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martedì 17 marzo 2020

NELL'OTTICA DEL SILENZIO: EDUCARE AL SILENZIO CREATIVO di: Antonella Piccagliani insegnante di musica

17--3--2020
Quando  è nata  l'idea  di questo  articolo mi  trovavo  , in un luogo  ameno  della collina  parmense, un borgo  delizioso  composto  da cinque  o sei  case , quasi "sprofondate"  qualche metro più in basso  respetto al ciglio stradale.
Qui  il  paesaggio  sonoro, costituito sulla  tonica  del  frinire delle cicale e del  canto dei grilli, si  sviluppa attraverso le  modulazioni  del  vento  frusciante  tra  le foglie,  accompagnato da  un  ostinato  pigolio di una  nidiata  di pulcini e dalle variazioni del  muggito  delle vacche  nella stalla.
In  questa  estemporanea  composizione  sonora ,ogni variante aveva ,  per il mio orecchio , il sapore  di una inattesa improvvisazione  nient'affatto  fastidiosa: il suono di un violino dalla  casa accanto, il fischietto  del contadino  di ritorno  dai campi, lo scorrere   dell'acqua  del rubinetto  nel cortile, l'abbaiare di un  cane  in  lontananza...
Oggi  , nel  mio appartamento, mentre  mi accingo  a  raccogliere in forma  articolata  le idee  appuntate  allora  in ordine sparso, le  finestre  aperte  sulla  strada  lasciano arrivare  fino  a qui  vari  rumori:  quelli  delle  automobili  che  stanno  circolando  nervosamente , del cigolio  dei freni, delle  marmitte  dei  ciclomotori, della  gente che corre indaffarata.
E,  d'un  tratto  , mi  riesce  difficile  pensare  ad  un silenzio che  non c'è !
Eppure ,nemmeno  in collina c'era  silenzio : mi trovavo , al  contrario , completamente   circondata  da  suoni di  ogni  genere . Ma neppure  per  un istante  ho  associato, udendoli , quei suoni all'idea  di rumore.
Aprendo il dizionario alla  parola" rumore", leggo:
...strepito--frastuono-  fracasso--baccano--chiasso---baillame---schiamazzo---urlo---fragore---clamore----rombo---scoppio---tuono---mormorio---fruscio--bisbiglio--stridore--sibilo.....
e  in relazione  al  suo  contrario, "silenzio", leggo:
assenza  di  rumori\\   taciturnità\\  quiete---pace\\
Immediatamente  associo  la  descrizione  del  primo  termine,"rumore", all'immagine  della strada e quella  del  secondo, "silenzio",all'immagine  della collina.
Ecco un'apparente  contraddizione: un luogo silenzioso(il paesaggio  collinare  pervaso di pace e di quiete) eppure  pieno di  suoni!
Posso  quindi  affermare che  il silenzio è suono?
Nell'esperienza  religiosa  il silenzio  è un  un'atto  di culto, è preghiera  interiore, è  porsi  nella  condizione  di "ascoltare" la Parola di Dio.
Su ben  altro piano , quello della  didattica  montessoriana (per esempio) l'esercizio del  silenzio  ha  la  precisa  finalità  di far  ascoltare il silenzio  stesso.
Possiamo  perciò  tranquillamente  affermare che  il silenzio si può  ascoltare , silenzio  non  significa  assenza  di suoni.
Per  Kirpal  Singh  ----(mistico   indiano):
"  Quando  non c'è  suono , si dice che  non  lo si sente,
ma  questo  non  significa  che  l'ascolto abbia  perso
la  propria  capacità d'essere  in  ascolto. In verità,
quando  non  c'è suono  l'udito è  ancora  più  all'erta.
Invece , quando  c'è  suono la qualità  dell'ascolto è inferiore."
è ciò  che,  in altre  parole , afferma R. M. Schafer (compositore  e scrittore  secondo il quale"....abbiamo  bisogno  di  ritrovare la  quiete  perché  un  minore numero  di suoni possa [...] introdursi al  suo  interno  e  disturbarla".
Al contrario  di ciò  che  si può  pensare , infatti  , il silenzio  non è vuoto.
Diremo  anzi  che  il "silenzio  assoluto"  è un  concetto  che  nella  esperienza  umana  non esiste.
Ancora  Schafer riferisce l'esperienza   che  il  musicista  John Cage  fece  in  una  camera   anecoica, ovvero  totalmente  insonorizzata,  dove egli  tuttavia  udì  due  suoni : uno  acuto(prodotto  dal  suo stesso  sistema nervoso in azione)  ed  uno  grave  (prodotto dal  suo  sangue  in circolazione)
"Finché non  sarò  morto "scriverà  Cage "esistono suoni ; e  seguiteranno  dopo  la mia morte".
L'esperienza  sonora ,  insomma , non  abbandona  mai  l'uomo: è  ormai  assodato che  essa ha  inizio già  prima della  nascita , quando  il feto sente  il battito  cardiaco  della madre, ascolta  la sua  voce e reagisce  agli  stimoli  sonori esterni.
Esperienze , queste  , che  nel bambino determinano poi spesso"...una  attenzione privilegiata  per  il suono come  mediatore  della  propria  relazione  con  il mondo ;  è  attraverso i suoni  che  molti  bambini  costruiscono  la propria  immagine  del mondo".
Parallelamente  sappiamo  che,  da quando la madre avverte i primi  movimenti  del feto, si  accorge  come i rumori intensi  lo facciano sobbalzare.
Ciò  ci  riporta  alla  definizione  di "rumore": ne La  Nuova  Enciclopedia della  Musica, leggiamo in  prima  istanza  che  il termine"...genericamente indica  le  sonorità  sentite come  sgradevoli  , gli eventi  acustici troppo  forti o  i  disturbi presenti  in un  sistema  di  comunicazioni".
In  relazione all'evoluzione che  , nel  corso  del 900, ha  costantemente  allargato  il repertorio  di sonorità  utilizzata  in musica, il rumore ha  via  via  assunto  valenze  estetiche e  finalità  espressive  più  precise . Purtroppo  in virtù di tale  fenomeno  che,  caratterizzando  sempre  più  eventi "sgradevoli"  come "musicali", rischia  di  allontanarci dalla nostra più  intima essenza , io  preferisco  mantenere l'attenzione  sul  silenzio come  sfondo  utile  e  necessario  per  ritrovare sé  stessi e  la propria  capacità  creativa , come  espressione dell'anima.
Nella mia  attività didattica, qualora in veste  di "educatrice  al suono"  mi   si offre l'opportunità  di curare  l'aggiornamento  delle  insegnanti (scuola materna, ed elementare) prima  di  affrontare gli aspetti  metodologici  della  disciplina  musicale  preferisco riflettere  e far  riflettere  sulla  necessità di creare  un  contesto culturale "di pulizia" entro  il quale  sia  possibile  far  emergere il sé(quello  dei  bambini  in primo luogo , ma  anche  quello  degli  insegnanti stessi) oltre  il  bombardamento  acustico dei media, e del traffico ecc.
Nel nostro sistema  di vita  la comunicazione  interpersonale  passa prevalentemente   attraverso  il canale  verbale il quale , dimenticando  l'importanza  dei  rinforzi  non verbali nei  processi  comunicativi  viene generalmente privilegiato e rinforzato, soprattutto in  ambito  scolastico.
è importante , invece, dentro  e fuori  la scuola , dare ai  bambini la possibilità  di ascoltare e di  ascoltarsi; come adulti  dovremo  chiederci  spesso e i  nostri  interventi(per lo più verbali)lo permettono.  Mi capita spesso di lavorare  con gruppi  di  bambini in  presenza  delle  loro  insegnanti che  di  frequente  sprecano  le proprie  energie  nel  tentativo  di "spiegare" cosa  fare  o no fare , cosa  dire o non dire . è nota  a tutti  la valenza  dell'esempio quando  si  voglia  insegnare  qualche  cosa. Provate  quindi ad  immaginare quale  importanza assuma  un  gesto  , un'azione eseguita in un  contesto di grande  attenzione, di  silenzio , senza  parole di  rinforzo:  diventa  scena  , immagine  , "parola", suono e,  in virtù dello sfondo  così  pulito  dalle  ridondanze  verbali, si  imprime con  più  pregnanza in  chi sta  osservando  ,ascoltando, imitando.
"Colui che  canta  non crea il canto  da  solo. Deve esservi  qualcuno che  ascolta. Un  uomo fa  uso  della  voce per  cantare. L'altro  canta nella  sua mente"(da  The  broken song  di  Rabindranath  Tagore).
Afferma  Schafer  che  "...l'uomo  ama  produrre  suoni per  ricordarsi che  non è solo[....] ha  paura  della  mancanza di suoni[.....] poiché  il silenzio definitivo è quello della morte[...]"
Ciò  fa supporre, nell'uomo , il silenzio  con  valenza negativa; impariamo ad assumere ,invece,  un'ottica  positiva  e ci accorgeremo di quanta  vita  ci sia nel "silenzio"intorno a noi!
Un  gioco  che  faccio spesso  con  i miei bambini , è quello  di  trovare  la  "tonica" del paesaggio sonoro  che ci  circonda . Seduti in cerchio, ad  occhi  chiusi e in silenzio  perfetto, ascoltiamo , e cerchiamo di individuare  il  suono di fondo  dell'ambiente circostante :  sarà  facile, poco  dopo aver raggiunto  questa consapevolezza , accorgersi  di tutti  gli altri  suoni che  man mano  si  sovrappongono  a quello che ci  sembra va  preponderante(sia esso il nostro  respiro, quello di un compagno o il suono  della pioggia  che  batte sui vetri).
E  perché  non  chiudere  gli occhi  e scrivere  mentalmente, ciascuno per sé , una teoria  sul  "colore  del silenzio":  che  colore  ha il mio silenzio quando  piove o  c'è  il sole , quando  fa caldo o fa freddo;  se  sono  solo o  in compagnia ,in campagna o in città, al  mare  o in montagna.
O  qualche  volta, invece di cantare "stornelli"  insieme  agli amici, proviamo  a creare  una  catena  appoggiando uno  l'orecchio  sulla  schiena  dell'altro, cingendogli la vita  con le braccia, facendo oscillare  lentamente  il corpo  e lasciando  che,  pian piano  , esca da ognuno un  canto  spontaneo ,monocorde , che  gradualmente si  adatta  al suono della  cassa  armonica immaginaria sulla  quale  abbiamo appoggiato il nostro orecchio : un proverbio indù recita:
" L'utilità  di un contenitore  sta  nella  forma  del suo vuoto".
Perciò  danziamo il nostro silenzio  ovvero gli elementi  in  esso  contenuti  : suono , rumore ,melodia, armonia , percussione: e, infine osserviamo  la danza che  gli altri  eseguono  sul  proprio --silenzio immaginario.   Vorrei concludere  con  le parole  di Schafer:
"...Recuperare  il valore  della  contemplazione  ci insegnerebbe  a vedere nel silenzio una  condizione  positiva  e felice in sé , come  un grande  e magnifico sfondo  contro  il quale le nostre azioni si  stagliano e acquistano forma. Qualora  questo  sfondo  mancasse , esse non avrebbero alcun  senso e potrebbero anche  , in verità, non esistere affatto[...] Era  questo  l'insegnamento  di Lao--Tse:
" Abbandonare  la fretta dell'attività. Chiudete la  bocca . Soltanto  allora  potrete  comprendere lo spirito del Tao".

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