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giovedì 31 ottobre 2019

MALATTIE CARDIOVASCOLARI ICTUS CEREBRALE di: Pina Maria Speranza Raciti

31--10---2019
ICTUS  CEREBRALE

Nella  classificazione internazionale delle  cause  di morte sotto   la voce"Disturbi  circolatori  dell'encefalo" è raccolta una serie di eventi morbosi che  differiscono in parte  per eziologia   storia  naturale . Hanno  in  comune la sintomatologia clinica, che  si presenta  con  gravi  manifestazioni  da lesioni  cerebrovascolari  acute.  L'insorgenza  brusca e l'aspetto  del paziente  giustificano la vecchia   denominazione di  "colpo  apoplettico" o quella  di "ictus"(corrispondente all'inglese stroke)  con  cui  complessivamente  si  possono   designare  le diverse entità.  Il paziente   colpito da  ictus  presenta  , secondo  una   definizione  data   dall'OMS,   "segni clinici a  rapido  sviluppo  di turbe  delle   funzioni  cerebrali  di tipo  focale( o globale), della durata  di oltre   24 ore  o che  portano a  morte, senza  cause  apparenti se non  di origine   vascolare".
Le lesioni  vascolari  sono  diverse a seconda  del tipo di ictus,  ad esempio : l'emorragia  subaracnoidea  deriva  da  anomalie  vascolari  o  da aneurismi      congeniti, l'emorragia  cerebrale  origina  da  microaneurismi  acquisiti, l'infarto  cerebrale  è causato  da  trombo-embolia con origine  da  placche  ateromatose  delle grosse  e  medie arterie.
Il tasso di mortalità  è più  elevato  nei  maschi  in tutti  i gruppi   di età , ma  in entrambi  i sessi aumenta  in modo  esponenziale con  l'aumentare   dell'età.  Negli  ultimi anni i quozienti di mortalità  registrati nel nostro paese  hanno  mostrato  una costante tendenza  al  decremento in entrambi  i sessi.   Un fenomeno analogo è  stato osservato anche  in numerosi  altri paesi( Inghilterra, Irlanda, Svizzera, Germania, Olanda, ecc.),  mentre in altri paesi la  tendenza è verso l'aumento  della  mortalità(Polonia,  Ungheria, Bulgaria,ecc.).
Il  principale  fattore di  rischio  individuato  con indagini prospettive  è  l'ipertensione. Altri fattori  di rischio  di una certa  importanza sono  il fumo  di sigaretta, il diabete, il  consumo di alcol.  L'ipercolesterolemia, che è  di grande importanza  per la cardiopatia   ischemica, sembra lo sia meno per l'ictus.
La  prevenzione primaria  basata  sull'educazione  alla scelta  di uno stile di vita  (alimentazione  equilibrata , povera  di sale , rifiuto di abitudini nocive, attività  fisica) che eviti l'aumento dei valori pressori.
La  prevenzione  secondaria , basata  sulla  individuazione  e  sul   trattamento  dietetico e farmacologico degli  ipertesi può dare  notevoli risultati.

Io  e  la mia famiglia, siamo stati  vittime  di un orrore , che  ha una  portate di violenza, uguale  , alla ferocia  delle cronache di mafia.
I   miei studi di medicina , sono stati  oggetto  di un'aggressione, che  ha solo avuto la pretesa di  cancellare  gli stessi. Bisogna comprendere che    su questo popolo gravano  secoli di   emarginazione sociale.  Studi, cultura, università, sono stati  da sempre realtà ,  irraggiungibile;  oltre il fatto che una laurea  è segno di prestigio sociale.  Così  cancellando con la caparbia ignoranza i miei studi erano certi , di potermi uccidere, distruggere, calpestare.
Purtroppo i miei studi  non solo sono  presenti, ma  sono di alto livello. 
Ho vissuto momenti  da incubo, sono  stata perseguitata a  tale punto , che  non potevo  , per la  mia salute , e quella dei miei cari, rivolgermi ad un medico, o a specialisti, perché:  tutti i medici, gli specialisti, i professori della facoltà di medicina erano miei amanti.
Ho avuto gravi problemi  con i miei denti, disperata   ho cercato e trovato uno studio  odontoiatrico,  a Catania nei pressi dove abitavo. La dottoressa  è stata brava, ha salvato i miei denti, il costo è stato molto elevato.  Ma  sono venuta a conoscenza di , avevo un amante dentista ,( che fino ad oggi non conosco, ed attendo che questa marmaglia  me lo presenta), che  non sono mai stata in chiesa , e che la mia  famiglia era un orrore.
Nel mio cuore c'è  solo nausea , e schifo,  non  meritano pietà ,ma mi sento impotente, perché non riesco ad ottenere giustizia!

mercoledì 30 ottobre 2019

OSSI DI SEPPIA MONTALE 5°

30--10--2019
=  Mia  vita, a te  non chiedo  lineamenti
fissi, volti  plausibili o possessi.
Nel  tuo  giro inquieto  ormai  lo stesso
sapore  han  miele  e assenzio.

Il  cuore  che  ogni  moto  tiene  a vile
raro  è  squassato  da  trasalimenti.
Così  suona talvolta nel  silenzio
della  campagna un colpo di fucile.

=Potami  il girasole  ch'io lo trapianti
nel mio terreno  bruciato  dal salino,
e  mostri  tutto il  giorno  agli  azzurri  specchianti
del cielo  l'ansietà del  suo  volto  giallino.

Tendono  alla  chiarità  le cose  oscure,
si  esauriscono  i corpi  in  un  fluire
di tinte: queste in  musiche.  Svanire
è dunque  la  ventura  delle   venture.

Portami  tu  pianta  che conduce
dove  sorgono  bionde  trasparenze
e  vapora  la vita  quale essenza ,
portami il girasole  impazzito  di luce.

=Spesso il male  di vivere  ho  incontrato:
era  il rivo  strozzato  che  gorgoglia,
era  l'incartocciarsi  della  foglia
riarsa, era  il cavallo  stramazzato.

Bene  non seppi , fuori  del  prodigio
che  schiude  la  divina  Indifferenza:
era  la  statua  nella  sonnolenza
del meriggio, e  la  nuvola , e  il falco alto  levato.

=Ciò  che  di me sapeste
non fu  che  la  scialbatura,
la  tonaca  che  riveste
la nostra  umana  ventura.

Ed  era  forse  oltre  il telo
l'azzurro tranquillo;
vietava  il limpido cielo
solo  un  sigillo.

O  vero  c'era  il falòtico
mutarsi  della  mia  vita,
lo  schiudersi  d'un'ignita
zolla che  mai  vedrò.

Restò  così questa  scorza
la   vera  mia  sostanza;
il fuoco  che  non si smorza
per  me  si  chiamò : l'ignoranza.

Se  un'ombra  scorgete , non è
un'ombra--ma  quella  io sono.
Potessi  spiccarla  da me,
offrirvela in dono.
 

lunedì 28 ottobre 2019

ORTODOSSIA "LA VERA FEDE " di: p.Denis Guillaume 1°

28-10-2019
Spesso  ci  viene chiesto:" ma  cos'è l'Ortodossia?"  è diversa  dalla  nostra  religione?"  Dobbiamo rispondere  che  non è  una  "religione" diversa,  perché cristiana  anch'essa, ma  una'altra  "confessione" della  nostra  fede.  Poi  ci dicono:" Noi  abbiamo  il Papa e la  Madonna! Gli  Ortodossi  hanno  almeno  la Vergine santa..?"  E ci  cadono  le braccia , perché sembrano  insinuare  che  il papa sarebbe  stato  una   volta  l'articolo  numero  uno di  quella  loro  fede,  prima  della  Trinità e  degli  altri  dogmi, e  che  gli Ortodossi , togliendo  questo , avrebbero rischiato  di  abbandonare  anche il culto  della  Madonna.  Davanti a  tale  ignoranza  rimaniamo perplessi e,  vedendo il nostro  imbarazzo  , aggiungono:"Ma  non  importa ; una  religione  vale l'altra, è  lo stesso!" E  quello per  noi  è  il colpo di grazia; prima  hanno  preteso  d'avere  una  risposta  in  due  parole, e  adesso  ci  tolgono  anche  la  possibilità di  spiegare che  cos'è  l'Ortodossia.
Nel  linguaggio  odierno, Ortodossia riveste  un  doppio significato :  quello  di "vera  fede" e quello di " cristianesimo  orientale". La vera  fede si  definisce in opposizione  a quella  falsa, cioè all'eresia.  Più  volte  le Chiese di Roma e dell'Oriente  hanno  dovuto  riunirsi in  concilio"ecumenico",  vale  a dire di tutto  il mondo  cristianizzato, per  difendere  la vera fede ricevuta  dagli  Apostoli. Nei  primi concili  i Padri  hanno  affermato la divinità, e  quindi  la  consustanzialità al Padre , prima  del Verbo, poi  dello Spirito Santo, a Nicea  nel  325  contro  la  dottrina  di Ario e  a  Costantinopoli nel  381 contro  i  macedoniani. A  Efeso nel  431   furono proclamate  , contro  Nestorio, sia  la   duplice natura , divina  e   umana  , nell'unica  persona  di Cristo che  la  maternità  divina  della Vergine Maria,  alla  quale  viene  riconosciuto  il titolo  di  Theotokos, Deipara, perché ha veramente  generato  Cristo  Dio , e  non  soltanto  l'uomo Gesù.  A  Calcedonia nel  451  fu  condannato  il monofisismo  e  ribadita  la presenza  di  due  nature    nell'unica  persona  di Cristo.  A  Costantinopoli nel  680, contro  i  monoteliti, fu  definita  l'unità  in  Cristo  del  volere  umano  e divino. E finalmente  a  Nicea nel  787, contro  gli iconoclasti,fu  la  legittimità  del culto  reso  alle immagini.
Questo  è il bene comune,  il tesoro  sacro, inviolabile, sia  dell' Occidente  romano che  dell'Oriente  bizantino. In  esso  ci  riconosciamo  tutti"ortodossi", a differenza  degli ariani, dei  pneumatomachi, dei  nestoriani,  dei  monofisiti, dei monoteliti e  degli  iconoclasti. Il  fatto  di  vedere  , per  esempio  a  Ravenna  , un  battesimo degli  Ortodossi e  un  battesimo  degli Ariani  ci  dovrebbe  far  capire meglio , nel  concreto, il significato  dell'Ortodossia  come "vera fede".
Ormai  l'arianesimo è estinto,ma  ha  rappresentato  per  la  Chiesa  universale un enorme  pericolo:  una  volta  debellato  in Oriente nel 4° secolo , si propagò tramite  i Goti e  specialmente  i Visigoti in tutta  l'Europa sud-occidentale  fino  all'inizio  del  6°  secolo  (507,  vittoria  di  Clodoveo  su  Alarico 2°).  Invece  la   condanna di Nestorio e  dei  Monofisiti  provocò   la  secessione  delle  Chiese  di  Persia , Armenia, Siria, Egitto, India ed  Etiopia.  Quella  secessione  sanciva  la  rottura  della  cristianità  non greca  dell'impero  dei Romani  stabilitosi  a  Costantinopoli.
Ai fedeli  della  Chiesa  di Roma  è importante  ricordare  che l'impero  cristiano dei  loro  antenati , rovesciato  dal  goto  Odoacre  nel  476,  si  è  mantenuto  per  quasi un  millennio  a  Costantinopoli  e che  , per cinque  secoli ,l'ortodossia della loro fede è  stata  definita non  a  Roma, bensì in Oriente, nei  concili ecumenici  convocati  dall'imperatore  dei  Romani, custode  della vera fede e del  buon  ordine  nel mondo  cristiano.  A quei  concili  partecipavano : per primo, personalmente o tramite  un  suo  legato, il  papa  di Roma, metropolita del  Lazio, primate  d'Italia, patriarca  d'Occidente,  primo  nella  gerarchia  ecclesiastica in  quanto  vescovo  dell'antica  Roma;dopo  di lui ,  gli  altri  patriarchi, fra  i quali  presto  si  stabilì  quest'ordine: Costantinopoli,come   capitale dell'impero e seconda  Roma, Antiochia, Alessandria  e Gerusalemme;  poi  i metropoliti, arcivescovi e vescovi  della  cristianità ortodossa, sia romana  che  orientale, in comunione  con i  precedenti.
Questi  erano  i rappresentanti della  Chiesa"cattolica", cioè  universale , sparsa  per  tutto  l'universo, un universo  che   purtroppo si  restringe  man  mano  che  le antiche Chiese  orientali  si  staccano dal  mondo  greco-romano, ma che  si estende  nuovamente  con  l'integrazione   di nuovi popoli, usciti  dalla  barbarie. Se  le antiche  Chiese orientali (ad  eccezione  di  quella  persiana, che portò fino  in Cina, con i suoi  missionari, i confini  della  cristianità)  si  sono  identificate  con la rispettiva  nazione  o  la propria lingua , al punto  che  bisogna essere nato  armeno, copto o etiope per  appartenere  alla Chiesa corrispondete, le Chiese greche  , come  quella di Roma , non hanno  mai  rinunciato   all'universalità: la Chiesa  di Costantinopoli, il cui  titolo  ufficiale  è tuttora  "Chiesa  cattolica ortodossa" si  è  diffusa  in  tutto  il mondo abitato , e  il suo  arcivescovo porta  il  titolo  significativo  di  patriarca  "ecumenico". A  Costantinopoli spetta , di per sé, la  cura  pastorale  di tutti  i cristiani  ortodossi  laddove non  esiste  ancora  una  Chiesa  autocefale ,patriarcato  o arcivescovado nazionale.  Così  per più  di cinque secoli Costantinopoli  ha   avuto sotto  la  sua  responsabilità  diretta le varie diocesi  della  Russia. I Greci d'Armenia non  fanno  capo  all'arcivescovo  di Atene , ma  tuttora , tramite  il  loro  arcivescovo , al  patriarca ecumenico.  Però  nelle  Americhe  il patriarca d'Antiochia  ha  potuto  sviluppare  un'importate  gerarchia per i fedeli  orientali  della  Siria e del Libano.  E , da alcuni  decenni, il  patriarcato  d'Alessandria,ridotto  a  pochissimi  fedeli  dopo  il  rimpatrio  dei Greci  d'Egitto, esercita  un  ruolo  missionario  sempre  più  importante in Africa era.  Pensiamo anche  all'espansione  della  Chiesa  russa  verso  l'Estremo  Oriente, l'Alaska, il Giappone.
Se la  Chiesa  costantinopolitana  continua  a  chiamarsi"cattolica" e  se  le  altre  Chiese  bizantine  , specialmente  quelle  greche e slave, si sono aperte  all'universo  anziché  limitarsi ai propri confini o  ai propri  connazionali,  dobbiamo ricordare che  la Chiesa  romana non ha  cessato , da  parte sua , di  considerarsi come  "ortodossa":in  quel  senso  si  pregava , nel canone  della  messa  in  latino,  una  cum  omnibus  orthodoxis atque  catholicae et  apostolicae fidei  cultoribus, cioè  in  unione  con  tutti  gli  Ortodossi  e con  i cultori  della  fede cattolica  e apostolica.

domenica 27 ottobre 2019

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

27--10--2019
A  più riprese,  il Vangelo  ci  spiega  che  ciò  che   conta  per Dio  è  il  cuore  dell'uomo, e,  in  particolare, Gesù  fa  notare  ai   farisei  la  differenza  che  esiste  tra  ciò  che  nasce dalla  verità  profonda  e  ciò  che  nasce  dall'obbedienza  ad  una  legge  , obbedienza  esteriore  ed  esatta, ma  senza  anima.
Dio solo può  dare  la  salvezza , e  il  solo  atteggiamento  valido  nell'uomo  è  l'apertura  a Dio.
La  salvezza  , la conoscenza  di Dio e  l'accettazione  del legame  con lui è  prima  di tutto  un dono  che  egli  ci  offre, che  noi  non possiamo  meritare. Maria ha  ricevuto  pienamente  la  salvezza, e  proclama:" Il mio spirito  esulta  in Dio , mio  salvatore, perché  ha  guardato  l'umiltà  della  sua serva..."(Lc 1,47-48).  Con  il suo "Fiat", ella  ha  aperto  il suo cuore  e  la sua  disponibilità  all'azione  di Dio  che le  ha   chiesto  di  orientare   completamente  la sua  vita  per  le vie  del regno. Ella si  riconosce  beata  felice, "perché   grandi  cose  ha  fatto  in me  l'onnipotente";  " ha rovesciato i potenti  dai troni, ha  innalzato  gli umili; ha  ricolmato  di  beni gli  affamati ,  ha  rimandato  i ricchi  a  mani vuote.  Ha soccorso Israele , suo servo, ricordandosi  della  sua  misericordia".
Ecco  la logica  che  Gesù  ci  invita  a  seguire:servire , riconoscere  la necessità  della  salvezza, offrire  gratuitamente  quello  che  riceviamo  gratuitamente.  Crediamo  ancora  che Dio  agisca  attraverso  le stesse vie? Riconosciamo  la  presenza  privilegiata  di Dio in  coloro che  si  riconoscono  bisognosi , in  coloro  che  soffrono  , in  coloro che  non sono  contenti  di se  stessi, in  coloro  che  lavorano  per la pace?
è una  logica che  si  oppone  a quella dell'autosufficienza, a  quella  del  disprezzo   nei  confronti di coloro che  sembrano più deboli , a quella  della  onnipotenza  dei notabili. è la  logica  delle Beatitudini, è  la nuova legge di Gesù.    Loreto  Ballester

venerdì 25 ottobre 2019

CANTI DI GIACOMO LEOPARDI 1°

25----10---2019

Canto notturno 
di un pastore  errante  dell'Asia

Che    fai  tu, luna, in ciel?  dimmi, che fai ,
Silenziosa  luna?
Sorgi  la sera, e vai,
Contemplando  i  deserti; indi  ti  posi.
Ancor  non  sei  tu paga
Di  riandare  i  sempiterni  calli?
Ancor  non  prendi  a  schivo , ancor  sei vaga
Di  mirar  queste  valli?
Somiglia  alla  tua  vita
La  vita  del pastore.
Sorge  in  sul  primo  albore;
Move  la  greggia  oltre  pel  campo, e  vede
Greggi, fontane, ed  erbe;
Poi  stanco  si  riposa  in  su  la sera:
Altro  mai  non  ispera.
Dimmi  , o luna: a  che  vale
Al  pastor  la sua  vita,
La  vostra  vita  a  voi?  dimmi: ove tende
Questo  vagar  mio breve,
Il tuo  corso  immortale?

  Vecchierel  bianco, infermo,
Mezzo  vestito  e scalzo,
Con  gravissimo  fascio in su  le spalle,
Per montagna  e per  valle,
Per sassi  acuti , ed  alta  rena, e  fratte,
Al vento, alla tempesta, e  quando  avvampa
L'ora , e quando poi gela,
Corre  via , corre , anela,
Varca  torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più  e più s'affretta,
Senza posa  o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin  ch'arriva
Colà  dove  la via
E dove il  tanto  affaticar fu volto:
Abisso orrido , immenso,
Ov'ei  precipitando, il  tutto  obblia.
Vergine  luna, tale
è la vita  mortale.
 
  Nasce  l'uomo a fatica,
Ed  è  rischio  di  morte  il nascimento.
Prova  pena  e  tormento
Per  prima  cosa; e  in  sul  principio  stesso
La madre  e  il genitore
Il prende  a  consolar  dell'essere nato.
Poi  che  crescendo  viene,
L'uno e l'altro  il  sostiene , e  via  pur  sempre
Con  atti  e  con  parole
Studiasi  fargli  core,
E  consolarlo  dell'umano  stato:
Altro  ufficio  più  grato
Non  si fa da  parenti alla  lor   prole.
Ma  perché  dare al sole,
Perché  reggere  in  vita
Chi  poi  di  quella  consolar convenga?
Se  la vita è  sventura,
Perché  da  noi  si dura?
Intatta  luna , tale
è lo stato  mortale .
Ma  tu  mortal non sei,
E forse  del mio dir  ti  cale.

  Pur tu,  solinga, eterna  peregrina,
Che  si  pensosa  sei , tu  forse intendi,
Questo  viver terreno,
Il patir  nostro, il  sospirar, che  sia;
Che sia  questo morir,  questo  supremo
Scolorar del  sembiante,
E  peri dalla  terra , e  venir  meno
Ad  ogni usata , amante  compagnia.
E tu  certo  comprendi
Il perché  delle  cose , e  vedi il frutto
Del  mattin, della  sera,
Del  tacito , infinito  andar  del tempo.
Tu sai,  tu  certo , a  qual  suo  dolce  amore
Rida  la  primavera,
A chi  giovi  l'ardore, e  che  procacci
Il verno co'  suoi  ghiacci.
Mille  cose  sai  tu , mille  discopri,
Che  son  celate  al  semplice  pastore.
Spesso  quand'io  ti  miro
Star  così  muta  in  sul  deserto piano,
Che  , in  suo  giro  lontano, al ciel  confina;
Ovver con  la mia greggia
Seguimi  viaggiando a mano  a mano;
E   quando  miro in cielo   arder  le stelle;
Dico  fra me  pensando:
A  che  tante  facelle?
Che fa  l'aria  infinita, e  quel  profondo
Infinito  seren?  che  vuol  dir  questa
Solitudine  immensa? ed  io  che  sono?
Così meco  ragiono: e  della  stanza
Smisurata e superba,
E  dell'  innumerabile  famiglia;
Poi  di  tanto  adoprar,  di  tanti  moti
D'ogni  celeste, ogni  terrena  cosa,
Girando  senza  posa  ,
Per  tornar  sempre  là  donde son  mosse;
Uso  alcuno,  alcun  frutto
Indovinar non  so.  Ma  tu  per  certo,
Giovinetta  immortal  ,conosci  il tutto.
Questo  io  conosco e sento,
Che  degli  eterni  giri,
Che  dell'esser mio  frale,
Qualche  bene  o  contento
Avrà  fors' altri  ; a me  la vita  è male.

  O  greggia  mia  che  posi , oh te  beata,
Che la  miseria  tua,  credo  , non sai!
Quanta  invidia  ti porto!
Non  sol  perché  d'affanno
Quasi  libera  vai;
Ch '  ogni   stento , ogni  danno,
Ogni  estremo  timor  subito   scordi;
Ma più  perché  giammai  tedio  non  provi ,
Quando  tu  siedi  all'ombra  , sovra  l'erbe,
Tu  se' queta  e contenta;
E  gran  parte  dell'anno
Senza  noia  consumi in  quello  stato.
Ed  io  pur  seggo sovra  l'erbe ,  all'ombra,
E  un  fastidio  m'ingombra
La   mente , ed uno spron  quasi  mi punge
Si  che,  sedendo,più  che  mai  son  lunge
Da  trovar  pace  o  loco.
E pur  nulla  non bramo,
E  non ho fino a qui cagion  di  pianto.
Quel  che  tu  goda o  quanto,
Non  so  già dir ; ma  fortunata  sei.
Ed  io godo  ancor  poco,
O greggia  mia , ne' di  ciò  sol mi lagno.
Se  tu  parlar  sapessi, io chiederei:
Dimmi : perché giacendo
A  bell'agio, ozioso,
S'appaga ogni animale,
Me, s'io  giaccio in  riposo, il tedio  assale?

    Forse s'avess'io  l'ale
Da volar  su  le nubi,
E  noverar  le stelle ad  una  ad una,
O  come  il  tuono errar  di  giogo in giogo,
Più  felice  sarei, dolce mia  greggia,
Più felice  sarei , candida  luna.
O  forse  erra dal  vero,
Mirando  all'altrui  sorte, il mio pensiero:
Forse  in  qual  forma , in  quale
Stato  che  sia, dentro  covile o cuna ,
è funesto  a  chi nasce il dì natale.

giovedì 24 ottobre 2019

IL CRISTIANO UN INNAMORATO DI MARIA di: Pina Maria Speranza Raciti

24--10--2019

Preghiera  a  Maria  Santissima   dei cristiani  maroniti:

O  Madre  di Dio, o misericordiosa,
tu  sei  il  nostro  rifugio
e  la nostra  speranza.
Proteggici, o Vergine,
abbi  pietà  dei nostri   defunti.
O  Vergine Madre  , anche se
il tuo  corpo  è lontano  da noi,
la tua  intercessione  ci  accompagna,
e ci  protegge.
Da   Colui  che ti ha esaltata
sopra  ogni  creatura
nel  prendere  da te  un corpo,
ottieni  ai  peccatori  il perdono,
continuamente.
Tu sei nostra  madre e  nostra  speranza,
nostro vanto e  nostro  rifugio,
intercedi per noi presso  il tuo Figlio
che  perdoni  i nostri  peccati
per sua  misericordia.
Non ci  abbandonare,
buona  e  piena  di grazia.
Salva  i tuoi  servitori
che  ti  possiamo ringraziare
nei secoli  dei secoli.
 Santuario  di Nostra Signora del Libano  Harissa
Per me occidentale,  e soprattutto  ,italiana, è un'immagine irreale , vedere , in un documentario trasmesso dalla  RAI, un  santuario  mariano  circondato ,da  moschee e minareti. Ma nello stesso tempo, l'immagine apre  il mio cuore  alla speranza.
Molti  anni fa' , ho iniziato  a conoscere  la chiesa  cristiana  d 'oriente,  con un  sentimento  di  curioso  stupore.  Poi, le  vicende  assurde, di questi  anni, mi hanno portato, a  lasciare  tutto.
Oggi,  serena, posso  finalmente  ,  iniziare  un cammino  di  conoscenza, della  chiesa  cristiana  d'oriente.  Un cammino  che  presenta  tante incognite.
Maria, figlia   d'Israele, Colei, che con  il suo  Fiat, ha fatto dono , attraverso Cristo, del Dio d'Israele,  a tutta  l'umanità.   Il  cristianesimo, è  necessariamente  mariano, perché  senza  il fiat  di Maria, non ci sarebbe  Gesù, ne' il cristianesimo.  Ella  non è  una  figura  statica, ma   viva ed  in movimento, è  prefigura  del cammino  del cristiano. Infatti, come  Maria  , il credente  , deve  quotidianamente,  nel  silenzio del cuore, restare  in ascolto , della  Santa  Parola, e dare il suo  Fiat. e
 come Maria mettersi  in cammino verso  l'altro , il prossimo,  portare  , così,l'acqua che disseta, nel deserto  della  società in cui viviamo.
Maria, se è  la guida  spirituale  del credente, è il testimone,  l'unione  fra il vecchio ed il nuovo testamento.
La  preghiera  mariana  per eccellenza  ,la recita del Santo Rosario,  è la meditazione, passo  dopo passo, del Santo Vangelo;  ma senza  l'ascolto  della  Parola, rimane  una preghiera  monca, non completa.
Nel nostro mondo  occidentale,, in duemila anni,  l'uomo attraverso  l'arte , ha raccontato la fede cristiana; Maria è stata  l'oggetto  di  tante  opere d'arte.Nessuno conosce  il  volto  di Maria; l'artista nel  raffigurare  Maria, va' al di là  della  figura  umana,egli  raffigura  nel volto   della  statua, o  del  dipinto, l'anima, lo  spirito di Maria, così  come  lo  sente  nel suo interiore. Il volto di Maria, in  tutte  le  grande  opere, esprime, una  gioia, una serenità che va' al di là  del sentire  umano.
Nella  storia  preconciliare, della chiesa  cristiana cattolica,il popolo  di Dio , era diviso fra: coloro che  erano i conoscitori  delle Sacre  Scritture, i dotti  teologi,  ed il popolo profondamente  ignorante di tutto.  Il "pietismo  popolare", ha rappresentato solo uno strumento  , per  tamponare l'ignoranza  della propria fede , del popolo, Ciò, a mio avviso,   ha causato  la  voragine  , che in una  società come la nostra, sembra  incolmabile. Il 90%, dei cattolici, sono legati  a "pietismi popolari", a  "devozioni", mentre sono profondamente ignoranti della propria fede. Non solo non conoscono Cristo, ma sono dei semplici adoratori di statue.
Le statue  sono , immagini umane, in una religiosità atavica, esprimono il bisogno dell'uomo di rapportarsi con se stesso.  Limite e fragilità  umana.
Ho   già  parlato  del  mio cammino spirituale , molti anni  fa', ho  tagliato  in modo  definitivo,   con tutto ciò che era  la mia normale  vita attiva  in seno  alla chiesa; per  iniziare un vero cammino di fede.  I  primi  passi, sono stati  caratterizzati dalla  conoscenza delle Sacre  Scritture,così  ho  iniziato a  pregare  con i salmi, ed  ascoltare  la  Parola(  lectio  divina); ed il mio primo gesto è stato  quello di liberarmi  di libretti e coroncine.  Naturalmente, la preghiera del Santo Rosario, mi  accompagnava.  Mentre  prima di iniziare  la lectio, o prima della lettura de Vangelo, durante la santa messa, prego Gesù di guidarmi e di aprire il mio cuore e la mente alla comprensione della sua  Parola,  chiedo a Maria, con l'appellativo  di Santa Maria dell'ascolto, di guidarmi nell'incontro con Gesù.
Il momento più bello ed importante  ,è stato  quando ho compreso  che Maria  la  trovo, dove  c'è Gesù, e quindi  non solo nella  Parola, ma  anche  nell'intimità del Santissimo. In questo modo ho compiuto il passo più importante,l'eliminazione  , delle statue e delle immagini.

mercoledì 23 ottobre 2019

IL CAMMINO DELL'UOMO E IL "TU" DI DIO NELLA FILOSOFIA DIALOGICA DI Martin Buber di: Franca Ciccolo Fabris 5°

23--10--2019

Prospettive   di  Shalom

Tanto  ancora  ci  sarebbe  da  dire,  e  questo  non  è  forse altro  che  la  verifica ultima,  se ce  ne  fosse  bisogno,  del  carattere  utopico-profetico  de pensiero  buberiano, e ,  attraverso  di lui,  ancora  una  volta, della  tradizione  ebraica. Ma , forse , l'emozione  più  forte che  l'incontro  con  questo  pensatore  trasmette,  anche per il tempo  in  cui  viviamo-----e comunque a me  ha trasmesso---è l'emozione  che si  prova  sempre  nel  contatto  con  una  vita e  un  pensiero profondamente  e  pienamente  attraversati, anche  e  soprattutto nei  momenti  di crisi , da  una  fede  radicale e radicata, che  mentre non fa  nessuno  sconto  alla  problematica   spesso  carica  di  dolore  dell'esistere, apre  tenacemente  prospettive di  shalom, e  cioè pienezza , unità,  compimento, all'uomo in cammino.
Nei  terribili  anni  della  seconda  guerra  mondiale, quando sul mondo  e  in  modo  inaudito  contro  il suo popolo, si  stavano  scatenando forze   diaboliche, così  scriveva il Buber   dell'utopia  positiva:
"[....]  a  quest'ora  del  mondo   in  cui  ci  troviamo , non  si tratta  affatto  di possedere una  ferma  dottrina, bensì  piuttosto di  riconoscere  la   realtà  eterna  per  poter , con la  sua  torza, tener testa  alla  realtà presente.   In   questa   notte  oscura  non  si  tratta  di  mostrare  una  strada;  si tratta  di aiutare  a perseverare  con  anima  pronta  finché sorgerà  l'aurora e  una  strada  si  mostrerà  ai nostri  occhi là  dove  nessuno la  supponeva".
Attendere,  vigilando  e  credendo  che"ciò  che  tarda  avverrà". è un invito  che fa  appello  più  che  alla  ragione, a  quella  vena  utopica che, in fondo, seppure  in gradi  diversi, ognuno  di noi si  porta   dentro.
Vorrei  così  chiudere  questo intervento  con  due  immagini,tratte  dal  mondo   dell'arte,  che  è  così  vicino  al mondo  dell'utopia:
la  prima  è  l'evocazione  dei  piccoli  personaggi  che  popolano  le  opere  di  Chagall: omini  circondati  dal  mondo  operoso  del villaggio  ma  sempre  un po' sospesi nell'aria  e un po'  sbilanciati  in avanti  quasi  a  scrutare  oltre  l'orizzonte,o  forse ad  inseguire un  sogno;
l'altra  è  una  poesia  di Clemente  Rebora, del  1922,  di un tempo che  precede  la  sua  conversione;
     Dall'immagine  tesa
     vigilo  l'istante  con  imminenza  d'attesa--
     e non  aspetto  nessuno : nell'ombra  accesa
     spio  il  campanello  che  impercettibile  spande
    un  polline  di suono----e  non  aspetto  nessuno!
    tra  quattro  mura  stupefatte  di spazio
     più  che  un  deserto  non  aspetto  nessuno;
    ma  deve  venire, verrà, se resisto
    a  sbocciare  non  visto, verrà  d'improvviso,
    quando  meno  l'avverto: verrà  quasi  perdono
     di  quanto  fa  morire, verrà a  farmi  certo
    del  suo  e mio  tesoro, verrà  come  ristoro
    delle  mie  e sue  pene,verrà  , forse  già  viene
     il suo  bisbiglio.

martedì 22 ottobre 2019

OSSI DI SEPPIA di : Montale 4°

22--10--2019

=Meriggiare  pallido  e assorto
presso  un  rovente  muro  d'orto,
ascoltare  tra  i  pruni  e  gli  sterpi
schiocchi  di  merli, frusci  di serpi.

Nelle  crepe  del  suolo  o  su  la  veccia
spiar  le file  di  rosse  formiche
ch'ora  si  rompono  ed  ora  s'intrecciano
a  sommo  di minuscole  biche.

Osservare  tra  frondi  il  palpitare
lontano  di  scaglie  di mare
mentre  si  levano  tremuli  scricchi
di  cicale  dai  calvi  picchi.

E  andando  nel  sole  che  abbaglia
sentire con  triste  meraviglia
com' è   tutta  la vita  e  il suo  travaglio
in  questo  seguitare  una  muraglia
che  ha  in cima  cocci  aguzzi  di bottiglia.


=  Non  rifugiarti  nell'ombra
di quel  fòlto  di  verzura
come  il falchetto  che  strapiomba
fulmineo  nella   caldura.

è ora  di  lasciare  il  canneto
stento  che  pare  s'addorma
e  di  guardare  le  forme
della  vita   che  si  sgretola.

Ci  muoviamo  in  un  pulviscolo
madreperlaceo  che  vibra,
in  un  barbaglio  che  invischia
gli occhi  e  un  poco  ci sfibra.

Pure , lo senti,  nel  gioco  d'aride onde
che   impigra  in  quest'ora  di   disagio
non  buttiamo  già  in  un  gorgo  senza  fondo
le  nostre  vite  randage.

Come  quella  chiostra  di rupi
che  sembra sfilaccicarsi
in  ragnatele  di  nubi;
tali  i  nostri  animi  arsi

in  cui  l'illusione  brucia
un fuoco  pieno  di  cenere
si  perdono  nel  sereno
di  una  certezza : la luce.


=a  K.
Ripenso il tuo sorriso, ed  è  per me  un'acqua  limpida
scorta  per  avventura  tra  le  petraie  d'un greto,
esiguo  specchio  in cui  guardi  un'ellera  i suoi  corimbi;
e su  tutto  l'abbraccio  d'un  bianco  cielo  quieto.

Codesto  è il mio ricordo; non saprei  dire , o  lontano,
se  dal  tuo  volto  s'esprime  libera  un'anima   ingenua,
o  vero  tu  sei  dei  raminghi  che  il  male  del mondo estenua
e  recano  il loro  soffrire  con  sé  come un  talismano.

Ma  questo  posso  dirti,  che  la tua  pensata  effigie
sommerge  i crucci  estrosi  in  un'ondata  di calma,
e  che  il tuo  aspetto s'insinua  nella  mia  memoria  grigia
schietto  come  la cima  d'una  giovinetta  palma......

lunedì 21 ottobre 2019

LA VIA SEMPLICE DI CHUANG TZU di: Thomas Merton 4°

21--10--2019

I tre  amici

C'erano  tre amici
che  parlavano  della vita.
Uno disse:
" è possibile  che gli uomini
vivano  insieme  senza  saperlo?
Lavorino  insieme
senza  produrre  nulla?
Si  può  volare  nello spazio
e  dimenticare  di  esistere
per  l'eternità?"
I tre  amici  si  guardarono  in faccia
e  scoppiarono  a  ridere.
Non  avevano  spiegazioni.
Così  furono  più  amici di prima.

Poi  uno  di  loro  morì.
Confucio
inviò  un  discepolo ad  aiutare  gli  altri  due
a  intonare  l'elogio  funebre.

Il discepolo  scoprì  che  uno  degli amici
aveva  composto  una  canzone.
Mentre  l'altro  suonava  il liuto,
essi  cantavano:
"Ehi , Sung  Hu!
Dove  sei  andato?
Ehi, Sung  Hu!
Dove  sei  andato?
Sei  tornato
dove in realtà  stavi.
E  noi  restiamo  qui,
accidenti !  Noi  restiamo  qui!"

Allora  il  discepolo  di Confucio li   aggredì  esclamando:"Posso  sapere  dove  avete  trovato  nella  rubrica  dei canti  funebri  questo  ritornello  così  frivolo  per  un defunto?"
I  due  amici  si  guardarono  e  scoppiarono  a  ridere:"Poveretto  ",  dissero, "non conosce la nuova liturgia!"

Confucio  e il pazzo

Quando  Confucio  visitava  lo Stato  di  Chu,
arrivò  Kieh  Yu,
il pazzo  di Chu,
e  cantò  fuori  della  porta  del  Maestro:

"O Fenice, Fenice,
dov'è  la tua  virtù?
Non  può  afferrare  il futuro
o  riportare  indietro  il passato!
Quando  il mondo  ha  un  senso,
i saggi  hanno  il loro  da fare.
Si  devono  nascondere  invece
quando  il mondo  va  storto.
Oggi  sei  fortunato
se  puoi  restare  in vita:
cerca  di farcela!

La  gioia  è leggera  come  una piuma
ma  chi  può  reggerla?
Il dolore  ti  piomba  addosso
come  una valanga:  chi può schivarlo?

Mai più,  mai più,
non  insegnare  la virtù.
Cammini  nel  pericolo,
attento!  attento!
Persino le felci  ti  possono  ferire  i piedi,
quando  vado  in giro,
come  farebbe  un pazzo,
vado  bene:
ma  sono  un tipo  da  imitare?"

L'albero sulla  cima  della  montagna
è  nemico  di se stesso.
L'olio  che  alimenta  la  lampada
si  autodistrugge.
La  pianta  della  cannella  è  commestibile:
perciò  la  tagliano!
L'albero  della  lacca  è  redditizio:
viene abbattuto.
Ogni uomo sa  quanto  è  utile  essere  utile.

Nessuno  a  quanto  pare  sa
quanto  sia  utile  essere  inutile.

sabato 19 ottobre 2019

MALATTIE CARDIOVASCOLARI IPERTENSIONE di Pina Maria Speranza Raciti

19--10--2019
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Classificazione   dell'ipertensione  secondo  i valori  sistolici  e  diastolici  (OMS, 1993) :

Classificazione                                                  Pressione sistolica              Pressione diastolica
                                                                                    (mm  Hg)                     (mm   Hg)
Normale                                                              <140                    e                      <90

Ipertensione  lieve                                                140--180         e\o                   90--105

sottogruppo ipertensione  a limite                     140--160        e\o                   90--95

Ipertensione  moderata  e  grave                        >180            e\o                    >105

Ipertensione  sistolica isolata                             >140            e                         <90


Sottogruppo   ipertensione  sistolica                   140--160         e               <90
isolata  al limite

L'ipertensione  secondaria, conseguente  a malattie  del  parenchima  renale o  a  più  rare  patologie  ( feocromocitoma,  coartazione  aortica)   , pur  mantenendo  la sua  gravità  clinica e prognostica ,  ha  perso  parte  dell'importanza  epidemiologica rispetto al passato.  Viceversa  ha  acquistato  importanza  , sotto  l'aspetto  epidemiologico  ed  ai fini  della  prevenzione  delle  malattie  cardiovascolari, l'ipertensione  "primitiva" o  "essenziale".
L'ipertensione  , è  un fattore di rischio  per  le  malattie  cardiovascolari, principalmente    ictus e  cardiopatia  ischemica.
Bassi  valori  pressori  non  vanno  considerati  patologici  in  persone sane. In  effetti, il rischio   di manifestazioni  di  malattie  cardio--vascolari  è  un rischio  "continuo",  che  cresce   proporzionalmente  all'aumentare  dei  valori  pressori  , da  quelli  più  bassi  a quelli  più  elevati.  Pertanto  , più  bassi sono i  valori  pressori  sistolici  e diastolici, e  minore  è il rischio  di ictus  e  cardiopatia  ischemica. In  questa  ottica  la  definizione  di valori  "normali"  e  di  valori  "anormali"  è  del tutto  arbitraria  e   convenzionale ed  il punto  di separazione  è quello  oltre  il quale  il rischio  è  ritenuto  così  elevato  da rendere  opportuno  il trattamento ipotensivo.
La  prevalenza  dell'ipertensione  aumenta  in ogni  popolazione  con  l'aumentare  dell'età,sia  che  si  consideri  la  pressione  sistolica  sia  che si consideri  la  diastolica.
Sovrappeso:
L'indice di massa corporea  è risultato  strettamente  correlato  con  i   valori  pressori; la  pressione  arteriosa  è tanto più elevata   quanto  maggiore  è il sovrappeso, non solo fra gli adulti, ma  anche  fra  i bambini e gli adolescenti.

Condizioni  socio--economiche:
Nei  paesi  industrializzati i valori  pressori  sono  inversamente  correlati  con  il  livello  socio--economico.  Valori medi si trovano più bassi    nella  fascia   di popolazione  con livello di istruzione  superiore (laurea, o diploma  di scuola   media  superiore), rispetto   alla  fascia   di popolazione  con  basso livello di istruzione. Ciò  può essere attribuito  alla migliore  conoscenza  dei problemi sanitari.
Fattori genetici:
I valori  pressori tendono  ad essere  simili  fra  i  componenti  della  stessa  famiglia   ha  suggerito  l'influenza di fattori  genetici  , anche se  è  difficile   distinguere  quanto  dipende  dall'esposizione  a  fattori ambientali e  comportamenti  condivisi  nell'ambito familiare.
La determinazione  è poligenica  e  l'espressione  è  sotto l'influenza  di  diversi fattori  ambientali.
Sodio  e potassio:
Il sodio  introdotto  con  gli  alimenti  e  le  bevande, sotto  forma di  cloruro  di sodio o  di  altri  composti , è  il fattore  ambientale  che  ha  la  maggiore  influenza  sui  valori  pressori . La  quantità  di sodio introdotta  è  correlata  con  i livelli  pressori  e  con la  tendenza all'aumento  che  essi  mostrano  con  l'avanzare  dell'età.
Il potassio ,ha azione  protettiva  e neutralizza  in parte  l'affetto  ipertensivo  del sodio.
Alcool:
L'alcol induce  un aumento  della  pressione arteriosa tanto  maggiore quanto  più  elevate  sono  le dosi ingerite.
PREVENZIONE:
La  prevenzione  primaria:
deve essere  indirizzata  ad indurre  le  persone  ad adottare  fin  dalla  più  tenera  età  uno stile di vita che  elimini i fattori di rischio  . In particolare , occorre ridurre  il  consumo  di sale a  meno  di  5 g al giorno,; mantenere  il peso corporeo  nei limiti  ottimali e  limitare  il consumo  di alcol.
Per quanto  poco  seducente  possa apparire  un  programma  a  lungo termine di prevenzione  primaria , bisogna  tenere  presente  che  la  riduzione  di 10 mmHg  del  valore  pressorio medio di una   popolazione  può  abbassare  la  morbosità  e la  mortalità cardiovascolare in misura  maggiore  di quanto  non  possa  ottenersi  con  il  trattamento  farmacologico  di tutti  gli  ipertesi  gravi  presenti  nella stessa  popolazione.
La prevenzione  secondaria:
Somministrazione  di farmaci ipotensivi a tutti  coloro  che  presentano valori pressori  che  implicano un  rischio  significativo di complicanze  cardiocircolatorie.

venerdì 18 ottobre 2019

CANZONIERE di: Francesco Petrarca 1°

18--10  2019

1

  Voi  ch' ascoltate  in rime  sparse  il  suono
di  quei  sospiri ond' io  nudriva  'l core
in  sul  mio primo  giovenile  errore
quand'era  in  parte  altr'  uomo  da  quel  ch' i' sono:
  del vario  stile  in  ch'io  piango  et  ragiono,
fra  le  vane  speranze e  'l van  dolore,
ove chi  per  prova  intenda  amore,
spero  trovar  pietà,  nonché  perdono.
    Ma  ben  veggio  or  sì  come  al  popol tutto
favola  fui  gran  tempo , onde sovente
di me  medesimo  meco  mi  vergogno;
  et del mio vaneggiar  vergogna  è 'l frutto,
e 'l pentèrsi, e  'l  conoscer  chiaramente
che  quanto  piace  al  mondo  è  breve  sogno.

2

  Per  fare una  leggiadra  sua   vendetta,
et punire  in  un  di  ben  mille  offese,
celatamente  Amor l'arco riprese,
come  buon  ch'io   nocer  luogo  et tempo  aspetta.
  Era  la  mia  virtute  al  cor  ristretta
per  far  ivi  et negli  occhi  sue  difese,
quando  'l  colpo  mortal  là  giù  discese
ove  solea  spuntarsi  ogni  saetta.
  Però,  turbata  nel  primiero  assalto,
non ebbe  tanto  ne'  vigor   ne'  spazio
che  potesse  al  bisogno  prender  l'arme,
   overo  al poggio  faticoso et  alto
ritrarmi  accortamente da  lo strazio
del  quale  oggi  vorrebbe , et  non  pò, aitarme.

giovedì 17 ottobre 2019

L'ORO DELLE TIGRI (1972) di: Jorge Luis Borges

17--10--2019

Il passato

Tutto  era  facile, ci  sembra adesso,
Nel  plastico  ieri  irrevocabile:
Socrate  il quale , presa  la  cicuta,
Parla dell'anima  e  della  sua strada
Mentre la morte  azzurra gli  va salendo
Dai piedi gelati; l'implacabile  spada
Che rimbomba  sulla  bilancia;
Roma , che  impone il  numeroso esametro
All'ostinato  marmo  di  quella  lingua
Che usiamo oggi ,  frantumata;
I pirati  di Hengist  che  attraversano
A remo  il temerario  Mare  del Nord
E  con  le forti  mani  e  il coraggio
Fondano  un  regno che  sarà  l'Impero;
Il re sassone  che  offre al  re  norvegese
I sette  piedi  di  terra  e  che  compie,
Prima che  il sole scenda  , la  sua  promessa
Nella  battaglia  di uomini;  i cavalieri
Del deserto, che  coprono l'Oriente
E minacciano  le  cupole della Russia;
Un  persiano  che  racconta  la  prima
Delle  Mille  e  Una Notte e  non  sa
Di  incominciare  un libro che  i lunghi  secoli
Delle  generazioni  susseguenti
Non  cederanno  al  silenzioso  oblio;
Snorri  che  salva nella  sua perduta  Thule,
Nella  luce  di  crepuscoli lenti
O nella  notte propizia  alla memoria,
Le lettere e  gli  dei  della  Germania;
Il  giovane  Schopenhauer,  che  scopre
Il piano  generale  dell'universo;
Whitman , che in una  redazione  di Brooklyn,
Tra  l'odore  di  inchiostro  e di  tabacco,
Prende  e  non  dice  a  nessuno  l'infinita
Decisione  di essere tutti  gli uomini
E di  scrivere un libro che  sia  tutti;
Arredondo, che  uccide  Idiarte Borda
Nella  mattina  di  Montevideo
E si  consegna  alla  giustizia ,  dichiarando
Che ha  agito da solo , senza  complici;
Il  soldato  che  muore in Normandia,
Il  soldato  che  muore in Galilea.

Queste  cose potevano  non esserci.
Quasi  non  sono  state . Le immaginiamo
In  un  fatale  ieri inevitabile.
Non c'è  altro  tempo  che  l'adesso  , questo  apice
Del  sarà  e del fu ,  di  quell'istante
In cui la  goccia  cade  nella  clessidra.
L'ieri illusorio  è  un  ambito  chiuso
Di  figure immobili di  cera
O di  reminiscenze  letterarie
Che il tempo  perderà  nei  suoi specchi.
Erik  il Rosso, Carlo  Dodicesimo,  Brenno
E  quella  sera inafferrabile che  fu  ma
Sono  nella  sua  eternità, non  nella  memoria.

mercoledì 16 ottobre 2019

IL CAMMINO DELL'UOMO E IL "TU" DI DIO NELLA FILOSOFIA DIALOGICA DI MARTIN BUBER di: Franca Ciccolo Fabris 4°

16--10--2019

Le  tappe  fondamentali  del cammino

è all'interno  di  questo  quadro  che  Buber indica , a  ogni uomo, le  tappe  fondamentali  del suo  cammino.
La  bellezza, il fascino del  libro"Il cammino dell'uomo" sta nel fatto  che  qui  Buber  si serve  , per  illustrare  ciò che  vuol  trasmettere , di una  scelta  straordinariamente  efficace  di  racconti  chassidici,  per  cui , come  in ogni  vera  opera  d'arte, qualsiasi  tentativo di  riassunto  è fortemente  in perdita.
Come è  costitutiva  dell'uomo  la  relazione, la  dialogicita', così è  proprio  solo  dell'uomo  il cammino : "Gli angeli  riposano in Dio, ma  gli  spiriti  santi  camminano  in Dio.  L'angelo  è immobile, il santo  cammina.  Perciò  il santo  è superiore  all'angelo"
Ogni  uomo ; è  questo  il  primo   tema  , la prima  tappa ; prendere  coscienza  , e assumere  fini in fondo  la  propria  unicità,  la propria individualità  e  irripetibilità.
Il Dio  di Abramo,  di Isacco, di Giacobbe è  e rimane  il Dio di qualcuno e  per  qualcuno; privilegio--sei  insostituibile, la  tua vita  è solo tua---,e compito --devi(in un'accezione molto  particolare  del  verbo, che  non  indica tanto  una  obbedienza a  una  legge esterna, ma piuttosto  la  necessità tutta   interiore e dunque  coincidente  con  la  vera  libertà, di assecondare il proprio destino, andare incontro  e  andare verso la propria  destinazione) impegnarti  in prima persona.
Sei dunque chiamato  anzitutto  a un  riconoscimento di te e, in  un  secondo  momento  , a  un'accettazione,  una  assunzione in toto di te stesso, spirito e carne,vizi  e  virtù, positivo e negativo.
Occorre, per  ciò  , concentrazione, raccoglimento, riunificazione intorno  al proprio centro, esperienza della propria radicale e inevitabile solitudine.
Per poco. Segue , a questo, il momento della decisione, della  determinazione e  risolutezza. Che comporta  rinuncia , ma che  porta  alla  piena gestione  del proprio  destino. Che, ora, è il momento di affrontare; ora è possibile , ed anzi necessario, uscire da  se e di se  dimenticarsi, per  andare  verso il mondo, per realizzare il proprio  compito  nel mondo.  Cominciando dal  cambiamento di  se, e  poi  , senza  cercare troppo lontano, del pezzetto  di mondo dentro  cui  siamo collocati.
Ognuno può  così rispondere  all'appello che viene da quel Dio, che  non  è affatto lontano, ma anzi è  alla porta e  aspetta solo che  gli apriamo: "Ancora una volta un insegnamento ebraico si oppone  qui  agli insegnamenti  delle  altre  religioni, di nuovo, è  nel  chassidismo che  si  esprime  con la massima  intensità. Noi crediamo  che  la  grazia  di Dio consiste proprio in questo suo  volersi lasciar  conquistare dall'uomo,in  questo suo  consegnarsi, per  così dire ,a lui .Dio vuole entrare nel  mondo che  è  suo , ma  vuole  farlo attraverso  l'uomo:  ecco il mistero della  nostra  esistenza, l'opportunità  del  genere umano.
Un giorno  in cui  riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi  Mendel   di  Kozk li  stupi chiedendo loro a  bruciapelo:"Dove  abita  Dio?". Quelli risero  di lui:"  Ma il  Rabbi  diede  lui stesso la risposta alla  domanda:" Dio abita dove lo si lascia  entrare".
Se  volessimo trovare ora una espressione che  sintetizzi questo  cammino, al limite, in  un'ottica  anche solo  umanistica e  non  religioso--umanistica, potremmo forse  dire che essa  suona all'incirca  così:"Sii  quel  che sei, per andare verso  ciò  che  ancora non sei".
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Anche  questo  piccolo libro apre , proprio  come  diceva  Hermann Hesse,  tanti  orizzonti  alla riflessione critica , al confronto, alla  rielaborazione e  al  ripensamento personale.
Mi limito  qui  a  due  sottolineature, ancora  sul  versante dell'attualità: la prima  è  un  rimando  a  un  altro  "piccolo"  e, anche questo , preziosissimo  libro:  l'autore  è Paolo  De Benedetti, il titolo "Ciò  che tarda avverrà"
Ritroviamo qui ,  elaborati  con  la straordinaria  capacità di muoversi  nello sconfinato  territorio della tradizione biblica e dell'esegesi  midrashica propria  dell'autore , tanti  di questi temi--da  quello  del Dio che  è  sempre  Dio di qualcuno, a  quello  della  legittimità, anzi  dell'obbligo  che  ognuno , proprio  perché  unico  , si affanni a  cercare il  settantunesimo senso  della Parola di Dio; da quello   dell'opera   creatrice  dell'uomo che  può  paradossalmente essere  migliore  di quella  di Dio, a  quello  dell'ascolto  come  dimensione  essenziale  del  vivere e del credere; e infine la domanda  cruciale, sempre  meno  eludibile, sul  senso  della   storia e  sul  dolore nel mondo--coniugati  per  lo più  in  rapporto  al  tempo  presente  che  ne  risulta  illuminato  di  nuova  e  confortante luce.
La  seconda  vuol  richiamare  l'attenzione  su  un fatto  che  mi sembra  poco  notato  esplicitamente anche  se  è  sempre  più  frequente. La  tradizione chassidica ,o meglio alcuni dei  temi  che essa  ci  racconta  , sono  spesso  utilizzati in  chiavi  a  volte anche molto diverse  tra  loro e in  contesti culturali disparati:ora,  pur  accogliendo e  condividendo fino in fondo  l'utile  monito  che ci  viene da  autorevoli  studiosi, a  evitare infelici  e   fuorvianti  sincretismi, forse  è possibile , confortati  in  ciò  dal  più  grande conoscitore contemporaneo  del  chassidismo,  Gershom  Scholem  ,  fare  un'eccezione. Prendere  cioè  sul  serio  la  lettura  di tipo  psicoanalitico, e  più  propriamente  di  scuola  Junghiana, che  è stata  , e  continua ad  essere  fatta  di  alcune  concezioni dell'uomo che  il chassidismo  prospetta(l'inconscio,  l'individuazione  come  via  di salvezza, il negativo ecc.)

martedì 15 ottobre 2019

PREGHIERA PER L'ANNO 2000 dia. Raoul Follereau

15--10--2019

Anno  2000.
Tempo  di  paura  o  primavera d'amore?
Atomo: trionfo dell'uomo
o  patibolo  dell'umanità?
Signore, aiutaci!
Detentori  ormai di  una  particella 
della  Tua  potenza,
eccoci  davanti  a Te , deboli , fragili,
più  poveri  che  mai,
vergognosi
delle  nostre  coscienze  rattoppate
e  dei  nostri  cuori  a  brandelli.
Signore, abbi  pietà  di noi!
Noi  abbiamo  costruito  chiese,
ma  la  nostra storia
è  una  guerra  senza  fine;
noi abbiamo  costruito   ospedali , ma noi,
per  i nostri  fratelli,
abbiamo  accettato  la  fame.
Perdono , Signore,
per  la  natura  calpestata,
per le  foreste  assassinate,
per  i fiumi inquinati...
Perdono
per  la  bomba  atomica,
il lavoro a catena,
la  macchina  che  divora  l'uomo
e  le  bestemmie contro  l'Amore.
Noi sappiamo che  Tu ci  ami e che
a  questo amore , noi dobbiamo la vita.
Strappaci dall'asfissia  dei cuori
e  dei  corpi.
Che i nostri  giorni non  siano più  deturpati
dall'invidia  e  dall'ingratitudine,
dalle   terribili  schiavitù  del potere.
Donaci  la  felicità  di amare
il nostro  dovere.
Nel mondo  mancano  milioni  di medici:
ispira  i Tuoi  figli  a  curare;
nel mondo  mancano  milioni  di maestri;
ispira i Tuoi  figli  ad  insegnare;
la fame tormenta i tre  quarti  della  terra;
ispira i Tuoi figli  a  seminare;
da  cent'anni  gli uomini hanno fatto
quasi  cento  guerre;
insegna  ai Tuoi figli ad amarsi.
Perché, Signore , non  è amore
senza  il Tuo Amore.
Fa che  ogni  giorno,
e  per  tutta  la  vita,
nella  gioia  nel  dolore,
noi siamo fratelli,
fratelli  senza  frontiere.
Allora  i nostri ospedali
saranno  anche  le  Tue cattedrali
e i nostri  laboratori
i testimoni
della Tua   grandezza.
Nei  cuori dei proscritti  di un  tempo
risplenderanno
i Tuoi  tabernacoli.
Allora,
non accettando altre tirannie che  quella  della  Tua Bontà,
la nostra civiltà  martoriata dall'odio
dalla  violenza  e  dal  denaro,
rifiorirà
nella   pace   e  nella  giustizia.
Come  l'alba  diventa  aurora,
e poi giorno,
voglia il Tuo Amore
che i figli
dell'Anno  Duemila,
nascono  nella  speranza,
crescano  nelle  pace,
si estinguano  infine nella luce,
per ritrovarti, Signore,
Tu che  sei  la  Via.

le parole profetiche  di questa preghiera, mi fanno  comprendere ,  come  la pace e la giustizia sono lontane. Un  medio-oriente  martoriato  dall'orrore della guerra, e i nostri cuori indifferenti al dolore alla violenza subita da quei popoli. Che  possa  la  coscienza, di noi occidentali svegliarsi , al fine di diventare veri costruttori di pace e di giustizia, là dove l'umanità sta' soffrendo.

lunedì 14 ottobre 2019

OSSI DI SEPPIA (1920--1927) di: Montale 3°

14--10--2019

=Dove  se  ne  vanno  le  ricciute  donzelle
che  recano  le colme  anfore  su  le spalle
ed  hanno  il  fermo  passo  sì  leggero;
e  in  fondo  uno  sbocco  di valle
invano attende  le  belle
cui adombra  una  pergola di vigna
e  i  grappoli  ne  pendono  oscillando.
Il  sole  che  va  in alto,
le  intraviste  pendici
non  han  tinte: nel  blando
minuto  la  natura  fulminata
atteggia  le  felici
sue  creature ,  madre  non  matrigna,
in  levità  di forme.
Mondo  che  dorme o  mondo che si  gloria
d'immutata  esistenza , chi  può  dire?,
uomo  che passi ,e tu dagli
il meglio ramicello del  tuo orto.
Poi  segui: in  questa  valle
non  è  vicenda  di buio e  di luce.
Lungi  di qui  la  tua  via  ti  conduce,
non  c'è  asilo  per te, sei  troppo morto;
seguita  il giro delle  tue  stelle.
E dunque  addio ,infanti  ricciutelle,
portate  le  colme  anfore  su le  spalle.


=Non  chiederci  la  parola  che  squadri  da  ogni lato
l'animo  nostro informe , e  a  lettere  di fuoco
lo  dichiari  e  risplenda  come  un  croco
perduto  in  mezzo  a  un  polveroso  prato.

Ah  l'uomo  che  se  ne  va  sicuro,
agli altri ed  a  se  stesso amico,
e l'ombra  sua  non cura  che  la  canicola
stampa  sopra  uno  scalcinato  muro!

Non  domandarci  la  formula  che  mondi  possa  aprirti,
si  qualche  storta  sillaba  e  secca  come  un ramo.
Codesto  solo  oggi  possiamo  dirti,
ciò  che  non  siamo , ciò che  non vogliamo

domenica 13 ottobre 2019

POST--MODERNO; POST--CRISTIANO : il dramma della nostra società di : Pina Maria Speranza Raciti

13--10 --2019
 Siamo, caduti proprio in basso!  Utilizzare  il "Crocifisso"  per uno  squallido  scontro politico; non esiste più la dialettica  della politica.
Il "cristianesimo", è  parte  integrante  della  nostra  identità, noi  popolo  europeo ; ed è parte integrante della   nostra  cultura, e della  nostra  democrazia.
Nelle  "costituzioni"  delle democrazie  occidentali, i cittadini   sono  uguali  e  liberi, al  di là  del colore  della  loro pelle,  al di là  della loro condizione  sociale, tutti uomini e donne. Inoltre , esiste  la   libertà di culto.
La  "Croce" con le parole  di Paolo, ha abbattuto  il muro dell'inimicizia  che  separava  i due  mondi, facendo dei due  , un solo  mondo.  Ciò  vuole  dire, che  la  "croce" permette  al " credente" di  essere  cittadino del mondo; e l'umanità  diventa:"sorelle, e fratelli".
La  " Croce"  è  AMORE  ASSOLUTO !  Il cristiano, attraverso  la croce:  ama,  accoglie,  rispetta, il suo prossimo.
Con "Il cortile  dei gentili " , la chiesa  cristiana  cattolica, ha  iniziato un cammino di  confronto , dialogo, con i non credenti;  da 50  anni  circa,  la  chiesa  cristiana, cammina  in un dialogo  , incontro , con l'Islam, e con le altri  religioni  orientali.
Non comprendo,  la  proposta di  rimuovere  il crocifisso  dalle  aule  della  scuola italiana e dagli uffici pubblici  in generale.  L'Europa in generale, l'Italia , in particolare, è  casa nostra, è dovere nostro  come  padroni di casa  amare  accogliere, rispettare,  i nostri ospiti, che vengono da noi   a lavorare per migliorale  la loro condizione; loro ,gli ospiti, hanno il dovere di rispettare le nostre leggi,  inoltre  esiste la libertà di culto, che  dà loro la possibilità di professare la  loro fede.
Come si può  interpretare la  proposta  del ministro?
Forse  ,per mettere  a loro agio  i nostri ospiti dobbiamo  rimuovere  dalla  scuola italiana:
--il crocifisso;  lo studio della  letteratura  italiana; lo studio della  nostra  storia; lo studio della lingua  italiana;
---dobbiamo mettere  al  bando:
Dante; Petrarca; Manzoni;  Pirandello; ecc.
----dobbiamo chiudere le  nostre chiese, i nostri musei.
Una  società  vuota,che ha perso la sua reale  dimensione!

sabato 12 ottobre 2019

LA VIA SEMPLICE DI CHUANG TZU di: Thomas Merton 3°

12--10---2019

Il digiuno del cuore

Yen  Hui , il discepolo    preferito   di  Confucio,  venne  a  prendere  concedo  dal  suo maestro.
"Dove  vai?".
"E  perché?"
"Ho  sentito dire  che  il  principe  di Wei  è un  uomo  robusto  ed energico, oltre  che  assai  caparbio.  Non si cura  del  suo popolo  e  rifiuta  di  ammettere i propri  difetti. Non  gli  importa  del fatto  che i suoi  sudditi  muoiano   come mosche .  I cadaveri  giacciono  dappertutto  come  fieno in un  campo  appena  tagliato.  La  gente è  disperata.  Ma  io  vi  ho sentito  dire , Maestro , che  bisogna  lasciare  lo  Stato  che è  ben  governato  per recarsi  in  quello  che  è pieno di disordini.  Sono  tanti i malati  che  aspettano  davanti  alla porta del medico.  Desidero cogliere questa  opportunità  per  mettere  in pratica ciò   che  ho  imparato da voi  e vedere se riesco a  migliorare le  condizioni  di quel  paese".
"Ahimè!",  esclamò  Confucio, "tu  non  sai  ciò  che fai. Ti  rovinerai  con  le  tue  stesse mani . Il  Tao  non  ha  bisogno del tuo zelo e tu sprecherai  le  tue energie  in  sforzi inutili . Ciò  ti  farà  diventare confuso  e poi ansioso e allora  si  che  non  sarai  più  capace di  recare aiuto  a  te stesso. I saggi  di  un tempo  prima  cercavano  il Tao  dentro  di se',
poi  andavano  a  vedere se  c'era  qualche cosa negli  altri  che  corrispondesse  al Tao  così  come  essi  lo  conoscevano.  Ma se  non hai  il Tao , che  diritto  hai  di sciupare  il tempo  a cercare inutilmente  di riportare sulla  retta  via  i politici  corrotti?....Comunque immagino che   tu  abbia  qualche  cosa  su  cui  fondare  le  tue  speranze di successo.  Come  pensi  di agire?"
Yen  Hui rispose:"  Intendo  presentarmi  come un  uomo umile e  disinteressato , che  cerca di fare solo ciò  che  è giusto  e   nient'altro:  un primo  contatto  assai semplice  e  onesto . Riuscirò a  conquistare la  sua  fiducia?"
Confucio replicò  :"Certamente  no.  Quell'uomo è convinto  che  solo  lui ha  ragione.  Da  fuori può  sembrare  che  nutra  un  vero  interesse  per la  giustizia  , ma  non  lasciarti trarre  inganno dalla  sua  espressione . Non  è  abituato  a  essere  contestato  da  nessuno. Calpesta  gli altri per  confessare  a  se stesso  di  avere ragione e se lo fa con  gente mediocre , è  ancora più  sicuro che  si comporterà  così con uno che rappresenta  per lui una  minaccia in  quanto  si definisce  uomo  di grandi  qualità.  Si  aggrapperà  ancora di più alle  proprie  idee.  Forse  fingerà  di  essere  interessato ai  tuoi  discorsi  circa ciò  che  è oggettivamente giusto, ma  dentro di se' non ti ascolterà  e  non  cambierà nulla . Con  questo sistema non otterrai niente".
Riprese allora  YEN  Hui : "Molto bene . Invece di oppormi  a  lui  direttamente ,resterò  fedele  nel mio intimo  ai miei  valori e  fuori  invece  farò  mostra  di cedere.  Mi rifarò  all'autorità  della   tradizione e  agli  esempi  del passato. Chi dentro di  se'  non cede  a  compromessi  è figlio  del cielo tanto quanto qualsiasi  governante. Non mi appellerò  ad  alcuna  dottrina  personale  e di  conseguenza  non  mi  importerà  di essere  approvato  o meno.  Alla  fine  tutti  mi  giudicheranno assolutamente  disinteressato e sincero. Apprezzeranno  la  mia innocenza  e  così  sarò  per  loro  uno  strumento  del cielo.
In questo  modo,  mostrandomi  obbediente  al  principe   come  fanno  gli altri  uomini,  inchinandomi , inginocchiandomi ,  prostrandomi  come un  servo  , verrò  accettato  senza  riserve. Allora  gli  altri  avranno fiducia  in me  e  sempre  di  più  si  serviranno  di me, poiché  vedranno  che  il mio unico  desiderio  è quello  di  rendermi  utile  e  operare  per  il bene  di tutti . Così  diventerò  uno  strumento  degli uomini.
Nel frattempo , tutto  ciò  che  avrò  da  dire verrà espresso  in termini di  tradizione  antica .Mi  servirò  della  tradizione  sacra  dei saggi  del  passato. Anche  se  ciò che  dirò  potrà  suonare  come  condanna  per  la  condotta  del principe, non saranno parole  mie,  ma  della  tradizione stessa. Con  questo  sistema  , sarò  perfettamente  onesto senza  recare  offesa  a nessuno, e quindi  mi  porrò  come  strumento  della tradizione. Pensate  che  questo  sia il metodo giusto?"
"Decisamente no",  rispose  Confucio. "Disponi  di troppi  piani  d'azione  senza neppure  aver  conosciuto  il principe  e  osservato il suo  carattere! Al  massimo  potrai  salvarti  la  pelle , ma  non  riuscirai  certo  a  cambiare  nulla. Può  darsi  che  egli  si  mostri  in  apparenza  docile alle  tue  parole , ma non ci  sarà  un'autentica  conversione del cuore".  Allora  Yen  Hui esclamò:"  è  il massimo che posso fare . Maestro , voi che  cosa suggerite?"
"Devi  digiunare!", replicò  Confucio .  "Sai che cosa significa  digiunare?  Non è facile . Ma le vie  di Dio non sono facili".
"Oh", disse Yen Hui , "io sono  abituato a digiunare ! A casa  mia eravamo poveri , stavamo mesi  senza  carne ne'  vino.  Non è questo digiunare?".
"Be', lo puoi  definire"osservare il digiuno", rispose Confucio,  "ma non è  il digiuno  del cuore".
"Ditemi",  domandò  Yen  Hui, "che cos'è il digiuno del  cuore?"
Confucio  spiegò:"  Lo  scopo  del  digiuno  è  l'unità  interiore.  Ciò  significa  sentire , ma  non con  l'orecchio ;  sentire, ma non con l'intelletto;  sentire  con lo spirito, con tutto  te stesso . Il  sentire  solo  con  le  orecchie  è  una  cosa  ,  quello  dell'intelletto  è un'altra .  Ma  il sentire  dello  spirito  non  è  limitato  a  una  singola  facoltà, alla  mente  o all'udito,  e  quindi esige  che  tutte  le  altre  facoltà  vengano  sospese. Quando  esse  sono  sospese , tutto  il  nostro essere  resta  in  ascolto.  Allora  puoi  cogliere   direttamente  ciò  che  è  lì davanti  a  te  e che  non  potrai  mai  sentire  con  le  orecchie  o capire  con  la  mente.  Il digiuno  del  cuore  svuota ogni facoltà, ti libera  da  ogni limite  e da  ogni  preoccupazione.  Il  digiuno del cuore  genera unità  e  libertà".
"Capisco", replicò  Yen  Hui , "il vero  ostacolo  era la mia  consapevolezza  di me stesso. Se riuscirò  a  iniziare questo digiuno del cuore , tutto  ciò  scomparirà  e io  sarò  libero  da limiti  e  preoccupazioni! è questo  che  volete  dire?"
"Si", rispose  Confucio, "è  così" Se  ti  comporterai  così  , sarai  in grado di andare nel mondo  degli uomini senza  disturbarli. Non  entrerai  in  conflitto  con  l'immagine  ideale che  hanno di se stessi . Se  saranno  disposti  ad  ascoltare , canta loro  una  canzone , altrimenti  taci. Non cercare  di  sfondare le porte. Non sperimentare  su  di  loro  nuove  medicine. Accontentati  di restare  fra  loro, poiché  non c'è  altro  che  tu possa  se non essere uno di loro . Allora, forse , avrai  successo!
è facile non  lasciare tracce quando si  sta fermi , ma  è  difficile  camminare senza toccare terra.  Se segui  la  via  del Tao, non c'è posto  per  l'inganno.
Sai  che  si  può  volare  con le ali : ma  non  hai  ancora  imparato  a  volare senza ali.  Conosci  la  sapienza  di coloro  che  sanno,  ma  non  hai  ancora imparato  la sapienza di chi  non sa.
Guarda  questa  finestra : non è  altro  che  un buco  nel muro  , ma  grazie  ad essa  tutta  la stanza  è  piena  di luce. Così  , quando  le facoltà  sono sospese , il cuore è pieno  di luce, e  quando  è pieno di  luce  diventa  un  influsso  da  cui gli altri  vengono  segretamente  trasformati".

giovedì 10 ottobre 2019

FERVORE DI BUENOS AIRES di: Jorge Luis Borges

10--10--2019

Alba

Nella  profonda  notte  universale
che  appena  contraddicono  i  fanali
una  raffica  perduta
ha  offeso  le   strade  taciturne
come presentimento  tremulo
dell'alba  orribile  che  fa  la  ronda
ai  sobborghi  smantellati  del mondo.
Curioso  dell'ombra
e  impaurito  dalla  minaccia  dell'alba
rivissi  la  tremenda  congettura
di Schopenhauer  e  di  Berkeley
che  dichiara  che  il mondo
è una  attività  della  mente,
un  sogno  delle anime,
senza  base ne'  proposito  ne'  volume.
E  già  che  le  idee
non  sono  eterne  come  il  marmo
ma immortali  come un  bosco o un fiume,
la   dottrina citata
assume un'altra  forma nell'alba
e  la  superstizione  di quell'ora
quando  la  luce  come  un  rampicante
va  a  implicare  le  pareti  dell'ombra,
piegò  la mia ragione
e  tracciò  il mio  capriccio  seguente:
Se sono  prive  di sostanza le  cose
e se questa  numerosa Buenos  Aires
non  è altro  che un sogno
che  ergono  in condivisa magia  le  anime,
c'è un  istante
in cui pericola  tumultuosamente  il  suo  essere
ed  è  l'istante  rabbrividito  dell'alba,
quando  sono  pochi  coloro  che  sognano  il mondo
e  soltanto  alcuni  nottambuli  conservano,
cenerina  e  appena  abbozzata,
l'immagine  delle  strade
che  completeranno  poi  gli  altri.
Ora  in cui  il sogno pertinace  della  vita
corre  pericolo  di rottura,
ora   in cui sarebbe facile a Dio
uccidere  del tutto  la  Sua opera!

Ma  di nuovo  il mondo  si è  salvato.
La   luce  deambula  inventando  sporchi colori
e con  qualche  rimorso
della  mia  complicità  nel  risorgere  del  giorno
sollecito  la  mia  casa ,
attonita  e   glaciale  nella  luce  bianca,
mentre  un  uccello  trattiene  il silenzio
e  la  notte  consumata
è  rimasta  negli  occhi  dei  ciechi.

Benares

Falsa  e fitta
come  un giardino  riprodotto  da  uno specchio,
l'immaginata  urbe
che  non  hanno  visto  mai  i miei  occhi
intesse  distanze
e  ripete  le  sue  case  irraggiungibili.
Il brusco  sole,
lacera  la  completa  oscurità
di  templi  ,  letami,  carceri , patios
e  scalerà  i muri
e  splenderà  in  un  fiume  sacro.
Ansimante
la  città  che  oppresse  un  fogliame  di  stelle
trabocca  l'orizzonte
e  nel  mattino  pieno
di passi  e  di sonno
la  luce  va  aprendo  come  rami  le  strade.
Giuntamente  albeggia
in tutte  le  persiane  che  guardano l'oriente
e  la  voce di  un  muezzino
rattrista  dalla  sua  alta torre
l'aria  di  questo  giorno
e  annuncia  alla  città  dei  molti  dei
la  solitudine  di Dio.
(E  pensare
che  mentre  gioco  con dubbiose immagini,
la  città  che  canto , persiste
in un  luogo  predestinato  del mondo,
con  la  sua  topografia  precisa,
popolata come  un sogno,
con ospedali  e  caserme
e  lenti  viali
e uomini  di  labbra  marce
che  sentono  freddo  ai denti.)

mercoledì 9 ottobre 2019

IL CAMMINO DELL'UOMO E IL "TU" DI DIO NELLA FILOSOFIA DIALOGICA DI MARTIN BUBER di:Franca Ciccolo Fabis 3°

9--10--2019
Il  cammino  dell'uomo  secondo  l'insegnamento chassidico  
"è  quanto più bello io  abbia  letto.  Lascerò  che  questo   dono così  prezioso  e  inesauribile mi  parli ancora molto spesso[.....]".  Così  scriveva Hermann  Hesse  a Buber  a  proposito  del libro del 1947.  Nel 1948  Buber  pubblicherà  la  raccolta : I racconti  dei  Chassidim, presentandosi  alla  cultura  occidentale come il più  grande   divulgatore  della  tradizione chassidica. Quella  tradizione  che, da quando  giovanissimo  aveva  scoperto , era  diventata leit-motiv,  insieme  e  strettamente  collegata alla  concezione dialogica, di tutta  la  sua  riflessione intellettuale , e  nella  quale egli , in ultima  analisi, vedeva  la più alta e  rappresentativa  espressione  della  fede  ebraica.
Del resto , nella nota all'edizione  tedesca  del libro  GOG  E  MAGOG,  scriveva:
"Io  sono ebreo  della  Polonia,  provengo da  una  famiglia  di illuministi,  ma  nella recettiva  età  della   fanciullezza  sono  stato  influenzato  da  un'atmosfera  chassidica.  Probabilmente  mi  uniscono  a  questo  mondo  altri  legami  più difficili  da  afferrare.  Di una  cosa  però  sono  certo , se io  fossi  vissuto  in  quei  tempi in cui  si  lottava  ancora  intorno alla  parola   di Dio e  non  intorno  alla  sua  caricatura, anch'io , come  molti,  avrei  abbandonato  la  casa  paterna e sarei  diventato  chassid".
Sentiamo , in queste  parole, rimpianto  e anche un  velo di  amarezza.  Sono  passati  ventiquattro  anni  dal  primo  piccolo  libro .  Anni difficili, vicende traumatiche, cambiamenti  radicali.
Nel  1929 era  morto  l'amico  Rosenzweig. Buber  prosegue  da  solo il grande  lavoro  di traduzione della  Bibbia  che  sarà completato  molti  anni dopo a  Gerusalemme.
Continua  a  insegnare  all'Università  di Francoforte  finché  l'evoluzione della  politica  tedesca ,  l'avvento del nazismo e  le  persecuzioni non  lo  convincono  a  lasciare  la  Germania e a  trasferirsi  in  Palestina.  Qui accetta  un incarico di  insegnamento  di filosofia   sociale  all'università  di Gerusalemme,  scrive e  pubblica  molto ,su  argomenti  di sociologia , politica  , ebraismo ecc.
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Adesso , inoltre, Buber è  costretto a ripensare al  sionismo  alla  luce  degli eventi  sempre  più  drammatici  del  suo paese e  del  conflitto  con  il mondo  arabo.  Ma  non  viene  meno alla  luce  di fondo del suo pensiero, e cioè la  possibilità  di una   convivenza  pacifica  dei  due  popoli  chiamati  a  dialogare  tra loro e  a  realizzare  concretamente, anche  a  livello istituzionale, questa possibilità. Egli stesso si impegna  in questa  direzione, fondando  insieme ad  altri , pochi  in verità, il movimento  jichud(unità),  il cui scopo  è  di  lavorare per  uno  stato  binazionale.
Questa  posizione  gli  attirerà  molte  critiche  e  inimicizie , anche se, per altra  via  , crescono l'ammirazione e la  considerazione  dei  suoi  contemporanei e, soprattutto  nel suo paese, dei  giovani, che  finiranno  per vedere in lui , e amare in lui , il maestro  e  la   guida spirituale.
Viaggi  in Europa e negli  Stati Uniti, conferenze, insegnamento e pubblicazioni  lo impegnano in questi anni, in cui  riceve anche  riconoscimenti e onori.
Dopo  la  perdita della moglie , nel 1958, tuttavia le  sue  energie e  la sua attività  diminuiscono. Alla  propria morte aveva pensato  e  sulla  morte aveva scritto  parole  luminose di fede pura.
Sulla  sua  tomba vuole  che   siano scritte del suo  salmo preferito:
    "Tuttavia , io  sono sempre  con te" (73,23)
Qual  è  l'insegnamento chassidico cui  Buber  guarda per  tracciare le  tappe  fondamentali del cammino dell'uomo?
Lasciando  da parte  la  questione dell'interpretazione che Buber ha  dato di questa tradizione, rivediamo in modo sintetico e semplificato i caratteri  che  la  contraddistinguono.
Il chassidismo è un movimento  di risveglio , di tipo  mistico, della religiosità  ebraica, la  cui più  celebre  espressione  si  manifestò  a  metà  del  1700 nelle  comunità  dell'Europa  orientale,  trovando in  Israel  Ben  Eliezer, detto  il  Baal Shem Tov, il  suo  più  grande esponente.
Chassid  è il pio ebreo , che ,  insieme  ad  altri  compagni,  cresce  nella  conoscenza  e  nell'amore  della  Legge divina , si  forma  , diremmo  noi, nella  sequela  quotidiana  di  un  maestro, uno zaddiq,
uomo giusto  e saggio ,  animato  da  fervida  gioia(hitlahabut ) nel servire('avodà)  Dio, teso ad  orientare   a  Dio ( kawwanà) ogni  azione, anche  la più  piccola , della  sua  giornata , poiché così  facendo  contribuisce  a riportare "in patria"  le  scintille  di Dio in  esilio nel mondo:un uomo  che  riconosce  con  umiltà (shiflut) di  essere  solo  una  parte  , piccola  , del  creato, e  che  tuttavia  si  impegna  fino in  fondo nel  suo  compito  , e  ne  è  responsabile, perché  solo  a  lui  è  stato  affidato  e  nessuno lo  può  sostituire.  Il giusto prega , lavora, aiuta  con  il  consiglio  e  le  azioni chi  ha  bisogno; soprattutto  sempre  di nuovo  volge  a Dio  se stesso, compie e  rinnova  la  sua teshuvà, la  sua  conversione.