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lunedì 30 settembre 2019

OSSI DI SEPPIA di: Montale (1920---1927) 1°

30--9--2019

IN  LIMINE

Godi se il  vento  ch'entra nel  pomario
vi  rimena    l'ondata  della  vita:
qui  dove  affonda  un  morto
viluppo  di  memorie,
orto  non era  , ma  reliquiario.

Il  frutto  che  tu  senti  non  è un  volo,
ma  il  commuoversi  dell'eterno  grembo;
vedi  che  si  trasforma  questo  lembo
di  terra  solitario  in  un crogiuolo.

Un  rovello  è  di  qua   dall'erto  muro.
Se  procedi  t'imbatti
tu  forse  nel  fantasma  che  ti  salva;
si  compongono  qui le  storie  , gli  atti
scancellati  pel  giuoco  del  futuro.

Cerca  una  maglia  rotta  nella  rete
che  ci  stringe , tu balza  fuori, fuggi!
Va, per te  l'ho  pregato,-ora  la sete
mi  sarà  lieve, meno acre  la  ruggine....

MOVIMENTI

I LIMONI

Ascoltami , i poeti  laureati
si  muovono  soltanto  fra  le  piante
dai nomi  poco  usati:  bossi  ligustri  o  acanti.
Io , per  me  , amo  le strade  che  riescono  agli  erbosi
fossi  dove  in  pozzanghere
mezzo  seccata  agguantano  i ragazzi
qualche  sparuta  anguilla;
le  viuzze  che  seguono  i  ciglioni,
discendono  tra  i ciuffi   delle  canne
e  mettono  negli  orti, tra  gli  alberi  dei  limoni.

Meglio  se  le  gazzarre  degli uccelli
si  spengono  inghiottite  dall'azzurro;
più  chiaro  si  ascolta  il sussurro
dei  rami  amici  nell'aria  che  quasi  non si  muove,
e i  sensi  di  quest'odore
che  non sa  staccarsi  da  terra 
e   piove in  petto  una  dolcezza  inquieta.
Qui  delle  divertite  passioni
per  miracolo  tace  la  guerra,
qui tocca  anche  a  noi poveri  la  nostra  parte  di  ricchezza
ed  è  l'odore dei limoni.

Vedi , in questi  silenzi  in  cui le  cose
s'abbandonano e  sembrano  vicine
a  tradire  il  loro  ultimo  segreto,
talora  ci  si  aspetta
di  scoprire  uno  sbaglio  di  Natura,
il  punto  morto  del mondo , l'anello  che  non  tiene,
il filo  da  disbrogliare  che  finalmente  ci metta
nel mezzo  di una  verità.
Lo sguardo  fruga  d'intorno,
la  mente  indaga  accorda  disunisce
nel  profumo  che  dilaga
quando il giorno  più  languisce,
in ogni ombra umana  che  si  allontana
qualche  disturbata  Divinità.

Ma  l'illusione  manca  e ci  riporta  il tempo
nelle  città  rumorose  dove  l'azzurro  si  mostra
soltanto a  pezzi , in alto , tra  le  cimase.
La  pioggia  stanca  la  terra,di  poi ;  s'affolta
il tedio  dell'inverno  sulle  case,
la  luce  si fa avara--amara  l'anima.
Quando  un  giorno  da  un  malchiuso  portone
tra  gli  alberi  di  una  corte
ci si  mostrano  i gialli dei  limoni;
e  il gelo  del cuore  si  sfa,
e in petto  ci  scrosciano
le  loro canzoni
le  trombe  d'oro  della  solarità.

domenica 29 settembre 2019

LA VIA SEMPLICE DI CHUANG TZU di: Thomas Merton 1°

29--9--2019


L'albero   inutile

Hui  Tzu   disse a  Chuang:
"Ho  un  albero  grande,
quello  che  chiamano  "paracoto".
Il  tronco  è  così storto
e  pieno  di nodi
che  nessuno  mai
riuscirà  a  trarne un'asse  diritta.
I  rami  sono  così  contorti
che   non  si  possono  tagliare
in modo  intelligente.

Cresce  sul  ciglio  della   strada,
ma  nessun  falegname
lo  degnerà  di uno  sguardo.

Così  è   la  tua  dottrina:
grande  e  inutile".

Chuang  Tzu  rispose:
"Hai    mai  guardato  come   fa  la  lince
quando  si  accuccia  e  scruta  la  preda?
Spicca un  balzo  di qua  ,  poi  di là,
salta  giù  e  alla  fine
piomba  nella  trappola.
Hai  visto  lo  yak, invece?
Grosso  come  una  nuvola  carica  di pioggia,
troneggia  possente.

è grande ?  Certamente,
non  è fatto per  andare  a  caccia di topi!

è  come  per   il tuo  albero  grande.
Non serve  a  nulla?
Prova  a  piantarlo  nella  terra  deserta,
in  uno  spazio  vuoto.
Passeggiaci intorno,
riposa  sotto  la  sua  ombra;
non  finirà  sotto i colpi  della  scure
o  della  roncola.
Nessuno  verrà  ad  abbatterlo.

Inutile?  Pensaci  bene!

Il  respiro  della  natura

Quando   Madre  Natura   sospira,
sentiamo i venti  che,
senza  far  rumore,
ridestano  voci  nelle  altre  creature,
soffiando  su  di loro.
Da  ogni  fenditura
riecheggiano  voci  sonore.
Non  hai  udito
questo  sovrapporsi  di  toni?

Si  affaccia  il bosco
sul  pendio  ripido  della  montagna:
vecchi  alberi  pieni  di  buchi  e  di  crepe
che  sembrano  grugni  , fauci  ed  orecchie,
a  forma  di nicchie  e  di  ampolle,
solchi  scavati  nel  legno,
cavità  riempite  dall'acqua:
si  sente   mugghiare  e  ruggire   , sibilare,
risuonano  grida  di  comando,  brontolii,
cupi  ronzii, flauti  malinconici.
Un  richiamo  fa  eco  all'altro
come  un  dialogo.
Le  brezze  delicate  intonano timide,
le  raffiche  violente  esplodono con  fragore.

Poi   il  vento  si placa.
Dalle  fenditure  emana  l'ultimo  suono.
Non  ti  sei  accorto  come  allora
tutto  trema  e  poi  si  acquieta?

Yu  rispose:"Capisco;
la musica  della  terra
risuona  attraverso  mille  fori.
La   musica  dell'uomo
nasce  dai flauti  e  dagli  altri  strumenti.
Che  cosa  produce  la  musica  del cielo?

Il  maestro  Ki  disse:
"Qualche  cosa  soffia  su   mille  buchi   diversi.
Dietro  vi  sta  una  grande  potenza
che fa  cessare  i suoni.
Qual  è  questa  potenza?"

sabato 28 settembre 2019

IL POPOLO SICILIANO E IL SUO ESSERE CARNALE di: Pina Maria Speranza Raciti

28--9--2019

Il popolo , espresso  nella  massa  informe, degli strati  sociali  più  bassi,  è  in  tutto  il mondo carnale!  Ma  quello  siciliano  ha  una  carnalità  più  forte.
--Gelosia,    Passionalità,  Invidia,   Superbia,  Vendetta,  Irascibilità.--
Sono  gli aspetti  più  marcati , quelli  che  sono  spinti  fino  alle  estreme  conseguenze.
Superbia,  rimarcare  con  grande  determinazione  ,  la  propria  diversità, rispetto  al resto  del mondo, è un  aspetto  peculiare, di  questo  popolo. Ed  è  questo  aspetto  del  suo carattere,  che  impedisce  a  questa   gente  di cambiare, migliorare.
La Sicilia, centro , cuore  del mediterraneo,  lontana  dall'Europa, ma  vicina  al nord-Africa; il carattere  del suo popolo,  contorto,  complesso, difficile  da  decifrare; eppure  è  questo  popolo  che  ha  costituito,  materiale  prezioso, per  i grandi  scrittori  siciliani, da  Verga,  Pirandello , a  Brancati.
Per  diversi  anni  ho  assistito  la  mia  mamma, prima  da sola, ma quando  le  difficoltà  sono  diventate  insostenibili  per le  mie  forze   fisiche, ho   dovuto  chiedere  aiuto  ,  a  delle  persone  di servizio.  è stata  un'esperienza   umana   terribile,    sono donne   emarginate, analfabete , povere  disgraziate,  per le  quali si può  avere pietà;  capaci   di  vendette  atroci  e stupide.
Nel  periodo  durante  il quale abitavo  a  Catania, per  l'università, un giorno , finita  la  lezione   di clinica pediatrica, alla  cittadella,  per via  di qualche  commissione ,che  non ricordo, sono scesa  in  centro , in via  Etnea,per poi  ritornare  a casa(Catania),   con i mezzi  dell'AMT.  Ero  , appena  salita  sull'auto, e  fatta poca strada, sento  un qualcuno  addosso  a me, mi sposto, e quello mi segue; scendo dall'auto  ad una  fermata, per prendere il   prossimo e  quello  sempre  dietro .  Ho  fatto  tutto il percorso, fino  quasi a  casa , salendo e scendendo  dall'auto.  Il  tizio,  è  un miserabile  della  marmaglia   belpassese, con tasso di scolarizzazione  zero,  del quale  non  conosco il nome, e  non so  nulla.
A  casa, ho  scaricato  tutta  la  mia  rabbia , piangendo e rompendo  tutto ciò  che  mi  capitava  tra  le mani.   Mi  sono sentita  impotente!
 è un caso  di molestie  sessuali, in tutto il mondo civile, ma  non  per la  marmaglia  siciliana!  Un popolo  selvaggio, carnale  , bestiale, fatto solo  di bassi  istinti, sia  al maschile,  che  al femminile.  La  cosa  terribile  è che  il denunciare, ti fa'  diventare psicopatica.

giovedì 26 settembre 2019

I TURBAMENTI DEL GIOVANE TORLESS di: Robert Musil

26-9-2019
----Perché  i  pensieri  sono  qualcosa  di strano.  Spesso  non  sono  che  accidentali;  passano  senza  lasciare  traccia;  e  i  pensieri  hanno le  loro  stagioni    morte  e le loro  stagioni  vive.  Tavolta  si  può  avere  un'intuizione  generale  e  tuttavia  essa   appassisce  lentamente  sotto  le  nostre  mani,  come  un fiore.  La  forma  rimane, ma  mancano  i colori, il profumo.-------------------------------------
Si,  vi  sono  pensieri  vivi  e  pensieri  morti. Il  pensiero  che  si  muove  sulla  superficie  illuminata ,  che  può  sempre  essere  verificato e  riscontrato  lungo  i fili  della  causalità, non  è  necessariamente  il pensiero   vivo.  Un  pensiero  che  s'incontra in  questo  modo  rimane indifferente  come  un uomo   qualsiasi  in  una  colonna  di  soldati  in marcia.  Anche  se  un  pensiero è  entrato  nella  nostra  mente  molto tempo  prima,  prende  vita  solo nel  momento  in cui  qualcosa , che  non  è pensiero , che non è  più  logico, si  combina  con  esso,  così  che  noi   sentiamo  la  sua  verità, al  di là  di ogni  giustificazione,  come  un'ancora  che  lacera  la  carne  viva  e  calda....Ogni  grande   scoperta si  compie  solo per  metà  nel  cerchio  illuminato  della  mente cosciente  ,  per  altra  metà  nell'oscuro  recesso  del nostro  essere  interiore, ed è  innanzi  tutto  uno  stato  d'animo  alla  cui  estremità  sboccia  il pensiero  come  un  fiore.-----------------

mercoledì 25 settembre 2019

LUNA DI FRONTE( 1925) di:Jorge Luis Borges

25--9--2019

Strada   con  emporio  rosa

Già chiude  gli  occhi  la  notte  ad  ogni  cantonata
ed  è  come  una  siccità  annusando  pioggia.
Ormai  tutti  i  cammini  sono  vicini,
e  anche  il cammino  del miracolo.
Il  vento  porta  l'alba  intorpidita.
L'alba  è  la nostra  paura  di  fare  cose diverse  e precipita  su  di  noi.
Tutta  la  santa  notte  ho  camminato
e   la  sua  inquietudine  mi lascia
in  questa  strada  che  è   una   qualsiasi.
Qui  un'altra  volta  la  sicurezza  della  pianura  nell'orizzonte
e il  terreno  abbandonato  che  si  disfa  in  erbacce  e  filo  spinato
e  l'emporio  tanto  chiaro  quando  la  luna  nuova  di ieri  sera.
è  familiare come  un  ricordo  il  cantone
con  quei  lunghi   zoccoli  e  la   promessa  di un  patio.
Che  bello  testimoniarti,  strada  di sempre, giacché  guardarono  così  poche  cose  i miei giorni!
Già  la  luce  irraggia  l'aria.
I miei    anni  percorsero  i  cammini  della  terra e  dell'acqua
e  soltanto  voi  rimpiango, strada  dura  e  rosa.
Mi  chiedo  se  le  tue  pareti  concepirono  l'aurora,
emporio  che  alla  fine  della  notte  sei  chiaro.
Penso  e  diventa  voce  innanzi  alle  case
la  confessione   della  mia  povertà:
non  ho  guardato  i fiumi  ne'  il mare  ne' la  sierra,
ma mi fu  intima la luce  di Buenos Aires
ed  io  forgio  i versi  della  mia  vita  e  della  mia  morte  con  questa  luce  di strada.
Strada  grande  e  paziente,
sei  l'unica musica  di cui  ha  sapore  la  mia vita.

Amorosa  anticipazione

Ne'  l'intimità  della  tua  fronte  chiara  come  una  festa
ne'  l'abitudine  del  tuo  corpo , ancora  misterioso  e  tacito e da  bambina,
ne'  la successione  della  tua  vita   assumendo  parole  o silenzi
saranno  favore    tanto  misterioso,
come  guardare  il tuo  sonno  implicato
nella  veglia  delle  mie braccia.
Vergine  miracolosamente  un'altra  volta  per  la  virtù  assolutoria  del sonno,
quieta  e  splendente  come  una  felicità  che  la  memoria  sceglie,
mi  darai  quella  sponda  della  tua  vita  che  tu  stessa  non hai.
Gettato  alla  quiete,
scorgerò  quella  spiaggia  ultima  del  tuo  essere
e  ti  vedrò  per  la  prima   volta  , forse,
come  Dio  deve  vederti,
sbaragliata  la   finzione del Tempo,
senza  l'amore, senza di me.

Concedo

Sera  che  scavò  il nostro  addio.
Sera  acuminata  e  dilettevole  e  mostruosa  come  un  angelo  oscuro.
Sera  quando  vissero  le  nostre  labbra  nella  nuda intimità  dei baci.
Il tempo  inevitabile  traboccava
sull'abbraccio  inutile.
Prodigavamo passione  unitamente,  non  per noi stessi  ma  per  la solitudine  ormai  vicina.
Ci  rifiutò  la  luce;  la  notte era  giunta  con  urgenza.
Andammo  sino  all'inferriata in  quella  gravità  dell'ombra  che  già  l'astro  allevia.
Come  chi  torna  da un  perduto  prato  io  tornai  dal  tuo  abbraccio.
Come  chi  torna  da  un  paese  di  spade  io  tornai  dalle  tue  lacrime.
Sera  che  dura  vivida   come  un  sogno
tra  le altre  sere.
Dopo  io  raggiunsi e  superai
notti e  navigazioni.

martedì 24 settembre 2019

IL CAMMINO DELL'UOMO E IL "TU" DI DIO NELLA FILOSOFIA DIALOGICA DI MARTIN BUBER di: Franca Ciccolo Fabris 1°

24--9--2019
Nel'originale tedesco  il titolo  della  conferenza di  Buber" il cammino dell'uomo" è completato  così:"secondo  la  dottrina, l'insegnamento  chassidico".  Pertanto  anche  il titolo di questo  intervento è  forse  più  adeguato se  completato "....nella  filosofia dialogica  e  nell'ebraismo  chassidico".
Abbiamo  così: a)l'individuazione  del tema, che  è anche il  cuore , il valore  fondamentale  che ispira  tutta  la produzione intellettuale  di Buber e il  suo impegno nella  vita  e  nella  storia  dei  suoi  giorni;  l'uomo nella  sua  dimensione  dialogica e il suo  cammino nella  vita;b) le  fonti  cui  si  alimenta il pensiero   buberiano:  la  filosofia  occidentale e l'ebraismo  rivisitato e  ripensato  alla  luce della  tradizione  chassidica.
I testi  cui farò riferimento  sono due:
Io e  Tu , uscito in Germania  nel 1923;
Il cammino dell'uomo,   del 1947.
Due  date:  due momenti  forti nella vita  di  Buber, due momenti  di crisi, di  grandi tensioni e  conflitti nei paesi in cui  Buber  viveva  allora, la  Germania  del primo  dopoguerra, la  Palestina  alla  vigilia  della  costituzione  dello Stato  d'Israele.

La  vita  dal 1878  al  1923:

Una  vita  lunga,  intensa. Impegnata,  segnata  anche  da  singolari  e  determinanti  vicende  familiari;   straordinariamente  ricca  di incontri, relazioni, amicizie  con molte delle  più  significative  e influenti  personalità  della  cultura  del  suo  tempo:  Simmel  e  Dilthey,
i suoi  maestri  di filosofia; Benjamin  e  Scholem, Max  Brod  e  Kafka, Theodor Herzl, Franz  Rosenzweig, Albert  Schweitzer, Jung ed Hesse, per citare solo alcuni  dei nomi più noti.
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L'infanzia (nasce a Vienna nel  1878 )  è  segnata  dall'abbandono  della  madre(mai  lo lascerà  la  nostalgia  dell'"incontro   perduto" , (Vergegnung), dalla  determinante  influenza  dei  nonni  paterni, che  lo allevano  dai  3  ai  14   anni(imparerà  da loro  l'amore  per  la  parola), dall'esperienza  di  incontro voluto  dal padre  quando  aveva  circa  15  anni  ,con  una  comunità  chassidica  della  Buchovina.
L'adolescenza  e  la  prima   giovinezza  lo  vedono  assorbito  dallo  studio  e  dall'interesse  , oltre  che  per la  filosofia( che  ha  scelto  come  indirizzo  di studi  universitari),per tante  altre discipline, dal  teatro alla  letteratura, dall'economia  alla  psicologia e persino  alla  psichiatria.
La  fede  dei padri  non  lo  interessa  più  fino  all'incontro con  il sionismo, attraverso  Herzl, un  sionismo  letto  allora(anche  negli  anni  seguenti) come  recupero e  profondo  rinnovamento , in chiave  culturale e spirituale,  del popolo ebraico  e  della  sua  tradizione , in cui ora  si riconosce.
è del 1903-4  la "piccola  rivelazione", come  Buber  la  chiama; e cioè  la  lettura  di un "piccolo libro", Zevaath  Ribesh,  il testamento  di Rabbì  Israel  Baal  Shem.
Buber  abbandona  tutti  gli altri  interessi; si immerge  per cinque anni  nello studio del  chassidismo, che   rimarrà  per  sempre motivo  dominante  di  tutta  la sua  riflessione,  chiave  di lettura  privilegiata  nella  sua  progressiva  riappropriazione  della  tradizione  dei padri.
Pubblica  le prime opere  che  hanno  come tema  la  cultura  chassidica  :Le  storie di Rabbi  Nachaman  ;  La  leggenda  del  Baal  Shem.  è  degli anni immediatamente  successivi(1909)  la pubblicazione di un'altra  opera, Confessioni estatiche, in cui sono  raccolti testi  della  mistica  di varie tradizioni  e  paesi.
Agli  inizi  della  prima  guerra  mondiale, Buber  si riconosce  come  buon  patriota,  salvo  modificare nel  corso  della guerra  la sua  posizione.
Nel 1916 è l'anno  della  prima stesura  di Io e Tu, che sarà  ancora  elaborato  nei  sette  anni  successivi  e vedrà la luce  nel 1923.  Sono  questi  anche  gli anni  dell'amicizia  e  della  collaborazione  con  Franz  Rosenzweig:  Buber accetta  ,su  proposta  di lui ,  di insegnare  all'Istituto ebraico di Francoforte e, negli anni  successivi,  all'Università  di  quella città; intraprende  con  lui quello  straordinario  e  complesso  lavoro,  che  fu  una  nuova  e--dal  punto di vista dell'ipotesi che  vi era sottesa  e  del  metodo  usato --originale  e  ardita traduzione in tedesco  della  Bibbia  ebraica.
Il progetto  di Buber  era  di  restituire  al testo  biblico  quel  carattere  originario  di tradizione orale  che  col  testo  scritto  si era  perso.  Progetto ambizioso e difficile a cui lo stesso  Rosenzweig non  credeva, fin  quando  non  vide  il primo brano  dell'opera, e  rimase  molto colpito  dall'effetto  che  gli  parve sorprendente.

Io e  Tu

Il"piccolo libro"(120  pagine) ebbe  subito   grande successo;   colpiva , oltre  che  la  trattazione  in se  stessa , lo stile , apprezzato da  Scholem  come  "unico", e la prosa  , di  tipo  poetico. A  detta molti studiosi "costituisce  un  contributo rilevante , oltre  che  del tutto  originale , nel  panorama filosofico  del suo tempo.
Buber  affronta  una  domanda  classica nella  storia della  filosofia  occidentale:"Che  cosa   è  l'uomo?", e vi  dà  una  risposta  che,  pur  tenendo  conto di tanti  contributi  di  questa  filosofia è  del tutto originale : l'uomo è  relazione, o meglio , capacità  e   possibilità di  mettersi  in  relazione.  La  relazione  è  una  specie  di  " a- priori", un  fondamento  originario e costitutivo ; l'uomo, dunque , non è  un  Io, ma un Io-Tu. Oppure, un Io-Esso.
La  relazione, cioè , può --mantenendosi eguale  l'oggetto, l'altro  della  relazione  stessa ----attuarsi  in due  modi , radicalmente diversi  tra loro, anzi opposti: il primo  è  chiamato  da  Buber"Io--Esso", il secondo"Io-Tu". Il primo  è  facilmente  identificabile  ed  esprimibile ; del secondo , al  contrario, è più  facile  dire ciò che non è , poiché  si tratta  di un evento, un accadere  da  vivere  e riconoscere, più  che  da  definire.
Il primo  è  sintetizzabile  dicendo  che  si  tratta  della  relazione  d'uso: l'oggetto  della relazione, ben  collocato  nello  spazio  e  nel tempo,  distinto  e  separato  da me , viene  da  me  manipolato, utilizzato, esperimentato. Grazie  a  questo  tipo  di  relazione  crescono  tecnologie  e  "progresso", si  producono  ricchezza  e  strutture ecc.
è , questa  ,una  relazione  certamente  positiva , utile  e necessaria.  Ma  non  sufficiente  a  costituire  l'uomo:"se, senza  l'Io-Esso,  l'uomo  non può  vivere, non  è uomo chi  si ferma  a questa  unica relazione".
Alla  comprensione  del  secondo  modo  , distinto  dalla  parola  chiave  Io-Tu", possiamo  accostarci  solo indirettamente , guardando  alle  condizioni  che  lo rendono possibile, alle  connotazioni  che  lo contraddistinguono, alle  conseguenze  che  produce  ,  agli  strumenti  di cui  si avvale.
Le  condizioni, impegno  totale  dell'essere, capacità  di  solitudine, autenticità, abbandono  di ogni maschera, disponibilità  al rischio  del  coinvolgimento e  della  responsabilità, tolleranza   del  dubbio.
Le connotazioni .  La relazione  Io-Tu è  accompagnata  dal sentimento  della  reciprocità (dai e ricevi); dalla  coscienza  dell'altro  come  presenza  gratuita,  e  di se'  come  possibilità  di attuare  il  rapporto , e dunque  come  libertà ; dalla  consapevolezza  dell'incontro  con  il  proprio  destino, inteso  come  la  realizzazione  di ciò  che  più  profondamente  ti  appartiene e quindi  della  tua  unicità; e infine  dalla  gioia  di ciò  che  è  sempre  nuovo, e  dalla  tristezza  dell'inevitabile  scomparire.
Le  conseguenze.  La  relazione  autentica  conferisce senso all'esistenza, alimenta  la  via  dello  spirito;  rende possibile  la decisione; soprattutto  assegna  un  compito  e  una  missione nella  vita.
Molti  gli strumenti  della relazione: non solo , anche se soprattutto, le parole;ma  anche  il gesto , la postura , e  addirittura  il  silenzio.

lunedì 23 settembre 2019

IL LIBRO D'ORE di: Rainer Maria Rilke 6°

23---9--2019
Vi  abitano  uomini  pallidi,  sbiancati
che  muoiono  stupiti  del peso  del mondo.
E  nessuno  vede  il  ghigno  squarciato
in cui  il  sorriso d'una  dolce  razza
si   sforma  in  notti  senza  nome.

Se  ne  vanno  attorno  sviliti  dalla  pena
pavidi  a  servire  insensatezze,
e  l'abito  s'avvizzisce  loro  addosso
e   le belle  mani   subito invecchiano.

La  folla  preme  e  non  vuole  salvarli
anche  se  sono  fiacchi  ed  esitanti--
soltanto  per  un  attimo  , piano.

Devono  patire  cento  tormenti
e  aggrediti  dal  tocco  d'ogni  ora
vagano  soli  attorno  agli  ospedali
in  attesa impauriti  del giorno per  entrarvi.

E  là  c'è  la morte , non  quella  che  li  salutò
accarezzandoli  stranamente  nell'infanzia--
la  piccola  morte , come  si  diceva ;
la  loro, verde  e  senza  succo  , gli pende  dentro
come  un  frutto  che  non  matura.

O  Signore  concedi  a  ciascuno  la  sua  morte;
frutto  di  quella  vita
in cui  trovò  amore,  senso e pena.

E  vidi  anche palazzi  vivi
pettoruti  come  begli  uccelli
dalla  brutta  voce.
Molti  sono  ricchi  e  vogliono  ostentarlo--
ma  i ricchi  non  sono  ricchi.

Non  sono  come  i signori  dei  tuoi  popoli  pastori
tra  pianure  verdi  e  chiare
che  in  un  brulichio  di  greggi
passavano  a  sera  come  cieli mattutini.
Quando  poi  accampati, gli  ordini
s'erano  spenti  nella  nuova  notte,
un'anima  diversa  pareva  destarsi
dalla  loro  piatta  terra  di nomadi
circondata  dalle  buie  gobbe
dei cammelli e  lo splendore  dei  monti.

E  per  dieci  giorni  odoravo l'aria
dopo  il  passaggio  delle  loro  mandrie,
calda era  e  greve  e non  cedeva  al vento.
Il  latte  scorreva  dalle  loro  asine
come  in  una  casa  di sposi  illuminata  a festa
scorrono  ricchi  vini  per una  notte  intera.

Non  sono come  quegli  sceicchi   del deserto
che  giacevano  di  notte  sopra  un  tappeto  sfiorito
ma  poi  incastonavano  rubini  nei  pettini
d'argento  delle  loro  cavalle  preferite.

Non  sono  come  quei  principi
che,  incuranti  dell'oro  che  non  ha  odore,
all'olio  di mandorle  dedicavano  la loro  vita  altera,
all'ambra  , al  sandalo.

Non  sono  come  il  bianco Gossudar  d'Oriente:
un diritto  divino  gli  concedeva  regni,
ma  lui  giaceva  con  i capelli  spettinati
la  fronte  antica  a  terra
e  piangeva--perché  di tutti  i paradisi
non  possedeva  neppure  un' ora.

Non  sono  come  i patrizi  degli   antichi  porti
preoccupati  d'offuscare  la  realtà
con  immagini  straordinarie
e  poi  le  immagini  col  tempo .
Ripiegati  come  un foglio
nella  città  dei  loro  mantelli d'oro
respiravano  adagio  con  le  tempie  candide.....

Erano  ricchi  che  costringevano la  vita
a  essere  infinitamente  grande, greve  e calda.
Ma  i giorni  dei  ricchi  sono  passati
e  nessuno  lì  pretenderà  indietro,
tu  però  fa' almeno  che  i poveri siano  di   nuovo poveri.

Non  lo sono più.  Sono  solo non-ricchi
e senza  volontà,  senza  mondo;
contrassegnati  col  marchio  delle  ultime  paure,
sfogliati  ovunque  e sfigurati.

Su  di loro  s'accumula  tutta  la  polvere  delle  città
e  s'appiccica ogni lordura,
screditati  come  un letto  infetto,
gettati   via  come  cocci,  come  scheletri,
come  calendari  scaduti--
eppure  la tua  terra  , se  versasse
in  miseria , ne  farebbe  un  rosario
per  portarli  poi  come  un  talismano.

Perché  sono  più  puri  delle  pietre  pure,
ciechi  come  le  bestie  appena  nate,
candidi, infinitamente  tuoi
e  non  vogliono  nulla  e  hanno  bisogno  d'una  cosa  sola:

di  poter  essere  poveri  come  veramente  sono.

Ché  vedi,  vivranno  moltiplicandosi
senza  essere  schiavi  del tempo,
e  cresceranno  come  bacche  di bosco
celando  la  terra  sotto la loro  dolcezza.

Perché   è  beato  chi  mai  si allontanò
e restò  quieto  senza  tetto  sotto
la  pioggia  ;  suo  sarà  il  raccolto
e   mille  volte  maturerà  il suo  frutto.

Vivrà  oltre ogni  fine,
oltre  il senso  effimero  d'ogni  regno
e  s'alzerà  come mani  fresche
quando  saranno  sfiaccate  le  mani
di tutti  i popoli  e  di  tutti  i  ceti.

sabato 21 settembre 2019

FAVOLE di: Jean de La Fontaine

21--9--2019

LA   BISACCIA

Barba  Giove  disse  un giorno:
--Vengan  quanti  al mondo  sono
animali  malcontenti
e  ciascun di loro   mi parli
senza  fare  complimenti,
ch'io   vedrò  dal  mio  gran  trono
se si  possa  contentarli--.

Il  babbione  per suo   conto
si  dichiara  arcicontento
senza  tema  di  confronto.
Una  bestia, figurarsi!
che  cammina a  quattro  mani,
così  bella  e di  talento,
non  sarebbe  un'ingiustizia
se  volesse  lamentarsi?

Ma  una grande  compassione
egli  sente  in cor  per  l'orso,
che  gli  sembra  un  così  stupido
materiale   bestione,
così  rozzo  e  disadatto,
che  i  pittori si rifiutano
fin  di  pingerne il ritratto.

L'orso  subito  protesta
contro  questa  insinuazione.
Quel  che  a  lui  sembra  mal  fatto,
corto in coda  e  grosso  in testa,
una  macchina  pesante
senza garbo  e  proporzione,
è  piuttosto  l'elefante.

A sua  volta  anche  costui ,
ch'è  un  buonissimo pedante,
dice  mal  della  balena
tutta schiena, tutta  schiena.
Ogni  mal  è  del  vicino,
e  per  essere  discreti
fa l'istesso  panegirico
la  formica al moscherino.

Barba  Giove  soddisfatto
li rimanda  in santa  pace.
Per  venire adesso  al fatto
non  vi  sembra  che  a  un  dipresso
anche  noi  facciam  lo stesso?
Linci  a scorgere  del  prossimo
i difetti , siamo  poi
talpe  cieche sol  per noi.

Quando  viene  in  questa valle
porta   ognuno  sulle  spalle
una  duplice  bisaccia.
Dentro a  quella  che  sta  innanzi
volentieri ognun di noi
i difetti  altrui  vi caccia,
e  nell'altra  mette  i suoi.

L'UOMO E LA  SUA  IMMAGINE      (al  signor  Duca  de  La Rochefoucauld)

Un  uomo  molto  di se  stesso  amante
e  che , senza  rivali , d'un  bell'uomo
si  dava  l'aria, in  ciò  fisso  e beato,
se  la  prendea  di rabbia  con  gli  specchi
ch'ei  dicea  tutti  falsi  e  accusatori.
Per  trarlo  d'illusion  fece  la  sorte
benevola  che,  ovunque  egli  girasse
coll'occhio,  non  vedesse  altro  che  specchi.
Specchi  dentro  le case e in  le  botteghe
de'  merciai, specchi  in  petto  ai  bellimbusti
e  fin  sulle  cinture  delle  belle,
ovunque  insomma  a  risanarlo il caso
gli facea  balenar  davanti  questo
tacito  consigliere  delle belle.
Al mio Narciso allor  altro  non  resta
che  andare , per fuggir tanto tormento,
in paesi  selvaggi e sconosciuti,
ove  di  specchi  non  vi  fosse il segno.
Ma  specchio  ancora, o illusion, discende
ivi  un bel  fiume, che da  pura  fonte
sgorga  e  l'attira  di  sì  strano  incanto
ch'ei non può  dal  cristal torcer lo sguardo.

Della  favola  è  questa  la morale,
che  non  d'un solo io traggo a beneficio,
ma  di  quanti   son  folli  in  questo mondo.

L'anima umana  è  l'uomo  vanitoso
troppo  amante  di se' : gli specchi  sono
gli altrui difetti in cui  come in ispeglio
ogni  nostro difetto  si dipinge.
E il libro  delle  Massime, o  mioDuca,
è  quel  fiume  che  l'anima  rapisce.

venerdì 20 settembre 2019

CONVERSIONE DEL CUORE di: Teresa Surace oblata

20--9--2019
Così  dice  il Signore:"Io  vi  purificherò:  vi  darò  un  cuore  nuovo,  metterò dentro  di voi  uno  spirito  nuovo, toglierò  da  voi  un cuore  di pietra  e  vi darò un cuore   di carne. Porrò  il mio  spirito  dentro di voi  e vi  farò vivere secondo le mie  leggi".(Ez.  36,  25-27)
"Quando  le  tue  parole  mi  vennero incontro , le divorai  con  avidità; la  tua  parola  fu  la  gioia e  la letizia del mio cuore, perché  io portavo il tuo  nome, Signore, Dio degli  eserciti"(Ger 15,16)
------------"Convertitevi  perché  il  regno  dei cieli  è vicino"(Mt 4, 17).
La  conversione  non  si  risolve  più  in  obbedienza  verso  la legge, ma  diventa  appello  a  seguire  una persona: Gesù. "Voi   fratelli , siete  chiamati a  libertà"(Gal 5, 13).  La  conversione , fede e  sequela  non sono che diverse  facce di  una  medesima  realtà.
Ciò  che  è  importante  nel  processo  di  conversione è  la  vita  nuova  con  Cristo,  la  cosa  decisiva  per  il cammino  della  fede  è  soprattutto  la  conoscenza  dell'amore  di Cristo, un  amore  che  affascina  e  che   conquista . è  per questa  ragione  che   ravvedimento  e  penitenza  si  pongono nella  luce della gioia, dell'amicizia e  dell'amore. "Il Signore tuo Dio  ti ha  portato  , come un uomo porta  suo   figlio, per tutto  il cammino  che  hai fatto".(Dt 1,31).
La  conversione  del cuore  ha  come  punto  di  arrivo  l'amore  di Dio , un  amore  profondo  e vero , che  coinvolge  tutte  le  nostre  attività, importanza grandissima,  se  vediamo in  esso  il momento  fondamentale  di  ogni  nostra  scelta  religiosa.
L'amore  è  la risposta  dell'uomo  ai  benefici  di Dio.
Comprende il timore, il servizio, l'obbedienza  ai  comandamenti, in  atteggiamento  di fede  e  di  totale  disponibilità.
"Voi non  avete  ricevuto  uno  spirito  da schiavi  per  mezzo  del quale  gridiamo :"Abbà, Padre!" Lo  Spirito  stesso  attesta  al  nostro  spirito che  siamo  figli  di  Dio"(Rm 8, 15).
Il precetto  della  carità, frutto  dello Spirito, ci  invita  a  donare  al Padre   e  ai   fratelli  amore, gioia,pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio  di se'.  Campioni  e  testimoni del  nostro  tempo:   Santa  madre Teresa  di Calcutta, Santo Padre Kolbe,  Pier  Giorgio Frassati, Santa  Benedetta  della   Croce,  Dietrich  Bonhoeffer, tutte  le  mamme  che pregano  e  offrono per  i figli  schiavi della  droga, tutti  i  missionari assassinati...La  penetrazione  della  "carità"  nel corpo  sociale  della  Chiesa  e non ,  non  avrà mai termine.
"Non  abbiamo  forse  tutti  noi  un solo  Padre?  forse  non  ci  ha  creati  un  unico Dio?"(Mal 2,10).
Queste  parole  del Profeta  permettono  già  di  intravvedere  che  l'amore  del  prossimo  non è  meno  soprannaturale  ,  nella  sua  fonte , dell'amore  di Dio. Infatti, la carità  raggiunge  la  perfezione  e  la  sua pienezza,  solo  se  ciascuno  riconosce  nell'altro un figlio  di Dio,  oggetto  dello stesso  amore, destinato  alla  stessa   meta  e  partecipe  delle  stesse  ricchezze divine.
Se il comandamento  dell'amore  si pone  fin  dall'inizio  come  unicamente giustificato  dalla  preveniente  e  fondante  iniziativa  di Dio , quanto  il dialogo  tra Dio  e l'uomo--intessutosi lungo  tutta  la storia  della  salvezza --arriva ad  avere  come  protagonista  Gesù, l'uomo-Dio,  allora   avviene  il paradossale  congiungersi  di domanda e risposta, di iniziativa  e di  obbedienza  e  il  debito  insolvibile  è pagato  ; il comandamento , che  mai  l'uomo era stato in grado di assolvere, trova  adempimento.
In  Gesù , figlio  di Dio  e figlio dell'uomo, è  Dio  stesso  che  "paga"  per due, che  ama  e  per  ciò  stesso  comunica  l'energia dell'amore, così  che  anche  l'uomo possa  amare , e  obbedire , e  non più  con spirito  di servo  ma  con  il cuore   di  figlio.
Comunque  Dio  ci parli ,  comunque  si  manifesti  a noi  : o con  i segni  della  trascendenza  che  oltrepassa  dall'alto le  nostre  misure.oppure   nei  tratti  della   solidarietà, della  sofferenza  e della  povertà , comunque ci  parli  , non cessa  di   coglierci  di  sorpresa, di  stupirci,  di  sconvolgerci  con  la sua  gloria.
La  gloria  di Dio  annienta  l'uomo  nella  misura in cui  costui pretende  di  essere  qualcosa  separatamente  da Dio:  la gloria  di  Dio , però  , risiederà nello  stesso  uomo  vivo,  quando  Gesù  di Nazaret, il servo  ucciso e  risuscitato  dal Padre , avrà  comunicato l'esistenza nuova  a ogni  creatura, e  Dio  sarà"tutto in  tutti".
"Dalla  giovinezza  sei  Tu  la mia  fiducia , Signore"[.....]  Ora  , liberati  dal peccato  e  fatti  servi  di Dio , voi  raccogliete il frutto  che  vi  porta  alla  santificazione e come  destino  avete  la vita  eterna"(Rm 6,22).  Convertiti, con cuore  puro, in cordata , andiamo  incontro  a  Gesù che  viene.

giovedì 19 settembre 2019

FERVORE DI BUENOS AIRES di: Jorge Luis Borges

19--9--2019

FINE  D'ANNO

Ne'  la  minuzia  simbolica
di  sostituire  un  tre  con  un due
ne'  quella  metafora  inutile
che convoca  un  attimo  che muore  e  un  altro che  sorge
ne'  il compimento  di  un  processo  astronomico
sconcertano e scavano
l'altipiano  di  questa  notte
e   ci  obbligano  ad  attendere
i  dodici  irreparabili  rintocchi.
La  causa  vera
è il sospetto  generale e confuso
dell'enigma  del Tempo;
è   lo  stupore  davanti  al miracolo
che  malgrado  gli  infiniti  azzardi,
che  malgrado  siano
le  gocce  del fiume di Eraclito,
perduri  qualcosa  in noi;
immobile.

SOBBORGO                       a  Guillermo   de  Torre
                         
Il  sobborgo è  il  riflesso  del  nostro  tedio.
I miei   passi  claudicarono
quando  stavano  per  calpestare  l'orizzonte
e  restai  tra  le case,
quadrangolare  in  isolati
differenti  ed  uguali
come  se  fossero  tutte  quante
monotoni  ricordi  ripetuti
di  un  solo  isolato.
L'erbetta  precaria ,
disperatamente  speranzosa,
spruzzava  le  pietre  della  strada
e vidi  nella  lontananza
le  carte  di  colore  del  ponente
e  sentii  Buenos  Aires.
Questa  città  che  credetti  mio  passato
è  il mio  avvenire, il mio presente;
gli  anni  vissuti  in Europa  sono  illusori,
io  stavo  sempre  (e starò ) a  Buenos  Aires.

GIARDINO

Burroni,
sierre  aspre,
dune,
assediati  da  ansimanti   rotte,
da  leghe  di  tempeste  e  di  sabbia
che  dal  fondo  del  deserto  si  accalcano.
Su  un  declivio  sta  il giardino.
Ogni  alberello è  una  selva  di foglie.
Le  sterili  colline  silenziose
che  affrettano  la notte  con  le  loro  ombre
e  il  triste  mare  di  inutili verdori.
Tutto  il giardino  è  una  luce  tranquilla
che illumina  la sera.
Il giardinetto è  come  un  giorno  di  festa
nella  povertà  della  terra.                                   Giacimenti  del  Chubut, 1922

IL   RITORNO

Alla  fine  degli anni dell'esilio
tornai  alla  casa  della mia  infanzia
ed ancora mi  è  estraneo  il  suo  spazio.
Le  mie mani  hanno  toccato  gli  alberi
come  chi  accarezza  qualcuno   che  dorme
ed  ho  ripetuto  antichi  sentieri
come  se ricuperassi  un  verso  dimenticato
e  vidi  nello  spargersi  della  sera
la  fragile  luna  nuova
che  si  accostò  al  riparo ombroso
della  palma  di  foglie  alte,
come  al  suo  nido  l'uccello.
Che  caterva  di  cieli
abbraccerà  tra  le sue  mura il patio,
quanto  eroico  ponente
militerà nel  profondo  della  strada
e  quanta  friabile  luna  nuova
infonderà  al  giardino  la  sua  tenerezza,
prima  che torni  a  riconoscermi la casa
e  di  nuovo  sia  un'abitudine!

mercoledì 18 settembre 2019

IL MITO DI SISIFO di: Albert Camus "il mito di Sisifo"

18--9--2019
Gli  dei  avevano  condannato  Sisifo a  far  rotolare  senza  posa  un macigno  sino  alla  cima  di una  montagna,  dalla  quale   la pietra ricadeva  per azione  del  suo  stesso  peso. Essi  avevano  pensato , con  una  certa  ragione ,  che  non  esiste punizione  più  terribile  del  lavoro inutile e senza  speranza.------------------
Gli vengono rimproverate  anzitutto  alcune leggerezze commesse  con gli dei, in quanto svelò  i loro segreti, Egina,  figlia  di  Asopo, era   stata  rapita  da Giove. Il padre si sorprese della   sparizione e se  ne lagnò  con Sisifo, il quale,essendo a conoscenza  del rapimento, offerse ad Asopo  di  renderlo  edotto, a  condizione  che  questi   donasse  acqua  alla  cittadella  di Corinto.  Ai  fulmini celesti, egli preferì la   benedizione  dell'acqua, e ne fu punito  nell'inferno. Omero ci racconta pure  che  Sisifo aveva  incatenato  la ,Morte. Plutone , non  potendo  sopportare  lo spettacolo  del  suo  impero  deserto  e silenzioso, mandò il dio  della  guerra , che  liberò  la  Morte dalle  mani  del suo  vincitore . Si  dice ancora   che  Sisifo,  vicino  a morire , volle  imprudentemente aver  una  prova  dell'amore  di sua moglie, e  le ordinò  di gettare  il suo corpo  senza  sepoltura  nel  mezzo  della  pubblica  piazza. Sisifo  si ritrovò  agli  inferi, e  là, irritato  per  un'obbedienza  così  contraria  all'amore  umano , ottenne  da  Plutone  il permesso  di ritornare  sulla  terra  per castigare  la  moglie.  Ma,  quando  ebbe  visto  di nuovo  l'aspetto  del  mondo,  ed  ebbe  gustato  l'acqua  e il sole ,le  pietre   calde  e  il mare,  non  volle  più  ritornare  nell'ombra  infernale.  I richiami  , le  collere , gli avvertimenti  non valsero  a  nulla.  Molti  anni  ancora  egli   visse  davanti  alla  curva  del  golfo, di fronte  al mare scintillante  e ai  sorrisi  della terra. Fu  necessaria  una  sentenza   degli dei . Mercurio  venne   a  ghermire  l'audace  per  il bavero, e, togliendolo  alle sue gioie, lo  ricondusse con forza  agli inferi, dove  il macigno era già pronto.---Sisifo è l'eroe  assurdo, tanto  per le sue  passioni che per il suo tormento.  Il disprezzo  per gli dei, l'odio  contro la morte e la passione  per la vita, gli  hanno  procurato l'indicibile  supplizio, in cui  tutto l'essere  si  adopera  per il nulla  condurre a termine.  è il prezzo che  bisogna pagare  per le passioni  della terra. --------------------------------------------Un volto  che  patisce tanto  vicino  alla pietra, è già  pietra   esso stesso!  Vedo  quell'uomo ridiscendere  con  passo  pesante, ma   uguale ,  verso  il  tormento , del  quale  non  conoscerà la fine. Quest'ora  , che è  come  un  respiro , e  che  ricorre  con  la stessa  sicurezza  della  sua  sciagura, quest'ora  è quella   della coscienza.  In  ciascun istante , durante il quale  egli  lascia  la  cima  e  si immerge a poco a poco nelle spelonche  degli dei, egli è  superiore  al  proprio  destino.è più forte  del suo macigno.  Se  questo mito  è tragico , è  perché il suo  eroe  è cosciente.----------------------------------------------Quando  le  immagini  della  terra  sono troppo  attaccate  al  ricordo, quando  il  richiamo  della  felicità  si  fa troppo  incalzante , capita  che  nasca  nel  cuore  dell'uomo la  tristezza: è  la  vittoria  della pietra, è  la pietra  stessa. L'immenso cordoglio  è troppo  pesante  da portare. Sono le nostre  notti  di Getsemani. Ma  le  verità  schiaccianti  soccombono per il fatto  che   vengono  conosciute. Così Edipo obbedisce dapprima  al destino , senza saperlo. Dal momento in cui  lo sa, ha inizio  la  sua tragedia, ma,nello stesso  istante, cieco e  disperato , egli  capisce  che  il solo  legame  che lo tiene  avvinto  al mondo  è  la  fresca  mano  di una  giovinetta. Una  sentenza  immane risuona allora:" Nonostante  tutte  le  prove, la mia tarda età e la  grandezza  dell'anima  mia mi fanno giudicare  che tutto  sia  bene"--------------------------------------------------------La felicità  e l'assurdo  sono  figli  della  stessa  terra  e  sono  inseparabili.------------------------------------------"Io reputo  che  tutto  sia  bene" dice  Edipo  e  le sue  parole  sono sacre  e  risuonano  nell'universo  selvaggio  e limitato  dell'uomo, e insegnano che tutto  non è  stato esaurito ,  scacciato  da  questo  mondo un dio  che  vi  era  entrato con  l'insoddisfazione  e il gusto dei  dolori inutili.  Esse   fanno  del destino  una  questione   di uomini, che  deve  essere  regolata  fra  uomini.
Tutta  la silenziosa gioia  di Sisifo  sta  in  questo.  Il destino  gli appartiene, il macigno  è cosa sua.  Parimente, l'uomo assurdo  ,  quando  contempla  il suo  tormento , fa  tacere  tutti  gli idoli. Nell'universo  improvvisamente  restituito  al silenzio , si  alzano  lievi  voci  attonite  della terra.-------------------------Non vi  è  sole senza ombra, e bisogna   conoscere la notte. Se  l'uomo assurdo  dice di  si, il suo  sforzo  non  avrà   più tregua. Se vi  è  un destino  personale , non esiste  un fato superiore o, almeno , ve  n'è soltanto  uno ,  che l'uomo giudica  fatale e disprezzabile.  Per il resto , egli  sa  di essere  il padrone  dei  propri giorni.  sottile  momento , in cui l'uomo ritorna  verso  la propria vita, nuovo  Sisifo  che  torna  al suo  macigno, nella  graduale e lenta  discesa , contempla  la serie di azioni senza legame,  che sono divenute   il suo  destino, da lui stesso creato , riunito sotto lo sguardo    della memoria  e  presto suggellato dalla morte.  Così , persuaso  dell'origine  esclusivamente  umana  di tutto  ciò  che è umano, cieco che desidera  vedere  e   che sa  che  la notte non ha  fine , egli  è  sempre  in cammino.-------------------------------------------------------------------------Sisifo  insegna la fedeltà superiore,  che nega  gli dei  e solleva i macigni.--------Questo universo, ormai senza padrone,non gli appare sterile ne' futile. Ogni  granello  di  quella  pietra , ogni  bagliore  minerale  di  quella  montagna , ammantata  di notte, formano , da soli ,un mondo. Anche  la lotta verso la cima basta  a  riempire  il cuore   di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.

martedì 17 settembre 2019

IL LIBRO D'ORE di: Rainer Maria Rilke 5°

17--9--2019

Di  giorno  sei  la  voce  che  corre
sussurrando  tra  la  folla,
silenzio  che  lento   si  chiude
in se'  dopo il  battito  dell'ora.

E  più  il giorno  s'avvicina  con  gesti
sempre  più  stanchi  alla  sera
tanto  più  sei  presente, Dio.  Da tutti
i tetti s'alza  come  fumo  il tuo  regno.

Non angosciarti, Signore. Essi  dicono mio
a  tutto ciò che  è  paziente.

Sono  come il vento  che  accarezza  i  rami
e  dice : albero   sei mio  .

Notano  appena
che  tutto  quel  che  toccano  brucia
e  che  senza  scottarsi  non  possono  tenerlo
in mano  neppure  per  l'orlo  estremo.

Dicono  mio come  a  volte  qualcuno
parlando  con  dei  contadini  definisce
amico  un  principe  grande--e  molto  lontano.
Chiamano  miei i loro  muri estranei
e  non  sanno  chi  è  il padrone  della  loro casa.
Chiamano  mie,  e  credono  di possederle,
quelle  cose  che  si  negano  se  le  avvicinano,
così  come  un  ciarlatano  fesso
forse  chiama  suo  il sole  e il  lampo.
E dicono  :  la  mia  vita,  la  mia  donna,
il mio cane, il mio bimbo e  sanno  bene
che  ogni casa: vita , donna, cane  e  bimbo
sono  immagini  estranee
contro  cui  sbattono  ciechi  e  a  mani  tese.
Solo i grandi  che  anelano  ad  avere  occhi
sanno  cos'è  la certezza. Perché  gli altri
non  vogliono credere  che  il loro  misero  vagare
non abbia  nulla  da  spartire   con  le cose intorno,
e che  private  dei  loro  averi
non riconosciuti  dai loro beni
posseggono  una  donna  quanto la  vita
a tutti  misteriosa  di un  fiore.

Non  perdere  il tuo  equilibrio , Dio.
Non  ti  possiede  neppure  chi  ti  ama
e  ti   riconosce al buio  oscillando
come  un  lume  al  tuo  respiro.
E  se  uno  t'afferra  nella  notte
costringendoti  nelle  sue  preghiere
                        tu  sei  l'ospite
                    che  poi  riparte.

Chi  può  trattenerti , Dio?  Sei  tuo,non c'è  mano  che  ti  obblighi
e,  come  vino  immaturo  e  sempre
più  dolce, appartieni  solo  a  te stesso.


Monte  immobile  quando  si  mossero  i monti--
pendio  senza  capanne  , vetta  senza  nome,
neve  eterna  in  cui  languono  le stelle,
sostegno  della  valle di  ciclamini
da cui  s'alza  il profumo  della  terra,
bocca  d 'ogni  monte  e minareto
(da  cui   mai  risuonò  la   preghiera  della  sera);

cammino  in  te  ora? Sono  nel basalto
come  un  metallo  non  ancora  scoperto?
Riempio  riverente  le  pieghe  della  tua  roccia
e  sento ovunque  quanto  sei  duro.
O  è  la  paura  in  cui  sprofondo?
La  fonda  paura  delle grandi  città
in cui  mi  hai  immerso fino  al  mento?

Se  qualcuno t'avesse  detto
del  loro  vuoto  e  della  loro  follia
ti  saresti   levato ,  tempesta  dell'origine,
e le  avresti  scacciate  via  come  baccelli.....

Ma  se  vuoi  qualcosa da me  :  parla--
non  sono  più  padrone  della   mia  bocca
essa  vuole  chiudersi  come  una  ferita,
e le   mie  mani  disubbidienti  a ogni  richiamo
si  stringono  ai  fianchi  come cani.

Mi  costringi a  un'ora estranea, Signore.

Perché, Signore , le  grandi  città
sono  perdute  e sfatte;
fuga  dalle  fiamme  è  la più  grande--
e  non  c' è  niente  che  le  consoli
e  il  loro  breve  tempo  scorre.

Vi  abitano uomini  male   e a  fatica
in  stanze  buie,  con  gesti angosciati,
più  impauriti  di un  gregge  d'agnelli,
fuori  veglia  e respira  la tua  terra
ma  loro  vivono  e  non  lo sanno.

A  finestre  sempre  immerse
nella  stessa  ombra  crescono  bimbi
inconsapevoli  che  fuori  i fiori
invitano  a  giorni  vasti ,  felici  e  ventosi--
dovrebbero  esser  bimbi  e  sono  tristi!

Vi  fioriscono  vergini  per  uomini  sconosciuti,
bramano  la  quiete  della  loro  infanzia
ma  non  hanno  ciò  per cui  arsero
e  si  richiudono  tremando.
E  nascondono  nel   fondo  delle  stanze
i giorni  della  loro  maternità  delusa,
fiacchi  gemiti  di  lunghe  notti,
anni  gelidi  senza  lotta  e  forza.
E  nel buio vi  sono i letti  di  chi  muore,
e  vanno  verso  d'essi  lentamente
morendo  piano  , come  in  catene,
come  mendiche  se  ne vanno.

lunedì 16 settembre 2019

DANNI ALLA SALUTE DA ERRATO STILE DI VITA: alimentazione di: Pina Maria Speranza Raciti

16--9--2019
L'assunzione  di  alimenti  risponde  ad  uno dei bisogni elementari  di ogni essere  vivente,compreso l'uomo.  In  condizioni  di  naturalità  essa  ha  lo scopo di fornire   l'energia  necessaria  per la  vita  vegetativa e di relazione, nonché il materiale  plastico  per l'accrescimento  ed il ricambio  dell'organismo.
L'apporto calorico  degli alimenti  deve  essere  sufficiente  a   coprire il  fabbisogno a riposo(metabolismo basale)  ed  il consumo  energetico per le  diverse attività   della  vita  di relazione, compresa  l'attività lavorativa. Le   calorie  necessarie  per il mantenimento  del metabolismo  basale  variano  con  l'età, il sesso,  il peso  e la  statura, così come  è  diverso  il consumo   energetico in rapporto all'intensità   della  attività  fisica.  L'alimentazione , oltre  a  soddisfare  il fabbisogno  energetico  con  le  calorie, deve  assicurare  un apporto  di  proteine, che  si  calcola  in 70 g al  giorno per l'umo adulto ed in 60 g  per la  donna.  Di  queste una  parte deve essere  di origine   animale,  di maggiore  valore  biologico ai fini dell'apporto  di  aminoacidi  essenziali per l'organismo.    I grassi non  devono essere  presenti per più   del  30 %  delle calorie  totali.  I   carboidrati  complessi (  amidi)  devono essere  i più rappresentati e devono fornire dal 45%  al 55% delle  calorie totali, mentre  lo zucchero deve fornire meno  del 10%.  Devono  essere  introdotte  sufficienti  quantità  di vitamine  liposolubili  e idrosolubili, di minerali e  di fibre indigeribili(non meno di 30 g al giorno).  Per il mantenimento del migliore stato di salute è necessario  che  l'alimentazione sia:
= sufficiente  e non  eccessiva, tale  da assicurare  l'apporto  energetico  necessario  secondo  i bisogni  delle singole persone  senza  andare oltre;
=bilanciata: ,l'apporto energetico deve essere   da  un  equilibrato  rapporto  tra  glucidi, proteine  di origine  animale  e vegetale, grassi  , e  devono  essere  presenti  le vitamine, i minerali.
=varia,  perché  solo  in una  ampia  integrazione  della  vasta  gamma dei diversi alimenti  è possibile  trovare  presenti  in modo  equilibrato  ed  armonico  tutte  le sostanze  necessarie  ai  fini  strettamente  nutrizionali  e    quelle  prive  di valore  nutritivo , come le fibre  indigeribili, ma  ugualmente  utili per il  mantenimento  dell'equilibrio  dell'organismo.
L 'aumento del reddito  e la  larga  disponibilità  di alimenti   vari , ricchi  ed appetibili  ha  determinato  negli ultimi anni  un notevole  aumento  dei consumi  alimentari , in Italia.  Non solo è aumentato il consumo totale   di calorie  al di là  delle quantità  raccomandate , ma  vi è stato  anche  , e  persiste un  eccessivo  consumo  di proteine  e di grassi  , specialmente  di origine  animale(carne, burro, uova).
MALNUTRIZIONE:
Per malnutrizione  si deve intendere  l'assunzione  di alimenti  sia in difetto sia in eccesso rispetto  alle esigenze fisiologiche . Il difetto o l'eccesso  possono  riguardare   globalmente  tutte  le  componenti ovvero   uno  o più  delle sostanze  nutritive e degli elementi essenziali.
Malnutrizione   per difetto:
Nei paesi sviluppati , si  possono  avere  stati  di  denutrizione  in  alcune  persone  per  l'esasperata  e  patologica ,  ricerca di snellezza.  Più  frequente  possono  essere  alcuni stati carenziali  che  riguardano   particolari elementi come  il ferro , il  calcio,e lo iodio, ed alcune  vitamine.
La carenza  di ferro  , con stati anemici, nei bambini, e nelle donne  in età  feconda(favorita  dalle  perdite  di sangue   mestruale);insufficiente carenza di calcio è frequente   negli anziani per il ridotto consumo di alimenti   che ne sono ricchi(latte  e latticini);   frequente carenza  di vit. B1 e, in misura minore  di vit. C, acido pantotenico  e  vit.  B12 negli anziani.
Malnutrizione  in eccesso:
La   malnutrizione in eccesso è  propria  dello stile  di vita   dei  paesi sviluppati  e  consiste   in una  introduzione  eccessiva  di tutte le  componenti  alimentari, con  particolare  preponderanza  di grassi e proteine  di origine  animale  , accompagnata  da eccessiva assunzione  di sodio  come  cloruro di sodio(sale  da cucina).
Conseguenza  è il sovrappeso,  che si associa  spesso  all'ipercolesterolemia. Da varie  indagini emerge una  stretta   dipendenza  dei   valori medi  di colesterolemia  dai  consumi  di alimenti, con  particolare riguardo  per i  consumi  di grassi  animali  e  per il rapporto  acidi  grassi  saturi\ acidi  grassi  insaturi: la  colesterolemia( con  particolare  riguardo  per  le  LDL       ) è  tanto più elevata   quanto   maggiore  è  il  consumo  globale   di alimenti  e  quanto  maggiore  è  la  componente  lipidica, mentre  è   più  bassa  ( con  più elevati  livelli  di  HDL)  quando  l'apporto  calorico  è  più  ridotto  e  vi  è una  minore componente  lipidica, con  preponderanza  di   grassi  vegetali  (oli vegetali) e  conseguente  rapporto a  favore degli acidi grassi insaturi.
Malattie  correlate  con  l'alimentazione  in eccesso:
=DIABETE    NON INSULINO  DIPENDENTE(diabete  mellito  2):
Il diabete non  insulino dipendente , oltre  ad un  fattore  predisponente  familiare, riconosce  nell'obesità  il  principale  fattore di rischio.  In questo  tipo di diabete  non   vi è diminuzione  di insulina, ma resistenza alla  sua  azione indotta  dall'obesità, principalmente per la riduzione   del numero di recettori  cellulari  e per  modifiche  recettoriali. Responsabili  dell'obesità  e  del conseguente  aumentato rischio  di  diabete   sono l'eccessiva  assunzione  di calorie  e  l'inattività  fisica, che determino accumulo di grasso.

=CARDIOPATIA   ISCHEMICA:
Dei tre  fattori  di rischio  maggiori  per la  cardiopatia    ischemica, due, l'ipercolesterolemia e l'ipertensione, sono  direttamente  in  rapporto  con  l'alimentazione. I livelli  di  colesterolo  totale  sono, mediamente  , più  elevati  negli obesi ,  mentre  sono  più  bassi i livelli  di HDL. Essi  si modificano in senso  favorevole  (diminuisce la colesterolemia ed  aumentano  le  HDL)  quando  si fa  una riduzione  di alimenti, con  particolare  riguardo  per  i  grassi  saturi.

=ICTUS  CEREBRALE:
Il principale fattore  di rischio  per l'ictus  cerebrale  è l'ipertensione,che, a  sua volta  ,è  influenzata dal  consumo eccessivo  di sale  nella  dieta, e dal sovrappeso.  Una  congrua  presenza  di calcio e di potassio svolge  un  ruolo protettivo.

=CANCRO DELLA  MAMMELLA:
Fra  i fattori  di rischio  noti per il cancro  della mammella, l'unico modificabile  è l'obesità.Dati epidemiologici  indicherebbero nella componente lipidica della  dieta, il fattore responsabile   delle  modificazioni che  favoriscono la  trasformazione  e  la  promozione   neoplastica. Sono  state ipotizzate  variazioni  nel  contenuto  lipidico  della   parete cellulare che  ne  altererebbero  la  permeabilità , alterazioni del sistema  immunitario , modificazioni  della  flora batterica  intestinale  che, unitamente  alla  maggiore produzione    di acidi  biliari, porterebbero ad un aumento  di  sintesi   di cancerogeni nell'intestino.

=CANCRO  DELLO STOMACO:
Tra  i fattori  alimentari si è data molta importanza, ai  nitrati che  , ridotti  a  nitriti  per  intervento  di  batteri  del  cavo orale  e  dello stomaco(in condizione di ipocloridria), possono  dar luogo  a  formazioni  di nitrosammine, la cui azione  cancerogena  sarebbe  favorita  dall'atrofia  gastrica indotta  da una  eccessiva  ingestione  de sale.
La  vit. C  avrebbe azione  protettiva  perché  limita  la riduzione  dei nitrati a  nitriti.

=CANCRO DEL COLON:
Tra    i fattori  alimentari, si  è  data importanza  ai  grassi , come  favorenti  la  cancerogenesi,ed  alle fibre  , alle  vitamine  A ed  E  ed al  calcio, come  protettivi.  Le  fibre si dividono in: fibre solubili(mucillagini, gomme , pectine) ed  in fibre insolubili(cellulosa, emicellulosa, lignina).
Le fibre   insolubili, presenti  nei cereali  e nelle verdure, accrescono  il volume  della  massa  fecale , idratandosi  moderatamente, e conferiscono  ad essa  una  consistenza  più  omogenea  e  morbida , il che  facilita  e  rende  più  veloce  il transito  intestinale. Tutto  ciò  ha  l'effetto  di diluire i cancerogeni  fecali  e di ridurre  il tempo di  contatto  con  la mucosa  intestinale.
Le  fibre solubili , presenti  specialmente  nei legumi , nelle patate , nella frutta ,si rigonfiano  assorbendo acqua  ed  assumono  consistenza  gelatinosa  contribuendo  a dare  volume  e  morbidezza  alle feci.Inoltre  essi  hanno la capacitò di fissare i cancerogeni fecali  prodotti  nell'intestino a  partire   da  acidi biliari  per azione batterica.  Le  modificazioni  del pH conseguenti all'abbondanza  di fibre  induce una  preponderanza  di specie  batteriche  acidofili  produttrici  di acidi grassi  a  catena  corta  con  proprietà  inibitrice  sulla cancerogenesi.
Sostanze  protettive  negli alimenti:
Una  alimentazione congrua , varia ed equilibrata è essenziale  per il benessere fisico; è  necessario che   vengano  consumate   quotidianamente alimenti ricchi di sostanze   conosciute  per le loro proprietà protettive.
Acidi grassi insaturi:
Essi svolgono azione protettiva  nei riguardi delle malattie cardiovascolari.  Gli effetti protettivi  derivano   dalla loro capacità  di abbassare il livello di colesterolo LDL,di ridurre la trombogenesi e  di espletare  un'azione  antiartmica.  Sono: acido grasso monoinsaturo, l'acido  oleico,  sia  da  acidi  grassi  polinsaturi, come l'acido linoleico. Il primo è abbondante nell'olio d'oliva.

Sostanze  antiossidanti:
Vitamine:  E,  C, A,  dal beta carotene, dal selenio.  Bloccano  i  processi  di perossidazione  ed  antagonizzano  sia  i processi  aterosclerotici, sia la  cancerogenesi

Fibre indigeribili:
Fibre solubili:  frutta  ,verdura, ortaggi, pane pasta.
Fibre insolubili:  crusca
Le fibre  solubili, hanno  la  capacità   di legare  le sostanze  nutrienti, e  specialmente i grassi  , nel lume intestinale , sicché   ne rallentano  l'assorbimento , con  una conseguente  modulazione  della produzione  di sali biliari  che non si riversano massicciamente nell'intestino.
Le fibre indigeribile  ,svolgono  azione  antiaterogena  e protettiva  nei riguardi  del cancro del grosso intestino.

Sostanze  anticancro:
Le  sostanze  anticancro meglio conosciute sono:
La  vit. C,  abbondante  negli agrumi, frutta  fresca, verdura;
Carotenoidi, precursori della vit. A,  nella  frutta  e negli ortaggi  pigmentati  in giallo, arancione  e rosso;
Vitamina  E  nelle verdure  a  foglia  verde  e nell'olio  di oliva;
Indoli e fenoli, nelle  brassicacee(cavoli, broccoli, cavolfiori,);
Fibre indigeribili  , composti organosolforati, aglio, cipolle;
Calcio, latte , formaggi;
Selenio,grano.

sono certa  che il linguaggio può essere un po  difficile da comprendere, ma mi auguro che questa difficoltà possa essere superata.
Il sovrappeso, l'aspetto florido , non è sinonimo di buona salute; mentre trovo assurdo il fatto che  ,la dieta mediterranea, così famosa nel mondo, sia poco  conosciuta dal popolo italiano.
Un cambiamento nello stile di vita ,in questo caso ,l'alimentazione, non solo è salvaguardia della propria  salute, ma è segno di rispetto, e di una possibile azione umanitaria positiva per quella parte del mondo che  muore letteralmente di fame.

domenica 15 settembre 2019

24° domenica del tempo ordinario

15--9--2019
La  liturgia  odierna  ci fa   leggere  le  tre  parabole  della  misericordia.  Gli  uditori, per  i  quali  Gesù  le  racconta,  sono  mormoratori,  quindi  un  po'  invidiosi, perché  non  mormoriamo se  non c'è  in  noi  anche  una  punta  di  invidia.  La terza  parabola, quella  del  figlio  prodigo, evidenzia  meglio  questa  invidia.  Vi  invito  perciò  a  meditare  brevemente  sulla  invidia  nella  Chiesa, una  forma  di  invidia   che   può essere  qualificata        anche   come  occhio  cattivo. Non possiamo infatti  nasconderci  che  all'interno  delle nostre  comunità  cristiane  c'è  della  invidia: tra  gruppi  diversi, tra movimenti,  tra  parrocchie, tra  movimenti  e parrocchie.è un  immenso campo  che  dà luogo alla possibilità   di  risentimento  e tristezza per  il bene   altrui, anche  spirituale  e apostolico:non  solo  si ha  tristezza   perché  l'altro  è  più  ricco  ,  ha  più  case, ha  una  macchina  più  bella,  ma  perché  ha  dei  beni  spirituali, culturali, apostolici di successo  che  io non  ho.
Questo  genera  un  risentimento  che  nasce  dal  profondo  della  psiche.
Frutto  di  tale  tristezza  è  l'altro  atteggiamento  parallelo e  collaterale :  la  gioia  per  il danno  altrui; gli sta  bene  ,  se  lo  meritava,si  vedeva  che  c'era  troppo  di gonfiato!
Sentendo  descrivere  questi  sentimenti,  avvertiamo  che sono meschini, vili  e ci  riteniamo  certi  che  non  entreranno  mai  nel  nostro cuore. In  realtà, se  ci  esaminiamo con  attenzione, ci accorgiamo che  operano  anche in noi, a  livello  di giudizio o di scelta.  è   dunque  importante ascoltare l'ammonizione del Vangelo:  invidia  c'è  pure  in noi  perché  siamo gente di   casa  e  perché  siamo  gente  religiosa  che si  sente  abbastanza  a  posto.
Quale  rimedio?  Io  credo  che  se  impariamo  a  lodare e a  riconoscere  in  numerosissimi  fatti  della  nostra  vita , non il  merito  nostro, ma il  dono senza limiti  di Dio, saremo portati a  riconoscerlo  altrove  perché  è dono  dello stesso  Signore. Quanto  più  invece  ci  appropriamo  personalmente   di qualche  cosa  quasi  fosse  nostra, frutto  dei  nostri sforzi, tanto  più  siamo  portati  a  invidiare  altri  che  magari  con  meno  fatica   sembrano  aver avuto di  più.  Il Signore  ci  propone  quindi  come rimedio  all'invidia  la  contemplazione  della  infinita  misericordia  e tenerezza  di Dio  che ci  colma  di  beni  tali  da  non aver  niente  da  invidiare  a  nessuno. Possiamo  allora   ringraziarlo  per ciò  che  ci  ha  dato  ,  ci  dà  e  ci  darà, e lodarlo  nei doni  dei nostri fratelli .    Cardinale   Carlo  Maria  Martini

sabato 14 settembre 2019

FERVORE DI BUENOS AIRES di: Jorge Luis Borges 2°

14---9---2019

STRADA   SCONOSCIUTA

Penombra  della  colomba
chiamarono  gli  ebrei  l'inizio  della  sera
quando  l'ombra  non  affatica  i passi
e  l'arrivo  della  notte  si  avverte
come  una    musica  attesa  e  antica,
come  un  piacevole  declivio.
In  quell'ora  in  cui  la  luce
ha  una  finezza  di  sabbia,
entrai  in  un  strada  ignota,
aperta  in  nobile  spazio  di terrazza,
le  cui  cornici  e  muri  mostravano
colori  tenui  come  lo stesso  cielo
che   inteneriva  lo sfondo.
Tutti---la  mediocrità  delle  case,
le  modeste  balaustre  e  battenti,
forse  una  speranza  di  ragazza  nei balconi--
entrò  nel  mio  vano  cuore
con  limpidezza  di  lacrima.
Forse  quell'ora  della  sera  d'argento
dava la  sua  tenerezza  alla  strada,
facendola  così  reale  come  un  verso
dimenticato  e  recuperato.
Solo  dopo  pensai
che  quella  strada  della  sera era  estranea,
che  ogni  casa  è  un  candelabro
dove  le vite  degli  uomini ardono
come  candele  isolate,
che  ogni  immediato  nostro  passo
cammina  sui  Golgota.

LA  PIAZZA   SAN  MARTIN          a  Macedonio   Fernàndez

In  cerca  della sera
andai  consumando in  vano  le strade.
Già  erano  gli  androni  affaticati  di  ombra.
Con  fino  brunimento  di mogano
la  sera  intera  era  ristagnata  nella  piazza,
serena  e  sottile  come  una  lampada,
chiara  come  una  fronte,
grave  come  il  contegno  di  un  uomo in lutto.
Ogni  impulso  si  quieta
sotto  l'assoluzione degli  alberi
--jacarandàs,  acacie--
le cui pietose curve
 attenuano  la  rigidità  dell'impossibile  statua
e  nella  cui  rete  si  esalta
la  gloria  delle  luci  equivalenti
del tenue  azzurro  e  della  terra  rossiccia.
Come  si  contempla  bene  la sera
dalla  facile  calma  dei  sedili!
In basso
il  porto  anela  latitudine  lontane
e  la profonda piazza  livellatrice  d'anime
si  apre  come  la  morte  , come  il sogno.

UN PATIO

Con  la  sera
si  stancarono i  due  o  tre  colori  del patio.
Questa  notte  la  luna  , il  chiaro  cerchio,
non  domina  il suo  spazio,
Patio, cielo  incanalato.
Il patio  è  il declivio
sul  quale   straripa  il cielo  nella  casa.
Serena
l'eternità  attende   al  crocevia  delle  stelle,
è bello vivere  con   l'amicizia  oscura
di  un  atrio , di  una  pergola  e  di una  cisterna.

LA  ROSA

La  rosa,
l'immarcescibile  rosa  che  non  canto,
quella  che  è peso  e  fragranza,
quella  del  nero  giardino  nell'alta notte,
quella  di  qualsiasi  giardino e  qualsiasi  sera,
la  rosa  che  risorge  dalla tenue
cenere per  l'arte  dell'alchimia,
la  rosa  dei  persiani  e  di  Ariosto,
quella  che  sempre  sta  sola ,
quella  che  sempre  è  la rosa  delle rose,
il giovine   fiore  platonico,
l'ardente  e  cieca rosa  che  non  canto,
la rosa irraggiungibile.

giovedì 12 settembre 2019

LO SCHEMA DEL CREATO di: Rabindranath Tagore

12--9--2019
Sempre  con  una  nuova   visione  entrami  nel  cuore,
vieni  con  un  profumo  nuziale, vieni  nel canto,
vieni  con  una  carezza  inebriante nelle  membra,
vieni  eternamente  gioioso  nello  spirito,
vieni  negli  occhi  lacrimanti  di stupore.
Sempre  con  una  nuova  visione  entrami  nel  cuore.

Vieni  puro , splendore, amoroso,
vieni bello,  gioioso, sereno,
vieni  in tante  diverse  forme.
Vieni  nel  petto  nella  gioia  e  nel dolore,
sempre  tu  sia  in ogni  azione,
al termine  d'ogni  opera  tu  sia.
Sempre  con  una  nuova  visione  entrami  nel cuore.
     Dicembre  1907, da  Gitanjali


Sei  venuto  a  sedurmi!
Che cosa   ho  provato  dentro  il cuore!
Posano  i  tuoi  rosei  piedi
sotto  le  frondose  piante,
tra  le   erbe  bagnate  di rugiada,
in  una  pioggia  di fiori
sei  venuto  a  sedurmi.

Un  velo  di luci  e  ombre
si  posa  di  foresta  in foresta:
sognano
i fiori.
Noi  Ti  salutiamo,
togli  il velo  dal  volto,
spazza  via  le  nubi
con  le  tue  mani.
Sei  venuto  a sedurmi.

Alle  porte  della  foresta
sento  un suono  di  corno:
le  notti  del vento
annunciano  la  tua  venuta.
Chi sa  dove  suonano  le  campane.
Lo  so: dentro  il cuore!
In  tutti  i pensieri, in  tutte  le  opere
Tu  versi  nettare  e  vinci  la  mia freddezza.
Sei  venuto  a  sedurmi.
         24 agosto  1908, da  Gitanjali


Signore, il mio  occhio  Ti cerca,
io non Ti vedo;
cerco  la  via:
eppure  mi sento  contento.
Il mio cuore  è nella  polvere,
elemosina  alla  tua  porta,
Ti  chiede  compassione,
non  ricevo  grazia,
aspetto  soltanto.
Eppure  mi sento  contento.

Da   questa  terra
chi  in  gioia  e  chi  in pianto
tutti  se  ne  sono  andati.
Non  trovo  un  compagno,
voglio  Te.
Eppure  mi  sento contento.

Il  verde  mondo,
pieno  di  delizie, agitato,
fa  piangere  di passione.
Io  non  Ti vedo,
sono afflitto;
eppure  mi sento contento.
     31 agosto  1909, da Gitanjali


Io  voglio   Te,
voglio   soltanto  Te:
questa  volontà  si  fissi
per sempre  nel mio cuore.
Tutti  gli altri  desideri,
che  il  cuore  rincorre  notte  e  giorno,
sono  tutti  menzogna,o Signore;
io voglio Te.

Come  la  notte  custodisce
la  preghiera  della  luce,
così, tra  profonde  illusioni,
io voglio  Te.
Nella  sua  furia
anche  la tempesta  vuole  pace;
così  anch'io, pur  nella  colpa,
voglio  Te.
    18 giugno 1910, da  Gitanjali

Io  so  che  Tu  notte  e  giorno ascolti
il battito  dei  miei  piedi,
felice  di guidarmi  nella  vita.
La  tua  felicità  fiorisce  in cielo
d'estate  in  forme  vive.
La  tua  felicità  scende sopra  i  fiori
nella  foresta  sospirante  primavera.
Quanto  più  m'avvicino  a  Te
scoprendo  la via
tanto  più  il  tuo  oceano danza
un giorno  dopo  l'altro.

Di vita  in vita  il mio loto
apre  i suoi  petali
e  fiorisce  nell'oceano  dei  tuoi  destini.
Il sole  e  le stelle si  affollano  curiosi
passando  da  un  orizzonte  all'altro.
Il tuo  mondo  pieno  di luce
rende  perfetta  la  tua  offerta.
Il tuo  cielo  timido
in  manifestazione  d'amore
apre  un  boccio nel   firmamento
del mio animo.
      In riva  al  Gange, 10 febbraio  1915, da  Balaka