12--3--2020
Vivere, in un ambiente sociale squallido, non è bello, né augurabile, a nessuno uomo o donna, con un'educazione, cultura, intelligenza.
La mia vita è quella dei miei fratelli(Giorgio, ed Antonio) sin dall'infanzia , è stata condizionata , dal nostro essere diversi, non assimilabili, alla realtà oggettiva in cui viviamo. Il nostro mondo, andava, dal mondo della mamma, a quella dei nostri, cari, bolognesi. La mia famiglia di Bologna ,come ho sempre detto, era ed è formata dai miei zii e cugini, sia paterni che materni. Sebbene il nostro legame è stato più stretto con quelli materni,ma per ovvie ragioni, siamo coetanei.
Mi ricordo , da bambina, come il parlare in lingua italiana, generò una reazione di "furore"; ma ho perseverato, con il sostegno dei miei zii e cugini.
La nostra educazione, il nostro modo di vestire, i nostri giocattoli, tutto definiva , un mondo privilegiato, il cui ingresso, non era accessibile, ai nostri coetanei, locali.
Ricordo, lo scandalo e la maldicenza, che accompagnarono, le inscrizioni alla scuola superiore; perché , a scuola c'erano i ragazzi,quindi frequentare la scuola, ed avere contatti con dei ragazzi, significava , diventare una poco di buono. L'inscrizione in medicina ha completato il quadro.
Superato con profitto, l'esame di stato, i miei genitori, mi regalarono una vacanza in Emilia Romagna, con i miei zii. Ed io e papà godemmo di una bella vacanza. Lo zio Ulderico Domenico, fratello della mia mamma, trascorreva le sue vacanze o in Sicilia da noi, oppure sulla riviera adriatica, Cesenatico. Sono state vacanze stupende,godute con i miei zii , cugini; ricordo ancora le nostre serate,a passeggio,oppure,noi ragazzi,con gli amici, dei miei cugini,a prendere una pizza in un locale. Un vivere sereno, gioioso, tranquillo, dove la malvagità mentale tipica , delle persone di qui, non esisteva.Una buona atmosfera di serena, relazione sociale, fra ragazzi e ragazze.
Ritornando in Sicilia, mi sono trovata , con una nuova e positiva realtà; un gruppo di ragazzi e ragazze, in parrocchia Cristo Re , con un possibile cammino , fatto di tante ideali, e molta volontà nel volere esperimentare nuove idee e proposte. Con grande gioia , ed entusiasmo , ho accolto questo progetto , pur volendo rimanere ai margini, accogliendo questa nuova realtà, ho accolto a casa , tutti coloro che sin dall'inizio , ho considerato :"AMICI". Ma nello stesso tempo, ho cercato , di mettere in pratica, l'esperienza meravigliosa, che a Bologna ho vissuto con i miei cari. Tutte quelle volte , che ho relazionato , con la brutta realtà belpassese, ho cercato di trasferire la luce , la limpidezza , della mia educazione, dei miei ideali , a questa gente. Ma ho fallito! Questa è la mia brutta e peccaminosa vita, per la quale un sacerdote, non belpassese, nel 1990, mi ha aggredito con queste parole:
" La vita brutta di una disgraziata, della quale tutti sappiamo chi è, e che la madonna della roccia, ha miracolato con una conversione"
Ho pianto, stupidamente; ma dovevo ricorrere ad una querela!
Un povero prete, bigotto, che non si rende conto, fino ad oggi, che questa espressione definisce una persona: ignorante, arrogante, idiota!
Non sono Giona, non credo in una conversione, Belpasso è , e rimane quello che è, un paese di fango.
Il male non si combatte con il perdono, o la pietà, ma con la denuncia.
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