12--8--2019
V
Amo il ricordo di quelle epoche nude
quando piaceva a Febo indorare le statue.
Allora l'uomo e la donna nella loro agilità
godevano senza menzogna e senza ansietà,
e, il cielo affettuoso carezzando loro la schiena,
provavano la salute della loro nobile macchina.
Cibele allora, fertile in prodotti generosi,
non trovava i suoi figli un peso troppo gravoso,
ma, lupa del cuore turgido di tenerezze comuni,
abbeverava il mondo con le mammelle brune.
L'uomo , armonioso e forte ,poteva ben essere
fiero delle bellezze che lo nominavano re;
frutti puri da oltraggi , vergini d'ogni guasto,
che attiravano i morsi con la carne liscia e compatta!
Oggi quando il poeta tenta di immaginare
quelle native grandezze , nei luoghi ove si scoprono
la nudità dell'uomo e della donna,
sente avvolgergli l'anima un freddo tenebroso
a quel tetro spettacolo pieno di spavento.
Mostruosità che invocano i loro indumenti!
Tronchi ridicoli! toraci degni di pagliacci!
poveri corpi distorti , magri, panciuti o flaccidi!
che il dio dell'Utile, implacabile e sereno,
costruisce dalla nascita nelle sue fasce bronzee!
E voi donne! pallidi ceri che consuma e nutre
il Vizio , e voi vergini, che della tara materna
vi trascinate dietro la triste eredità
e tutte le brutture della fecondità!
Abbiamo , è vero, noi , nazioni corrotte,
bellezze sconosciute dagli antichi popoli,
volti divorati dai cancri del cuore,
bellezze che potremmo chiamare di languore,
ma queste invenzioni delle nostre muse tardive
mai potranno impedire alle razze indebolite
di rendere alla giovinezza un omaggio profondo
--la santa giovinezza dal fare semplice, fronte
dolce , occhi limpidi come acqua in movimento
che se ne va spargendo intorno , distrattamente,
come l'azzurro del cielo, gli uccelli e i fiori,
i suoi profumi, i suoi canti e i suoi dolci calori!
I FARI
Rubens, fiumi d'oblio, giardino d'indolenza,
cuscino di carne florida su cui non si può amare,
ma in cui la vita affluisce e s'agita senza tregua
come l'aria nel cielo e il mare dentro il mare;
Leonardo da Vinci, specchio oscuro e profondo
dove angeli incantevoli, con un dolce sorriso
carico di mistero, appaiono all'ombra
dei ghiacci e dei pini che fanno al luogo cornice;
Rembrandt, triste ospedale pieno di sussurri,
dove un gran crocefisso è l'unico ornamento
e la preghiera in lacrime sale dalle sozzure,
e che un raggio invernale traversa bruscamente;
Michelangelo, luogo vago dove si vedono Ercoli
mescolarsi con Cristi, e sollevarsi in piedi
fantasmi poderosi su sfondi di crepuscoli
che lacerano il sudario con le dita protese;
furori da boxeur, impudenze da fauno,
tu che raccattasti la bellezza triviale,
gran cuore gonfio d'orgoglio, uomo gialliccio e gracile,
Puget, malinconico imperatore dei forzati;
Watteau, carnevale in cui come farfalle
tanti cuori illustri vagano fiammeggiando,
scenari freschi e lievi sotto i lampadari
che versano follia su quei balli turbinanti;
Goya, incubo pieno di cose sconosciute,
di feti fatti cuocere nel mezzo d'un sabba
di vecchie che si specchiano e di bambine ignude
che per tentare i demoni s'aggiustano una calza;
Delacroix, lago di sangue gremito d'angeli malvagi
ombreggiano da un bosco di abeti sempre verdi,
in cui strane farfalle , sotto un cielo aggrondato,
passano , come un sospiro soffocato di Weber;
queste maledizioni, queste bestemmie e lamenti,
queste estasi , questi gridi , questi Te Deum,
sono un'eco propagata da mille labirinti,
per i cuori mortali è un oppio divino!
è un grido ripetuto da mille sentinelle,
un ordine trasmesso da mille portavoci;
è un faro acceso su mille cittadelle,
un richiamo di cacciatori sperduti nei boschi!
Perché è questa , o Dio, la testimonianza più vera
che noi possiamo dare della nostra dignità,
queste ardente singhiozzo che rotola d'era in era
e viene a morire alla sponda della tua eternità!
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