4---4---2020
Da: A. R. Papa , Storia di due manifesti, Feltrinelli
--Gli intellettuali fascisti , riuniti in convegno a Bologna, hanno indirizzato un manifesto agli intellettuali di tutte le nazioni per spiegare e difendere innanzi ad essi la politica del partito fascista.
Nell'accingersi a tanta impresa quei volenterosi signori non debbono essersi rammentati di un consimile e famoso manifesto, che, agli inizi della guerra europea, fu bandito al mondo dagli intellettuali tedeschi : un manifesto che raccolse, allora, la riprovazione universale, e più tardi dai tedeschi stessi fu considerato un errore.
E, veramente gli intellettuali,ossia i cultori della scienza e dell'arte, se, come cittadini, esercitano il loro diritto e adempiono il loro dovere con l'ascriversi a un partito e fedelmente servirlo, come intellettuali hanno solo il dovere di attendere, con l'opera dell'indagine e della critica, e con le creazioni dell'arte, a innalzare parimenti tutti gli uomini e tutti i partiti a più alta sfera spirituale, affinché , con effetti sempre più benefici , combattono le lotte necessarie . Varcare questi limiti dell'ufficio a loro assegnato , contaminare politica e letteratura , politica e scienza, è un errore ,che, quando poi si faccia , come in questo caso , per patrocinare deplorevoli violenze e prepotenze e la soppressione della libertà di stampa , non può dirsi neppure un errore generoso.
E non è nemmeno , quello degl' intellettuali fascisti ,un atto che risplenda di molto delicato sentire verso la Patria,i cui travagli non è lecito sottoporre al giudizio degli stranieri, incuranti(come , del resto , è naturale) di guardarli fuori dei diversi e particolari interessi politici delle proprie nazioni.
Nella sostanza , quella scrittura, è un imparaticcio scolaresco, nel quale in ogni punto si notano confusioni dottrinali e mal filati raziocini: come dove si prende in iscambio l'atomismo di certe costruzioni della scienza politica del secolo decimottavo col liberalismo democratico con la concezione sommamente storica della libera gara e dell' avvicendarsi dei partiti al potere , anche, mercé l'opposizione, si attua, quasi graduandolo, il progresso;--o come dove, con facile riscaldamento retorico , si celebra la doverosa sottomissione degli individui al Tutto, quasi che sia in questione ciò , e non invece la capacità delle forme autoritarie a garantire il più efficace elevamento morale.[....]
Ma il maltrattamento della dottrina e della storia è cosa di poco conto, in quella scrittura , a paragone dell'abuso che vi si fa della parola"religione"; poiché, a senso dei signori intellettuali fascisti, noi ora in Italia saremmo allietati da una guerra di religione, dalle gesta di un nuovo evangelo e di un nuovo apostolato contro una vecchia superstizione , che rilutta alla morte , la quale le sta sopra e alla quale dovrà pur acconciarsi;---e ne recano a prova l'odio e il rancore che ardono, ora come non mai, tra italiani e italiani. Chiamare contrasto di religione l'odio e il rancore che si accendono da un partito che nega ai componenti degli altri partiti il carattere d'italiani e li ingiuria stranieri , e in quest'atto stesso si pone esso agli occhi di quelli come straniero e oppressore, e introduce così nella vita della Patria i sentimenti e gli abiti che sono propri di altri conflitti; nobilitare col nome di religione il sospetto e l'animosità sparsi dappertutto, che hanno tolto perfino ai giovani dell'Università l'antica e fidente fratellanza nei comuni e giovanili ideali , e li tengono gli uni contro gli altri in sembianti ostili; è cosa che suona , a dir vero,come un'assai lugubre facezia.
In che mai consisterebbe il nuovo evangelo, la nuova religione, la nuova fede , non si riesce ad intendere dalle parole del verboso manifesto; e ,d ' altra parte , il fatto pratico, nella sua muta eloquenza , mostra allo spregiudicato osservatore un incoerente e bizzarro miscuglio di appelli all'autorità e di demagogismo, di professata riverenza alle leggi e di violazione delle leggi , di concetti ultramoderni e di vecchiumi muffiti, di atteggiamenti assolutistici e di tendenze bolsceviche, di miscredenza e di corteggiamento alla Chiesa cattolica, di aborrimento della cultura e di conati sterili verso una cultura priva delle sue premesse , di sdilinquimenti mistici e di cinismo. E, se anche taluni plausibili provvedimenti sono stati attuati o avviati dal governo presente, non è in essi nulla che possa vantare un 'originale impronta, tale da dare indizio di un nuovo sistema politico, che si denomini dal fascismo.
Per questa caotica e inafferrabile "religione" noi non ci sentiamo, dunque , di abbandonare la nostra vecchia fede; la fede che da due secoli e mezzo è stata l'anima dell'Italia che risorgeva , dell'Italia moderna ; quella fede che si compone di amore alla verità, di aspirazione alla giustizia, di generoso senso umano e civile , di zelo per l'educazione intellettuale e morale, di sollecitudine per la libertà , forza e garanzia di ogni avanzamento. Noi rivolgiamo gli occhi alle immagini degli uomini del Risorgimento, di coloro che per l'Italia, partirono e morirono, e ci sembra di vederli offesi e turbati in volto alle parole che si pronunziarono e gli atti che si compiono dai nostri italiani avversari,e gravi e ammonitori a noi perché teniamo salda in pugno la loro bandiera. La nostra fede non è un'escogitazione artificiosa e astratta o un invasamento di cervello, cagionato da mal certe o mal comprese teorie ; ma è il possesso di una tradizione ,diventata disposizione del sentimento,conformazione mentale e morale.
Ripetono gli intellettuali fascisti, nel loro manifesto, la trista frase che il Risorgimento d'Italia fu l'opera di una minoranza ;ma non avvertono che in ciò appunto fu la debolezza della nostra costituzione politica e sociale e anzi par quasi che si compiacciono della odierna per lo meno apparente indifferenza di gran parte dei cittadini d'Italia di fronte ai contrasti tra il fascismo e i suoi oppositori. I liberali di tal cosa non si compiacquero mai, e si studiarono a tutto potere di venire chiamando sempre maggior numero d'italiani alla vita pubblica; e in questo fu la precipua origine anche di qualcuno dei più disputati loro atti, come la largizione del suffragio universale. Perfino il favore ,col quale venne accolto da molti liberali , nei primi tempi , il movimento fascista, ebbe tra i suoi sottintesi la speranza che, mercé di esso ,nuove e fresche forze sarebbero entrate nella vita politica, forze di rinnovamento e (perché no?) anche forze conservatrici. Ma non fu mai nei loro pensieri di mantenere nell'inerzia e nell'indifferenza il grosso della nazione, appagandone taluni bisogni materiali , perché sapevano che, a questo modo, avrebbero tradito le ragioni del Risorgimento italiano e ripigliato le male arti dei governi assolutistici e quietistici.
Anche oggi, né quell'asserita indifferenza e inerzia , né gli impedimenti che si frappongono alla libertà , c'inducono a disperare o a rassegnarci. Quel che importa , è che si sappia ciò che si vuole e che si voglia cosa d'intrinseca bontà. La presente lotta politica in Italia varrà , per ragioni di contrasto , a ravvivare e a fare intendere in modo più profondo e più concreto al nostro popolo il pregio degli ordinamenti e dei metodi liberali, e a farli amare con più consapevole affetto. E forse un giorno , guardando serenamente al passato, si giudicherà che la prova che ora sosteniamo, aspra e dolorosa a noi , era uno stadio che l'Italia doveva percorrere per rinvigorire la sua vita nazionale, per compiere la sua educazione politica, per sentire in modo più severo i suoi doveri di popolo civile.
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