La Cicala che imprudente
tutta estate al sol cantò,
provveduta di niente
nell'inverno si trovò,
senza più un granello e senza
una mosca in la credenza
.
Affamata e piagnolosa
va a cercar della Formica
e le chiede qualche cosa,
qualche cosa in cortesia,
per poter fino alla prossima
primavera tirar via:
promettendo per l'agosto,
in coscienza d'animale,
interessi e capitale.
La formica che ha il difetto
di prestar malvolentieri,
le dimanda chiaro e netto:
---Che hai tu fatto fino a ieri?
---Cara amica, a dire il giusto
non ho fatto che cantare
tutto il tempo,---Brava, ho gusto;
balla adesso , se ti pare.
Sen stava messer Corvo sopra un albero
con un bel pezzo di formaggio in becco,
,quando la Volpe tratta al dolce lecco
di quel boccon a dirgli cominciò:
---Salve, messer del Corvo, io non conosco
uccel di voi più vago in tutto il bosco.
Se è ver quel che si dice
che il vostro canto è bel come son belle
queste penne , voi siete una Fenice---.
A questo dir non sta più nella pelle
il Corvo vanitoso:
e volendo alla Volpe dare un saggio
del suo canto famoso,
spalanca il becco e uscir lascia il formaggio.
La Volpe il piglia e dice:--Ecco , mio caro,
chi dell'adulator paga le spese.
Fanne tuo pro' che forse
la mia lezione vale il tuo formaggio-.
Il Corvo sciocco intese
e(un po' tardi) giurò d'esser più saggio.
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