25-11--2019
DALL' ASSOLUTISMO ALLO STATO COSTITUZIONALE :
1) Il principio d'autorità e il principio di libertà:
Nel secolo 18° si rivela più chiaramente di quanto fosse mai accaduto il conflitto fra le due concezioni dello Stato: la concezione assolutistica, per la quale il sovrano si dichiarava se non padrone , per lo meno arbitro dei destini dello Stato e sua guida , e la concezione democratica che identificava lo Stato col popolo. Il conflitto di quel secolo non è poi che un momento della lunga lotta che costituisce il tessuto di tutta la storia : da un lato , il principio d'autorità , per il quale gli uomini, incapaci di reggersi da soli e di vedere i fini a cui sono chiamati, hanno bisogno d'un capo da obbedire senza discutere , e dall'altro il principio di libertà, nascente dalla fiducia nell'uomo, nel suo perfezionamento attraverso l'esercizio delle facoltà di giudicare e di volere , a cui soltanto la libertà può educare. Le due concezioni e le due parti si sono sempre guardate con diffidenza , si sono odiate , spesso si sono ferocemente combattute, in qualche epoca sono venute a compromessi e a reciproche limitazioni; ma, in fondo al compromesso , restava immutato il mutuo sospetto , un'assunzione di difesa , la volontà di nuovamente prevalere alla prima occasione. Felici sono i momenti della storia nei quali l'autorità del principe ha coinciso con un consenso che le toglieva ogni carattere odioso e oppressivo , e, ancor di più , quelli in cui un popolo ha trovato un suo assetto armonioso nell'obbedienza a una autorità da lui stesso voluta, e diventata strumento di difesa della libertà stessa.
Il problema della contemperanza fra il principio d'autorità e quello di libertà , che fu il problema d'ogni tempo, rimane il massimo e il più assillante della società moderna. Anche oggi vediamo democrazie guardate con sospetto e continuamente costrette a tenersi sulla difesa, e sistemi autoritari posti in istato d'accusa , che si considerano in perpetua guerra sia verso l'esterno e sia verso l'interno. L'ottocento dette al mondo insuperati esempi di governi saggi e temperati , dove al rispetto per l'individuo e le sue libertà si accomunava la fiducia e l'amore di questo per il potere di cui si sentiva creatore e partecipe. Certi governi , in tale momento della storia , sono apparsi addirittura modelli perfetti , a cui tutti i popoli dovessero tendere . Le immani guerre , le rivoluzioni della prima metà del novecento hanno fatto esperimentare agli uomini altri governi nei quali l'autorità si è trasformata o in tirannie personali , senza controllo e ispirate a idee confuse, quando non folli, o in sistemi che, mirando a un totale capovolgimento delle strutture sociali , dovevano sopprimere con la violenza o reprimere alcune di quelle libertà che si reputavano conquista inalienabile dell'uomo, per aprire con ciò la strada alla costituzione d'una società capace di risolvere in sé tutti i conflitti e le ingiustizie che hanno più o meno sempre afflitto l'umanità.
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Noi , Italiani, apparteniamo a una nazione che, dopo l'esperienza d'un regime liberale, autore del Risorgimento, ma che però non aveva saputo ampliare la sfera delle libertà; --e dopo la dura esperienza d'un regime che, soppresse tutte le libertà, non aveva saputo trarre dall'esercizio del suo potere illimitato altro che guerra e rovine, ha voluto darsi una Costituzione democratica. La nostra Costituzione assicura in primo luogo le libertà individuali, ma queste non limita alle conquiste della borghesia nei due secoli passati, bensì le espande ai rapporti economici per una più equa valutazione dei bisogni di tutte le classi , creando uno Stato che appartenga veramente a tutti i suoi cittadini.
Ma la libertà è un bene che, una volta conquistato , va continuamente difeso . E la libertà si difende in due modi: vigilando e combattendo contro i suoi oppositori, e dunque vincendo di continuo la nostra pigrizia e la nostra ignavia nei riguardi della cosa pubblica; si difende però anche col reprimere i nostri impulsi a farne un uso eccessivo e disordinato.
Presupposto di questa difesa è la conoscenza delle istituzioni che reggono il proprio paese.
2)Le critiche all'assolutismo nel secolo 18° :
Le idee che nel secolo 18° si opponevano al principio dell'assolutismo , mettevano all'origine dello Stato un patto col quale gli uomini si sarebbero ad un certo momento legati. Tale patto presupponeva una una condizione in cui gli individui erano sciolti da ogni vincolo politico (il così detto "stato di natura": lo Stato era sorto per un bisogno di difesa verso l'esterno e di pace all'interno,e in conseguenza di libertà e ragionevole volontà. Esso era dunque il mezzo con cui gli uomini volevano raggiungere lo scopo della protezione , e allo Stato non si concedeva una maggiore ingerenza nelle libertà dei singoli, la quale andasse oltre quello scopo.
Da questa idea fondamentale , che pone capo al Grozio, all'Hobbes, al Rousseau, derivava, quale necessaria conseguenza , che lo Stato non si considerasse più istituito per il bene del principe, ma per il bene dei sudditi. Meta a cui doveva mirare lo stato era il benessere dei cittadini, che al principe chiedevano solamente la protezione necessaria per attendere in pace ai loro interessi. Il venir meno di tale protezione voleva dire che il potere sovrano aveva mancato al patto , posto che di patto si trattava: i cittadini riprendevano la loro originaria libertà, proprio come avviene in ogni contratto , in cui l'inadempimento di una delle parti libera l'altra. Questa dottrina penetrò così profondamente nell'opinione generale che finì per far dichiarare a Federico di Prussia (1712--86)---ma, dopo di lui , a tanti altri---di sentirsi "il primo servitore dello stato".
Da quel tempo tale dottrina ha più o meno influenzato i rapporti fra il potere sovrano e i cittadini, ha ispirato la costituzione americana del 1787, la francese del 1793
e le altre passate dell'ottocento, e non è più stata rinnegata dai monarchi e nemmeno dai dittatori ,i quali si sono sempre appellati al bene supremo del paese.
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