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martedì 31 marzo 2020

IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA di: Alberto Romagnoli " Il sistema rappresentativo"

31---3---2020
3)   La  sovranità popolare  e  la  rappresentanza  politica:
l'art.  1   della Costituzione , dopo aver  proclamato  che  l'Italia  è una  repubblica  democratica , afferma  che  la  sovranità  appartiene  al  popolo, il  quale la  esercita nelle forme  e nei  limiti della Costituzione.
Dichiarando  che  la sovranità  appartiene  al popolo , si è  voluto  insistere sulla  forma  democratica dello Stato , e stabilire  che l'esercizio  dei  poteri supremi , dei poteri  cioè  a cui  è  assoggettata  la direzione  dello Stato e  l'attività  degli altri, è  attribuita  al popolo , che non potrà  mai venire  spogliato.
Per  popolo, dato  che  si  tratta  d'esercizio di  diritti, si  deve intendere la  parte  della popolazione in  grado  di  essere  politicamente  attiva, che,  se  una volta fu più o meno  limitata nel numero, sulla  base  di varie  considerazioni,  quali  il grado  d'istruzione  e il censo, si è  estesa oggi a tutti  coloro  che  siano  forniti  della  capacità  naturale  ad esercitare  diritti. Con  ciò  si è  attuato il suffragio  universale, che  ammette  effettivamente tutto il popolo alla  funzione elettiva.
Negli Stati moderni l'attuazione del principio  democratico non è  concepibile altrimenti che  attraverso organi di  rappresentanza  politica: il popolo , tutto  il popolo , è rappresentato  dai suoi  eletti. Con  la funzione elettiva  si  tende ad ottenere l'adesione , per  quanto  possibile completa, dell'apparato  statale alle  esigenze della  comunità ;  ma  non si  vuole  con essa  determinare la  volontà  dello Stato , bensì  soltanto  procedere alla  scelta  delle  persone  che  poi assumeranno gli  uffici  più  eminenti , fra  cui  è  da  collocare per  primo quello di formare le leggi. Si pensa che  la scelta popolare  normalmente indicherà  sempre  i migliori  e i  più adatti, "politicamente, ben  inteso", come  dice l'Orlando, il quale  aggiunge  :" Si  dimentica che  tutte  le  attitudini sono  speciali, e  che  un illustre  avvocato o giurista o letterato potrà  riuscire un pessimo uomo politico, come, viceversa ,un uomo privo  di cultura elevata  e che ha  fatto cattiva  prova  in una professione , può  riuscire un uomo di Stato eminente".(non sono molto d'accordo)

L'evoluzione delle forme democratiche ha    accentuato , come  si riscontra anche  nella Costituzione italiana, l'influenza  dei cittadini sull'azione dei  poteri supremi dello Stato: alle precedenti forme  della democrazia rappresentativa  se ne  sono aggiunte   altre che  chiamasi di democrazia  diretta. Questa risiede :
1) nel fatto  che  oggi non  si  concepisce lo  svolgimento delle  votazioni popolari altrimenti che  attraverso l'organizzazione e  l'azione dei partiti  politici, i qual non operano soltanto nel momento delle elezioni, ma controllano poi le decisioni degli eletti;
2) nel  concorso diretto  dei cittadini alla  formazione di atti di  competenza degli organi legislativi, sia  con l'iniziativa  delle  leggi , sia  col  referendum(art.75).
Cittadini politicamente attivi si  possono considerare , oltre a coloro che  usufruiscono del  diritto elettorale , anche tutti  quelli che  in qualche  modo contribuiscono a  formare  l'opinione  pubblica o  che, con  l'appartenenza a  partiti , sindacati , circoli , o a così detti  "gruppi di  pressione "o d'agitazione , contribuiscono a  promuovere , sostenere o combattere gli orientamenti  della politica  statale.

lunedì 30 marzo 2020

UN SALUTO ED UN AUGURIO A CHI LAVORA IN PRIMA LINEA IN QUESTA EMERGENZA

31--3--2020
SALMO   22
Il Signore è il mio pastore; non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille, mi conduce .
Mi  rinfranca , mi guida per  il giusto cammino,
per  amore del  suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcuno male , perché tu  sei  con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza

Davanti a me  tu  prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.

Felicità e  grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia  vita,
e  abiterò nella casa del Signore
per  lunghissime anni.

Un  saluto,un grazie, un augurio, a chi in prima linea , affronta ogni giorno , questa emergenza.
Un saluto, e un buon lavoro , a tutti ,  dal corpo medico e sanitario in generale, alle forze  di polizia, e carabinieri, alla protezione civile, ai volontari.

domenica 29 marzo 2020

LA PASQUA EBRAICA di: Ettore Finzi

29--3--2020
L'istituzione di questa  festa  risale ai tempi dell'esodo del popolo d'Israele sotto  la  guida di Mosè (15°13° secolo a.C.),ed  è  quindi  antichissima.  Cosa  accadde tra  il  10 e  il  14  del mese di Nisan  quando  le tribù  d'Israele abbandonarono l'Egitto? La risposta a questa  domanda si  trova  in  Es  12. Il  Signore aveva  deciso di  liberare il  suo popolo dalla  schiavitù e  così  parlò a Mosè e  ad  Aron , suo  fratello:

Questo  mese  di Nisan  è  per voi il  primo mese  dell'anno. Nel decimo  giorno di questo  mese  ogni capo  famiglia si  procuri un agnello . Se la  famiglia è piccola  da  non  poter mangiare tutto l'animale  , si unisca  a  un'altra  famiglia. Terrete  l'agnello fino al  quattordicesimo giorno  e poi tutta  la  comunità  lo  scannerà  nel pomeriggio.  Quindi si  spargerà  del suo  sangue sui  due  stipiti  e  sull'architrave della  porta  delle case.  Di  sera si  mangerà l'agnello arrostito  insieme  con  le  azzime e  le erbe amare .  Se  non lo mangerete tutto , bruciate ciò  che  rimane  . Siate  vestiti , pronti a  partire col vostro  bastone , mangiate  in piedi.
Io  percorrerò  l'Egitto quella  notte e colpirò ogni  primogenito nel paese  sia  dell'uomo che  degli animali , e  farò  giustizia di tutte le divinità egiziane.
Il sangue  di  cui  saranno tinte le case dove abitate mi servirà di segno .Riconosciuto questo segno "Io  passerò oltre" e  il mio flagello  colpirà soltanto gli Egiziani. Questo  giorno sarà  da  voi  ricordato e  lo celebrerete quale festa  in onore  del Signore. Sia festa  d'istituzione perenne . Per sette giorni  mangerete le azzime , e  prima che  arrivi il primo giorno , togliete dalle  vostre  case ogni cibo  lievitato. Chi  non  osserverà questo  precetto verrà  espulso dalla comunità. Il  primo e il  settimo giorno saranno considerati "sacra  convocazione", nessuno lavoro si  farà in questi   due giorni, si potrà soltanto  cucinare .Osserverete questa  festa   per  tutte  le generazioni,quale  statuto eterno , dal   14 al  21  del mese di Nisan.

Così  apprendiamo che  il nome della  festa  "Pesach" deriva dal verbo "pasach"  che significa "passo oltre" o "passo  su  qualche cosa" e questo  nome  ,  secoli dopo , diventò  Pasqua in tutte  le lingue europee, senza  conservare però  il significato originario. Apprendiamo anche  che  il Signore non  colpì le case che  avevano sugli  stipiti il segno tracciato  con  il sangue  dell'agnello.  Questo  segno si  può  vedere ancora oggi sugli  stipiti delle  porte  d'ingresso  delle case abitate da  ebrei,  ma  ha  cambiato aspetto. è un  astuccio metallico  o di  legno che  contiene  un  rotolino di  pergamena  sulla  quale  sono  scritti alcuni versetti del Deuteronomio:  che si chiama"la  Mezuzà".
Poiché  gli Israeliti  che  stavano per  fuggire dall'Egitto  non avevano avuto  il tempo di far  lievitare  l'impasto per il pane , essi mangiarono pane  non lievitato che  si  chiama "mazzot",  pane  azzimo. E   da questo  fatto  deriva  che  la Pasqua ha anche il nome di  Festa degli Azzimi.
Il sacrificio  dell'agnello durò  attraverso la  storia   secolare d'Israele seguendo le modalità descritte nel capitolo 12 dell'  Esodo fino  all'anno 70  d.C. In  questo anno terminò la  prima guerra  giudaica (dal  66 al  73 d.C.)  con  la  distruzione  , da parte  dei Romani ,di Gerusalemme e  del  suo Tempio.
Quando  esisteva  ancora  il  Tempio , il rito  era  rigorosamente seguito e si svolgeva  nel  modo antico. Nel  pomeriggio del 14 di Nisan gli  agnelli offerti  dai  pellegrini , provenienti  da tutte  le parti del Paese e da  fuori  , venivano presentati  ai  sacrificatori , e  uno  squillo di tromba annunciava l'inizio del sacrificio . Il sangue raccolto dal  sacerdote veniva versato davanti all'altare e da qui , per mezzo  di un  sistema  di  condutture  , scorreva verso la valle di  Cedron, valle  che  si  trova tra  Gerusalemme e  il Monte degli ulivi. Questo gigantesco sacrificio era chiamato "Apparecchiatura della  Pasqua".  Le  viscere e il  grasso degli animali immolati  venivano bruciati  mentre la  carne  veniva restituita ai  donatori per  il  pasto rituale che  si  consumava nelle  loro  case . L'agnello veniva  cotto sulla  brace e  quando era  cotto si  doveva aver cura  di non rompere alcun osso.
All'inizio  del pasto s'intingeva  un pezzo di  azzimo in  una  salsa chiamata "Haroshet" e si  beveva  una coppa  di vino  pronunciando una  benedizione  al Signore , dopo  di che  si  recitava il  salmo 78 che  ricorda l'uscita dall'Egitto. In  seguito si beveva un  sorso di acqua salata a significare le lacrime versate dagli avi in schiavitù . A questo punto si  cominciava a mangiare  l'agnello con  le erbe amare e si beveva la seconda coppa di vino . Allora i  partecipanti al bacchetto  intonavano il "Hallel", composto  dai  salmi 113  e  114 , che  è  un  osanna al Signore, bevendo la  terza coppa di vino . Nel  momento in cui echeggiava il versetto"Benedetto chi  viene nel nome del Signore", si  beveva la quarta  coppa di vino  che  era  di  solito l'ultima.
La  comunità aveva  il dovere di dare  ai  poveri il denaro necessario per  poter celebrare  la Pasqua o di  invitarli nelle proprie  case.
Dopo la distruzione  del Tempio , la  celebrazione della Pasqua  ha subito molte modificazioni:  la principale è  quella  del  sacrificio  dell'agnello,  che  è rimasto  in uso  soltanto  presso i Samaritani.
Il grande maestro dell 'Accademia  rabbinica di  Yavne, Gamaliel (circa 1°  secolo d.C.),  stabilì per  la celebrazione della  Pasqua  tre capisaldi principali.

1) è  dovere di ogni ebreo ricordare ai  figli le  ragioni per  le quali si  mangiano le  azzime, l'agnello e le erbe amare.
2)L' ebreo  deve considerare se stesso come  uscito  dall'Egitto perché  la  liberazione  degli avi è  contemporaneamente  nostra  e dei nostri figli.
3)L'ebreo deve elevare al Signore inni di  ringraziamento e  terminare con  l'augurio che  presto  avvenga  la  redenzione  finale.
                                              IL    SEDER
Il Seder  è  la cerimonia del  pasto  pasquale che  si  tiene  nelle sere del  14 e 15  di Nisan durante  la quale  si  legge  ad alta  voce la  "Haggadàh". Il Seder è dominato da  tale lettura , il cui testo  costituisce la guida di  tutta  la cerimonia. Infatti  nel  libro  sono descritti  l'ordine dello svolgimento del Seder , la  spiegazione dei  numerosi simboli , il racconto delle  persecuzioni da parte del faraone che  costrinsero gli Israeliti a lasciare l'Egitto , di  come il Signore colpì il Paese con  le  dieci piaghe . Vengono citati  inoltre molti brani  tratti  dal Deuteronomio , dall 'Esodo , dalla  Genesi, dal  Talmud e molti salmi.
Tutti  gli Israeliti  sparsi  per  il mondo  e quelli  abitanti in Israele  leggono la Haggadàh in  quelle  sere . Ancora oggi si  recita un  brano  in aramaico che  i nostri  avi  pronunciarono quando erano  in esilio  a Babilonia. Il brano suona così:

Questo è il pane  dell'afflizione che  i nostri  padri  mangiarono in  terra  d'Egitto, chi  ha fame  venga  e mangi e faccia  Pasqua. Quest'anno  siamo qui , l'anno  prossimo saremo  in  Terra  d'Israele .

Chi  conosce la storia  degli  ebrei che  sono  vissuti nei   ghetti dell'Europa centro-orientale può  comprendere a fondo il significato di queste parole.

Il rito che  si svolge prima  della  festa è molto  laborioso . Tutte le stoviglie , i piatti , i bicchieri , le  posate...e  altro, devono essere nuovi  e  accuratamente lavati . Ogni cibo lievitato o che  è stato  a contatto  con  cibo lievitato  deve essere portato  fuori  di casa . La  notte prima della  Pasqua  si procede   alla ricerca del  lievitato che, nel caso che  se ne trovi , viene bruciato.
Le  benedizioni col  vino sono numerose , almeno  quattro , la tradizione prescrive che  si  lasci la porta di casa aperta  affinché  "chi ha fame venga  e mangi " e  perché si  spera che  entri il profeta Elia per  il quale si è  posto  sul  tavolo del Seder un  bicchiere  vuoto. Questo è il segno dell'auspicio che  un giorno ritornerà sulla  terra il profeta Elia per  annunciare la redenzione , la  liberazione da tutto  ciò  che si oppone  alla  giustizia  e alla pace.
Questo  misterioso personaggio sarebbe vissuto al tempo del re   d'Israele  Aqab(9°  secolo a.C.) e non  è  stato  dimenticato dai cristiani, infatti  nel  Vangelo secondo Matteo , al  capitolo 17 troviamo  scritto un episodio molto significativo si  racconta della  trasfigurazione di Gesù di Nazareth  avvenuta su  un monte in  presenza di tre discepoli ; Pietro,  Giacomo e Giovanni. Essi  vedono apparire , in  una  luce  irreale  , accanto a Gesù , i profeti Mosè ed Elia . Pochi istanti dopo questi  ultimi scompaiono . Gesù , rimasto solo , raccomanda ai  discepoli di non  parlare con  nessuno della  visione fino a  quando Egli non  sarà risuscitato.
I discepoli chiedono a Gesù: Perché gli scribi dicono che prima  deve  venire Elia? Egli  risponde : Certo Elia deve  venire e  ristabilire ogni cosa . Ma io  vi dico  che Elia  è già venuto e  non l'hanno riconosciuto; l'hanno  fatto  soffrire , come  faranno  con me.
Questo passo  di Matteo si  presta  a  interpretazioni sulle  quali non  spetta  a me  addentrarmi ; ho  voluto  ricordarlo perché il  mistero di Elia è collegato  alla Pasqua  ebraica.
Del resto , anche  Gesù  celebrò la Pasqua e ciò  è confermato dagli  evangelisti. Matteo(26,17)ricorda :"Il primo giorno degli Azzimi i discepoli dissero  a Gesù :"Dove vuoi  che  ti  prepariamo  da  mangiare la Pasqua?".
Viene  poi  descritto  l'ultimo Seder di Gesù  che, per i cristiani , sarà  l'ultima cena.
Sono trascorsi secoli e secoli e oggi esiste  uno Stato  d'Israele. Per Pasqua  arrivano da ogni  parte del mondo turisti  cristiani ed ebrei per  godersi la  vista dei Luoghi Santi e il  meraviglioso spettacolo della fioritura di primavera. Gli ebrei  si recano al Muro Occidentale (non è più il Muro  del  Pianto)  per recitare una preghiera o soltanto per vedere quell'enorme  complesso di grosse pietre che è  rimasto  in piedi dopo la distruzione del Tempio di Erode . Ora il Muro  Occidentale è accessibile a  tutti. La Pasqua ebraica , che  cade sempre in primavera , è  anche una  festa per l'agricoltura ed  è  ricordata come  una  delle  tre feste dei  Pellegrinaggi (Dt 16,16--17).  Questo  aspetto viene sottolineato particolarmente nelle  colonie agricole. Tutti gli abitanti di queste colonie  si riuniscono in  un  campo coltivato a orzo all'inizio della Pasqua per  tagliare "l'Omer". Questa è un' unità  di misura per i cereali. Nel  Libro del Levitico (23, 10--13)   si  racconta che  all'inizio del  raccolto dell'orzo , ogni famiglia ne offriva un  Omar che  portava al Tempio il secondo giorno di Pasqua.
I trattori , i carri e  le altre macchine agricole vengono decorate con  drappi e  nastri variamente colorati. Sul campo si  recitano inni di ringraziamento al Signore che  ha  donato il raccolto e, alla fine della   falciatura dell'Omer eseguita come nel  passato, col  falcetto dagli anziani , i giovani iniziano le danze.
Di  sera tutti si  riuniscono nella  grande sala da pranzo della colonia dove ha luogo il Seder . Ancora oggi si  termina la  lettura della  Haggadàh  con  l'augurio : L'anno  prossimo a Gerusalemme. Ma  il significato dell'augurio è oggi diverso per  gli Israeliani: Oggi siamo  a Gerusalemme , auguriamo di  essere  vivi e sani per  poterci ritornare il prossimo  anno!

LETTERATURA DEL 900 Vittorio Sereni

29---3--2020
Inverno  a  Luino

Ti  distendi  e  respiri nei colori,
Nel  golfo  irrequieto,
nei  cumuli di carbone  irti  al  sole
sfavilla  e  s'abbandona
l'estremità  del  borgo.
Colgo  il  tuo  cuore
se  nell'alto  silenzio mi  commuove
un  bisbiglio di  gente per  le strade.
Morto in  tramonti  nebbiosi d'altri  cieli
sopravvivo  alle  tue  sere celesti,
ai  radi  battelli del  tardi
di  luminarie fioriti.
Quando  pieghi  al sonno
e  dài  suoni di zoccoli  e canzoni
e  m'attardo  smarrito  ai  tuoi bivi.
m'accendi nel buio  d' una  piazza
una  luce  di calma, una  vetrina.

Fuggirò  quando  il  vento
investirà  le tue rive;
sa  la gente del porto  quant'è  vana
la  difesa  dei  limpidi  giorni.

Di  notte  il paese  è  frugato  dai  fari,
lo borda  un'insonnia  di fuochi
vaganti  nella  campagna,
un fioco  tumulo  di lontane
locomotive  verso  la  frontiera.

Saba

Berretto  pipa  bastone, gli  spenti
oggetti  di un ricordo.
Ma  io  li vidi  animati  indosso  a  uno
ramingo  in  un'Italia  di macerie  e  di  polvere.
Sempre  di sé parlava  ma  come lui  nessuno
ho  conosciuto  che  di sé parlando
e  ad altri  vita  chiedendo  nel  parlare
altrettanta  e  tanta  più ne  desse
a  chi  stava  ad  ascoltarlo.
E un  giorno , un giorno o  due dopo il 18 aprile,
lo vidi  errare  da  una  piazza  all'altra
dall'uno  all'altro   caffè di Milano
inseguito  dalla  radio.
Porca--vociferando---porca. Lo  guardava
stupefatta  la gente.
Lo diceva  all'Italia.  Di  schianto, come  a una donna
che ignara  o no a morte  ci  ha  ferito.

venerdì 27 marzo 2020

"IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA " di: Alberto Romagnoli " Il sistema rappresentativo "

27---3---2020
1)  Due capisaldi  della  democrazia:
Strettamente connessi  col  sistema  democratico  sono il sistema  rappresentativo, quantunque non  siano  mancati  nell'antichità , e non  manchino nemmeno  oggi, modi  di democrazia diretta , e  il sistema  maggioritario , secondo il qual ogni  deliberazione  d'un  organo  collegiale  deve esser  presa  a maggioranza , e  la minoranza  , o  di pochi  o di  molti  , deve  sottostare .  In  questa  accettazione ,  da  parte  della  minoranza e  nella  possibilità ad  essa  sempre offerta di  diventare  a sua  volta  maggioranza sta  l'essenza ideale  e  lo strumento  pratico  della  democrazia , la quale, di conseguenza , ha  sempre  bisogno che  esista in tutti  profondo  e sincero   l'attaccamento  a quei  principi  di  libertà  individuale  che  costituiscono poi  l'originale  patrimonio  del liberalismo.   La  democrazia  ha bisogno ,  d'una continua opera  educatrice , senza  la quale esplodono i pericoli insiti  in essa;   qualora  nel popolo non  sia  profondamente  radicato il principio della  libertà e dei  suoi limiti, può  facilmente  trasformarsi  in demagogia , vale  a  dire   nel dominio  d'un uomo o di  uomini che,  con la  parola  o con  altri  mezzi  di suggestione , si  traggono  al seguito le masse dotate  di scarso  spirito critico.

2)Il sistema  bicamerale:
Lo  statuto  albertino  accettava  il principio  della  rappresentanza  popolare  , creando  una  Camera  elettiva, ma  ponendole  accanto un'altra  di nomina regia,il Senato.  Tale  bicameralismo era  imitazione di ciò  che  altrove era avvenuto  per  uno  sviluppo storico . Mancando da  noi una tradizione a  questo  proposito , il bicameralismo si  giustificò  con  l'opportunità  di  procedere nella  formazione della  legge  attraverso  un  duplice  vaglio , di  far  luogo , fra  i  rappresentanti , a quelle competenze che  difficilmente potrebbero  emergere per  mezzo  d'una  competizione politica e  d'un'elezione popolare ,  di  moderare  gli ardimenti  e le impazienze dei  rappresentanti  diretti del  popolo con il  consiglio di uomini saggi, esperti e  al  riparo  da  gare demagogiche.
Per  queste  ragioni , lo  Statuto  stabiliva  che  i  senatori  dovessero  essere  scelti  fra  ex  deputati ,  ministri,  alti  funzionari  dell'amministrazione, della  magistratura , generali e ammiragli,uomini di cultura e  appartenenti ad  accademie . I  senatori ,nominati  a vita , avrebbero assicurato  alla  vita  politica solidità  e continuità.
Un vero  sistema  bicamerale suppone  una  perfetta  parità  fra  le due  Camere ,  e  così  non  avveniva per  lo Statuto , secondo  il quale  l'iniziativa in  materia  finanziaria era interdetta  al Senato. Era  poi  nell'ordine naturale  delle  cose che   l'organo  più  vivace e propulsivo fosse la Camera dei deputati , organo  periodicamente  rinnovato  e  voce  della  viva opinione del paese.


mercoledì 25 marzo 2020

"VI DO UN COMANDAMENTO NUOVO: DI AMARVI GLI UNI GLI ALTRI; COME IO HO AMATO VOI---"(Gv.13; 31) di: Pina Maria Speranza Raciti

25---3--2020
Confesso, sono  molto legata , alle mie cose, e per  nulla  al mondo,condividerei , con gli altri.
Molto , amata dai miei, sin dal concepimento; curata da sempre , da piccola , i miei vestiti erano meravigliosi.
Ricordo: eravamo  appena  giunti a  Belpasso,avevo  3 anni; era  autunno, quando  papà  , mi chiamò a se, per presentarmi  una  bambina. Mi disse che  , era  una  mia amichetta,e che  dovevo  darle  un dono , come segno d'amicizia.
Il  mio  bellissimo  cappottino bianco di pura lana, nuovo,  ma non più  buono per me, perché  piccolo.  Ricordo, come  fu una prova molto dura per me, e come papà, con tanta delicatezza, mi faceva  comprendere  che  era   importante, che  con  un gesto d'amicizia, regalasse  questo dono , alla bambina.
Anni  dopo,  bambina,  frequentavo  la scuola; avevo  una gonna, che  amavo molto, e che continuavo   ad indossare,nonostante  , fosse piccola  per me.  Un giorno, passeggiando con una mia amichetta, incontrai, una  bambina, quasi coetanea, che  indossava , la mia  gonna. Ricordo , che rincasando , chiesi spiegazione alla mamma, confesso, ero furibonda.  La  mamma, con grande pazienza, mi spiegò , che la  gonna era ormai  piccola per me, ma potava  essere utile, a quella bambina.
Carità, AMORE, è condivisione con il prossimo, di tutto ciò che per noi è importante. Non è elemosinare, il superfluo, o peggio , ciò che  noi buttiamo nella spazzatura.
Nessuno Sacerdote ,mi ha  mai mandato via, dalla chiesa, e nello specifico , da  una parrocchia.
Sono stata sempre  rispettata e guidata( tranne  l'aggressione da parte di preti di campagna)
Quando, il gruppo del quale  facevo parte, si trasformò in una comitiva; lasciai  la parrocchia  Cristo Re , per  ritornare alla mia.  Ed  è , dalla mia parrocchia, che  per mia volontà , andai via, alla fine degli anni settanta; per iniziare il mio cammino  spirituale. Padre Vasta, il parroco, fu  con me sempre  cortese, sono stata  ,io, che ho  rifiutato , un mio coinvolgimento , in  parrocchia.
A  Catania, ho  avuto  l'invito , a restare in parrocchia, al quale ho sempre risposto no!
I  miei anni vissuti a Catania,  si  dividono fra  : università : frequenza, studio ed esami; ed il mio cammino spirituale. Di quegli anni  due sono le realtà che  amo ricordare, perché ricche di esperienze positive.
=Comunione  e Liberazione,,con Don Ciccio;
=San Benedetto , con la mia oblazione;
Sono  due  realtà, diverse, che , non si possono mettere a confronto.
CL=  una  meravigliosa  realtà,  con un grande Sacerdote. Una comunità , costituita  da giovani, ed  io l'ho vissuta  con i miei colleghi  di medicina. Una bella esperienza  vissuta, fra  studio, ed un fermento, fatto di crescita  e  maturità  cristiana, per  un impegno , nella  società.
San Benedetto=  una comunità  costituita  da  adulti(ero l'unica ragazza e universitaria), avevano l'età dei miei genitori , dei miei nonni. Erano presente solo pochissime ragazze, più grande di me, e  con  un tasso di scolarizzazione basso.  Ma tanto care, e di queste  , due , sono più vive nel mio ricordo e nel mio cuore.
Lucia= una  cara  ragazza e amica, e la sua famiglia, di  umile condizione sociale, ma dotati  di un  cuore grande e generoso.
Quando , mi recavo  da loro , il mio cuore era pieno di letizia, ed il mio pensiero  si rivolgeva a LUI: Gesù, oggi vengo a  farti visita   a casa  di Lucia"
Teresa= una ragazza sbandata, con gravi  problemi esistenziali. A lei debbo  molto, perché mi ha dato , più di  quanto io , abbia dato  a lei.   Mi  ha  fatto  comprendere , la grande ricchezza, che  è la mia famiglia. Soprattutto , mi ha aperto gli occhi, sul fatto  ,  che  non ho alcuno diritto a giudicare , la vita   di una persona, e non posso  usare , come  confronto , la  mia vita , che se  è perfetta,lo debbo , alla ricchezza   affettiva e sana che mi ha da sempre circondato.
La sbandata, di una persona, dipende da molte   fattori!
Invitavo spesso , a casa mia, queste ragazze, perché   desideravo condividere la mia ricchezza  con loro.
Amare  è condivisione!
Carità cristiana,  vivere la vita, con gioia e letizia,  condividendola , con il prossimo. Andare  incontro , all'altro,  con un cuore ricco della Sua presenza, Letizia evangelica, gioia della vita, amore per la vita, amore verso il prossimo, e per tutte le creature; rispetto  della vita nel suo divenire.
Lo strumento , in mano al cristiano, è  il suo CUORE,  trasformato da Cristo.
Il cristiano, non vive con il cilicio in mano,ed  il piombo ai piedi, gridando :" peccato, peccato!  Egli, non vive nel buio e nella  disperazione. Se la realtà cristiana  fosse questa, sarebbe meglio essere atei!
Questa  è  la  vita  peccaminosa, per la quale , una realtà di fango, come quella belpassese, mi  ha  derubato   30 anni ,  e per la quale, preti di campagna, hanno gridato al peccato e alla peccatrice,!  istigando  il popolo ad un linciaggio.

lunedì 23 marzo 2020

VIAGGIO NEL MONDO DELLO STRESS di: Carlo Felice Ponzini (oblato)

23--32020
Vorrei  scorrere  con voi i punti  salienti di un libro certamente meno diffuso ma  non meno utile  alla nostra vita spirituale;  si tratta di  :"Dio  nel silenzio .  La meditazione nella vita"  scritto dai Padri   Antonio  Gentili  ed Andrea Schnoller (Ancora  , Milano).
In questo  testo  vengono   più volte   gettati  ponti  tra  la tradizione Cristiana d''Occidente   e l'Oriente ; uno di questi  agganci , particolarmente  interessanti riguardo al nostro  filo conduttore dello stress, è la  differenza tra  il  concetto  dei nostri sette  "vizi capitali" e i cosiddetti "veleni".
Gli autori  dicono  che in Oriente ,i vizi  capitali ricevono il nome  di "veleni" e  sono cinque: l'Odio, l'Orgoglio, l'Avidità , la  Gelosia, la Stupidità.  E mai  il termine di veleno fu  usato  più a proposito poiché si capisce subito che  il primo a soffrire o, con  un termine attuale , a  essere stressato , è proprio l'interessato , mentre nel concetto di "vizio" sarebbe  implicito un  piacere (vizio del gioco, del fumo e  così via)
Ma   provate a pensare a  un INVIDIOSO che  vede passare una  bellissima  auto  guidata  da  un  sconosciuto : chi  starà male dei due, l'invidioso del  possesso altrui o il  fortunato  possessore che  nemmeno sa di  essere oggetto  di invidia?
E  parlando di  ODIO  viene descritta  tutta  una  gamma di  intensità di questo veleno : è facile dire  che  non odiamo nessuno  almeno  in forma  acuta. Ma  le forme più sottili come l'avversione, l'antipatia, l'aggressività, l'opposizione e tutte  le altre emozioni  meno  chiare ma  certamente opposte all'amore ,ci sono poi  così totalmente estranee?
Dicono gli autori :" L'odio è il primo sentimento che  si  deve cambiare , perché esso  impoverisce le  nostre energie  psichiche e  ci  impedisce di  coltivare emozioni positive e  di  ampliare i nostri orizzonti mentali . La tensione causata dall'odio , inoltre , ci rende incapaci di aprire  all'influsso  benefico delle forze  alte ,apportatrici di  calma , gioia , amore , felicità, benessere , pace . Cominciate  perciò a distinguere  le sensazioni  di odio quando si  presentano. Dite a voi stessi: "Ecco, questo pensiero  è stato  provocato  dall'odio, mi nuoce , non continuerò  a nutrire  e  ad  accrescere quest'emozione. Preferisco pensare  o fare una  cosa  migliore".
Dovete  rendervi conto che l'odio e  una creatura  della  vostra mente : una  reazione sbagliata provocata da una  frustrazione".  Anche  per  quanto  riguarda l'ORGOGLIO  gli Autori  insegnano a  riconoscerlo  come  causa  di tanti  conflitti interiori i quali ci  privano della serenità e felicità. Molto interessante è  una specie  di prova  del  nove suggerita  per  vedere se il nostro è un giustificato orgoglio per  la soddisfazione di un risultato  positivo ottenuto con  il nostro impegno , oppure   se vi  è un velo di  insoddisfazione che  offusca questa  gioia dato  dalla  sofferenza per  la  disattenzione degli altri.
La cartina di tornasole per  verificare l'autenticità dei  vostri sentimenti e  dei  vostri  comportamenti rimane  la  sofferenza . Quando essa , in una  forma  o  nell'altra , viene a  turbare l'orizzonte della  vostra mente , significa che  le vostre intenzioni profonde non erano del tutto  disinteressate e  altruiste , libere da  orgoglio.
Anche  un  marcato senso  di  superiorità nei confronti degli altri spesso cela  l'orgoglio e  comporta critiche spinte dal  desiderio di  apparire almeno simili se  non superiori agli altri :questo  perché  in realtà  ci  sentiamo inferiori e  insicuri.
Per   qualcuno l'orgoglio si  concentra sul  lavoro e  questo  diventa  più  importate di ogni altra  cosa. Anche  l'attaccamento alle  nostre opinioni in maniera totale e  acritica può  derivare dall'orgoglio.
Come  per l'odio l'antidoto  è  sviluppare  un  vero  sentimento di amore per  gli altri (Ama  il prossimo  tuo  come  te stesso!!!) anche per l'orgoglio esiste un  antidoto smettere  di  girare attorno  al nostro   piccolo io  che  avevamo posto  come  centro dell'universo. L'orgoglio si cura diventandone  consapevoli e allo stesso  modo si deve  diventare consapevoli di tutti i veleni che  ci rovinano  la vita.
Altro esempio è  la Gelosia : essa non  si  annida  solo nei rapporti sentimentali ma  anche  nel lavoro, nel possesso di beni materiali . E qui si  intuisce l'antidoto impariamo ad  essere contenti di noi e degli altri ed  a  riconoscere con  ammirazione i  talenti che  Dio ha dato  ad ognuno di noi.
Il quarto  veleno  è  Avidità  e  i suoi  frutti sono  l'ambizione , l 'avarizia , la ricerca smodata del lusso, l'incapacità di  condividere , la  lussuria  in campo sessuale, la golosità in campo alimentare.  Contro  l'avidità impariamo ad  aprirci alle  molteplici soddisfazioni che  la vita  offre ,  coltiviamo la  rinuncia (ricordate  nella  nostra infanzia i  "fioretti"?), l'amore per le altre persone.
Il quinto ed ultimo veleno è  la Stupidità, cioè  la  mancanza di   disponibilità ad  essere  in  ascolto  della  realtà ed  a  comprenderla . La persona  intelligente è  sempre  pronta ad  ascoltare gli altri per imparare da  essi, mentre lo stupido è  aggressivo nei  confronti di  ciò che  sa  di nuovo e  non  impara  mai  ad essere  critico nei  confronti di se stesso.
Antidoto  alla  stupidità  è l'imparare ad  essere  molto  critici con noi  stessi quando pensiamo  di  avere ragione sforziamoci di capire le ragioni degli altri.
Anche  questi autori raccomandano il "  pensare positivo" dicendo:" L'abitudine a pensare e  sentire positivamente è di  grandissima importanza per  la  qualità della vita e  il bene degli altri......
Se  siamo  positivi , se l'occhio della  mente è  sano (cf.  Lc 11,33-36), per  questa  semplice attitudine interiore dell'animo irradiano  intorno  a noi forze  altamente  benefiche e  guaritrici,  anche se non  ci  sarà  mai detto grazie , poiché  si  tratta  di  un modo di  beneficiare  gli altri  quasi nel  segreto e nel più  grande silenzio ....L'essere felici  dipende essenzialmente da noi e, più  particolarmente , dai  pensieri e  dai  sentimenti che  abitualmente coltiviamo nel  segreto silenzio della mente e del cuore".
I Padri  Gentili e Schnoller danno anche  alcuni consigli per  la pratica quotidiana:
-------Abituarsi   a pensare  positivamente.
------Non  criticare gli altri e neppure se stessi.
------Reagire  con  prontezza a  pensieri e  sentimenti di sfiducia.
-------Non  cedere alla tentazione  di  sentirsi offesi , delusi, depressi  a motivo dei  propri difetti o  delle  mancanze altrui ; reagire con prontezza   e  fiducia al primo insorgere  di stati  d'animo o  pensieri legati all' ansia , a  eccessiva  preoccupazione  o depressione.
-------Evitare  ogni senso di  inferiorità ma  anche di superiorità o auto esaltazione.
-------Evitare la morbosa  curiosità su cosa  fanno e dicono gli altri;  astenersi  da  chiacchiere  inutili.
-----Troncare sul  nascere  ogni sentimento di gelosia e non  assecondare gli  stimoli che  ci portano a  criticare , minimizzare o ridicolizzare  parole , azioni o modo di essere d'altri.
----Esercitare benevolenza  e  comprensione  verso tutti.
-----Trasformare qualunque impegno della giornata  da  dovere in piacere attraverso  l'abitudine  di guardare  con  simpatia alle cose.
------Cercare di  piacere a Dio.
------Imparare  ad  accorgersi , a godere e a ringraziare di  tutte le cose belle,piccole  o grandi , che  la vita  reca con  sé e ci  fa  incontrare.
Non  si  esalteranno mai sufficientemente  gli immensi benefici che  derivano a noi e agli  altri  da  questa  quotidiana   abitudine della mente a pensare positivamente . Il paradiso o l'inferno sono interamente  nelle nostre  mani.
Questo  splendido testo  prosegue  accompagnando il lettore verso i gradini sempre  più  elevati del cammino verso la ricerca di Dio ed  insegnando anche uno"stile di vita  meditativo".
"La gioia è  la prima  e  l'ultima  parola  di uno stile  di vita meditativo.  Ne è come il respiro . Per questo vivete nella gioia! Vivere la  gioia   profonda delle Beatitudini. Allora , un giorno o l'altro , la contemplazione vi  prenderà  per mano e  vi  condurrà nelle sue  dimore silenziose".
Ancora  una volta si  conferma che  nel seguire le  indicazioni di Nostro  Signore  il Paradiso sarà  presente subito senza aspettare ......quell'altra  forma  di vita!

questo , post,  oggi mi ha fatto riflettere, mi auguro per chi lo legga possa essere  una utile forma di riflessione

sabato 21 marzo 2020

IL PENSIERO ESTETICO DI SCHILLER di Pina Maria Speranza Raciti

21---3---2020
Mi  sono ritrovata  fra le mani, il testo :"  Lettere  sull'educazione  estetica  dell'uomo"  di Friedrich  Schiller ; con il quale ho preparato i miei esami di stato , molto  tempo fa. Leggendo la "premessa"nella quale si tratteggia  il pensiero   di Schiller , noto con  una  curiosa meraviglia, , di quanto  di questo pensiero coesiste  nel mio modo  di pensare, agire , interpretare  la realtà oggettiva. Non mi ricordo, nulla  né di Schiller, né di  Kant , ma constato come , il pensiero  di questi  autori abbia , influito , sulla  mia crescita, sulla mia formazione, psichica.Il cervello, infatti, è capace di assimilare , e trasformare, i dati ricevuti, l'acquisizione, in codici, attraverso , i quali , è capace di interpretare , la realtà oggettiva.
La scuola, ha  una funzione , formativa , ed educativa; funzione molto complessa, dove gioca  un ruolo molto importante, anche la famiglia.  L'educazione , cioè  la formazione  dell'uomo, inizia  con i genitori,  e si completa  con la scuola; ma senza  il supporto della famiglia, il ruolo della scuola  è vanificato.
Nei concetti, che ho sottolineato , e che trascrivo, ritrovo molto del mio modo di pensare, ed analizzare  la realtà. Forse è proprio questo il ruolo  della cultura .
Cultura, come codice razionale, della nostre mente , della nostra coscienza, del nostro vivere da: uomini e donne , in  una  società , che  si definisce  civile. Responsabilità etica, nei nostri riguardi, e del nostro prossimo.
Appunti dalla  premessa del testo:L' educazione estetica dell'uomo  di Schiller:

Le  preoccupazioni  fondamentali del pensiero  estetico  schilleriano  sono all'origine della  ricerca del bello come  unione di  sensibile e  soprasensibile e  dalla  ricerca  dell'armonia fra le facoltà sensibili  e quelle  razionali dell'uomo, armonia propria  del soggetto contemplante il bello. L'autore esamina i concetti  di  natura  e di arte ,  riconducendoli al  concetto  di  organismo;  destino dell'uomo è  conoscere la perfezione  della natura, dell'universo  considerato opera  di Dio.  L'analogia  fra  la natura e l'arte viene poi corretta : l'organicità della natura  consiste nella libertà  inventiva delle varie parti, mentre l'organicità dell'opera  d'arte  consiste  nell'asservimento di esse alla  coerenza del tutto. La  conseguenza  è essenziale per  la  caratterizzazione  di tutto il pensiero: l'uomo infatti  allora  non  dovrà  solo contemplare ;imitando  la creatività  di Dio nella natura , egli dovrà creare , ed  assimilarsi  così a Lui. La  libera creatività  della  natura introduce alla  scoperta della libertà  nel  fenomeno.-------------------------------------------------------------------------
Tre  risultano essere i fondamenti  del bello:
1)  un fondamento  oggettivo razionale ,  consiste nella finalità oggettiva  dell' oggetto,cioè nella sua  perfezione(il bello è quindi perfetto);
2)  un  fondamento soggettivo sensibile , consistente nella  riduzione della  bellezza al  modo di  percepire  della  sensualità;
3)un  fondamento soggettivo razionale , consistente nel  ridurre la bellezza al  kantiano  giudizio riflettente (un giudizio che  non è  conoscitivo, accetta l'armonia  fra  la sensibilità umana  e  la natura.
In sostanza è bello nella  natura  ciò  che è analogo alla  ragione pratica , e  cioè la libertà e  l'autonomia. La bellezza  è quindi  libertà  ed  autonomia  nel fenomeno; la  contemplazione  estetica  rispetta  la  libertà dell'oggetto  perché lo considera disinteressatamente nella sua  totalità, prescindendo  da altre  determinazioni.----------------------------------------------------------
la libertà  della natura  consiste nell'autodeterminazione;-------------------------------------------------
L'uomo ha  due  nature  , quella  spirituale e  quella  animale ; ma la prima  utilizza la seconda , che  è quindi indispensabile ;  la vita animale è così  il punto di partenza e   la condizione  della  vita spirituale.  Il fine dell'uomo potrà essere  realizzato  solo  nell'armonia fra  sensualità  e  razionalità, che  approfondisce  l'unità di  corpo e anima. L'esempio  più caratteristico di armonia sensibile-razionale  è dato  dall'arte;  questa presuppone una  doppia natura , ed è quindi propria dell'uomo. Il processo razionale  deve essere sviluppato  partendo  dalla  sensualità ; ora  l'arte e  la bellezza  rendono sensibile la verità . La  bellezza appare come  termine di mediazione  fra  la sensibilità e  la razionalità; l'arte  è  educatrice dell'uomo in quanto  educa  l'uomo . Infatti  la bellezza eleva  la  sensualità alla ragione, liberandola dal desiderio immediato, e  tempera la ragione , arricchendola con il sensibile . L'anima diventa bella  è  così  libera sia dall'inclinazione  brutale che  dal  dovere imperioso.----------------------------------------------------------------------------
il godimento  consiste nella  piacevole  coscienza della  nostra  libertà metafisica , nella  percezione di  una  superiore  armonia in cui la sofferenza del senso si fonde  con la  libera superiorità dello spirito. Successivamente Schiller  considera nuovamente l'idea della  bellezza nei  fenomeni della natura ; la  bellezza  viene  definita  come  "libertà  nel fenomeno"; essa  ha  quindi  in comune  con  la moralità il carattere  di libertà , prima  della  natura , poi della  ragione.-------------------------------------La  natura  umana  è duplice , e  quindi  si  ha  bellezza se c' è  armonia fra le due  nature ; in  quest'armonia il carattere comune è la  libertà ;  la libertà morale  assume  il carattere  della libertà  naturale, che  ha  la sua  legge in se stessa. Con  il bello gli istinti sensuali coincidono con le leggi della ragione; con il sublime invece l'uomo è libero perché  gli istinti non hanno alcuna influenza sulle idee della  ragione, ed  agisce solo lo spirito come se non avesse altra  legge che la propria.------------------Se  l'anima  si armonizza con  gioia  con la ragione , ha  innata  in sé una  bellezza che  l'autore chiama "grazia"; essa  è  anche  libertà, perché  l'istinto  sensuale non subisce  costrizioni.. Abbiamo  così  l'anima  bella, in cui tutto il carattere è morale ;  questa  armonia è  un ideale , minacciato  anche  dalla  potenza dei sensi; nella  lotta  contro la passione l'anima bella  si trasforma in sublime . Grazia e dignità , bellezza e sublimità  sono  così aspetti diversi di un unico carattere . --------------------------------------------------
la cultura  ha  raggiunto il suo fine , la  trasformazione  dell'unità  incosciente  dell'uomo primitivo diventa armonia cosciente nell'uomo totale.-------------------------------------------
Il metodo  seguito  da Schiller riflette così  il metodo seguito da Kant nella  sua  filosofia morale . Si  tratta  della  filosofia trascendentale , fondata  per studiare a priori le  condizioni  dell'esperienza umana . Come i concetti morali , anche quelli estetici sono concetti della ragione ; non riguardano  cioè la conoscenza (realizzata  dall'intelletto che  con  le sue forme organizza l'esperienza ), ma  sono principi  regolativi per  il comportamento umano ; riguardano  oggetti inesauribili, irraggiungibili dall'esperienza umana.  Così  il  concetto dell'umanità perfetta  non è dato , non e esauribile nell'esperienza, non è  conoscibile ; è un ideale da realizzare , un imperativo .

 Una mia riflessione:
La natura   nel suo divenire è perfetta, ed è bella in assoluto, essa esprime nella sua totalità, la bellezza e la perfezione del Creatore!

giovedì 19 marzo 2020

19 marzo 2020

è questo un momento brutto, non pensavamo che potesse accadere; ma è così!
Un pensiero va a coloro che sono, in prima linea in questa emergenza; nel mio cuore c'è grande dolore per i momenti terribili che la  Lombardia, sta attraversando.
Un pensiero, a coloro che non sono più con noi,    e un  caro abbraccio ai loro familiari.
Pina Maria Rita Raciti

mercoledì 18 marzo 2020

IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA di : Alberto Romagnoli "Le libertà economiche nella nostra Costituzione"

18--3--2020

3)  La  collaborazione  dei  lavoratori  alla  gestione delle aziende:

Nella  tutela  dell'interesse   generale  rientrano  anche  le  restrizioni  all'iniziativa  e  alla  proprietà privata . A  tale proposito  occorre  qui  aggiungere  che  l'art. 46,  riconoscendo "il  diritto  dei  lavoratori  a  collaborare  , nei  modi  e  nei limiti  stabiliti dalle leggi, alla  gestione  delle  aziende". crea  il principio  che  questa  non  esiste  soltanto per  l'esclusivo  interesse  del  proprietario , ma  costituisce  un  centro intorno  al quale  si  raggruppano  anche  gli  interessi  e i  fini  di tutti  coloro  che  le danno  vita.
La prevista  collaborazione dei  lavoratori alla gestione  dell'azienda   si attua con:
1) con  l'affiancare  all'imprenditore o  al consiglio d'amministrazione  un consiglio  di  lavoratori  effettivamente  in grado  di partecipare  a  decisioni  di  natura  sia  tecnica che  economica(soluzione  socialista);
2)  con  una  rappresentanza  di lavoratori  nel  consiglio di  amministrazione, in posizione  minoritaria  e  come  conseguenza  del  principio  dell'azionariato  operaio(soluzione  democristiana).
L'azionariato  operaio  consiste nella  distribuzione ai  lavoratori  di  azioni dell'impresa,  costituendoli  così  comproprietari  per  una quota;
3) un'altra  soluzione potrebbe  consistere  nel  dare  ai  lavoratori , pur  escludendoli  da  ogni responsabilità  nell'impresa ,un'ampia  funzione  di controllo.
In  ogni azienda  d'una certa  ampiezza  si  ha  inoltre la  nomina  elettiva  d'una o di più  commissioni interne, col  compito  di  rappresentare i  dipendenti  di fronte al  padronato  e discutere intorno  agli  orari, alle  retribuzioni,  ai licenziamenti, ecc.
La Costituzione, a  cui  si  aggiungono numerose leggi, oltre ad  ammettere,  sempre salvo  indennizzo,  l'espropriazione  per motivi  di  pubblica utilità, prevede l' espropriazione  d'imprese per  trasferirle allo Stato,  ad  enti pubblici o a  categorie  di lavoratori o di  utenti  , che  si  riferiscono a servizi  pubblici  essenziali (ad   esempio , telefonici) o a  fonti  d'energia  (elettrica, metano , petrolio,ecc.), o  quando  si  tratti  di  rompere situazioni di  monopolio , poiché, come  ebbe  a dire  l'Einaudi, "l'esistenza dei  monopoli è il male  più  grave  della  nostra  società,   danno supremo  dell'economia  moderna,  provocando alti prezzi, produzione  ridotta  e quindi disoccupazione".
Infine gli articoli 46 e  47  esprimono il  favore del  nostro Stato  per la  cooperazione  e il  risparmio . La  cooperazione , che  può  essere tanto  di  produttori  (agricoli, e industriali), quanto di  consumatori (di alimenti, di  forniture,  di abitazioni, ecc.),  è  indubbiamente la via per  eliminare  le  imprese a  carattere  puramente speculativo o moderarne  i guadagni.
Quanto  al  risparmio  , è  inutile  dire qui le ragioni per cui  la Costituzione ha  voluto impegnare la Repubblica  a  stimolarlo e tutelarlo. Senza  risparmio non  si  forma  il capitale, fattore necessario per  vivificare il lavoro, e  necessario  perfino in  un'economia collettivista, tanto da  esservi imposto.

martedì 17 marzo 2020

NELL'OTTICA DEL SILENZIO: EDUCARE AL SILENZIO CREATIVO di: Antonella Piccagliani insegnante di musica

17--3--2020
Quando  è nata  l'idea  di questo  articolo mi  trovavo  , in un luogo  ameno  della collina  parmense, un borgo  delizioso  composto  da cinque  o sei  case , quasi "sprofondate"  qualche metro più in basso  respetto al ciglio stradale.
Qui  il  paesaggio  sonoro, costituito sulla  tonica  del  frinire delle cicale e del  canto dei grilli, si  sviluppa attraverso le  modulazioni  del  vento  frusciante  tra  le foglie,  accompagnato da  un  ostinato  pigolio di una  nidiata  di pulcini e dalle variazioni del  muggito  delle vacche  nella stalla.
In  questa  estemporanea  composizione  sonora ,ogni variante aveva ,  per il mio orecchio , il sapore  di una inattesa improvvisazione  nient'affatto  fastidiosa: il suono di un violino dalla  casa accanto, il fischietto  del contadino  di ritorno  dai campi, lo scorrere   dell'acqua  del rubinetto  nel cortile, l'abbaiare di un  cane  in  lontananza...
Oggi  , nel  mio appartamento, mentre  mi accingo  a  raccogliere in forma  articolata  le idee  appuntate  allora  in ordine sparso, le  finestre  aperte  sulla  strada  lasciano arrivare  fino  a qui  vari  rumori:  quelli  delle  automobili  che  stanno  circolando  nervosamente , del cigolio  dei freni, delle  marmitte  dei  ciclomotori, della  gente che corre indaffarata.
E,  d'un  tratto  , mi  riesce  difficile  pensare  ad  un silenzio che  non c'è !
Eppure ,nemmeno  in collina c'era  silenzio : mi trovavo , al  contrario , completamente   circondata  da  suoni di  ogni  genere . Ma neppure  per  un istante  ho  associato, udendoli , quei suoni all'idea  di rumore.
Aprendo il dizionario alla  parola" rumore", leggo:
...strepito--frastuono-  fracasso--baccano--chiasso---baillame---schiamazzo---urlo---fragore---clamore----rombo---scoppio---tuono---mormorio---fruscio--bisbiglio--stridore--sibilo.....
e  in relazione  al  suo  contrario, "silenzio", leggo:
assenza  di  rumori\\   taciturnità\\  quiete---pace\\
Immediatamente  associo  la  descrizione  del  primo  termine,"rumore", all'immagine  della strada e quella  del  secondo, "silenzio",all'immagine  della collina.
Ecco un'apparente  contraddizione: un luogo silenzioso(il paesaggio  collinare  pervaso di pace e di quiete) eppure  pieno di  suoni!
Posso  quindi  affermare che  il silenzio è suono?
Nell'esperienza  religiosa  il silenzio  è un  un'atto  di culto, è preghiera  interiore, è  porsi  nella  condizione  di "ascoltare" la Parola di Dio.
Su ben  altro piano , quello della  didattica  montessoriana (per esempio) l'esercizio del  silenzio  ha  la  precisa  finalità  di far  ascoltare il silenzio  stesso.
Possiamo  perciò  tranquillamente  affermare che  il silenzio si può  ascoltare , silenzio  non  significa  assenza  di suoni.
Per  Kirpal  Singh  ----(mistico   indiano):
"  Quando  non c'è  suono , si dice che  non  lo si sente,
ma  questo  non  significa  che  l'ascolto abbia  perso
la  propria  capacità d'essere  in  ascolto. In verità,
quando  non  c'è suono  l'udito è  ancora  più  all'erta.
Invece , quando  c'è  suono la qualità  dell'ascolto è inferiore."
è ciò  che,  in altre  parole , afferma R. M. Schafer (compositore  e scrittore  secondo il quale"....abbiamo  bisogno  di  ritrovare la  quiete  perché  un  minore numero  di suoni possa [...] introdursi al  suo  interno  e  disturbarla".
Al contrario  di ciò  che  si può  pensare , infatti  , il silenzio  non è vuoto.
Diremo  anzi  che  il "silenzio  assoluto"  è un  concetto  che  nella  esperienza  umana  non esiste.
Ancora  Schafer riferisce l'esperienza   che  il  musicista  John Cage  fece  in  una  camera   anecoica, ovvero  totalmente  insonorizzata,  dove egli  tuttavia  udì  due  suoni : uno  acuto(prodotto  dal  suo stesso  sistema nervoso in azione)  ed  uno  grave  (prodotto dal  suo  sangue  in circolazione)
"Finché non  sarò  morto "scriverà  Cage "esistono suoni ; e  seguiteranno  dopo  la mia morte".
L'esperienza  sonora ,  insomma , non  abbandona  mai  l'uomo: è  ormai  assodato che  essa ha  inizio già  prima della  nascita , quando  il feto sente  il battito  cardiaco  della madre, ascolta  la sua  voce e reagisce  agli  stimoli  sonori esterni.
Esperienze , queste  , che  nel bambino determinano poi spesso"...una  attenzione privilegiata  per  il suono come  mediatore  della  propria  relazione  con  il mondo ;  è  attraverso i suoni  che  molti  bambini  costruiscono  la propria  immagine  del mondo".
Parallelamente  sappiamo  che,  da quando la madre avverte i primi  movimenti  del feto, si  accorge  come i rumori intensi  lo facciano sobbalzare.
Ciò  ci  riporta  alla  definizione  di "rumore": ne La  Nuova  Enciclopedia della  Musica, leggiamo in  prima  istanza  che  il termine"...genericamente indica  le  sonorità  sentite come  sgradevoli  , gli eventi  acustici troppo  forti o  i  disturbi presenti  in un  sistema  di  comunicazioni".
In  relazione all'evoluzione che  , nel  corso  del 900, ha  costantemente  allargato  il repertorio  di sonorità  utilizzata  in musica, il rumore ha  via  via  assunto  valenze  estetiche e  finalità  espressive  più  precise . Purtroppo  in virtù di tale  fenomeno  che,  caratterizzando  sempre  più  eventi "sgradevoli"  come "musicali", rischia  di  allontanarci dalla nostra più  intima essenza , io  preferisco  mantenere l'attenzione  sul  silenzio come  sfondo  utile  e  necessario  per  ritrovare sé  stessi e  la propria  capacità  creativa , come  espressione dell'anima.
Nella mia  attività didattica, qualora in veste  di "educatrice  al suono"  mi   si offre l'opportunità  di curare  l'aggiornamento  delle  insegnanti (scuola materna, ed elementare) prima  di  affrontare gli aspetti  metodologici  della  disciplina  musicale  preferisco riflettere  e far  riflettere  sulla  necessità di creare  un  contesto culturale "di pulizia" entro  il quale  sia  possibile  far  emergere il sé(quello  dei  bambini  in primo luogo , ma  anche  quello  degli  insegnanti stessi) oltre  il  bombardamento  acustico dei media, e del traffico ecc.
Nel nostro sistema  di vita  la comunicazione  interpersonale  passa prevalentemente   attraverso  il canale  verbale il quale , dimenticando  l'importanza  dei  rinforzi  non verbali nei  processi  comunicativi  viene generalmente privilegiato e rinforzato, soprattutto in  ambito  scolastico.
è importante , invece, dentro  e fuori  la scuola , dare ai  bambini la possibilità  di ascoltare e di  ascoltarsi; come adulti  dovremo  chiederci  spesso e i  nostri  interventi(per lo più verbali)lo permettono.  Mi capita spesso di lavorare  con gruppi  di  bambini in  presenza  delle  loro  insegnanti che  di  frequente  sprecano  le proprie  energie  nel  tentativo  di "spiegare" cosa  fare  o no fare , cosa  dire o non dire . è nota  a tutti  la valenza  dell'esempio quando  si  voglia  insegnare  qualche  cosa. Provate  quindi ad  immaginare quale  importanza assuma  un  gesto  , un'azione eseguita in un  contesto di grande  attenzione, di  silenzio , senza  parole di  rinforzo:  diventa  scena  , immagine  , "parola", suono e,  in virtù dello sfondo  così  pulito  dalle  ridondanze  verbali, si  imprime con  più  pregnanza in  chi sta  osservando  ,ascoltando, imitando.
"Colui che  canta  non crea il canto  da  solo. Deve esservi  qualcuno che  ascolta. Un  uomo fa  uso  della  voce per  cantare. L'altro  canta nella  sua mente"(da  The  broken song  di  Rabindranath  Tagore).
Afferma  Schafer  che  "...l'uomo  ama  produrre  suoni per  ricordarsi che  non è solo[....] ha  paura  della  mancanza di suoni[.....] poiché  il silenzio definitivo è quello della morte[...]"
Ciò  fa supporre, nell'uomo , il silenzio  con  valenza negativa; impariamo ad assumere ,invece,  un'ottica  positiva  e ci accorgeremo di quanta  vita  ci sia nel "silenzio"intorno a noi!
Un  gioco  che  faccio spesso  con  i miei bambini , è quello  di  trovare  la  "tonica" del paesaggio sonoro  che ci  circonda . Seduti in cerchio, ad  occhi  chiusi e in silenzio  perfetto, ascoltiamo , e cerchiamo di individuare  il  suono di fondo  dell'ambiente circostante :  sarà  facile, poco  dopo aver raggiunto  questa consapevolezza , accorgersi  di tutti  gli altri  suoni che  man mano  si  sovrappongono  a quello che ci  sembra va  preponderante(sia esso il nostro  respiro, quello di un compagno o il suono  della pioggia  che  batte sui vetri).
E  perché  non  chiudere  gli occhi  e scrivere  mentalmente, ciascuno per sé , una teoria  sul  "colore  del silenzio":  che  colore  ha il mio silenzio quando  piove o  c'è  il sole , quando  fa caldo o fa freddo;  se  sono  solo o  in compagnia ,in campagna o in città, al  mare  o in montagna.
O  qualche  volta, invece di cantare "stornelli"  insieme  agli amici, proviamo  a creare  una  catena  appoggiando uno  l'orecchio  sulla  schiena  dell'altro, cingendogli la vita  con le braccia, facendo oscillare  lentamente  il corpo  e lasciando  che,  pian piano  , esca da ognuno un  canto  spontaneo ,monocorde , che  gradualmente si  adatta  al suono della  cassa  armonica immaginaria sulla  quale  abbiamo appoggiato il nostro orecchio : un proverbio indù recita:
" L'utilità  di un contenitore  sta  nella  forma  del suo vuoto".
Perciò  danziamo il nostro silenzio  ovvero gli elementi  in  esso  contenuti  : suono , rumore ,melodia, armonia , percussione: e, infine osserviamo  la danza che  gli altri  eseguono  sul  proprio --silenzio immaginario.   Vorrei concludere  con  le parole  di Schafer:
"...Recuperare  il valore  della  contemplazione  ci insegnerebbe  a vedere nel silenzio una  condizione  positiva  e felice in sé , come  un grande  e magnifico sfondo  contro  il quale le nostre azioni si  stagliano e acquistano forma. Qualora  questo  sfondo  mancasse , esse non avrebbero alcun  senso e potrebbero anche  , in verità, non esistere affatto[...] Era  questo  l'insegnamento  di Lao--Tse:
" Abbandonare  la fretta dell'attività. Chiudete la  bocca . Soltanto  allora  potrete  comprendere lo spirito del Tao".

DA: I SEPOLCRI UGO FOSCOLO

17--3--2020
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A  egregie  cose  il  forte  animo  accendono
l'urne  de' forti , o Pindemonte;  e bella
e  santa  fanno  al  peregrin  la  terra
che  le  ricetta . Io quando  il  monumento
vidi ove  posa il corpo di quel grande
che  temprando  lo scettro  a' regnatori
gli  allòr  ne  sfronda, ed alle  genti svela
di che lagrime  e di  che  sangue;
e   l'arca  di colui che  nuovo  Olimpo
alzò in Roma a'  Celesti;  e di  chi vide
sotto  l'etereo padiglion  rotarsi
più mondi, e  il Sole  irradiarli  immoto,
onde  all'Anglo  che  tanta  ala  vi stese
sgombrò  primo  le ali  del  firmamento;
----Te  beata, gridai, per  le felici
aure  pregne  di vita  , e  pe' lavacri
che  da' suoi gioghi  a te  versa  Appennino!
Lieta  dell'aer  tuo  veste  la  Luna
di  luce  limpidissima  i tuoi  colli
per  vendemmia  festante  , e  le  convalli
popolate  de case e d' oliveti
mille  di  fiori  al ciel  mandano  incensi:
e  tu  prima  , Firenze, udivi il carme
che  allegrò  l'ira   al  Ghibellin  fuggiasco,
e  tu  i  cari  parenti e l'idioma
désti  a  quel  dolce  di Calliope  labbro
che  Amore  in Grecia  nudo  e nudo  in Roma
d'un velo candidissimo  adornando,
rendea  nel grembo  a  Venere  Celeste;
ma  più  beata  che  in un  tempio  accolte
serbi  l'itale  glorie,  uniche  forse
da  che  le  mal vietate  Alpi  e  l'alterna
onnipotenza  delle umane  sorti
armi  e sostanze  t'invadeano  ed  are
e  patria e, tranne la memoria  , tutto.
Che   ove  speme  di gloria  agli  animosi
intelletti rifulga  ed  all'Italia,
quindi  trarrem  gli auspici. E a questi  marmi
venne spesso  Vittorio  ad  ispirarsi.
Irato  a'  patrii  Numi , errava  muto
ove  Arno  è più deserto,i campi  e il cielo
desioso  mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea  la cura,
qui posava  l'austero ; e avea  sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita  eterno; e l'ossa
fremon  amor di patria.---------------------------

Dedico , questi stupendi   versi di Foscolo , all'Italia, ed in particolare  agli  italiani che in questa emergenza sono in prima linea

domenica 15 marzo 2020

UN ERRORE: GIOVITA PICCILLO di: Pina Maria Speranza Raciti

15--3--2020
Questo  tempo, di particolare  emergenza,mi  dà  la  possibilità,di scrivere , sul  mio  blogger, sulla  mia  storia  personale.  Ormai  sono trascorsi  molti  anni, da  quando  all'università, ho  vissuto  un'esperienza  amara.
Giovita Piccillo, era  una  mia collega, che  ho  conosciuto, in clinica chirurgica, nell'internato per  gli esami di  patologia chirurgica. Ricordo poco  del  suo  aspetto, era  piccola di  statura, ed  aveva i capelli  neri  e lunghi. Mi  ha  incuriosita , perché credevo  di avere compreso, una  solitudine, ed  una  grande tristezza.
Ci siamo ritrovate  alle  lezioni  di farmacologia  al corso del  professore Scapagnini, alla cittadella;lei  non era  di Catania,  condivideva  un  appartamento con  altre  ragazze . Stavamo  preparando  gli esami  di patologia  chirurgica , così  per  ripetere  un pò  di programma, mi  invitò  , a casa sua. Siamo state insieme un'intera  giornata , sono   rincasata  in serata. Abbiamo  studiato, chiacchierato, lei  mi raccontò , del  suo  papà molto rigoroso, del sentirsi  trascurata  dai suoi cari; delle  brutte esperienze a  Catania , con  ragazze con  le quali aveva  condiviso l'appartamento.Mi   raccontò di una  realtà  di un orrore surreale, e  di  quando lei soffrisse  per questo.
Volevo,  con  tutte  le mie forze  aiutare questa ragazza , desideravo  tanto ,, farle comprendere  che   la vita, la realtà, è  costituita  anche , di luce , di  bene, di  bello.  Ho cercato  così, di darle  la mia  amicizia, il  mio affetto.  Ma  ben presto,  si rivelò  una  realtà  diversa e terribile, Giovita , iniziò  ad  utilizzare  la  mia  persona, come :" scudo", per  potere  parlare  con i professori, per  potere  fare  esami. Mi  sono  trovata  , all'improvviso ,  sull'orlo  di un abisso. Immediatamente , ho  invertito la marcia, ed  ho  dato  un taglio  radicale , all'amicizia che  era  ancora  sul nascere. L'abbandono ha  scatenato la vendetta!
Mia  cara Giovita, non  so , dove tu sia ora; ma  dopo tanti  lunghi anni,  possa , la verità, trionfare  sulle  tue  menzogne.
Per primo,dico  a te  e ai  colleghi  che  hai  coinvolto  nel  tuo delirio, che  Bologna  è una  città  meravigliosa, ed  i bolognesi, sono bravissime persone; riguardo  ai miei  cari  ,di bologna, appartengono alla buona borghesia  della città.
Oggi a distanza di tempo , sono certa , che  i tuoi racconti, i tuoi  drammi,non  corrispondano ad  una realtà  oggettiva, bensì  ad  una  mente  malata. Ho  sbagliato, perché  certe patologia comportamentali, non  si  trattano  con  "l'amore"; ma  con  un  personale  specialistico.
Il professore , mi aveva  accettato  per la tesi in chirurgia, perché  ho un curriculum  perfetto, e poi avevo in occasione  del Natale(credo)  portato  gli auguri , con  la "Parola".
Perché, vedi io  sono  cristiana  , ed  allora  ero  , la  presidente  della  comunità  degli oblati secolari  di San Benedetto, la  mia comunità. Un  progetto  stupendo , io da sola , avrei avuto  la  possibilità  di affrontare  , la  discutibile  realtà  di  un  reparto universitario, armata  solo:
della  mia  perfetta preparazione ;
della mia  onestà;
della mia fede;
Sarei  cresciuta  come medico, ma nello stesso tempo , come cristiana , avrei portato "l'acqua che disseta".
Un progetto , che  tu non  credente, i medici balordi  che hai imbrogliato, i colleghi , non potevano  comprendere.
Volevi  buttarmi fuori della Sicilia?  Con  il mio curriculum  le porte  della  facoltà  di medicina , di Bologna o di  Milano si sarebbero  aperti.
Nella terribile  guerra  , con il reparto  e con  l'università , che tu  hai  scatenato , sono rimasta sola, perché la mia comunità non mi ha sostenuto,  e perché    contemporaneamente , subivo  l'aggressione , di un paese come Belpasso, che  come realtà  , corrisponde a pieno , al fango della tua  mente. Inoltre , un prete , che privo di etica  ,ti assomiglia, mi ha aggredito creando un orrore fatto  di infamie e    menzogne, per la gloria dello stato vaticano.
Mia cara Giovita, la  mia onestà , è la mia forza , che  difronte al male mafioso, non solo si  non si piega , ma  diventa più forte . Io  mi trasformo in  un'armata , all'attacco.

sabato 14 marzo 2020

PROBLEMI UMANI DEL MACCHINISMO INDUSTRIALE di: Georges Friedmann

14---3--2020

DAL  LAVORO,  MERCE  FACILMENTE  SOSTITUIBILE, AL  LAVORO  APPREZZATO:



Nel  corso  del secolo  19°,  nel periodo  del  laisser-faire
mentre il  macchinismo  continua  a  svilupparsi in  condizioni  di  completa  anarchia, l'operaio  è  trattato  come  una  merce facilmente sostituibile e  perciò  di scarso  valore. Le  grandi  linee di questo  stato  di cose , in Francia, in Inghilterra, in Germania, sono  state  più  volte  descritte  e  sono  oggi  ben  note  . L'afflusso, non  o male  organizzato,  delle donne  e dei  ragazzi  nelle fabbriche  tura  le falle  e  rimpiazza  continuamente  gli operai  che  l'industria , senza  igiene , senza  legislazione  protettiva , senza limitazione  delle  ore  di lavoro,  logora  in modo  terrificante.
A  questo  periodo di  "liberalismo  economico "  segue  verso la fine  del secolo un  maggior sforzo  d'organizzazione. Le  forze  produttive  hanno  ormai  tali  dimensioni e  complessità , che  la  concorrenza  assume  nuove  forme.  La  concentrazione  aumenta , la  produzione  segue  un  ritmo incessante  di sviluppo. In  un  mondo  in cui  forze  così  poderose assorbivano una  produzione sempre  più  abbondante , era chiaro  che  l'industria  doveva esser condotta  a  studiare metodi  più  razionali  di quelli fin  allora prevalsi : bisognava  aumentare  il rendimento  per  soddisfare  i  crescenti  bisogni  e,  per  contraccolpo,  stimolarli. Il sistema  economico  si  trovava  dunque  posto  di fronte  alla  necessità  di  trarre  il più  e  il  meglio possibile  dall'"elemento  operaio".
In  effetti , nella  produzione  l'uomo rimaneva  un  elemento bruto  in  mezzo  ad  altri  elementi  bruti"Durante  il secolo  19°---scrive  a  questo   proposito  G.S.Watkins--lo sviluppo  industriale si  compì in  modo  così rapido  in Europa  e in  America,  che  quasi  non  ci  si  rese  conto  della  necessità  di proteggere e di  conservare l'elemento umano  della produzione[.....].Ci  si  preoccupava  di  risparmiare  nell'utilizzazione  del  capitale, di sostituire  il  macchinario  consumato  e di risparmiare le risorse naturali. Ma non  ci si  preoccupava  più  che  tanto  dello spreco  di vite umane,  dell'accumulazione  della  fatica fisica , del logoramento della salute ad  opera  dell'industria.".
Sotto  la pressione di varie  considerazioni  e di  varie  cause si va  a poco  a poco elaborando  , in Europa  e negli Stati Uniti, una  legislazione  sociale. La  durata  del lavoro , il  lavoro femminile e infantile, il  lavoro notturno, vengono  regolati , provvedimenti igienici vengono  introdotti. Le  forze  progressive della   democrazia borghese sostengono  l'azione   delle  organizzazioni operaie  e  alimentano  questa  corrente. La  politica di non  intervento dello Stato, caratteristica  del periodo  del  laisser-faire, è  , in  questo  campo ,  gradualmente  abbandonata; l'igiene  , finora lasciata  all'arbitrio  degli  imprenditori,  diventa  in  linea di  principio una  questione  d'interesse pubblico.
L' atteggiamento cieco e  individualistico  dell'industria capitalista ai  suoi primordi  non è  più  di moda. Nelle  aziende si  rende  indispensabile un minimo di  lucidità e  di  coscienza , d'organizzazione"razionale".  I  sindacati , spalleggiati  dalla  democrazia politica  e  umanitaria, non  tollerano  più  che  si  abbandoni  l'operaio  come  una  pedina isolata , in preda alle  esigenze economiche e  agli  appetiti  del  padronato. Del  resto, un  atteggiamento  più  comprensivo poteva  imporsi alla  grande industria  solo perché  , nella  nuova  tappa , formava una frontiera  comune  coi  suoi interessi. Si è osservato a questo  proposito che  gli  industriali  si  sono spesso lasciati prendere dal  loro stesso  gioco; creando opere d'igiene sociale , essi finirono per   concepire  un  interesse umano per  quella  che  ai  loro  occhi era,  all'origine , una questione  d'interesse finanziario---osservazione in cui  v'è  probabilmente  del  vero , pur  essendo  difficile e, oltre tutto,  ozioso analizzare  in  ogni  caso  il substrato  di un  comportamento  le cui necessità profonde sono  altrove.

LETTERATURA ITALIANA romanticismo e risorgimento Giuseppe Giusti

14--3--2020

Sant' Ambrogio
Vostra Eccellenza  che  mi sta  in cagnesco
per  que'  pochi  scherzucci  di  dozzina,
e  mi gabella  per  anti-tedesco
perché  metto  le birbe  alla  berlina,
o senta  il  caso  avvenuto  una  mattina,
càpito  in Sant' Ambrogio di Milano,
in  quello  vecchio  , là  fuori  di mano.
  M' era  compagno il figlio  giovinetto
d'un di  que'  capi  un pò  pericolosi,
di  quel  tal  Sandro, autor  d'un  romanzetto
ove  si  tratta  di Promessi  Sposi......
Che  fa  il nesci, Eccellenza? o  non  l'ha  letto?
Ah, intendo ; il suo  cervel, Dio  lo  riposi,
in  tutt'altre   faccende  affaccendato,
a questa  roba  è morto  e sotterrato.
    Entro  , e ti  trovo  un  pieno   di soldati,
di  que' soldati  settentrionali,
come  sarebbe  Boemi  e Croati,
messi  qui  nella  vigna  a  far  da  pali;
di fatto  se  ne  stavano  impalati,
come  sogliono in  faccia a'  generali,
co' baffi  di  capecchio e  con  que'  musi,
davanti  a  Dio  diritti  come fusi.
     Mi  tenni  indietro ; ché , piovuto  in mezzo
di  quella  marmaglia, io non  lo nego
d'aver  provato  un  senso  di ribrezzo
che  lei  non  prova in grazia  dell'impiego.
Sentiva  un'afa, un  alito  di lezzo;
scusi , Eccellenza , mi  parean  di sego,
in  quella  bella  casa  del Signore,
fin  le candele dell'altar  maggiore.
     Ma  in quella  che  s'apresta  il sacerdote
a  consacrar  la mistica  vivanda,
di  subita  dolcezza  mi percuote,
su,  di  verso  l'altare, un  suon  di  banda.
Dalle  trombe  di guerra  uscian  le note
come  di voce che  si  raccomanda,
d'una  gente  che  gema  in duri  stenti
e  de'  perduti  beni  si  rammenti.
      Era  un coro  del Verdi;  il  coro  a  Dio
là  de'  Lombardi  miseri  assetati;
quello : O Signore, dal  tetto  natio,
che  tanti  petti  ha  scossi  e inebriati.
Qui  cominciai  a  non esser  più io;
e come  se  que'  così  doventati
fossero  gente  della nostra  gente,
entrai  nel branco  involontariamente.
      Che  vuol  ella, Eccellenza?  il pezzo  è bello,
poi  nostro  , e poi  suonato  come  va;
e,  coll'arte  di mezzo, e  col  cervello
dato  all'arte,  l'ubbie  si  buttan  là.
Ma  cessato  che fu , dentro , bel  bello
io  ritornava  a  star  come  la  sa;
quand'eccoti, per  farmi  un  altro  tiro,
da  quelle  bocche  che  parean  di ghiro,
       un  cantico  tedesco lento  lento
per  l'aer  sacro  a  Dio  mosse  le  penne;
era  preghiera  , e  mi parea  lamento,
d'un  suono  grave , flebile, solenne,
tal, che  sempre  nell'anima  lo sento;
e  mi  stupisco  che  in  quelle  cotenne,
in  que'  fantocci esotici  di legno,
potesse  l'armonia  fino  a  quel  segno.
      Sentia  nell'inno  la  dolcezza  amara
de'  canti  uditi  da  fanciullo; il  core
che  da  voce  domestica  gl'impara,
ce  li  ripete  i giorni  del  dolore;
un  pensier  mesto  della  madre  cara,
un  desiderio  di pace e  di  amore,
uno  sgomento  di lontano  esilio
che  mi  faceva  andare  in  visibilio.
       E,  quando  tacque, mi  lasciò  pensoso
di  pensieri  più  forti e  più  soavi.
Costor,  dicea  tra  me , Re  pauroso
degl'Italici  moti  e degli slavi,
strappa  a'  lor tetti  , e  qua  senza  riposo
schiavi  gli  spinge  per  tenerci  schiavi;
gli spinge  di  Croazia e  di  Boemme,
come  mandre  a  svernar nelle  Maremme.
       A  dura  vita , a  dura  disciplina,
muti, derisi,  solitari stanno,
strumenti  ciechi  d'occhiuta rapina,
che  lor non  tocca  e  che  forse non  sanno;
e  quest'odio  che  mai  non  avvicina
il popolo  lombardo  all'alemanno,
giova  a chi  regna  dividendo  e teme
popoli  avversari  affratellati  insieme.
       Povera  gente!  Lontana  da' suoi,
in un paese  qui che  le  vuol  male,
chi  sa  che  in  fondo  all'anima po' poi
non mandi  a quel  paese  il principale!
Gioco  che  l'hanno  in tasca come  noi,
Qui,  se  non  fuggo , abbraccio  un  caporale,
colla su'  brava  mazza  di  nocciolo,
duro e  piantato  lì come  un  piolo.

giovedì 12 marzo 2020

NINIVE : " La realtà sociale in cui vivo" di: Pina Maria Speranza Raciti

12--3--2020
Vivere, in  un  ambiente  sociale squallido, non  è  bello, né augurabile, a nessuno uomo o donna,  con un'educazione, cultura, intelligenza.
La  mia vita è quella  dei miei fratelli(Giorgio, ed Antonio) sin dall'infanzia , è stata  condizionata , dal  nostro essere diversi, non assimilabili, alla realtà   oggettiva in cui viviamo. Il nostro  mondo,  andava, dal mondo della mamma, a quella  dei nostri,  cari, bolognesi. La  mia famiglia di Bologna ,come ho sempre detto, era  ed è  formata  dai miei zii e cugini, sia paterni che materni.  Sebbene  il nostro legame  è  stato più stretto con quelli materni,ma  per ovvie ragioni, siamo coetanei.
Mi ricordo  , da  bambina, come il parlare  in lingua  italiana, generò  una reazione di "furore";  ma   ho perseverato, con il sostegno dei  miei zii e  cugini.
La  nostra educazione, il nostro modo di vestire, i nostri giocattoli, tutto  definiva  , un mondo  privilegiato, il cui ingresso, non era  accessibile, ai  nostri coetanei, locali.
Ricordo, lo scandalo e la maldicenza,  che accompagnarono, le inscrizioni  alla   scuola  superiore; perché  , a scuola  c'erano  i ragazzi,quindi frequentare  la scuola, ed  avere  contatti  con  dei ragazzi, significava , diventare una poco di buono.  L'inscrizione in medicina  ha  completato  il quadro.
Superato con profitto, l'esame di stato, i miei genitori, mi regalarono una vacanza in Emilia  Romagna, con i miei zii. Ed io e papà godemmo di una bella vacanza. Lo  zio Ulderico Domenico, fratello della mia mamma,  trascorreva le sue vacanze o in Sicilia  da noi, oppure  sulla riviera adriatica, Cesenatico.  Sono state vacanze  stupende,godute con i miei zii , cugini; ricordo ancora le nostre serate,a passeggio,oppure,noi ragazzi,con gli amici, dei miei cugini,a prendere una pizza in un locale. Un vivere sereno, gioioso, tranquillo, dove  la malvagità  mentale tipica , delle persone di qui, non esisteva.Una  buona atmosfera di serena,  relazione sociale, fra  ragazzi e ragazze.
Ritornando in Sicilia, mi sono  trovata  , con  una nuova e positiva  realtà; un gruppo  di ragazzi  e ragazze, in  parrocchia  Cristo Re , con  un possibile  cammino , fatto  di tante  ideali, e  molta volontà  nel  volere  esperimentare nuove  idee e proposte. Con grande gioia , ed entusiasmo , ho  accolto  questo progetto , pur volendo rimanere ai margini, accogliendo  questa  nuova realtà, ho  accolto  a casa  , tutti coloro  che  sin dall'inizio , ho  considerato :"AMICI". Ma nello stesso tempo, ho cercato , di  mettere  in pratica, l'esperienza  meravigliosa, che  a Bologna ho vissuto con i miei cari.  Tutte  quelle volte , che  ho  relazionato , con  la brutta realtà  belpassese, ho  cercato  di  trasferire  la luce , la  limpidezza , della mia educazione, dei  miei ideali  , a questa gente. Ma  ho fallito! Questa  è la mia brutta  e peccaminosa  vita, per la  quale  un  sacerdote,  non belpassese, nel 1990,  mi ha aggredito con  queste parole:
"   La  vita  brutta di una disgraziata, della quale tutti  sappiamo chi è, e che la madonna della roccia, ha miracolato  con una conversione"
Ho pianto, stupidamente; ma dovevo ricorrere ad una querela!
Un povero prete, bigotto, che  non si rende conto, fino ad oggi, che questa espressione definisce  una persona:  ignorante, arrogante,  idiota!
Non sono Giona, non credo in una conversione, Belpasso è  , e rimane quello che è, un paese di fango.
Il male non si combatte con il perdono, o la pietà, ma  con la denuncia.




martedì 10 marzo 2020

LETTERATURA DEL 900 Vladimiri Majakovskij (futurismo)

10--3--2020
La  guerra  è  dichiarata
" Edizione  della sera!  Della  sera!  Della sera!
Italia!  Germania!  Austria".
E sulla  piazza ,  lugubremente  listata  di nero,
si  effuse  un  rigagnolo  di sangue  purpureo!

Un  caffé  infranse il proprio  muso  a sangue,
imporporato  da  un grido  ferino:
"Il  veleno  del sangue  nei  giuochi  del Reno!
I  tuoni  degli  obici  sul  marmo  di Roma!".

Dal  cielo  lacerato  contro  gli aculei  delle  baionette
gocciolavano  lacrime  di stelle  come  farina  in  uno  staccio,
e  la pietà,  schiacciata  dalle  suole, strillava:
"Ah,  lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi!".

I  generali di  bronzo  sullo zoccolo a  faccette
supplicavano:"Sferrateci  , e  noi andremo !".
Scalpitavano  i baci  della  cavalleria  che  prendeva  commiato,
e i  fanti desideravano  la  vittoria--assassina.

Alla  città  accatastata  giunse  mostruosa  nel  sogno
la voce di basso  del  cannone  sghignazzante,
mentre  da  occidente cadeva  rossa  neve
in  brandelli  succosi  di carne  umana.

La  piazza si  gonfiava  , una  compagnia   dopo  l'altra,
sulla  sua  fronte  stizzita si  gonfiavano  le vene.
"Aspettate  , noi  asciugheremo  le sciabole
sulla  seta  delle  cocottes  nei  viali  di Vienna!".

Gli  strilloni si  sgolavano :" Edizione  della sera!
Italia! Germania! Austria!"
E  dalla  notte,  lugubremente  listata  di nero,
scorreva  , scorreva  un  rigagnolo  di sangue  purpureo.

LA DANZA DEL VERSO POETICO IN MUSICA E DELLA MUSICA NEL VERSO POETICO di Heike Otterson (pedagogista)

10--3--2020
Poesia  formativa:   mentre rifletto  su  questo  termine, provo  una  grande gioia.
Si  tratta  per il  poeta  di  preparare  le condizioni  affinché "la  pratica-della-poesia" si  faccia  in piena consapevolezza . In  verità noi non sappiamo  più  cantare "poetando" e  la poesia  non  risulta più essere parte  integrante  della  vita quotidiana  di ciascuno.
Il linguaggio delle emozioni  profonde  è  assopito  a  tal  punto che  quando  domando  ai  partecipanti  dei  miei seminari  di scrivere solo  ciò  che è  conforme  alla  loro  natura più  autentica, essi mi guardano  disorientati. Ma quando vedo le persone manifestare  più  tranquillamente  se  stessi,  accettare di far  danzare  la   penna  sul  foglio  bianco  senza  panico  o censure,  di restare  nudi  davanti  alla verità  che  affiora , allora  penso  che  la poesia sia un momento  sacro  di  concentrazione  interiore  una  meditazione semplice che  permette  ad  ognuno  di sentire l'unità  dentro  e con  le persone intorno a sé.
Il ruolo  di  "ascolto"  del  poeta  che  lavora  in  funzione  di una "scrittura formativa"  è  fondamentale ; permette di  trovare ogni volta un nuovo linguaggio  che passa anche  attraverso il teatro , la  musica , la danza, la pittura, la  meditazione,  ma soprattutto  è  comunicazione, "pedagogica" da  cuore-a-cuore".
Il cambiamento che  si  avvera nelle  persone coinvolte in questo "poetare  a ritmo di  cuore" si  può   definire "stato  di  nuova  consapevolezza".
In   quest'ottica, la  sensibilità dell'artista -formatore  consiste nell'essere disponibile in  ogni momento  a parlare un  linguaggio  diverso , affinché  ci sia "creazione"  tanto per  il formatore che  per l'allievo.  In  tal senso, la  "poesia  formativa"secondo la prospettiva taoistica  si  rivolge  soprattutto  a una  persona il cui  obiettivo  non  è  il  risultato  tecnico-estetico-letterario, bensì l'espressione del suo essere "umano" in quell'istante.
La  "poesia  formativa" pertanto diventa  ponte  per  creare equilibrio ed  armonia:
             -- un  ponte  tra  corpo e mente
             --un ponte  tra arte e  formazione
            --  un ponte tra  maestro  e allievo
            ---un  ponte  tra  chi  scrive e chi  legge
             ---un  ponte  tra  contemplazione  ed educazione
Nell'umile consapevolezza  che  non  c'è  nulla  da  formare, nessuno  che  forma:, poiché  compito  della  poesia è la  poesia ed essa  è un  percorso  che  si  fa  insieme  con  la nascita di un  linguaggio comune ad  entrambi.