31--10---2019
ICTUS CEREBRALE
Nella classificazione internazionale delle cause di morte sotto la voce"Disturbi circolatori dell'encefalo" è raccolta una serie di eventi morbosi che differiscono in parte per eziologia storia naturale . Hanno in comune la sintomatologia clinica, che si presenta con gravi manifestazioni da lesioni cerebrovascolari acute. L'insorgenza brusca e l'aspetto del paziente giustificano la vecchia denominazione di "colpo apoplettico" o quella di "ictus"(corrispondente all'inglese stroke) con cui complessivamente si possono designare le diverse entità. Il paziente colpito da ictus presenta , secondo una definizione data dall'OMS, "segni clinici a rapido sviluppo di turbe delle funzioni cerebrali di tipo focale( o globale), della durata di oltre 24 ore o che portano a morte, senza cause apparenti se non di origine vascolare".
Le lesioni vascolari sono diverse a seconda del tipo di ictus, ad esempio : l'emorragia subaracnoidea deriva da anomalie vascolari o da aneurismi congeniti, l'emorragia cerebrale origina da microaneurismi acquisiti, l'infarto cerebrale è causato da trombo-embolia con origine da placche ateromatose delle grosse e medie arterie.
Il tasso di mortalità è più elevato nei maschi in tutti i gruppi di età , ma in entrambi i sessi aumenta in modo esponenziale con l'aumentare dell'età. Negli ultimi anni i quozienti di mortalità registrati nel nostro paese hanno mostrato una costante tendenza al decremento in entrambi i sessi. Un fenomeno analogo è stato osservato anche in numerosi altri paesi( Inghilterra, Irlanda, Svizzera, Germania, Olanda, ecc.), mentre in altri paesi la tendenza è verso l'aumento della mortalità(Polonia, Ungheria, Bulgaria,ecc.).
Il principale fattore di rischio individuato con indagini prospettive è l'ipertensione. Altri fattori di rischio di una certa importanza sono il fumo di sigaretta, il diabete, il consumo di alcol. L'ipercolesterolemia, che è di grande importanza per la cardiopatia ischemica, sembra lo sia meno per l'ictus.
La prevenzione primaria basata sull'educazione alla scelta di uno stile di vita (alimentazione equilibrata , povera di sale , rifiuto di abitudini nocive, attività fisica) che eviti l'aumento dei valori pressori.
La prevenzione secondaria , basata sulla individuazione e sul trattamento dietetico e farmacologico degli ipertesi può dare notevoli risultati.
Io e la mia famiglia, siamo stati vittime di un orrore , che ha una portate di violenza, uguale , alla ferocia delle cronache di mafia.
I miei studi di medicina , sono stati oggetto di un'aggressione, che ha solo avuto la pretesa di cancellare gli stessi. Bisogna comprendere che su questo popolo gravano secoli di emarginazione sociale. Studi, cultura, università, sono stati da sempre realtà , irraggiungibile; oltre il fatto che una laurea è segno di prestigio sociale. Così cancellando con la caparbia ignoranza i miei studi erano certi , di potermi uccidere, distruggere, calpestare.
Purtroppo i miei studi non solo sono presenti, ma sono di alto livello.
Ho vissuto momenti da incubo, sono stata perseguitata a tale punto , che non potevo , per la mia salute , e quella dei miei cari, rivolgermi ad un medico, o a specialisti, perché: tutti i medici, gli specialisti, i professori della facoltà di medicina erano miei amanti.
Ho avuto gravi problemi con i miei denti, disperata ho cercato e trovato uno studio odontoiatrico, a Catania nei pressi dove abitavo. La dottoressa è stata brava, ha salvato i miei denti, il costo è stato molto elevato. Ma sono venuta a conoscenza di , avevo un amante dentista ,( che fino ad oggi non conosco, ed attendo che questa marmaglia me lo presenta), che non sono mai stata in chiesa , e che la mia famiglia era un orrore.
Nel mio cuore c'è solo nausea , e schifo, non meritano pietà ,ma mi sento impotente, perché non riesco ad ottenere giustizia!
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giovedì 31 ottobre 2019
mercoledì 30 ottobre 2019
OSSI DI SEPPIA MONTALE 5°
30--10--2019
= Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.
Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.
=Potami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza ,
portami il girasole impazzito di luce.
=Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi , fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola , e il falco alto levato.
=Ciò che di me sapeste
non fu che la scialbatura,
la tonaca che riveste
la nostra umana ventura.
Ed era forse oltre il telo
l'azzurro tranquillo;
vietava il limpido cielo
solo un sigillo.
O vero c'era il falòtico
mutarsi della mia vita,
lo schiudersi d'un'ignita
zolla che mai vedrò.
Restò così questa scorza
la vera mia sostanza;
il fuoco che non si smorza
per me si chiamò : l'ignoranza.
Se un'ombra scorgete , non è
un'ombra--ma quella io sono.
Potessi spiccarla da me,
offrirvela in dono.
= Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.
Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.
=Potami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza ,
portami il girasole impazzito di luce.
=Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi , fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola , e il falco alto levato.
=Ciò che di me sapeste
non fu che la scialbatura,
la tonaca che riveste
la nostra umana ventura.
Ed era forse oltre il telo
l'azzurro tranquillo;
vietava il limpido cielo
solo un sigillo.
O vero c'era il falòtico
mutarsi della mia vita,
lo schiudersi d'un'ignita
zolla che mai vedrò.
Restò così questa scorza
la vera mia sostanza;
il fuoco che non si smorza
per me si chiamò : l'ignoranza.
Se un'ombra scorgete , non è
un'ombra--ma quella io sono.
Potessi spiccarla da me,
offrirvela in dono.
lunedì 28 ottobre 2019
ORTODOSSIA "LA VERA FEDE " di: p.Denis Guillaume 1°
28-10-2019
Spesso ci viene chiesto:" ma cos'è l'Ortodossia?" è diversa dalla nostra religione?" Dobbiamo rispondere che non è una "religione" diversa, perché cristiana anch'essa, ma una'altra "confessione" della nostra fede. Poi ci dicono:" Noi abbiamo il Papa e la Madonna! Gli Ortodossi hanno almeno la Vergine santa..?" E ci cadono le braccia , perché sembrano insinuare che il papa sarebbe stato una volta l'articolo numero uno di quella loro fede, prima della Trinità e degli altri dogmi, e che gli Ortodossi , togliendo questo , avrebbero rischiato di abbandonare anche il culto della Madonna. Davanti a tale ignoranza rimaniamo perplessi e, vedendo il nostro imbarazzo , aggiungono:"Ma non importa ; una religione vale l'altra, è lo stesso!" E quello per noi è il colpo di grazia; prima hanno preteso d'avere una risposta in due parole, e adesso ci tolgono anche la possibilità di spiegare che cos'è l'Ortodossia.
Nel linguaggio odierno, Ortodossia riveste un doppio significato : quello di "vera fede" e quello di " cristianesimo orientale". La vera fede si definisce in opposizione a quella falsa, cioè all'eresia. Più volte le Chiese di Roma e dell'Oriente hanno dovuto riunirsi in concilio"ecumenico", vale a dire di tutto il mondo cristianizzato, per difendere la vera fede ricevuta dagli Apostoli. Nei primi concili i Padri hanno affermato la divinità, e quindi la consustanzialità al Padre , prima del Verbo, poi dello Spirito Santo, a Nicea nel 325 contro la dottrina di Ario e a Costantinopoli nel 381 contro i macedoniani. A Efeso nel 431 furono proclamate , contro Nestorio, sia la duplice natura , divina e umana , nell'unica persona di Cristo che la maternità divina della Vergine Maria, alla quale viene riconosciuto il titolo di Theotokos, Deipara, perché ha veramente generato Cristo Dio , e non soltanto l'uomo Gesù. A Calcedonia nel 451 fu condannato il monofisismo e ribadita la presenza di due nature nell'unica persona di Cristo. A Costantinopoli nel 680, contro i monoteliti, fu definita l'unità in Cristo del volere umano e divino. E finalmente a Nicea nel 787, contro gli iconoclasti,fu la legittimità del culto reso alle immagini.
Questo è il bene comune, il tesoro sacro, inviolabile, sia dell' Occidente romano che dell'Oriente bizantino. In esso ci riconosciamo tutti"ortodossi", a differenza degli ariani, dei pneumatomachi, dei nestoriani, dei monofisiti, dei monoteliti e degli iconoclasti. Il fatto di vedere , per esempio a Ravenna , un battesimo degli Ortodossi e un battesimo degli Ariani ci dovrebbe far capire meglio , nel concreto, il significato dell'Ortodossia come "vera fede".
Ormai l'arianesimo è estinto,ma ha rappresentato per la Chiesa universale un enorme pericolo: una volta debellato in Oriente nel 4° secolo , si propagò tramite i Goti e specialmente i Visigoti in tutta l'Europa sud-occidentale fino all'inizio del 6° secolo (507, vittoria di Clodoveo su Alarico 2°). Invece la condanna di Nestorio e dei Monofisiti provocò la secessione delle Chiese di Persia , Armenia, Siria, Egitto, India ed Etiopia. Quella secessione sanciva la rottura della cristianità non greca dell'impero dei Romani stabilitosi a Costantinopoli.
Ai fedeli della Chiesa di Roma è importante ricordare che l'impero cristiano dei loro antenati , rovesciato dal goto Odoacre nel 476, si è mantenuto per quasi un millennio a Costantinopoli e che , per cinque secoli ,l'ortodossia della loro fede è stata definita non a Roma, bensì in Oriente, nei concili ecumenici convocati dall'imperatore dei Romani, custode della vera fede e del buon ordine nel mondo cristiano. A quei concili partecipavano : per primo, personalmente o tramite un suo legato, il papa di Roma, metropolita del Lazio, primate d'Italia, patriarca d'Occidente, primo nella gerarchia ecclesiastica in quanto vescovo dell'antica Roma;dopo di lui , gli altri patriarchi, fra i quali presto si stabilì quest'ordine: Costantinopoli,come capitale dell'impero e seconda Roma, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme; poi i metropoliti, arcivescovi e vescovi della cristianità ortodossa, sia romana che orientale, in comunione con i precedenti.
Questi erano i rappresentanti della Chiesa"cattolica", cioè universale , sparsa per tutto l'universo, un universo che purtroppo si restringe man mano che le antiche Chiese orientali si staccano dal mondo greco-romano, ma che si estende nuovamente con l'integrazione di nuovi popoli, usciti dalla barbarie. Se le antiche Chiese orientali (ad eccezione di quella persiana, che portò fino in Cina, con i suoi missionari, i confini della cristianità) si sono identificate con la rispettiva nazione o la propria lingua , al punto che bisogna essere nato armeno, copto o etiope per appartenere alla Chiesa corrispondete, le Chiese greche , come quella di Roma , non hanno mai rinunciato all'universalità: la Chiesa di Costantinopoli, il cui titolo ufficiale è tuttora "Chiesa cattolica ortodossa" si è diffusa in tutto il mondo abitato , e il suo arcivescovo porta il titolo significativo di patriarca "ecumenico". A Costantinopoli spetta , di per sé, la cura pastorale di tutti i cristiani ortodossi laddove non esiste ancora una Chiesa autocefale ,patriarcato o arcivescovado nazionale. Così per più di cinque secoli Costantinopoli ha avuto sotto la sua responsabilità diretta le varie diocesi della Russia. I Greci d'Armenia non fanno capo all'arcivescovo di Atene , ma tuttora , tramite il loro arcivescovo , al patriarca ecumenico. Però nelle Americhe il patriarca d'Antiochia ha potuto sviluppare un'importate gerarchia per i fedeli orientali della Siria e del Libano. E , da alcuni decenni, il patriarcato d'Alessandria,ridotto a pochissimi fedeli dopo il rimpatrio dei Greci d'Egitto, esercita un ruolo missionario sempre più importante in Africa era. Pensiamo anche all'espansione della Chiesa russa verso l'Estremo Oriente, l'Alaska, il Giappone.
Se la Chiesa costantinopolitana continua a chiamarsi"cattolica" e se le altre Chiese bizantine , specialmente quelle greche e slave, si sono aperte all'universo anziché limitarsi ai propri confini o ai propri connazionali, dobbiamo ricordare che la Chiesa romana non ha cessato , da parte sua , di considerarsi come "ortodossa":in quel senso si pregava , nel canone della messa in latino, una cum omnibus orthodoxis atque catholicae et apostolicae fidei cultoribus, cioè in unione con tutti gli Ortodossi e con i cultori della fede cattolica e apostolica.
Spesso ci viene chiesto:" ma cos'è l'Ortodossia?" è diversa dalla nostra religione?" Dobbiamo rispondere che non è una "religione" diversa, perché cristiana anch'essa, ma una'altra "confessione" della nostra fede. Poi ci dicono:" Noi abbiamo il Papa e la Madonna! Gli Ortodossi hanno almeno la Vergine santa..?" E ci cadono le braccia , perché sembrano insinuare che il papa sarebbe stato una volta l'articolo numero uno di quella loro fede, prima della Trinità e degli altri dogmi, e che gli Ortodossi , togliendo questo , avrebbero rischiato di abbandonare anche il culto della Madonna. Davanti a tale ignoranza rimaniamo perplessi e, vedendo il nostro imbarazzo , aggiungono:"Ma non importa ; una religione vale l'altra, è lo stesso!" E quello per noi è il colpo di grazia; prima hanno preteso d'avere una risposta in due parole, e adesso ci tolgono anche la possibilità di spiegare che cos'è l'Ortodossia.
Nel linguaggio odierno, Ortodossia riveste un doppio significato : quello di "vera fede" e quello di " cristianesimo orientale". La vera fede si definisce in opposizione a quella falsa, cioè all'eresia. Più volte le Chiese di Roma e dell'Oriente hanno dovuto riunirsi in concilio"ecumenico", vale a dire di tutto il mondo cristianizzato, per difendere la vera fede ricevuta dagli Apostoli. Nei primi concili i Padri hanno affermato la divinità, e quindi la consustanzialità al Padre , prima del Verbo, poi dello Spirito Santo, a Nicea nel 325 contro la dottrina di Ario e a Costantinopoli nel 381 contro i macedoniani. A Efeso nel 431 furono proclamate , contro Nestorio, sia la duplice natura , divina e umana , nell'unica persona di Cristo che la maternità divina della Vergine Maria, alla quale viene riconosciuto il titolo di Theotokos, Deipara, perché ha veramente generato Cristo Dio , e non soltanto l'uomo Gesù. A Calcedonia nel 451 fu condannato il monofisismo e ribadita la presenza di due nature nell'unica persona di Cristo. A Costantinopoli nel 680, contro i monoteliti, fu definita l'unità in Cristo del volere umano e divino. E finalmente a Nicea nel 787, contro gli iconoclasti,fu la legittimità del culto reso alle immagini.
Questo è il bene comune, il tesoro sacro, inviolabile, sia dell' Occidente romano che dell'Oriente bizantino. In esso ci riconosciamo tutti"ortodossi", a differenza degli ariani, dei pneumatomachi, dei nestoriani, dei monofisiti, dei monoteliti e degli iconoclasti. Il fatto di vedere , per esempio a Ravenna , un battesimo degli Ortodossi e un battesimo degli Ariani ci dovrebbe far capire meglio , nel concreto, il significato dell'Ortodossia come "vera fede".
Ormai l'arianesimo è estinto,ma ha rappresentato per la Chiesa universale un enorme pericolo: una volta debellato in Oriente nel 4° secolo , si propagò tramite i Goti e specialmente i Visigoti in tutta l'Europa sud-occidentale fino all'inizio del 6° secolo (507, vittoria di Clodoveo su Alarico 2°). Invece la condanna di Nestorio e dei Monofisiti provocò la secessione delle Chiese di Persia , Armenia, Siria, Egitto, India ed Etiopia. Quella secessione sanciva la rottura della cristianità non greca dell'impero dei Romani stabilitosi a Costantinopoli.
Ai fedeli della Chiesa di Roma è importante ricordare che l'impero cristiano dei loro antenati , rovesciato dal goto Odoacre nel 476, si è mantenuto per quasi un millennio a Costantinopoli e che , per cinque secoli ,l'ortodossia della loro fede è stata definita non a Roma, bensì in Oriente, nei concili ecumenici convocati dall'imperatore dei Romani, custode della vera fede e del buon ordine nel mondo cristiano. A quei concili partecipavano : per primo, personalmente o tramite un suo legato, il papa di Roma, metropolita del Lazio, primate d'Italia, patriarca d'Occidente, primo nella gerarchia ecclesiastica in quanto vescovo dell'antica Roma;dopo di lui , gli altri patriarchi, fra i quali presto si stabilì quest'ordine: Costantinopoli,come capitale dell'impero e seconda Roma, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme; poi i metropoliti, arcivescovi e vescovi della cristianità ortodossa, sia romana che orientale, in comunione con i precedenti.
Questi erano i rappresentanti della Chiesa"cattolica", cioè universale , sparsa per tutto l'universo, un universo che purtroppo si restringe man mano che le antiche Chiese orientali si staccano dal mondo greco-romano, ma che si estende nuovamente con l'integrazione di nuovi popoli, usciti dalla barbarie. Se le antiche Chiese orientali (ad eccezione di quella persiana, che portò fino in Cina, con i suoi missionari, i confini della cristianità) si sono identificate con la rispettiva nazione o la propria lingua , al punto che bisogna essere nato armeno, copto o etiope per appartenere alla Chiesa corrispondete, le Chiese greche , come quella di Roma , non hanno mai rinunciato all'universalità: la Chiesa di Costantinopoli, il cui titolo ufficiale è tuttora "Chiesa cattolica ortodossa" si è diffusa in tutto il mondo abitato , e il suo arcivescovo porta il titolo significativo di patriarca "ecumenico". A Costantinopoli spetta , di per sé, la cura pastorale di tutti i cristiani ortodossi laddove non esiste ancora una Chiesa autocefale ,patriarcato o arcivescovado nazionale. Così per più di cinque secoli Costantinopoli ha avuto sotto la sua responsabilità diretta le varie diocesi della Russia. I Greci d'Armenia non fanno capo all'arcivescovo di Atene , ma tuttora , tramite il loro arcivescovo , al patriarca ecumenico. Però nelle Americhe il patriarca d'Antiochia ha potuto sviluppare un'importate gerarchia per i fedeli orientali della Siria e del Libano. E , da alcuni decenni, il patriarcato d'Alessandria,ridotto a pochissimi fedeli dopo il rimpatrio dei Greci d'Egitto, esercita un ruolo missionario sempre più importante in Africa era. Pensiamo anche all'espansione della Chiesa russa verso l'Estremo Oriente, l'Alaska, il Giappone.
Se la Chiesa costantinopolitana continua a chiamarsi"cattolica" e se le altre Chiese bizantine , specialmente quelle greche e slave, si sono aperte all'universo anziché limitarsi ai propri confini o ai propri connazionali, dobbiamo ricordare che la Chiesa romana non ha cessato , da parte sua , di considerarsi come "ortodossa":in quel senso si pregava , nel canone della messa in latino, una cum omnibus orthodoxis atque catholicae et apostolicae fidei cultoribus, cioè in unione con tutti gli Ortodossi e con i cultori della fede cattolica e apostolica.
domenica 27 ottobre 2019
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
27--10--2019
A più riprese, il Vangelo ci spiega che ciò che conta per Dio è il cuore dell'uomo, e, in particolare, Gesù fa notare ai farisei la differenza che esiste tra ciò che nasce dalla verità profonda e ciò che nasce dall'obbedienza ad una legge , obbedienza esteriore ed esatta, ma senza anima.
Dio solo può dare la salvezza , e il solo atteggiamento valido nell'uomo è l'apertura a Dio.
La salvezza , la conoscenza di Dio e l'accettazione del legame con lui è prima di tutto un dono che egli ci offre, che noi non possiamo meritare. Maria ha ricevuto pienamente la salvezza, e proclama:" Il mio spirito esulta in Dio , mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva..."(Lc 1,47-48). Con il suo "Fiat", ella ha aperto il suo cuore e la sua disponibilità all'azione di Dio che le ha chiesto di orientare completamente la sua vita per le vie del regno. Ella si riconosce beata felice, "perché grandi cose ha fatto in me l'onnipotente"; " ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati , ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele , suo servo, ricordandosi della sua misericordia".
Ecco la logica che Gesù ci invita a seguire:servire , riconoscere la necessità della salvezza, offrire gratuitamente quello che riceviamo gratuitamente. Crediamo ancora che Dio agisca attraverso le stesse vie? Riconosciamo la presenza privilegiata di Dio in coloro che si riconoscono bisognosi , in coloro che soffrono , in coloro che non sono contenti di se stessi, in coloro che lavorano per la pace?
è una logica che si oppone a quella dell'autosufficienza, a quella del disprezzo nei confronti di coloro che sembrano più deboli , a quella della onnipotenza dei notabili. è la logica delle Beatitudini, è la nuova legge di Gesù. Loreto Ballester
A più riprese, il Vangelo ci spiega che ciò che conta per Dio è il cuore dell'uomo, e, in particolare, Gesù fa notare ai farisei la differenza che esiste tra ciò che nasce dalla verità profonda e ciò che nasce dall'obbedienza ad una legge , obbedienza esteriore ed esatta, ma senza anima.
Dio solo può dare la salvezza , e il solo atteggiamento valido nell'uomo è l'apertura a Dio.
La salvezza , la conoscenza di Dio e l'accettazione del legame con lui è prima di tutto un dono che egli ci offre, che noi non possiamo meritare. Maria ha ricevuto pienamente la salvezza, e proclama:" Il mio spirito esulta in Dio , mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva..."(Lc 1,47-48). Con il suo "Fiat", ella ha aperto il suo cuore e la sua disponibilità all'azione di Dio che le ha chiesto di orientare completamente la sua vita per le vie del regno. Ella si riconosce beata felice, "perché grandi cose ha fatto in me l'onnipotente"; " ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati , ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele , suo servo, ricordandosi della sua misericordia".
Ecco la logica che Gesù ci invita a seguire:servire , riconoscere la necessità della salvezza, offrire gratuitamente quello che riceviamo gratuitamente. Crediamo ancora che Dio agisca attraverso le stesse vie? Riconosciamo la presenza privilegiata di Dio in coloro che si riconoscono bisognosi , in coloro che soffrono , in coloro che non sono contenti di se stessi, in coloro che lavorano per la pace?
è una logica che si oppone a quella dell'autosufficienza, a quella del disprezzo nei confronti di coloro che sembrano più deboli , a quella della onnipotenza dei notabili. è la logica delle Beatitudini, è la nuova legge di Gesù. Loreto Ballester
venerdì 25 ottobre 2019
CANTI DI GIACOMO LEOPARDI 1°
25----10---2019
Canto notturno
di un pastore errante dell'Asia
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai ,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo , ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore;
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane, ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi , o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?
Vecchierel bianco, infermo,
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti , ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L'ora , e quando poi gela,
Corre via , corre , anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s'affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido , immenso,
Ov'ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
è la vita mortale.
Nasce l'uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell'essere nato.
Poi che crescendo viene,
L'uno e l'altro il sostiene , e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell'umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
Perché reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perché da noi si dura?
Intatta luna , tale
è lo stato mortale .
Ma tu mortal non sei,
E forse del mio dir ti cale.
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che si pensosa sei , tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E peri dalla terra , e venir meno
Ad ogni usata , amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose , e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito , infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo , a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l'ardore, e che procacci
Il verno co' suoi ghiacci.
Mille cose sai tu , mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand'io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che , in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguimi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell' innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D'ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa ,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal ,conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell'esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors' altri ; a me la vita è male.
O greggia mia che posi , oh te beata,
Che la miseria tua, credo , non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d'affanno
Quasi libera vai;
Ch ' ogni stento , ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perché giammai tedio non provi ,
Quando tu siedi all'ombra , sovra l'erbe,
Tu se' queta e contenta;
E gran parte dell'anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe , all'ombra,
E un fastidio m'ingombra
La mente , ed uno spron quasi mi punge
Si che, sedendo,più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir ; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia , ne' di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi : perché giacendo
A bell'agio, ozioso,
S'appaga ogni animale,
Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei , candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma , in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna ,
è funesto a chi nasce il dì natale.
Canto notturno
di un pastore errante dell'Asia
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai ,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo , ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore;
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane, ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi , o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?
Vecchierel bianco, infermo,
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti , ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L'ora , e quando poi gela,
Corre via , corre , anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s'affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido , immenso,
Ov'ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
è la vita mortale.
Nasce l'uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell'essere nato.
Poi che crescendo viene,
L'uno e l'altro il sostiene , e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell'umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
Perché reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perché da noi si dura?
Intatta luna , tale
è lo stato mortale .
Ma tu mortal non sei,
E forse del mio dir ti cale.
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che si pensosa sei , tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E peri dalla terra , e venir meno
Ad ogni usata , amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose , e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito , infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo , a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l'ardore, e che procacci
Il verno co' suoi ghiacci.
Mille cose sai tu , mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand'io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che , in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguimi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell' innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D'ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa ,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal ,conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell'esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors' altri ; a me la vita è male.
O greggia mia che posi , oh te beata,
Che la miseria tua, credo , non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d'affanno
Quasi libera vai;
Ch ' ogni stento , ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perché giammai tedio non provi ,
Quando tu siedi all'ombra , sovra l'erbe,
Tu se' queta e contenta;
E gran parte dell'anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe , all'ombra,
E un fastidio m'ingombra
La mente , ed uno spron quasi mi punge
Si che, sedendo,più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir ; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia , ne' di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi : perché giacendo
A bell'agio, ozioso,
S'appaga ogni animale,
Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei , candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma , in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna ,
è funesto a chi nasce il dì natale.
giovedì 24 ottobre 2019
IL CRISTIANO UN INNAMORATO DI MARIA di: Pina Maria Speranza Raciti
24--10--2019
Preghiera a Maria Santissima dei cristiani maroniti:
O Madre di Dio, o misericordiosa,
tu sei il nostro rifugio
e la nostra speranza.
Proteggici, o Vergine,
abbi pietà dei nostri defunti.
O Vergine Madre , anche se
il tuo corpo è lontano da noi,
la tua intercessione ci accompagna,
e ci protegge.
Da Colui che ti ha esaltata
sopra ogni creatura
nel prendere da te un corpo,
ottieni ai peccatori il perdono,
continuamente.
Tu sei nostra madre e nostra speranza,
nostro vanto e nostro rifugio,
intercedi per noi presso il tuo Figlio
che perdoni i nostri peccati
per sua misericordia.
Non ci abbandonare,
buona e piena di grazia.
Salva i tuoi servitori
che ti possiamo ringraziare
nei secoli dei secoli.
Santuario di Nostra Signora del Libano Harissa
Per me occidentale, e soprattutto ,italiana, è un'immagine irreale , vedere , in un documentario trasmesso dalla RAI, un santuario mariano circondato ,da moschee e minareti. Ma nello stesso tempo, l'immagine apre il mio cuore alla speranza.
Molti anni fa' , ho iniziato a conoscere la chiesa cristiana d 'oriente, con un sentimento di curioso stupore. Poi, le vicende assurde, di questi anni, mi hanno portato, a lasciare tutto.
Oggi, serena, posso finalmente , iniziare un cammino di conoscenza, della chiesa cristiana d'oriente. Un cammino che presenta tante incognite.
Maria, figlia d'Israele, Colei, che con il suo Fiat, ha fatto dono , attraverso Cristo, del Dio d'Israele, a tutta l'umanità. Il cristianesimo, è necessariamente mariano, perché senza il fiat di Maria, non ci sarebbe Gesù, ne' il cristianesimo. Ella non è una figura statica, ma viva ed in movimento, è prefigura del cammino del cristiano. Infatti, come Maria , il credente , deve quotidianamente, nel silenzio del cuore, restare in ascolto , della Santa Parola, e dare il suo Fiat. e
come Maria mettersi in cammino verso l'altro , il prossimo, portare , così,l'acqua che disseta, nel deserto della società in cui viviamo.
Maria, se è la guida spirituale del credente, è il testimone, l'unione fra il vecchio ed il nuovo testamento.
La preghiera mariana per eccellenza ,la recita del Santo Rosario, è la meditazione, passo dopo passo, del Santo Vangelo; ma senza l'ascolto della Parola, rimane una preghiera monca, non completa.
Nel nostro mondo occidentale,, in duemila anni, l'uomo attraverso l'arte , ha raccontato la fede cristiana; Maria è stata l'oggetto di tante opere d'arte.Nessuno conosce il volto di Maria; l'artista nel raffigurare Maria, va' al di là della figura umana,egli raffigura nel volto della statua, o del dipinto, l'anima, lo spirito di Maria, così come lo sente nel suo interiore. Il volto di Maria, in tutte le grande opere, esprime, una gioia, una serenità che va' al di là del sentire umano.
Nella storia preconciliare, della chiesa cristiana cattolica,il popolo di Dio , era diviso fra: coloro che erano i conoscitori delle Sacre Scritture, i dotti teologi, ed il popolo profondamente ignorante di tutto. Il "pietismo popolare", ha rappresentato solo uno strumento , per tamponare l'ignoranza della propria fede , del popolo, Ciò, a mio avviso, ha causato la voragine , che in una società come la nostra, sembra incolmabile. Il 90%, dei cattolici, sono legati a "pietismi popolari", a "devozioni", mentre sono profondamente ignoranti della propria fede. Non solo non conoscono Cristo, ma sono dei semplici adoratori di statue.
Le statue sono , immagini umane, in una religiosità atavica, esprimono il bisogno dell'uomo di rapportarsi con se stesso. Limite e fragilità umana.
Ho già parlato del mio cammino spirituale , molti anni fa', ho tagliato in modo definitivo, con tutto ciò che era la mia normale vita attiva in seno alla chiesa; per iniziare un vero cammino di fede. I primi passi, sono stati caratterizzati dalla conoscenza delle Sacre Scritture,così ho iniziato a pregare con i salmi, ed ascoltare la Parola( lectio divina); ed il mio primo gesto è stato quello di liberarmi di libretti e coroncine. Naturalmente, la preghiera del Santo Rosario, mi accompagnava. Mentre prima di iniziare la lectio, o prima della lettura de Vangelo, durante la santa messa, prego Gesù di guidarmi e di aprire il mio cuore e la mente alla comprensione della sua Parola, chiedo a Maria, con l'appellativo di Santa Maria dell'ascolto, di guidarmi nell'incontro con Gesù.
Il momento più bello ed importante ,è stato quando ho compreso che Maria la trovo, dove c'è Gesù, e quindi non solo nella Parola, ma anche nell'intimità del Santissimo. In questo modo ho compiuto il passo più importante,l'eliminazione , delle statue e delle immagini.
Preghiera a Maria Santissima dei cristiani maroniti:
O Madre di Dio, o misericordiosa,
tu sei il nostro rifugio
e la nostra speranza.
Proteggici, o Vergine,
abbi pietà dei nostri defunti.
O Vergine Madre , anche se
il tuo corpo è lontano da noi,
la tua intercessione ci accompagna,
e ci protegge.
Da Colui che ti ha esaltata
sopra ogni creatura
nel prendere da te un corpo,
ottieni ai peccatori il perdono,
continuamente.
Tu sei nostra madre e nostra speranza,
nostro vanto e nostro rifugio,
intercedi per noi presso il tuo Figlio
che perdoni i nostri peccati
per sua misericordia.
Non ci abbandonare,
buona e piena di grazia.
Salva i tuoi servitori
che ti possiamo ringraziare
nei secoli dei secoli.
Santuario di Nostra Signora del Libano Harissa
Per me occidentale, e soprattutto ,italiana, è un'immagine irreale , vedere , in un documentario trasmesso dalla RAI, un santuario mariano circondato ,da moschee e minareti. Ma nello stesso tempo, l'immagine apre il mio cuore alla speranza.
Molti anni fa' , ho iniziato a conoscere la chiesa cristiana d 'oriente, con un sentimento di curioso stupore. Poi, le vicende assurde, di questi anni, mi hanno portato, a lasciare tutto.
Oggi, serena, posso finalmente , iniziare un cammino di conoscenza, della chiesa cristiana d'oriente. Un cammino che presenta tante incognite.
Maria, figlia d'Israele, Colei, che con il suo Fiat, ha fatto dono , attraverso Cristo, del Dio d'Israele, a tutta l'umanità. Il cristianesimo, è necessariamente mariano, perché senza il fiat di Maria, non ci sarebbe Gesù, ne' il cristianesimo. Ella non è una figura statica, ma viva ed in movimento, è prefigura del cammino del cristiano. Infatti, come Maria , il credente , deve quotidianamente, nel silenzio del cuore, restare in ascolto , della Santa Parola, e dare il suo Fiat. e
come Maria mettersi in cammino verso l'altro , il prossimo, portare , così,l'acqua che disseta, nel deserto della società in cui viviamo.
Maria, se è la guida spirituale del credente, è il testimone, l'unione fra il vecchio ed il nuovo testamento.
La preghiera mariana per eccellenza ,la recita del Santo Rosario, è la meditazione, passo dopo passo, del Santo Vangelo; ma senza l'ascolto della Parola, rimane una preghiera monca, non completa.
Nel nostro mondo occidentale,, in duemila anni, l'uomo attraverso l'arte , ha raccontato la fede cristiana; Maria è stata l'oggetto di tante opere d'arte.Nessuno conosce il volto di Maria; l'artista nel raffigurare Maria, va' al di là della figura umana,egli raffigura nel volto della statua, o del dipinto, l'anima, lo spirito di Maria, così come lo sente nel suo interiore. Il volto di Maria, in tutte le grande opere, esprime, una gioia, una serenità che va' al di là del sentire umano.
Nella storia preconciliare, della chiesa cristiana cattolica,il popolo di Dio , era diviso fra: coloro che erano i conoscitori delle Sacre Scritture, i dotti teologi, ed il popolo profondamente ignorante di tutto. Il "pietismo popolare", ha rappresentato solo uno strumento , per tamponare l'ignoranza della propria fede , del popolo, Ciò, a mio avviso, ha causato la voragine , che in una società come la nostra, sembra incolmabile. Il 90%, dei cattolici, sono legati a "pietismi popolari", a "devozioni", mentre sono profondamente ignoranti della propria fede. Non solo non conoscono Cristo, ma sono dei semplici adoratori di statue.
Le statue sono , immagini umane, in una religiosità atavica, esprimono il bisogno dell'uomo di rapportarsi con se stesso. Limite e fragilità umana.
Ho già parlato del mio cammino spirituale , molti anni fa', ho tagliato in modo definitivo, con tutto ciò che era la mia normale vita attiva in seno alla chiesa; per iniziare un vero cammino di fede. I primi passi, sono stati caratterizzati dalla conoscenza delle Sacre Scritture,così ho iniziato a pregare con i salmi, ed ascoltare la Parola( lectio divina); ed il mio primo gesto è stato quello di liberarmi di libretti e coroncine. Naturalmente, la preghiera del Santo Rosario, mi accompagnava. Mentre prima di iniziare la lectio, o prima della lettura de Vangelo, durante la santa messa, prego Gesù di guidarmi e di aprire il mio cuore e la mente alla comprensione della sua Parola, chiedo a Maria, con l'appellativo di Santa Maria dell'ascolto, di guidarmi nell'incontro con Gesù.
Il momento più bello ed importante ,è stato quando ho compreso che Maria la trovo, dove c'è Gesù, e quindi non solo nella Parola, ma anche nell'intimità del Santissimo. In questo modo ho compiuto il passo più importante,l'eliminazione , delle statue e delle immagini.
mercoledì 23 ottobre 2019
IL CAMMINO DELL'UOMO E IL "TU" DI DIO NELLA FILOSOFIA DIALOGICA DI Martin Buber di: Franca Ciccolo Fabris 5°
23--10--2019
Prospettive di Shalom
Tanto ancora ci sarebbe da dire, e questo non è forse altro che la verifica ultima, se ce ne fosse bisogno, del carattere utopico-profetico de pensiero buberiano, e , attraverso di lui, ancora una volta, della tradizione ebraica. Ma , forse , l'emozione più forte che l'incontro con questo pensatore trasmette, anche per il tempo in cui viviamo-----e comunque a me ha trasmesso---è l'emozione che si prova sempre nel contatto con una vita e un pensiero profondamente e pienamente attraversati, anche e soprattutto nei momenti di crisi , da una fede radicale e radicata, che mentre non fa nessuno sconto alla problematica spesso carica di dolore dell'esistere, apre tenacemente prospettive di shalom, e cioè pienezza , unità, compimento, all'uomo in cammino.
Nei terribili anni della seconda guerra mondiale, quando sul mondo e in modo inaudito contro il suo popolo, si stavano scatenando forze diaboliche, così scriveva il Buber dell'utopia positiva:
"[....] a quest'ora del mondo in cui ci troviamo , non si tratta affatto di possedere una ferma dottrina, bensì piuttosto di riconoscere la realtà eterna per poter , con la sua torza, tener testa alla realtà presente. In questa notte oscura non si tratta di mostrare una strada; si tratta di aiutare a perseverare con anima pronta finché sorgerà l'aurora e una strada si mostrerà ai nostri occhi là dove nessuno la supponeva".
Attendere, vigilando e credendo che"ciò che tarda avverrà". è un invito che fa appello più che alla ragione, a quella vena utopica che, in fondo, seppure in gradi diversi, ognuno di noi si porta dentro.
Vorrei così chiudere questo intervento con due immagini,tratte dal mondo dell'arte, che è così vicino al mondo dell'utopia:
la prima è l'evocazione dei piccoli personaggi che popolano le opere di Chagall: omini circondati dal mondo operoso del villaggio ma sempre un po' sospesi nell'aria e un po' sbilanciati in avanti quasi a scrutare oltre l'orizzonte,o forse ad inseguire un sogno;
l'altra è una poesia di Clemente Rebora, del 1922, di un tempo che precede la sua conversione;
Dall'immagine tesa
vigilo l'istante con imminenza d'attesa--
e non aspetto nessuno : nell'ombra accesa
spio il campanello che impercettibile spande
un polline di suono----e non aspetto nessuno!
tra quattro mura stupefatte di spazio
più che un deserto non aspetto nessuno;
ma deve venire, verrà, se resisto
a sbocciare non visto, verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto: verrà quasi perdono
di quanto fa morire, verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro, verrà come ristoro
delle mie e sue pene,verrà , forse già viene
il suo bisbiglio.
Prospettive di Shalom
Tanto ancora ci sarebbe da dire, e questo non è forse altro che la verifica ultima, se ce ne fosse bisogno, del carattere utopico-profetico de pensiero buberiano, e , attraverso di lui, ancora una volta, della tradizione ebraica. Ma , forse , l'emozione più forte che l'incontro con questo pensatore trasmette, anche per il tempo in cui viviamo-----e comunque a me ha trasmesso---è l'emozione che si prova sempre nel contatto con una vita e un pensiero profondamente e pienamente attraversati, anche e soprattutto nei momenti di crisi , da una fede radicale e radicata, che mentre non fa nessuno sconto alla problematica spesso carica di dolore dell'esistere, apre tenacemente prospettive di shalom, e cioè pienezza , unità, compimento, all'uomo in cammino.
Nei terribili anni della seconda guerra mondiale, quando sul mondo e in modo inaudito contro il suo popolo, si stavano scatenando forze diaboliche, così scriveva il Buber dell'utopia positiva:
"[....] a quest'ora del mondo in cui ci troviamo , non si tratta affatto di possedere una ferma dottrina, bensì piuttosto di riconoscere la realtà eterna per poter , con la sua torza, tener testa alla realtà presente. In questa notte oscura non si tratta di mostrare una strada; si tratta di aiutare a perseverare con anima pronta finché sorgerà l'aurora e una strada si mostrerà ai nostri occhi là dove nessuno la supponeva".
Attendere, vigilando e credendo che"ciò che tarda avverrà". è un invito che fa appello più che alla ragione, a quella vena utopica che, in fondo, seppure in gradi diversi, ognuno di noi si porta dentro.
Vorrei così chiudere questo intervento con due immagini,tratte dal mondo dell'arte, che è così vicino al mondo dell'utopia:
la prima è l'evocazione dei piccoli personaggi che popolano le opere di Chagall: omini circondati dal mondo operoso del villaggio ma sempre un po' sospesi nell'aria e un po' sbilanciati in avanti quasi a scrutare oltre l'orizzonte,o forse ad inseguire un sogno;
l'altra è una poesia di Clemente Rebora, del 1922, di un tempo che precede la sua conversione;
Dall'immagine tesa
vigilo l'istante con imminenza d'attesa--
e non aspetto nessuno : nell'ombra accesa
spio il campanello che impercettibile spande
un polline di suono----e non aspetto nessuno!
tra quattro mura stupefatte di spazio
più che un deserto non aspetto nessuno;
ma deve venire, verrà, se resisto
a sbocciare non visto, verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto: verrà quasi perdono
di quanto fa morire, verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro, verrà come ristoro
delle mie e sue pene,verrà , forse già viene
il suo bisbiglio.
martedì 22 ottobre 2019
OSSI DI SEPPIA di : Montale 4°
22--10--2019
=Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com' è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
= Non rifugiarti nell'ombra
di quel fòlto di verzura
come il falchetto che strapiomba
fulmineo nella caldura.
è ora di lasciare il canneto
stento che pare s'addorma
e di guardare le forme
della vita che si sgretola.
Ci muoviamo in un pulviscolo
madreperlaceo che vibra,
in un barbaglio che invischia
gli occhi e un poco ci sfibra.
Pure , lo senti, nel gioco d'aride onde
che impigra in quest'ora di disagio
non buttiamo già in un gorgo senza fondo
le nostre vite randage.
Come quella chiostra di rupi
che sembra sfilaccicarsi
in ragnatele di nubi;
tali i nostri animi arsi
in cui l'illusione brucia
un fuoco pieno di cenere
si perdono nel sereno
di una certezza : la luce.
=a K.
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio d'un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire , o lontano,
se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d'una giovinetta palma......
=Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com' è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
= Non rifugiarti nell'ombra
di quel fòlto di verzura
come il falchetto che strapiomba
fulmineo nella caldura.
è ora di lasciare il canneto
stento che pare s'addorma
e di guardare le forme
della vita che si sgretola.
Ci muoviamo in un pulviscolo
madreperlaceo che vibra,
in un barbaglio che invischia
gli occhi e un poco ci sfibra.
Pure , lo senti, nel gioco d'aride onde
che impigra in quest'ora di disagio
non buttiamo già in un gorgo senza fondo
le nostre vite randage.
Come quella chiostra di rupi
che sembra sfilaccicarsi
in ragnatele di nubi;
tali i nostri animi arsi
in cui l'illusione brucia
un fuoco pieno di cenere
si perdono nel sereno
di una certezza : la luce.
=a K.
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio d'un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire , o lontano,
se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d'una giovinetta palma......
lunedì 21 ottobre 2019
LA VIA SEMPLICE DI CHUANG TZU di: Thomas Merton 4°
21--10--2019
I tre amici
C'erano tre amici
che parlavano della vita.
Uno disse:
" è possibile che gli uomini
vivano insieme senza saperlo?
Lavorino insieme
senza produrre nulla?
Si può volare nello spazio
e dimenticare di esistere
per l'eternità?"
I tre amici si guardarono in faccia
e scoppiarono a ridere.
Non avevano spiegazioni.
Così furono più amici di prima.
Poi uno di loro morì.
Confucio
inviò un discepolo ad aiutare gli altri due
a intonare l'elogio funebre.
Il discepolo scoprì che uno degli amici
aveva composto una canzone.
Mentre l'altro suonava il liuto,
essi cantavano:
"Ehi , Sung Hu!
Dove sei andato?
Ehi, Sung Hu!
Dove sei andato?
Sei tornato
dove in realtà stavi.
E noi restiamo qui,
accidenti ! Noi restiamo qui!"
Allora il discepolo di Confucio li aggredì esclamando:"Posso sapere dove avete trovato nella rubrica dei canti funebri questo ritornello così frivolo per un defunto?"
I due amici si guardarono e scoppiarono a ridere:"Poveretto ", dissero, "non conosce la nuova liturgia!"
Confucio e il pazzo
Quando Confucio visitava lo Stato di Chu,
arrivò Kieh Yu,
il pazzo di Chu,
e cantò fuori della porta del Maestro:
"O Fenice, Fenice,
dov'è la tua virtù?
Non può afferrare il futuro
o riportare indietro il passato!
Quando il mondo ha un senso,
i saggi hanno il loro da fare.
Si devono nascondere invece
quando il mondo va storto.
Oggi sei fortunato
se puoi restare in vita:
cerca di farcela!
La gioia è leggera come una piuma
ma chi può reggerla?
Il dolore ti piomba addosso
come una valanga: chi può schivarlo?
Mai più, mai più,
non insegnare la virtù.
Cammini nel pericolo,
attento! attento!
Persino le felci ti possono ferire i piedi,
quando vado in giro,
come farebbe un pazzo,
vado bene:
ma sono un tipo da imitare?"
L'albero sulla cima della montagna
è nemico di se stesso.
L'olio che alimenta la lampada
si autodistrugge.
La pianta della cannella è commestibile:
perciò la tagliano!
L'albero della lacca è redditizio:
viene abbattuto.
Ogni uomo sa quanto è utile essere utile.
Nessuno a quanto pare sa
quanto sia utile essere inutile.
I tre amici
C'erano tre amici
che parlavano della vita.
Uno disse:
" è possibile che gli uomini
vivano insieme senza saperlo?
Lavorino insieme
senza produrre nulla?
Si può volare nello spazio
e dimenticare di esistere
per l'eternità?"
I tre amici si guardarono in faccia
e scoppiarono a ridere.
Non avevano spiegazioni.
Così furono più amici di prima.
Poi uno di loro morì.
Confucio
inviò un discepolo ad aiutare gli altri due
a intonare l'elogio funebre.
Il discepolo scoprì che uno degli amici
aveva composto una canzone.
Mentre l'altro suonava il liuto,
essi cantavano:
"Ehi , Sung Hu!
Dove sei andato?
Ehi, Sung Hu!
Dove sei andato?
Sei tornato
dove in realtà stavi.
E noi restiamo qui,
accidenti ! Noi restiamo qui!"
Allora il discepolo di Confucio li aggredì esclamando:"Posso sapere dove avete trovato nella rubrica dei canti funebri questo ritornello così frivolo per un defunto?"
I due amici si guardarono e scoppiarono a ridere:"Poveretto ", dissero, "non conosce la nuova liturgia!"
Confucio e il pazzo
Quando Confucio visitava lo Stato di Chu,
arrivò Kieh Yu,
il pazzo di Chu,
e cantò fuori della porta del Maestro:
"O Fenice, Fenice,
dov'è la tua virtù?
Non può afferrare il futuro
o riportare indietro il passato!
Quando il mondo ha un senso,
i saggi hanno il loro da fare.
Si devono nascondere invece
quando il mondo va storto.
Oggi sei fortunato
se puoi restare in vita:
cerca di farcela!
La gioia è leggera come una piuma
ma chi può reggerla?
Il dolore ti piomba addosso
come una valanga: chi può schivarlo?
Mai più, mai più,
non insegnare la virtù.
Cammini nel pericolo,
attento! attento!
Persino le felci ti possono ferire i piedi,
quando vado in giro,
come farebbe un pazzo,
vado bene:
ma sono un tipo da imitare?"
L'albero sulla cima della montagna
è nemico di se stesso.
L'olio che alimenta la lampada
si autodistrugge.
La pianta della cannella è commestibile:
perciò la tagliano!
L'albero della lacca è redditizio:
viene abbattuto.
Ogni uomo sa quanto è utile essere utile.
Nessuno a quanto pare sa
quanto sia utile essere inutile.
sabato 19 ottobre 2019
MALATTIE CARDIOVASCOLARI IPERTENSIONE di Pina Maria Speranza Raciti
19--10--2019
^
Classificazione dell'ipertensione secondo i valori sistolici e diastolici (OMS, 1993) :
Classificazione Pressione sistolica Pressione diastolica
(mm Hg) (mm Hg)
Normale <140 e <90
Ipertensione lieve 140--180 e\o 90--105
sottogruppo ipertensione a limite 140--160 e\o 90--95
Ipertensione moderata e grave >180 e\o >105
Ipertensione sistolica isolata >140 e <90
Sottogruppo ipertensione sistolica 140--160 e <90
isolata al limite
L'ipertensione secondaria, conseguente a malattie del parenchima renale o a più rare patologie ( feocromocitoma, coartazione aortica) , pur mantenendo la sua gravità clinica e prognostica , ha perso parte dell'importanza epidemiologica rispetto al passato. Viceversa ha acquistato importanza , sotto l'aspetto epidemiologico ed ai fini della prevenzione delle malattie cardiovascolari, l'ipertensione "primitiva" o "essenziale".
L'ipertensione , è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, principalmente ictus e cardiopatia ischemica.
Bassi valori pressori non vanno considerati patologici in persone sane. In effetti, il rischio di manifestazioni di malattie cardio--vascolari è un rischio "continuo", che cresce proporzionalmente all'aumentare dei valori pressori , da quelli più bassi a quelli più elevati. Pertanto , più bassi sono i valori pressori sistolici e diastolici, e minore è il rischio di ictus e cardiopatia ischemica. In questa ottica la definizione di valori "normali" e di valori "anormali" è del tutto arbitraria e convenzionale ed il punto di separazione è quello oltre il quale il rischio è ritenuto così elevato da rendere opportuno il trattamento ipotensivo.
La prevalenza dell'ipertensione aumenta in ogni popolazione con l'aumentare dell'età,sia che si consideri la pressione sistolica sia che si consideri la diastolica.
Sovrappeso:
L'indice di massa corporea è risultato strettamente correlato con i valori pressori; la pressione arteriosa è tanto più elevata quanto maggiore è il sovrappeso, non solo fra gli adulti, ma anche fra i bambini e gli adolescenti.
Condizioni socio--economiche:
Nei paesi industrializzati i valori pressori sono inversamente correlati con il livello socio--economico. Valori medi si trovano più bassi nella fascia di popolazione con livello di istruzione superiore (laurea, o diploma di scuola media superiore), rispetto alla fascia di popolazione con basso livello di istruzione. Ciò può essere attribuito alla migliore conoscenza dei problemi sanitari.
Fattori genetici:
I valori pressori tendono ad essere simili fra i componenti della stessa famiglia ha suggerito l'influenza di fattori genetici , anche se è difficile distinguere quanto dipende dall'esposizione a fattori ambientali e comportamenti condivisi nell'ambito familiare.
La determinazione è poligenica e l'espressione è sotto l'influenza di diversi fattori ambientali.
Sodio e potassio:
Il sodio introdotto con gli alimenti e le bevande, sotto forma di cloruro di sodio o di altri composti , è il fattore ambientale che ha la maggiore influenza sui valori pressori . La quantità di sodio introdotta è correlata con i livelli pressori e con la tendenza all'aumento che essi mostrano con l'avanzare dell'età.
Il potassio ,ha azione protettiva e neutralizza in parte l'affetto ipertensivo del sodio.
Alcool:
L'alcol induce un aumento della pressione arteriosa tanto maggiore quanto più elevate sono le dosi ingerite.
PREVENZIONE:
La prevenzione primaria:
deve essere indirizzata ad indurre le persone ad adottare fin dalla più tenera età uno stile di vita che elimini i fattori di rischio . In particolare , occorre ridurre il consumo di sale a meno di 5 g al giorno,; mantenere il peso corporeo nei limiti ottimali e limitare il consumo di alcol.
Per quanto poco seducente possa apparire un programma a lungo termine di prevenzione primaria , bisogna tenere presente che la riduzione di 10 mmHg del valore pressorio medio di una popolazione può abbassare la morbosità e la mortalità cardiovascolare in misura maggiore di quanto non possa ottenersi con il trattamento farmacologico di tutti gli ipertesi gravi presenti nella stessa popolazione.
La prevenzione secondaria:
Somministrazione di farmaci ipotensivi a tutti coloro che presentano valori pressori che implicano un rischio significativo di complicanze cardiocircolatorie.
^
Classificazione dell'ipertensione secondo i valori sistolici e diastolici (OMS, 1993) :
Classificazione Pressione sistolica Pressione diastolica
(mm Hg) (mm Hg)
Normale <140 e <90
Ipertensione lieve 140--180 e\o 90--105
sottogruppo ipertensione a limite 140--160 e\o 90--95
Ipertensione moderata e grave >180 e\o >105
Ipertensione sistolica isolata >140 e <90
Sottogruppo ipertensione sistolica 140--160 e <90
isolata al limite
L'ipertensione secondaria, conseguente a malattie del parenchima renale o a più rare patologie ( feocromocitoma, coartazione aortica) , pur mantenendo la sua gravità clinica e prognostica , ha perso parte dell'importanza epidemiologica rispetto al passato. Viceversa ha acquistato importanza , sotto l'aspetto epidemiologico ed ai fini della prevenzione delle malattie cardiovascolari, l'ipertensione "primitiva" o "essenziale".
L'ipertensione , è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, principalmente ictus e cardiopatia ischemica.
Bassi valori pressori non vanno considerati patologici in persone sane. In effetti, il rischio di manifestazioni di malattie cardio--vascolari è un rischio "continuo", che cresce proporzionalmente all'aumentare dei valori pressori , da quelli più bassi a quelli più elevati. Pertanto , più bassi sono i valori pressori sistolici e diastolici, e minore è il rischio di ictus e cardiopatia ischemica. In questa ottica la definizione di valori "normali" e di valori "anormali" è del tutto arbitraria e convenzionale ed il punto di separazione è quello oltre il quale il rischio è ritenuto così elevato da rendere opportuno il trattamento ipotensivo.
La prevalenza dell'ipertensione aumenta in ogni popolazione con l'aumentare dell'età,sia che si consideri la pressione sistolica sia che si consideri la diastolica.
Sovrappeso:
L'indice di massa corporea è risultato strettamente correlato con i valori pressori; la pressione arteriosa è tanto più elevata quanto maggiore è il sovrappeso, non solo fra gli adulti, ma anche fra i bambini e gli adolescenti.
Condizioni socio--economiche:
Nei paesi industrializzati i valori pressori sono inversamente correlati con il livello socio--economico. Valori medi si trovano più bassi nella fascia di popolazione con livello di istruzione superiore (laurea, o diploma di scuola media superiore), rispetto alla fascia di popolazione con basso livello di istruzione. Ciò può essere attribuito alla migliore conoscenza dei problemi sanitari.
Fattori genetici:
I valori pressori tendono ad essere simili fra i componenti della stessa famiglia ha suggerito l'influenza di fattori genetici , anche se è difficile distinguere quanto dipende dall'esposizione a fattori ambientali e comportamenti condivisi nell'ambito familiare.
La determinazione è poligenica e l'espressione è sotto l'influenza di diversi fattori ambientali.
Sodio e potassio:
Il sodio introdotto con gli alimenti e le bevande, sotto forma di cloruro di sodio o di altri composti , è il fattore ambientale che ha la maggiore influenza sui valori pressori . La quantità di sodio introdotta è correlata con i livelli pressori e con la tendenza all'aumento che essi mostrano con l'avanzare dell'età.
Il potassio ,ha azione protettiva e neutralizza in parte l'affetto ipertensivo del sodio.
Alcool:
L'alcol induce un aumento della pressione arteriosa tanto maggiore quanto più elevate sono le dosi ingerite.
PREVENZIONE:
La prevenzione primaria:
deve essere indirizzata ad indurre le persone ad adottare fin dalla più tenera età uno stile di vita che elimini i fattori di rischio . In particolare , occorre ridurre il consumo di sale a meno di 5 g al giorno,; mantenere il peso corporeo nei limiti ottimali e limitare il consumo di alcol.
Per quanto poco seducente possa apparire un programma a lungo termine di prevenzione primaria , bisogna tenere presente che la riduzione di 10 mmHg del valore pressorio medio di una popolazione può abbassare la morbosità e la mortalità cardiovascolare in misura maggiore di quanto non possa ottenersi con il trattamento farmacologico di tutti gli ipertesi gravi presenti nella stessa popolazione.
La prevenzione secondaria:
Somministrazione di farmaci ipotensivi a tutti coloro che presentano valori pressori che implicano un rischio significativo di complicanze cardiocircolatorie.
venerdì 18 ottobre 2019
CANZONIERE di: Francesco Petrarca 1°
18--10 2019
1
Voi ch' ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond' io nudriva 'l core
in sul mio primo giovenile errore
quand'era in parte altr' uomo da quel ch' i' sono:
del vario stile in ch'io piango et ragiono,
fra le vane speranze e 'l van dolore,
ove chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.
Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo , onde sovente
di me medesimo meco mi vergogno;
et del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,
e 'l pentèrsi, e 'l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.
2
Per fare una leggiadra sua vendetta,
et punire in un di ben mille offese,
celatamente Amor l'arco riprese,
come buon ch'io nocer luogo et tempo aspetta.
Era la mia virtute al cor ristretta
per far ivi et negli occhi sue difese,
quando 'l colpo mortal là giù discese
ove solea spuntarsi ogni saetta.
Però, turbata nel primiero assalto,
non ebbe tanto ne' vigor ne' spazio
che potesse al bisogno prender l'arme,
overo al poggio faticoso et alto
ritrarmi accortamente da lo strazio
del quale oggi vorrebbe , et non pò, aitarme.
1
Voi ch' ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond' io nudriva 'l core
in sul mio primo giovenile errore
quand'era in parte altr' uomo da quel ch' i' sono:
del vario stile in ch'io piango et ragiono,
fra le vane speranze e 'l van dolore,
ove chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.
Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo , onde sovente
di me medesimo meco mi vergogno;
et del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,
e 'l pentèrsi, e 'l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.
2
Per fare una leggiadra sua vendetta,
et punire in un di ben mille offese,
celatamente Amor l'arco riprese,
come buon ch'io nocer luogo et tempo aspetta.
Era la mia virtute al cor ristretta
per far ivi et negli occhi sue difese,
quando 'l colpo mortal là giù discese
ove solea spuntarsi ogni saetta.
Però, turbata nel primiero assalto,
non ebbe tanto ne' vigor ne' spazio
che potesse al bisogno prender l'arme,
overo al poggio faticoso et alto
ritrarmi accortamente da lo strazio
del quale oggi vorrebbe , et non pò, aitarme.
giovedì 17 ottobre 2019
L'ORO DELLE TIGRI (1972) di: Jorge Luis Borges
17--10--2019
Il passato
Tutto era facile, ci sembra adesso,
Nel plastico ieri irrevocabile:
Socrate il quale , presa la cicuta,
Parla dell'anima e della sua strada
Mentre la morte azzurra gli va salendo
Dai piedi gelati; l'implacabile spada
Che rimbomba sulla bilancia;
Roma , che impone il numeroso esametro
All'ostinato marmo di quella lingua
Che usiamo oggi , frantumata;
I pirati di Hengist che attraversano
A remo il temerario Mare del Nord
E con le forti mani e il coraggio
Fondano un regno che sarà l'Impero;
Il re sassone che offre al re norvegese
I sette piedi di terra e che compie,
Prima che il sole scenda , la sua promessa
Nella battaglia di uomini; i cavalieri
Del deserto, che coprono l'Oriente
E minacciano le cupole della Russia;
Un persiano che racconta la prima
Delle Mille e Una Notte e non sa
Di incominciare un libro che i lunghi secoli
Delle generazioni susseguenti
Non cederanno al silenzioso oblio;
Snorri che salva nella sua perduta Thule,
Nella luce di crepuscoli lenti
O nella notte propizia alla memoria,
Le lettere e gli dei della Germania;
Il giovane Schopenhauer, che scopre
Il piano generale dell'universo;
Whitman , che in una redazione di Brooklyn,
Tra l'odore di inchiostro e di tabacco,
Prende e non dice a nessuno l'infinita
Decisione di essere tutti gli uomini
E di scrivere un libro che sia tutti;
Arredondo, che uccide Idiarte Borda
Nella mattina di Montevideo
E si consegna alla giustizia , dichiarando
Che ha agito da solo , senza complici;
Il soldato che muore in Normandia,
Il soldato che muore in Galilea.
Queste cose potevano non esserci.
Quasi non sono state . Le immaginiamo
In un fatale ieri inevitabile.
Non c'è altro tempo che l'adesso , questo apice
Del sarà e del fu , di quell'istante
In cui la goccia cade nella clessidra.
L'ieri illusorio è un ambito chiuso
Di figure immobili di cera
O di reminiscenze letterarie
Che il tempo perderà nei suoi specchi.
Erik il Rosso, Carlo Dodicesimo, Brenno
E quella sera inafferrabile che fu ma
Sono nella sua eternità, non nella memoria.
Il passato
Tutto era facile, ci sembra adesso,
Nel plastico ieri irrevocabile:
Socrate il quale , presa la cicuta,
Parla dell'anima e della sua strada
Mentre la morte azzurra gli va salendo
Dai piedi gelati; l'implacabile spada
Che rimbomba sulla bilancia;
Roma , che impone il numeroso esametro
All'ostinato marmo di quella lingua
Che usiamo oggi , frantumata;
I pirati di Hengist che attraversano
A remo il temerario Mare del Nord
E con le forti mani e il coraggio
Fondano un regno che sarà l'Impero;
Il re sassone che offre al re norvegese
I sette piedi di terra e che compie,
Prima che il sole scenda , la sua promessa
Nella battaglia di uomini; i cavalieri
Del deserto, che coprono l'Oriente
E minacciano le cupole della Russia;
Un persiano che racconta la prima
Delle Mille e Una Notte e non sa
Di incominciare un libro che i lunghi secoli
Delle generazioni susseguenti
Non cederanno al silenzioso oblio;
Snorri che salva nella sua perduta Thule,
Nella luce di crepuscoli lenti
O nella notte propizia alla memoria,
Le lettere e gli dei della Germania;
Il giovane Schopenhauer, che scopre
Il piano generale dell'universo;
Whitman , che in una redazione di Brooklyn,
Tra l'odore di inchiostro e di tabacco,
Prende e non dice a nessuno l'infinita
Decisione di essere tutti gli uomini
E di scrivere un libro che sia tutti;
Arredondo, che uccide Idiarte Borda
Nella mattina di Montevideo
E si consegna alla giustizia , dichiarando
Che ha agito da solo , senza complici;
Il soldato che muore in Normandia,
Il soldato che muore in Galilea.
Queste cose potevano non esserci.
Quasi non sono state . Le immaginiamo
In un fatale ieri inevitabile.
Non c'è altro tempo che l'adesso , questo apice
Del sarà e del fu , di quell'istante
In cui la goccia cade nella clessidra.
L'ieri illusorio è un ambito chiuso
Di figure immobili di cera
O di reminiscenze letterarie
Che il tempo perderà nei suoi specchi.
Erik il Rosso, Carlo Dodicesimo, Brenno
E quella sera inafferrabile che fu ma
Sono nella sua eternità, non nella memoria.
mercoledì 16 ottobre 2019
IL CAMMINO DELL'UOMO E IL "TU" DI DIO NELLA FILOSOFIA DIALOGICA DI MARTIN BUBER di: Franca Ciccolo Fabris 4°
16--10--2019
Le tappe fondamentali del cammino
è all'interno di questo quadro che Buber indica , a ogni uomo, le tappe fondamentali del suo cammino.
La bellezza, il fascino del libro"Il cammino dell'uomo" sta nel fatto che qui Buber si serve , per illustrare ciò che vuol trasmettere , di una scelta straordinariamente efficace di racconti chassidici, per cui , come in ogni vera opera d'arte, qualsiasi tentativo di riassunto è fortemente in perdita.
Come è costitutiva dell'uomo la relazione, la dialogicita', così è proprio solo dell'uomo il cammino : "Gli angeli riposano in Dio, ma gli spiriti santi camminano in Dio. L'angelo è immobile, il santo cammina. Perciò il santo è superiore all'angelo"
Ogni uomo ; è questo il primo tema , la prima tappa ; prendere coscienza , e assumere fini in fondo la propria unicità, la propria individualità e irripetibilità.
Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe è e rimane il Dio di qualcuno e per qualcuno; privilegio--sei insostituibile, la tua vita è solo tua---,e compito --devi(in un'accezione molto particolare del verbo, che non indica tanto una obbedienza a una legge esterna, ma piuttosto la necessità tutta interiore e dunque coincidente con la vera libertà, di assecondare il proprio destino, andare incontro e andare verso la propria destinazione) impegnarti in prima persona.
Sei dunque chiamato anzitutto a un riconoscimento di te e, in un secondo momento , a un'accettazione, una assunzione in toto di te stesso, spirito e carne,vizi e virtù, positivo e negativo.
Occorre, per ciò , concentrazione, raccoglimento, riunificazione intorno al proprio centro, esperienza della propria radicale e inevitabile solitudine.
Per poco. Segue , a questo, il momento della decisione, della determinazione e risolutezza. Che comporta rinuncia , ma che porta alla piena gestione del proprio destino. Che, ora, è il momento di affrontare; ora è possibile , ed anzi necessario, uscire da se e di se dimenticarsi, per andare verso il mondo, per realizzare il proprio compito nel mondo. Cominciando dal cambiamento di se, e poi , senza cercare troppo lontano, del pezzetto di mondo dentro cui siamo collocati.
Ognuno può così rispondere all'appello che viene da quel Dio, che non è affatto lontano, ma anzi è alla porta e aspetta solo che gli apriamo: "Ancora una volta un insegnamento ebraico si oppone qui agli insegnamenti delle altre religioni, di nuovo, è nel chassidismo che si esprime con la massima intensità. Noi crediamo che la grazia di Dio consiste proprio in questo suo volersi lasciar conquistare dall'uomo,in questo suo consegnarsi, per così dire ,a lui .Dio vuole entrare nel mondo che è suo , ma vuole farlo attraverso l'uomo: ecco il mistero della nostra esistenza, l'opportunità del genere umano.
Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupi chiedendo loro a bruciapelo:"Dove abita Dio?". Quelli risero di lui:" Ma il Rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda:" Dio abita dove lo si lascia entrare".
Se volessimo trovare ora una espressione che sintetizzi questo cammino, al limite, in un'ottica anche solo umanistica e non religioso--umanistica, potremmo forse dire che essa suona all'incirca così:"Sii quel che sei, per andare verso ciò che ancora non sei".
--------------------------------------------------------------------------------------
Anche questo piccolo libro apre , proprio come diceva Hermann Hesse, tanti orizzonti alla riflessione critica , al confronto, alla rielaborazione e al ripensamento personale.
Mi limito qui a due sottolineature, ancora sul versante dell'attualità: la prima è un rimando a un altro "piccolo" e, anche questo , preziosissimo libro: l'autore è Paolo De Benedetti, il titolo "Ciò che tarda avverrà"
Ritroviamo qui , elaborati con la straordinaria capacità di muoversi nello sconfinato territorio della tradizione biblica e dell'esegesi midrashica propria dell'autore , tanti di questi temi--da quello del Dio che è sempre Dio di qualcuno, a quello della legittimità, anzi dell'obbligo che ognuno , proprio perché unico , si affanni a cercare il settantunesimo senso della Parola di Dio; da quello dell'opera creatrice dell'uomo che può paradossalmente essere migliore di quella di Dio, a quello dell'ascolto come dimensione essenziale del vivere e del credere; e infine la domanda cruciale, sempre meno eludibile, sul senso della storia e sul dolore nel mondo--coniugati per lo più in rapporto al tempo presente che ne risulta illuminato di nuova e confortante luce.
La seconda vuol richiamare l'attenzione su un fatto che mi sembra poco notato esplicitamente anche se è sempre più frequente. La tradizione chassidica ,o meglio alcuni dei temi che essa ci racconta , sono spesso utilizzati in chiavi a volte anche molto diverse tra loro e in contesti culturali disparati:ora, pur accogliendo e condividendo fino in fondo l'utile monito che ci viene da autorevoli studiosi, a evitare infelici e fuorvianti sincretismi, forse è possibile , confortati in ciò dal più grande conoscitore contemporaneo del chassidismo, Gershom Scholem , fare un'eccezione. Prendere cioè sul serio la lettura di tipo psicoanalitico, e più propriamente di scuola Junghiana, che è stata , e continua ad essere fatta di alcune concezioni dell'uomo che il chassidismo prospetta(l'inconscio, l'individuazione come via di salvezza, il negativo ecc.)
Le tappe fondamentali del cammino
è all'interno di questo quadro che Buber indica , a ogni uomo, le tappe fondamentali del suo cammino.
La bellezza, il fascino del libro"Il cammino dell'uomo" sta nel fatto che qui Buber si serve , per illustrare ciò che vuol trasmettere , di una scelta straordinariamente efficace di racconti chassidici, per cui , come in ogni vera opera d'arte, qualsiasi tentativo di riassunto è fortemente in perdita.
Come è costitutiva dell'uomo la relazione, la dialogicita', così è proprio solo dell'uomo il cammino : "Gli angeli riposano in Dio, ma gli spiriti santi camminano in Dio. L'angelo è immobile, il santo cammina. Perciò il santo è superiore all'angelo"
Ogni uomo ; è questo il primo tema , la prima tappa ; prendere coscienza , e assumere fini in fondo la propria unicità, la propria individualità e irripetibilità.
Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe è e rimane il Dio di qualcuno e per qualcuno; privilegio--sei insostituibile, la tua vita è solo tua---,e compito --devi(in un'accezione molto particolare del verbo, che non indica tanto una obbedienza a una legge esterna, ma piuttosto la necessità tutta interiore e dunque coincidente con la vera libertà, di assecondare il proprio destino, andare incontro e andare verso la propria destinazione) impegnarti in prima persona.
Sei dunque chiamato anzitutto a un riconoscimento di te e, in un secondo momento , a un'accettazione, una assunzione in toto di te stesso, spirito e carne,vizi e virtù, positivo e negativo.
Occorre, per ciò , concentrazione, raccoglimento, riunificazione intorno al proprio centro, esperienza della propria radicale e inevitabile solitudine.
Per poco. Segue , a questo, il momento della decisione, della determinazione e risolutezza. Che comporta rinuncia , ma che porta alla piena gestione del proprio destino. Che, ora, è il momento di affrontare; ora è possibile , ed anzi necessario, uscire da se e di se dimenticarsi, per andare verso il mondo, per realizzare il proprio compito nel mondo. Cominciando dal cambiamento di se, e poi , senza cercare troppo lontano, del pezzetto di mondo dentro cui siamo collocati.
Ognuno può così rispondere all'appello che viene da quel Dio, che non è affatto lontano, ma anzi è alla porta e aspetta solo che gli apriamo: "Ancora una volta un insegnamento ebraico si oppone qui agli insegnamenti delle altre religioni, di nuovo, è nel chassidismo che si esprime con la massima intensità. Noi crediamo che la grazia di Dio consiste proprio in questo suo volersi lasciar conquistare dall'uomo,in questo suo consegnarsi, per così dire ,a lui .Dio vuole entrare nel mondo che è suo , ma vuole farlo attraverso l'uomo: ecco il mistero della nostra esistenza, l'opportunità del genere umano.
Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupi chiedendo loro a bruciapelo:"Dove abita Dio?". Quelli risero di lui:" Ma il Rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda:" Dio abita dove lo si lascia entrare".
Se volessimo trovare ora una espressione che sintetizzi questo cammino, al limite, in un'ottica anche solo umanistica e non religioso--umanistica, potremmo forse dire che essa suona all'incirca così:"Sii quel che sei, per andare verso ciò che ancora non sei".
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Anche questo piccolo libro apre , proprio come diceva Hermann Hesse, tanti orizzonti alla riflessione critica , al confronto, alla rielaborazione e al ripensamento personale.
Mi limito qui a due sottolineature, ancora sul versante dell'attualità: la prima è un rimando a un altro "piccolo" e, anche questo , preziosissimo libro: l'autore è Paolo De Benedetti, il titolo "Ciò che tarda avverrà"
Ritroviamo qui , elaborati con la straordinaria capacità di muoversi nello sconfinato territorio della tradizione biblica e dell'esegesi midrashica propria dell'autore , tanti di questi temi--da quello del Dio che è sempre Dio di qualcuno, a quello della legittimità, anzi dell'obbligo che ognuno , proprio perché unico , si affanni a cercare il settantunesimo senso della Parola di Dio; da quello dell'opera creatrice dell'uomo che può paradossalmente essere migliore di quella di Dio, a quello dell'ascolto come dimensione essenziale del vivere e del credere; e infine la domanda cruciale, sempre meno eludibile, sul senso della storia e sul dolore nel mondo--coniugati per lo più in rapporto al tempo presente che ne risulta illuminato di nuova e confortante luce.
La seconda vuol richiamare l'attenzione su un fatto che mi sembra poco notato esplicitamente anche se è sempre più frequente. La tradizione chassidica ,o meglio alcuni dei temi che essa ci racconta , sono spesso utilizzati in chiavi a volte anche molto diverse tra loro e in contesti culturali disparati:ora, pur accogliendo e condividendo fino in fondo l'utile monito che ci viene da autorevoli studiosi, a evitare infelici e fuorvianti sincretismi, forse è possibile , confortati in ciò dal più grande conoscitore contemporaneo del chassidismo, Gershom Scholem , fare un'eccezione. Prendere cioè sul serio la lettura di tipo psicoanalitico, e più propriamente di scuola Junghiana, che è stata , e continua ad essere fatta di alcune concezioni dell'uomo che il chassidismo prospetta(l'inconscio, l'individuazione come via di salvezza, il negativo ecc.)
martedì 15 ottobre 2019
PREGHIERA PER L'ANNO 2000 dia. Raoul Follereau
15--10--2019
Anno 2000.
Tempo di paura o primavera d'amore?
Atomo: trionfo dell'uomo
o patibolo dell'umanità?
Signore, aiutaci!
Detentori ormai di una particella
della Tua potenza,
eccoci davanti a Te , deboli , fragili,
più poveri che mai,
vergognosi
delle nostre coscienze rattoppate
e dei nostri cuori a brandelli.
Signore, abbi pietà di noi!
Noi abbiamo costruito chiese,
ma la nostra storia
è una guerra senza fine;
noi abbiamo costruito ospedali , ma noi,
per i nostri fratelli,
abbiamo accettato la fame.
Perdono , Signore,
per la natura calpestata,
per le foreste assassinate,
per i fiumi inquinati...
Perdono
per la bomba atomica,
il lavoro a catena,
la macchina che divora l'uomo
e le bestemmie contro l'Amore.
Noi sappiamo che Tu ci ami e che
a questo amore , noi dobbiamo la vita.
Strappaci dall'asfissia dei cuori
e dei corpi.
Che i nostri giorni non siano più deturpati
dall'invidia e dall'ingratitudine,
dalle terribili schiavitù del potere.
Donaci la felicità di amare
il nostro dovere.
Nel mondo mancano milioni di medici:
ispira i Tuoi figli a curare;
nel mondo mancano milioni di maestri;
ispira i Tuoi figli ad insegnare;
la fame tormenta i tre quarti della terra;
ispira i Tuoi figli a seminare;
da cent'anni gli uomini hanno fatto
quasi cento guerre;
insegna ai Tuoi figli ad amarsi.
Perché, Signore , non è amore
senza il Tuo Amore.
Fa che ogni giorno,
e per tutta la vita,
nella gioia nel dolore,
noi siamo fratelli,
fratelli senza frontiere.
Allora i nostri ospedali
saranno anche le Tue cattedrali
e i nostri laboratori
i testimoni
della Tua grandezza.
Nei cuori dei proscritti di un tempo
risplenderanno
i Tuoi tabernacoli.
Allora,
non accettando altre tirannie che quella della Tua Bontà,
la nostra civiltà martoriata dall'odio
dalla violenza e dal denaro,
rifiorirà
nella pace e nella giustizia.
Come l'alba diventa aurora,
e poi giorno,
voglia il Tuo Amore
che i figli
dell'Anno Duemila,
nascono nella speranza,
crescano nelle pace,
si estinguano infine nella luce,
per ritrovarti, Signore,
Tu che sei la Via.
le parole profetiche di questa preghiera, mi fanno comprendere , come la pace e la giustizia sono lontane. Un medio-oriente martoriato dall'orrore della guerra, e i nostri cuori indifferenti al dolore alla violenza subita da quei popoli. Che possa la coscienza, di noi occidentali svegliarsi , al fine di diventare veri costruttori di pace e di giustizia, là dove l'umanità sta' soffrendo.
Anno 2000.
Tempo di paura o primavera d'amore?
Atomo: trionfo dell'uomo
o patibolo dell'umanità?
Signore, aiutaci!
Detentori ormai di una particella
della Tua potenza,
eccoci davanti a Te , deboli , fragili,
più poveri che mai,
vergognosi
delle nostre coscienze rattoppate
e dei nostri cuori a brandelli.
Signore, abbi pietà di noi!
Noi abbiamo costruito chiese,
ma la nostra storia
è una guerra senza fine;
noi abbiamo costruito ospedali , ma noi,
per i nostri fratelli,
abbiamo accettato la fame.
Perdono , Signore,
per la natura calpestata,
per le foreste assassinate,
per i fiumi inquinati...
Perdono
per la bomba atomica,
il lavoro a catena,
la macchina che divora l'uomo
e le bestemmie contro l'Amore.
Noi sappiamo che Tu ci ami e che
a questo amore , noi dobbiamo la vita.
Strappaci dall'asfissia dei cuori
e dei corpi.
Che i nostri giorni non siano più deturpati
dall'invidia e dall'ingratitudine,
dalle terribili schiavitù del potere.
Donaci la felicità di amare
il nostro dovere.
Nel mondo mancano milioni di medici:
ispira i Tuoi figli a curare;
nel mondo mancano milioni di maestri;
ispira i Tuoi figli ad insegnare;
la fame tormenta i tre quarti della terra;
ispira i Tuoi figli a seminare;
da cent'anni gli uomini hanno fatto
quasi cento guerre;
insegna ai Tuoi figli ad amarsi.
Perché, Signore , non è amore
senza il Tuo Amore.
Fa che ogni giorno,
e per tutta la vita,
nella gioia nel dolore,
noi siamo fratelli,
fratelli senza frontiere.
Allora i nostri ospedali
saranno anche le Tue cattedrali
e i nostri laboratori
i testimoni
della Tua grandezza.
Nei cuori dei proscritti di un tempo
risplenderanno
i Tuoi tabernacoli.
Allora,
non accettando altre tirannie che quella della Tua Bontà,
la nostra civiltà martoriata dall'odio
dalla violenza e dal denaro,
rifiorirà
nella pace e nella giustizia.
Come l'alba diventa aurora,
e poi giorno,
voglia il Tuo Amore
che i figli
dell'Anno Duemila,
nascono nella speranza,
crescano nelle pace,
si estinguano infine nella luce,
per ritrovarti, Signore,
Tu che sei la Via.
le parole profetiche di questa preghiera, mi fanno comprendere , come la pace e la giustizia sono lontane. Un medio-oriente martoriato dall'orrore della guerra, e i nostri cuori indifferenti al dolore alla violenza subita da quei popoli. Che possa la coscienza, di noi occidentali svegliarsi , al fine di diventare veri costruttori di pace e di giustizia, là dove l'umanità sta' soffrendo.
lunedì 14 ottobre 2019
OSSI DI SEPPIA (1920--1927) di: Montale 3°
14--10--2019
=Dove se ne vanno le ricciute donzelle
che recano le colme anfore su le spalle
ed hanno il fermo passo sì leggero;
e in fondo uno sbocco di valle
invano attende le belle
cui adombra una pergola di vigna
e i grappoli ne pendono oscillando.
Il sole che va in alto,
le intraviste pendici
non han tinte: nel blando
minuto la natura fulminata
atteggia le felici
sue creature , madre non matrigna,
in levità di forme.
Mondo che dorme o mondo che si gloria
d'immutata esistenza , chi può dire?,
uomo che passi ,e tu dagli
il meglio ramicello del tuo orto.
Poi segui: in questa valle
non è vicenda di buio e di luce.
Lungi di qui la tua via ti conduce,
non c'è asilo per te, sei troppo morto;
seguita il giro delle tue stelle.
E dunque addio ,infanti ricciutelle,
portate le colme anfore su le spalle.
=Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe , e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
si qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo , ciò che non vogliamo
=Dove se ne vanno le ricciute donzelle
che recano le colme anfore su le spalle
ed hanno il fermo passo sì leggero;
e in fondo uno sbocco di valle
invano attende le belle
cui adombra una pergola di vigna
e i grappoli ne pendono oscillando.
Il sole che va in alto,
le intraviste pendici
non han tinte: nel blando
minuto la natura fulminata
atteggia le felici
sue creature , madre non matrigna,
in levità di forme.
Mondo che dorme o mondo che si gloria
d'immutata esistenza , chi può dire?,
uomo che passi ,e tu dagli
il meglio ramicello del tuo orto.
Poi segui: in questa valle
non è vicenda di buio e di luce.
Lungi di qui la tua via ti conduce,
non c'è asilo per te, sei troppo morto;
seguita il giro delle tue stelle.
E dunque addio ,infanti ricciutelle,
portate le colme anfore su le spalle.
=Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe , e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
si qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo , ciò che non vogliamo
domenica 13 ottobre 2019
POST--MODERNO; POST--CRISTIANO : il dramma della nostra società di : Pina Maria Speranza Raciti
13--10 --2019
Siamo, caduti proprio in basso! Utilizzare il "Crocifisso" per uno squallido scontro politico; non esiste più la dialettica della politica.
Il "cristianesimo", è parte integrante della nostra identità, noi popolo europeo ; ed è parte integrante della nostra cultura, e della nostra democrazia.
Nelle "costituzioni" delle democrazie occidentali, i cittadini sono uguali e liberi, al di là del colore della loro pelle, al di là della loro condizione sociale, tutti uomini e donne. Inoltre , esiste la libertà di culto.
La "Croce" con le parole di Paolo, ha abbattuto il muro dell'inimicizia che separava i due mondi, facendo dei due , un solo mondo. Ciò vuole dire, che la "croce" permette al " credente" di essere cittadino del mondo; e l'umanità diventa:"sorelle, e fratelli".
La " Croce" è AMORE ASSOLUTO ! Il cristiano, attraverso la croce: ama, accoglie, rispetta, il suo prossimo.
Con "Il cortile dei gentili " , la chiesa cristiana cattolica, ha iniziato un cammino di confronto , dialogo, con i non credenti; da 50 anni circa, la chiesa cristiana, cammina in un dialogo , incontro , con l'Islam, e con le altri religioni orientali.
Non comprendo, la proposta di rimuovere il crocifisso dalle aule della scuola italiana e dagli uffici pubblici in generale. L'Europa in generale, l'Italia , in particolare, è casa nostra, è dovere nostro come padroni di casa amare accogliere, rispettare, i nostri ospiti, che vengono da noi a lavorare per migliorale la loro condizione; loro ,gli ospiti, hanno il dovere di rispettare le nostre leggi, inoltre esiste la libertà di culto, che dà loro la possibilità di professare la loro fede.
Come si può interpretare la proposta del ministro?
Forse ,per mettere a loro agio i nostri ospiti dobbiamo rimuovere dalla scuola italiana:
--il crocifisso; lo studio della letteratura italiana; lo studio della nostra storia; lo studio della lingua italiana;
---dobbiamo mettere al bando:
Dante; Petrarca; Manzoni; Pirandello; ecc.
----dobbiamo chiudere le nostre chiese, i nostri musei.
Una società vuota,che ha perso la sua reale dimensione!
Siamo, caduti proprio in basso! Utilizzare il "Crocifisso" per uno squallido scontro politico; non esiste più la dialettica della politica.
Il "cristianesimo", è parte integrante della nostra identità, noi popolo europeo ; ed è parte integrante della nostra cultura, e della nostra democrazia.
Nelle "costituzioni" delle democrazie occidentali, i cittadini sono uguali e liberi, al di là del colore della loro pelle, al di là della loro condizione sociale, tutti uomini e donne. Inoltre , esiste la libertà di culto.
La "Croce" con le parole di Paolo, ha abbattuto il muro dell'inimicizia che separava i due mondi, facendo dei due , un solo mondo. Ciò vuole dire, che la "croce" permette al " credente" di essere cittadino del mondo; e l'umanità diventa:"sorelle, e fratelli".
La " Croce" è AMORE ASSOLUTO ! Il cristiano, attraverso la croce: ama, accoglie, rispetta, il suo prossimo.
Con "Il cortile dei gentili " , la chiesa cristiana cattolica, ha iniziato un cammino di confronto , dialogo, con i non credenti; da 50 anni circa, la chiesa cristiana, cammina in un dialogo , incontro , con l'Islam, e con le altri religioni orientali.
Non comprendo, la proposta di rimuovere il crocifisso dalle aule della scuola italiana e dagli uffici pubblici in generale. L'Europa in generale, l'Italia , in particolare, è casa nostra, è dovere nostro come padroni di casa amare accogliere, rispettare, i nostri ospiti, che vengono da noi a lavorare per migliorale la loro condizione; loro ,gli ospiti, hanno il dovere di rispettare le nostre leggi, inoltre esiste la libertà di culto, che dà loro la possibilità di professare la loro fede.
Come si può interpretare la proposta del ministro?
Forse ,per mettere a loro agio i nostri ospiti dobbiamo rimuovere dalla scuola italiana:
--il crocifisso; lo studio della letteratura italiana; lo studio della nostra storia; lo studio della lingua italiana;
---dobbiamo mettere al bando:
Dante; Petrarca; Manzoni; Pirandello; ecc.
----dobbiamo chiudere le nostre chiese, i nostri musei.
Una società vuota,che ha perso la sua reale dimensione!
sabato 12 ottobre 2019
LA VIA SEMPLICE DI CHUANG TZU di: Thomas Merton 3°
12--10---2019
Il digiuno del cuore
Yen Hui , il discepolo preferito di Confucio, venne a prendere concedo dal suo maestro.
"Dove vai?".
"E perché?"
"Ho sentito dire che il principe di Wei è un uomo robusto ed energico, oltre che assai caparbio. Non si cura del suo popolo e rifiuta di ammettere i propri difetti. Non gli importa del fatto che i suoi sudditi muoiano come mosche . I cadaveri giacciono dappertutto come fieno in un campo appena tagliato. La gente è disperata. Ma io vi ho sentito dire , Maestro , che bisogna lasciare lo Stato che è ben governato per recarsi in quello che è pieno di disordini. Sono tanti i malati che aspettano davanti alla porta del medico. Desidero cogliere questa opportunità per mettere in pratica ciò che ho imparato da voi e vedere se riesco a migliorare le condizioni di quel paese".
"Ahimè!", esclamò Confucio, "tu non sai ciò che fai. Ti rovinerai con le tue stesse mani . Il Tao non ha bisogno del tuo zelo e tu sprecherai le tue energie in sforzi inutili . Ciò ti farà diventare confuso e poi ansioso e allora si che non sarai più capace di recare aiuto a te stesso. I saggi di un tempo prima cercavano il Tao dentro di se',
poi andavano a vedere se c'era qualche cosa negli altri che corrispondesse al Tao così come essi lo conoscevano. Ma se non hai il Tao , che diritto hai di sciupare il tempo a cercare inutilmente di riportare sulla retta via i politici corrotti?....Comunque immagino che tu abbia qualche cosa su cui fondare le tue speranze di successo. Come pensi di agire?"
Yen Hui rispose:" Intendo presentarmi come un uomo umile e disinteressato , che cerca di fare solo ciò che è giusto e nient'altro: un primo contatto assai semplice e onesto . Riuscirò a conquistare la sua fiducia?"
Confucio replicò :"Certamente no. Quell'uomo è convinto che solo lui ha ragione. Da fuori può sembrare che nutra un vero interesse per la giustizia , ma non lasciarti trarre inganno dalla sua espressione . Non è abituato a essere contestato da nessuno. Calpesta gli altri per confessare a se stesso di avere ragione e se lo fa con gente mediocre , è ancora più sicuro che si comporterà così con uno che rappresenta per lui una minaccia in quanto si definisce uomo di grandi qualità. Si aggrapperà ancora di più alle proprie idee. Forse fingerà di essere interessato ai tuoi discorsi circa ciò che è oggettivamente giusto, ma dentro di se' non ti ascolterà e non cambierà nulla . Con questo sistema non otterrai niente".
Riprese allora YEN Hui : "Molto bene . Invece di oppormi a lui direttamente ,resterò fedele nel mio intimo ai miei valori e fuori invece farò mostra di cedere. Mi rifarò all'autorità della tradizione e agli esempi del passato. Chi dentro di se' non cede a compromessi è figlio del cielo tanto quanto qualsiasi governante. Non mi appellerò ad alcuna dottrina personale e di conseguenza non mi importerà di essere approvato o meno. Alla fine tutti mi giudicheranno assolutamente disinteressato e sincero. Apprezzeranno la mia innocenza e così sarò per loro uno strumento del cielo.
In questo modo, mostrandomi obbediente al principe come fanno gli altri uomini, inchinandomi , inginocchiandomi , prostrandomi come un servo , verrò accettato senza riserve. Allora gli altri avranno fiducia in me e sempre di più si serviranno di me, poiché vedranno che il mio unico desiderio è quello di rendermi utile e operare per il bene di tutti . Così diventerò uno strumento degli uomini.
Nel frattempo , tutto ciò che avrò da dire verrà espresso in termini di tradizione antica .Mi servirò della tradizione sacra dei saggi del passato. Anche se ciò che dirò potrà suonare come condanna per la condotta del principe, non saranno parole mie, ma della tradizione stessa. Con questo sistema , sarò perfettamente onesto senza recare offesa a nessuno, e quindi mi porrò come strumento della tradizione. Pensate che questo sia il metodo giusto?"
"Decisamente no", rispose Confucio. "Disponi di troppi piani d'azione senza neppure aver conosciuto il principe e osservato il suo carattere! Al massimo potrai salvarti la pelle , ma non riuscirai certo a cambiare nulla. Può darsi che egli si mostri in apparenza docile alle tue parole , ma non ci sarà un'autentica conversione del cuore". Allora Yen Hui esclamò:" è il massimo che posso fare . Maestro , voi che cosa suggerite?"
"Devi digiunare!", replicò Confucio . "Sai che cosa significa digiunare? Non è facile . Ma le vie di Dio non sono facili".
"Oh", disse Yen Hui , "io sono abituato a digiunare ! A casa mia eravamo poveri , stavamo mesi senza carne ne' vino. Non è questo digiunare?".
"Be', lo puoi definire"osservare il digiuno", rispose Confucio, "ma non è il digiuno del cuore".
"Ditemi", domandò Yen Hui, "che cos'è il digiuno del cuore?"
Confucio spiegò:" Lo scopo del digiuno è l'unità interiore. Ciò significa sentire , ma non con l'orecchio ; sentire, ma non con l'intelletto; sentire con lo spirito, con tutto te stesso . Il sentire solo con le orecchie è una cosa , quello dell'intelletto è un'altra . Ma il sentire dello spirito non è limitato a una singola facoltà, alla mente o all'udito, e quindi esige che tutte le altre facoltà vengano sospese. Quando esse sono sospese , tutto il nostro essere resta in ascolto. Allora puoi cogliere direttamente ciò che è lì davanti a te e che non potrai mai sentire con le orecchie o capire con la mente. Il digiuno del cuore svuota ogni facoltà, ti libera da ogni limite e da ogni preoccupazione. Il digiuno del cuore genera unità e libertà".
"Capisco", replicò Yen Hui , "il vero ostacolo era la mia consapevolezza di me stesso. Se riuscirò a iniziare questo digiuno del cuore , tutto ciò scomparirà e io sarò libero da limiti e preoccupazioni! è questo che volete dire?"
"Si", rispose Confucio, "è così" Se ti comporterai così , sarai in grado di andare nel mondo degli uomini senza disturbarli. Non entrerai in conflitto con l'immagine ideale che hanno di se stessi . Se saranno disposti ad ascoltare , canta loro una canzone , altrimenti taci. Non cercare di sfondare le porte. Non sperimentare su di loro nuove medicine. Accontentati di restare fra loro, poiché non c'è altro che tu possa se non essere uno di loro . Allora, forse , avrai successo!
è facile non lasciare tracce quando si sta fermi , ma è difficile camminare senza toccare terra. Se segui la via del Tao, non c'è posto per l'inganno.
Sai che si può volare con le ali : ma non hai ancora imparato a volare senza ali. Conosci la sapienza di coloro che sanno, ma non hai ancora imparato la sapienza di chi non sa.
Guarda questa finestra : non è altro che un buco nel muro , ma grazie ad essa tutta la stanza è piena di luce. Così , quando le facoltà sono sospese , il cuore è pieno di luce, e quando è pieno di luce diventa un influsso da cui gli altri vengono segretamente trasformati".
Il digiuno del cuore
Yen Hui , il discepolo preferito di Confucio, venne a prendere concedo dal suo maestro.
"Dove vai?".
"E perché?"
"Ho sentito dire che il principe di Wei è un uomo robusto ed energico, oltre che assai caparbio. Non si cura del suo popolo e rifiuta di ammettere i propri difetti. Non gli importa del fatto che i suoi sudditi muoiano come mosche . I cadaveri giacciono dappertutto come fieno in un campo appena tagliato. La gente è disperata. Ma io vi ho sentito dire , Maestro , che bisogna lasciare lo Stato che è ben governato per recarsi in quello che è pieno di disordini. Sono tanti i malati che aspettano davanti alla porta del medico. Desidero cogliere questa opportunità per mettere in pratica ciò che ho imparato da voi e vedere se riesco a migliorare le condizioni di quel paese".
"Ahimè!", esclamò Confucio, "tu non sai ciò che fai. Ti rovinerai con le tue stesse mani . Il Tao non ha bisogno del tuo zelo e tu sprecherai le tue energie in sforzi inutili . Ciò ti farà diventare confuso e poi ansioso e allora si che non sarai più capace di recare aiuto a te stesso. I saggi di un tempo prima cercavano il Tao dentro di se',
poi andavano a vedere se c'era qualche cosa negli altri che corrispondesse al Tao così come essi lo conoscevano. Ma se non hai il Tao , che diritto hai di sciupare il tempo a cercare inutilmente di riportare sulla retta via i politici corrotti?....Comunque immagino che tu abbia qualche cosa su cui fondare le tue speranze di successo. Come pensi di agire?"
Yen Hui rispose:" Intendo presentarmi come un uomo umile e disinteressato , che cerca di fare solo ciò che è giusto e nient'altro: un primo contatto assai semplice e onesto . Riuscirò a conquistare la sua fiducia?"
Confucio replicò :"Certamente no. Quell'uomo è convinto che solo lui ha ragione. Da fuori può sembrare che nutra un vero interesse per la giustizia , ma non lasciarti trarre inganno dalla sua espressione . Non è abituato a essere contestato da nessuno. Calpesta gli altri per confessare a se stesso di avere ragione e se lo fa con gente mediocre , è ancora più sicuro che si comporterà così con uno che rappresenta per lui una minaccia in quanto si definisce uomo di grandi qualità. Si aggrapperà ancora di più alle proprie idee. Forse fingerà di essere interessato ai tuoi discorsi circa ciò che è oggettivamente giusto, ma dentro di se' non ti ascolterà e non cambierà nulla . Con questo sistema non otterrai niente".
Riprese allora YEN Hui : "Molto bene . Invece di oppormi a lui direttamente ,resterò fedele nel mio intimo ai miei valori e fuori invece farò mostra di cedere. Mi rifarò all'autorità della tradizione e agli esempi del passato. Chi dentro di se' non cede a compromessi è figlio del cielo tanto quanto qualsiasi governante. Non mi appellerò ad alcuna dottrina personale e di conseguenza non mi importerà di essere approvato o meno. Alla fine tutti mi giudicheranno assolutamente disinteressato e sincero. Apprezzeranno la mia innocenza e così sarò per loro uno strumento del cielo.
In questo modo, mostrandomi obbediente al principe come fanno gli altri uomini, inchinandomi , inginocchiandomi , prostrandomi come un servo , verrò accettato senza riserve. Allora gli altri avranno fiducia in me e sempre di più si serviranno di me, poiché vedranno che il mio unico desiderio è quello di rendermi utile e operare per il bene di tutti . Così diventerò uno strumento degli uomini.
Nel frattempo , tutto ciò che avrò da dire verrà espresso in termini di tradizione antica .Mi servirò della tradizione sacra dei saggi del passato. Anche se ciò che dirò potrà suonare come condanna per la condotta del principe, non saranno parole mie, ma della tradizione stessa. Con questo sistema , sarò perfettamente onesto senza recare offesa a nessuno, e quindi mi porrò come strumento della tradizione. Pensate che questo sia il metodo giusto?"
"Decisamente no", rispose Confucio. "Disponi di troppi piani d'azione senza neppure aver conosciuto il principe e osservato il suo carattere! Al massimo potrai salvarti la pelle , ma non riuscirai certo a cambiare nulla. Può darsi che egli si mostri in apparenza docile alle tue parole , ma non ci sarà un'autentica conversione del cuore". Allora Yen Hui esclamò:" è il massimo che posso fare . Maestro , voi che cosa suggerite?"
"Devi digiunare!", replicò Confucio . "Sai che cosa significa digiunare? Non è facile . Ma le vie di Dio non sono facili".
"Oh", disse Yen Hui , "io sono abituato a digiunare ! A casa mia eravamo poveri , stavamo mesi senza carne ne' vino. Non è questo digiunare?".
"Be', lo puoi definire"osservare il digiuno", rispose Confucio, "ma non è il digiuno del cuore".
"Ditemi", domandò Yen Hui, "che cos'è il digiuno del cuore?"
Confucio spiegò:" Lo scopo del digiuno è l'unità interiore. Ciò significa sentire , ma non con l'orecchio ; sentire, ma non con l'intelletto; sentire con lo spirito, con tutto te stesso . Il sentire solo con le orecchie è una cosa , quello dell'intelletto è un'altra . Ma il sentire dello spirito non è limitato a una singola facoltà, alla mente o all'udito, e quindi esige che tutte le altre facoltà vengano sospese. Quando esse sono sospese , tutto il nostro essere resta in ascolto. Allora puoi cogliere direttamente ciò che è lì davanti a te e che non potrai mai sentire con le orecchie o capire con la mente. Il digiuno del cuore svuota ogni facoltà, ti libera da ogni limite e da ogni preoccupazione. Il digiuno del cuore genera unità e libertà".
"Capisco", replicò Yen Hui , "il vero ostacolo era la mia consapevolezza di me stesso. Se riuscirò a iniziare questo digiuno del cuore , tutto ciò scomparirà e io sarò libero da limiti e preoccupazioni! è questo che volete dire?"
"Si", rispose Confucio, "è così" Se ti comporterai così , sarai in grado di andare nel mondo degli uomini senza disturbarli. Non entrerai in conflitto con l'immagine ideale che hanno di se stessi . Se saranno disposti ad ascoltare , canta loro una canzone , altrimenti taci. Non cercare di sfondare le porte. Non sperimentare su di loro nuove medicine. Accontentati di restare fra loro, poiché non c'è altro che tu possa se non essere uno di loro . Allora, forse , avrai successo!
è facile non lasciare tracce quando si sta fermi , ma è difficile camminare senza toccare terra. Se segui la via del Tao, non c'è posto per l'inganno.
Sai che si può volare con le ali : ma non hai ancora imparato a volare senza ali. Conosci la sapienza di coloro che sanno, ma non hai ancora imparato la sapienza di chi non sa.
Guarda questa finestra : non è altro che un buco nel muro , ma grazie ad essa tutta la stanza è piena di luce. Così , quando le facoltà sono sospese , il cuore è pieno di luce, e quando è pieno di luce diventa un influsso da cui gli altri vengono segretamente trasformati".
giovedì 10 ottobre 2019
FERVORE DI BUENOS AIRES di: Jorge Luis Borges
10--10--2019
Alba
Nella profonda notte universale
che appena contraddicono i fanali
una raffica perduta
ha offeso le strade taciturne
come presentimento tremulo
dell'alba orribile che fa la ronda
ai sobborghi smantellati del mondo.
Curioso dell'ombra
e impaurito dalla minaccia dell'alba
rivissi la tremenda congettura
di Schopenhauer e di Berkeley
che dichiara che il mondo
è una attività della mente,
un sogno delle anime,
senza base ne' proposito ne' volume.
E già che le idee
non sono eterne come il marmo
ma immortali come un bosco o un fiume,
la dottrina citata
assume un'altra forma nell'alba
e la superstizione di quell'ora
quando la luce come un rampicante
va a implicare le pareti dell'ombra,
piegò la mia ragione
e tracciò il mio capriccio seguente:
Se sono prive di sostanza le cose
e se questa numerosa Buenos Aires
non è altro che un sogno
che ergono in condivisa magia le anime,
c'è un istante
in cui pericola tumultuosamente il suo essere
ed è l'istante rabbrividito dell'alba,
quando sono pochi coloro che sognano il mondo
e soltanto alcuni nottambuli conservano,
cenerina e appena abbozzata,
l'immagine delle strade
che completeranno poi gli altri.
Ora in cui il sogno pertinace della vita
corre pericolo di rottura,
ora in cui sarebbe facile a Dio
uccidere del tutto la Sua opera!
Ma di nuovo il mondo si è salvato.
La luce deambula inventando sporchi colori
e con qualche rimorso
della mia complicità nel risorgere del giorno
sollecito la mia casa ,
attonita e glaciale nella luce bianca,
mentre un uccello trattiene il silenzio
e la notte consumata
è rimasta negli occhi dei ciechi.
Benares
Falsa e fitta
come un giardino riprodotto da uno specchio,
l'immaginata urbe
che non hanno visto mai i miei occhi
intesse distanze
e ripete le sue case irraggiungibili.
Il brusco sole,
lacera la completa oscurità
di templi , letami, carceri , patios
e scalerà i muri
e splenderà in un fiume sacro.
Ansimante
la città che oppresse un fogliame di stelle
trabocca l'orizzonte
e nel mattino pieno
di passi e di sonno
la luce va aprendo come rami le strade.
Giuntamente albeggia
in tutte le persiane che guardano l'oriente
e la voce di un muezzino
rattrista dalla sua alta torre
l'aria di questo giorno
e annuncia alla città dei molti dei
la solitudine di Dio.
(E pensare
che mentre gioco con dubbiose immagini,
la città che canto , persiste
in un luogo predestinato del mondo,
con la sua topografia precisa,
popolata come un sogno,
con ospedali e caserme
e lenti viali
e uomini di labbra marce
che sentono freddo ai denti.)
Alba
Nella profonda notte universale
che appena contraddicono i fanali
una raffica perduta
ha offeso le strade taciturne
come presentimento tremulo
dell'alba orribile che fa la ronda
ai sobborghi smantellati del mondo.
Curioso dell'ombra
e impaurito dalla minaccia dell'alba
rivissi la tremenda congettura
di Schopenhauer e di Berkeley
che dichiara che il mondo
è una attività della mente,
un sogno delle anime,
senza base ne' proposito ne' volume.
E già che le idee
non sono eterne come il marmo
ma immortali come un bosco o un fiume,
la dottrina citata
assume un'altra forma nell'alba
e la superstizione di quell'ora
quando la luce come un rampicante
va a implicare le pareti dell'ombra,
piegò la mia ragione
e tracciò il mio capriccio seguente:
Se sono prive di sostanza le cose
e se questa numerosa Buenos Aires
non è altro che un sogno
che ergono in condivisa magia le anime,
c'è un istante
in cui pericola tumultuosamente il suo essere
ed è l'istante rabbrividito dell'alba,
quando sono pochi coloro che sognano il mondo
e soltanto alcuni nottambuli conservano,
cenerina e appena abbozzata,
l'immagine delle strade
che completeranno poi gli altri.
Ora in cui il sogno pertinace della vita
corre pericolo di rottura,
ora in cui sarebbe facile a Dio
uccidere del tutto la Sua opera!
Ma di nuovo il mondo si è salvato.
La luce deambula inventando sporchi colori
e con qualche rimorso
della mia complicità nel risorgere del giorno
sollecito la mia casa ,
attonita e glaciale nella luce bianca,
mentre un uccello trattiene il silenzio
e la notte consumata
è rimasta negli occhi dei ciechi.
Benares
Falsa e fitta
come un giardino riprodotto da uno specchio,
l'immaginata urbe
che non hanno visto mai i miei occhi
intesse distanze
e ripete le sue case irraggiungibili.
Il brusco sole,
lacera la completa oscurità
di templi , letami, carceri , patios
e scalerà i muri
e splenderà in un fiume sacro.
Ansimante
la città che oppresse un fogliame di stelle
trabocca l'orizzonte
e nel mattino pieno
di passi e di sonno
la luce va aprendo come rami le strade.
Giuntamente albeggia
in tutte le persiane che guardano l'oriente
e la voce di un muezzino
rattrista dalla sua alta torre
l'aria di questo giorno
e annuncia alla città dei molti dei
la solitudine di Dio.
(E pensare
che mentre gioco con dubbiose immagini,
la città che canto , persiste
in un luogo predestinato del mondo,
con la sua topografia precisa,
popolata come un sogno,
con ospedali e caserme
e lenti viali
e uomini di labbra marce
che sentono freddo ai denti.)
mercoledì 9 ottobre 2019
IL CAMMINO DELL'UOMO E IL "TU" DI DIO NELLA FILOSOFIA DIALOGICA DI MARTIN BUBER di:Franca Ciccolo Fabis 3°
9--10--2019
Il cammino dell'uomo secondo l'insegnamento chassidico
"è quanto più bello io abbia letto. Lascerò che questo dono così prezioso e inesauribile mi parli ancora molto spesso[.....]". Così scriveva Hermann Hesse a Buber a proposito del libro del 1947. Nel 1948 Buber pubblicherà la raccolta : I racconti dei Chassidim, presentandosi alla cultura occidentale come il più grande divulgatore della tradizione chassidica. Quella tradizione che, da quando giovanissimo aveva scoperto , era diventata leit-motiv, insieme e strettamente collegata alla concezione dialogica, di tutta la sua riflessione intellettuale , e nella quale egli , in ultima analisi, vedeva la più alta e rappresentativa espressione della fede ebraica.
Del resto , nella nota all'edizione tedesca del libro GOG E MAGOG, scriveva:
"Io sono ebreo della Polonia, provengo da una famiglia di illuministi, ma nella recettiva età della fanciullezza sono stato influenzato da un'atmosfera chassidica. Probabilmente mi uniscono a questo mondo altri legami più difficili da afferrare. Di una cosa però sono certo , se io fossi vissuto in quei tempi in cui si lottava ancora intorno alla parola di Dio e non intorno alla sua caricatura, anch'io , come molti, avrei abbandonato la casa paterna e sarei diventato chassid".
Sentiamo , in queste parole, rimpianto e anche un velo di amarezza. Sono passati ventiquattro anni dal primo piccolo libro . Anni difficili, vicende traumatiche, cambiamenti radicali.
Nel 1929 era morto l'amico Rosenzweig. Buber prosegue da solo il grande lavoro di traduzione della Bibbia che sarà completato molti anni dopo a Gerusalemme.
Continua a insegnare all'Università di Francoforte finché l'evoluzione della politica tedesca , l'avvento del nazismo e le persecuzioni non lo convincono a lasciare la Germania e a trasferirsi in Palestina. Qui accetta un incarico di insegnamento di filosofia sociale all'università di Gerusalemme, scrive e pubblica molto ,su argomenti di sociologia , politica , ebraismo ecc.
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Adesso , inoltre, Buber è costretto a ripensare al sionismo alla luce degli eventi sempre più drammatici del suo paese e del conflitto con il mondo arabo. Ma non viene meno alla luce di fondo del suo pensiero, e cioè la possibilità di una convivenza pacifica dei due popoli chiamati a dialogare tra loro e a realizzare concretamente, anche a livello istituzionale, questa possibilità. Egli stesso si impegna in questa direzione, fondando insieme ad altri , pochi in verità, il movimento jichud(unità), il cui scopo è di lavorare per uno stato binazionale.
Questa posizione gli attirerà molte critiche e inimicizie , anche se, per altra via , crescono l'ammirazione e la considerazione dei suoi contemporanei e, soprattutto nel suo paese, dei giovani, che finiranno per vedere in lui , e amare in lui , il maestro e la guida spirituale.
Viaggi in Europa e negli Stati Uniti, conferenze, insegnamento e pubblicazioni lo impegnano in questi anni, in cui riceve anche riconoscimenti e onori.
Dopo la perdita della moglie , nel 1958, tuttavia le sue energie e la sua attività diminuiscono. Alla propria morte aveva pensato e sulla morte aveva scritto parole luminose di fede pura.
Sulla sua tomba vuole che siano scritte del suo salmo preferito:
"Tuttavia , io sono sempre con te" (73,23)
Qual è l'insegnamento chassidico cui Buber guarda per tracciare le tappe fondamentali del cammino dell'uomo?
Lasciando da parte la questione dell'interpretazione che Buber ha dato di questa tradizione, rivediamo in modo sintetico e semplificato i caratteri che la contraddistinguono.
Il chassidismo è un movimento di risveglio , di tipo mistico, della religiosità ebraica, la cui più celebre espressione si manifestò a metà del 1700 nelle comunità dell'Europa orientale, trovando in Israel Ben Eliezer, detto il Baal Shem Tov, il suo più grande esponente.
Chassid è il pio ebreo , che , insieme ad altri compagni, cresce nella conoscenza e nell'amore della Legge divina , si forma , diremmo noi, nella sequela quotidiana di un maestro, uno zaddiq,
uomo giusto e saggio , animato da fervida gioia(hitlahabut ) nel servire('avodà) Dio, teso ad orientare a Dio ( kawwanà) ogni azione, anche la più piccola , della sua giornata , poiché così facendo contribuisce a riportare "in patria" le scintille di Dio in esilio nel mondo:un uomo che riconosce con umiltà (shiflut) di essere solo una parte , piccola , del creato, e che tuttavia si impegna fino in fondo nel suo compito , e ne è responsabile, perché solo a lui è stato affidato e nessuno lo può sostituire. Il giusto prega , lavora, aiuta con il consiglio e le azioni chi ha bisogno; soprattutto sempre di nuovo volge a Dio se stesso, compie e rinnova la sua teshuvà, la sua conversione.
Il cammino dell'uomo secondo l'insegnamento chassidico
"è quanto più bello io abbia letto. Lascerò che questo dono così prezioso e inesauribile mi parli ancora molto spesso[.....]". Così scriveva Hermann Hesse a Buber a proposito del libro del 1947. Nel 1948 Buber pubblicherà la raccolta : I racconti dei Chassidim, presentandosi alla cultura occidentale come il più grande divulgatore della tradizione chassidica. Quella tradizione che, da quando giovanissimo aveva scoperto , era diventata leit-motiv, insieme e strettamente collegata alla concezione dialogica, di tutta la sua riflessione intellettuale , e nella quale egli , in ultima analisi, vedeva la più alta e rappresentativa espressione della fede ebraica.
Del resto , nella nota all'edizione tedesca del libro GOG E MAGOG, scriveva:
"Io sono ebreo della Polonia, provengo da una famiglia di illuministi, ma nella recettiva età della fanciullezza sono stato influenzato da un'atmosfera chassidica. Probabilmente mi uniscono a questo mondo altri legami più difficili da afferrare. Di una cosa però sono certo , se io fossi vissuto in quei tempi in cui si lottava ancora intorno alla parola di Dio e non intorno alla sua caricatura, anch'io , come molti, avrei abbandonato la casa paterna e sarei diventato chassid".
Sentiamo , in queste parole, rimpianto e anche un velo di amarezza. Sono passati ventiquattro anni dal primo piccolo libro . Anni difficili, vicende traumatiche, cambiamenti radicali.
Nel 1929 era morto l'amico Rosenzweig. Buber prosegue da solo il grande lavoro di traduzione della Bibbia che sarà completato molti anni dopo a Gerusalemme.
Continua a insegnare all'Università di Francoforte finché l'evoluzione della politica tedesca , l'avvento del nazismo e le persecuzioni non lo convincono a lasciare la Germania e a trasferirsi in Palestina. Qui accetta un incarico di insegnamento di filosofia sociale all'università di Gerusalemme, scrive e pubblica molto ,su argomenti di sociologia , politica , ebraismo ecc.
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Adesso , inoltre, Buber è costretto a ripensare al sionismo alla luce degli eventi sempre più drammatici del suo paese e del conflitto con il mondo arabo. Ma non viene meno alla luce di fondo del suo pensiero, e cioè la possibilità di una convivenza pacifica dei due popoli chiamati a dialogare tra loro e a realizzare concretamente, anche a livello istituzionale, questa possibilità. Egli stesso si impegna in questa direzione, fondando insieme ad altri , pochi in verità, il movimento jichud(unità), il cui scopo è di lavorare per uno stato binazionale.
Questa posizione gli attirerà molte critiche e inimicizie , anche se, per altra via , crescono l'ammirazione e la considerazione dei suoi contemporanei e, soprattutto nel suo paese, dei giovani, che finiranno per vedere in lui , e amare in lui , il maestro e la guida spirituale.
Viaggi in Europa e negli Stati Uniti, conferenze, insegnamento e pubblicazioni lo impegnano in questi anni, in cui riceve anche riconoscimenti e onori.
Dopo la perdita della moglie , nel 1958, tuttavia le sue energie e la sua attività diminuiscono. Alla propria morte aveva pensato e sulla morte aveva scritto parole luminose di fede pura.
Sulla sua tomba vuole che siano scritte del suo salmo preferito:
"Tuttavia , io sono sempre con te" (73,23)
Qual è l'insegnamento chassidico cui Buber guarda per tracciare le tappe fondamentali del cammino dell'uomo?
Lasciando da parte la questione dell'interpretazione che Buber ha dato di questa tradizione, rivediamo in modo sintetico e semplificato i caratteri che la contraddistinguono.
Il chassidismo è un movimento di risveglio , di tipo mistico, della religiosità ebraica, la cui più celebre espressione si manifestò a metà del 1700 nelle comunità dell'Europa orientale, trovando in Israel Ben Eliezer, detto il Baal Shem Tov, il suo più grande esponente.
Chassid è il pio ebreo , che , insieme ad altri compagni, cresce nella conoscenza e nell'amore della Legge divina , si forma , diremmo noi, nella sequela quotidiana di un maestro, uno zaddiq,
uomo giusto e saggio , animato da fervida gioia(hitlahabut ) nel servire('avodà) Dio, teso ad orientare a Dio ( kawwanà) ogni azione, anche la più piccola , della sua giornata , poiché così facendo contribuisce a riportare "in patria" le scintille di Dio in esilio nel mondo:un uomo che riconosce con umiltà (shiflut) di essere solo una parte , piccola , del creato, e che tuttavia si impegna fino in fondo nel suo compito , e ne è responsabile, perché solo a lui è stato affidato e nessuno lo può sostituire. Il giusto prega , lavora, aiuta con il consiglio e le azioni chi ha bisogno; soprattutto sempre di nuovo volge a Dio se stesso, compie e rinnova la sua teshuvà, la sua conversione.
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