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giovedì 20 giugno 2019

TUTTE LE POESIE di Emily Dickinsson 3°

20-6-2019
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è l'ultima a  nascondersi--
ed  è la prima  a sorgere-
a stento  la sua notte ricompensa
il  chiudersi  degli occhi per il sonno-
-
Completano  il purpureo  suo lavoro ,
si ritira con  tutta  dignità
in sotterranei appartamenti--proprio
come faremmo  noi.

Vivere  come lei non ci è concesso--
sarebbe  come cercar  di  produrre
con le nostre  fabbriche  imperfette
il giubilar  dell'ape--
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Non  conobbe  languore, o   cedimento--
ma  solenne--sereno--
arse  fino a dissolversi--
si  dileguò dagli uomini-

Simil  forze  planetarie mai
pensai  annullate-
piuttosto , avranno subito uno scambio
di territori--o mondi--
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Ogni  dolore  che  incontro , misuro
con uno  sguardo critico;
e mi  chiedo  se pesa quanto il mio,
o  ha   una  forma  più  agevole.

Mi  chiedo se  lo avran portato  a lungo,
o appena  incominciato.
Non saprei   dire la  data  del mio:
sembra una pena   così  antica.

E mi chiedo se  loro duole  vivere,
se  devono  tentare,
e se (fossero liberi di  scegliere)
preferirebbero  morire.

Noto  che  alcuni , dopo tanta  pazienza
alla  fine  ritrovano un sorriso
a somiglianza  di  un lume
che alimentino poche  gocce  d'olio.

Mi   chiedo se, quando un  cumulo d'anni--
qualche  migliaio--coprisse la  causa
dell'antica  ferita, tanto tempo
potrebbe  loro dar  qualche  ristoro,

o se continuerebbero a soffrire,
nel  passaggio  dei  secoli,
illuminati  a  una  più  grande  pena
per  il  contrasto  con  l'amore.

Molti, si dice, son quelli  che  soffrono;
e il  motivo ne  è  vario.
La morte è  una  e  vien solo una volta,
e solo inchioda gli occhi.

V'è  chi  soffre indigenza, e  v'è chi  soffre il freddo--
v'è la  disperazione;
e v'è  l'esilio da  volti nativi,
sotto  un'aria  nativa.

Ed anche  quando  non   capisco bene
ogni  specie, è per me
uno  struggente  conforto, passando
per il Calvario,

notare  come  son  fatte  le croci,
come  gli altri  le portano,
affascinata  tanto  da  presumere
che qualcuna  sia  simile alla mia.

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