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lunedì 12 ottobre 2020

LETTERE SULL' EDUCAZIONE ESTETICA DELL'UOMO di : Friedrich Schiller

12--10 --2020

=Lettera    quarta

Questo  è certo  ;  solo  la prevalenza  di un  simile  carattere in un  popolo  può  rendere  innocua  una  trasformazione di  stato  secondo  principi  morali,  e solo  un  simile  carattere può garantire  la sua  durata . Nell'organizzazione  di uno  stato morale  si fa  assegnamento  sulla  legge  come  sopra  una  forza attiva , e la libera  volontà  viene  fatta  entrare nel  regno   delle cause  , dove  tutto  è  concatenato  con  rigorosa  necessità  e  costanza  . Ma    noi  sappiamo  che  le  determinazioni  della  volontà  umana  sono  sempre  contingenti e che  solo  nell'essere assoluto  la necessità fisica coincide  con  quella  morale. Se  dunque  si  deve contare   sul  comportamento morale  dell'uomo come  sopra  eventi naturali , questo  deve  essere in  lui  "natura", ed  egli  dev'essere condotto  già  dai  suoi  istinti ad  un  modo  d'agire  possibile solo  in  un  carattere  morale. Ma  la volontà  dell'uomo sta  perfettamente  libera  fra   dovere  e  inclinazione e nessuna  costrizione fisica  può  e deve  violare  questo  diritto sovrano  della  sua  persona . Se  egli  dunque  deve  conservare  questo  potere  di scelta  ed  essere  nondimeno  un saldo  anello  nella  concatenazione  causale  delle forze , ciò  può  essere  realizzato  soltanto  qualora  gli  effetti  di quei  due  impulsi  riescano  perfettamente  uguali  nel  regno  dei  fenomeni  e,  malgrado  tutte  le differenze  della  forma  , la  materia  della  volontà  umana  rimanga  la stessa ;  qualora  dunque  i suoi  istinti  si  accordino  abbastanza  con  la sua  ragione per  essere adatti  ad  una  legislazione  universale .
Si  può  dire  che  ogni  individuo  porta  in sé  , per  disposizione e  per  destinazione  , un  puro  ideale  di uomo ;  la grande missione  della  sua  esistenza  consiste    nell'accordarsi , in  tutte  le sue  mutazioni,   con  l'immutabile  unità  di  questo. Questo   uomo  ideale , che  si fa  riconoscere più  o meno  chiaramente  in ogni  soggetto  , è  rappresentato  dallo  "Stato", il  quale  è la forma  oggettiva  e,  per  così dire  ,  canonica  in cui tende  ad unirsi  la verità  dei  soggetti  . Ora  si  possono  pensare  due  modi  diversi  in cui  l'uomo  reale  si può   accordare con  l'uomo  dell'idea, e quindi  altrettanti  modi  in cui  lo  Stato  può  affermarsi    negli  individui  ; o l'uomo  ideale  reprime  l'empirico  e  lo Stato  annienta  gli individui  , o  l'individuo  diventa  Stato  e l'uomo  reale  si nobilita  facendosi  ideale.
Veramente  nell'unilaterale  valutazione  morale  questa   differenza  cade, poiché  la ragione  è  soddisfatta  se  la sua  legge   vale  incondizionatamente ; ma  nella  completa  valutazione   antropologica,
(  la   valutazione  antropologica comprende  la dimensione  morale nella  totalità  del comportamento umano.)(nota)
dove  insieme  alla forma  conta   anche  il  contenuto  ed  ha  importanza  anche  il sentimento  vivo, quella  differenza  sarà  tanto  più  presa  in considerazione  .  La  ragione  esige  unità, la  natura  invece varietà  , e  l'uomo  viene  impegnato  da  ambedue  le legislazioni.  La legge  della  prima  gli è   impressa  da  una  coscienza  incorruttibile , quella  della  seconda  da  un  sentimento indistruttibile. Perciò  si avrà  sempre  una  testimonianza  di educazione  ancora  difettosa , se  il  carattere  morale  potrà  affermarsi solo  col  sacrificio di quello naturale ; e sarà  ancora  molto  imperfetta quella  costituzione  dello Stato  , che  sarà  in grado  di ottenere  l'unità solo mediante  la  distruzione della  varietà.  Lo  stato  deve  rispettare  negli individui  non  solo  il carattere  oggettivo  e  generico  , ma  anche  quello  soggettivo  e specifico;  non  deve, allargando  il regno  invisibile dei  costumi , spopolare  il regno  del fenomeno..
(regno dei costumi  intende qui il mondo della libertà  trascendentale , mentre   il regno  del fenomeno riguarda le manifestazioni  esterne  dei singoli  individui, nota)
Quando  l'artigiano pone  mano  alla  massa informe  per  darle  la forma  corrispondente  ai  suoi  scopi,  non  ha  alcuno scrupolo  di farle  violenza;  poiché  la natura  ch'egli elabora non  merita  per se  stessa  alcun  riguardo , e  lui non  interessa  il tutto  per amore  delle  parti , ma  le parti  per  amore del tutto  . Se  lo scultore  pone  mano  alla  stessa  massa, non ha  neppur  lui  alcuno  scrupolo di farle violenza, soltanto evita  di mostrarla . Egli  non rispetta per  nulla  più  dell'artigiano la materia  che elabora , ma  cerca  d'ingannare l'occhio ,  che  vuol  proteggere  la libertà  di questa  materia , con un'apparente  condiscendenza verso di essa. Ben  altrimenti avviene  all'educazione  e al  politico , che  prendono  l'uomo nello stesso  tempo  come  materia  e come  scopo . L'una  e l'altro si fondono qui in  uno , e  solo perché  il tutto  serve  alle  parti , queste  devono adattarsi  al tutto . Con  ben  altro  riguardo di quello  che  usa lo scultore  verso  la sua materia , il politico deve avvicinarsi  alla propria  , e  non solo soggettivamente e per  un  effetto  illusorio dei  sensi, ma  oggettivamente e per  l'intima  essenza  egli  deve  rispettare  il carattere  proprio e  la personalità.
Ma   appunto  perché  lo stato  dev'essere  un'organizzazione  che  si forma  solo  mediante  se stessa  e per  se stessa , essa può  diventare  reale  soltanto  in quanto  le parti  , elevandosi,  si siano accordate  con  l'idea del tutto  . Siccome  lo stato rappresenta  la pura  e  oggettiva  umanità  nell'animo dei suoi cittadini  , dovrà mantenere  verso  questi  la stessa  relazione nella  quale  essi  stanno  con  se  medesimi , e  potrà  rispettare la  loro  umanità  soggettiva solo  in  quella  misura in cui  essa  è  nobilitata  come  oggettiva . Se l'uomo interiore  è in armonia con se stesso , salverà  la propria  individualità  anche  nella  più  alta  universalizzazione del  suo   comportamento  , e  lo stato  sarà  soltanto l'interprete  del suo nobile istinto, la  formula più  chiara  della sua  legislazione  interiore. Se  invece  nel  carattere di un popolo  l'uomo  soggettivo  si  oppone  a quello oggettivo  in modo  così  contraddittorio , che  solo l'oppressione del primo possa  procurare  la vittoria  del secondo , allora  lo  stato dovrà  assumere  verso il cittadino il  severo  rigore della legge e  calpestare senza  riguardo una individualità così nemica  , per  non esserne  vittima.
Ma  l'uomo può  essere  opposto  a se  stesso  in  due  modi diversi: o  come  "selvaggio"  , se  i suoi  sentimenti dominano  i suoi  principi ; o  come" barbaro", se  i suoi  principii  distruggono  i suoi  sentimenti. Il selvaggio disprezza l'arte e riconosce la natura  per  sua  sovrana assoluta;  il  barbaro schernisce e disonora  la natura , ma  , più spregevole del  selvaggio, continua  spesso  ad  essere  schiavo  del proprio  schiavo.  L'uomo colto  si fa  amica  la natura , e ne rispetta la  libertà  , frenandone  solo l'arbitrio.
Se  dunque  la  ragione  porta  nella  società  fisica  la sua  unità  morale  , non  deve  ledere  la  varietà  della natura . Se  la  natura  tende  ad  affermare  la propria varietà  nell'edificio morale  della società, ciò  non  deve  danneggiare  l'unità  morale; la forma  vincitrice  rimane  ugualmente lontana dall'uniformità e  dalla  confusione.   La  "totalità" del  carattere  deve  dunque  trovarsi  nel popolo che  sarà  capace  e degno  di  mutare  lo stato  del bisogno nello  stato  della "libertà".



=  nota:
La  "barbarie" si riferisce quindi  alla situazione  in cui  si trova  l'uomo che  vorrebbe realizzare  un  ordine  morale  sopprimendo  e sacrificando  la sensualità  , senza  voler  porsi  il  problema  dell'armonia fra  sensi  e ragione ;  in questo  modo  lo stesso ordine  morale  non è  più  tale , i  principi  applicati  senza  ragionamento e senza  considerazione  degli impulsi risultano  falsi e violenti; abbandonare così  anche  le reali  esigenze  morali  , l'uomo si  rende  schiavo  sia  di  convenzioni sociali reprimenti  , sia degli  sbocchi  più violenti  e   brutali  della sua  natura .  Anche Marcuse, allude  a   come la  sensualità  repressa  cerca  di  liberarsi nella società  borghese  capitalista  attraverso  l'esplosione  di forme  selvagge  e distruttive ;  in  questo  modo  anche  una certa  pretesa  "libertà sessuale", che   non è  tale,  riesce  a  consolidare  l'ordine  esistente  ;  gli sfoghi  riescono infatti  come  ottime  compensazioni  interne  al sistema. 

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