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lunedì 10 agosto 2020

TEOLOGIA DELL' OBLAZIONE BENEDETTINA SECOLARE di : Alferio Caruana " 2-L'OBLATO BENEDETTINO SECOLARE"

10---8---2020

a)  L'oblazione  nello spirito  della  Regola  di S. Benedetto

2)  Punti  salienti  della Regola  di S. Benedetto

                Contemplativa    ( dal  punto  di vista  ascetico-mistico)

I)   Povertà

Un  altro  momento  dell'ascesi  benedettina  è  costituito  dalla  povertà .  S. Benedetto  ne  ha  già  dato  le premesse parlando  dell'obbedienza  e  dell'umiltà  . La  povertà  di spirito  ( conversione  dei  costumi :RSB  c. 58)  è  propria  degli  anawim  di  Jahve  ( i poveri  del Vangelo ) , ed essa  è  condizione  per  possedere  il regno   dei cieli  (cfr Mt. 6,5)  . Tutto  il cammino penitenziale del monaco  e quindi  dell'oblato  ha  lo scopo  principale  di svuotare di se  stessi e  di riempirsi  di Dio che  ci  fece " ricchi  della  sua  povertà"(2  Cor. 8, 9) .

S. Benedetto  riconosce  ciò  che  la grandezza e  l'onnipotenza  di Dio hanno operato  in lui , povero del Signore; questa  beatitudine  il monaco e  quindi l'oblato  la conquisteranno  solo  quando  si  saranno  adoperati  nell'annullare  la propria  volontà ,  caratteristica  degli umili  servi del Signore ; nel distacco da  un  eccessivo  attaccamento  alle  cose  transitorie ;  nella  speranza  che  estirpando  questo  disordine  dalla  radice  (RSB c.  55)  ci  si  possa  preparare  a quel  salto  di qualità  che è  la povertà di spirito.
Innanzitutto  S. Benedetto  pone  il principio della  proprietà  in  comune(RSB c.  33)   fondamentale  per   la  comune  convivenza , quale  si verifica nella   famiglia , rispecchiando  così  da vicino  la vita  dei  primi cristiani  che  "tenevano  ogni  cosa  in comune " (At. 2, 44); non  deve  esitare dunque alcun motivo di  accaparramento  di beni , infatti :"chi  aveva  proprietà e  sostanze  le vendeva  e ne  faceva  parte  a tutti , secondo il bisogno di ciascuno"(At. 2, 45) .  Tra  le varie prescrizioni , miranti appunto  all'abolizione radicale  della  proprietà privata  , vengono  presi  in  considerazione sia il ricevere  che  il  fare regali(  RSB  c. 54) . Questo  capitolo suggerisce all'oblato  di non  farsi  prendere  troppo  dall'ansia  di possedere beni di  questa  terra  poiché  dice  il Signore :" Cercare prima  il regno  di Dio e  tutto  il resto  vi sarà  dato in  sovrappiù "  ( Mt.  6, 33).
Al  capitolo  55  della Regola  si  ricorda  ai  monaci  non solo  di non  farsi eccessivi  problemi  riguardanti  il colore  e la qualità  della stoffa per  confezionare  l'abito  , ma  addirittura  propendere  per l'acquisto di roba  di  minor  prezzo . Con  questo  monito  l'oblato  senz'altro  capta lo spirito  monastico che  va  oltre  la ricercatezza  nell'abbigliamento personale , tanto  più  quando  questo  risulta  troppo  costoso  e alla  moda (St. 24) . Così  come  al  capitolo 57  pone  le  modalità  nella  vendita  di qualche  loro  prodotto dove  sottolinea  il pericolo  del peccato  dell'avarizia contro  il quale  bisogna  essere  forti e quindi  fissare , per  esempio , tariffe  inferiori  a quelle  dei  secolari  affinché  "in tutto  sia  glorificato Dio"( 1  Pt.  4, 11), donde la  famosa  sigla  benedettina UIOGD(ut  in  omnibus  glorificetur  Deus). Anche   l'oblato  in  questo  caso  deve , secondo  la propria  vocazione di cristiano, vigilare per non  commettere  frode in  commercio , ma  nell'essere onesto e leale  il più  possibile  anche  questa  è una  testimonianza assai necessaria ai tempi nostri.
 Benché  il  monastero  debba  avere  tutto  il necessario affinché  i monaci non  siano  costretti  a  procurarselo  a danno  della  propria vocazione "RSB  cc.  55, 66) , tuttavia  S. Benedetto prospetta  la possibilità al monaco di  trovarsi  , a causa  della  povertà  del luogo (c. 48), in condizioni di  doversi privare del  non  strettamente necessario  , come  per  esempio  il vino(c.40)  o  di  sobbarcarsi  a dei  lavori  pesanti  come  il raccolto dei campi (c. 48) . In  questi  casi  S. Benedetto  esorta  il monaco a  dare prova  del  senso di povertà monastica e di non cadere nella  mormorazione , ma  al  contrario  di  ringraziare Dio  sempre ed  in ogni  circostanza . All'oblato viene impartito  il medesimo insegnamento ricordandogli fra  l'altro che  tutto proviene  da Dio sia  quando  ci si  trova  nell'abbondanza e sia  quando si è  nella  sventura.

In  questi e altri  insegnamenti presi  dalla Regola  di S. Benedetto  sulla  povertà  monastica  , sebbene  vista  più  sul  piano  materiale che  su  quello spirituale , si  pongono  le basi  di quel  distacco  dal modo , e  da  tutto  ciò  che  contiene  ,  e che  conduce  a quel  "morire a se  stessi "  per  offrirsi interamente , senza compromessi , a Dio e ai fratelli ;  e a  essere  vera testimonianza di povertà evangelica.


Mi piacerebbe qui ricordare , una  storia vissuta da me in prima  persona , in qualità di presidente  della comunità degli oblati. Una storia  che  a distanza di tempo non mi rende tanto orgogliosa. Nella nostra comunità si fece avanti una donna , diciamo un po' strana , senza  dubbio povera , disordinata , poco pulita , ma oggi penso, con una  grande bisogno di essere famiglia, perché la sua solitudine era grande. Ma  dava fastidio a tutta la comunità, tutti non la volevano vicino, tutti la scansavano, ma in lei c'era una ferma perseveranza a volere diventare una di  noi. Quindi fece richiesta di essere accettata nella nostra comunità , e quindi di potere fare la vestizione; e qui ci fu un grande terremoto, ero io la presidente e dovevo fare qual cosa lo esigevano tutti, ed io piena del mio piccolo vizio di bambina perbene che ho sempre avuto, disattenta a  quelle raccomandazione che il mio Padre spirituale tanto tempo prima mi aveva cercato di dare, accettai di agire.  Non dimentico una domenica per via Etnea a Catania, uscendo dal monastero ,mentre facevo la strada con Carmela;  il mio parlare distaccato forte, con il quale davo un ultimatum   a Carmela , perché se voleva  fare parte della nostra comunità doveva  cambiare. Si doveva vestire in modo più decente, non camminare con tutte quelle buste di plastica,  ed essere più ordinata ,pulita nel corpo. Lei , mi rispondeva :" si lo farò , lo prometto" ed io non vedevo  che ogni mia parola era  una lama rovente nel corpo e nel cuore di questa povera disgraziata.   Spesso non si vede neppure come con  le parole si può ferire a morte una persona, non comprendevo che Carmela non poteva essere diversa da quella che era.  Ed  avevo avuto un colloquio  con la presidente dell'OPUS DEI   che conosceva Carmela e diplomaticamente mi aveva avvisato del che questa poveretta era fortemente malata e disagiata.  Provo molta vergogna  per questo mio gesto, ma oggi sono più matura  e consapevole, ma  sono  consapevole che  ancora c'è molto da fare.

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