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giovedì 27 giugno 2019

LE NOVELLE DELLA NONNA di Emma Perodi "Lo scettro del Salomone e la corona della regina Saba" 3°

27-6-2019
E  invece di aiutare la  sua vecchia  mamma nelle faccende di  casa,  salì in camera , nascose la roba  rubata sotto un  mattone dell'impiantito, e si  coricò.  Ma il sonno , che  era il suo  compagno fedele dopo le fatiche , quella  mattina  non andò a  chiudergli le palpebre, e, dopo essersi rivoltato per  diverse ore da  una  parte e dall'altra, dovette  alzarsi.
Appena  scese  in cucina e si  affacciò sulla  porta di casa , vide  passare due  contadini  tutti lieti, che parlavano fra di loro  gesticolando. Essi  eran tanto infatuati a parlare , che  neppur si  accorsero di Turno.
---Sai ,-- diceva il più  vecchio ,--è proprio  un  miracolo . Stanotte alla  mezzanotte s'è veduto  sopra la casa mia  un  gran  chiarore e poi s'è sentito  un fruscio d'ali sul  tetto . Camillo , il  mio  bambino maggiore , che  dorme  in cucina , s'è destato e ha  veduto scendere un angiolo dalla  cappa  del camino. Quell 'angiolo si è  chinato sul letto , lo ha baciato in fronte e gli ha detto:"Eccoti  i doni che  ti  manda  il Banbin  Gesù perché   sei stato  buono. Ogni anno , se  continuerai  a essere  onesto e  timorato di  Dio, verrò  a  visitarti". Poi  l' angiolo è sparito cantando:" Osanna!" e  Camillo racconta  che tutta  la stanza era  piena  di  un odor  acutissimo  di   gigli  e di rose. Sul  letto  il ragazzo ha trovato  inoltre un sacchetto  di  monete  d'oro, vestiti  caldi per  ripararsi  dal  tramontano, e  ghiottonerie  di ogni  specie. Io  vengo  a  Montecornioli a  raccontare  il fatto al curato e a  fargli  vedere le monete.
--In casa  mia  è  avvenuto  lo stesso, --disse  l'altro  contadino, --i regali  sono  toccati  soltanto alla mia  Maria,  perché i  maschi  son tre  forche , e  l'angiolo , che  lo sapeva , lo ha detto alla bambina  mentre  l'ha  baciata.
Turno ,tutto  commosso, aveva  seguito  i due  uomini fin  davanti alla chiesa e  li vide  imbrancarsi con tanti altri , i  quali  aspettavano  che  il curato avesse detto l'Ite  missa est per  interrogarlo  al  pari  dei  due  contadini. Ora  capiva dov'erano  volati   gli  angeli! ora si  spiegava  perché  aveva  sentito  contare  tante  monete! E quello  che  egli  aveva rubato era  dunque il tesoro  dei  bimbi buoni , dei  bimbi poveri!
Ebbe  vergogna  del  suo  furto e gli  pareva  che  tutti  dovessero leggergli  in fronte  la sua  mala azione. In  quel  giorno  non pote'   entrare  in chiesa , non lo  pote' davvero!  Le  gambe non ce lo  volevano portare; si mise  a fuggire , e corri  corri  giunse in  un bosco  di castagni, dove  rimase  come  un  bandito  fino  a notte. Quando  tornò  a casa , trovò la mamma  che  piangeva davanti  alla tavola  apparecchiata. La  povera  vecchia , non vedendolo  tornare  a mezzogiorno,  s'era messa  a smaniare  e non  aveva potuto  ingoiare  neanche  un boccone del  pranzetto  preparato  per  quel giorno di grande solennità. E  ora che lo  rivedeva e le pareva così  stralunato, non si poteva consolare, perché era  sicura che qualche cosa di grosso gli  fosse accaduto. Ma a  tutte le domande che  gli rivolgeva,Turno  rispondeva sempre  che non aveva  nulla , che si era imbrancato con i compagni e per questo aveva  fatto tardi.
Madre e figlio mangiarono e, per la prima volta, andarono a letto senza dirsi:"Felice notte", tanto Turno , arrabbiato  con se stesso , se la ripigliava  con la povera  vecchia, e tanto lei era  convinta ,  convintissima , che  il figlio suo  avesse  commesso  una  cattiva  azione.
Ne' la vecchia  afflitta , ne'  Turno  perseguitato dal rimorso, dormirono; anzi, il giovane a  una  cert'ora si levò, perché   gli pareva di soffocare, alzò  il mattone , si mise  di nuovo in seno i gioielli rubati , e s'avviò  verso la casetta all'imboccatura  della  caverna. Voleva  vedere se gli riusciva di riscendere in cucina e  rimettere al posto quelle   gioie, perché  gli pesavano  sul petto come  macigni, ed era pentito, arcipentito della   sua  birbanteria.  Ma appena  fu salito sul tetto della casetta, dovette di  nuovo nascondersi,  perché  sentì  giù  nella  cucina un  gran  tramestio , e un  momento  dopo vide gli  angioli  comparire  a uno a uno , e poi ,  quando  furono  tutti usciti  dalla  cappa  del camino , prendere il volo  come  un branco  di uccelli che  vadano dal monte alla  palude.
Turno si accorse che i volti degli  angeli erano  seri e accigliati. Volavano  velocemente  , e  dalle  loro bocche non  usciva  nessun suono melodioso.  A  un tratto uno di essi si voltò e fece , sul  paese  che  abbandonavano , un gesto di maledizione. Turno si  gettò  di sotto impaurito e cadde  sulla neve. In quello stesso momento udì  un rumore tremendo , e la casetta crollò e scomparve  giù nelle  profondità  della  terra, per incanto com'era sorta . I montecorniolesi videro in quella  notte , sull'apertura  della grotta , due  diavoli  col piede  di capro, che  tramandavano un così acuto odore  di zolfo, da  soffocare  quanti si  accostavano. Quei due  diavoli  avevano in mano spade  fiammeggianti.
I montecorniolesi non solo, ma anche  gli  abitanti  delle valli più  basse  e dei  casolari  di montagna s'impaurivano  di  questo succedersi  d'incantesimi, e nessuno osava  più passare , neppur di pieno  giorno, davanti  alla bocca  della caverna. Di notte  poi  non se ne parla,  perché stavano tutti  rintanati in casa , e dopo  la prima notte nessuno volle  più esporsi a  vedere quei brutti ceffi  di diavoli  con  le spade di fuoco.
La notizia  di questo fatto  giunse fino al beato Romualdo, abate  di Camaldoli, il quale  scese con una  lunga processione  di  frati del  suo Eremo , portando in mano la croce, e si recò a  benedire la bocca della  caverna di Montecornioli.  Il santo abate però disse che sotto quel fatto ci  doveva essere un mistero, quando  gli fu assicurato da un suo frate che  dopo poche notti  che  la caverna era stata benedetta , erano ricomparsi i demoni a farvi la guardia.  L'abate Romualdo ordinò preci  e digiuni  a tutti gli abitanti del paese di Montecornioli, per impetrare  da Dio la liberazione  da  quel tremendo flagello ; ma neppur questi  valsero , e i demoni  continuavano a mostrarsi.
In  quel frattempo Turno era  ridotto al lumicino . Nella notte stessa  dalla  scomparsa degli angeli e della casa , egli , sentendosi  opprimere da quelle  gemme rubate ai poveri , invece di portarseli  a casa e nasconderle sotto il mattone del pavimento, aveva  scavato una  buca in cantina e ve li aveva rimpiattate, e poi  era  andato a letto . Ma non aveva potuto dormire in tutta la notte , e  nell'uscire la mattina per andare nel bosco a segar le legna , come faceva ogni  giorno , aveva sentito la gente  sgomenta   dall'apparizione  dei demoni e dalla scomparsa  degli angeli,che  avevano recato nella  notte di Natale  tanti doni ai bambini buoni, ai bimbi  poveri  di tutta  la contrada.Quelle  lamentazioni che  udiva gli arrivavano al cuore, perché  sapeva  che  senza la sua  curiosità  e  il suo furto , gli  angeli  avrebbero  continuato a  beneficare i poverelli   del paese.Egli  si  sentiva  un gran malessere dentro  e le braccia  cionche  come  se non potesse  fare  nessun lavoro .Tutto il giorno  vagò per  il bosco evitando d'imbattersi negli  altri  boscaiuoli, e  non si avviò a casa altro che a ora tarda. Ma  prima di oltrepassare gli ultimi alberi, sentì  uno sbatter s'ali sulla sua  testa , e a un  tratto vide un pipistrello, grosso  come  un'aquila, con gli occhi e la lingua di fuoco.
Il  pipistrello  rimase  ad  ali aperte davanti a lui , e gli disse:
--Turno, tu  hai reso al Diavolo un  gran  servigio,  scacciando gli angioli dalla  caverna . Devi sapere  che  essi  vi avevano nascosto il tesoro  della  regina di Saba  e del re Salomone, salvato  da Gerusalemme   dopo  l distruzione  di  quella  città . Si erano ridotti qui  dopo  lunghe  peregrinazioni e ad essi lo aveva  confidato il Nazareno. Se occhio umano riusciva  a mirarlo , essi ne perdevano la custodia, e  il tesoro passava  nelle mani  del nostro  signore , Belzebù. Egli ora ti  vuole ricompensare e ti permette  di  penetrare  nella caverna e di sceglier magari  lo scettro  di Salomone e la corona di Saba.
--Non voglio  nulla!--diceva Turno tremando.-- Non  voglio nulla ; è  roba   del Diavolo!--e si fece  il segno della croce. Il pipistrello  con  gli  occhi  di fuoco  cadde in terra  come  fulminato, e dove era caduto si aprì  una  buca fonda  fonda , che ancora si  chiama "Buca del Diavolo" e chi ci precipita non riesce a tornar più su.
Turno, dopo questo  fatto , tornò a casa  come  immelensito. La sua mamma  non gli  pote'  cavar di bocca neppur una parola assennata, perché vaneggiava come un matto. La sera gli  venne la febbre , una  febbre da cavalli , e  nessuno  sapeva da che derivasse. Così rimase un mese , fra la morte e la vita , Sua madre  chiamò  i medici a curarlo, ma  essi non ci  capivano nulla in quella  malattia; chiamò le donne  che sanno  togliere il mal d'occhio, ma neppure quelle riuscirono a guarirlo; finalmente chiamò il  curato a benedirlo, e allora Turno  si sentì a un tratto sollevato, cessò di gridare e volle  confessarsi. Dopo la confessione si  comunicò, e  appena si  sentì in forze , scese in cantina , prese le  gioie che vi aveva nascoste e se ne  andò col  bordone da pellegrino e  col capo coperto di  cenere, prima  alla Verna, dove rimase in preghiera tre  giorni, poi all'Eremo  di Camalddoli, e finalmente alla Madonna  di San Fedele  a Poppi. Dinanzi a quella  immagine egli  depositò  le gemme prese  nel tesoro della  caverna , e  la collana  e il diadema  che  nei  giorni di festa ornano il  collo e la testa della  Madonna , sono  ancora  formate  delle stesse perle e delle stesse gemme  donate  da Turno. Il quale , finché  visse sua  madre menò un'esistenza  laboriosa, alternando il lavoro con le preghiere; ma alla morte  della madre  vende' la casetta , distribuendone il prezzo ai poveri, e poi andò a farsi  frate a Camaldoli e per le sue  virtù fu tenuto in  concetto di santità.
I montecorniolesi non hanno più veduto i diavoli con le spade  fiammeggianti a guardia  della caverna, ma nessuno ha osato  mai di scavare il monte per impossessarsi delle ricchezze. Due  ladri soltanto una volta vennero da  lontano per  rubare quello  che  sta nascosto nella  caverna , ma sull'imboccatura furono tutti e due  colpiti da una saetta ,che   li incenerì.
Ma  neppure i bambini buoni ,i bimbi poveri dei casolari sparsi sulla  montagna  hanno avuto più i ricchi doni, e questo fa supporre che in paese gli angeli non siano più tornati.
La regina  tacque , e Cecco , il bell'artigliere, esclamò:
--Mamma , la  memoria vi regge , ma una cosa sola avete  dimenticato di raccontare a  questi bambini, che vi  stanno a sentire a bocca aperta.
--Che cosa?-- domandò la Regina.
--La storia del turbante!
--Non  l'ho dimenticata;  gliela serbo a domani sera , e  per ogni festa del Natale ne ho un'altra.
--Dunque, mamma, ne sapete tre  solamente, perché tre  son le feste di Ceppo?--esclamò l'Annina, una  bimba  vispa , che  già aiutava in casa  come una donnina.
--No, no ; intendo dire  che  ne ho in serbo  anche per la sera  di Capo d'anno, per quella della Befana e poi le domeniche di gennaio.
--Siete una   gran nonna!--disse , mettendo la testa in  grembo alla vecchia , un maschietto di capello  rosso, con una testina  sempre arruffata  e  certi occhietti furbi, nei quali si leggeva tutto quel  che gli passava  nella mente.--Peraltro la novella di  stasera non mi  capacita.
--Perché?--domandò Cecco alzando Gigino e mettendoselo a  cavalluccio sulle  ginocchia.
--Perché   gli angioli non se la dovevano prendere con  i bambini se Turno  era sceso  nella  caverna. Mi  pare che  paghi il giusto   per il peccatore, e a noi, a noi che  ci si sforza  di non far  birichinate  in tutto l'anno , quando  vien la  vigilia di Natale , non ci  tocca nulla.
---Son  novelle!--sentenziò  l'Annina,--e  si  raccontano così  per  divertire. Se ci credessi , io non  porterei mai le pecore a pascere  dalla  parte di  Montecornioli; avrei  paura.
--Però  Gigino ha  ragione , è un'ingiustizia !--dissero a mezza voce altri due piccinucci, che erano sempre del parere  del Rossino.  In quel momento si  sentì  alzare il saliscendi  dell'ascio e le mamme  tornarono con lo scialle tutto tempestato di sottilissimi cristalli di ghiaccio. Esse vuotarono sulla  tavola una    fazzolettata  di brigidini e di  confetti, sui quali i bimbi si gettarono  avidamente.
--Eccoli  i nostri  angioli!--esclamò l'Annina.
--Ecco il mio angiolo! --disse Cecco  abbracciando la sua  vecchia.
Dopo poco, grandi e piccini, tutti riposavano al podere dei Marcucci, e i bei sogni rallegravano la mente dei bimbi dormienti.

è una fiaba antica che racconta di altri tempi, io desidero dedicarla a tutti i bambini, del mondo.

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