria ad esempi recenti di dittature tipiche o atipiche : Wilson, Kerensky, Lenin, avrà subito sott'occhio , a qualche anno di distanza , il contrasto rapido e stridente delle illusioni e degli insuccessi.
Cromwell, che anche sotto il suo manto mistico conservava l'indole realistica inglese, disse bene egli si era impegnato solo a eliminare alcuni ostacoli. Ed eliminare alcuni ostacoli non vuol dire precisamente, come in varie occasioni si mostra d'intendere, rifare, o poco meno , il mondo daccapo.
La dittatura è una sosta nella discesa precipitosa : una ripresa di fiato nella corsa affannosa. Dovrebbe servire a dar tempo alle energie vive di riprendere coscienza , vigore. è come il medico , la cui scienza, nella più parte dei casi , consiste soprattutto nell'aiutare la natura a riprendere il suo corso attraverso le funzioni fisiologiche ristabilite. Naturalmente non è escluso che il medico spropositi e, per far male o per far troppo , ammazzi anche l'ammalato.
In ogni vicenda della vita e in ogni concorso di azioni bisogna prudentemente calcolare un margine d'errori; errori che, nel caso delle dittature, possono dipendere insieme da difficoltà di situazioni , da incapacità e impreparazione, da deviazioni passionali, da improbità e falsa concezione d'interessi.
E qui l'argomento si complica con l'arduo e scottante problema della cooperazione.
Un dittatore , da solo , specie in uno Stato moderno, tanto irto di organi e di funzioni, ben poco può fare da sé; e il suo successo può dipendere , in massima parte , dall'indirizzo che dà e dal tatto nello scegliersi i collaboratori e gli strumenti. Il consenso diffuso ma generico , da cui solitamente sorge e su cui si adagia la dittatura , si risolve solo per una minima parte, in una collaborazione utile ed efficiente.
Per moltissimi la dittatura è soprattutto una delegazione scansafatiche , che dispensa dall'obbligo d'occuparsi degli affari della propria nazione e d'andare a deporre una scheda nell'urna. Altri si ritraggono per modestia , per dignità , per disdegno in mezzo alla folla dei procaccianti che si offre strepitando e stendendo la mano.
Inoltre alla dittatura non si giunge , ordinatamente, né d'improvviso, né da solo. E quelli che hanno aiutato a pervenire , non sono sempre i più discreti e più adatti , e per giunta , per l'opinione, magari esagerata , d'aver contribuito alla vittoria, si credono in diritto di ripartirsene i frutti come un bottino.
I dittatori arrivano al potere gravati d'una pericolosa cambiale verso le speranze , le pretese, i compromessi , le illusioni che ve l'hanno sospinti; una cambiale che può contenere in germe, da se sola, la possibilità d'un fallimento.
E non solo debbono lottare con i loro impegni e il loro compito, già gravi, ma, ancor più , con l'impazienza di vederli adempiuti.
Il dittatore è sovente un uomo che cammina su un filo di rasoio , col destino sempre incerto e con la rovina segnata se perde per un momento l'equilibrio. Questa condizione di cose rende l'azione del dittatore vigile , alacre . Giustiniano era conosciuto come l'uomo che non dormiva. E non è questo molte volte né il migliore stato d'animo , né il migliore ambiente per realizzare certe riforme che esigono tempo e adattamenti di uomini e d'istituzioni.
Così si comprende come abbia potuto dirsi di Cromwell che "gli affari interni d'Inghilterra occupavano il suo spirito più che gli avvenimenti esteri". Ma al tempo stesso ciò può divenire facilmente un incitamento a cercare un compenso in successi esterni più rapidi, più tangibili , più accessibili soprattutto alla più gran parte della nazione , talora poco adatta o poco disposta ad apprezzare le opere di più lento , se anche più sicuro , risultato.
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