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sabato 31 agosto 2019

L'ELEZIONE DI ISRAELE COME OFFERTA DI SALVEZZA di: professore Paolo De Benedetti

31-8--2019
Tu--Bishvat, (capodanno  degli  alberi), significativo  è  che  da  tale  festa  gli  alberi  cessano di bere  acqua  vecchia  e  iniziano  a  prendere  acqua  nuova. Simbolo  bello che   può  portarci  a  sperare  che  anche  i  cristiani  cessino  di  bere  acqua   vecchia  e  iniziano  a  bere  acqua  nuova,  che  viene  da  Gerusalemme,  dalla  fontana  di  Ghion.  Inoltre   vi è  l'usanza ,  in  questo   giorno  , di   cibarsi  di 30 specie   di  frutti ,  difficile  questo , allora  spesso  ci  si   accontenta  di 12  specie  che  si  possono suddividere  in tre  categorie:
---quelli  di cui  si  mangia  tutto;
--quelli  di  cui  si  butta  il  dentro, per esempio  i  datteri;
--quelli  di cui  si butta via il cuore, per  esempio le noci.
E  si   dice  che  il  compito  dell'uomo è  di  godere  e  mettere  in  evidenza  il bene  ,  goderlo totalmente  quando   è totale ,  goderlo  togliendo  dall'interno  il male,  goderlo  quando  lo si  è  liberato  dal male  che  lo circonda: e sono tre  situazioni dell'umanità.----------------------------
Nell' "aria ", così  come  viene  chiamata ,  dedicata  all'ecumenismo, si   fa  una  distinzione  importantissima:  ecumenismo , in  senso  stretto  , come   lavoro  delle  chiese  cristiane  per raggiungere l'unità, ossia   dialogo interconfessionale; poi , relazione  con  il popolo  ebraico; e,infine , incontro  con  le  altre  religioni.  Non è una  questione  di  uso di parole , ma la teologia, quella  del rapporto  con il popolo   ebraico, e  anche   se  non  è giusto chiamarlo  discorso  ecumenico, è tuttavia  una  cosa   assolutamente  peculiare che  non va  confusa  ne'  con  il dialogo  interconfessionale  ne'  con  l'incontro  interreligioso.  Questo  perché:
a)  l'ebraismo  non è  un'altra   religione
b)lo  scopo  di  questa  relazione  ebraico--cristiana  non è  la   confluenza  di  ebrei  nella   chiesa   ne'  di  cristiani  nell'ebraismo.---------------------------------
la relazione   della   comunità   cristiana  con il  popolo  ebraico  è  unica  e  irrinunciabile,   in  quanto   appartiene  alla  struttura  stessa    della  fede  che  si  può  descrivere  come  rivelazione  divina.  Parafrasando un discorso  tenuto  dal Cardinale Martini a Vallombrosa-- si  può  dire che:il riconoscimento  dell'ebraicità  di  Gesù  e  della  chiesa   madre  di  Gerusalemme,  fa   prendere    coscienza  del  legame  con  il  gregge  di Abramo,  e  delle  conseguenze  che  ne  derivano  per  la  dottrina , la  disciplina  , la  liturgia,  la  vita  spirituale  della  chiesa e,  addirittura , per  la  sua  missione  nel mondo  di oggi.-----------------------------------------
dialogo su  che  cosa?  perché?  chiesto  da chi?    --Pietro Stefani(  tratto  da  un  articolo apparso  sulla  rivista  "QOL")  dice:  quello  che  conta  è  il primato  dell'autocoscienza  della  chiesa, non  quello  del dialogo--infatti--un'autentica autocoscienza   ecclesiale  non  è  mai indipendente  dal  modo in cui la  chiesa  guarda  a  Israele. In altre  parole:per la  chiesa  cattolica, ma  anche  quella  evangelica  o  quella  ortodossa  ( non vorrei mai, tranne  quando  lo specificassi , che  per  chiesa  s'intendesse la  sola   cattolica, anche  per  un  altro motivo, poiché nel discorso cristiani ed ebrei, le  grandi chiese  storiche  , non le sette, hanno  raggiunto  una  larga  unità di intenti  e  di pensiero.--------------------Perché la  disponibilità--leggo  da Stefani--al dialogo  è spesso  presentata come qualcosa in grado  di   sanare  di per se' i  conti  con il passato.------------------------------------------è molto bello  che  i cristiani si  siano  volti verso  un  atteggiamento  nuovo  , ma  questa  è  una  loro  maturazione , non  si  può  pretendere  che  la   controparte abbia  nello  stesso modo e  nello  stesso  tempo  maturata  una  simile   disponibilità  di dialogo se non è fatta in quegli ambienti  preparati, dove  vi è  già  dell'amicizia , o  a livello  di studio, può  diventare  colpevolizzante.  No, no  il dialogo  è  un  punto  a  cui  bisogna arrivare, e non  è detto  che  ci sia  già  arrivati, forse lo si può  affermare come programma generale. Inoltre,il dialogo comporta  una  materia  su  cui  dialogare  e  non è  facile individuare  nel  rapporto  ebraico- cristiano  materia   comune, e questo non  perché  non  ce  ne  sia, ma  perché  nell'ambito cristiano  quando  per  esempio si fa  dell'ecumenismo il tema  è sempre  fondamentalmente  teologico, nel rapporto  con  l'ebraismo  la  priorità  ebraica  non è  la  teologia, anzi, non esiste  neppure  una  parola  in ebraico  abbia  tale  significato.
Però  pensate alla fondamentale  importanza che  è sempre  stata  riconosciuta  a  una  frase dell'Esodo(24,7)   quando  dopo  l'alleanza  sinaitica   Mosè fa  una  cerimonia,  un  rito   di consacrazione  del patto , e legge  il libro  e tutto il popolo  risponde:"Quanto  il  Signore   ha  parlato eseguiremo  e  ascolteremo". Cosa   viene  messo che  per  prima  cosa  vi  è  la  prassi: eseguiremo; e solo come  secondo  l'ascolto  della  teologia:  lo   studio.  E  allora  se  il  dialogo si  svolgesse  solo  sulla  teologia  sarebbe  una  forzatura  dell'ebraismo,  mentre  se  si  svolgesse  sulla  prassi  per i cristiani, si  avvicinerebbe a un  discorso  umanistico:  per fare un  esempio   nel  mondo  cristiano  si  parla  di etica mentre  nel mondo  ebraico   di  esecuzione  dei precetti.-------------------------------
la realtà   ebraica  è  fondamentale per la  chiesa, per l'autocoscienza  della  chiesa, la  chiesa  non può avere  una  chiara  autocoscienza se  non  al cospetto  di Israele.  Dice  Stefani-" solo  Israele  che  non ha  perduto  la propria  elezione  può  essere  intrinseco  alla  chiesa"  L'elezione  di  Israele  è  irrevocabile, questo  lo dice  Paolo, lo  si legge  nel  documento  conciliare "Nostra Etate"  al n. 4,  ma  anche  nei  due  documenti  successivi, "Orientamenti e  Suggerimenti" del 1974  e  "Sussidi" del  1985, oltre  ai  numerosi  documenti  del Papa, e  questo  in  ambito   cattolico. Mentre  in  quello  evangelico  viene  affermato  in  vari   documenti  sinodali di  cui  tra  i  più  importanti  delle  chiese  evangeliche  della  Renania  del  1980 e il  Sinodo   valdo-metodista del  1982.
Quindi  , se  noi   volessimo  dirci: la   chiesa  aspira  al  dialogo, con  chi  deve  dialogare? Risponderemo : deve   dialogare  con se  stessa  al  cospetto   dell'ebraismo. Su  che  cosa?  Sui  temi  della  chiesa  stessa  ;  temi  che  non  siano  solo  una  riflessione  sulla  cosiddetta  historia salutis, ma   anche  sull'ecclesiologia, sul  rapporto   Antico  e Nuovo  Testamento, sulla  liturgia.--------------------------Facendo  qualche  passo indietro, prima  del  Concilio  Vaticano 2° nella chiesa  cattolica  , e  prima  della  Conferenza  di Amsterdam (1948)  per  le  chiese  evangeliche  , vedremo  quanto   percorso  si è  fatto. Un teologo  cristiano  evangelico  scrive, a proposito  di quello  che  stiamo  dicendo , che  il   cambiamento-in  un  certo senso è  in sintonia  con quello  che  dice Martini--nel  considerare l'ebraismo  , deve cambiare   le fondazioni  della chiesa.Se  essa  semplicemente  volesse cambiare  il suo punto di vista sul  popolo ebraico  senza  toccare  il rito  della  sua  teologia  non  riuscirebbe che a rendere  tutta  questa  teologia  piuttosto  incoerente. Se  la  chiesa  abbandona i fondamenti  del  suo  antigiudaismo, se  prende  in   considerazione  in  senso  positivo  e  non più  negativo  il popolo ebraico, non  può  fare a  meno che cambiare tutto  il  resto  della sua teologia  tradizionale. --Ciò che è in causa  è un  cambiamento che tocca  il cuore stesso del pensiero   della  chiesa. ------E questo lo verifichiamo , nella preghiera ,  nella liturgia dove  sono  state  fatte delle  correzioni, perché la  liturgia  conteneva ancora molte  espressioni antigiudaiche per es."il nuovo  popolo di Dio"ecc----------------------Così,nel linguaggio cristologico: noi  in tutte  le  chiese siamo  largamente usufruttuari di una  terminologia  e  di  concetti  greci, che  l'antica  chiesa dei   giudei-cristiani  non  aveva, perché   vocaboli  che  non  hanno   corrispondenza  nella  Scrittura:pensate  ai termini   quali persona,  sostanza --Per ora  è molto importante  non  produrre  questi cambiamenti che richiedono   lavoro e sforzi  , ma  almeno rendersi  conto  di questa necessità.------------------------Elezione, non tutti gli ambienti  ebraici sono  stati  molto soddisfatti  di tale  scelta,ma per  una  ragione opposta a  quella  che  possiamo immaginare.  In  realtà  si  è  manifestato  il timore  che  l'idea  di "elezione" potesse apparire  negativa  nei confronti  del popolo  ebraico, cioè  che  mettesse in  luce una  qualche  superiorità  del popolo  ebraico. Qualcuno avrebbe preferito  la parola"scelto", che da' meno l'impressione di superiorità  Dio dice al suo popolo:"Io ti ho scelto  non perché tu fossi importante , ma  semplicemente  perché  tu sei  anzi il  più  piccolo  fra  tutti  ,ti   ho scelto  per  amore."------da Esodo 19,5:"  voi sarete  per me  proprietà  tra  tutti  i popoli-----sarete  per me  se  farete  e  seguirete  quello  che io vi dirò, solo  allora  sarete  regno di sacerdoti  e nazione  santa"
Che  cosa  si intende con  questo?  ci sono duemila anni  di riflessione  ebraica  su questa  nozione  espressa in tal modo  , e  la  lettura  ebraica  in sostanza  è questa: che  il popolo  ebraico  è  stato  scelto  secondo  il  criterio  biblico  fondamentale  della   piccolezza, della  secondarietà; voi  sapete  che Dio ha  praticato quella  che  alcuni  chiamano  la  teologia  del  "figlio  minore", cioè  David che  era  il più  giovane  dei  suoi  fratelli , quasi  dimenticato  in campagna  , poi  Isacco  e non Ismaele ,Giacobbe  e non Esaù    e via dicendo.Allora essendo il popolo più piccolo, per un  suo piano, lo ha  scelto  in  senso  ministeriale  perché  sulla  terra  risuonasse  la sua  Parola: Parola  di Dio ; ma  anche  perché  diffondesse  la  nozione di un  Dio  unico  affinché  tutto  il mondo  venisse  a  contatto con  la Parola  divina:ciò che infatti  è avvenuto  tramite Israele, che  benché  popolo  piccolissimo  è  riuscito  , attraverso  la  sua  storia  biblica  e poi  post-biblica ----a  far si  che  oggi  miliardi  di  persone  credano  non in una pluralità  di divinità  ma  in  un  Dio unico.------------------------------------------------Elia Benamozegh,  rabbino  italiano  vissuto a Livorno ,  stabilisce  la  missione  sacerdotale  di Israele, e voi sapete che un sacerdote ha   una  missione  indipendentemente dalla sua dignità  etica: ci può essere  un sacerdote  più  buono e un sacerdote meno buono, uno  più intelligente un altro  meno  intelligente.....ma  il compito  corrisponde  all'elezione.   Quindi  per Israele tale elezione  indica  una  missione  affidatagli, non  una  eccellenza etica o sapientale o  altro, aspetti  che, in un qualche modo, nel mondo religioso possono  creare  difficoltà  quali il particolarismo e l'universalismo.  Dice il rabbino Elia  Benamozegh:"l'ebraismo è una religione non universale, che però ha  una  religione universale."
Questo vuol dire  che l'ebraismo non  chiede  a tutti  gli uomini di farsi  ebrei , e questo è il particolarismo;  così  come  nel cristianesimo  non  si  chiede  a tutti  gli uomini di farsi  preti  o monaci, però ha  un universalismo, cioè chiede a tutti   gli uomini  di  riconoscere  il Dio  unico  e  le sue Leggi.  Da  ciò emerge che:
---il popolo  ebraico  ha  una  missione che gli deriva dall'esistere; non da  quello che dice  o che fa ,ma  dall'esistere.
---non  è questione  di  discutere , discorrere  o dialogare sulla  fusione degli ebrei  nel cristianesimo, ma  piuttosto  su  di un  misterioso  piano di Dio.
Martin Cunz, pastore  svizzero  molto attivo nell'ecumenismo, dice:" l'esistenza  di  ebrei  nel cristianesimo deriva  dal fatto   dell'incoerenza   divina. Il Dio nostro  è  un Dio in cui  prevale  non  la  misura  del giudizio , ma  la  misura  della misericordia. E  la  misericordia è sempre incoerente."
Ora, l'incoerenza  di Dio  fa si che la coesistenza di due  vie, oltre una certa sfida e  un certo  sorriso di Dio che stanno  dietro  a questa  combinazione  che  ha  lasciato  nel mondo, entrambe  nate  da lui , non possano risolversi l'una  nell'altra  e viceversa.--------------
Dice Stefani:"A  interpellare  il cristiano  è innanzitutto  l'esserci  di Israele non  la  riflessione  teologica su  di esso.----------------------------------------------
Il cardinale  Rogér Etchegaray, nel Sinodo del 1983, aveva  detto:"  Non è  sufficiente  scoprire la ricchezza  del  nostro  patrimonio  comune, ebraico  e cristiano, la  primità del popolo  ebraico  non  crea  per la chiesa  soltanto  un  problema  che tocca  la  sua  propria   definizione. Nessuno  dei due  figli  può  entrare  in possesso  di tutta  intera  l'eredità."  Per l'incoerenza divina di cui dicevo prima, Franz  Rosenzweig, il filosofo  ebreo  morto  nel 1929, cita  un   midrash e dice:" Alla morte  solo  una  domanda  sarà  posta  all'ebreo: hai tu sperato  nella redenzione?--Tutte le altre domande  sono  per  voi cristiani. Prepariamoci dunque insieme  nella  fedeltà  a comparire  al Giudice  celeste.
Tutte le domande sull'identità   cristiana , perché  la  storia  stessa  ci insegna che  il cristianesimo non è esistito sempre , esso  presuppone  l'ebraismo. Ora , il presupporre   l'ebraismo  non è  una  questione  puramente storica  che  si  può  risolvere così: prima  c'era   l'ebraismo  poi è venuto il cristianesimo. No, sarebbe  troppo comodo. Prima  c'era  l'ebraismo, poi ci  sono  il cristianesimo  e  ancora  l'ebraismo.  Renzo  Fabris dice:"ciò che  nel  dialogo  ebraico-cristiano  non  si può  dimenticare, è che per  la chiesa  e Israele  l'incontro è  la prova   della capacità di pensare  ai  confini dalla  propria  realtà strutturale."--------------------------------------------------------------------
Inoltre  voglio dire  che  non  saranno  gli ebrei  divenuti cristiani  a essere importanti  per la  chiesa, ma  Israele  che  rimane  Israele,anche se la chiesa  sarà sempre e in ogni caso  composta  da ebrei e  gentili, o meglio di gentili  che si  collegano  agli ebrei. All'epoca  delle origini c'era una  chiesa  cosiddetta  ex circumcisione e c'era  una  chiesa ex  gentibus.---------La  chiesa ex circumcisione era  la chiesa  di Gerusalemme, la  chiesa di Giacomo, che  è stata  progressivamente  perseguitata e emarginata  , e  attraverso due  o tre  secoli cancellata  definitamente. Ma  il suo posto  nella  chiesa   non è stato  mai eliminabile; una  chiesa  di soli pagani , ed  ex  pagani, sarebbe  la sua  rovina, non perché  i pagani siano peggiori  degli ebrei, ma perché sarebbe una chiesa senza radici. Ricordate  quello che dice  Paolo: "la radice che  porta  te."Una  chiesa senza radici  non ha  assolutamente  nessuna  legittimità-----------------------------------------------------------------------------------------
David  Flusser, professore  dell'università  di Gerusalemme, ebreo  osservante, autore del libro"Jesus"sue tesi pubblicate sulla rivista"QOL", riguardo alla nascita del cristianesimo nell'ebraismo:"  Cristianesimo  ed ebraismo  sono  un 'unica  religione , per il cristianesimo la tensione  con l'ebraismo era  una  necessità  storica  affinché  il  cristianesimo  potesse  diventare  per i  pagani  una  religione  universale indipendente."   Oggi  questa necessità non esiste più , il cristianesimo può rinnovarsi per mezzo e con l'aiuto   dell'ebraismo; anzi direi solo e per mezzo dell'ebraismo.------------------------------------------------mi sembra  legittimo  rispondere a  una  domanda  che forse alcuni  di voi si pongono , e che se le due  vie  sono frutto dell'incoerenza  , cioè  della misericordia , e se l'elezione di Israele  è  affermata  in  tutti  i documenti  ecclesiali  come  irrevocabile  e permanente, che cosa pensare del rifiuto di Gesù da parte ebraica?-----------------------------------------il cammino messianico non è  concepibile dal  punto di vista  ebraico  come  puramente  interiore. Quindi la responsabilità  dei cristiani  è enorme agli occhi  degli ebrei, perché  ebrei e cristiani  sanno . Infatti , Petuchowski: "le speranze future  dell'ebraismo e del cristianesimo sono identiche." cioè l'attesa messianica  è  comune , tuttavia  la responsabilità  dei cristiani è enorme  perché  ..i cristiani nascondono  il  messianesimo, nascondono gli  eventi  messianici.E ciò che  non si vede c'è? Qualche volta  si, qualche volta  no.Alcuni maestri di Israele affermano, se il vostro  Messia  verrà,perché tutti i testi dicono verrà e non tornerà(per esempio  in attesa  della sua venuta ,di là da venire, colui che verrà)--e il nostro  Messia verrà e avranno la stessa  faccia , cioè saranno la stessa persona, noi saremo contenti. Se la Parusia  sarà l'evento messianico degli ebrei questa  è  un'attesa che  loro  stessi professano con piena  fiducia.Dal Sinodo della chiesa Valdo--metodista del 1982:"molto presto  nella chiesa   si è  perso  coscienza del fatto che  un aspetto  essenziale  dell'unità  del popolo di Dio è l'unità  tra chiesa e sinagoga. Un solo popolo di Dio (questa è l'unità  di fatto) costituito da ebrei e cristiani, non un nuovo popolo di Dio .e la chiesa non è  il nuovo popolo  di Dio . La storia  dei  rapporti tra  cristiani ed  ebrei nei  secoli che stanno alle nostre spalle è quanto mai  dolente, un colpo enorme  da  parte dei cristiani che  contro nessun popolo  , hanno peccato tanto quanto  contro  gli ebrei.Sarà necessaria una svolta non piccola nella  coscienza  cristiana  contemporanea per comprendere  che  Israele , come  comunità di fede  , è parte integrante della questione  ecumenica."
Il teologo Karl Barth  ,aveva detto  a Roma  nel 1966: c'è una sola  vera questione  ecumenica  ,è il rapporto  chiesa - sinagoga.   Il sinodo   delle chiese evangeliche  della Renania: Confessiamo la nostra  fede  in Gesù  Cristo , l'ebreo, che in quanto  messia  di Israele  è il salvatore  del mondo. Ma solo in quanto  messia  di Israele.
Mons.  Goretti: 
Il popolo  ebraico  figlio primogenito  resta  ancora  il popolo scelto[...]non si può  comprendere la natura della  chiamata alla salvezza nella chiesa  se  non a  partire da questa  chiamata  mai revocata del popolo  ebraico  al servizio  dell'umanità. Questa elezione  fonda  un'alleanza  che  Dio non ha mai cancellato  su cui si innesta la novità  di  Cristo e della sua  alleanza.

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