25--4---2020
Suonare il piffero per la rivoluzione?
Voglio esprimere interamente la perplessità in cui ci troviamo tanti e tanti intellettuali (parlo anche di intellettuali non iscritti al P.C.) di fronte a qualcosa che oggi inaridisce o comunque impedisce di essere più vivo il rapporto tra politica e cultura entro e intorno al nostro Partito . Non tornerò sulla polemica sorta a proposito della mia rivista . Io non ho mai inteso dire che l'uomo politico non debba "interferire "in questioni di cultura. Io ho inteso dire ch'egli deve guardarsi dall'interferirvi con criterio politico, per finalità di contingenza politica, attraverso argomenti o mezzi politici, e pressione politica, e intimidazione politica. Ma in quanto uomo anche di cultura , anche di ricerca , egli non può non partecipare alle battaglie culturali. Solo che deve farlo sul piano della cultura stessa e con criterio culturale. Vedi l'esempio della reazione marxista a Croce. Si è svolta culturalmente , e ha finito per culminare nell'opera di Antonio Gramsci che ristabilisce la piena attualità del marxismo, non senza aver accolto talune delle obbiezioni crociane, e non senza esserne giovato , non senza averle scontate, non senza averne tratta occasione di sviluppo o almeno chiarimento per il marxismo stesso. Metti invece che si fosse svolta "politicamente". Non dico proprio con l'eliminazione fisica di Croce , o con una imposizione di silenzio alla sua vecchia bocca , con la pressione di uno sciopero generale , con la forza di un'azione o di un decreto . Dico con un rigetto formale e sprezzante ; con un "no categorico e cieco o con ragioni politiche mascherate da culturali; con menzogne . Il marxismo italiano sarebbe magari rimasto al punto in cui era nel 1908, legato mani e piedi al positivismo , e la politica stessa del nostro partito sarebbe oggi tanto più povera , non sarebbe la politica del Partito Nuovo. Così , per Politecnico, s'io accetto le tue critiche , e anche buona parte di quelle di Alicata , non accetto però il criterio puramente politico con il quale Alicata , ad un certo punto , ha falsificato la propria voce, falsificando le stesse possibilità di discussione , quando , nell'esemplificare un aspetto dei nostri interessi , ha parlato di Hemingway come di uno scrittore impressionista che si può quasi fare a meno di conoscere . è a questo ch'io mi sono opposto e mi oppongo ; questa inclinazione a portare sul campo culturale , travestite da giudizi culturali ,delle ostilità politiche e delle considerazioni d'uso politico, col lodevole intento , evidentemente , di rendere più spiccio il compito della politica , ma col risultato di alterare i rapporti tra cultura e politica a danno , in definitiva , di entrambe . Servirsi di una menzogna culturale equivale a servirsi d'un atto di forza , e si traduce in oscurantismo . Non è partecipare alla battaglia culturale e portare più avanti , con le proprie ragioni , la cultura, e portarsi più avanti nella cultura; trasformare e trasformarsi. è voler raggiungere dentro la cultura un effetto o un altro restando al di fuori dei suoi problemi. è agire sulla cultura , non già agire in essa. Oscurantismo , ho detto. è produce quello che l'oscurantismo produce: insincerità, aridità, mancanza di vita, abbassamento di livello, arcadia, infine arresto assoluto[.....]
Può bastare che uno scrittore "parli male di Garibaldi" per essere trattato da scrittore controrivoluzionario? Molti uomini politici parlano male di scrittori rivoluzionari, eppure gli scrittori non li trattano da uomini politici controrivoluzionari. Giuseppe Mazzini , per citare un esempio già illustre , scrisse che Leopardi era un poetuccio decadente al paragone del "grande poeta civile"(figurati!) G.B. Niccolini, eppure nessun uomo di cultura si è mai sognato di considerare Mazzini un reazionario. Noi pensiamo , tutt'al più , che Mazzini non era in grado di intendere il valore rinnovatore della poesia di Leopardi. Perché da parte dei politici non si usa quasi mai la stessa indulgenza nei riguardi degli scrittori che hanno semplicemente mostrato di non saper capire una figura di politico o una posizione politica?
Ma non divaghiamo . Domandiamoci piuttosto quali vizi o difetti del nostro atteggiamento verso la cultura possono contribuire a rendere così secco come oggi, per esempio , è in America, il rapporto della nostra politica con la cultura. Essi ci vengono forse dal fatto che l'alimento spirituale di cui il marxismo è ricco attira nella sua orbita , a nutrirsene , a viverci sopra di rendita, troppi piccoli intellettuali che, incapaci di vita propria , ne diventano i ringhiosi cani di custodia, e l'usano come una specie di codice della politica e della cultura, pronti a pretendere da ogni altro che più o meno vi si avvicini , una squallida adesione conformista, priva di problematicità, come è la loro . Così ogni esigenza "diversa", ogni problema non già scontato e risolto, che uno scrittore con una vitalità sua propria ponga nella sua opera , può suscitare una levata di accuse astratte che presto o tardi lo spaventano, lo sconcertano, lo spingono a tenersi discosto da noi . Piccolo--borghese , decadente, individualista sono le definizioni più miti con le quali poeti o pensatori sono stati assillati da questi fittavoli di un presunto marxismo, per anni e anni, in più di un paese occidentale.[....]
Che cosa significa per uno scrittore , essere "rivoluzionario"? Nella mia dimestichezza con taluni compagni politici ho potuto notare ch'essi inclinano a riconoscerci la qualità di "rivoluzionari" nella misura in cui noi "suoniamo il piffero"intorno ai problemi rivoluzionari posti dalla politica; cioè nella misura in cui prendiamo problemi dalla politica e li traduciamo in "bel canto; con parole , con immagini , con figure . Ma questo , a mio giudizio , è tutt'altro che rivoluzionario, anzi è un modo arcadico d'essere scrittore.[....]
Che il piffero sia suonato su temi di politica, di scienza o di ideologia civile anziché su temi di ideologia amorosa non cambia in nulla il carattere arcadico d'una simile musica. Buona parte delle composizioni poetiche scritte dagli arcadi italiani del settecento sono su temi civili, e Vincenzo Monti è arcade che scrive sulla mongolfiera o sui comizi di Lione, da arcadi scrivono i poeti civili del nostro risorgimento , da arcadi e pastorelli della politica scrivono i poeti patriottici che Giuseppe Mazzini preferiva a Leopardi. Né chi suona il piffero per una politica rivoluzionaria è meno arcade e pastorello di chi suona per una politica rivoluzionaria o conservatrice . I poeti della rivoluzione americana , come John Trumboll, come Philip Freneau, come Timothy Dwight, non risultano oggi meno arcadi di chi , a Londra , suonava il piffero per la riconquista delle Colonie. L'argomento della suonata può essere un grande problema rivoluzionario , ma se allo scrittore non viene direttamente dall'interno della vita, se gli viene "come argomento", egli suonerà il suo piffero per esso, e sarà un arcade , sarà un pifferaro , non sarà uno scrittore rivoluzionario.[.....]
Rivoluzionario è lo scrittore che riesce a porre attraverso la sua opera esigenze rivoluzionarie diverse da quelle che la politica pone ; esigenze interne , segrete , recondite dell'uomo ch'egli soltanto sa scorgere nell'uomo , che è proprio di lui scrittore scorgere , e che è proprio di lui scrittore rivoluzionario porre , e porre accanto alle esigenze che pone la politica, porre in più delle esigenze che pone la politica. Quando io parlo di sforzi in senso rivoluzionario da parte di noi scrittori , parlo di sforzi rivolti a porre simili esigenze . E se accuso il timore che i nostri sforzi in senso rivoluzionario non siano riconosciuti come tali dai nostri compagni politici , è perché vedo la tendenza dei nostri compagni politici a riconoscere come rivoluzionaria la letteratura arcadica di chi suona il piffero per la rivoluzione piuttosto che la letteratura in cui simili esigenze sono poste , la letteratura detta oggi di crisi.
All' Italia auguro un buon 25 aprile, la speranza di uscire vittoriosa da questa contingenza nuova; come allora.
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