16--5--2024
La prima cosa dunque : costruire l'aquilone . Scartavamo a priori la forma quadrangolare : troppo comune. Io avevo una predilezione per la forma a pera : una pera all'ingiù : forma agile, sensibile : e poi la soddisfazione di vincere la difficoltà dell'arco .... Costruir codest'arco che doveva essere tutto d'un pezzo , uniforme , senza che si troncasse e dall'altra parte capace d'opporre resistenza al vento : ecco la maestria .
Quando , dopo una mattinata intera , s'era portato a termine un velivolo , non resistevamo all'impazienza di subito esperimentarlo . Si sapeva benissimo che la pasta ancora non aveva potuto far presa , che ancora tutto era troppo fresco e molle e perciò facile a lacerarsi e pesante , che tra le varie parti non c'era nessuna aderenza , nessun incorporamento . E immutabilmente avveniva il disastro. Riportavamo l'aquilone a casa il più delle volte in condizioni irreparabili e ricominciavamo ex novo ; se poi era uscito dal collaudo vivo e ancora vitale, sapientemente si riparavan gli strappi , si sostituivano le parti avariate , lo si metteva insomma in condizioni--questa era almeno la nostra fede--di prender la sera il volo .
=tanti ricordi! Quelli dei miei fratelli: Giorgio ed Antonio, il loro lungo e laborioso lavoro , nel costruire l'aquilone, e poi andare nei campi della "vignazza" per far volare il loro capolavoro.
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