20--8--2019
è l'ora ! Mi sfiora
un tocco metallico e chiaro;
i sensi tremano. Sento di farcela--
e afferro il giorno, la sua molle creta.
Era incompiuto il mondo prima
che lo guardassi e fermo il divenire.
Ora il mio sguardo è maturo, e ogni cosa
cede al suo volere ; è una sposa.
Amo persino la più piccola.
La dipingo immersa su sfondo d'oro,
la innalzo e non so a chi
schiuderà l'anima....
Cerchi che si tendono sempre più
ampi sopra le cose è la mia vita.
Forse non chiuderò l'ultimo,
ma voglio tentare.
Giro attorno a Dio , all'antica torre,
giro da millenni;
e ancora non so se sono un falco, una tempesta
o un grande canto.
Non avere paura , sono io . Non senti
che su te m'infrango con tutti i sensi?
Ha messo ali il mio cuore
e ora vola candido attorno al tuo viso.
Non vedi la mia anima innanzi a te
adorna di silenzio?
E la mia preghiera di maggio
non matura al tuo sguardo come su un albero?
Se sogni , sono il tuo sogno
ma se sei desto sono il tuo volere;
padrone d'ogni splendore
m'inarco, silenzio stellato,
sulla bizzarra città del tempo
La mia vita non è quest'ora ripida
che mi vedi scalare in fretta.
Sono un albero innanzi all'orizzonte,
una delle mie molte bocche,
e la prima a chiudersi.
Sono l'attimo tra due suoni
che male s'accordano
perché il suono morte vuole emergere--
Ma nella pausa buia si riconciliano
entrambi tremando.
E bello resta il canto.
Artigiani siamo ; garzoni, muratori, maestri
e siamo qui a costruirti, alta navata.
A volte giunge uno straniero cupo,
scintilla per i nostri spiriti,
e ci mostra tremando un nuovo appiglio.
Saliamo ponti vacillanti, grevi
martelli nelle nostre mani
finché l'attimo non ci bacia in fronte;
viene da te come il vento dal mare
fulgendo quasi conoscesse tutto.
Allora echeggiano mille martelli
e colpi penetrano la montagna.
Soltanto quando annotta e il tuo profilo
futuro traspare t' abbandoniamo.
Dio, sei grande!
Dio, come posso concepire l'ora, la tua
quando per darle perfezione e forma nello spazio
innanzi a te ponesti la parola?
Per te il niente era una ferita
e la curasti creando il mondo.
Ora si rimargina piano fra noi.
E giacché gli anni hanno risucchiato
le molte febbri dell'infermo
già sentiamo, ed è un mite battito,
il cuore sereno dell'orizzonte.
Siamo adagiati sul nulla , siamo il suo balsamo
fasciamo ogni squarcio,
ma tu diventi sempre più vago
all'ombra del tuo volto.
Tu vieni e vai e le porte si chiudono
più dolcemente, quasi senza vento.
Tra chi va per silenti case
sei il più silente.
Ci si avvezza tanto alla tua presenza
che si resta chini sui libri
quando le immagini si fanno belle
nel blu della tua ombra,
perché risuoni in ogni cosa
a volte forte e a volte piano.
Se ti scorgo nei miei pensieri , spesso
si spacca la tua grande immagine;
sei un capriolo luminoso e corri
io sono buio e sono un bosco.
Sei una ruota accanto a me
e dei tuoi mille raggi bui
uno si fa sempre più greve
e sempre più vicino,
e crescono ad ogni suo giro
le mie opere obbedienti.
Torno a casa dal volo
in cui mi persi.
Ero un canto e Dio, la rima,
bisbiglia ancora nel mio orecchio.
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