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sabato 8 giugno 2019

Vigilia di PENTECOSTE .....UN CUORE SOLO UN'ANIMA SOLA...(Atti 4,32) di:p. Denis Guillaume

8-6-2019
--Ricordando la comunità  dei beni fra i  primi  cristiani di Gerusalemme, di  certo  non  vogliamo  accennare  ai beni  materiali, ma  piuttosto  a  quelli  spirituali, e il  famoso brano---dagli Atti  degli apostoli ci sembra, nel contesto  ecumenico, un  richiamo  indirizzato  alle  varie   confessioni  cristiane  perché  mettino in comune  le ricchezze  delle  proprie  tradizioni.
Quando Abramo  lasciò  la sua  eredità  ai  dodici  patriarchi,  essi  ebbero in  comune  l'Alleanza con Dio , ma  si dividettero i beni materiali  del padre.  E  quando  le dodici  tribù  d'Israele  entrarono  nella  terra promessa,  se  ne  dividettero il territorio, pur  rimanendo un solo  popolo  e i  depositari di un solo libro, la Legge di Mosè.  Ma  quando  Gesù  chiamò a se i  dodici Apostoli,  dividette con loro  la sua  povertà  evangelica e le   beatitudini del regno celeste.  Perciò, quando la morte  e risurrezione  di Cristo  ebbe riunito i  primi  fedeli attorno  agli  Apostoli, non  c'è  da  stupirsi  che  abbiano rinunciato  ai  propri  beni per  conseguire   le ricchezze  del regno venturo, che  abbiano  rinunciato alla  propria  terra  e  alla  Legge  di  Mosè per annunziare  dovunque  nel mondo  il Vangelo  della  salvezza.
Hanno  condiviso  i loro beni  spirituali   non solo con  ebrei  della  Dispersione, ma  soprattutto  con i  fedeli  venuti  dal paganesimo.  A questo  hanno  contribuito  non  poco le  numerosi persecuzioni di  popoli  causate  dalle  guerre  e, più  tardi ,   dalle invasioni  barbariche.----------noi dobbiamo  sempre rendere  grazie  a Cristo, è lui che , mediante lo Spirito,cerca sin dalla  Pentecoste di rimettere  insieme  con il soffio  divino le nazioni  disperse al tempo  della torre di Babele per formare  man mano, di  tante  genti  e nazioni, un solo popolo , il suo.
Così, per  esempio, tanti  fedeli ortodossi,cacciati via  dalla  Russia a causa della  persecuzione atea, e tanti  Greci o Armeni scampati  al genocidio, hanno trovato rifugio  presso  le nostre  nazioni occidentali , tradizionalmente  cattoliche,  come l'Italia , la Francia ,il Belgio, l'Austria , o protestanti  come la Svizzera, la  Germania, l'Olanda, l 'Inghilterra.  Vi hanno formato  le loro comunità  ecclesiali e  costituito le loro chiese.---------------------------------------------------------
Ma, all'esotismo  culturale   di una  società  di stranieri  ricchi e  benestanti è  succeduto un  cristianesimo più  vero, un  cristianesimo di poveri e bisognosi , che  per   unica  e vera  ricchezza  avevano  ormai  le icone  sacre  della Trinità, del Salvatore,  della Madre di Dio e dei Santi, la divina  Liturgia  come  luogo d'incontro del  cielo e della terra, la loro  fede  ricevuta  dagli Apostoli e  definita  dai  Concili, la  loro  ecclesiologia fondata non sull' autorità che  scende  dall'alto  in basso  ma  sull'orizontale  comunione  tra  le  varie   Chiese, il loro sacerdozio  di monaci e  di uomini sposati,  soprattutto i loro  teologi, come Bulgakov, Florovsky, Evdokimov, Lossky, Meyendorff, Schmemann e  Leonid Uspiensky..
Il loro  insegnamento, tradotto  nelle  varie lingue  occidentali, ebbe una   diffusione  importante,  tra  le due  guerre  e dopo la Liberazione, presso gli  ambienti  religiosi  cattolici che  cercavano di rinnovare   la Chiesa  Romana. E  così, una  parte  del bene  ortodosso  è stato  messo  in  comune e  ha  prodotto i frutti  migliori del  Rinnovo liturgico in Occidente e  del  Concilio  Vaticano 2°, tra i quali   vogliamo elencare: il restauro  della Pasqua  come  festa  delle feste nell'anno liturgico, la  concelebrazione dei  sacerdoti intorno all'altare, la possibilità di dare  ai laici la comunione sotto le due specie , la  rivalutazione dell'episcopato  come  centro della  comunione ecclesiale, la  creazione delle  conferenze episcopali nazionali sull'esempio  dei  patriarcati  ortodossi, il sinodo  permanente dei  vescovi e  delle  diocesi , soprattutto la definizione  della   collegialità  episcopale quale  rettificazione  del  criticato  dogma  di Vaticano1°.
Così abbiamo visto Giovanni 23° rinunciare  all'infallibilità  per  ascoltare  il Concilio, Paolo 6°  deporre il  triregno per  tornare  a essere  il vescovo  di Roma, Giovanni Paolo 2° paragonare le due Chiese  sorelle, l'ortodossa e la cattolica, ai  due polmoni dello stesso organismo vivente, la  nostra  fede in Cristo. Dal canto  loro, le Chiese ortodosse hanno potuto e potrebbero  ancora  maggiormente  usufruire di  certi beni  delle chiese cattoliche o protestanti, per esempio nel  campo  dell'esegesi e  della  scienza  biblica, nelle  opere assistenziali e caritatevoli, nell'organizzazione interna  della diocesi, nell'aggiornamento  di certe strutture  arcaiche, nella  ricerca di una pastorale più  dinamica, nei  seminari  e  università,nella  formazione del clero.  Un secondo  modo  di vivere la comunità  dei beni  tra  le  varie chiese o confessioni cristiane  ci  viene  insegnato  da  quello stesso brano apostolico, quando  leggiamo  negli Atti che  nessuno  diceva  sua  proprietà quello  che gli apparteneva.-----------------------------------------------------------------
L'ecumenismo non è  una devozione  come  quella  a San Giuseppe  che  finisce  col  mese  di giugno , quella  a Maria  che termina a fine maggio,---------------------------------L'ecumenismo non  deve  essere una   devozione  saltuaria, ma una  dimensione perenne  della  nostra  fede, perché  coinvolge  la nostra appartenenza alla Chiesa, all'Una  Sancta che  tutti proclamiamo nel nostro credo.----------------------------La cosa  più importante, per  noi  credenti  che  vogliamo ritrovare  la  dimensione  unitaria  della Chiesa, è dunque di  mettere  in  comune non soltanto  i beni spirituali delle  varie tradizioni, ma soprattutto il nostro cuore e la nostra anima. Perché, se da tante  genti e famiglie  formiamo in Cristo un solo corpo , abbiamo  diritto  alla  diversità  delle  nostre  membra, per  l'armonioso  funzionamento  del tutto, visto  che  l'unità  non  vuol  dire  uniformità. Ma dobbiamo  avere  un cuore solo e un'anima sola , perché solo attraverso il  cuore e l'anima possiamo collegarci con  il capo , che è Cristo, come  nel  corpo le  diverse  membra  sono  unite al cervello , alla testa, tramite i vasi sanguigni e il sistema  nervoso.  E solo  così, essendo  consci di appartenere a  un solo corpo, possiamo  rispettarci vicendevolmente, da  membro a membro, nella  necessaria diversità.
Se  avremo  un cuore  solo e un'anima  sola, saremo collegati veramente  con Cristo, collegati  gli uni con gli altri nel corpo unico della Chiesa santa, che non esiste  sulla terra così perfettamente una  e santa, ma  alla quale  crediamo , con speranza e  fiducia,  come  crediamo alla  risurrezione dei morti. E  come  non si passa  dalla  vita  terrena a quella  celeste  senza  aver purificato il nostro essere, senza  averlo  reso totalmente libero per l'amore  divino, così  se  vogliamo far  progredire le  nostre Chiese  verso  la totale  Unità   dobbiamo  liberarci di  quello  che  diciamo  ancora  nostro, deporre    ai piedi  degli apostoli   le nostre arroganze di  cattolici, ortodossi e protestanti, per  sentirci  finalmente  più cristiani, perché non è l'appartenenza  a  una determinata  Chiesa  che ci  salverà, ma la nostra  adesione rinnovata  a Cristo nell'Una  Sancta che  è il suo  vero corpo;  l'Una Sancta che  oggi  ci  sembra  un sogno , ma  nella  quale  domani  forse ci  sveglieremo dicendo: Eravamo uniti lo sapevamo!
Carissimi ,quando la domenica, nei  propri luoghi  di culto, celebriamo il giorno del Signore, il memoriale  della  sua Risurrezione, ci pare di lasciare  un momento la  condizione  terrena e  di entrare per  anticipazione nella  Parusia, nella  gloria di Cristo. Nello stesso modo oggi , noi  che celebriamo l'Una Sancta, entriamo  per anticipazione nella  Chiesa Unica  e  glorifichiamo con un solo  cuore l'unica Trinità del Padre , del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

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