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martedì 19 novembre 2019

CANTI GIACOMO LEOPARDI

19--11--2019

Alla  sua  donna

     Cara  beltà  che  amore
Lunge  m'inspiri o  nascondendo il viso,
Fuor   se nel  sonno  il core
Ombra  diva mi  scuoti,
O  ne'  campi  ove  splenda
Più  vago  il giorno  e  di natura  il riso,
Forse  tu  l'innocente
Secol  beasti  che  dall'oro  ha nome,
Or  leve  intra  la  gente
Anima   voli? o te  sorte  avara
Ch'a  noi  t'asconde, agli  avvenir  prepara?

  Viva mirarti  omai
Nulla  spene  m'avanza;
S' allor  non fosse, allor che  ignudo  e  solo
Per novo a  peregrina  stanza
Verrà  lo  spirto  mio.  Già  sul  novello
Aprir  di mia  giornata  incerta  e  bruna,
Te  viatrice  in  questo  arido  suolo
Io mi  pensai. Ma non  è  cosa  in terra
Che  ti  somigli;  e  s'anco pari  alcuna
Ti  fosse  al volto, agli  atti, alla favella,
Saria, così conforme, assai men  bella.

     Fra  cotanto  dolore
Quanto  all'umana  età  propose  il  fato,
Se  vera   e  quale il mio pensier  ti  pinge,
Alcun  t'amasse  in terra  , a  lui pur  forza
Questo  viver   beato;
E  ben  chiaro  vegg'io  siccome  ancora
Seguir  loda  e  virtù qual  ne'  prim'anni
L'amor  tuo  mi farebbe.  Or non  aggiunse
Il ciel  nullo conforto  ai  nostri  affanni;
E  teco  la mortal  vita saria
Simile  a  quella  che nel cielo india.

   Per  le  valli, ove suona
Del  faticoso  agricoltore  il canto,
Ed  io  seggo  e  mi  lagno
Del  giovanile  error  che  m'abbandona;
E  per  li  poggi,  ov'io  rimembro  e  piagno
I perduti   desiri, e  la perduta
Speme  de'  giorni  miei; di te  pensando,
A  palpitar  mi sveglio. E potess'io,
Nel  secol tetro  e  in  questo  aer  nefando,
L'alta  specie  serbar ; che  dell'imago,
Poi  che  del  ver  m'è  tolto , assai  m'appago.

      Se dell'eterne  idee
L'una  sei tu,  cui di  sensibil  forma
Sdegni  l'eterno  senno  esser vestita,
E  fra  caduche  spoglie
Provar  gli  affanni  di  funerea  vita;
O s'altra  terra  ne'  superni  giri
Fra'  mondi innumerabili t'accoglie,
E  più  vaga  del  Sol  prossima  stella
T ' irraggia , e  più  benigno etere  spiri;
Di  qua dove son gli  anni  infausti e brevi,
Questo  d'ignoto  amante  inno  ricevi.

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