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mercoledì 1 aprile 2020

LETTERATURA DEL 900: Mario Luzi

1--4---2020
Nella casa  di  N. compagna di infanzia
Il vento è un aspro  vento di  quaresima,
geme  dentro  le crepe , sotto  gli usci,
sibila  nelle  stanze invase , e fugge;
fuori lacera a  brano  a brano i nastri
delle  stelle  filanti, se qualcuna
impiglia  nei  fili  fiotta  e vibra ,
l'incalza  , la  rapisce nella  briga.
Io sono qui, persona  in  una  stanza ,
uomo nel  fondo  di una casa , ascolto
lo stridore che  fa  la fiamma , il cuore
che  accelera  i suoi moti , siedo ,  attendo.
Tu dove sei?  sparita  anche  la traccia.....
Se  guardo qui la  furia e se più oltre
l'erba , la  povertà grigia  dei monti.


Osteria
L'autunno affila le montagne, il vento
fa  sentire le vecchie pietre d'unto,
spande dal  forno un  fumo di fascine
a  fiotti tra  le case e  le  topaie.
Son  dietro questi  vetri d'osteria
uno che  un  nome effimero  distingue
appena  , guardo . La mattina scorre ,
invade a grado a grado l'antro. L'oste
numera , scrive giovedì  sul  marmo,
la donna  armeggia intorno  al fuoco, sbircia
verso la porta se entra l'avventore.

Seguo la luce che si  sposta, il vento;
aspetto chiunque  verrà  qui
di fretta  e  siederà  su  queste panche .
Il bracconiere , altri non  può essere
chi s'aggira  per  queste terre avare
dove  la lepre   ad  un  tratto lampeggia,
o  il  venditore  ambulante se  alcuno,
raro , si  spinge fin  quassù  alle  fiere
ed  ai  mercati  dei villaggi intorno,
Altri non è  da  attendere . Chi viene
porta  e  chiede notizie  si  ristora,
riparte in  mezzo  alla  bufera, spare.

Che  dura  è  un  suono di stoviglie smosse:
guardo  verso  la  macchia  e  più  lontano
dove solo la  pecora  fa  ombra,
mi  reggo  tra  passato  ed  avvenire
o  com'è  giusto o come  il cuore  tollera.

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