30--9--2019
IN LIMINE
Godi se il vento ch'entra nel pomario
vi rimena l'ondata della vita:
qui dove affonda un morto
viluppo di memorie,
orto non era , ma reliquiario.
Il frutto che tu senti non è un volo,
ma il commuoversi dell'eterno grembo;
vedi che si trasforma questo lembo
di terra solitario in un crogiuolo.
Un rovello è di qua dall'erto muro.
Se procedi t'imbatti
tu forse nel fantasma che ti salva;
si compongono qui le storie , gli atti
scancellati pel giuoco del futuro.
Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe , tu balza fuori, fuggi!
Va, per te l'ho pregato,-ora la sete
mi sarà lieve, meno acre la ruggine....
MOVIMENTI
I LIMONI
Ascoltami , i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io , per me , amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccata agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla;
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro;
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi , in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo , l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce,
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi , in alto , tra le cimase.
La pioggia stanca la terra,di poi ; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara--amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
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lunedì 30 settembre 2019
domenica 29 settembre 2019
LA VIA SEMPLICE DI CHUANG TZU di: Thomas Merton 1°
29--9--2019
L'albero inutile
Hui Tzu disse a Chuang:
"Ho un albero grande,
quello che chiamano "paracoto".
Il tronco è così storto
e pieno di nodi
che nessuno mai
riuscirà a trarne un'asse diritta.
I rami sono così contorti
che non si possono tagliare
in modo intelligente.
Cresce sul ciglio della strada,
ma nessun falegname
lo degnerà di uno sguardo.
Così è la tua dottrina:
grande e inutile".
Chuang Tzu rispose:
"Hai mai guardato come fa la lince
quando si accuccia e scruta la preda?
Spicca un balzo di qua , poi di là,
salta giù e alla fine
piomba nella trappola.
Hai visto lo yak, invece?
Grosso come una nuvola carica di pioggia,
troneggia possente.
è grande ? Certamente,
non è fatto per andare a caccia di topi!
è come per il tuo albero grande.
Non serve a nulla?
Prova a piantarlo nella terra deserta,
in uno spazio vuoto.
Passeggiaci intorno,
riposa sotto la sua ombra;
non finirà sotto i colpi della scure
o della roncola.
Nessuno verrà ad abbatterlo.
Inutile? Pensaci bene!
Il respiro della natura
Quando Madre Natura sospira,
sentiamo i venti che,
senza far rumore,
ridestano voci nelle altre creature,
soffiando su di loro.
Da ogni fenditura
riecheggiano voci sonore.
Non hai udito
questo sovrapporsi di toni?
Si affaccia il bosco
sul pendio ripido della montagna:
vecchi alberi pieni di buchi e di crepe
che sembrano grugni , fauci ed orecchie,
a forma di nicchie e di ampolle,
solchi scavati nel legno,
cavità riempite dall'acqua:
si sente mugghiare e ruggire , sibilare,
risuonano grida di comando, brontolii,
cupi ronzii, flauti malinconici.
Un richiamo fa eco all'altro
come un dialogo.
Le brezze delicate intonano timide,
le raffiche violente esplodono con fragore.
Poi il vento si placa.
Dalle fenditure emana l'ultimo suono.
Non ti sei accorto come allora
tutto trema e poi si acquieta?
Yu rispose:"Capisco;
la musica della terra
risuona attraverso mille fori.
La musica dell'uomo
nasce dai flauti e dagli altri strumenti.
Che cosa produce la musica del cielo?
Il maestro Ki disse:
"Qualche cosa soffia su mille buchi diversi.
Dietro vi sta una grande potenza
che fa cessare i suoni.
Qual è questa potenza?"
L'albero inutile
Hui Tzu disse a Chuang:
"Ho un albero grande,
quello che chiamano "paracoto".
Il tronco è così storto
e pieno di nodi
che nessuno mai
riuscirà a trarne un'asse diritta.
I rami sono così contorti
che non si possono tagliare
in modo intelligente.
Cresce sul ciglio della strada,
ma nessun falegname
lo degnerà di uno sguardo.
Così è la tua dottrina:
grande e inutile".
Chuang Tzu rispose:
"Hai mai guardato come fa la lince
quando si accuccia e scruta la preda?
Spicca un balzo di qua , poi di là,
salta giù e alla fine
piomba nella trappola.
Hai visto lo yak, invece?
Grosso come una nuvola carica di pioggia,
troneggia possente.
è grande ? Certamente,
non è fatto per andare a caccia di topi!
è come per il tuo albero grande.
Non serve a nulla?
Prova a piantarlo nella terra deserta,
in uno spazio vuoto.
Passeggiaci intorno,
riposa sotto la sua ombra;
non finirà sotto i colpi della scure
o della roncola.
Nessuno verrà ad abbatterlo.
Inutile? Pensaci bene!
Il respiro della natura
Quando Madre Natura sospira,
sentiamo i venti che,
senza far rumore,
ridestano voci nelle altre creature,
soffiando su di loro.
Da ogni fenditura
riecheggiano voci sonore.
Non hai udito
questo sovrapporsi di toni?
Si affaccia il bosco
sul pendio ripido della montagna:
vecchi alberi pieni di buchi e di crepe
che sembrano grugni , fauci ed orecchie,
a forma di nicchie e di ampolle,
solchi scavati nel legno,
cavità riempite dall'acqua:
si sente mugghiare e ruggire , sibilare,
risuonano grida di comando, brontolii,
cupi ronzii, flauti malinconici.
Un richiamo fa eco all'altro
come un dialogo.
Le brezze delicate intonano timide,
le raffiche violente esplodono con fragore.
Poi il vento si placa.
Dalle fenditure emana l'ultimo suono.
Non ti sei accorto come allora
tutto trema e poi si acquieta?
Yu rispose:"Capisco;
la musica della terra
risuona attraverso mille fori.
La musica dell'uomo
nasce dai flauti e dagli altri strumenti.
Che cosa produce la musica del cielo?
Il maestro Ki disse:
"Qualche cosa soffia su mille buchi diversi.
Dietro vi sta una grande potenza
che fa cessare i suoni.
Qual è questa potenza?"
sabato 28 settembre 2019
IL POPOLO SICILIANO E IL SUO ESSERE CARNALE di: Pina Maria Speranza Raciti
28--9--2019
Il popolo , espresso nella massa informe, degli strati sociali più bassi, è in tutto il mondo carnale! Ma quello siciliano ha una carnalità più forte.
--Gelosia, Passionalità, Invidia, Superbia, Vendetta, Irascibilità.--
Sono gli aspetti più marcati , quelli che sono spinti fino alle estreme conseguenze.
Superbia, rimarcare con grande determinazione , la propria diversità, rispetto al resto del mondo, è un aspetto peculiare, di questo popolo. Ed è questo aspetto del suo carattere, che impedisce a questa gente di cambiare, migliorare.
La Sicilia, centro , cuore del mediterraneo, lontana dall'Europa, ma vicina al nord-Africa; il carattere del suo popolo, contorto, complesso, difficile da decifrare; eppure è questo popolo che ha costituito, materiale prezioso, per i grandi scrittori siciliani, da Verga, Pirandello , a Brancati.
Per diversi anni ho assistito la mia mamma, prima da sola, ma quando le difficoltà sono diventate insostenibili per le mie forze fisiche, ho dovuto chiedere aiuto , a delle persone di servizio. è stata un'esperienza umana terribile, sono donne emarginate, analfabete , povere disgraziate, per le quali si può avere pietà; capaci di vendette atroci e stupide.
Nel periodo durante il quale abitavo a Catania, per l'università, un giorno , finita la lezione di clinica pediatrica, alla cittadella, per via di qualche commissione ,che non ricordo, sono scesa in centro , in via Etnea,per poi ritornare a casa(Catania), con i mezzi dell'AMT. Ero , appena salita sull'auto, e fatta poca strada, sento un qualcuno addosso a me, mi sposto, e quello mi segue; scendo dall'auto ad una fermata, per prendere il prossimo e quello sempre dietro . Ho fatto tutto il percorso, fino quasi a casa , salendo e scendendo dall'auto. Il tizio, è un miserabile della marmaglia belpassese, con tasso di scolarizzazione zero, del quale non conosco il nome, e non so nulla.
A casa, ho scaricato tutta la mia rabbia , piangendo e rompendo tutto ciò che mi capitava tra le mani. Mi sono sentita impotente!
è un caso di molestie sessuali, in tutto il mondo civile, ma non per la marmaglia siciliana! Un popolo selvaggio, carnale , bestiale, fatto solo di bassi istinti, sia al maschile, che al femminile. La cosa terribile è che il denunciare, ti fa' diventare psicopatica.
Il popolo , espresso nella massa informe, degli strati sociali più bassi, è in tutto il mondo carnale! Ma quello siciliano ha una carnalità più forte.
--Gelosia, Passionalità, Invidia, Superbia, Vendetta, Irascibilità.--
Sono gli aspetti più marcati , quelli che sono spinti fino alle estreme conseguenze.
Superbia, rimarcare con grande determinazione , la propria diversità, rispetto al resto del mondo, è un aspetto peculiare, di questo popolo. Ed è questo aspetto del suo carattere, che impedisce a questa gente di cambiare, migliorare.
La Sicilia, centro , cuore del mediterraneo, lontana dall'Europa, ma vicina al nord-Africa; il carattere del suo popolo, contorto, complesso, difficile da decifrare; eppure è questo popolo che ha costituito, materiale prezioso, per i grandi scrittori siciliani, da Verga, Pirandello , a Brancati.
Per diversi anni ho assistito la mia mamma, prima da sola, ma quando le difficoltà sono diventate insostenibili per le mie forze fisiche, ho dovuto chiedere aiuto , a delle persone di servizio. è stata un'esperienza umana terribile, sono donne emarginate, analfabete , povere disgraziate, per le quali si può avere pietà; capaci di vendette atroci e stupide.
Nel periodo durante il quale abitavo a Catania, per l'università, un giorno , finita la lezione di clinica pediatrica, alla cittadella, per via di qualche commissione ,che non ricordo, sono scesa in centro , in via Etnea,per poi ritornare a casa(Catania), con i mezzi dell'AMT. Ero , appena salita sull'auto, e fatta poca strada, sento un qualcuno addosso a me, mi sposto, e quello mi segue; scendo dall'auto ad una fermata, per prendere il prossimo e quello sempre dietro . Ho fatto tutto il percorso, fino quasi a casa , salendo e scendendo dall'auto. Il tizio, è un miserabile della marmaglia belpassese, con tasso di scolarizzazione zero, del quale non conosco il nome, e non so nulla.
A casa, ho scaricato tutta la mia rabbia , piangendo e rompendo tutto ciò che mi capitava tra le mani. Mi sono sentita impotente!
è un caso di molestie sessuali, in tutto il mondo civile, ma non per la marmaglia siciliana! Un popolo selvaggio, carnale , bestiale, fatto solo di bassi istinti, sia al maschile, che al femminile. La cosa terribile è che il denunciare, ti fa' diventare psicopatica.
giovedì 26 settembre 2019
I TURBAMENTI DEL GIOVANE TORLESS di: Robert Musil
26-9-2019
----Perché i pensieri sono qualcosa di strano. Spesso non sono che accidentali; passano senza lasciare traccia; e i pensieri hanno le loro stagioni morte e le loro stagioni vive. Tavolta si può avere un'intuizione generale e tuttavia essa appassisce lentamente sotto le nostre mani, come un fiore. La forma rimane, ma mancano i colori, il profumo.-------------------------------------
Si, vi sono pensieri vivi e pensieri morti. Il pensiero che si muove sulla superficie illuminata , che può sempre essere verificato e riscontrato lungo i fili della causalità, non è necessariamente il pensiero vivo. Un pensiero che s'incontra in questo modo rimane indifferente come un uomo qualsiasi in una colonna di soldati in marcia. Anche se un pensiero è entrato nella nostra mente molto tempo prima, prende vita solo nel momento in cui qualcosa , che non è pensiero , che non è più logico, si combina con esso, così che noi sentiamo la sua verità, al di là di ogni giustificazione, come un'ancora che lacera la carne viva e calda....Ogni grande scoperta si compie solo per metà nel cerchio illuminato della mente cosciente , per altra metà nell'oscuro recesso del nostro essere interiore, ed è innanzi tutto uno stato d'animo alla cui estremità sboccia il pensiero come un fiore.-----------------
----Perché i pensieri sono qualcosa di strano. Spesso non sono che accidentali; passano senza lasciare traccia; e i pensieri hanno le loro stagioni morte e le loro stagioni vive. Tavolta si può avere un'intuizione generale e tuttavia essa appassisce lentamente sotto le nostre mani, come un fiore. La forma rimane, ma mancano i colori, il profumo.-------------------------------------
Si, vi sono pensieri vivi e pensieri morti. Il pensiero che si muove sulla superficie illuminata , che può sempre essere verificato e riscontrato lungo i fili della causalità, non è necessariamente il pensiero vivo. Un pensiero che s'incontra in questo modo rimane indifferente come un uomo qualsiasi in una colonna di soldati in marcia. Anche se un pensiero è entrato nella nostra mente molto tempo prima, prende vita solo nel momento in cui qualcosa , che non è pensiero , che non è più logico, si combina con esso, così che noi sentiamo la sua verità, al di là di ogni giustificazione, come un'ancora che lacera la carne viva e calda....Ogni grande scoperta si compie solo per metà nel cerchio illuminato della mente cosciente , per altra metà nell'oscuro recesso del nostro essere interiore, ed è innanzi tutto uno stato d'animo alla cui estremità sboccia il pensiero come un fiore.-----------------
mercoledì 25 settembre 2019
LUNA DI FRONTE( 1925) di:Jorge Luis Borges
25--9--2019
Strada con emporio rosa
Già chiude gli occhi la notte ad ogni cantonata
ed è come una siccità annusando pioggia.
Ormai tutti i cammini sono vicini,
e anche il cammino del miracolo.
Il vento porta l'alba intorpidita.
L'alba è la nostra paura di fare cose diverse e precipita su di noi.
Tutta la santa notte ho camminato
e la sua inquietudine mi lascia
in questa strada che è una qualsiasi.
Qui un'altra volta la sicurezza della pianura nell'orizzonte
e il terreno abbandonato che si disfa in erbacce e filo spinato
e l'emporio tanto chiaro quando la luna nuova di ieri sera.
è familiare come un ricordo il cantone
con quei lunghi zoccoli e la promessa di un patio.
Che bello testimoniarti, strada di sempre, giacché guardarono così poche cose i miei giorni!
Già la luce irraggia l'aria.
I miei anni percorsero i cammini della terra e dell'acqua
e soltanto voi rimpiango, strada dura e rosa.
Mi chiedo se le tue pareti concepirono l'aurora,
emporio che alla fine della notte sei chiaro.
Penso e diventa voce innanzi alle case
la confessione della mia povertà:
non ho guardato i fiumi ne' il mare ne' la sierra,
ma mi fu intima la luce di Buenos Aires
ed io forgio i versi della mia vita e della mia morte con questa luce di strada.
Strada grande e paziente,
sei l'unica musica di cui ha sapore la mia vita.
Amorosa anticipazione
Ne' l'intimità della tua fronte chiara come una festa
ne' l'abitudine del tuo corpo , ancora misterioso e tacito e da bambina,
ne' la successione della tua vita assumendo parole o silenzi
saranno favore tanto misterioso,
come guardare il tuo sonno implicato
nella veglia delle mie braccia.
Vergine miracolosamente un'altra volta per la virtù assolutoria del sonno,
quieta e splendente come una felicità che la memoria sceglie,
mi darai quella sponda della tua vita che tu stessa non hai.
Gettato alla quiete,
scorgerò quella spiaggia ultima del tuo essere
e ti vedrò per la prima volta , forse,
come Dio deve vederti,
sbaragliata la finzione del Tempo,
senza l'amore, senza di me.
Concedo
Sera che scavò il nostro addio.
Sera acuminata e dilettevole e mostruosa come un angelo oscuro.
Sera quando vissero le nostre labbra nella nuda intimità dei baci.
Il tempo inevitabile traboccava
sull'abbraccio inutile.
Prodigavamo passione unitamente, non per noi stessi ma per la solitudine ormai vicina.
Ci rifiutò la luce; la notte era giunta con urgenza.
Andammo sino all'inferriata in quella gravità dell'ombra che già l'astro allevia.
Come chi torna da un perduto prato io tornai dal tuo abbraccio.
Come chi torna da un paese di spade io tornai dalle tue lacrime.
Sera che dura vivida come un sogno
tra le altre sere.
Dopo io raggiunsi e superai
notti e navigazioni.
Strada con emporio rosa
Già chiude gli occhi la notte ad ogni cantonata
ed è come una siccità annusando pioggia.
Ormai tutti i cammini sono vicini,
e anche il cammino del miracolo.
Il vento porta l'alba intorpidita.
L'alba è la nostra paura di fare cose diverse e precipita su di noi.
Tutta la santa notte ho camminato
e la sua inquietudine mi lascia
in questa strada che è una qualsiasi.
Qui un'altra volta la sicurezza della pianura nell'orizzonte
e il terreno abbandonato che si disfa in erbacce e filo spinato
e l'emporio tanto chiaro quando la luna nuova di ieri sera.
è familiare come un ricordo il cantone
con quei lunghi zoccoli e la promessa di un patio.
Che bello testimoniarti, strada di sempre, giacché guardarono così poche cose i miei giorni!
Già la luce irraggia l'aria.
I miei anni percorsero i cammini della terra e dell'acqua
e soltanto voi rimpiango, strada dura e rosa.
Mi chiedo se le tue pareti concepirono l'aurora,
emporio che alla fine della notte sei chiaro.
Penso e diventa voce innanzi alle case
la confessione della mia povertà:
non ho guardato i fiumi ne' il mare ne' la sierra,
ma mi fu intima la luce di Buenos Aires
ed io forgio i versi della mia vita e della mia morte con questa luce di strada.
Strada grande e paziente,
sei l'unica musica di cui ha sapore la mia vita.
Amorosa anticipazione
Ne' l'intimità della tua fronte chiara come una festa
ne' l'abitudine del tuo corpo , ancora misterioso e tacito e da bambina,
ne' la successione della tua vita assumendo parole o silenzi
saranno favore tanto misterioso,
come guardare il tuo sonno implicato
nella veglia delle mie braccia.
Vergine miracolosamente un'altra volta per la virtù assolutoria del sonno,
quieta e splendente come una felicità che la memoria sceglie,
mi darai quella sponda della tua vita che tu stessa non hai.
Gettato alla quiete,
scorgerò quella spiaggia ultima del tuo essere
e ti vedrò per la prima volta , forse,
come Dio deve vederti,
sbaragliata la finzione del Tempo,
senza l'amore, senza di me.
Concedo
Sera che scavò il nostro addio.
Sera acuminata e dilettevole e mostruosa come un angelo oscuro.
Sera quando vissero le nostre labbra nella nuda intimità dei baci.
Il tempo inevitabile traboccava
sull'abbraccio inutile.
Prodigavamo passione unitamente, non per noi stessi ma per la solitudine ormai vicina.
Ci rifiutò la luce; la notte era giunta con urgenza.
Andammo sino all'inferriata in quella gravità dell'ombra che già l'astro allevia.
Come chi torna da un perduto prato io tornai dal tuo abbraccio.
Come chi torna da un paese di spade io tornai dalle tue lacrime.
Sera che dura vivida come un sogno
tra le altre sere.
Dopo io raggiunsi e superai
notti e navigazioni.
martedì 24 settembre 2019
IL CAMMINO DELL'UOMO E IL "TU" DI DIO NELLA FILOSOFIA DIALOGICA DI MARTIN BUBER di: Franca Ciccolo Fabris 1°
24--9--2019
Nel'originale tedesco il titolo della conferenza di Buber" il cammino dell'uomo" è completato così:"secondo la dottrina, l'insegnamento chassidico". Pertanto anche il titolo di questo intervento è forse più adeguato se completato "....nella filosofia dialogica e nell'ebraismo chassidico".
Abbiamo così: a)l'individuazione del tema, che è anche il cuore , il valore fondamentale che ispira tutta la produzione intellettuale di Buber e il suo impegno nella vita e nella storia dei suoi giorni; l'uomo nella sua dimensione dialogica e il suo cammino nella vita;b) le fonti cui si alimenta il pensiero buberiano: la filosofia occidentale e l'ebraismo rivisitato e ripensato alla luce della tradizione chassidica.
I testi cui farò riferimento sono due:
Io e Tu , uscito in Germania nel 1923;
Il cammino dell'uomo, del 1947.
Due date: due momenti forti nella vita di Buber, due momenti di crisi, di grandi tensioni e conflitti nei paesi in cui Buber viveva allora, la Germania del primo dopoguerra, la Palestina alla vigilia della costituzione dello Stato d'Israele.
La vita dal 1878 al 1923:
Una vita lunga, intensa. Impegnata, segnata anche da singolari e determinanti vicende familiari; straordinariamente ricca di incontri, relazioni, amicizie con molte delle più significative e influenti personalità della cultura del suo tempo: Simmel e Dilthey,
i suoi maestri di filosofia; Benjamin e Scholem, Max Brod e Kafka, Theodor Herzl, Franz Rosenzweig, Albert Schweitzer, Jung ed Hesse, per citare solo alcuni dei nomi più noti.
-----------------------------------------------------
L'infanzia (nasce a Vienna nel 1878 ) è segnata dall'abbandono della madre(mai lo lascerà la nostalgia dell'"incontro perduto" , (Vergegnung), dalla determinante influenza dei nonni paterni, che lo allevano dai 3 ai 14 anni(imparerà da loro l'amore per la parola), dall'esperienza di incontro voluto dal padre quando aveva circa 15 anni ,con una comunità chassidica della Buchovina.
L'adolescenza e la prima giovinezza lo vedono assorbito dallo studio e dall'interesse , oltre che per la filosofia( che ha scelto come indirizzo di studi universitari),per tante altre discipline, dal teatro alla letteratura, dall'economia alla psicologia e persino alla psichiatria.
La fede dei padri non lo interessa più fino all'incontro con il sionismo, attraverso Herzl, un sionismo letto allora(anche negli anni seguenti) come recupero e profondo rinnovamento , in chiave culturale e spirituale, del popolo ebraico e della sua tradizione , in cui ora si riconosce.
è del 1903-4 la "piccola rivelazione", come Buber la chiama; e cioè la lettura di un "piccolo libro", Zevaath Ribesh, il testamento di Rabbì Israel Baal Shem.
Buber abbandona tutti gli altri interessi; si immerge per cinque anni nello studio del chassidismo, che rimarrà per sempre motivo dominante di tutta la sua riflessione, chiave di lettura privilegiata nella sua progressiva riappropriazione della tradizione dei padri.
Pubblica le prime opere che hanno come tema la cultura chassidica :Le storie di Rabbi Nachaman ; La leggenda del Baal Shem. è degli anni immediatamente successivi(1909) la pubblicazione di un'altra opera, Confessioni estatiche, in cui sono raccolti testi della mistica di varie tradizioni e paesi.
Agli inizi della prima guerra mondiale, Buber si riconosce come buon patriota, salvo modificare nel corso della guerra la sua posizione.
Nel 1916 è l'anno della prima stesura di Io e Tu, che sarà ancora elaborato nei sette anni successivi e vedrà la luce nel 1923. Sono questi anche gli anni dell'amicizia e della collaborazione con Franz Rosenzweig: Buber accetta ,su proposta di lui , di insegnare all'Istituto ebraico di Francoforte e, negli anni successivi, all'Università di quella città; intraprende con lui quello straordinario e complesso lavoro, che fu una nuova e--dal punto di vista dell'ipotesi che vi era sottesa e del metodo usato --originale e ardita traduzione in tedesco della Bibbia ebraica.
Il progetto di Buber era di restituire al testo biblico quel carattere originario di tradizione orale che col testo scritto si era perso. Progetto ambizioso e difficile a cui lo stesso Rosenzweig non credeva, fin quando non vide il primo brano dell'opera, e rimase molto colpito dall'effetto che gli parve sorprendente.
Io e Tu
Il"piccolo libro"(120 pagine) ebbe subito grande successo; colpiva , oltre che la trattazione in se stessa , lo stile , apprezzato da Scholem come "unico", e la prosa , di tipo poetico. A detta molti studiosi "costituisce un contributo rilevante , oltre che del tutto originale , nel panorama filosofico del suo tempo.
Buber affronta una domanda classica nella storia della filosofia occidentale:"Che cosa è l'uomo?", e vi dà una risposta che, pur tenendo conto di tanti contributi di questa filosofia è del tutto originale : l'uomo è relazione, o meglio , capacità e possibilità di mettersi in relazione. La relazione è una specie di " a- priori", un fondamento originario e costitutivo ; l'uomo, dunque , non è un Io, ma un Io-Tu. Oppure, un Io-Esso.
La relazione, cioè , può --mantenendosi eguale l'oggetto, l'altro della relazione stessa ----attuarsi in due modi , radicalmente diversi tra loro, anzi opposti: il primo è chiamato da Buber"Io--Esso", il secondo"Io-Tu". Il primo è facilmente identificabile ed esprimibile ; del secondo , al contrario, è più facile dire ciò che non è , poiché si tratta di un evento, un accadere da vivere e riconoscere, più che da definire.
Il primo è sintetizzabile dicendo che si tratta della relazione d'uso: l'oggetto della relazione, ben collocato nello spazio e nel tempo, distinto e separato da me , viene da me manipolato, utilizzato, esperimentato. Grazie a questo tipo di relazione crescono tecnologie e "progresso", si producono ricchezza e strutture ecc.
è , questa ,una relazione certamente positiva , utile e necessaria. Ma non sufficiente a costituire l'uomo:"se, senza l'Io-Esso, l'uomo non può vivere, non è uomo chi si ferma a questa unica relazione".
Alla comprensione del secondo modo , distinto dalla parola chiave Io-Tu", possiamo accostarci solo indirettamente , guardando alle condizioni che lo rendono possibile, alle connotazioni che lo contraddistinguono, alle conseguenze che produce , agli strumenti di cui si avvale.
Le condizioni, impegno totale dell'essere, capacità di solitudine, autenticità, abbandono di ogni maschera, disponibilità al rischio del coinvolgimento e della responsabilità, tolleranza del dubbio.
Le connotazioni . La relazione Io-Tu è accompagnata dal sentimento della reciprocità (dai e ricevi); dalla coscienza dell'altro come presenza gratuita, e di se' come possibilità di attuare il rapporto , e dunque come libertà ; dalla consapevolezza dell'incontro con il proprio destino, inteso come la realizzazione di ciò che più profondamente ti appartiene e quindi della tua unicità; e infine dalla gioia di ciò che è sempre nuovo, e dalla tristezza dell'inevitabile scomparire.
Le conseguenze. La relazione autentica conferisce senso all'esistenza, alimenta la via dello spirito; rende possibile la decisione; soprattutto assegna un compito e una missione nella vita.
Molti gli strumenti della relazione: non solo , anche se soprattutto, le parole;ma anche il gesto , la postura , e addirittura il silenzio.
Nel'originale tedesco il titolo della conferenza di Buber" il cammino dell'uomo" è completato così:"secondo la dottrina, l'insegnamento chassidico". Pertanto anche il titolo di questo intervento è forse più adeguato se completato "....nella filosofia dialogica e nell'ebraismo chassidico".
Abbiamo così: a)l'individuazione del tema, che è anche il cuore , il valore fondamentale che ispira tutta la produzione intellettuale di Buber e il suo impegno nella vita e nella storia dei suoi giorni; l'uomo nella sua dimensione dialogica e il suo cammino nella vita;b) le fonti cui si alimenta il pensiero buberiano: la filosofia occidentale e l'ebraismo rivisitato e ripensato alla luce della tradizione chassidica.
I testi cui farò riferimento sono due:
Io e Tu , uscito in Germania nel 1923;
Il cammino dell'uomo, del 1947.
Due date: due momenti forti nella vita di Buber, due momenti di crisi, di grandi tensioni e conflitti nei paesi in cui Buber viveva allora, la Germania del primo dopoguerra, la Palestina alla vigilia della costituzione dello Stato d'Israele.
La vita dal 1878 al 1923:
Una vita lunga, intensa. Impegnata, segnata anche da singolari e determinanti vicende familiari; straordinariamente ricca di incontri, relazioni, amicizie con molte delle più significative e influenti personalità della cultura del suo tempo: Simmel e Dilthey,
i suoi maestri di filosofia; Benjamin e Scholem, Max Brod e Kafka, Theodor Herzl, Franz Rosenzweig, Albert Schweitzer, Jung ed Hesse, per citare solo alcuni dei nomi più noti.
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L'infanzia (nasce a Vienna nel 1878 ) è segnata dall'abbandono della madre(mai lo lascerà la nostalgia dell'"incontro perduto" , (Vergegnung), dalla determinante influenza dei nonni paterni, che lo allevano dai 3 ai 14 anni(imparerà da loro l'amore per la parola), dall'esperienza di incontro voluto dal padre quando aveva circa 15 anni ,con una comunità chassidica della Buchovina.
L'adolescenza e la prima giovinezza lo vedono assorbito dallo studio e dall'interesse , oltre che per la filosofia( che ha scelto come indirizzo di studi universitari),per tante altre discipline, dal teatro alla letteratura, dall'economia alla psicologia e persino alla psichiatria.
La fede dei padri non lo interessa più fino all'incontro con il sionismo, attraverso Herzl, un sionismo letto allora(anche negli anni seguenti) come recupero e profondo rinnovamento , in chiave culturale e spirituale, del popolo ebraico e della sua tradizione , in cui ora si riconosce.
è del 1903-4 la "piccola rivelazione", come Buber la chiama; e cioè la lettura di un "piccolo libro", Zevaath Ribesh, il testamento di Rabbì Israel Baal Shem.
Buber abbandona tutti gli altri interessi; si immerge per cinque anni nello studio del chassidismo, che rimarrà per sempre motivo dominante di tutta la sua riflessione, chiave di lettura privilegiata nella sua progressiva riappropriazione della tradizione dei padri.
Pubblica le prime opere che hanno come tema la cultura chassidica :Le storie di Rabbi Nachaman ; La leggenda del Baal Shem. è degli anni immediatamente successivi(1909) la pubblicazione di un'altra opera, Confessioni estatiche, in cui sono raccolti testi della mistica di varie tradizioni e paesi.
Agli inizi della prima guerra mondiale, Buber si riconosce come buon patriota, salvo modificare nel corso della guerra la sua posizione.
Nel 1916 è l'anno della prima stesura di Io e Tu, che sarà ancora elaborato nei sette anni successivi e vedrà la luce nel 1923. Sono questi anche gli anni dell'amicizia e della collaborazione con Franz Rosenzweig: Buber accetta ,su proposta di lui , di insegnare all'Istituto ebraico di Francoforte e, negli anni successivi, all'Università di quella città; intraprende con lui quello straordinario e complesso lavoro, che fu una nuova e--dal punto di vista dell'ipotesi che vi era sottesa e del metodo usato --originale e ardita traduzione in tedesco della Bibbia ebraica.
Il progetto di Buber era di restituire al testo biblico quel carattere originario di tradizione orale che col testo scritto si era perso. Progetto ambizioso e difficile a cui lo stesso Rosenzweig non credeva, fin quando non vide il primo brano dell'opera, e rimase molto colpito dall'effetto che gli parve sorprendente.
Io e Tu
Il"piccolo libro"(120 pagine) ebbe subito grande successo; colpiva , oltre che la trattazione in se stessa , lo stile , apprezzato da Scholem come "unico", e la prosa , di tipo poetico. A detta molti studiosi "costituisce un contributo rilevante , oltre che del tutto originale , nel panorama filosofico del suo tempo.
Buber affronta una domanda classica nella storia della filosofia occidentale:"Che cosa è l'uomo?", e vi dà una risposta che, pur tenendo conto di tanti contributi di questa filosofia è del tutto originale : l'uomo è relazione, o meglio , capacità e possibilità di mettersi in relazione. La relazione è una specie di " a- priori", un fondamento originario e costitutivo ; l'uomo, dunque , non è un Io, ma un Io-Tu. Oppure, un Io-Esso.
La relazione, cioè , può --mantenendosi eguale l'oggetto, l'altro della relazione stessa ----attuarsi in due modi , radicalmente diversi tra loro, anzi opposti: il primo è chiamato da Buber"Io--Esso", il secondo"Io-Tu". Il primo è facilmente identificabile ed esprimibile ; del secondo , al contrario, è più facile dire ciò che non è , poiché si tratta di un evento, un accadere da vivere e riconoscere, più che da definire.
Il primo è sintetizzabile dicendo che si tratta della relazione d'uso: l'oggetto della relazione, ben collocato nello spazio e nel tempo, distinto e separato da me , viene da me manipolato, utilizzato, esperimentato. Grazie a questo tipo di relazione crescono tecnologie e "progresso", si producono ricchezza e strutture ecc.
è , questa ,una relazione certamente positiva , utile e necessaria. Ma non sufficiente a costituire l'uomo:"se, senza l'Io-Esso, l'uomo non può vivere, non è uomo chi si ferma a questa unica relazione".
Alla comprensione del secondo modo , distinto dalla parola chiave Io-Tu", possiamo accostarci solo indirettamente , guardando alle condizioni che lo rendono possibile, alle connotazioni che lo contraddistinguono, alle conseguenze che produce , agli strumenti di cui si avvale.
Le condizioni, impegno totale dell'essere, capacità di solitudine, autenticità, abbandono di ogni maschera, disponibilità al rischio del coinvolgimento e della responsabilità, tolleranza del dubbio.
Le connotazioni . La relazione Io-Tu è accompagnata dal sentimento della reciprocità (dai e ricevi); dalla coscienza dell'altro come presenza gratuita, e di se' come possibilità di attuare il rapporto , e dunque come libertà ; dalla consapevolezza dell'incontro con il proprio destino, inteso come la realizzazione di ciò che più profondamente ti appartiene e quindi della tua unicità; e infine dalla gioia di ciò che è sempre nuovo, e dalla tristezza dell'inevitabile scomparire.
Le conseguenze. La relazione autentica conferisce senso all'esistenza, alimenta la via dello spirito; rende possibile la decisione; soprattutto assegna un compito e una missione nella vita.
Molti gli strumenti della relazione: non solo , anche se soprattutto, le parole;ma anche il gesto , la postura , e addirittura il silenzio.
lunedì 23 settembre 2019
IL LIBRO D'ORE di: Rainer Maria Rilke 6°
23---9--2019
Vi abitano uomini pallidi, sbiancati
che muoiono stupiti del peso del mondo.
E nessuno vede il ghigno squarciato
in cui il sorriso d'una dolce razza
si sforma in notti senza nome.
Se ne vanno attorno sviliti dalla pena
pavidi a servire insensatezze,
e l'abito s'avvizzisce loro addosso
e le belle mani subito invecchiano.
La folla preme e non vuole salvarli
anche se sono fiacchi ed esitanti--
soltanto per un attimo , piano.
Devono patire cento tormenti
e aggrediti dal tocco d'ogni ora
vagano soli attorno agli ospedali
in attesa impauriti del giorno per entrarvi.
E là c'è la morte , non quella che li salutò
accarezzandoli stranamente nell'infanzia--
la piccola morte , come si diceva ;
la loro, verde e senza succo , gli pende dentro
come un frutto che non matura.
O Signore concedi a ciascuno la sua morte;
frutto di quella vita
in cui trovò amore, senso e pena.
E vidi anche palazzi vivi
pettoruti come begli uccelli
dalla brutta voce.
Molti sono ricchi e vogliono ostentarlo--
ma i ricchi non sono ricchi.
Non sono come i signori dei tuoi popoli pastori
tra pianure verdi e chiare
che in un brulichio di greggi
passavano a sera come cieli mattutini.
Quando poi accampati, gli ordini
s'erano spenti nella nuova notte,
un'anima diversa pareva destarsi
dalla loro piatta terra di nomadi
circondata dalle buie gobbe
dei cammelli e lo splendore dei monti.
E per dieci giorni odoravo l'aria
dopo il passaggio delle loro mandrie,
calda era e greve e non cedeva al vento.
Il latte scorreva dalle loro asine
come in una casa di sposi illuminata a festa
scorrono ricchi vini per una notte intera.
Non sono come quegli sceicchi del deserto
che giacevano di notte sopra un tappeto sfiorito
ma poi incastonavano rubini nei pettini
d'argento delle loro cavalle preferite.
Non sono come quei principi
che, incuranti dell'oro che non ha odore,
all'olio di mandorle dedicavano la loro vita altera,
all'ambra , al sandalo.
Non sono come il bianco Gossudar d'Oriente:
un diritto divino gli concedeva regni,
ma lui giaceva con i capelli spettinati
la fronte antica a terra
e piangeva--perché di tutti i paradisi
non possedeva neppure un' ora.
Non sono come i patrizi degli antichi porti
preoccupati d'offuscare la realtà
con immagini straordinarie
e poi le immagini col tempo .
Ripiegati come un foglio
nella città dei loro mantelli d'oro
respiravano adagio con le tempie candide.....
Erano ricchi che costringevano la vita
a essere infinitamente grande, greve e calda.
Ma i giorni dei ricchi sono passati
e nessuno lì pretenderà indietro,
tu però fa' almeno che i poveri siano di nuovo poveri.
Non lo sono più. Sono solo non-ricchi
e senza volontà, senza mondo;
contrassegnati col marchio delle ultime paure,
sfogliati ovunque e sfigurati.
Su di loro s'accumula tutta la polvere delle città
e s'appiccica ogni lordura,
screditati come un letto infetto,
gettati via come cocci, come scheletri,
come calendari scaduti--
eppure la tua terra , se versasse
in miseria , ne farebbe un rosario
per portarli poi come un talismano.
Perché sono più puri delle pietre pure,
ciechi come le bestie appena nate,
candidi, infinitamente tuoi
e non vogliono nulla e hanno bisogno d'una cosa sola:
di poter essere poveri come veramente sono.
Ché vedi, vivranno moltiplicandosi
senza essere schiavi del tempo,
e cresceranno come bacche di bosco
celando la terra sotto la loro dolcezza.
Perché è beato chi mai si allontanò
e restò quieto senza tetto sotto
la pioggia ; suo sarà il raccolto
e mille volte maturerà il suo frutto.
Vivrà oltre ogni fine,
oltre il senso effimero d'ogni regno
e s'alzerà come mani fresche
quando saranno sfiaccate le mani
di tutti i popoli e di tutti i ceti.
Vi abitano uomini pallidi, sbiancati
che muoiono stupiti del peso del mondo.
E nessuno vede il ghigno squarciato
in cui il sorriso d'una dolce razza
si sforma in notti senza nome.
Se ne vanno attorno sviliti dalla pena
pavidi a servire insensatezze,
e l'abito s'avvizzisce loro addosso
e le belle mani subito invecchiano.
La folla preme e non vuole salvarli
anche se sono fiacchi ed esitanti--
soltanto per un attimo , piano.
Devono patire cento tormenti
e aggrediti dal tocco d'ogni ora
vagano soli attorno agli ospedali
in attesa impauriti del giorno per entrarvi.
E là c'è la morte , non quella che li salutò
accarezzandoli stranamente nell'infanzia--
la piccola morte , come si diceva ;
la loro, verde e senza succo , gli pende dentro
come un frutto che non matura.
O Signore concedi a ciascuno la sua morte;
frutto di quella vita
in cui trovò amore, senso e pena.
E vidi anche palazzi vivi
pettoruti come begli uccelli
dalla brutta voce.
Molti sono ricchi e vogliono ostentarlo--
ma i ricchi non sono ricchi.
Non sono come i signori dei tuoi popoli pastori
tra pianure verdi e chiare
che in un brulichio di greggi
passavano a sera come cieli mattutini.
Quando poi accampati, gli ordini
s'erano spenti nella nuova notte,
un'anima diversa pareva destarsi
dalla loro piatta terra di nomadi
circondata dalle buie gobbe
dei cammelli e lo splendore dei monti.
E per dieci giorni odoravo l'aria
dopo il passaggio delle loro mandrie,
calda era e greve e non cedeva al vento.
Il latte scorreva dalle loro asine
come in una casa di sposi illuminata a festa
scorrono ricchi vini per una notte intera.
Non sono come quegli sceicchi del deserto
che giacevano di notte sopra un tappeto sfiorito
ma poi incastonavano rubini nei pettini
d'argento delle loro cavalle preferite.
Non sono come quei principi
che, incuranti dell'oro che non ha odore,
all'olio di mandorle dedicavano la loro vita altera,
all'ambra , al sandalo.
Non sono come il bianco Gossudar d'Oriente:
un diritto divino gli concedeva regni,
ma lui giaceva con i capelli spettinati
la fronte antica a terra
e piangeva--perché di tutti i paradisi
non possedeva neppure un' ora.
Non sono come i patrizi degli antichi porti
preoccupati d'offuscare la realtà
con immagini straordinarie
e poi le immagini col tempo .
Ripiegati come un foglio
nella città dei loro mantelli d'oro
respiravano adagio con le tempie candide.....
Erano ricchi che costringevano la vita
a essere infinitamente grande, greve e calda.
Ma i giorni dei ricchi sono passati
e nessuno lì pretenderà indietro,
tu però fa' almeno che i poveri siano di nuovo poveri.
Non lo sono più. Sono solo non-ricchi
e senza volontà, senza mondo;
contrassegnati col marchio delle ultime paure,
sfogliati ovunque e sfigurati.
Su di loro s'accumula tutta la polvere delle città
e s'appiccica ogni lordura,
screditati come un letto infetto,
gettati via come cocci, come scheletri,
come calendari scaduti--
eppure la tua terra , se versasse
in miseria , ne farebbe un rosario
per portarli poi come un talismano.
Perché sono più puri delle pietre pure,
ciechi come le bestie appena nate,
candidi, infinitamente tuoi
e non vogliono nulla e hanno bisogno d'una cosa sola:
di poter essere poveri come veramente sono.
Ché vedi, vivranno moltiplicandosi
senza essere schiavi del tempo,
e cresceranno come bacche di bosco
celando la terra sotto la loro dolcezza.
Perché è beato chi mai si allontanò
e restò quieto senza tetto sotto
la pioggia ; suo sarà il raccolto
e mille volte maturerà il suo frutto.
Vivrà oltre ogni fine,
oltre il senso effimero d'ogni regno
e s'alzerà come mani fresche
quando saranno sfiaccate le mani
di tutti i popoli e di tutti i ceti.
sabato 21 settembre 2019
FAVOLE di: Jean de La Fontaine
21--9--2019
LA BISACCIA
Barba Giove disse un giorno:
--Vengan quanti al mondo sono
animali malcontenti
e ciascun di loro mi parli
senza fare complimenti,
ch'io vedrò dal mio gran trono
se si possa contentarli--.
Il babbione per suo conto
si dichiara arcicontento
senza tema di confronto.
Una bestia, figurarsi!
che cammina a quattro mani,
così bella e di talento,
non sarebbe un'ingiustizia
se volesse lamentarsi?
Ma una grande compassione
egli sente in cor per l'orso,
che gli sembra un così stupido
materiale bestione,
così rozzo e disadatto,
che i pittori si rifiutano
fin di pingerne il ritratto.
L'orso subito protesta
contro questa insinuazione.
Quel che a lui sembra mal fatto,
corto in coda e grosso in testa,
una macchina pesante
senza garbo e proporzione,
è piuttosto l'elefante.
A sua volta anche costui ,
ch'è un buonissimo pedante,
dice mal della balena
tutta schiena, tutta schiena.
Ogni mal è del vicino,
e per essere discreti
fa l'istesso panegirico
la formica al moscherino.
Barba Giove soddisfatto
li rimanda in santa pace.
Per venire adesso al fatto
non vi sembra che a un dipresso
anche noi facciam lo stesso?
Linci a scorgere del prossimo
i difetti , siamo poi
talpe cieche sol per noi.
Quando viene in questa valle
porta ognuno sulle spalle
una duplice bisaccia.
Dentro a quella che sta innanzi
volentieri ognun di noi
i difetti altrui vi caccia,
e nell'altra mette i suoi.
L'UOMO E LA SUA IMMAGINE (al signor Duca de La Rochefoucauld)
Un uomo molto di se stesso amante
e che , senza rivali , d'un bell'uomo
si dava l'aria, in ciò fisso e beato,
se la prendea di rabbia con gli specchi
ch'ei dicea tutti falsi e accusatori.
Per trarlo d'illusion fece la sorte
benevola che, ovunque egli girasse
coll'occhio, non vedesse altro che specchi.
Specchi dentro le case e in le botteghe
de' merciai, specchi in petto ai bellimbusti
e fin sulle cinture delle belle,
ovunque insomma a risanarlo il caso
gli facea balenar davanti questo
tacito consigliere delle belle.
Al mio Narciso allor altro non resta
che andare , per fuggir tanto tormento,
in paesi selvaggi e sconosciuti,
ove di specchi non vi fosse il segno.
Ma specchio ancora, o illusion, discende
ivi un bel fiume, che da pura fonte
sgorga e l'attira di sì strano incanto
ch'ei non può dal cristal torcer lo sguardo.
Della favola è questa la morale,
che non d'un solo io traggo a beneficio,
ma di quanti son folli in questo mondo.
L'anima umana è l'uomo vanitoso
troppo amante di se' : gli specchi sono
gli altrui difetti in cui come in ispeglio
ogni nostro difetto si dipinge.
E il libro delle Massime, o mioDuca,
è quel fiume che l'anima rapisce.
LA BISACCIA
Barba Giove disse un giorno:
--Vengan quanti al mondo sono
animali malcontenti
e ciascun di loro mi parli
senza fare complimenti,
ch'io vedrò dal mio gran trono
se si possa contentarli--.
Il babbione per suo conto
si dichiara arcicontento
senza tema di confronto.
Una bestia, figurarsi!
che cammina a quattro mani,
così bella e di talento,
non sarebbe un'ingiustizia
se volesse lamentarsi?
Ma una grande compassione
egli sente in cor per l'orso,
che gli sembra un così stupido
materiale bestione,
così rozzo e disadatto,
che i pittori si rifiutano
fin di pingerne il ritratto.
L'orso subito protesta
contro questa insinuazione.
Quel che a lui sembra mal fatto,
corto in coda e grosso in testa,
una macchina pesante
senza garbo e proporzione,
è piuttosto l'elefante.
A sua volta anche costui ,
ch'è un buonissimo pedante,
dice mal della balena
tutta schiena, tutta schiena.
Ogni mal è del vicino,
e per essere discreti
fa l'istesso panegirico
la formica al moscherino.
Barba Giove soddisfatto
li rimanda in santa pace.
Per venire adesso al fatto
non vi sembra che a un dipresso
anche noi facciam lo stesso?
Linci a scorgere del prossimo
i difetti , siamo poi
talpe cieche sol per noi.
Quando viene in questa valle
porta ognuno sulle spalle
una duplice bisaccia.
Dentro a quella che sta innanzi
volentieri ognun di noi
i difetti altrui vi caccia,
e nell'altra mette i suoi.
L'UOMO E LA SUA IMMAGINE (al signor Duca de La Rochefoucauld)
Un uomo molto di se stesso amante
e che , senza rivali , d'un bell'uomo
si dava l'aria, in ciò fisso e beato,
se la prendea di rabbia con gli specchi
ch'ei dicea tutti falsi e accusatori.
Per trarlo d'illusion fece la sorte
benevola che, ovunque egli girasse
coll'occhio, non vedesse altro che specchi.
Specchi dentro le case e in le botteghe
de' merciai, specchi in petto ai bellimbusti
e fin sulle cinture delle belle,
ovunque insomma a risanarlo il caso
gli facea balenar davanti questo
tacito consigliere delle belle.
Al mio Narciso allor altro non resta
che andare , per fuggir tanto tormento,
in paesi selvaggi e sconosciuti,
ove di specchi non vi fosse il segno.
Ma specchio ancora, o illusion, discende
ivi un bel fiume, che da pura fonte
sgorga e l'attira di sì strano incanto
ch'ei non può dal cristal torcer lo sguardo.
Della favola è questa la morale,
che non d'un solo io traggo a beneficio,
ma di quanti son folli in questo mondo.
L'anima umana è l'uomo vanitoso
troppo amante di se' : gli specchi sono
gli altrui difetti in cui come in ispeglio
ogni nostro difetto si dipinge.
E il libro delle Massime, o mioDuca,
è quel fiume che l'anima rapisce.
venerdì 20 settembre 2019
CONVERSIONE DEL CUORE di: Teresa Surace oblata
20--9--2019
Così dice il Signore:"Io vi purificherò: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi un cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi".(Ez. 36, 25-27)
"Quando le tue parole mi vennero incontro , le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti"(Ger 15,16)
------------"Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino"(Mt 4, 17).
La conversione non si risolve più in obbedienza verso la legge, ma diventa appello a seguire una persona: Gesù. "Voi fratelli , siete chiamati a libertà"(Gal 5, 13). La conversione , fede e sequela non sono che diverse facce di una medesima realtà.
Ciò che è importante nel processo di conversione è la vita nuova con Cristo, la cosa decisiva per il cammino della fede è soprattutto la conoscenza dell'amore di Cristo, un amore che affascina e che conquista . è per questa ragione che ravvedimento e penitenza si pongono nella luce della gioia, dell'amicizia e dell'amore. "Il Signore tuo Dio ti ha portato , come un uomo porta suo figlio, per tutto il cammino che hai fatto".(Dt 1,31).
La conversione del cuore ha come punto di arrivo l'amore di Dio , un amore profondo e vero , che coinvolge tutte le nostre attività, importanza grandissima, se vediamo in esso il momento fondamentale di ogni nostra scelta religiosa.
L'amore è la risposta dell'uomo ai benefici di Dio.
Comprende il timore, il servizio, l'obbedienza ai comandamenti, in atteggiamento di fede e di totale disponibilità.
"Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per mezzo del quale gridiamo :"Abbà, Padre!" Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio"(Rm 8, 15).
Il precetto della carità, frutto dello Spirito, ci invita a donare al Padre e ai fratelli amore, gioia,pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di se'. Campioni e testimoni del nostro tempo: Santa madre Teresa di Calcutta, Santo Padre Kolbe, Pier Giorgio Frassati, Santa Benedetta della Croce, Dietrich Bonhoeffer, tutte le mamme che pregano e offrono per i figli schiavi della droga, tutti i missionari assassinati...La penetrazione della "carità" nel corpo sociale della Chiesa e non , non avrà mai termine.
"Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? forse non ci ha creati un unico Dio?"(Mal 2,10).
Queste parole del Profeta permettono già di intravvedere che l'amore del prossimo non è meno soprannaturale , nella sua fonte , dell'amore di Dio. Infatti, la carità raggiunge la perfezione e la sua pienezza, solo se ciascuno riconosce nell'altro un figlio di Dio, oggetto dello stesso amore, destinato alla stessa meta e partecipe delle stesse ricchezze divine.
Se il comandamento dell'amore si pone fin dall'inizio come unicamente giustificato dalla preveniente e fondante iniziativa di Dio , quanto il dialogo tra Dio e l'uomo--intessutosi lungo tutta la storia della salvezza --arriva ad avere come protagonista Gesù, l'uomo-Dio, allora avviene il paradossale congiungersi di domanda e risposta, di iniziativa e di obbedienza e il debito insolvibile è pagato ; il comandamento , che mai l'uomo era stato in grado di assolvere, trova adempimento.
In Gesù , figlio di Dio e figlio dell'uomo, è Dio stesso che "paga" per due, che ama e per ciò stesso comunica l'energia dell'amore, così che anche l'uomo possa amare , e obbedire , e non più con spirito di servo ma con il cuore di figlio.
Comunque Dio ci parli , comunque si manifesti a noi : o con i segni della trascendenza che oltrepassa dall'alto le nostre misure.oppure nei tratti della solidarietà, della sofferenza e della povertà , comunque ci parli , non cessa di coglierci di sorpresa, di stupirci, di sconvolgerci con la sua gloria.
La gloria di Dio annienta l'uomo nella misura in cui costui pretende di essere qualcosa separatamente da Dio: la gloria di Dio , però , risiederà nello stesso uomo vivo, quando Gesù di Nazaret, il servo ucciso e risuscitato dal Padre , avrà comunicato l'esistenza nuova a ogni creatura, e Dio sarà"tutto in tutti".
"Dalla giovinezza sei Tu la mia fiducia , Signore"[.....] Ora , liberati dal peccato e fatti servi di Dio , voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna"(Rm 6,22). Convertiti, con cuore puro, in cordata , andiamo incontro a Gesù che viene.
Così dice il Signore:"Io vi purificherò: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi un cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi".(Ez. 36, 25-27)
"Quando le tue parole mi vennero incontro , le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti"(Ger 15,16)
------------"Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino"(Mt 4, 17).
La conversione non si risolve più in obbedienza verso la legge, ma diventa appello a seguire una persona: Gesù. "Voi fratelli , siete chiamati a libertà"(Gal 5, 13). La conversione , fede e sequela non sono che diverse facce di una medesima realtà.
Ciò che è importante nel processo di conversione è la vita nuova con Cristo, la cosa decisiva per il cammino della fede è soprattutto la conoscenza dell'amore di Cristo, un amore che affascina e che conquista . è per questa ragione che ravvedimento e penitenza si pongono nella luce della gioia, dell'amicizia e dell'amore. "Il Signore tuo Dio ti ha portato , come un uomo porta suo figlio, per tutto il cammino che hai fatto".(Dt 1,31).
La conversione del cuore ha come punto di arrivo l'amore di Dio , un amore profondo e vero , che coinvolge tutte le nostre attività, importanza grandissima, se vediamo in esso il momento fondamentale di ogni nostra scelta religiosa.
L'amore è la risposta dell'uomo ai benefici di Dio.
Comprende il timore, il servizio, l'obbedienza ai comandamenti, in atteggiamento di fede e di totale disponibilità.
"Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per mezzo del quale gridiamo :"Abbà, Padre!" Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio"(Rm 8, 15).
Il precetto della carità, frutto dello Spirito, ci invita a donare al Padre e ai fratelli amore, gioia,pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di se'. Campioni e testimoni del nostro tempo: Santa madre Teresa di Calcutta, Santo Padre Kolbe, Pier Giorgio Frassati, Santa Benedetta della Croce, Dietrich Bonhoeffer, tutte le mamme che pregano e offrono per i figli schiavi della droga, tutti i missionari assassinati...La penetrazione della "carità" nel corpo sociale della Chiesa e non , non avrà mai termine.
"Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? forse non ci ha creati un unico Dio?"(Mal 2,10).
Queste parole del Profeta permettono già di intravvedere che l'amore del prossimo non è meno soprannaturale , nella sua fonte , dell'amore di Dio. Infatti, la carità raggiunge la perfezione e la sua pienezza, solo se ciascuno riconosce nell'altro un figlio di Dio, oggetto dello stesso amore, destinato alla stessa meta e partecipe delle stesse ricchezze divine.
Se il comandamento dell'amore si pone fin dall'inizio come unicamente giustificato dalla preveniente e fondante iniziativa di Dio , quanto il dialogo tra Dio e l'uomo--intessutosi lungo tutta la storia della salvezza --arriva ad avere come protagonista Gesù, l'uomo-Dio, allora avviene il paradossale congiungersi di domanda e risposta, di iniziativa e di obbedienza e il debito insolvibile è pagato ; il comandamento , che mai l'uomo era stato in grado di assolvere, trova adempimento.
In Gesù , figlio di Dio e figlio dell'uomo, è Dio stesso che "paga" per due, che ama e per ciò stesso comunica l'energia dell'amore, così che anche l'uomo possa amare , e obbedire , e non più con spirito di servo ma con il cuore di figlio.
Comunque Dio ci parli , comunque si manifesti a noi : o con i segni della trascendenza che oltrepassa dall'alto le nostre misure.oppure nei tratti della solidarietà, della sofferenza e della povertà , comunque ci parli , non cessa di coglierci di sorpresa, di stupirci, di sconvolgerci con la sua gloria.
La gloria di Dio annienta l'uomo nella misura in cui costui pretende di essere qualcosa separatamente da Dio: la gloria di Dio , però , risiederà nello stesso uomo vivo, quando Gesù di Nazaret, il servo ucciso e risuscitato dal Padre , avrà comunicato l'esistenza nuova a ogni creatura, e Dio sarà"tutto in tutti".
"Dalla giovinezza sei Tu la mia fiducia , Signore"[.....] Ora , liberati dal peccato e fatti servi di Dio , voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna"(Rm 6,22). Convertiti, con cuore puro, in cordata , andiamo incontro a Gesù che viene.
giovedì 19 settembre 2019
FERVORE DI BUENOS AIRES di: Jorge Luis Borges
19--9--2019
FINE D'ANNO
Ne' la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
ne' quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
ne' il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l'altipiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell'enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siano
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi;
immobile.
SOBBORGO a Guillermo de Torre
Il sobborgo è il riflesso del nostro tedio.
I miei passi claudicarono
quando stavano per calpestare l'orizzonte
e restai tra le case,
quadrangolare in isolati
differenti ed uguali
come se fossero tutte quante
monotoni ricordi ripetuti
di un solo isolato.
L'erbetta precaria ,
disperatamente speranzosa,
spruzzava le pietre della strada
e vidi nella lontananza
le carte di colore del ponente
e sentii Buenos Aires.
Questa città che credetti mio passato
è il mio avvenire, il mio presente;
gli anni vissuti in Europa sono illusori,
io stavo sempre (e starò ) a Buenos Aires.
GIARDINO
Burroni,
sierre aspre,
dune,
assediati da ansimanti rotte,
da leghe di tempeste e di sabbia
che dal fondo del deserto si accalcano.
Su un declivio sta il giardino.
Ogni alberello è una selva di foglie.
Le sterili colline silenziose
che affrettano la notte con le loro ombre
e il triste mare di inutili verdori.
Tutto il giardino è una luce tranquilla
che illumina la sera.
Il giardinetto è come un giorno di festa
nella povertà della terra. Giacimenti del Chubut, 1922
IL RITORNO
Alla fine degli anni dell'esilio
tornai alla casa della mia infanzia
ed ancora mi è estraneo il suo spazio.
Le mie mani hanno toccato gli alberi
come chi accarezza qualcuno che dorme
ed ho ripetuto antichi sentieri
come se ricuperassi un verso dimenticato
e vidi nello spargersi della sera
la fragile luna nuova
che si accostò al riparo ombroso
della palma di foglie alte,
come al suo nido l'uccello.
Che caterva di cieli
abbraccerà tra le sue mura il patio,
quanto eroico ponente
militerà nel profondo della strada
e quanta friabile luna nuova
infonderà al giardino la sua tenerezza,
prima che torni a riconoscermi la casa
e di nuovo sia un'abitudine!
FINE D'ANNO
Ne' la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
ne' quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
ne' il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l'altipiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell'enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siano
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi;
immobile.
SOBBORGO a Guillermo de Torre
Il sobborgo è il riflesso del nostro tedio.
I miei passi claudicarono
quando stavano per calpestare l'orizzonte
e restai tra le case,
quadrangolare in isolati
differenti ed uguali
come se fossero tutte quante
monotoni ricordi ripetuti
di un solo isolato.
L'erbetta precaria ,
disperatamente speranzosa,
spruzzava le pietre della strada
e vidi nella lontananza
le carte di colore del ponente
e sentii Buenos Aires.
Questa città che credetti mio passato
è il mio avvenire, il mio presente;
gli anni vissuti in Europa sono illusori,
io stavo sempre (e starò ) a Buenos Aires.
GIARDINO
Burroni,
sierre aspre,
dune,
assediati da ansimanti rotte,
da leghe di tempeste e di sabbia
che dal fondo del deserto si accalcano.
Su un declivio sta il giardino.
Ogni alberello è una selva di foglie.
Le sterili colline silenziose
che affrettano la notte con le loro ombre
e il triste mare di inutili verdori.
Tutto il giardino è una luce tranquilla
che illumina la sera.
Il giardinetto è come un giorno di festa
nella povertà della terra. Giacimenti del Chubut, 1922
IL RITORNO
Alla fine degli anni dell'esilio
tornai alla casa della mia infanzia
ed ancora mi è estraneo il suo spazio.
Le mie mani hanno toccato gli alberi
come chi accarezza qualcuno che dorme
ed ho ripetuto antichi sentieri
come se ricuperassi un verso dimenticato
e vidi nello spargersi della sera
la fragile luna nuova
che si accostò al riparo ombroso
della palma di foglie alte,
come al suo nido l'uccello.
Che caterva di cieli
abbraccerà tra le sue mura il patio,
quanto eroico ponente
militerà nel profondo della strada
e quanta friabile luna nuova
infonderà al giardino la sua tenerezza,
prima che torni a riconoscermi la casa
e di nuovo sia un'abitudine!
mercoledì 18 settembre 2019
IL MITO DI SISIFO di: Albert Camus "il mito di Sisifo"
18--9--2019
Gli dei avevano condannato Sisifo a far rotolare senza posa un macigno sino alla cima di una montagna, dalla quale la pietra ricadeva per azione del suo stesso peso. Essi avevano pensato , con una certa ragione , che non esiste punizione più terribile del lavoro inutile e senza speranza.------------------
Gli vengono rimproverate anzitutto alcune leggerezze commesse con gli dei, in quanto svelò i loro segreti, Egina, figlia di Asopo, era stata rapita da Giove. Il padre si sorprese della sparizione e se ne lagnò con Sisifo, il quale,essendo a conoscenza del rapimento, offerse ad Asopo di renderlo edotto, a condizione che questi donasse acqua alla cittadella di Corinto. Ai fulmini celesti, egli preferì la benedizione dell'acqua, e ne fu punito nell'inferno. Omero ci racconta pure che Sisifo aveva incatenato la ,Morte. Plutone , non potendo sopportare lo spettacolo del suo impero deserto e silenzioso, mandò il dio della guerra , che liberò la Morte dalle mani del suo vincitore . Si dice ancora che Sisifo, vicino a morire , volle imprudentemente aver una prova dell'amore di sua moglie, e le ordinò di gettare il suo corpo senza sepoltura nel mezzo della pubblica piazza. Sisifo si ritrovò agli inferi, e là, irritato per un'obbedienza così contraria all'amore umano , ottenne da Plutone il permesso di ritornare sulla terra per castigare la moglie. Ma, quando ebbe visto di nuovo l'aspetto del mondo, ed ebbe gustato l'acqua e il sole ,le pietre calde e il mare, non volle più ritornare nell'ombra infernale. I richiami , le collere , gli avvertimenti non valsero a nulla. Molti anni ancora egli visse davanti alla curva del golfo, di fronte al mare scintillante e ai sorrisi della terra. Fu necessaria una sentenza degli dei . Mercurio venne a ghermire l'audace per il bavero, e, togliendolo alle sue gioie, lo ricondusse con forza agli inferi, dove il macigno era già pronto.---Sisifo è l'eroe assurdo, tanto per le sue passioni che per il suo tormento. Il disprezzo per gli dei, l'odio contro la morte e la passione per la vita, gli hanno procurato l'indicibile supplizio, in cui tutto l'essere si adopera per il nulla condurre a termine. è il prezzo che bisogna pagare per le passioni della terra. --------------------------------------------Un volto che patisce tanto vicino alla pietra, è già pietra esso stesso! Vedo quell'uomo ridiscendere con passo pesante, ma uguale , verso il tormento , del quale non conoscerà la fine. Quest'ora , che è come un respiro , e che ricorre con la stessa sicurezza della sua sciagura, quest'ora è quella della coscienza. In ciascun istante , durante il quale egli lascia la cima e si immerge a poco a poco nelle spelonche degli dei, egli è superiore al proprio destino.è più forte del suo macigno. Se questo mito è tragico , è perché il suo eroe è cosciente.----------------------------------------------Quando le immagini della terra sono troppo attaccate al ricordo, quando il richiamo della felicità si fa troppo incalzante , capita che nasca nel cuore dell'uomo la tristezza: è la vittoria della pietra, è la pietra stessa. L'immenso cordoglio è troppo pesante da portare. Sono le nostre notti di Getsemani. Ma le verità schiaccianti soccombono per il fatto che vengono conosciute. Così Edipo obbedisce dapprima al destino , senza saperlo. Dal momento in cui lo sa, ha inizio la sua tragedia, ma,nello stesso istante, cieco e disperato , egli capisce che il solo legame che lo tiene avvinto al mondo è la fresca mano di una giovinetta. Una sentenza immane risuona allora:" Nonostante tutte le prove, la mia tarda età e la grandezza dell'anima mia mi fanno giudicare che tutto sia bene"--------------------------------------------------------La felicità e l'assurdo sono figli della stessa terra e sono inseparabili.------------------------------------------"Io reputo che tutto sia bene" dice Edipo e le sue parole sono sacre e risuonano nell'universo selvaggio e limitato dell'uomo, e insegnano che tutto non è stato esaurito , scacciato da questo mondo un dio che vi era entrato con l'insoddisfazione e il gusto dei dolori inutili. Esse fanno del destino una questione di uomini, che deve essere regolata fra uomini.
Tutta la silenziosa gioia di Sisifo sta in questo. Il destino gli appartiene, il macigno è cosa sua. Parimente, l'uomo assurdo , quando contempla il suo tormento , fa tacere tutti gli idoli. Nell'universo improvvisamente restituito al silenzio , si alzano lievi voci attonite della terra.-------------------------Non vi è sole senza ombra, e bisogna conoscere la notte. Se l'uomo assurdo dice di si, il suo sforzo non avrà più tregua. Se vi è un destino personale , non esiste un fato superiore o, almeno , ve n'è soltanto uno , che l'uomo giudica fatale e disprezzabile. Per il resto , egli sa di essere il padrone dei propri giorni. sottile momento , in cui l'uomo ritorna verso la propria vita, nuovo Sisifo che torna al suo macigno, nella graduale e lenta discesa , contempla la serie di azioni senza legame, che sono divenute il suo destino, da lui stesso creato , riunito sotto lo sguardo della memoria e presto suggellato dalla morte. Così , persuaso dell'origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine , egli è sempre in cammino.-------------------------------------------------------------------------Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni.--------Questo universo, ormai senza padrone,non gli appare sterile ne' futile. Ogni granello di quella pietra , ogni bagliore minerale di quella montagna , ammantata di notte, formano , da soli ,un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.
Gli dei avevano condannato Sisifo a far rotolare senza posa un macigno sino alla cima di una montagna, dalla quale la pietra ricadeva per azione del suo stesso peso. Essi avevano pensato , con una certa ragione , che non esiste punizione più terribile del lavoro inutile e senza speranza.------------------
Gli vengono rimproverate anzitutto alcune leggerezze commesse con gli dei, in quanto svelò i loro segreti, Egina, figlia di Asopo, era stata rapita da Giove. Il padre si sorprese della sparizione e se ne lagnò con Sisifo, il quale,essendo a conoscenza del rapimento, offerse ad Asopo di renderlo edotto, a condizione che questi donasse acqua alla cittadella di Corinto. Ai fulmini celesti, egli preferì la benedizione dell'acqua, e ne fu punito nell'inferno. Omero ci racconta pure che Sisifo aveva incatenato la ,Morte. Plutone , non potendo sopportare lo spettacolo del suo impero deserto e silenzioso, mandò il dio della guerra , che liberò la Morte dalle mani del suo vincitore . Si dice ancora che Sisifo, vicino a morire , volle imprudentemente aver una prova dell'amore di sua moglie, e le ordinò di gettare il suo corpo senza sepoltura nel mezzo della pubblica piazza. Sisifo si ritrovò agli inferi, e là, irritato per un'obbedienza così contraria all'amore umano , ottenne da Plutone il permesso di ritornare sulla terra per castigare la moglie. Ma, quando ebbe visto di nuovo l'aspetto del mondo, ed ebbe gustato l'acqua e il sole ,le pietre calde e il mare, non volle più ritornare nell'ombra infernale. I richiami , le collere , gli avvertimenti non valsero a nulla. Molti anni ancora egli visse davanti alla curva del golfo, di fronte al mare scintillante e ai sorrisi della terra. Fu necessaria una sentenza degli dei . Mercurio venne a ghermire l'audace per il bavero, e, togliendolo alle sue gioie, lo ricondusse con forza agli inferi, dove il macigno era già pronto.---Sisifo è l'eroe assurdo, tanto per le sue passioni che per il suo tormento. Il disprezzo per gli dei, l'odio contro la morte e la passione per la vita, gli hanno procurato l'indicibile supplizio, in cui tutto l'essere si adopera per il nulla condurre a termine. è il prezzo che bisogna pagare per le passioni della terra. --------------------------------------------Un volto che patisce tanto vicino alla pietra, è già pietra esso stesso! Vedo quell'uomo ridiscendere con passo pesante, ma uguale , verso il tormento , del quale non conoscerà la fine. Quest'ora , che è come un respiro , e che ricorre con la stessa sicurezza della sua sciagura, quest'ora è quella della coscienza. In ciascun istante , durante il quale egli lascia la cima e si immerge a poco a poco nelle spelonche degli dei, egli è superiore al proprio destino.è più forte del suo macigno. Se questo mito è tragico , è perché il suo eroe è cosciente.----------------------------------------------Quando le immagini della terra sono troppo attaccate al ricordo, quando il richiamo della felicità si fa troppo incalzante , capita che nasca nel cuore dell'uomo la tristezza: è la vittoria della pietra, è la pietra stessa. L'immenso cordoglio è troppo pesante da portare. Sono le nostre notti di Getsemani. Ma le verità schiaccianti soccombono per il fatto che vengono conosciute. Così Edipo obbedisce dapprima al destino , senza saperlo. Dal momento in cui lo sa, ha inizio la sua tragedia, ma,nello stesso istante, cieco e disperato , egli capisce che il solo legame che lo tiene avvinto al mondo è la fresca mano di una giovinetta. Una sentenza immane risuona allora:" Nonostante tutte le prove, la mia tarda età e la grandezza dell'anima mia mi fanno giudicare che tutto sia bene"--------------------------------------------------------La felicità e l'assurdo sono figli della stessa terra e sono inseparabili.------------------------------------------"Io reputo che tutto sia bene" dice Edipo e le sue parole sono sacre e risuonano nell'universo selvaggio e limitato dell'uomo, e insegnano che tutto non è stato esaurito , scacciato da questo mondo un dio che vi era entrato con l'insoddisfazione e il gusto dei dolori inutili. Esse fanno del destino una questione di uomini, che deve essere regolata fra uomini.
Tutta la silenziosa gioia di Sisifo sta in questo. Il destino gli appartiene, il macigno è cosa sua. Parimente, l'uomo assurdo , quando contempla il suo tormento , fa tacere tutti gli idoli. Nell'universo improvvisamente restituito al silenzio , si alzano lievi voci attonite della terra.-------------------------Non vi è sole senza ombra, e bisogna conoscere la notte. Se l'uomo assurdo dice di si, il suo sforzo non avrà più tregua. Se vi è un destino personale , non esiste un fato superiore o, almeno , ve n'è soltanto uno , che l'uomo giudica fatale e disprezzabile. Per il resto , egli sa di essere il padrone dei propri giorni. sottile momento , in cui l'uomo ritorna verso la propria vita, nuovo Sisifo che torna al suo macigno, nella graduale e lenta discesa , contempla la serie di azioni senza legame, che sono divenute il suo destino, da lui stesso creato , riunito sotto lo sguardo della memoria e presto suggellato dalla morte. Così , persuaso dell'origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine , egli è sempre in cammino.-------------------------------------------------------------------------Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni.--------Questo universo, ormai senza padrone,non gli appare sterile ne' futile. Ogni granello di quella pietra , ogni bagliore minerale di quella montagna , ammantata di notte, formano , da soli ,un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.
martedì 17 settembre 2019
IL LIBRO D'ORE di: Rainer Maria Rilke 5°
17--9--2019
Di giorno sei la voce che corre
sussurrando tra la folla,
silenzio che lento si chiude
in se' dopo il battito dell'ora.
E più il giorno s'avvicina con gesti
sempre più stanchi alla sera
tanto più sei presente, Dio. Da tutti
i tetti s'alza come fumo il tuo regno.
Non angosciarti, Signore. Essi dicono mio
a tutto ciò che è paziente.
Sono come il vento che accarezza i rami
e dice : albero sei mio .
Notano appena
che tutto quel che toccano brucia
e che senza scottarsi non possono tenerlo
in mano neppure per l'orlo estremo.
Dicono mio come a volte qualcuno
parlando con dei contadini definisce
amico un principe grande--e molto lontano.
Chiamano miei i loro muri estranei
e non sanno chi è il padrone della loro casa.
Chiamano mie, e credono di possederle,
quelle cose che si negano se le avvicinano,
così come un ciarlatano fesso
forse chiama suo il sole e il lampo.
E dicono : la mia vita, la mia donna,
il mio cane, il mio bimbo e sanno bene
che ogni casa: vita , donna, cane e bimbo
sono immagini estranee
contro cui sbattono ciechi e a mani tese.
Solo i grandi che anelano ad avere occhi
sanno cos'è la certezza. Perché gli altri
non vogliono credere che il loro misero vagare
non abbia nulla da spartire con le cose intorno,
e che private dei loro averi
non riconosciuti dai loro beni
posseggono una donna quanto la vita
a tutti misteriosa di un fiore.
Non perdere il tuo equilibrio , Dio.
Non ti possiede neppure chi ti ama
e ti riconosce al buio oscillando
come un lume al tuo respiro.
E se uno t'afferra nella notte
costringendoti nelle sue preghiere
tu sei l'ospite
che poi riparte.
Chi può trattenerti , Dio? Sei tuo,non c'è mano che ti obblighi
e, come vino immaturo e sempre
più dolce, appartieni solo a te stesso.
Monte immobile quando si mossero i monti--
pendio senza capanne , vetta senza nome,
neve eterna in cui languono le stelle,
sostegno della valle di ciclamini
da cui s'alza il profumo della terra,
bocca d 'ogni monte e minareto
(da cui mai risuonò la preghiera della sera);
cammino in te ora? Sono nel basalto
come un metallo non ancora scoperto?
Riempio riverente le pieghe della tua roccia
e sento ovunque quanto sei duro.
O è la paura in cui sprofondo?
La fonda paura delle grandi città
in cui mi hai immerso fino al mento?
Se qualcuno t'avesse detto
del loro vuoto e della loro follia
ti saresti levato , tempesta dell'origine,
e le avresti scacciate via come baccelli.....
Ma se vuoi qualcosa da me : parla--
non sono più padrone della mia bocca
essa vuole chiudersi come una ferita,
e le mie mani disubbidienti a ogni richiamo
si stringono ai fianchi come cani.
Mi costringi a un'ora estranea, Signore.
Perché, Signore , le grandi città
sono perdute e sfatte;
fuga dalle fiamme è la più grande--
e non c' è niente che le consoli
e il loro breve tempo scorre.
Vi abitano uomini male e a fatica
in stanze buie, con gesti angosciati,
più impauriti di un gregge d'agnelli,
fuori veglia e respira la tua terra
ma loro vivono e non lo sanno.
A finestre sempre immerse
nella stessa ombra crescono bimbi
inconsapevoli che fuori i fiori
invitano a giorni vasti , felici e ventosi--
dovrebbero esser bimbi e sono tristi!
Vi fioriscono vergini per uomini sconosciuti,
bramano la quiete della loro infanzia
ma non hanno ciò per cui arsero
e si richiudono tremando.
E nascondono nel fondo delle stanze
i giorni della loro maternità delusa,
fiacchi gemiti di lunghe notti,
anni gelidi senza lotta e forza.
E nel buio vi sono i letti di chi muore,
e vanno verso d'essi lentamente
morendo piano , come in catene,
come mendiche se ne vanno.
Di giorno sei la voce che corre
sussurrando tra la folla,
silenzio che lento si chiude
in se' dopo il battito dell'ora.
E più il giorno s'avvicina con gesti
sempre più stanchi alla sera
tanto più sei presente, Dio. Da tutti
i tetti s'alza come fumo il tuo regno.
Non angosciarti, Signore. Essi dicono mio
a tutto ciò che è paziente.
Sono come il vento che accarezza i rami
e dice : albero sei mio .
Notano appena
che tutto quel che toccano brucia
e che senza scottarsi non possono tenerlo
in mano neppure per l'orlo estremo.
Dicono mio come a volte qualcuno
parlando con dei contadini definisce
amico un principe grande--e molto lontano.
Chiamano miei i loro muri estranei
e non sanno chi è il padrone della loro casa.
Chiamano mie, e credono di possederle,
quelle cose che si negano se le avvicinano,
così come un ciarlatano fesso
forse chiama suo il sole e il lampo.
E dicono : la mia vita, la mia donna,
il mio cane, il mio bimbo e sanno bene
che ogni casa: vita , donna, cane e bimbo
sono immagini estranee
contro cui sbattono ciechi e a mani tese.
Solo i grandi che anelano ad avere occhi
sanno cos'è la certezza. Perché gli altri
non vogliono credere che il loro misero vagare
non abbia nulla da spartire con le cose intorno,
e che private dei loro averi
non riconosciuti dai loro beni
posseggono una donna quanto la vita
a tutti misteriosa di un fiore.
Non perdere il tuo equilibrio , Dio.
Non ti possiede neppure chi ti ama
e ti riconosce al buio oscillando
come un lume al tuo respiro.
E se uno t'afferra nella notte
costringendoti nelle sue preghiere
tu sei l'ospite
che poi riparte.
Chi può trattenerti , Dio? Sei tuo,non c'è mano che ti obblighi
e, come vino immaturo e sempre
più dolce, appartieni solo a te stesso.
Monte immobile quando si mossero i monti--
pendio senza capanne , vetta senza nome,
neve eterna in cui languono le stelle,
sostegno della valle di ciclamini
da cui s'alza il profumo della terra,
bocca d 'ogni monte e minareto
(da cui mai risuonò la preghiera della sera);
cammino in te ora? Sono nel basalto
come un metallo non ancora scoperto?
Riempio riverente le pieghe della tua roccia
e sento ovunque quanto sei duro.
O è la paura in cui sprofondo?
La fonda paura delle grandi città
in cui mi hai immerso fino al mento?
Se qualcuno t'avesse detto
del loro vuoto e della loro follia
ti saresti levato , tempesta dell'origine,
e le avresti scacciate via come baccelli.....
Ma se vuoi qualcosa da me : parla--
non sono più padrone della mia bocca
essa vuole chiudersi come una ferita,
e le mie mani disubbidienti a ogni richiamo
si stringono ai fianchi come cani.
Mi costringi a un'ora estranea, Signore.
Perché, Signore , le grandi città
sono perdute e sfatte;
fuga dalle fiamme è la più grande--
e non c' è niente che le consoli
e il loro breve tempo scorre.
Vi abitano uomini male e a fatica
in stanze buie, con gesti angosciati,
più impauriti di un gregge d'agnelli,
fuori veglia e respira la tua terra
ma loro vivono e non lo sanno.
A finestre sempre immerse
nella stessa ombra crescono bimbi
inconsapevoli che fuori i fiori
invitano a giorni vasti , felici e ventosi--
dovrebbero esser bimbi e sono tristi!
Vi fioriscono vergini per uomini sconosciuti,
bramano la quiete della loro infanzia
ma non hanno ciò per cui arsero
e si richiudono tremando.
E nascondono nel fondo delle stanze
i giorni della loro maternità delusa,
fiacchi gemiti di lunghe notti,
anni gelidi senza lotta e forza.
E nel buio vi sono i letti di chi muore,
e vanno verso d'essi lentamente
morendo piano , come in catene,
come mendiche se ne vanno.
lunedì 16 settembre 2019
DANNI ALLA SALUTE DA ERRATO STILE DI VITA: alimentazione di: Pina Maria Speranza Raciti
16--9--2019
L'assunzione di alimenti risponde ad uno dei bisogni elementari di ogni essere vivente,compreso l'uomo. In condizioni di naturalità essa ha lo scopo di fornire l'energia necessaria per la vita vegetativa e di relazione, nonché il materiale plastico per l'accrescimento ed il ricambio dell'organismo.
L'apporto calorico degli alimenti deve essere sufficiente a coprire il fabbisogno a riposo(metabolismo basale) ed il consumo energetico per le diverse attività della vita di relazione, compresa l'attività lavorativa. Le calorie necessarie per il mantenimento del metabolismo basale variano con l'età, il sesso, il peso e la statura, così come è diverso il consumo energetico in rapporto all'intensità della attività fisica. L'alimentazione , oltre a soddisfare il fabbisogno energetico con le calorie, deve assicurare un apporto di proteine, che si calcola in 70 g al giorno per l'umo adulto ed in 60 g per la donna. Di queste una parte deve essere di origine animale, di maggiore valore biologico ai fini dell'apporto di aminoacidi essenziali per l'organismo. I grassi non devono essere presenti per più del 30 % delle calorie totali. I carboidrati complessi ( amidi) devono essere i più rappresentati e devono fornire dal 45% al 55% delle calorie totali, mentre lo zucchero deve fornire meno del 10%. Devono essere introdotte sufficienti quantità di vitamine liposolubili e idrosolubili, di minerali e di fibre indigeribili(non meno di 30 g al giorno). Per il mantenimento del migliore stato di salute è necessario che l'alimentazione sia:
= sufficiente e non eccessiva, tale da assicurare l'apporto energetico necessario secondo i bisogni delle singole persone senza andare oltre;
=bilanciata: ,l'apporto energetico deve essere da un equilibrato rapporto tra glucidi, proteine di origine animale e vegetale, grassi , e devono essere presenti le vitamine, i minerali.
=varia, perché solo in una ampia integrazione della vasta gamma dei diversi alimenti è possibile trovare presenti in modo equilibrato ed armonico tutte le sostanze necessarie ai fini strettamente nutrizionali e quelle prive di valore nutritivo , come le fibre indigeribili, ma ugualmente utili per il mantenimento dell'equilibrio dell'organismo.
L 'aumento del reddito e la larga disponibilità di alimenti vari , ricchi ed appetibili ha determinato negli ultimi anni un notevole aumento dei consumi alimentari , in Italia. Non solo è aumentato il consumo totale di calorie al di là delle quantità raccomandate , ma vi è stato anche , e persiste un eccessivo consumo di proteine e di grassi , specialmente di origine animale(carne, burro, uova).
MALNUTRIZIONE:
Per malnutrizione si deve intendere l'assunzione di alimenti sia in difetto sia in eccesso rispetto alle esigenze fisiologiche . Il difetto o l'eccesso possono riguardare globalmente tutte le componenti ovvero uno o più delle sostanze nutritive e degli elementi essenziali.
Malnutrizione per difetto:
Nei paesi sviluppati , si possono avere stati di denutrizione in alcune persone per l'esasperata e patologica , ricerca di snellezza. Più frequente possono essere alcuni stati carenziali che riguardano particolari elementi come il ferro , il calcio,e lo iodio, ed alcune vitamine.
La carenza di ferro , con stati anemici, nei bambini, e nelle donne in età feconda(favorita dalle perdite di sangue mestruale);insufficiente carenza di calcio è frequente negli anziani per il ridotto consumo di alimenti che ne sono ricchi(latte e latticini); frequente carenza di vit. B1 e, in misura minore di vit. C, acido pantotenico e vit. B12 negli anziani.
Malnutrizione in eccesso:
La malnutrizione in eccesso è propria dello stile di vita dei paesi sviluppati e consiste in una introduzione eccessiva di tutte le componenti alimentari, con particolare preponderanza di grassi e proteine di origine animale , accompagnata da eccessiva assunzione di sodio come cloruro di sodio(sale da cucina).
Conseguenza è il sovrappeso, che si associa spesso all'ipercolesterolemia. Da varie indagini emerge una stretta dipendenza dei valori medi di colesterolemia dai consumi di alimenti, con particolare riguardo per i consumi di grassi animali e per il rapporto acidi grassi saturi\ acidi grassi insaturi: la colesterolemia( con particolare riguardo per le LDL ) è tanto più elevata quanto maggiore è il consumo globale di alimenti e quanto maggiore è la componente lipidica, mentre è più bassa ( con più elevati livelli di HDL) quando l'apporto calorico è più ridotto e vi è una minore componente lipidica, con preponderanza di grassi vegetali (oli vegetali) e conseguente rapporto a favore degli acidi grassi insaturi.
Malattie correlate con l'alimentazione in eccesso:
=DIABETE NON INSULINO DIPENDENTE(diabete mellito 2):
Il diabete non insulino dipendente , oltre ad un fattore predisponente familiare, riconosce nell'obesità il principale fattore di rischio. In questo tipo di diabete non vi è diminuzione di insulina, ma resistenza alla sua azione indotta dall'obesità, principalmente per la riduzione del numero di recettori cellulari e per modifiche recettoriali. Responsabili dell'obesità e del conseguente aumentato rischio di diabete sono l'eccessiva assunzione di calorie e l'inattività fisica, che determino accumulo di grasso.
=CARDIOPATIA ISCHEMICA:
Dei tre fattori di rischio maggiori per la cardiopatia ischemica, due, l'ipercolesterolemia e l'ipertensione, sono direttamente in rapporto con l'alimentazione. I livelli di colesterolo totale sono, mediamente , più elevati negli obesi , mentre sono più bassi i livelli di HDL. Essi si modificano in senso favorevole (diminuisce la colesterolemia ed aumentano le HDL) quando si fa una riduzione di alimenti, con particolare riguardo per i grassi saturi.
=ICTUS CEREBRALE:
Il principale fattore di rischio per l'ictus cerebrale è l'ipertensione,che, a sua volta ,è influenzata dal consumo eccessivo di sale nella dieta, e dal sovrappeso. Una congrua presenza di calcio e di potassio svolge un ruolo protettivo.
=CANCRO DELLA MAMMELLA:
Fra i fattori di rischio noti per il cancro della mammella, l'unico modificabile è l'obesità.Dati epidemiologici indicherebbero nella componente lipidica della dieta, il fattore responsabile delle modificazioni che favoriscono la trasformazione e la promozione neoplastica. Sono state ipotizzate variazioni nel contenuto lipidico della parete cellulare che ne altererebbero la permeabilità , alterazioni del sistema immunitario , modificazioni della flora batterica intestinale che, unitamente alla maggiore produzione di acidi biliari, porterebbero ad un aumento di sintesi di cancerogeni nell'intestino.
=CANCRO DELLO STOMACO:
Tra i fattori alimentari si è data molta importanza, ai nitrati che , ridotti a nitriti per intervento di batteri del cavo orale e dello stomaco(in condizione di ipocloridria), possono dar luogo a formazioni di nitrosammine, la cui azione cancerogena sarebbe favorita dall'atrofia gastrica indotta da una eccessiva ingestione de sale.
La vit. C avrebbe azione protettiva perché limita la riduzione dei nitrati a nitriti.
=CANCRO DEL COLON:
Tra i fattori alimentari, si è data importanza ai grassi , come favorenti la cancerogenesi,ed alle fibre , alle vitamine A ed E ed al calcio, come protettivi. Le fibre si dividono in: fibre solubili(mucillagini, gomme , pectine) ed in fibre insolubili(cellulosa, emicellulosa, lignina).
Le fibre insolubili, presenti nei cereali e nelle verdure, accrescono il volume della massa fecale , idratandosi moderatamente, e conferiscono ad essa una consistenza più omogenea e morbida , il che facilita e rende più veloce il transito intestinale. Tutto ciò ha l'effetto di diluire i cancerogeni fecali e di ridurre il tempo di contatto con la mucosa intestinale.
Le fibre solubili , presenti specialmente nei legumi , nelle patate , nella frutta ,si rigonfiano assorbendo acqua ed assumono consistenza gelatinosa contribuendo a dare volume e morbidezza alle feci.Inoltre essi hanno la capacitò di fissare i cancerogeni fecali prodotti nell'intestino a partire da acidi biliari per azione batterica. Le modificazioni del pH conseguenti all'abbondanza di fibre induce una preponderanza di specie batteriche acidofili produttrici di acidi grassi a catena corta con proprietà inibitrice sulla cancerogenesi.
Sostanze protettive negli alimenti:
Una alimentazione congrua , varia ed equilibrata è essenziale per il benessere fisico; è necessario che vengano consumate quotidianamente alimenti ricchi di sostanze conosciute per le loro proprietà protettive.
Acidi grassi insaturi:
Essi svolgono azione protettiva nei riguardi delle malattie cardiovascolari. Gli effetti protettivi derivano dalla loro capacità di abbassare il livello di colesterolo LDL,di ridurre la trombogenesi e di espletare un'azione antiartmica. Sono: acido grasso monoinsaturo, l'acido oleico, sia da acidi grassi polinsaturi, come l'acido linoleico. Il primo è abbondante nell'olio d'oliva.
Sostanze antiossidanti:
Vitamine: E, C, A, dal beta carotene, dal selenio. Bloccano i processi di perossidazione ed antagonizzano sia i processi aterosclerotici, sia la cancerogenesi
Fibre indigeribili:
Fibre solubili: frutta ,verdura, ortaggi, pane pasta.
Fibre insolubili: crusca
Le fibre solubili, hanno la capacità di legare le sostanze nutrienti, e specialmente i grassi , nel lume intestinale , sicché ne rallentano l'assorbimento , con una conseguente modulazione della produzione di sali biliari che non si riversano massicciamente nell'intestino.
Le fibre indigeribile ,svolgono azione antiaterogena e protettiva nei riguardi del cancro del grosso intestino.
Sostanze anticancro:
Le sostanze anticancro meglio conosciute sono:
La vit. C, abbondante negli agrumi, frutta fresca, verdura;
Carotenoidi, precursori della vit. A, nella frutta e negli ortaggi pigmentati in giallo, arancione e rosso;
Vitamina E nelle verdure a foglia verde e nell'olio di oliva;
Indoli e fenoli, nelle brassicacee(cavoli, broccoli, cavolfiori,);
Fibre indigeribili , composti organosolforati, aglio, cipolle;
Calcio, latte , formaggi;
Selenio,grano.
sono certa che il linguaggio può essere un po difficile da comprendere, ma mi auguro che questa difficoltà possa essere superata.
Il sovrappeso, l'aspetto florido , non è sinonimo di buona salute; mentre trovo assurdo il fatto che ,la dieta mediterranea, così famosa nel mondo, sia poco conosciuta dal popolo italiano.
Un cambiamento nello stile di vita ,in questo caso ,l'alimentazione, non solo è salvaguardia della propria salute, ma è segno di rispetto, e di una possibile azione umanitaria positiva per quella parte del mondo che muore letteralmente di fame.
L'assunzione di alimenti risponde ad uno dei bisogni elementari di ogni essere vivente,compreso l'uomo. In condizioni di naturalità essa ha lo scopo di fornire l'energia necessaria per la vita vegetativa e di relazione, nonché il materiale plastico per l'accrescimento ed il ricambio dell'organismo.
L'apporto calorico degli alimenti deve essere sufficiente a coprire il fabbisogno a riposo(metabolismo basale) ed il consumo energetico per le diverse attività della vita di relazione, compresa l'attività lavorativa. Le calorie necessarie per il mantenimento del metabolismo basale variano con l'età, il sesso, il peso e la statura, così come è diverso il consumo energetico in rapporto all'intensità della attività fisica. L'alimentazione , oltre a soddisfare il fabbisogno energetico con le calorie, deve assicurare un apporto di proteine, che si calcola in 70 g al giorno per l'umo adulto ed in 60 g per la donna. Di queste una parte deve essere di origine animale, di maggiore valore biologico ai fini dell'apporto di aminoacidi essenziali per l'organismo. I grassi non devono essere presenti per più del 30 % delle calorie totali. I carboidrati complessi ( amidi) devono essere i più rappresentati e devono fornire dal 45% al 55% delle calorie totali, mentre lo zucchero deve fornire meno del 10%. Devono essere introdotte sufficienti quantità di vitamine liposolubili e idrosolubili, di minerali e di fibre indigeribili(non meno di 30 g al giorno). Per il mantenimento del migliore stato di salute è necessario che l'alimentazione sia:
= sufficiente e non eccessiva, tale da assicurare l'apporto energetico necessario secondo i bisogni delle singole persone senza andare oltre;
=bilanciata: ,l'apporto energetico deve essere da un equilibrato rapporto tra glucidi, proteine di origine animale e vegetale, grassi , e devono essere presenti le vitamine, i minerali.
=varia, perché solo in una ampia integrazione della vasta gamma dei diversi alimenti è possibile trovare presenti in modo equilibrato ed armonico tutte le sostanze necessarie ai fini strettamente nutrizionali e quelle prive di valore nutritivo , come le fibre indigeribili, ma ugualmente utili per il mantenimento dell'equilibrio dell'organismo.
L 'aumento del reddito e la larga disponibilità di alimenti vari , ricchi ed appetibili ha determinato negli ultimi anni un notevole aumento dei consumi alimentari , in Italia. Non solo è aumentato il consumo totale di calorie al di là delle quantità raccomandate , ma vi è stato anche , e persiste un eccessivo consumo di proteine e di grassi , specialmente di origine animale(carne, burro, uova).
MALNUTRIZIONE:
Per malnutrizione si deve intendere l'assunzione di alimenti sia in difetto sia in eccesso rispetto alle esigenze fisiologiche . Il difetto o l'eccesso possono riguardare globalmente tutte le componenti ovvero uno o più delle sostanze nutritive e degli elementi essenziali.
Malnutrizione per difetto:
Nei paesi sviluppati , si possono avere stati di denutrizione in alcune persone per l'esasperata e patologica , ricerca di snellezza. Più frequente possono essere alcuni stati carenziali che riguardano particolari elementi come il ferro , il calcio,e lo iodio, ed alcune vitamine.
La carenza di ferro , con stati anemici, nei bambini, e nelle donne in età feconda(favorita dalle perdite di sangue mestruale);insufficiente carenza di calcio è frequente negli anziani per il ridotto consumo di alimenti che ne sono ricchi(latte e latticini); frequente carenza di vit. B1 e, in misura minore di vit. C, acido pantotenico e vit. B12 negli anziani.
Malnutrizione in eccesso:
La malnutrizione in eccesso è propria dello stile di vita dei paesi sviluppati e consiste in una introduzione eccessiva di tutte le componenti alimentari, con particolare preponderanza di grassi e proteine di origine animale , accompagnata da eccessiva assunzione di sodio come cloruro di sodio(sale da cucina).
Conseguenza è il sovrappeso, che si associa spesso all'ipercolesterolemia. Da varie indagini emerge una stretta dipendenza dei valori medi di colesterolemia dai consumi di alimenti, con particolare riguardo per i consumi di grassi animali e per il rapporto acidi grassi saturi\ acidi grassi insaturi: la colesterolemia( con particolare riguardo per le LDL ) è tanto più elevata quanto maggiore è il consumo globale di alimenti e quanto maggiore è la componente lipidica, mentre è più bassa ( con più elevati livelli di HDL) quando l'apporto calorico è più ridotto e vi è una minore componente lipidica, con preponderanza di grassi vegetali (oli vegetali) e conseguente rapporto a favore degli acidi grassi insaturi.
Malattie correlate con l'alimentazione in eccesso:
=DIABETE NON INSULINO DIPENDENTE(diabete mellito 2):
Il diabete non insulino dipendente , oltre ad un fattore predisponente familiare, riconosce nell'obesità il principale fattore di rischio. In questo tipo di diabete non vi è diminuzione di insulina, ma resistenza alla sua azione indotta dall'obesità, principalmente per la riduzione del numero di recettori cellulari e per modifiche recettoriali. Responsabili dell'obesità e del conseguente aumentato rischio di diabete sono l'eccessiva assunzione di calorie e l'inattività fisica, che determino accumulo di grasso.
=CARDIOPATIA ISCHEMICA:
Dei tre fattori di rischio maggiori per la cardiopatia ischemica, due, l'ipercolesterolemia e l'ipertensione, sono direttamente in rapporto con l'alimentazione. I livelli di colesterolo totale sono, mediamente , più elevati negli obesi , mentre sono più bassi i livelli di HDL. Essi si modificano in senso favorevole (diminuisce la colesterolemia ed aumentano le HDL) quando si fa una riduzione di alimenti, con particolare riguardo per i grassi saturi.
=ICTUS CEREBRALE:
Il principale fattore di rischio per l'ictus cerebrale è l'ipertensione,che, a sua volta ,è influenzata dal consumo eccessivo di sale nella dieta, e dal sovrappeso. Una congrua presenza di calcio e di potassio svolge un ruolo protettivo.
=CANCRO DELLA MAMMELLA:
Fra i fattori di rischio noti per il cancro della mammella, l'unico modificabile è l'obesità.Dati epidemiologici indicherebbero nella componente lipidica della dieta, il fattore responsabile delle modificazioni che favoriscono la trasformazione e la promozione neoplastica. Sono state ipotizzate variazioni nel contenuto lipidico della parete cellulare che ne altererebbero la permeabilità , alterazioni del sistema immunitario , modificazioni della flora batterica intestinale che, unitamente alla maggiore produzione di acidi biliari, porterebbero ad un aumento di sintesi di cancerogeni nell'intestino.
=CANCRO DELLO STOMACO:
Tra i fattori alimentari si è data molta importanza, ai nitrati che , ridotti a nitriti per intervento di batteri del cavo orale e dello stomaco(in condizione di ipocloridria), possono dar luogo a formazioni di nitrosammine, la cui azione cancerogena sarebbe favorita dall'atrofia gastrica indotta da una eccessiva ingestione de sale.
La vit. C avrebbe azione protettiva perché limita la riduzione dei nitrati a nitriti.
=CANCRO DEL COLON:
Tra i fattori alimentari, si è data importanza ai grassi , come favorenti la cancerogenesi,ed alle fibre , alle vitamine A ed E ed al calcio, come protettivi. Le fibre si dividono in: fibre solubili(mucillagini, gomme , pectine) ed in fibre insolubili(cellulosa, emicellulosa, lignina).
Le fibre insolubili, presenti nei cereali e nelle verdure, accrescono il volume della massa fecale , idratandosi moderatamente, e conferiscono ad essa una consistenza più omogenea e morbida , il che facilita e rende più veloce il transito intestinale. Tutto ciò ha l'effetto di diluire i cancerogeni fecali e di ridurre il tempo di contatto con la mucosa intestinale.
Le fibre solubili , presenti specialmente nei legumi , nelle patate , nella frutta ,si rigonfiano assorbendo acqua ed assumono consistenza gelatinosa contribuendo a dare volume e morbidezza alle feci.Inoltre essi hanno la capacitò di fissare i cancerogeni fecali prodotti nell'intestino a partire da acidi biliari per azione batterica. Le modificazioni del pH conseguenti all'abbondanza di fibre induce una preponderanza di specie batteriche acidofili produttrici di acidi grassi a catena corta con proprietà inibitrice sulla cancerogenesi.
Sostanze protettive negli alimenti:
Una alimentazione congrua , varia ed equilibrata è essenziale per il benessere fisico; è necessario che vengano consumate quotidianamente alimenti ricchi di sostanze conosciute per le loro proprietà protettive.
Acidi grassi insaturi:
Essi svolgono azione protettiva nei riguardi delle malattie cardiovascolari. Gli effetti protettivi derivano dalla loro capacità di abbassare il livello di colesterolo LDL,di ridurre la trombogenesi e di espletare un'azione antiartmica. Sono: acido grasso monoinsaturo, l'acido oleico, sia da acidi grassi polinsaturi, come l'acido linoleico. Il primo è abbondante nell'olio d'oliva.
Sostanze antiossidanti:
Vitamine: E, C, A, dal beta carotene, dal selenio. Bloccano i processi di perossidazione ed antagonizzano sia i processi aterosclerotici, sia la cancerogenesi
Fibre indigeribili:
Fibre solubili: frutta ,verdura, ortaggi, pane pasta.
Fibre insolubili: crusca
Le fibre solubili, hanno la capacità di legare le sostanze nutrienti, e specialmente i grassi , nel lume intestinale , sicché ne rallentano l'assorbimento , con una conseguente modulazione della produzione di sali biliari che non si riversano massicciamente nell'intestino.
Le fibre indigeribile ,svolgono azione antiaterogena e protettiva nei riguardi del cancro del grosso intestino.
Sostanze anticancro:
Le sostanze anticancro meglio conosciute sono:
La vit. C, abbondante negli agrumi, frutta fresca, verdura;
Carotenoidi, precursori della vit. A, nella frutta e negli ortaggi pigmentati in giallo, arancione e rosso;
Vitamina E nelle verdure a foglia verde e nell'olio di oliva;
Indoli e fenoli, nelle brassicacee(cavoli, broccoli, cavolfiori,);
Fibre indigeribili , composti organosolforati, aglio, cipolle;
Calcio, latte , formaggi;
Selenio,grano.
sono certa che il linguaggio può essere un po difficile da comprendere, ma mi auguro che questa difficoltà possa essere superata.
Il sovrappeso, l'aspetto florido , non è sinonimo di buona salute; mentre trovo assurdo il fatto che ,la dieta mediterranea, così famosa nel mondo, sia poco conosciuta dal popolo italiano.
Un cambiamento nello stile di vita ,in questo caso ,l'alimentazione, non solo è salvaguardia della propria salute, ma è segno di rispetto, e di una possibile azione umanitaria positiva per quella parte del mondo che muore letteralmente di fame.
domenica 15 settembre 2019
24° domenica del tempo ordinario
15--9--2019
La liturgia odierna ci fa leggere le tre parabole della misericordia. Gli uditori, per i quali Gesù le racconta, sono mormoratori, quindi un po' invidiosi, perché non mormoriamo se non c'è in noi anche una punta di invidia. La terza parabola, quella del figlio prodigo, evidenzia meglio questa invidia. Vi invito perciò a meditare brevemente sulla invidia nella Chiesa, una forma di invidia che può essere qualificata anche come occhio cattivo. Non possiamo infatti nasconderci che all'interno delle nostre comunità cristiane c'è della invidia: tra gruppi diversi, tra movimenti, tra parrocchie, tra movimenti e parrocchie.è un immenso campo che dà luogo alla possibilità di risentimento e tristezza per il bene altrui, anche spirituale e apostolico:non solo si ha tristezza perché l'altro è più ricco , ha più case, ha una macchina più bella, ma perché ha dei beni spirituali, culturali, apostolici di successo che io non ho.
Questo genera un risentimento che nasce dal profondo della psiche.
Frutto di tale tristezza è l'altro atteggiamento parallelo e collaterale : la gioia per il danno altrui; gli sta bene , se lo meritava,si vedeva che c'era troppo di gonfiato!
Sentendo descrivere questi sentimenti, avvertiamo che sono meschini, vili e ci riteniamo certi che non entreranno mai nel nostro cuore. In realtà, se ci esaminiamo con attenzione, ci accorgiamo che operano anche in noi, a livello di giudizio o di scelta. è dunque importante ascoltare l'ammonizione del Vangelo: invidia c'è pure in noi perché siamo gente di casa e perché siamo gente religiosa che si sente abbastanza a posto.
Quale rimedio? Io credo che se impariamo a lodare e a riconoscere in numerosissimi fatti della nostra vita , non il merito nostro, ma il dono senza limiti di Dio, saremo portati a riconoscerlo altrove perché è dono dello stesso Signore. Quanto più invece ci appropriamo personalmente di qualche cosa quasi fosse nostra, frutto dei nostri sforzi, tanto più siamo portati a invidiare altri che magari con meno fatica sembrano aver avuto di più. Il Signore ci propone quindi come rimedio all'invidia la contemplazione della infinita misericordia e tenerezza di Dio che ci colma di beni tali da non aver niente da invidiare a nessuno. Possiamo allora ringraziarlo per ciò che ci ha dato , ci dà e ci darà, e lodarlo nei doni dei nostri fratelli . Cardinale Carlo Maria Martini
La liturgia odierna ci fa leggere le tre parabole della misericordia. Gli uditori, per i quali Gesù le racconta, sono mormoratori, quindi un po' invidiosi, perché non mormoriamo se non c'è in noi anche una punta di invidia. La terza parabola, quella del figlio prodigo, evidenzia meglio questa invidia. Vi invito perciò a meditare brevemente sulla invidia nella Chiesa, una forma di invidia che può essere qualificata anche come occhio cattivo. Non possiamo infatti nasconderci che all'interno delle nostre comunità cristiane c'è della invidia: tra gruppi diversi, tra movimenti, tra parrocchie, tra movimenti e parrocchie.è un immenso campo che dà luogo alla possibilità di risentimento e tristezza per il bene altrui, anche spirituale e apostolico:non solo si ha tristezza perché l'altro è più ricco , ha più case, ha una macchina più bella, ma perché ha dei beni spirituali, culturali, apostolici di successo che io non ho.
Questo genera un risentimento che nasce dal profondo della psiche.
Frutto di tale tristezza è l'altro atteggiamento parallelo e collaterale : la gioia per il danno altrui; gli sta bene , se lo meritava,si vedeva che c'era troppo di gonfiato!
Sentendo descrivere questi sentimenti, avvertiamo che sono meschini, vili e ci riteniamo certi che non entreranno mai nel nostro cuore. In realtà, se ci esaminiamo con attenzione, ci accorgiamo che operano anche in noi, a livello di giudizio o di scelta. è dunque importante ascoltare l'ammonizione del Vangelo: invidia c'è pure in noi perché siamo gente di casa e perché siamo gente religiosa che si sente abbastanza a posto.
Quale rimedio? Io credo che se impariamo a lodare e a riconoscere in numerosissimi fatti della nostra vita , non il merito nostro, ma il dono senza limiti di Dio, saremo portati a riconoscerlo altrove perché è dono dello stesso Signore. Quanto più invece ci appropriamo personalmente di qualche cosa quasi fosse nostra, frutto dei nostri sforzi, tanto più siamo portati a invidiare altri che magari con meno fatica sembrano aver avuto di più. Il Signore ci propone quindi come rimedio all'invidia la contemplazione della infinita misericordia e tenerezza di Dio che ci colma di beni tali da non aver niente da invidiare a nessuno. Possiamo allora ringraziarlo per ciò che ci ha dato , ci dà e ci darà, e lodarlo nei doni dei nostri fratelli . Cardinale Carlo Maria Martini
sabato 14 settembre 2019
FERVORE DI BUENOS AIRES di: Jorge Luis Borges 2°
14---9---2019
STRADA SCONOSCIUTA
Penombra della colomba
chiamarono gli ebrei l'inizio della sera
quando l'ombra non affatica i passi
e l'arrivo della notte si avverte
come una musica attesa e antica,
come un piacevole declivio.
In quell'ora in cui la luce
ha una finezza di sabbia,
entrai in un strada ignota,
aperta in nobile spazio di terrazza,
le cui cornici e muri mostravano
colori tenui come lo stesso cielo
che inteneriva lo sfondo.
Tutti---la mediocrità delle case,
le modeste balaustre e battenti,
forse una speranza di ragazza nei balconi--
entrò nel mio vano cuore
con limpidezza di lacrima.
Forse quell'ora della sera d'argento
dava la sua tenerezza alla strada,
facendola così reale come un verso
dimenticato e recuperato.
Solo dopo pensai
che quella strada della sera era estranea,
che ogni casa è un candelabro
dove le vite degli uomini ardono
come candele isolate,
che ogni immediato nostro passo
cammina sui Golgota.
LA PIAZZA SAN MARTIN a Macedonio Fernàndez
In cerca della sera
andai consumando in vano le strade.
Già erano gli androni affaticati di ombra.
Con fino brunimento di mogano
la sera intera era ristagnata nella piazza,
serena e sottile come una lampada,
chiara come una fronte,
grave come il contegno di un uomo in lutto.
Ogni impulso si quieta
sotto l'assoluzione degli alberi
--jacarandàs, acacie--
le cui pietose curve
attenuano la rigidità dell'impossibile statua
e nella cui rete si esalta
la gloria delle luci equivalenti
del tenue azzurro e della terra rossiccia.
Come si contempla bene la sera
dalla facile calma dei sedili!
In basso
il porto anela latitudine lontane
e la profonda piazza livellatrice d'anime
si apre come la morte , come il sogno.
UN PATIO
Con la sera
si stancarono i due o tre colori del patio.
Questa notte la luna , il chiaro cerchio,
non domina il suo spazio,
Patio, cielo incanalato.
Il patio è il declivio
sul quale straripa il cielo nella casa.
Serena
l'eternità attende al crocevia delle stelle,
è bello vivere con l'amicizia oscura
di un atrio , di una pergola e di una cisterna.
LA ROSA
La rosa,
l'immarcescibile rosa che non canto,
quella che è peso e fragranza,
quella del nero giardino nell'alta notte,
quella di qualsiasi giardino e qualsiasi sera,
la rosa che risorge dalla tenue
cenere per l'arte dell'alchimia,
la rosa dei persiani e di Ariosto,
quella che sempre sta sola ,
quella che sempre è la rosa delle rose,
il giovine fiore platonico,
l'ardente e cieca rosa che non canto,
la rosa irraggiungibile.
STRADA SCONOSCIUTA
Penombra della colomba
chiamarono gli ebrei l'inizio della sera
quando l'ombra non affatica i passi
e l'arrivo della notte si avverte
come una musica attesa e antica,
come un piacevole declivio.
In quell'ora in cui la luce
ha una finezza di sabbia,
entrai in un strada ignota,
aperta in nobile spazio di terrazza,
le cui cornici e muri mostravano
colori tenui come lo stesso cielo
che inteneriva lo sfondo.
Tutti---la mediocrità delle case,
le modeste balaustre e battenti,
forse una speranza di ragazza nei balconi--
entrò nel mio vano cuore
con limpidezza di lacrima.
Forse quell'ora della sera d'argento
dava la sua tenerezza alla strada,
facendola così reale come un verso
dimenticato e recuperato.
Solo dopo pensai
che quella strada della sera era estranea,
che ogni casa è un candelabro
dove le vite degli uomini ardono
come candele isolate,
che ogni immediato nostro passo
cammina sui Golgota.
LA PIAZZA SAN MARTIN a Macedonio Fernàndez
In cerca della sera
andai consumando in vano le strade.
Già erano gli androni affaticati di ombra.
Con fino brunimento di mogano
la sera intera era ristagnata nella piazza,
serena e sottile come una lampada,
chiara come una fronte,
grave come il contegno di un uomo in lutto.
Ogni impulso si quieta
sotto l'assoluzione degli alberi
--jacarandàs, acacie--
le cui pietose curve
attenuano la rigidità dell'impossibile statua
e nella cui rete si esalta
la gloria delle luci equivalenti
del tenue azzurro e della terra rossiccia.
Come si contempla bene la sera
dalla facile calma dei sedili!
In basso
il porto anela latitudine lontane
e la profonda piazza livellatrice d'anime
si apre come la morte , come il sogno.
UN PATIO
Con la sera
si stancarono i due o tre colori del patio.
Questa notte la luna , il chiaro cerchio,
non domina il suo spazio,
Patio, cielo incanalato.
Il patio è il declivio
sul quale straripa il cielo nella casa.
Serena
l'eternità attende al crocevia delle stelle,
è bello vivere con l'amicizia oscura
di un atrio , di una pergola e di una cisterna.
LA ROSA
La rosa,
l'immarcescibile rosa che non canto,
quella che è peso e fragranza,
quella del nero giardino nell'alta notte,
quella di qualsiasi giardino e qualsiasi sera,
la rosa che risorge dalla tenue
cenere per l'arte dell'alchimia,
la rosa dei persiani e di Ariosto,
quella che sempre sta sola ,
quella che sempre è la rosa delle rose,
il giovine fiore platonico,
l'ardente e cieca rosa che non canto,
la rosa irraggiungibile.
giovedì 12 settembre 2019
LO SCHEMA DEL CREATO di: Rabindranath Tagore
12--9--2019
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore,
vieni con un profumo nuziale, vieni nel canto,
vieni con una carezza inebriante nelle membra,
vieni eternamente gioioso nello spirito,
vieni negli occhi lacrimanti di stupore.
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore.
Vieni puro , splendore, amoroso,
vieni bello, gioioso, sereno,
vieni in tante diverse forme.
Vieni nel petto nella gioia e nel dolore,
sempre tu sia in ogni azione,
al termine d'ogni opera tu sia.
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore.
Dicembre 1907, da Gitanjali
Sei venuto a sedurmi!
Che cosa ho provato dentro il cuore!
Posano i tuoi rosei piedi
sotto le frondose piante,
tra le erbe bagnate di rugiada,
in una pioggia di fiori
sei venuto a sedurmi.
Un velo di luci e ombre
si posa di foresta in foresta:
sognano
i fiori.
Noi Ti salutiamo,
togli il velo dal volto,
spazza via le nubi
con le tue mani.
Sei venuto a sedurmi.
Alle porte della foresta
sento un suono di corno:
le notti del vento
annunciano la tua venuta.
Chi sa dove suonano le campane.
Lo so: dentro il cuore!
In tutti i pensieri, in tutte le opere
Tu versi nettare e vinci la mia freddezza.
Sei venuto a sedurmi.
24 agosto 1908, da Gitanjali
Signore, il mio occhio Ti cerca,
io non Ti vedo;
cerco la via:
eppure mi sento contento.
Il mio cuore è nella polvere,
elemosina alla tua porta,
Ti chiede compassione,
non ricevo grazia,
aspetto soltanto.
Eppure mi sento contento.
Da questa terra
chi in gioia e chi in pianto
tutti se ne sono andati.
Non trovo un compagno,
voglio Te.
Eppure mi sento contento.
Il verde mondo,
pieno di delizie, agitato,
fa piangere di passione.
Io non Ti vedo,
sono afflitto;
eppure mi sento contento.
31 agosto 1909, da Gitanjali
Io voglio Te,
voglio soltanto Te:
questa volontà si fissi
per sempre nel mio cuore.
Tutti gli altri desideri,
che il cuore rincorre notte e giorno,
sono tutti menzogna,o Signore;
io voglio Te.
Come la notte custodisce
la preghiera della luce,
così, tra profonde illusioni,
io voglio Te.
Nella sua furia
anche la tempesta vuole pace;
così anch'io, pur nella colpa,
voglio Te.
18 giugno 1910, da Gitanjali
Io so che Tu notte e giorno ascolti
il battito dei miei piedi,
felice di guidarmi nella vita.
La tua felicità fiorisce in cielo
d'estate in forme vive.
La tua felicità scende sopra i fiori
nella foresta sospirante primavera.
Quanto più m'avvicino a Te
scoprendo la via
tanto più il tuo oceano danza
un giorno dopo l'altro.
Di vita in vita il mio loto
apre i suoi petali
e fiorisce nell'oceano dei tuoi destini.
Il sole e le stelle si affollano curiosi
passando da un orizzonte all'altro.
Il tuo mondo pieno di luce
rende perfetta la tua offerta.
Il tuo cielo timido
in manifestazione d'amore
apre un boccio nel firmamento
del mio animo.
In riva al Gange, 10 febbraio 1915, da Balaka
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore,
vieni con un profumo nuziale, vieni nel canto,
vieni con una carezza inebriante nelle membra,
vieni eternamente gioioso nello spirito,
vieni negli occhi lacrimanti di stupore.
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore.
Vieni puro , splendore, amoroso,
vieni bello, gioioso, sereno,
vieni in tante diverse forme.
Vieni nel petto nella gioia e nel dolore,
sempre tu sia in ogni azione,
al termine d'ogni opera tu sia.
Sempre con una nuova visione entrami nel cuore.
Dicembre 1907, da Gitanjali
Sei venuto a sedurmi!
Che cosa ho provato dentro il cuore!
Posano i tuoi rosei piedi
sotto le frondose piante,
tra le erbe bagnate di rugiada,
in una pioggia di fiori
sei venuto a sedurmi.
Un velo di luci e ombre
si posa di foresta in foresta:
sognano
i fiori.
Noi Ti salutiamo,
togli il velo dal volto,
spazza via le nubi
con le tue mani.
Sei venuto a sedurmi.
Alle porte della foresta
sento un suono di corno:
le notti del vento
annunciano la tua venuta.
Chi sa dove suonano le campane.
Lo so: dentro il cuore!
In tutti i pensieri, in tutte le opere
Tu versi nettare e vinci la mia freddezza.
Sei venuto a sedurmi.
24 agosto 1908, da Gitanjali
Signore, il mio occhio Ti cerca,
io non Ti vedo;
cerco la via:
eppure mi sento contento.
Il mio cuore è nella polvere,
elemosina alla tua porta,
Ti chiede compassione,
non ricevo grazia,
aspetto soltanto.
Eppure mi sento contento.
Da questa terra
chi in gioia e chi in pianto
tutti se ne sono andati.
Non trovo un compagno,
voglio Te.
Eppure mi sento contento.
Il verde mondo,
pieno di delizie, agitato,
fa piangere di passione.
Io non Ti vedo,
sono afflitto;
eppure mi sento contento.
31 agosto 1909, da Gitanjali
Io voglio Te,
voglio soltanto Te:
questa volontà si fissi
per sempre nel mio cuore.
Tutti gli altri desideri,
che il cuore rincorre notte e giorno,
sono tutti menzogna,o Signore;
io voglio Te.
Come la notte custodisce
la preghiera della luce,
così, tra profonde illusioni,
io voglio Te.
Nella sua furia
anche la tempesta vuole pace;
così anch'io, pur nella colpa,
voglio Te.
18 giugno 1910, da Gitanjali
Io so che Tu notte e giorno ascolti
il battito dei miei piedi,
felice di guidarmi nella vita.
La tua felicità fiorisce in cielo
d'estate in forme vive.
La tua felicità scende sopra i fiori
nella foresta sospirante primavera.
Quanto più m'avvicino a Te
scoprendo la via
tanto più il tuo oceano danza
un giorno dopo l'altro.
Di vita in vita il mio loto
apre i suoi petali
e fiorisce nell'oceano dei tuoi destini.
Il sole e le stelle si affollano curiosi
passando da un orizzonte all'altro.
Il tuo mondo pieno di luce
rende perfetta la tua offerta.
Il tuo cielo timido
in manifestazione d'amore
apre un boccio nel firmamento
del mio animo.
In riva al Gange, 10 febbraio 1915, da Balaka
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