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martedì 7 maggio 2019

da: "Affinità elettive" di Johann Wolfagang von Gothe

7-5-2019
......Il sole  era  tramontato e  già  imbruniva  e  un  umido  velo  aleggiava  intorno  al lago. Ottilia  era  lì smarrita  e agitata,guardò  verso  la casa  in  altura, e  le  parve  scorgere sul  terrazzino l'abito  bianco  di Carlotta.  A  fare  il  giro  del  lago  si  andava  per  le  lunghe:  ella   conosceva  l'ansia  di Carlotta  in  attesa  del  bimbo.  Vede  dirimpetto  a se'  i  platani  su  l'altra  sponda ; solo  un  braccio  d'acqua  la divide   dal  sentiero che  sale  rapidamente  verso  la casa. è    già  lassù  col  pensiero come  con  gli  occhi . Sotto  questo impulso,  scompare  lo  scrupolo di  avventurarsi  su  l'acqua  col  fantolino. Corre  alla   barchetta ,  non  sente  che  il cuore  le  batte , che  i  piedi  le  vacillano, che  minacciano  di  mancarle i sensi.
Ella  salta  nella  barca , afferra  il remo e cerca  staccarsi. Deve  adoperare  la  forza , ripete  la spinta,  la barca  oscilla  e  scivola un  tratto  verso il lago . Sul  braccio  sinistro  il  bambino,  nella  mano   sinistra  il libro, nella  destra  il  remo , subisce l'oscillazione  anche  lei e  cade nella  barca. Il remo  le sfugge  da  una  parte, e  com'ella  tenta  di  reggersi, bimbo e libro  le  cadono dall'altra; tutti  nell'acqua . Ella  cerca  afferrare  i  pannolini del  bimbo, ma  la sua  posizione incomoda  le  impedisce  di  alzarsi.  La  mano  destra ,  che  è  libera  , non  basta  a farla voltare e drizzare  in piedi; finalmente  le  riesce , ella  trae il  bimbo dall'acqua,  ma  gli occhi  di lui  sono  chiusi,  ha  cessato  di respirare.
In  quell'istante tutta  la lucidità le ritorna ;  ma  tanto più  grande  è  il  suo  dolore.  La  barca è  spinta  fino  a  mezzo  il lago , il remo galleggia lontano; ella  non  vede  alcuno  alla spiaggia ,e l'avesse  pur veduto, a che  le  sarebbe  giovato? Isolata da  tutto ,ella  fluttuava su l'infido incoercibile elemento.
Cerca  aiuto in se  stessa . Tante  volte  aveva  sentito  raccontare  salvamenti annegati. Ancora  la sera  del  suo  di natalizio , uno  ne  aveva  veduto ella stessa.  Spoglia  il  bimbo e lo  asciuga col  suo  abito  di mussolina. Si  denuda il  seno  e lo  mostra  per  la prima volta  al  libero cielo; per  la prima  volta  stringe  un  alcunché di vivo  al  suo  puro ignudo seno, e , ohimè, non  è  cosa viva .  Le  fredde  membra  dell'infelice creatura  le agghiacciano il seno fino all'imo  del cuore. Sgorgano lagrime infinite dai  suoi  occhi  e ne  viene  all'epidermide dell'irrigidito  una  parvenza  di  calore  e di vita . Ella  non desiste , lo  copre  del suo scialle, e  col   carezzarlo,  stringerlo al petto,  alitarlo, baciarlo,  bagnarlo  di lagrime, crede  di  sostituire quei  mezzi  di  soccorso che,  così  tagliata  fuori  dal mondo , le sono negati.
Tutto indarno! Immobile sta il bambino nelle  sue  braccia , immobile  sta  la barca su lo specchio  dell'acqua; ma  anche  in  tal  momento la  sua  bell'anima  non  lascia  deserta la  giovinetta.  Ella   si  rivolge  al cielo . Cade  in ginocchio nella  barca e solleva  il  fantolino irrigidito con ambo  le braccia  sul  suo  petto  innocente, che ha  la bianchezza, ma  ohimè, anche il freddo del  marmo. Con  gli occhi  umidi guarda in alto  e  invoca  aiuto  di là dove un  tenero cuore spera  trovarlo grande e mirabile, quando esso viene  a mancare nell'universo.
Ne' ella si rivolge invano anche alle stelle, che  già qua e là cominciano a scintillare. Una  lieve brezza si  leva e spinge la barca verso  i platani.......

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